Scusate se torno ancora a parlare di Skam France, ma continuo a notare occasioni mancate e visioni del mondo stereotipate, allineate a un binarismo disgustoso e irricevibile.
Dunque, dopo che Lucas, il ragazzo in questioning (mi piacciono i ragazzi? o le ragazze? o tutt'e due?, ma questa terza opzione Skam France non la contempla proprio) ha detto ai suoi amici e amiche che si è innamorato di Elliott (e il suo migliore amico Yann dopo che Lucas fa coming out con lui se ne va) e amici e amiche lo consigliano di scegliersi un'etichetta (quella gay che per Lucas va bene visto che con le ragazze non lo abbiamo visto tanto felice... come se per capire che non sono emotivamente coinvolto dalle ragazze devo uscire con una. di loro per capirlo...) e Lucas piange e il suo amico gay gli dice che l'armadio è buio e puzza Lucas torna a scuola, dove evidentemente ormai la notizia si è già diffusa, e una sua compagna gli si avvicina...
Adesso, cos'è che Daphné chiede a Lucas, che sta da poco con Elliot, Lucas è vero che tu ed Elliott state insieme (che scopate, fate 69, vi succhiate l'uccello, vi date i bacetti, sono tutte varianti accettabili)?
No! Gli chiede è vero che sei gay?
L'etichetta, non le relazioni.
Un modo di vedere la vita disgustoso che gli scemeggiatori e le scemeggiatrici applicano con coerenza anche sul coté hétéro.
E così Arthur non dice a Daphné guarda che a me piacciono le ragazze (come te...) ma, guarda che io sono etero.
Perché nel patriarcato (nel quale sceneggiatori e sceneggiatrici sono completamente dentro) essere etero dà diverse garanzie.
1) Se sei etero con le ragazze sai come comportarti (a differenza di Lucas che vediamo impacciato e restio) Corollario (causa di bullismo omofobico) se non ci provi co tutte sei frocio.
2) se sei etero ti piacciono tutte le ragazze non una in particolare (per questo ce provi co tutte).
Così Arthur che è cotto di Daphné non riuscendo a dirle ehi mi piaci (e questo ci sta) le dice sono etero cioè guarda che non ci sono impedimenti per un mio eventuale piacerti che è anche deresponsabilizzante. A me piaci non perché io sono io e mi piaci tu e in questo mio piacerti si esprime la mia persona con dei gusti estetici e dei sentimenti mi piaci perché, ça va sans dire, sono etero...
3) se sei etero i ragazzi proprio non ti interessano così come, viceversa, se sei un ragazzo gay le ragazze proprio non le guardi e sei uno spreco per noi dice Daphné. Voi...? chiede Lucas, Noi ragazze risponde Daphné arrogandosi il diritto di rappresentatività assoluta che crede di avere facendo parte di una categoria: Daphné è sicuramente una ragazza ma non parla a nome di tutte le ragazze.
Questo universo polarizzato suoi ruoli (etero= mi piacciono tutte le persone dell'altro sesso, omo= mi piacciono tutte le persone del mio stesso sesso) e aristotelico (o sei etero o sei gay non c'è una terza possibilità) è un universo dove le nostre personalità non hanno nessun margine di deroga dall'unico, autocratico ruolo monolita.
Siamo individualità solo apparenti perché siamo tutti diversi e tutte diverse nello stesso modo.
La diversità non è guidata dalla nostra datità che è unica come quella di un fiocco di neve, è guidata dall'etichetta.
Un'etichetta che non è mai descrittiva ma sempre prescrittiva. Non ci dice come siamo ma come dobbiamo agire.
Per cui Lucas in quanto gay è uno spreco per le ragazze.
La compagna e la madre di Basile sono entrambe lesbiche (tertium non datur mai che una o entrambe le persone di una coppia dello stesso sesso sia bisex...) e Arthur si meraviglia che Daphné baci Lucas visto che lui è gay: perché ti bacia se sei gay?
certamente questo è un modo di vedere le cose diffuso nella realtà francese quanto in quella italiana. Ma non è l'unico modo di vedere le cose. Chiedo agli scemeggiatori e alle scemeggiatrici se si rendono conto che usando quesa visione del mondo per fare qualcosa di carino (ma dai tutti e tutte che accettano Lucas come finocchio...) usando concetti asfittici e patriarcali fanno loro un endorsement pernicioso e fuori tempo massimo. Si ragionava così negli anni 90. Oggi non più, tant'è che Skam Italia (e non solo...) sa fare molto molto ma molto meglio.
Ci si dimentica che le etichette non indicano tutta la datità ma ne sottolineano un aspetto, una componente che per poter essere guardata può avere come effetto quello di nascondere od occultare altre caratteristiche della datità.
L'etichetta è una mappa non è mai il territorio*.
Non pretendo che Skam France arrivi a queste profondità.
Però esigo un immaginario collettivo meno stantio, meno antico (anni 50) perché se l'armadio puzza ed è buio, l'orizzonte etico degli scemeggiatori e scemeggiatrici di Skam France puzza ancora di più ed è nero come la pece. Nero come il fascismo. Nero come la morte.
*Ecco perché mi arrabbio tanto quando leggo delle nuove etichette io non sono né gay né etero né bisex sono fluido, sono pansessuale agender, gender variant.
Non si mette in discussione l'uniformità postfordista del patriarcato capitalista contenuta nelle etichette si chiede un nuovo posto al sole creando etichette meno rigide che, contenendo al loro interno quelle precedenti, le confermano clamorosamente.
Anche chi a parole pretende di non essere binario (rotaia?) commette un falso ideologico perché gli orientamenti sessuali sono tre e non due con buona pace dei binari!!!
Mentre i corpi sessuati dell'essere umano (e donnano) sono morfologicamente due il resto sono sovrapposizioni dei due modelli esistenti e non creano mai sincretismi: nessuna persona intersessuale può fare esperienza nel medesimo corpo di un'erezione penica e di un'eiaculazione vaginale.