In questi giorni di raffreddore e di visione disattenta della tv (complice Sanremo) avevo intravisto uno spot della Seat dove avevo notato l'avvenenza di uno dei protagonisti, che mi sembrava un buon candidato per i post sui ragazzi carini negli spot.
Per essere carino il ragazzo è carino.
Poi però, guardando meglio, rimango deluso dalla sottotrama etero-maschilista dello spot.
Il ragazzo rientra a casa alle 6 e 15 proprio mentre il padre si sveglia e lo sorprende in garage dove ha appena parcheggiato la macchina.
Il ragazzo finge di essere sceso per andare in bici e non appena rientrato.
A tradire la bugia non è il motore caldo (se è appena rientrato...) ma un orecchino femminile che il padre ritrova nell'abitacolo.
Siccome si tratta di femmina predata il padre non ha nulla da ridire sull'uso della macchina (e conseguente rientro all'alba del figlio) ma lo guarda con un'aria tra il sorpreso e il curioso\ammirato, mentre il figlio si gira dall'altra parte (ri)pensando a chissà cosa...
Insomma solita fuffa maschilista tra maschi dove quel che il padre non può più fare per sopraggiunta età inizia a fare il figlio calcando le orme paterne (ricordate la poesia che recita Gassman a Giannini ne Lo zio indegno?).
La versione lunga cambia un poco il senso generale dello spot.
Il pp del ragazzo che pensa chissà che non è più collegato al ritrovamento dell'orecchino della ragazza ma al fatto che il padre deve risistemare il sedile alla giusta distanza (e dunque sgama che il figlio ha preso la macchina).
L'orecchino è stato perso in seguito a un casto bacio e non un rapporto sessuale, qualunque esso sia, consumato nell'abitacolo come lascia indeterminato nella versione corta).
Infine quando il padre chiede al figlio numi sulla ragazza e lui ne parla da innamorato (dice che è stato fantastico e noi sappiamo esserci stato solo un bacio, a stampo, perchè lo abbiamo visto) e gli chiede se può usare la macchina ancora, ribadisce una complicità tra i due uomini non performativa (me la sono scopata) ma affettiva che non è una cosa da poco.
Nella versione tedesca dello spot e non in quella internazionale, quando il ragazzo dorme sogna e si muove nel sonno (si aggiusta il ciuffo di capelli) come un gatto a ribadire la tenerezza di questo giovane uomo innamorato. Come a dire che c'è ancora tempo per il sesso e che le cotte pre sessuali sono altrettanto belle.
Molto più tenero dunque della versione corta anche se sempre eteromachista (stessa situazione tra madre e figlia no eh?).
E pensare che c'è chi pensa che uno spot sia solo uno spot...
giovedì 20 febbraio 2014
L'attacco reazionario del mondo eterosessista contro la STRATEGIA NAZIONALE per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 -2015) dell'UNAR
Nei giorni scorsi testate di informazione, anche nazionali come il corsera, hanno accennato in termini del tutto discriminatori e disinformativi, se non proprio mendaci, della reazione non solo del mondo cattolico ma anche dello stesso governo (nella persona del viceministro Guerra) contro i libri (di 50 pagine l'uno, definiti opuscoli) messi a disposizione al corpo insegnante delle scuole elementari medie inferiori e medie superiori dall'Unar nell'ambito della STRATEGIA NAZIONALE per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 -2015).
Questi libri dal titolo comune Educare alla diversità a scuola, rivolti al corpo insegnante e non direttamente agli e alle studenti, contengono strumenti informativi didattici ed esercizi per sensibilizzare il corpo studentesco contro le discriminazioni di genere e di orientamento sessuale.
Questi libri dal titolo comune Educare alla diversità a scuola, rivolti al corpo insegnante e non direttamente agli e alle studenti, contengono strumenti informativi didattici ed esercizi per sensibilizzare il corpo studentesco contro le discriminazioni di genere e di orientamento sessuale.
Pensati e distribuiti dall'Istituto Beck previa esplicita richiesta, sono stati criticati estrapolando alcuni elementi in essi contenuti forzandone l'interpretazione facendo loro dire quello che in questi libri non c'è.
Così invece di fornire una informazione precisa e esauriente ricordando tra l'altro come le lotte alle discriminazione di genere e di orientamento sessuale siano una direttiva europea inderogabile sulla quale l'Italia è indietro rispetto tanti altri Stati membri, si è preferito ironizzare coinvolgendo il senso comune dei lettori e delle lettrici.
Carlotta di Leo sul corriere scrive un articolo a dir poco mendace nel quale esordisce dicendo
Scoppia la polemica su Biancaneve & Co. La notizia dei tre opuscoli che - con tanto di loghi istituzionali -sconsigliano ai maestri di leggere in classe le fiabe perché tendono a promuovere il solo modello di famiglia tradizionale, ha suscitato la reazione delle Pari Opportunità.FALSO.
Tutti e tre i libri accennano al sessismo delle fiabe tradizionali, non solamente quello dedicati ai e alle docenti della scuola elementare.
Evidentemente la giornalista (sic!) non si è nemmeno degnata di leggere i libri in questione (altrimenti avrebbe visto che si parla di fiabe anche nei volumi dedicati alla scuola media inferiore e superiore) e nel suo modo semplicistico di pensare ascrive le fiabe all'infanzia mentre i libri in questione criticano le fiabe in questi termini:
Nella società occidentale si dà per scontato che l’orientamento sessuale di un adolescente sano sia eterosessuale. La famiglia, la scuola, le principali istituzioni della società, gli amici si aspettano, incoraggiano e facilitano in mille modi, diretti e indiretti,
un orientamento eterosessuale. A un bambino è chiaro da subito che, se è maschio, dovrà innamorarsi di una principessa e, se è femmina, di un principe. Non gli sono permesse fiabe con identificazioni diverse. Di conseguenza, quando sarà adolescente e comincerà a esplorare la propria identità sessuale, si troverà a realizzare che i suoi desideri sono differenti da quelli dei suoi amici, da quelli che “dovrebbe” avere e, quindi, si ritrova impaurito, solo e smarrito. Non ha intorno a sé persone che possano essergli di supporto, né vede nella società modelli positivi. (dal volume dedicato alla scuole medie inferiori)
Altro che famiglia tradizionale!
I libri dell'Istituto Beck parlano di identità sessuale del singolo individuo non già della famiglia che per l'infanzia e l'adolescenza è ancora un discorso prematuro.
Prosegue l'articolo del corsera
Il viceministro, Maria Cecilia Guerra, ha sconfessato l’iniziativa e inviato una formale nota di demerito a Marco De Giorgi, il direttore dell’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) che ha diffuso nelle scuole di quei volumi .FALSO
I volumi non sono stati diffusi nelle scuole ma sono solamente stati messi a disposizione online solamente per gli e le insegnanti che ne facevano esplicita richiesta (per scaricare i volumi bisogna richiedere una password che viene inviata solo previa invio di richiesta tramite mail).
Dunque non una informazione calata dall'alto, ma uno strumento messo a disposizione per i tanti e le tante insegnanti che sentono l'esigenza di informarsi su questi argomenti e avere strumenti per tutelare gli e le studenti che nelle loro classi o nelle loro scuole sono vittime di discriminazione in base all'orientamento sessuale e all'identità di genere.
In un altro articolo del corsera firmato da Isabella Bossi Fedigrotti si legge:
Questi libri dunque non promuovono la tutela e la possibilità per le perosne non etero di godere degli stessi diritti delle persone eteronormate ma fanno propaganda per i matrimoni gay usando le stesse argomentazioni della legge russa contro la propaganda gay.
Scorrendo i consigli delle Pari opportunità, accanto a indicazioni intelligenti e benvenute per combattere il bullismo e insegnare il massimo rispetto per chi in qualche modo è diverso, si scopre però che principi e principesse hanno ben più gravi responsabilità di quella di istillare sogni balordi: insegnano, cioè, che per formare una famiglia, gli uomini si sposano con le donne e mai viene loro in mente di accennare alla possibilità che un uomo sposi un uomo oppure una donna un'altra donna. Queste ammuffite storie d'altri tempi raccontano, infatti, sempre e soltanto di cavalieri che dopo la partita di caccia tornano a casa dalla dolce sposina che culla il bambino cantando una ninna nanna.
Per le Pari opportunità è, dunque, davvero ora di finirla con la bigotta famiglia tradizionale. Aria nuova ci vuole, specialmente per i bambini. Avanti allora con esempi più moderni, di coppie omosessuali, con genitori uno e due. E basta anche con giochi e passatempi tradizionalmente maschili o femminili: bisogna decidersi a mescolare le carte insegnando il calcio alle bambine e lasciando le bambole in mano ai loro amichetti. Le macchinine meglio regalarle alle femminucce e i servizietti da cucina, invece, ai maschi (il che, al tempo di Masterchef e della recente mania per il food avrebbe anche un senso).
Ironia a parte, le raccomandazioni per gli insegnanti hanno l'aria di essere una corsa in avanti un po' troppo precipitosa. Con uno scopo che sembra, chissà, abbastanza preciso: preparare, cioè, il terreno (tra bambini e ragazzi e, quindi, nelle famiglie) al matrimonio omosessuale. Il che può essere una scelta, da farsi, però, piuttosto, per così dire, a viso aperto, non nel modo un po' strisciante, all'insegna della correttezza politica per bimbi, cui fanno pensare le istruzioni dei tre libretti. (i corsivi sono nel testo)
Al di là delle considerazioni omofobe quel che in questo scritto di una persona vecchia e obsoleta che dovrebbe andare alla rottamazione letteraria altro che scrivere sul quotidiano dove scrisse Pasolini, quello che trovo più pericoloso e profondamente insopportabile è la ridicolizzazione di tutte le critiche antisessiste ai giocattoli.
Un argomento tutt'altro che acquisito se anche in ambito lgbt c'è chi ancora oggi legge il fatto che un bambino gioca con le bambole come indizio di omosessualità. Poco importa se dal suo punto di vista quel comportamento è da difendere mentre Bossi Fedigrotti probabilmente chiamerebbe Nicolosi.
Pensare che un bambino che gioca con le bambole sia effeminato e che in quanto effeminato sia probabilmente gay sono proprio gli stereotipi contro i quali questi libri cercano di lottare.
Perchè i bambini che giocano con le bambole non sono effeminati né l'effeminatezza è sintomo [sic] di omosessualità.
Questi articoli, e ho scelto apposta quelli più decenti e meno ridicoli, ce ne sono alcuni altri deliranti che spacciano il film di fiction Krampack (Spagna, 200) di Cesc Gay come un documentario in cui la masturbazione fra due ragazzi è presentata come esplorazione e «gioco», dimostrano l'assoluta necessità di iniziative come questa degli opuscoli che servono a formare le persone adulte che insegnano a scuola.
Perchè su argomenti sensibili come identità di genere e orientamento sessuale nel nostro paese ci sono ancora persone adulte completamente prive di una formazione adeguata e ferme ancora a considerazioni degli anni 50 del secolo scorso mentre il resto del mondo ha fatto passi da gigante coltivando una rivoluzione copernicana così diffusa e rigogliosa che questi soloni e solone che pretendono ancora il sole giri introno alla terra sarebbero da compatire con imbarazzo se non avessero ancora potere decisionale e politico. Persone che se solo potessero ti mettere al rogo come è stato fatto in passato proprio per gli stessi motivi, perchè osi cioè pensare con la tua testa, informata e in continuo aggiornamento, e non coltivi invece odio e discriminazione allineandoti a un pensiero unico e fisso come quel dio maschio che continuano a proporti mefiticamente.
Quante Bossi Fedigrotti ci sono ancora nelle nostre nostre istituzioni?
Quanti danni possono fare con la loro incompetenza e disinformazione?
I libri dell'Unar aprono una questine di aggiornamento culturale che ci riguarda tutte e tutti militanti come insegnanti.
La mia stima va a quelle persone che nelle scuole cercano di educare al pensiero complesso e al rispetto di ogni differenza, in barba al fondamentalismo cattolico di chi diffonde odio e discriminazione in nome di un dio che non esiste se non nella loro mente sadica e malata.
Ringrazio Mauro Beato che mi ha segnalato l'articolo del corsera.
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