Così mentre Casini si distingue per la vocazione alla discriminazione
totale delle persone omosessuali arrivando a dire che
Il matrimonio tra gay e' un'idea profondamente incivile, una violenza della natura sulla natura lasciando a chi, prima di me, ha già scritto e detto tutto quello che è il caso di dire su questa affermazione, da
Elfobruno a
Patanè, io vorrei soffermarmi su un modo di riferirsi al matrimonio (e basta) che sta prendendo piede trasversalmente e che mi inquieta moltissimo non per la forma ma per la sostanza.
Non mi riferisco solamente all'aggettivo
gay posposto al sostantivo
matrimonio che nello specificare la
natura della coppia sposata (=il suo orientamento sessuale) invece del suo assortimento sessuale (l'unico elemento che davvero dirime la questione visto che in Italia sono le persone dello stesso sesso a non potersi sposare non, strettamente, le persone omosessuali che, se di sesso diverso, anche se dichiaratamente omosessuali, possono farlo) distingue il matrimonio
tra persone dello stesso sesso evidentemente perchè ne sente la differenza con l'altro matrimonio, quello che non ha bisogno di aggettivi laddove invece da tutte le parti (lì almeno dove è stato riconosciuto) si chiede (si è chiesto)
semplicemente l'apertura dell'unico matrimonio esistente
anche alle coppie dello stesso sesso.
Mi riferisco soprattutto all'espressione matrimonio
tra gay che mi dà i brividi, come se, effettivamente, i gay esistessero in quanto gruppo caratterizzato da una serie di elementi che ne permette l'identificazione esclusiva.
Ovviamente nessun* omosessuale, proprio nessun* eterosessuale, ha qualcosa in comune oltre all'orientamento sessuale.
E nemmeno quello è esclusivo perchè l'orientamento sessuale non è così netto e oppositorio come si crede (come pretende l'ideologia patriarcal-maschilista nella quale siamo immers* tutt*) ma, come ha ben dimostrato
Kinsey e tanti dopo di lui, sfumato, continuativo, senza stacchi netti.
Ci si dimentica che le categorie lgbt(qi) hanno una loro ragione di esistere politica in quanto identificano un campione umano vasto e variegato che è discriminato per lo stesso motivo: l'orientamento sessuale o l'identità di genere, discriminazione causata dallo stigma sociale alimentato da loschi figuri come Casini e Bindi.
Quando un aggettivo nato per denunciare una discriminazione diventa il sostantivo con cui le persone vittime di quella discriminazione vengono indicate e
sussunte lo stigma non solo è massimo ma la discriminazione ha vinto perché serve a identifica ancora le sue vittime.
Anche da un punto di vista logico
matrimonio tra gay non funziona perchè esclude dall'equazione le persone bisessuali usando le categorie in maniera netta laddove la natura, almeno quella umana, aborre i salti
discreti.
Matrimonio tra persone dello stesso sesso non è solo un modo più rispettoso e non discriminatorio di esprimersi ma anche logicamente e politicamente più corretto.
Dire
matrimonio tra gay distingue non solo le persone in base all'orientamento ma crea automaticamente un matrimonio
altro che, nel migliore dei casi, è
parallelo a quello regolare, che non ha bisogno di specificazione.
Per cui mentre si continua a distinguere e discriminare in base all'orientamento sessuale si distingue anche sulla natura e sulla qualità del matrimonio.
C'è un matrimonio
vero senza aggettivi e un matrimonio
tra gay.
Purtroppo a parlare così non è solo Casini ma sono anche
molti giornalisti del manifesto.
Questo perchè sia che le si ami sia che le si odi le persone omosessuali vengono viste come
razza a sé, non come uomini e donne esattamente come quell* etero, ma come una sotto-categoria umana. Questo punto di vista inficia tutta la politica di rivendicazione.
Un conto è dire come stanno in realtà le cose, cioè che ci sono delle persone che per un pregiudizio legato al loro orientamento sessuale sono escluse dai diritti riconosciuti a tutti gli uomini e tutte le donne, fra cui quello di sposarsi e che questa discriminazione dovrebbe essere eliminata aprendo loro al matrimonio, e basta, né etero né gay, matrimonio, l'unico che esiste.
Il diritto al matrimonio deriva da quei diritti umani, donnani, riconosciuti a tutt* in quanto persone.
Un conto invece e riconsocere, come fa chi usa entrambi i modi di dire, matrimonio gay o, ancora peggio, matrimonio
fra gay, che esiste una categoria a sé di persone le quali hanno diritto non alla stessa istituzione esistente ma a una istituzione loro, mutuata da quella comune e generale e confezionata per il loro esclusivo uso e consumo come fa la pessima proposta di legge propalata dalla campagna
Una volta per tutti voluta, fra gli altri, da Cathy La Torre, area SEL, che vuole una partnership esclusivamente per le persone omosessuali - e quelle bisessuali? si attaccano!
Chiara la differenza no?
Un conto e se io guardando a due coppie una di due donne e una di un uomo e una donna non vedo differenza alcuna al di là di quella evidente del loro assortimento sessuale e quindi uso le stesse leggi, gli stessi istituti giuridici, le stesse parole per entrambe.
Un conto invece se vedo queste due coppie differentemente e per la coppia omosessuale non riconosco gli stessi diritti di quella etero ma dei diritti speciali, specifici, ad hoc, solo per loro.
Secondo questo modo di vedere dunque il diritto delle persone omosessuali a sposarsi non deriva dall'appartenere al comune consesso di esseri umani e donnani (=sono persone come tutte le altre) deriva invece dal loro appartenere alla categoria di omosessuali.
Così ...pensando non si elimina la discriminazione. La si riconosce come differenza vera iscritta nel corpo delle persone omosessuali continuando a discriminarle cercando poi di tutelarle in qualche modo dalla discriminazione che hanno inferto le istituzioni stesse.
Insomma un conto è eliminare le barriere architettoniche per chi, non potendo camminare, è costretto a vivere su una sedia a rotelle.
Un conto è costringere qualcuno che può camminare benissimo alla sedia a rotelle e pensare poi a eliminare le barrire architettoniche per favorirli nell'handicap cui sono costretti a vivere...
E' ora che tutto il movimento si confronti su questa profonda contraddizione.
Io sono un uomo. Un uomo al quale piacciono i ragazzi.
Non sono
un gay così come mio cugino Andrea al quale piace la gnugna non è un etero.
Siamo entrambi appartenenti al genere
donnano.
E basta.
Diritto all'indifferenza, ricordate?