(...) Una volta, nel centro di Roma, dentro un autobus stracolmo, un prete di mezza età ha cercato di attirare la mia attenzione. Lì per lì sono rimasto molto sorpreso, ho cambiato posto e l'uomo mi ha lasciato in pace. I miei amici italiani ne hanno riso: «Eh già: a Roma funziona così!», poi hanno cominciato a raccontarmi — soprattutto gli amici omosessuali — dei loro frequenti incontri con preti.Che differenza dall'onestà intellettuale, precisione, metodo e deontologia di questo giornalista tedesco e il pressappochismo, la ricerca dello scandalo a ogni costo, i pregiudizi e l'omofobia palese dell'articolo di Panorama, di cui ho già avuto modo di parlare.
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Durante il lavoro che ha portato a questo libro due sono stati gli aspetti che mi hanno colpito e che considero particolarmente rilevanti in merito a questa problematica: l'ambiente in cui vive il sacerdote omosessuale è diverso da quello di un omosessuale che sia estraneo al mondo ecclesiastico. Il prete è quindi non solo costretto a misurarsi come gli altri con la diffusa intolleranza o pseudotolleranza nei confronti dell'omosessualità, ma deve anche – ed è questa la differenza sostanziale – adempiere a una funzione rappresentativa che finisce col distinguerlo dagli altri: è infatti un intermediario tra Dio e gli uomini.
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Il prete, che tanti fedeli delle comunità religiose ritengono di conoscere bene in quanto persona a loro «vicina», non viene riconosciuto per quello che è: un uomo come me e come te che condivide i nostri stessi bisogni. Finisce così con l'essere lasciato solo con i propri dubbi e í propri problemi che, ora per buona educazione, ora per timore reverenziale, nessuno osa affrontare con lui. Ne deriva che molti dei sacerdoti da me intervistati soffrono di solitudine, soprattutto la sera quando si chiudono alle spalle la porta di casa.
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Se i preti eterosessuali che violano il voto di castità sono esposti al biasimo della Chiesa, quale deve essere la situazione dei loro colleghi omosessuali?
Un chierico che non disdegni le donne può essere ancora in qualche modo scusato, anche se commette una grave colpa che prevede punizioni severe. «E pur sempre un uomo!» si dice spesso in questi casi.
Ma se un chierico trascende l'orizzonte di ciò che sembra ancora ammissibile e prova desiderio per un uomo anziché per una donna, comincia la discesa nei più cupi antri del pregiudizio, nella sfera del peccato mortale, degli atti riprovevoli, perversi, innaturali. Un chierico che sia omosessuale dà luogo a un binomio inconcepibile: prete e gay. L'una cosa sembra dover tassativa-mente escludere l'altra.
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La Chiesa ufficiale condanna drasticamente qualsiasi rapporto tra due uomini che sia sincero, leale e ispirato all'amore: cose del genere risultano inammissibili perché contrarie alla dottrina della salvezza cristiana.
Ciononostante, nel corso della mia inchiesta ho avuto modo di scoprire che questi rapporti esistono e che non si distinguono affatto dalle amicizie eterosessuali, se non per la triste circostanza che devono essere vissuti di nascosto. (Thomas Migge Può l'amore essere peccato? Marsilio, Venezia, 1994, pp. 9-12)
se torno a parlare a così breve distanza è per segnalare altri articoli, di commento a quello di Panorama, come quello che mi ha segnalato Gedibal, che ringrazio, che ha costituto la classica punta dell'Iceberg.
cominciamo da alcune dichiarazioni di Aurelio Mancuso, ex presidente di Arcigay nazionale, che, secondo l'Ansa, quindi una fonte abbastanza attendibile, il 22 luglio, prima che l'articolo di Panorama uscisse in edicola, ma dopo l'articolo del Messaggero che ne anticipava ampi stralci) ha dichiarato:
Che tanti sacerdoti siano omosessuali e cerchino sesso, anche a pagamento, con altri uomini "non è una novità" (...) "Anch'io, una quindicina di anni fa, ho avuto una storia con un monsignore", aggiunge.Allora si tratta di sesso,anche a pagamento, o di una storia? Oppure come sembra intendere Mancuso le storie tra gay sono sempre e solo di sesso e non anche affettive?
"Nella comunità si sa da sempre (...) è molto consueto che sacerdoti frequentino i luoghi di ritrovo degli omosessuali, come saune, bar, discoteche. Posti dove comunque non si va solo per fare sesso, ma anche per conoscere persone. E per entrare magari hanno fatto la tessera di Arcigay". Con il loro vero nome? "Perché no, tanto sono protetti dalla legge sulla privacy". E il monsignore? "La storia è durata sei mesi, era il 1994 o il 1995. Era qui a Roma, lui era un alto funzionario vaticano. Poi ne ho perso le tracce, ma credo che stia sempre a Roma". E l'alto prelato non è l'unico prete con cui Mancuso abbia avuto una storia: "Ce ne sono stati anche altri, e a volte ho scoperto solo dopo che erano sacerdoti".Tutto qua? Nessun commento? Nessuna spiegazione?
Solo dopo le dichiarazioni del Vicariato di Roma Mancuso fa meno il disinvolto marcia indietro e rilascia ben altra dichiarazione:
"Sbagliate le reazioni ecclesiastiche perché - dice - tendono ad accreditare l'omosessualità all'interno della Chiesa come un fenomeno marginale, ma il reportage di Panorama sui preti gay - sostiene Mancuso - è un'operazione politica e culturale orribile perché, per attaccare la Chiesa cattolica, propina una visione della comunità omosessuale zeppa di stereotipi e di luoghi comuni". (fonte Via di donna community)Diversamente, sul sito Gay Freedom, Mancuso ha posizioni più condivisibili, e, non potendo risalire alle esatte dichiarazioni riportate su internet, il beneficio del dubbio è d'obbligo. Non però per la vanità e la frivolezza con cui, pur se criticato, si difende e ribadisce di avere avuto una relazione con un Monsignore.
Non dissimile il tono di Marrazzo di Arcigay Roma almeno secondo il sito Roma Today che pubblica questo articolo:
Rave e afterhours solo per preti gay. L'invito viaggia via sms e i locali sono sempre gli stessi. Ma spesso i nomi dei locali che ospitano feste private omosex solo per religiosi vengono affidate alle chat. Esattamente come succede per rave e afterhours, raduni esclusivi e dedicati. Così a Roma si ritrova la comunità di sacerdoti omosessuali, almeno stando a quanto dichiara Fabrizio Marrazzo di Arcigay Roma.Ipocrisia? La posizone della chiesa sui gay è chiara. Il fatto che ci siano gay nella cheisa non significa che le gerarchie eccelsiastiche li difendano o li coprano. Allora dov'è "l'ipocrisia"?
"Non è un mistero che ci siano preti e sacerdoti che a Roma frequentano ambienti e locali gay - ha spiegato Marrazzo - ma ovviamente si tratta di feste private. E comunque di certo non condanno tutto questo". Sms e chat garantiscono anonimato ed esclusività. Di questi locali, i cui nomi si tramandano con un discreto passaparola, qualcuno gravita dalle parti della gay-street, via di San Giovanni in Laterano, altri dalle parti di Testaccio. Come il "69", frequentato ritrovo per feste in tema e solo per gay. "Sappiamo che si tratta di persone omosessuali - ha spiegato Marrazzo - Qualcuno in passato li ha riconosciuti, vivono a Roma ed è possibile che svolgano le loro attività nella Capitale. Mi è stato riferito che negli ambienti gay c'é anche qualche vescovo. In generale questi frequentano ambienti gay ristretti assieme ad altri omosessuali non sacerdoti". A questo proposito Marrazzo ha "condannato l'ipocrisia della Chiesa, che invece spesso si oppone a provvedimenti in favore degli omosessuali".
Si tratta di omofobia casomai di chi decide che i preti se gay non possono aderire al sacerdozio.
A proposito dell'inchiesta del settimanale Panorama, che annuncia un servizio sul prossimo numero che mostra preti sorpresi a frequentare i locali di ritrovo dei gay romani, Marrazzo ha spiegato che lo scorso 2 luglio, alla vigilia del Gay Pride della Capitale, il sacerdote francese di cui si fa riferimento potrebbe "essere stato al locale '69', nel quartiere Testaccio, dove spesso si organizzano afterhours per omosessuali", intorno alle 5 del mattino. Questo locale rientrerebbe nel giro di locali dove si organizzano feste per religiosi gay. Per Marrazzo, invece, "il Gay Village è un posto sicuramente poco frequentato da sacerdoti gay soprattutto della zona, visto che spesso ci sono fotografi ed è un posto al centro dell'attenzione. Per loro ci sarebbe poca discrezione".Poca discrezione perchè ci sono i fotografi o perché centinaia se non migliaia di persone riempiono il locale tutte le sere che resta aperto?
Il gay Village è una discoteca frequentata da una ambiente misto etero-gay, estraneo ai locali dove si fanno i festini cui Marrazzo allude. Quindi che cribbio di argomentazione propone?
APPUNTAMENTI PRESI IN CHAT. Se non via sms, gli appuntamenti si ottengono in chat, attraverso siti come gay.it oppure "Venerabilis", il web-site con dominio turco della sedicente "Fraternità" omosessuale dei preti cattolici romanì. Gia nella home page del sito si sottolinea di essere "per e con la Chiesa Cattolica Romana e dalla parte del santo Padre", e di voler essere di "aiuto ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici 'omosensibili' che si sforzano di vivere la ricchezza della vita umano-cristiana consapevoli dei propri limiti". Il "punto forte" di Venerabilis sono le chat: cliccando, ti viene subito chiesto se sei un sacerdote e se vuoi "dialogare con serenità e pace in chat". Si può chattare in varie lingue: italiano, spagnolo, francese e inglese. C'è inoltre la chat "Chiedi al sacerdote", dove è "possibile consultare con assoluta tranquillità e riservatezza, oltre a sacerdoti, religiosi e alcuni laici, personale qualificato (psicologo o medico)". "In quanto chat di condivisione del proprio vissuto e del proprio pensiero - si precisa sul sito - è d'obbligo il rispetto, in atteggiamenti e parole, nei confronti delle persone che vi accedono"Ovvietà, banalità, sentito dire. Non c'è male per una articolo che alimenta un immaginario comune nel quale le chat sono luoghi di perdizione (si può chattare pure in più di una lingua!!!)
LE TESTIMONIANZE. "Ci sono tanti sacerdoti omosessuali, ma questo non fa di loro dei cattivi preti": così Luca Trentini, segretario nazionale di Arcigay,che in quanto a competenza per stabilire se un prete è "buono" o meno non ne ha alcuna.
commenta l'anticipazione dell'inchiesta di Panorama sui preti gay. Ex seminarista, allontanato dopo 12 anni di seminario proprio perché aveva dichiarato la sua omosessualità, Trentini conosce bene l'ambiente religioso.Di nuoco non è la persona più adatta per parlar della dottrina della chiesa.
Per quanto odiosa od omofoba la chiesa sia la chiesa ha tutto il diritto di dire che non vuole omosessuali tra i preti. E' una regola chiara e chi si fa prete sa di doverla rispettare. certo ognuno ha diritto di criticare queste posizioni retrograde o le affermazioni false e oscurantiste che creano inesistenti collegamenti tra omosessualità e pedofilia (o incesto, ricordate Bertone?) ma se la chiesa non vuole gay tra i preti per quanto mi riguarda ha tutto il diritto a dirlo. Siamo ancora in un paese libero. Certo le istituzioni dovrebbero togliere alla chiesa tutti i privilegi visto le sue posizioni reazionarie e omofobe ma questo in Italia non capiterà mai. Non mi sento di "salvare" i preti dalla chiesa, basta non entrare in quel consesso per essere salvati. Non puoi entrare in un club di vegetariani e poi accusarli di discriminare i carnivori...
"Quello dell'omosessualità tra i religiosi non è un fenomeno nuovo" dice, e spiega che "l'obbligo della castità è contro natura, le pulsioni devono trovare uno sfogo per non diventare psicosi e così c'é un proliferare di preti costretti a vivere una doppia vita, a indossare un abito di giorno e un altro di sera, sostanzialmente a vivere nell'ipocrisia".Di nuovo non riconosco a chi parla le competenze psicologiche, antropologiche sociologiche oltre che mediche per dare spessore alle sue dichiarazioni.
Ecco quindi che "la via più facile è quella del sesso a pagamento".Equazione come dire, discutibile? O di merda? Fascista ? Nazista? E tutti gli etero che vanno a puttane o a trans? e tutti i preti gay che NON vanno a escort?
"Anche all'interno del Vaticano ci sono sacerdoti che vivono relazioni omosessuali - dice Trentini - sono nascosti, invisibili, e forse vivono anche meglio il sacerdozio perché sono certamente più equilibrati di quelli che si reprimono".Peccato che non si parla dei preti etero ama solo di quelli gay. Cosa è in discussione il praticare il sesso o l'omosessualità? cos'è che rende questi omosessuali inadatti al sacerdozio? la non astinenza o l'omosessualità? La chiesa è chiara. Non questo tipo che parla senza sapere cosa dice
In passato Trentini ne ha conosciuti alcuni, e ricorda in particolare "un prete che aveva una relazione stabile con un ragazzo: questo lo aiutava a vivere in modo più sano il suo sacerdozio, anche se il problema è che doveva restare nascosto".Con quali competenze?
E negli ultimi anni, aggiunge, c'é stata "un'ulteriore "stretta" nelle direttive sui criteri per scegliere i seminaristi: le persone omosessuali vengono allontanate, e anche gli eterosessuali che difendono la causa gay vengono vagliati con molta attenzione. All'interno della chiesa, poi, chi rivela la sua omosessualità spesso viene invitato a compiere un percorso psicologico per tornare all'eterosessualità". La necessità di nascondersi ha spinto molti sacerdoti gay a formare gruppi di sostegno, "che vivono nell'ombra e nel terrore di essere scoperti".affermazione ridicola. Non si p mai visto un gruppo di sostegno "clandestino"...
"Eh sì, è difficile, ma che ci devo fare? Non sono malato, sono normale. Voglio vivere la mia vita e compiere le mie scelte liberamente".MA se la chiesa non ti vuole in quanto gay, mi dispiace, cazzi tuoi. fatti la tua battaglia per conto tuo ma non dire che sei discriminato in quanto gay.
Parole dette piano, sullo sfondo di uno dei più bei parchi di Roma all'Eur, a pochi metri dalla grande entrata del Gay Village, la discoteca all'aperto dedicata ai gay dove visi sorridenti e persone gentili accolgono chiunque, nonostante le anticipazioni sul servizio di Panorama che indica quel luogo come punto di riferimento dei sacerdoti gay.Chi non dovrebbe sorridere se ci sono preti gay al village? Se sono in borghe come faccio a distinguerli dagli altri avventori? E ci saranno preti etero al village, come ci sono ragazzi etero (perchè come organizzano le feste in disco i gay...) ?
Per chiunque si intende anche lui: seminarista e non prete, comunque vocato e in attesa, che se la sente di parlare solo quando gli assicurano che non avrà mai un nome e mai un volto. "L'omosessualità è un humus nel quale la chiesa ha pescato i propri figli - racconta -:persone che vivevano in silenzio ed emarginate la propria solitudine, che non si facevano una propria famiglia perché non potevano, gay repressi. E adesso viviamo la nostra vita disperatamente, nascondendoci. E qui a Roma è più facile confonderci".Quindi la chiesa è stata un mezzo per tanti gay di nascondersi. Di non accettarsi. Di vivere in clandestinità proprie pulsioni sessuali senza svilupparle anche in ambito afferivo. Siamo sicuri che le cose siano così o è così che le vede chi dice queste parole?
Ma è quella "caccia alle streghe che ha avviato il Vaticano che fa più male", quella filosofia per la quale "l'omosessuale è un pedofilo. Noi non siamo pedofili", protesta. Lui non lo è: giovane sì, ma non così giovane da essere 'categorizzato', condanna questa "pruderie che si consuma intorno a noi".Non così giovane da essere categorizzato??
L'autore di questo articolo sta al giornalismo come il cioccolato sta alla famosa robina di una canzone di Mina...