Così Maria Novella De Luca, su Repubblica accorgendosi del problema solo dopo la sentenza della Corte di Cassazione, scopre l'acqua calda ed elenca tutti i diritti disattesi per le coppie non sposate.
Solo che nel farlo commette un errore ideologico imperdonabile.
Tutto quello che la giornalista pretende accada alle coppie omosessuali accade in realtà a tutte le coppie non sposate, qualunque ne sia l'assortimento sessuale, dunque anche alle coppie omosessuali non solo.
Per coprire questo vizio ideologico la giornalista scrive nel sottotitolo che le coppie omosessuali vivono gli stessi problemi delle unioni di fatto eterosessuali. Con l'aggravante della discriminazione.
Per lo Stato e la burocrazia italiana le coppe gay, con o senza figli, sono invisibili. Nel senso che ognuno di loro esiste come singolo individuo, o come mamma o papà single, ma sul fronte del patrimonio, delle pensioni, dell'assistenza in ospedale, dell'acquisto di una casa, o addirittura dell'affido di un figlio, la coppia gay, semplicemente, non è contemplata.Proprio come la coppia etero non sposata
Dunque invece di vedere nella discriminazione che si indica lo stesso tipo di coppia le si distingue perchè gay e poi le si equipara a quelle etero. Chi l'omofoba qui?
Una condizione che le equipara alle coppie di fatto eterosessuali,
che si trovano spesso a dover affrontare discriminazioni simili.E come si esplicano questo tabù e questa omofobia negli esempi riportati nell'articolo che riguardano sempre e comunque anche le coppie etero?
Ma verso le unioni omosessuali c'è l'aggravante del tabù e dell'omofobia.
Eppure nel nostro paese ci sono cinque milioni di omosessuali e oltre centomila bambini nati da unioni lesbiche o gay. Bambini che frequentano scuole pubbliche, ma al momento dell'iscrizione devono risultare figli soltanto di uno dei componenti della coppia gay, perché, appunto, non essendoci né matrimoni né vincoli more uxorio riconosciuti per gli omosessuali, l'altro genitore per la legge non esiste...Qui c'è una forzatura terribile che apre il fianco ai critici (anche nel movimento) delle adozioni di coppie gay. Perchè si fa confusione su due situazioni diverse. Che tali son proprio per il diverso assortimento sessuale delle coppie in questione.
La legge italiana riconosce diritti ai bambini nati fuori dal matrimonio quando i due componenti la coppia non sposata che li ha avuti sono entrambi genitori biologici del minore.
Nel caso in cui il figlio (la figlia) sia, biologicamente parlando, solo di uno dei due componenti della coppia la legge italiana al cogenitore cioè al genitore non biologico ma che vive con quello biologico una stabile relazione di coppia non sono riconosciuti diritti alcuni sia per le coppie gay che per le coppie etero.
Peggio addita che rispetto le famiglie more uxorio etero di serie b quelle gay sono di serie c.
Il che non è vero non almeno per i diritti dei figli dove tranne il caso in cui entrambi i componenti della coppia siano genitori biologici del bambino (il che può capitare solo a una coppia etero...) coppie etero e gay hanno gli stessi identici problemi.
Tant'è che anche una coppia etero non sposata non ha diritto all'adozione.
Insomma per quanto riguarda i problemi legati al non riconoscimento delle coppie di fatto le coppie etero e quelle omosessuali hanno gli stessi problemi.
Eppure in tutto l'articolo si cerca di forzare la mano e sottolineare che per gay e lesbiche i problemi contano di più.
Così invee di indicare gli aspetti comuni, senza azzerare le differenze che ci sono ma non dipendono dal non riconoscere le coppie di fatto legalmente, si creano inesistenti differenze:
(...) accanto al letto di un ammalato, per curarlo, per dare o negare un consenso, ci possono essere soltanto persone legate da vincolo matrimoniale o di stretta parentela. Esclusi dunque i conviventi, sia eterosessuali, che gay. (...) "Ma basta un infermiere un po' più zelante, una caposala che detesta i gay, che si può essere cacciati fuori, come degli intrusi".Oppure basta un infermiere zelante che detesta la giovane donna che sta al capezzale dell'uomo più grande di lei di 25 anni col quale ha fatto 3 figli per farla cacciare, come è successo a mio zio e alla sua giovane compagna.
Trovo vergognoso e deleterio far pesare, in questi casi, lo stigma contro l'omosessualità per riconoscere alle discriminazioni delle coppie di fatto omosessuali un peso maggiore di quello delle coppie etero.
Tutti gli esempi riportati nell'articolo valgono anche per le coppie etero e non si capisce allora perchè si faccia un articolo solamente per le coppie omosessuali.
Ovvero si capisce benissimo perchè in realtà l'articolo di Repubblica si allinea con la sentenza della Corte di Cassazione che vede le coppie omosessuali non come coppie formate da persone dello stesso sesso (unico significato legalmente considerabile) ma come coppie composte da persone il cui orientamento sessuale sia omosessuale.
Anche nell'articolo di Repubblica si instaura un precedente di graduatoria dei discriminati secondo la quale chi è più discriminato si merita un articolo solo per lui poco importa se così discrimina ...i meno discriminati (le coppie etero).
D'altronde si sa le coppie gay lo dicono con odio, non per lo Stato ma per le coppie etero, gli etero se vogliono possono sposarsi, noi no.
La differenza c'è ma sta altrove come ho già detto non negli effetti del mancato riconoscimento legale delle unioni di fatto.
Tutti gli esempi riportati nell'articolo valgono TALI E QUALI anche per le coppie etero, cioè valgono per tutte le coppie di fatto. D'altronde come potrebbe essere altrimenti?