giovedì 29 marzo 2012

Mi chiedo quanto questo al lupo al lupo danneggi la protesta contro la censura omofobica: su un articolo falso e infondato di Andrea Maccarrone sul sito del Mariomieli sulla presunta censura della Rai del telefilm Fisica o chimica.

La storia è nota, o, almeno, dovrebbe.

Prima l'aiart, poi Libero hanno protestato per la messa in onda del telefilm spagnolo Fisica o Chimica, chiedendone la cancellazione (aiart) o il trasferimento in altra fascia oraria (Libero).
Libero è arrivato ad asserire il falso, dicendo che la serie veniva trasmessa in fascia protetta (che va dalle 16 alle 19) il che non è vero andando il telefilm in onda alle 9 e 10 e, in replica, alle 13 e 45.

Nonostante entrambe le proteste il telefilm ha continuato a essere regolarmente trasmesso. Anzi rispetto le prime dichiarazioni di Freccero che aveva detto sarebbero state trasmesse la III e IV stagione è andata in onda anche la V.
Poi, finita la quinta stagione una decina di giorni fa, su nuovo orario, ma sempre prima della fascia protetta, alle 14 e 15, stanno dando le repliche dalla III stagione in poi.

Eppure oggi Andrea Maccarrone, sul sito del Mario Mieli pubblica un articolo dal titolo proditorio Censura Rai nel quale afferma che:

la peggiore direzione che l’azienda pubblica abbia mai avuto (...) ha dato ordine a RAI 4 di spostare Fisica o Chimica in seconda serata, togliendolo quindi dalla fascia pomeridiana più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge.

Questo articolo afferma il falso.

Infatti:


I La serie non è stata trasferita in seconda serata ma viene trasmessa, in replica, alle 14 e 20.

II La serie NON E' MAI STATA TRASMESSA in una fascia pomeridiana più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge perchè, essendo presentato il telefilm con il bollino rosso (programma adatto a un pubblico adulto) non può essere trasmessa nella fascia protetta quella cioè più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge che va dalle 16 alle 19.

Fisica e chimica è andato in onda alle 9 e 10, quando tutti i minori sono a scuola (il telefilm non viene trasmesso il sabato e la domenica) e in replica alle 13 e 45 tecnicamente in fascia pomeridiana (che comincia alle 14), ma certamente non nell'ora più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge visto che le alunne e gli alunni e le studente e gli studenti stanno ancora tornando a casa da scuola (quelli che non hanno l'orario lungo perchè hanno adottato la settimana breve, che escono ancora dopo).

Ora che vanno in onda le repliche è stato mantenuto solamente lo slot di replica sempre in fascia pomeridiana ma prima della fascia protetta, spostandolo la messa in onda dalle  13 e 45 alle 14 e 15.

Bastava informarsi, o capirne qualcosa di palinsesti tv, o, più semplicemente, seguire la serie e dunque sapere a che ora veniva davvero trasmessa prima di scrivere un articolo pieno di informazioni sbagliate facendo un puro esercizio di retorica basato su informazioni errate (Andrea un vero giornalista verifica sempre le sue fonti, SEMPRE). Così si arriva a sfiorare il ridicolo quando si afferma che
Essendo il palinsesto della seconda serata ovviamente già impegnato, il rischio è che la serie tv esca proprio dalla programmazione.
perchè, mentre scrivo, un episodio di Fisica e chimica sta andando in onda...

Non solo la serie non è dunque stata cancellata ma continuano le repliche nello slot delle 14 e 15 che, almeno sul sito di Rai4, è confermato anche per la prossima settimana.
Anzi visti i buoni risultati di audience del programma non mi sorprenderebbe se alla fine delle repliche delle stagioni appena finite si proseguisse con la messa in onda delle due stagioni mancanti (la VI e la VII).
Ma questa è solo una mia illazione prima di fondamento.

In ogni caso nessuna censura, nessun trasferimento in seconda serata, ma solo un al lupo al lupo privo di fondamento e deleterio.

Caro Andrea concordo con te quando dici che
Io da cittadino dico che una RAI che di fatto censura un programma per motivi smaccatamente ideologici è inaccettabile.
Però è anche inaccettabile che un cittadino che scrive su internet lo usi in maniera così grossolana e disinformata.

Anche perchè visto che di programmi censurati in tv, nello specifico per pregiudizio omofobico, ce ne sono stati davvero tanti (da Queer as Falk mai trasmessa da La 7 a il bacio tagliato di Brockeback Mountain)  questo passo falso rischia di inficiare la protesta se ci si indigna per qualcosa che in realtà non è accaduto.

Bastava fare solo una ricerca sul palinsesto di rai 4 prima di scrivere tante inesattezze...


venerdì 23 marzo 2012

La miopia politica dello spot contro l'omofobia del Bologna Pride 2012

PeopAll (Volontari Bologna Pride 2012) ha presentato uno spot contro l'omofobia.
Eccolo



La Regia è di Dalila Romeo, la fotografia di Arturo Bernardi e il montaggio di Federica Ruozi.

L'idea delle scritte sui corpi  è efficace e visivamente si impone e si ricorda, manca però allo spot quella velocità e immediatezza di comunicazione per cui si reitera la stessa idea visiva più volte, perdendo più tempo per mostrare le scritte sui corpi che per indicare il significato delle medesime per cui il gioco visivo dello spot è "quale parola vedremo adesso?" e non, per esempio,  quante parole ci sono per offendere gay e lesbiche?.
Lo spot è viziato da una ricerca dell'effetto visivo-grafico che mette in secondo piano la denuncia che lo spot si pone come messaggio da comunicare. La cosa che io ricordo id più dello spot è il seno nudo che si vede (per i feticisti dei piedi saranno i bei piedi magri che si vedono). mentre il bicipite è un po' poco per accendere l'interesse sul corpo maschile. Non sto esperimento un mio gusto personale beninteso ma sto cercando di analizzare l'efficacia della strategia comunicativa e mi sembra che la lentezza amplificata a dismisura dalla musica da telefilm poliziesco (pessima scelta) sia ciò che rimane più impresso. L'errore più grave, che fosse questo il saggio d'esame di un corso di comunicazione indurrebbe a una piena bocciatura è il claim e il pay off le due scritte che danno il senso all'operazione. Marchiati fuori marchiati dentro CHE NON SI LEGGE!!! La scritta p troppo piccola e il roo sul nero fa diminuire la visibilità. La scritta è pensata per la proiezione in sala (al cinema) non per la visione in tv né, tanto meno per gli  schermi del pc, del net book, dei tablet o smart phone. Insomma non si legge (eeeh? che c'è scritto?!). Con tutto il rispetto per il lavoro fatto dai volontari magari affidare lo spot a gente che ha più competenze nel campo della comunicazione avrebbe forse portato a un risultato diverso e migliore.


Il primo messaggio inconscio che lo spot manda è che gli e le omosessuali sono corpi e non persone. Corpi estetizza(n)ti, belli da vedere, usati come oggetti sui quali scrivere belle scritte ben posizionate, impiegate con eleganti soluzioni grafiche (le due parole scritte a metà su ogni piede) che tutto ricordano tranne il marchio che devono rappresentare.
Corpi anonimi senza volto, senza personalità, senza identità. Forse si voleva dare il senso di carne da macello ma questi corpi così avulsi da qualunque contesto fisico e collocati in uno spazio astratto e neutrale uno spazio puramente comunicativo li rendono ancora meno umani. Ma sono corpi non umani non a causa delle scritte ma proprio per come quei corpi vengono mostrati. La disumanizzazione insomma a non è un effetto voluto, parte della denuncia (la società ci vede così)  ma l'effetto di una sbagliata strategia comunicativa.
Se la società considera l'omosessualità una questione di corpi, di consumo sessuale e non di affettività perchè non mostrare i volti di questi copri perchè non dire chi sono questi corpi (di) chi sono questi corpi?
Una persona non vicina al movimento glbtqi qualunque sia il suo orientamento sessuale percepisce gli e le omosessuali rappresentati nello spot come altro da sé confermando lo stigma che lo spot sta cercando di denunciare.

Ma al di là di queste critiche tecniche necessarie e doverose, là dove lo spot toppa completamente è sul piano politico.

Come tanti altri spot italiano anche questo spot avelle le persone omosessuali dalla società in cui vivono, dalla quotidianità in cui vengono discriminate, ben peggio che per degli epiteti offensivi (il cui movimento 40 anni fa aveva usato slogan di recupero per  certe parole offensive frocio è bello etc.).

Il movimento glbtqi è il primo omofobo e mostra gay  lesbiche (dimenticando trans, bisex e intersex) come una categoria a sé per un infantile voglia di dimostrare che come siamo discriminati noi gli altri mai.

Altrimenti non si capisce perchè non si mostra la popolazione glbtqi là dove vive lavora, si diverte, come tutti gli altri e come tutte le altre , un po' come aveva fatto lo spot del ministero per le pari opportunità che mostrava omosessuali nei posti di lavoro sbagliando anche lì la strategia comunicativa ma almeno (di)mostrando che i froci e le lesbiche sono tra di noi!



Invece questo spot dice ai suoi spettatori che froci e lesbiche sono anonime parti anatomiche che esistono in un astratto spazio in bianco e nero.
Gli spettatori annuiscono e poi tornano a discriminare i froci e le lesbiche, quelli che incontrano o credono di incontrare) nella società in cui viviamo tutti insieme.

Ringrazio Guido Allegrezza che mi ha segnalato lo spot.







domenica 18 marzo 2012

Se questro è il PD che si sciolga e scompaia dalla faccia della terra. Su un articolo contro il matrimonio gay (sic!) firmato dalla ex democrista Silvia Costa e Patrizia Toia

A parte le considerazioni giuridiche inesistenti  
non spetta alla Commissione europea – come si chiedeva nella relazione – «di elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali a livello europeo», pur se tra «paesi in cui già vige una legislazione in materia». Il diritto civile in materia di famiglia rientra infatti nella competenza dei singoli stati membri in base al principio di sussidiarietà 
nell'assunto centrale del pessimo articolo a firma Silvia Costa e Patrizia Toia apparso su Europa ci si chiede:

il principio di non discriminazione per orientamento sessuale, assolutamente condivisibile sul piano umano, etico, politico e giuridico, può essere invocato per rendere indifferente lo status del matrimonio rispetto alla sua natura e cultura di compresenza di un uomo e di una donna, fondata sulla reciprocità della differenza sessuale e orientata (non certamente vincolata) alla procreazione, senza provocare una mutazione antropologica e un indebolimento della costruzione dell’identità sessuale di bambini e bambine?

La mutazione antropologica è già in atto. E, se Silvia Costa e Patrizia Toia capissero qualcosa di giurisprudenza, dovrebbero sapere che nessuna legge può imporre una mutazione antropologica nel comportamento dei cittadini può solo registrare e amministrare dirimere un comportamento antropologico nuovo già in atto.

Fu così per la legge sul divorzio del 1972 che cercò di tutelare le coppie separate di fatto (e soprattutto le donne dato il pessimo stato di famiglia del 1942 del tutto sbilanciato a favore del coniuge) e la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza del 1978 che cercò di tutelare la salute delle donne che abortivano per mano di mammane e medici poco scrupolosi morendo di infezioni o emorragie.

Queste due leggi non introdussero il divorzio e l'aborto nel nostro paese ma regolamentarono delle pratiche e dei comportamenti che già esistevano e che agli occhi del legislatore erano inesistenti.

Anche nel caso dell'allargamento del matrimoni alle coppie dello stesso sesso (non dunque matrimonio gay, come titolano proditoriamente le due europarlamentari  del PD), si tratta di riconoscere legalmente un fenomeno che riguarda diverse centinaia di miglia a di coppie che costituiscono già famiglia anche con prole.

Quello che sfugge alle due europarlamentari anche a voler mantenere la loro definizione stretta di matrimonio orientato (non certamente vincolata) alla procreazione è che molte delle coppie omosessuali fanno figli, hanno fatto figli o vogliono farne.

E invece di aiutarle a fare figli si dice loro di no in base a un principio religioso e non laico, dogmatico e non democratico che impedisce in Italia anche alle coppie etero sposate di accedere alla fecondazione assistita eterologa.
Uno stato nazista che sceglie per i privati cittadini su una questione personale e privata come la procreazione.
Non si nega l'assistenza pubblica ma la possibilità che questa pratica si possa fare nel territorio della Repubblica costringendo i cittadini e le cittadine italiane ad andare all'estero.

Per cui se i due coniugi non possono fare figli tra di loro sono una famiglia di serie b.

Peggio ancora se la famiglia in questione è formata da due donne o due uomini, anche quando ormai la casistica di figli cresciuti dalle famiglie omogenitoriali (che all'estero ci sono ormai da un ventennio)  hanno dimostrato che l'incidenza dell'orientamento sessuale dei figli è la stessa delle coppie etero (se fosse vero il contrario non si capirebbe come mai tanti gay e tante lesbiche vengono da famiglie etero...).

Silvia Costa ha 63 anni,  Patrizia Toia 62, evidentemente sono due persone mentalmente anziane, ostaggi dei loro stessi pregiudizi che spacciano per valori morali, politici, mentre sono solo idee dettate dall'odio, dall'intolleranza e dall'ignoranza che vanno censurate e fermate perchè discriminano delle persone e la Costituzione non lo permette.

Che queste due donne moralmente vecchie, veri e propri dinosauri della politica, si facciano da parte e lascino il campo a chi ha idee più consone al mutato quadro socio antropologico italiano, e non solo, che le due europarlamentari non sono in grado di comprendere.


Perchè non si capisce quale danno l'allargamento del matrimoni alle famiglie omogenitoriali possa fare a quelle etero. Se non infierire un colpo mortale alla profonda, atavica omofobia dei cattolici, che sono dei malati di mente che mangiano il corpo del figlio del proprio dio per salvare le stessi...
Cosa ci si può aspettare da una religione così sinistra?

Se è evidente il vizio ideologico e non democratico delle domande che si pongono le due europarlamentari è chiaro, per quanto mi riguarda, che il PD è il nostro nemico.
Un partito di fascisti, di nazisti, di omofobi, di maschilisti e reazionari che deve sparire dalla faccia della Terra.
Vera feccia della politica,  peggio di Forza Nuova e di tutti i partiti dell'estrema destra extraparlamentare che, almeno, hanno il coraggio delle proprie opinioni (di merda) a differenza del PD che cerca di costruirsi una facciata democratica ma che rappresenta solo il peggio che il paese abbia da dare.

Peggio Di Berlusconi. Peggio di Giovanardi. O, meglio, omologhi, uguali.

Un partito che impedisce all'opposizione di costituirsi come alternativa valida al centro destra, proprio come lo Stato Vaticano impedì all'Italia di costituirsi in nazione fino al 1861.

E, come per il Vaticano, l'unico modo di uscire fuori dalla situazione è invadere (politicamente) il PD fare una bella breccia di Porta Pia farne fuoriuscire chi al suo interno si riconosce ancora nei valori del pluralismo e relegare questi omofobi di merda nell'alveo della destra peggiore d'Europa, feccia dell'Italia e dell'umanità.
PD come Pavidi Democristi, come Porco Dio, come il male assoluto. Cancro vero della democrazia italiana.

Da oggi il PD è il mio nemico numero uno.

Chi si azzarda ancora a parlarmene o a bestemmiare dicendo che il PD è di sinistra sappia che alzerò le mani contro di lui o contro di lei.

Essendo stato fatto giustamente notare che questa frase inneggia alla violenza (anche se privata nei confronti dei miei amici) la cancello (ma ne lascio la traccia per trasparenza) prendendone le distanze  e rinnegandone ogni significato concreto di violenza.

 
Perchè il PD avvelena tutti.
Dobbiamo delegittimarlo politicamente, farlo sparire dall'agone politico prima che sia troppo tardi.


sabato 17 marzo 2012

Quando la lotta contro le discriminazioni per le persone omosessuali non è sostenuta dalla solidarietà di classe: sull'articolo Dal mutuo alle visite in ospedale così per lo Stato i gay sono invisibili pubblicato su Repubblica da Maria Novella De Luca

Quando si dice che in Italia non c'è libertà di stampa quello che si intende dire non è che c'è una forma di censura ma che i nostri giornalisti sono del tutto incapaci di fare bene il loro mestiere.

Così Maria Novella De Luca, su Repubblica accorgendosi del problema solo dopo la sentenza della Corte di Cassazione, scopre l'acqua calda ed elenca tutti i diritti disattesi per le coppie non sposate.

Solo che nel farlo commette un errore ideologico imperdonabile.

Tutto quello che la giornalista pretende accada alle coppie omosessuali accade in realtà a tutte le coppie non sposate, qualunque ne sia l'assortimento sessuale, dunque anche alle coppie omosessuali non solo.

Per coprire questo vizio ideologico la giornalista scrive nel sottotitolo che le coppie omosessuali vivono gli stessi problemi delle unioni di fatto eterosessuali. Con l'aggravante della discriminazione.

Il nostro paese non riconoscendo in nessun caso le coppie di fatto discrimina chi non si sposa ma intraprende lo stesso una vita di coppia, meglio, costruisce una famiglia. 
La discriminazione specifica delle persone  omosessuali non sta nel non riconoscimento della coppia di fatto (perchè accade anche alle coppie etero)  ma nel fatto che le coppie etero volendolo possono sposarsi mentre alle coppie omosessuali questo non è concesso.


Così invece di solidarizzare con chi, per impedimenti esterni o per scelte ideologiche, non si vuole sposare e viene discriminato perchè la sua famiglia non è riconosciuta legalmente come quella registrata al comune, si sottolinea che per le persone omosessuali il non riconoscimento delle coppie di fatto (che negli effetti è identico a quello per le coppie etero) pesa di più per via dello stigma.

Infatti nell'articolo non si mette in rilievo che, rispetto le coppie di fatto etero, che, almeno informalmente, sono percepite dalla società come unioni più o meno legittime (anche se il pregiudizio più comune le vede come coppie meno serie perchè non vogliono assumersi l'impegno del matrimonio) quelle omosessuali non vengono percepite affatto come unioni legittime grazie anche al pregiudizio che vuole le persone omosessuali promiscue e poco o niente fedeli.

No. L'articolo si limita a sciorinare tutti i casi in cui il non riconoscimento almeno amministrativo delle coppie di fatto crea problemi a queste coppie.

Per lo Stato e la burocrazia italiana le coppe gay, con o senza figli, sono invisibili. Nel senso che ognuno di loro esiste come singolo individuo, o come mamma o papà single, ma sul fronte del patrimonio, delle pensioni, dell'assistenza in ospedale, dell'acquisto di una casa, o addirittura dell'affido di un figlio, la coppia gay, semplicemente, non è contemplata.
Proprio come la coppia etero non sposata

Una condizione che le equipara alle coppie di fatto eterosessuali,
Dunque invece di vedere nella discriminazione che si indica lo stesso tipo di coppia le si distingue perchè gay e poi le si equipara a quelle etero. Chi  l'omofoba qui?
che si trovano spesso a dover affrontare discriminazioni simili.
Ma verso le unioni omosessuali c'è l'aggravante del tabù e dell'omofobia.
E come si esplicano questo tabù e questa omofobia negli esempi riportati nell'articolo che riguardano sempre e comunque anche le coppie etero?
Eppure nel nostro paese ci sono cinque milioni di omosessuali e oltre centomila bambini nati da unioni lesbiche o gay. Bambini che frequentano scuole pubbliche, ma al momento dell'iscrizione devono risultare figli soltanto di uno dei componenti della coppia gay, perché, appunto, non essendoci né matrimoni né vincoli more uxorio riconosciuti per gli omosessuali, l'altro genitore per la legge non esiste...
Qui c'è una forzatura terribile che apre il fianco ai critici (anche nel movimento)  delle adozioni di coppie gay. Perchè si fa confusione su due situazioni diverse. Che tali son proprio per il diverso assortimento sessuale delle coppie in questione.

La legge italiana riconosce diritti ai bambini nati fuori dal matrimonio quando i due componenti la coppia non sposata che li ha avuti sono entrambi genitori biologici del minore.

Nel caso in cui il figlio (la figlia) sia, biologicamente parlando, solo di uno dei due componenti della coppia la legge italiana al cogenitore cioè al genitore non biologico ma che vive con quello biologico una stabile relazione di coppia non sono riconosciuti diritti alcuni sia per le coppie gay che per le coppie etero.

Peggio addita che rispetto le famiglie more uxorio etero di serie b quelle gay sono di serie c.
Il che non è vero non almeno per i diritti dei figli dove tranne il caso in cui entrambi i componenti della coppia siano genitori biologici del bambino (il che può capitare solo a una coppia etero...) coppie etero e gay hanno gli stessi identici problemi.

Tant'è che anche una coppia etero non sposata non ha diritto all'adozione.

Insomma per quanto riguarda i problemi legati al non riconoscimento delle coppie di fatto le coppie etero e quelle omosessuali hanno gli stessi problemi.

Eppure in tutto l'articolo si cerca di forzare la mano e sottolineare che per gay e lesbiche i problemi contano di più.

Così invee di indicare gli aspetti comuni, senza azzerare le differenze che ci sono ma non dipendono dal non riconoscere le coppie di fatto  legalmente, si creano inesistenti differenze:
(...) accanto al letto di un ammalato, per curarlo, per dare o negare un consenso, ci possono essere soltanto persone legate da vincolo matrimoniale o di stretta parentela. Esclusi dunque i conviventi, sia eterosessuali, che gay. (...) "Ma basta un infermiere un po' più zelante, una caposala che detesta i gay, che si può essere cacciati fuori, come degli intrusi".
Oppure basta un infermiere zelante che detesta la giovane donna che sta al capezzale dell'uomo più grande di lei di 25 anni col quale ha fatto 3 figli per farla cacciare, come è successo a mio zio e alla sua giovane compagna.

Trovo vergognoso e deleterio far pesare, in questi casi, lo stigma contro l'omosessualità per riconoscere alle discriminazioni delle coppie di fatto omosessuali un peso maggiore di quello delle coppie etero.

Tutti gli esempi riportati  nell'articolo valgono anche per le coppie etero e non si capisce allora perchè si faccia un articolo solamente per le coppie omosessuali.

Ovvero si capisce benissimo perchè in realtà l'articolo di Repubblica si allinea con la sentenza della Corte di Cassazione che vede le coppie omosessuali non come coppie formate da persone dello stesso sesso (unico significato legalmente considerabile) ma come coppie composte da persone il cui orientamento sessuale sia omosessuale.

Uno slittamento semantico non fatto a caso ma che cerca di riconoscere alle persone omosessuali non lo stesso diritto di quelle etero ma un diritto ad hoc in nome di una sua ipostatizzata diveristà. Così invece di ampliare lo stesso diritto si continua massimamente la discriminazione istituendo un istituto per froci e lesbiche.   

Si discrimina perchè non è l'orientamento sessuale a dirimere la questione: il diritto non riconosciuto è il diritto di sposare chi si vuole a prescindere dal suo genere di appartenenza e lo si trasforma invece nel diritto di una persona di un determinato orientamento sessuale di sposare un suo simile.

Che è come dire che i neri si possono sposare tra di loro con un istituto equivalente al matrimoni dei bianchi...

Per questo la sentenza della corte di Cassazione è pericolosa perchè stabilendo che il matrimonio è solo quello tra uomo e donna ma che le persone omosessuali hanno diritto che venga loro riconosciuto l'unione tra simili si commette un abominio discriminatorio che rimane in linea con le idee naziste della Chiesa.    

Se davvero dobbiamo arrivare al diritto all'indifferenza non si possono costruire rivendicazioni ad hoc per le persone omosessuali ma ampliare gli stessi diritti già esistenti a tutti.


Non è solo una questione tecnica o lessicale è il modo di pensare che è diverso.


Anche perché quando si dice che una persona dall'orientamento sessuale omosessuale non può sposarsi non è del tutto vero. 
Infatti il discrimine non è l'orientamento sessuale dei due nubendi ma il loro assortimento sessuale
Io maschio gay (o bisex) posso sposare una donna (che può essere etero bisex o lesbica) e nessuno può impedirmi di sposarla. 

La discriminazione, il vedere la razza diversa sta proprio nel fatto che l'aggettivo omosessuale che si riferisce alla coppia e che indica solo il fatto che la medesima è composta da due persone dello stesso sesso si trasferisce proditoriamente ai singoli e da mero aggettivo descrittivo diventa sostantivo definitorio.


Strettamente parlando se esistesse un matrimonio per persone con orientamento sessuale gay e lesbico un giudice zelante potrebbe non riconsocere quel diritto  a una persona bisessuale e chiedere magari un terzo istituto per le persone di quell'orientamento sessuale. Oppure visto che la bisessualità è criticata molto nel movimento come posizione di comodo e pavida forse non venire mai riconosciuto. 


Insomma la rivendicazione posta in questi termini lascia sempre fuori qualcuno e dunque non allarga un diritto a tutti ma estende un privilegio.


Questa mi sembra un discrimine ababstanza sicuro e chiaro che può veramente identificare nel movimento e fuori chi è davvero liberale echi invece non lo è., chi  di destra (dove ognuno è etichettato e resta nel proprio recinto ) e chi invece vuole portare tutti sullo stesso piano di un unico condiviso inalienabile diritto perchè siamo tutti e tutte esseri umani e umane.


Anche nell'articolo di Repubblica si instaura un precedente di graduatoria dei discriminati secondo la quale chi è più discriminato si merita un articolo solo per lui poco importa se così discrimina ...i meno discriminati (le coppie etero).
D'altronde  si sa le coppie gay lo dicono con odio, non per lo Stato ma per le coppie etero, gli etero se vogliono possono sposarsi, noi no.

La differenza c'è ma sta altrove come ho già detto non negli effetti del mancato riconoscimento legale delle unioni di fatto.

Tutti gli esempi riportati nell'articolo valgono TALI E QUALI anche per le coppie etero, cioè valgono per tutte le coppie di fatto. D'altronde come potrebbe essere altrimenti?

Insomma questo articolo propala un modo di pensare pericoloso e razzista che sposa la linea di chi crede che certe leggi vadano modificate in nome dei diritti degli omosessuali  e non perchè le stesse leggi devono valere per tutti  a prescindere dall'orientamento sessuale.

venerdì 9 marzo 2012

Le parole per dirlo: cos'era Marco Alemanno per Lucio Dalla?

In questo paese di merda, dove la merda si chiama religione cattolica, con la sua ideologia sadica, totalitarista e necrofila, ogni questione seria e delicata si corrompe sempre nell'aspetto più esteriore, superficiale, da pettegolezzo.
Così la questione del mai avvenuto coming-out di Lucio Dalla è stata trasformata in un inutile sibilo insinuante (lo era o non lo era?) dove ovviamente quel che ci si chiede è cosa faceva Dalla a letto e con chi.
Il gossip, la critica a Dalla morto, è venuta anche dal fronte amico: molti froci noti e meno noti hanno spalato la loro merda su una persona che, da morta, come è stato giustamente ricordato non può replicare.
Non che Lucio Dalla lo avrebbe probabilmente fatto, sarebbe rimasto in silenzio come sempre, ma, almeno, ne avrebbe avuto la possibilità. Da morto invece...
Non entro nei dettagli di una storia che non conosco né mi interessa particolarmente. Le dichiarazioni dei necrofili malati di mente che rispondono al nome di preti, cosa ha letto Marco Alemanno al funerale di Lucio Dalla, di tutto questo già altri, meglio informati di me, hanno riferito e commentato.

Io voglio parlare d'altro.

Del fatto che non avendo un posto istituzionalizzato nella società, l'amore che rimane clandestino, sia esso etero o gay, scompare con la morte di uno dei due partner.

Non c'è vedova o vedovo.
Non c'è riconoscimento della sofferenza di chi è rimast* in vita.

Quando muore una persona la cui affettività non esiste non ci sono storie interrotte, persone distrutte ma, al limite, solo il sesso già consumato.

Abbandonati dallo Stato e dalla società a queste coppie che non sono tutelate né legalmente né moralmente non resta che trovare un modo per tutelarsi.
In questi giorni si è letto anche di questo, di quel che Dalla avrebbe dovuto fare o non fare per tutelare il suo compagno, la sua famiglia, la sua eredità.
C'è chi ha suggerito l'adozione come mezzo per sancire legalmente la propria unione clandestina. Ma nemmeno questa estrema ratio sancisce e ricosnoce il legame affettivo, sessual-sentimentale che lega due persone.
Infatti ufficialmente Marco Alemanno non fa parte dell'asse ereditario.

Ora, se nemmeno Dalla che ne aveva mezzi e potere ha pensato a tutelare il suo compagno, mi chiedo un poveraccio qualunque, uno che guadagna 1200 euro al mese, cosa può fare? Come si può tutelare?

Se il nostro modo cattolico (ipocrita e amante della morte) di fare senza dire ci obnubila la mente cosa possiamo fare per uscirne fuori?

Se anche le avanguardie del movimento (nel senso di chi vive al confine di una accettazione sociale che in Italia, paese di merda, feccia dell'occidente, continua a essere scarsissima) vivono con una approssimazione tenace e temeraria senza quel know how che ci potremmo aspettare da chi si spinge ai confini di un sistema-paese che non vuole permettere a nessun costo che stili di vita altri escano alla luce del sole, cosa possiamo fare noi pavidi comuni cittadini?

Forse possiamo cominciare col rifondare il linguaggio e usare le parole per costruire un immaginario collettivo che ancora manca che finalmente riconosca dignità e statuto di affetto all'amore omosessuale sganciandolo dalla sfera sessuale cui è relegato.
Perchè non si tratta solamente di fare l'amore ognuno come gli va come molti hanno risposto a chi criticava il mancato coming out di Dalla, ma si tratta, casomai, di AMARE alla luce del sole.

Se tutti hanno avuto difficoltà a indicare il legame tra Lucio e Marco non è solo per ipocrisia, per sprovvedutezza o imbarazzo ma è anche per la mancanza di un modello sociale condiviso e da tutti riconoscibile.

Si ha difficoltà a indicare le due componenti di una coppia etero non sposata (Compagni? Conviventi? Amanti? Partner? Innamorati? Il mio uomo? La mia donna?) figuriamoci due persone dello stesso sesso legate da un sentimento d'affetto, di amore svilito solo al sesso (e sappiamo bene a quale pratiche sessuali...).

Dire che Marco è amico di Dalla non è solo (ma anche) un tentativo censorio contro l'omosessualità ma anche (ma non solo) segno della sprovvedutezza di una società che non annovera un modello morale cui le persone omosessuali possono identificarsi.

Parte della mancanza è anche nostra, visto che ancora oggi, in nome dei motivi i più diversi (tutti sbagliati) si critica la voglia di matrimonio di tante coppie gay e lesbiche, criticandone l'aspirazione borghese, la normalizzazione eterosessista.

In realtà (e parlo di noi maschietti che conosco meglio) a noi gay spaventa abbandonare il modello edonistico-consumista che abbiamo abbracciato all'incirca trent'anni fa quello che ci permetteva di uscire alla luce del sole (grazie alle lotte di visibilità della generazione precedente) accodandoci al neo-consumismo degli anni 80. Quel consumismo che permetteva di avere di un partner diverso ogni fine settimana (beninteso chi ci riusciva...) trascorso magari a sculettare in maniera più o meno macho nelle discoteche il week-end per poi tornare il lunedì mattina a lavorare, in giacca e cravatta, magari per l'agenzia stampa del Vaticano che sa perchè si vede lontano un miglio perchè magari sei molto effeminato (non parlo teoricamente mi riferisco a una persona che conosco) ma ti tollera finché non dici, finché non rivendichi. Uno stereotipo di omosessuale cui molti si sono allineati per conformismo, per mancanza di un modello migliore, per sprovvedutezza, per comodità, per pigrizia, per ignavia. Un modello che si basava sull'ideologia del sesso e non del sentimento che ci permetteva di dire "uuh bello avere tanti cazzi diversi perché accontentarsi sempre dello stesso (cazzo) come fanno quelle sprovvedute delle donne che si sposano ?". Così niente coppia fissa (al limite la coppia "aperta"), nessun legame sentimentale, che quelli sono roba da etero. L'amore universale. Però poi tutti a piangere della propria solitudine.

Mi chiedo quanto questo cliché una generazione e più di gay se l'è subito e quanto abbia contribuito a svilupparlo.

Mentre questi gay visibili confondevano le acque, sdoganavano per i maschi etero una serie di cure del corpo fino a quel punto ascritte al femminile (e dunque anche gaio come vuole il cliché) molte coppie di uomini e di donne, in sordina, senza proclami, senza nessuna voglia di fare chiasso o di provocare, ma semplicemente con la voglia di vivere, di essere, e di farlo alla luce del sole, hanno costruito famiglie, occupato spazi lasciati scoperti dalla legge, aggrappandosi a quel che il legislatore disattento ha concesso o non negato loro.

Anche le persone omosessuali hanno conquistato, costruito, ripensato la famiglia, non necessariamente quella partiarcal-maschilista che si è andata sgretolando dagli anni settanta in poi, ma una famiglia di ritorno, costruita a muso duro, con la tigna di chi nonostante tutto ama e vuole essere amat*.

Così oggi, invece di criticare Dalla perchè non ha gridato ai quattro venti sono gayyyy , forse dovremmo tutti indicare, guardando alle sorti di Marco ora che Lucio non c'è più, che è giunto il momento che i vari Marco abbiano non solo diritto al riconoscimento morale di coniuge ma anche a quello legale. E che il patrimonio vada a lui e non alle 5 cugine di terzo grado come la legge dice...

Invece i media sono invasi da uno squittio di pettegolezzi su Dalla e la sua omofobia interiorizzata (sic!) - tacendo sul fatto che Dalla non ha abbia mai speso una sola sillaba contro le persone omosessuali - perchè non ha abbracciato il modello di gay sculettante e promiscuo e disimpegnato che a molti continua ancora ad andare a genio, l'unico modello sociale riconoscibile di gay che sia purtroppo disponibile (propagato da siti, giornali e quella sotto sottocultura modaiola e pettegola gay).

E dato il lerciume che è stato detto, e scritto, come dargli torto se Dalla non ha mai fatto coming-out per entrare in una giungla di pettegole isteriche e misogine checche?

Invece di criticare costruiamo il mondo di domani, perchè se la nostra generazione ha perso almeno che la prossima nasca e cresca in un mondo meno ostile.

martedì 6 marzo 2012

Zach Avery: bambino di 5 anni diagnosticato di disforia di genere. Una questione seria affrontata in modo superficiale e discriminatorio dalla stampa e non solo.

Mi capita di leggere su un sito amico una notizia, riportata senza fonte nella quale ci si riferisce a Zach Avery un bambino di 5 anni dal titolo:
LA PIÚ GIOVANE TRANSGENDER: A 5 ANNI VIVE COME UNA BIMBA.

Titolo che contiene già un giudizio di valore.
La bambina transgender vive come una bambina quindi vuol dire che non lo è una bambina.

Nell'articolo si parla di Disturbo dell’identità sessuale che non vuol dire nulla dato che l'identità sessuale indica un complesso di variabili tra le quali le più importanti sono identità di genere (se mi percepisco maschio o femmina a prescindere dal mio sesso biologico) e l'orientamento sessuale (se mi piacciono\mi innamoro di persone del mio stesso, dell'altro sesso o di entrambi).

In realtà se si continua a leggere l'articolo si capisce che ci si riferisce al disturbo di identità di genere, scientificamente detta disforia di genere cioè, semplificando brutalmente, la vecchia via tramite la quale le persone transessuali hanno potuto ottenere finora il riconoscimento di cambio di genere passando attraverso una riassegnazione chirurgica del sesso giustificata come soluzione a una malattia , un modo che oggi viene messo in discussione della stesse persone transessuali che chiedono da più parti (e per motivi e con approcci differenti) la depatologizazione del transessualismo. Nello specifico non vogliono più doversi sottoporre obbligatoriamente alla riassegnazione chirurgica del sesso per vedere riconosciuto il cambio di sesso nei documenti tant'è che si parla di transgenderismo cioè di fluidità dell'identità di genere per cui se io sono uomo e ho la barba ma mi percepisco e voglio essere percepita come donna non solo non devo operarmi ma nemmeno devo per forza rinunciare ai miei peli per poter essere riconosciuto come donna.
Un discorso, insomma, che si sposta sensibilmente dall'indetità di genere biologica al(messa in discussione del)lo stereotipo di genere e che sta mettendo in discussione l'idea stessa del transessualismo come persona intrappolata nel corpo (sessuato) sbagliato.

Invece per l'autore (l'autrice?) dell'articolo si tratta proprio i questo:

«È una ragazza intrappolata nel corpo di un maschio».

Ora, a parte l'uso ridicolo del sostantivo ragazza per un bambino di 5 anni (poco importa se si è mal tradotto dall'inglese) che è una BAMBINA e non certo una ragazza, sempre che sia vero che i dottori abbiano davvero fatto una diagnosi di disforia di genere così precoce (Questa è stata la diagnosi dei dottori che lo hanno visitato, definendolo un caso unico per la giovane età in cui si è manifestata si legge nell'articolo) in cosa consiste secondo l'autore (l'autrice) del medesimo la disforia di genere? Detto altrimenti che cosa significa per un bambino di 5 anni sentirsi bambina?

Gli esempi portati nell'articolo sono ridicoli, stereotipati, offensivi e non sufficienti a giustificare la diagnosi.

Da quando aveva tre anni, Zach rifiutava l’essere un maschio e iniziò a volere abiti rosa e a farsi crescere i lunghi capelli biondi per farsi delle trecce

Dunque non mi sento donna, ragazza o bambina ma mi rifiuto di essere maschio.

Questo modo di definire il mio sentire, cioè il sentire di Zack, è paternalistico e discriminante. Un po' come chi nel definire l'omosessualità prende come elemento definitorio non già il sesso prediletto ma l'avversione per l'altro sesso. Al gay non piacciono le donne e alle lesbiche non piacciono gli uomini.

Ora, provate a definire un etero come uno al quale non piacciono gli uomini e vedete come vi risponderà, con aggettivi coloriti, che lui ai maschi proprio non ci pensa e che lui pensa solo alla gnugna.
Lo stesso vale per noi gay e lesbiche che vorremmo che chi ci definisce avesse almeno la decenza di utilizzare il sesso da noi amato (se proprio non possono fare a meno di riassumere la persona alla sua identità di genere) e non usare una parafrasi che ci definisce al negativo.

Se Zach si sente bambina non è perché si rifiuta di essere maschio
Prima definiscimi cosa significa essere maschio e poi spiegami perché io (Zach) lo rifiuto.

Infatti quando nell'articolo si parla ai segni di questo rifiuto si pescano due superficialissimi e maschilisti stereotipi di genere (etero)sessisti come i vestiti rosa e i capelli biondi lunghi.

Magari Zach vuole solo vestirsi di rosa e portare capelli lunghi senza per questo sentirsi donna (a 5 anni...) o rifiutarsi di essere maschio Perchè uno anche se veste di rosa o porto i capelli lunghi non è per questo meno maschio...

Il transgenderismo è ben altro naturalmente, e questa vulgata è discriminatoria oltre che offensiva, pensata (e scritta) da giornalisti (sic!) pieni di pregiudizi e ignoranza.

Mi spiace solo che una articolo del genere sia stato pubblicato così com'è da un un sito amico ed etichettato sotto la categoria cultura gay (come se il transgenderismo avesse qualcosa a che fare con l'orientamento sessuale...).
Insomma la confusione a quanto pare non è solo quella dei giornalisti...

L'articolo purtroppo prosegue e alla fine si conclude con una considerazione da togliere il fiato quanto è pericolosa e discriminatoria.

Adesso viene chiamata Zachy e da oltre un anno vive come se fosse una bambina. Addirittura la scuola che frequenta ha fatto istallare dei bagni ‘neutri’ per venire incontro alle esigenze di questi casi particolari.

Quindi Zachy lungi dall'essere una bambina transgender è e rimane un bambino che vive come una bambina cioè non lo è ma vive come se lo fosse, alla faccia del riconoscimento e della legittimazione! Zachy è un(a) freak, un mostro, uno scherzo della natura.
Ha il pistolino, quindi non può andare nei bagni delle bambine, ma vive come una femmina e dunque non può andare nemmeno nel bagno delle femminucce, che non sta bene a una bambina di frequentare i pistolini... Dunque la scuola crea un bagno per Zachy e tutti quei casi particolari come il suo.

Mettiamo che un giorno nella scuola si iscriva un bambino transgender (che ha la patatina ma si sente maschietto) dobbiamo costruire un bagno pure per lui...
Insomma un delirio discriminatorio e mi dispiace che il sito che ha pubblicato l'articolo non si renda conto del pregiudizio e della discriminazione in esso contenuti.

Per vederci meglio sono andato alla fonte e ho consultato 5 articoli pubblicati nella rete UK.

Ma di questo vi parlo la prossima volta...

sabato 3 marzo 2012

Il culo però ce lo abbiamo tutti. Sul presunto cartello omofobo in un locale nel quartiere Prati, Roma.


Pare che in un locale di Roma, quartiere Prati, in via Andrea Doria, campeggi questo cartello:




La foto è riportata dal sito Gay Center che parla di scritta insultante e con una connotazione omofoba.

Veramente la frase riporta un proverbio genovese:
L'é megio avei e braghe sguaræ 'nto cù che o cù sguaròu 'nte brâghe, come riportato da wikipedia

Certo il culo rotto è un concetto patriarcale e maschilista che si rifà a quell'ideologia della sopraffazione che vede nel culo la metafora di un potere, di sopraffazione, di sconfitta, di umiliazione.

Culo rotto ha mille significati, mille valenze, non sempre negative (una persona che ha  il culo rotto è anche una persona molto fortunata, almeno a Roma...).

In ogni caso il culo, rotto o sano che sia, si riferisce al coito anale in maniera simbolica, non concreta.
Quando dico che sono rimasto inculato non intendo dire che qualcuno concretamente me l'ha messo nel culo ma che sono stato fregato, fottuto, buggerato.

 Altrimenti barzellette come questa non avrebbero senso:

Al bar lui e lei si incontrano dopo tanto tempo. Lui: "Ciao, quanto tempo che non ci vediamo. Faccio l'agente immobiliare. E' un periodo di crisi: se non vendo piu' case ci rimetto il culo". Lei: "Anch'io; se non vendo piu' il culo ci rimetto la casa!".
Ma anche ci si riferisse al coito anale in senso concreto e non metaforico il coito anale non è di esclusivo appannaggio degli omosessuali. Questo sì è un modo omofobico di pensare all'omosessualità (maschile, che quella femminile per i maschilisti non conta niente). Sei gay? Hai il culo rotto. Cioè, fuor di metafora, lo prendi in culo (e ti piace, mentre agli altri non piace).

Ora a parte il fatto che non a tutti i gay piace prenderlo al culo (in senso metadentrico, non metaforico) come al sottoscritto (vuoi vedere che per questo sono meno gay di chi lo gli piace?) la stimolazione anale, non necessariamente con il cazzo, può piacere a tutti. Intanto alle donne che un culo ce l'hanno anche loro (checché ne dica Marziale...) e poi anche agli uomini etero che si fanno stimolare l'ano mentre scopano con le loro donne.


Insomma il culo lo si può rompere a chiunque e chiunque può averlo rotto, uomo, donna, etero o gay.


Quando ho letto il comunicato del Gay Center sono perciò rimasto di sasso.

Perchè Marrazzo commenta
La vicenda del cartello esposto nel bar in Prati è sintomatica di una strisciante sotto cultura che offende i gay e che li mette alla berlina
Offende i gay? Perchè mai??? Ma chi l'ha detto che l'espressione culo rotto si riferisca ai gay?
Dove lo si evince nel cartello?
Non è che a parlare di corda in casa dell'impiccato, Marrazzo, il gay center  e tutti quelli che lo hanno consigliato di scrivere un comunicato così peregrino hanno preso un abbaglio?
Non sarà cioè Marrazzo a leggere culo rotto come sinonimo di gay in maniera esclusiva e ben più probante delle intenzioni stesse del cartello perchè per lui tutti i gay hanno il culo rotto?

O Marrazzo crede davvero che il culo lo usino solo i gay?

Allora come si spiega il proverbio E' meglio un culo sano che mille fiche rotte ?

O, detto in altro modo, che se un etero si fa stimolare l'ano mentre fa l'amore con la sua donna sia in fondo un po' gay?

Ma allora dove stanno il patriarcato e l'omofobia, nel cartello, che parla del culo rotto di tutti e di tutte o in Marrazzo e co., che legge il culo rotto esclusivamente come omosessuale?

A seguire le stesse regole da lui evocate anche il Gay Center dovrebbe chiudere proprio come il Gay Center vuol fascisticamente (mussolinianamente) far fare al proprietario del locale:
E´ necessario quindi portare avanti un lavoro con le Istituzioni e con le associazioni dei commercianti perché una licenza pubblica non sia concessa a chi vuole farsi portatore di messaggi d´odio e di discriminazione (...)
Messaggio d'odio un proverbio genovese?
Discriminazione di che?
Ma stiamo scherzando?!

chiediamo alle associazioni dei commercianti di avviare subito un percorso di monitoraggio e formazione per le imprese del territorio, che hanno il dovere di essere aperte a tutti
Ma perchè il cartello diceva forse vietato l'ingresso ai rottinculo (ammesso e non concesso che ciò significhi vietato l'ingresso ai gay)? 

Trovo questo comunicato non solo ridicolo ma pericoloso perchè presta il fianco a tutti quelli (Il Giornale in testa) che indicano i gay e le lesbiche come persone che cercano qualunque pretesto per lamentarsi e perchè si parli di loro.

Beh stavolta Marrazzo ha superato se stesso e fa parlare di gay anche un cartello che parla di culi rotti.

Senza rendersene conto è proprio Marrazzo col suo equivoco epistemologico ad essere molto più omofobo del cartello stesso che non parla di gay ma di culi rotti.
E a diffondere così una cultura omofobica molto più del cartello stesso (che omofobico NON è).

Complimenti a tutti i siti e le testate giornalistiche che hanno riportato la notizia così com'è riportata dal Gay Center senza avere dubbi sulla fondatezza del ragionamento di quei cervelloni del Gay Center.

Eccone un parzialissimo elenco:

Paese Sera
Gay Magazine
Pianeta Gay
Libero (che titola chiedendo al Comune di sospendere la licenza al locale)
Messaggero










domenica 26 febbraio 2012

Lettera aperta a Nicola Porro a proposito del suo articolo Anche i gay sono figli di mamma Rai

Le scrivo a proposito del suo articolo Anche i gay sono figli di mamma Rai  nel quale, mi sembra le sfugga la questione centrale. Proverò a spiegarmi con un esempio.

Mettiamo che nel Mondo i giornalisti siano invisi.  Non come lo sono in quello reale, ma molto di più. Mettiamo che l'opinione pubblica e la scienza medica li considerino dei malati, dei deviati, dei criminali tanto che la parola "giornalista" viene usata per insultare le persone.
Mettiamo che in questo mondo i giornalisti vengano insultati, picchiati, uccisi, segregati in ospedali psichiatrici con la pretesa di "curarli". Mettiamo che solo per il fatto  di essere giornalisti si finisca in galera.
Mettiamo che in quanto giornalisti non si possa accedere a una serie di diritti sanciti dalla Costituzione.
Mettiamo che la Chiesa li tolleri basta che non esercitino la professione cioè non possano essere quello che sono giornalisti.
Mettiamo infine che i giornalisti siano morti nei campi di sterminio di Hitler come le altre tante vittime del nazismo.

Mettiamo ora che io per ribadire il diritto di opinione dica che difenderei  anche chi afferma che i giornalisti debbano andare nei campi di concentramento.
Lei, che è giornalista, come si sentirebbe?

Quello che le sfugge, o fa finta di non capire, è che l'indignazione da lei tanto criticata e vilipesa (complimenti la battuta sugli ortaggi è davvero degna del giornale per cui  scrive) non scaturisce dal fatto di essere stati "nominati" ma che nel suo ragionamento per assurdo Lucia Annunziata abbia accreditato l'incitamento all'odio per i gay come libertà d'opinione.

Che a lei dei gay non interessi nulla non è certo un crimine, ma un suo diritto,  anche se, in quanto cittadino e in quanto giornalista, dovrebbe indignarsi che una una categoria di persone - il cui comportamento non è illegale e non lede nessun diritto altrui-, sia vittima di odio e di discriminazioni.

Ma che lei usi le discriminazioni contro i gay per fare critica politica su altre questioni (guardi che nel libro paga della Rai c'è stato anche lei come si legge nel suo cv) è di un cinismo e di una furbizia senza precedenti.
Nel suo articolo non fa solo disinformazione - basta vedere quanto sono disinformati i lettori che hanno lasciato commenti al suo articolo che sembrano usciti dagli anni 80: c'è addirittura chi crede ancora che l'aids colpisca solamente gli omosessuali...
Al suo posto a leggere tanti commenti disinformati mi vergognerei come un ladro di avere dei lettori così ignoranti.
Ma che lei minimizzi l'odio omofobico per fare un discorso politico "contro" i clientelismi Rai e i soldi pubblici ecco questo ha in sé qualcosa di criminale. Purtroppo qui in Italia solo moralmente.
Fossimo negli Stati Uniti o in altri paesi occidentali anche da un punto di vista legale.
Forse se vivesse anche solo per un'ora nel mondo ipotetico da me descritto cambierebbe atteggiamento e opinione. Forse.

sabato 25 febbraio 2012

Ma per me Gay.it è molto MOLTO peggio di Annunziata (per tacer di Signorini)...

Obnubilato dal pettegolezzo, che sembra l'unica ragione di essere di Gay.it e di chi ci scrive (per lo più anonimamente, ma poi Bolle viene accusato perchè non fa coming-out) leggo su questo sito, che è sempre di più un fogliaccio paraomofobico, l'ennesimo rivoltante articolo dal titolo Signorini, outing di Bolle: a Carnevale vestivo da Roberta sulla presunta omosessualità di Bolle il cui sottotitolo spiega Durante la sua trasmissione radiofonica, Alfonso Signorini racconta di quando i genitori lo vestivano da ballerino. E chiama l'etoile al femminile. Outing volontario o solo gaffe? 

Ecco come una mente malata di pettegolezzo restituisce una notizia in realtà di tutt'altro genere.

Questi i fatti (desunti dallo stesso articolo ma restituiti nella loro prospettiva neutra, priva di malizioso pettegolezzo):

Alfonso Signorini  nel corso del suo programma radiofonico "Alfonso Signorini Show" [l'articolo non dice quale radio, ve la dico io: Radio Monte Carlo] raccontando aneddoti sul tema della tramissione[sic!] "Come i genitori ci vestivano a Carnevale" ha detto:
«Da bambino i miei genitori mi vestivano da principe azzurro, avevo una calzamaglia attillata che già metteva in evidenza tutto. Ero bellissimo, sembravo Roberta Bolle».

Dov'è l'outing? Io vedo solo un modo odioso e omofobico per insinuare che un ballerino, che è uomo, sia gay, col vecchio cliché del cambio di genere. Se sei un uomo e ti piacciono gli uomini allora sei femmina.


Ma agli occhi di chi ha scritto questo "articolo" conta più l'outing che il maschilismo, l'omofobia, l'errore epistemologico che confonde identità di genere con orientamento sessuale. Come se bastasse chiamare Bolle al femminile per provare la sua omosessualità e farne dunque outing.

Un outing che evidentemente, anche se non viene detto esplicitamente, è autorevole perchè Signorini è gay a sua volta (Signorini ha fatto coming out sulle pagine di Panorama nel 2007).

Come dire se un frocio dice di un uomo che è frocio allora quello lo è con più probabilità che se a dirlo fosse un etero... Ma questi sono pensieri miei che attribuisco all'articolo...
 Forse l'autore dell'articolo di Gay.it non ha considerato offensive le parole di Signorini perchè l'ha considerata una battuta tra gay. Ma ciò non toglie che, in una trasmissione pubblica, chiamare un uomo al femminile per riferirsi al suo orientamento sessuale sia e resti una battutaccia omofobica e irricevibile.

Un outing che per l'autore dell'articolo potrebbe essere d'aiuto un esempio positivo apertamente gay ai tanti ragazzi che si avvicinano al mondo della danza classica e per questo vengono derisi e discriminati.

Infatti chiamare Bolle Roberta è un esempio positivo.  Già lo si dileggia senza che sia venuto allo scoperto. Figuriamoci (ammesso che lo sia gay) se lo avesse fatto.

Tra l'altro l'autore dell'articolo non sembra avere le idee chiare sul significato politico del coming out che non è quello di essere d'aiuto ai tanti ragazzi che si avvicinano al mondo della danza classica e per questo vengono derisi e discriminati.
Ma come ragiona questo? 
Se tu vuoi fare il ballerino (solo di classica, eh) ti prendono in giro perchè ti dicono che sei frocio. Sapere che Bolle lo è ti aiuta? A che?
Aaah ecco!!! Perchè prendono in giro Bolle che frocio lo è davvero e non te  che sei etero!

Forse il coming out serve di più in quei campi dove il cliché non vedrebbe mai l'omosessualità. O in quei campi artistici più popolari e non così colti come quello della danza classica (perchè anche se ti piace la classica e la vai semplicemente a vedere sei preso in giro...).

Con tutto il rispetto per Bolle è più importante il coming out di Tizano Ferro (che Signorini sulle pagine di Tv sorrisi e canzoni criticò dicendo che "un artista deve poter essere giudicato in base a ciò che produce e non in base a quel che fa sotto o sopra le lenzuola) seguito da milioni di giovani che Bolle seguito da un pubblico di nicchia.

Insomma non si spezza una lancia a favore delle persone omosessuali se un ballerino dice sono gay (e tutti pensano grazie cara già lo sospettavamo).

Ha più importanza politica se a fare coming out sono tutti quelli e quelle che esercitano professioni notoriamente ritenute non da omosessuali: muratori e sportivi, mamme e casalinghe.

L'autore dell'articolo infine non sa nemmeno bene il significato politico dell'outing.
Infatti si fa outing cioè si rende nota pubblicamente l'omosessualità di un personaggio pubblico SOLO QUANDO IL PERSONAGGIO PUBBLICO HA POSIZIONI ESPLICITAMENTE OMOFOBE.

Non mi risulta che Bolle sia omofobo. E certo non si può accusare di omofobia chi - ammesso sia davvero gay (ma di Bolle lo diciamo solo perchè è ballerino) - decide di non venire allo scoperto.

Costringere una persona omosessuale al coming out non per le ragioni politiche dell'outing è un atto di omofobica prevaricazione.

OGNUNO HA DIRITTO A RIMANERE NASCOSTO e a uscire fuori quando meglio crede.Anche se sicuramente facessimo tutti e tutte coming out la visibilità aiuterebbe a sdoganare l'omosessualità. Forse. Ma chi sono io per dire come un altro deve vivere la propria vita?

Dunque, ricapitolando, invee di inorridire perchè si p fatta una battuta omofobica ai danni di un presunto gay si inneggia all'outing di un gay vigliacco che si nasconde il cui coming out aiuterebbe quei cari ragazzi che vorrebbero fare la classica e invece poverine vengono presi in giro.

E' proprio vero. I primi nemici dei gay sono i gay stessi.




venerdì 24 febbraio 2012

Lucia Annunziata e l'uso criminale della democrazia.




Se quello che ha detto Lucia Annuziata a spese delle persone omosessuali fosse vero e sostenibile io potrei esprimere senza tema di ripercussioni legali e non che se qualcuno la gambizzasse farebbe bene.
Ma davvero esprimessi questo pensiero (sic!) potrei essere denunciato dalla diretta interessata e ne avrebbe donde.

Io invece purtroppo non posso denunciarla. Perchè non solo l'unico gay e quindi quella frase per assurdo mi mette in pericolo senza che io possa difendermi.
Mi mette in pericolo prima ancora che come persona omosessuale come cittadino di una democrazia.

Perchè è ora di finirla con questa retorica cattofascista che scomoda Voltaire per difendere pensieri e affermazioni insostenibili.

Quel che Annunziata fa troppo furbescamente finta di ignorare è che un conto è difendere l'opinione di qualcuno come quella di Celentano su Avvenire e Famiglia Cristiana che non ha conseguenze né sulle cose né sulle persone, un conto è ratificare posizioni criminali di odio che possono avere conseguenze disastrose per le persone qui ed ora.

Perchè non sono le opinioni ad essere censurabili ma le conseguenze che quelle opinioni hanno sulle persone (specialmente se dette in eurovisione nel programma tv più visto dagli italiani).

La pericolosità dell'affermazione per assurdo di Annuziata è peggio ancora di chi i gay li picchia con l'intenzione di picchiarli perchè si balocca con frasi per assurdo senza curarsi quel che le sue ipotesi per assurdo mettono in ballo e rischiano di far correre a persone in carne ed ossa.

Annunziata è figlia del patriarcato come Mussolini e Hitler.
E se difenderebbe Celentano come ha detto di fare difenderebbe anche Ciarrapico che quella frase criminale l'ha detta per davvero.

D'altronde una che per attestare stima ad Avvenire e Famiglia Cristiana (avete mai letto le cazzate che scrive Famiglia Cristiana sul rock come musica del diavolo? Io sì) dice che sono due giornali coi controcoglioni è chiaro che il livello culturale è quello che è, cioè zero.

Ho letto che qualcuno del movimento glbtqi andrà alla sua trasmissione a parlare con lei.
Spero che nessuno ci vada perché andarci significherebbe legittimare lei che, con quello che dice e con quello che fa, non può essere una interlocutrice degna di legittimazione.

In democrazia il silenzio vale quanto l'indignazione.




venerdì 17 febbraio 2012

I soliti idioti il matrimonio e gli omosessuali a Sanremo. Idioti e omofobi.


Non ho ancora visto San remo quest'anno e non per snobismo radical chic di chi si vanta di non vederlo.
Lo vedo ben prima che per me diventasse un esercizio di lettura antropologica (giuro!) datomi all'università dalla "mia" docente di antropologia culturale. E' sempre stata una tradizione di famiglia, da quando ero piccolo, tutti  a sentire le canzoni, a dare i voti alla voce al testo alla musica... L'ho rifatto anche di recente, quando ero felicemente sposato con Daniele.

No, se non ho visto Sanremo p perché non ho potuto: impegni più (scuola) o meno (teatro) lavorativi mi hanno tenuto lontano. L'ho registrato Sanremo ma non ho avuto modo di vedere ancora nulla. So far. Avevo letto delle polemiche su Celentano e poi di quelle sui soliti idioti dei quali ignoravo l'esistenza e che ho conosciuto quando sono venuti a X Factor.
Trovo l'imitazione isterica di donna presentata da uno dei due prima di tutto offensiva e maschilista e poi non mi fa ridere, ma nemmeno un po'. Poi ho letto del loro sketch sulle persone omosessuali che tanto ha fatto indignare anche se qualcuno non lo trovava poi così offensivo. Beh non avendolo visto non ne ho potuto parlare. Ora l'ho visto e rispetto quanto è stato detto e scritto, la loro rappresentazione dell'omosessuale, la battuta di Morandi preferiscono Belen, hanno tutti giocato sporco senza contestualizzare i primi né la seconda.

La battuta di Morandi è e resta maschilista ma non nasce come commento al matrimonio tra i due gay da lui officiato come è stato scritto ma come risposta a uno dell'orchestra che, dopo il bacio in bocca datogli da uno dei due idioti  ha commentato con un non male al quale Morandi risponde non ho nulla contro gli omosessuali ma preferisco Belen, un po' come fece Pippo Baudo a un Sanremo di qualche anno fa (il 1994...) quando commentò dopo la performance di Elton John in Dont' Go Breaking My Hearth, accompagnato da Ru Paul nota drag queen, quini né omosessuale né trans, disse che lui preferiva le donne.

Però nonostante tutto Baudo per quanto possibile dimostra più classe di Morandi, infatti mentre Baudo si prese il bacio in bocca di Benigni con classe e ridendo,

Morandi si netta la bocca con uno smaccato gesto di disgusto manco lo avesse baciato Jabba the Hut...



E veniamo allo sketch sui gay (e già questo ha di per sé qualcosa di omofobico...) dei due idioti.
La prima parte dello sketch, lunga ripetitiva e con un Morandi pessima spalla  sfotte alcuni comportamenti o modi di vestire che non riguardano il mondo gay ma che qualcuno molto disinformato e maschilista  può leggere in quella chiave. Siamo alle solite di un popolo italiota che vede omosessualità dappertutto basta un vestito coi colori sgargianti o un capello da pseudoemo per parlare di omosessualità.
I loro due gay sono meno offensivi di quelli ritratti nel pessimo film Il vizietto pur ripescando nella stessa matrice ideologica.  Nessuno dei due idioti è vestito da donna o schecca, si comporta piuttosto da quattordicenne malcresciuto che non conosce il borghese concetto del pudore .



Qui non si sfottono i gay esagerando su una loro presunta caratteristica qui si improvvisa in maniera dilettantesca su cosa sembra gay ai due idioti (o chi scrive loro gli sketch)...

Dà fastidio, anzi, no, fa proprio incazzare, che si scherzi in maniera così inconsistente sul matrimoni tra persone dello stesso sesso visto che in Italia non solo non ci si può sposare ma non si ha nessun riconoscimento e dunque nessuna tutela legale e che, dunque, questo sketch mostrando come due strani e bizzarri personaggi si sposino alla leggera, per capriccio, non contribuiscono alla causa ma sminuiscono l'importanza di un diritto negato.
Lo sketch si fosse fermato qui saremmo ancora nell'alveo del nomen omen da idioti appunto.

Come imitazione dell'omosessuale trovo personalmente,  molto più offensivo lo spot Cynar di Elio e le storie tese quando si ritraggono come stilisti vistosamente e ferocemente effeminati.

Purtroppo però lo sketch non finisce qui. Infatti nella seconda parte i due idioti  cantano una loro canzone, non inedita ma facente parte della colonna sonora del film che porta il loro nome (che poi + quello di una pessima sit-com di MTV italia che, pure, ha riscosso tantissimo successo. Canzone che i due idioti  cantano non certo per la causa ma per le royalties che incassano oltre al compenso dato loro per questa performance (e poi tutti a criticare i soldi dati a Celentano che almeno li ha devoluti in beneficenza...). D'altronde col testo che ha la canzone è casomai contro la causa:


Omosessuale
lo capisce anche mia nonna
è proprio come esser donna
senza il ciclo mestruaaaleee
omosessuaale
...l'hanno scritto anche i giornali
che noi siamo tali e quali
con dei crimini ormonaali
omosessuaale
Quando vado all'ospedale
creo sempre un gran scompiglio
vorrei tanto avere un figlio
ma che sia omosessuaaalee!
un pò strano un pò normaale
te lo dico chiaro e tondo
te lo dico stretto e lungo sono...
OMOSESSUAAALEEE eee

tu che ti vanti di essere normaale
transigente della tua scelta genitaale
prima o poi vedrai c'è un dubbio che ti assaale
sarò mica omosessuaalee ee 

I neretti sono miei





Dunque nella canzone prima si confermano tutti i peggiori cliché del caso (anche quello sui figli degli omosessuali che vengono anche loro omosessuali) e poi si spezza una lancia in loro favore insinuando il dubbio che chi è tanto intransigente sotto sotto omosessuale lo è anche lui...

Roba da vomitare per un anno e mezzo come diceva la Cicciona mia omonima di B.C.

Per fortuna stavolta, tranne qualche amico cristiano che, si sa, deve porgere sempre l'altra guancia, la comunità, con un po' di ritardo, si è incazzata e le proteste sono arrivate.
Ivan Scalfarotto dice (e non potremmo più essere d'accordo con lui) :

«Le cose che abbiamo visto e sentito non sono ammissibili in nessun Paese civile. Dire che i gay sono come donne senza il ciclo non offende solo Sanremo e i gay, ma le donne, gli uomini, la vita.
I Soliti Idioti parlano ai ragazzi, in un momento in cui il bullismo omofobico è una piaga, in cui gli adolescenti non ce la fanno a sostenere il peso, si suicidano. E Morandi ha peggiorato la situazione, dicendo che non ha niente contro gli omosessuali ma preferisce Belén Rodriguez. Mi aspetto che il direttore generale della Rai Lorenza Lei con la stessa sollecitudine con cui si è affrettata a scusarsi con il Vaticano le intemperanze di Celentano, lo faccia anche con noi per questa parentesi di cattivissimo gusto, per questo spettacolo inverecondo».
 Anche Patanè ha parole dure:
«Trovo orribile che il giorno in cui il governo decide di aderire al programma europeo contro le discriminazioni nei confronti degli omosessuali, la Tv di stato, attraverso la sua tribuna più popolare, decida di dare ospitalità a una rappresentazione grottesca e becera. Il ministro Fornero ha detto che la discriminazione si combatte con l'educazione. Ecco: quale sia il messaggio educativo dei Soliti Idioti mi sfugge. La satira si fa sulle opinioni, non sulle condizioni personali, non sull'identità sessuale, non sulle minoranze. Una Tv di stato che riduce i gay come macchiette vanifica decenni di battaglie, distrugge in cinque minuti il nostro senso di lotta, che ha un'altra profondità.
Anche se poi non perde occasione per farsi pubblicità (ma si sa Patanè ha come molti rappresentanti delle associazione GLBTQI l'anima del piazzista)
C'è un video, sul nostro sito, che racconta l'amore

omosessuale in modo semplicissimo. E' girato da, su e per gli adolescenti. Voglio vedere se Sanremo ha il coraggio di trasmetterla».
(la fonte di queste dichiarazioni è Vanity Fair)

Certo la cassa di risonanza mediatica di Sanremo è la prima in Italia, ma i soliti idioti (e omofobi) non è la prima volta che remano contro la causa propalando una campagna contro-omosessuale

e non tanto nella canzone Pene ano


dove come i ragazzini si divertono a dire parolacce e a sussumere l'omosessualità al coito anale,
ma soprattutto in questo sketch



nel quale gli omosessuali sono degli esibizionisti sessuomani isterici e petulanti.

E pensare che negli anni 70 si gambizzava per molto meno...

martedì 14 febbraio 2012

Ti sposerò. Il video prodotto da Orlando, Comitato provinciale Arcigay Brescia e Una Zebra a Pois -- Gruppo giovani Arcigay Orlando Brescia

Il Videoclip è stato diffuso il 14 febbraio 2012 per San Valentino .

Nasce nell'ambito del Comitato provinciale Arcigay di Brescia e del Gruppo giovani Una Zebra a Pois da un'idea e dalla sceneggiatura scritta da Davide Parrotta, volontario di Arcigay Brescia.
La regia è di Luca Cerlini che la frima assieme al gruppo artistico Secret Wood da lui fondato. 
Il video è stato possibile anche grazie alla concessione da parte di Jovanotti e della Universal Music Italia della canzone Ti sposerò tratta dall'album Quinto mondo (2002).




Regia di: Luca Cerlini, Secret Wood


Sceneggiatura: Davide Parrotta


Prodotto da: Orlando, Comitato provinciale Arcigay Brescia
Una Zebra a Pois -- Gruppo giovani Arcigay Orlando Brescia


Con il patrocinio di:


Arcigay -- Associazione lesbica e gay italiana
AGEDO -- Associazione genitori e amici di omosessuali
Comitato nazionale Bologna Pride 2012


Il video manca completamente di claim e di simboli (loghi etc) finali, non si sa se perchè presentato nella versione neutra o perchè così concepito. Magari per accordi con la Universal che non voleva la canzone di Jovanotti associata a una sigla politica. Certo diffuso così manca di un messaggio scritto finale.
Possibile che ai suoi autori non hanno sentito la necessità di concluderlo con uno slogan anche neutro senza bandiere politiche?
Uno slogan anche banale e retorico come la citazione del III articolo della nostra Costituzione o con un banalissimo L'amore è lo stesso qualunque sia l'orientamento sessuale o un altro qualsiasi slogan migliori di quelli da me suggeriti?
Qualcosa di semplice che concluda e riassuma in uno slogan quanto mostrato nel video?


Sembra sempre che noi italiani siamo incapaci di proporre una comunicazione valida ed efficace. 
Anche il video australiano da me tanto criticato alla fine comunica con uno slogan ineccepibile  e condivisibile. 
Così com'è questo video sembra un esercizio la prova generale di un video da fare poco male basta montare in coda al medesimo uno sloga, si è sempre in tempo.


I contenuti del video non si discostano dai valori centrali dell'Arcigay che sono incentrati sempre sul privato (la vita familiare e amicale) anche se stavolta qualche novità c'è. 


Intanto c'è la schiettezza e la semplicità di una coppia ritratta in alcuni dolcissimi momenti di intimità con delle immagini che valgono mille parole immagini e situazioni vere sincere non retoriche e eteronormate come nel video australiano. 




Tanti bei momenti indimenticabili: 


il gesto di commozione di uno dei due sposi quando vede il coniuge vestito di tutto punto e si copre la faccia col cappello...


...la quotidiana convivenza fatta di piccoli gesti come lavarsi i denti insieme davanti lo specchio (con la mdp che ne prende il posto). 


Ancora la proposta di matrimonio fatta al ricevimento degli sposi da una ragazza alla sua innamorata (uno dei rari casi in cui gay e lesbiche convivono davvero nello stesso video).
 
 




E poi, viva la faccia, un vero bacio dopo il matrimonio 



Il video funziona ed è uno dei meglio riusciti qui in Italia.


C'è la visibilità della coppia di ragazzi che si concedono morigerati ma evidenti cenni di intimità affettiva in pubblico

 
 attirando occhi non troppo indiscreti


 vengono ritratti in timidi momenti di vita del movimento poco politici però, una scampagnata,
 che fa parte del leisure time e il gay pride che è il momento di collettivizzazione. 



Manca la vita di circolo che forse era più sintomatica (e politica) e che avrebbe fatto fare capolino almeno in qualche modo al grande assente anche di questo video: il lavoro, la scuola, lo studio, cioè i luoghi sociali meno protetti dove dobbiamo avere la stessa visibilità e lo stesso rispetto  delle persone straight e dove invece la società non ci vuole e il massimo che la comunità glbt sa fare è accusare chi da solo non ce la fa a fare coming out di vigliaccheria, come se fosse solo una questione personale, e non di gruppo.

L'unico frame dove uno dei due protagonisti è probabilmente al lavoro, 

ma dura qualche secondo ed è solo, mancano i colleghi (naturalmente un lavoro artistico, da designer grafico, si vedono penne e un rande schermo pc, come a dire tutti i gay grandi artisti...) ma un barista o un operaio un maestro no?


Insomma un video che commuove ed emoziona ma che comunica più al cuore (cioè alla pancia) che alla mente.

Un primo passo importante ma c'è ancor a tanta strada da fare!!!






 




mercoledì 8 febbraio 2012

Fisica e chimica, dopo una scena dolcissima una che calca sui più triviali clichè

Ho già avuto modo di parlare di questa serie adolescenziale e per adolescenti, per difenderla dagli attacchi fascisti dell'Aiart.
Stavolta ne scrivo per constatarne la limitatezza e l'omofobia di fondo...

Infatti dopo una scena dolcissima alla fine dell'episodio trasmesso ieri da Rai4 nella quale David del tutto inaspettatamente bacia Fer e gli chiede di non arrabbiarsi con lui...




...nell'episodio di oggi, dopo che David dimostra di non ricordare quel bacio, Fer si dispiace e ne parla con una delle sue amiche...



...alla quale dice che non sa se David sia gay o etero visto che non si è dichiarato e che fino a l'altro ieri aveva la ragazza (bisex no, eh?). Al che, la ragazza invece di dirgli che l'importante è quel che provano l'uno per l'altro al di là del coming out (visto che essendo David un ragazzo di prima liceo dovrebbe esser ancora molto giovane, sui 14 anni...) gli consiglia di verificare se è gay mandando una ragazza che ci provi con lui (David) se è più interessato ai vestiti che al suo corpo vuol dire che è gay. Al che Fer invece di darle una capocciata sul naso per il consiglio a dir poco omofobico dice che è una bella idea...


Così mi trovo sullo stesso piano dell'Aiart, certo dall'altra sponda rispetto loro (ehm). Anche io mi chiedo quale messaggio questo telefilm mandi ai nostri adolescenti, gay e non.

Che solo un gay può dare un bacio a un altro ragazzo mentre il bacio di David poteva essere un bacio tenero, di affetto di riconoscimento di Fer, non di investimento sessuale ma affettivo non necessariamente finalizzato al sesso.

Che se hai avuto la ragazza e hai baciato un ragazzo e quindi probabilmente ti piacciono entrambi i generi DEVI SCEGLIERE uno dei due, perchè tutti e due non si può.

Che essere gay è una scelta, e per capire che lo sei non basta avere affetto e o attrazione sessuale  per le persone del tuo stesso sesso ma, contemporaneamente, l'altro sesso deve esserti del tutto indifferente (anche se fino a ieri non lo era...).
La bisessualità non solo non è una opzione possibile ma proprio non esiste.

Che se sei un ragazzo per stabilire se sei gay basta che dimostri di apprezzare più il vestito di una ragazza che la ragazza, considerazione questa tra le più fasciste e patriarcali, che dicono a un ragazzo etero che se non mette subito le mani sule tette di una ragazza rispettandola, è frocio.

Allora senza arrivare alle proposte censorie dell'Aiart, tutto sommato,  sono contento che questo telefilm sia consigliato a un pubblico adulto.
Certo per il telefilm è un fallimento visto che si rivolge ai ragazzi e alle ragazze.
Per Rai4 è un altro fallimento visto che comunque il telefilm racconta di un gruppo di adolescenti ma si sconsiglia loro di vedere il telefilm (almeno che gli adolescenti non rientrino tra il pubblico adulto).


Insomma che non solo perchè l'Aiart lo vuole censurare Fisica e chimica è un telefilm gayfriendly o illuminato...

Che tristezza.