Una persona è gayfriendly quando è amichevole nei confronti delle persone omosessuali.
Purtroppo capita che a volte, senza rendercene conto, crediamo di intervenire in favore delle persone omosessuali, mentre il nostro intervento non si discosta minimamente dall'atteggiamento discriminatorio che crediamo di stare denunciando.
E' quello che succede nella lettera di una madre, pubblicata, a quanto pare, su Repubblica.
Il beneficio del dubbio è obbligatorio perché una ricerca sul sito di repubblica non dà risultati e l'unica fonte sulla rete che riporta la lettera è un articolo del sito giornalettismo che non solo non rimanda alla fonte, cosa che si dovrebbe sempre fare, ma non cita nemmeno il giorno in cui tale lettera sarebbe stata pubblicata.
Visto che la data di pubblicazione dell'articolo su giornalettismo è il 15 dicembre si presume prima di quella data.
Poco importa se la lettera sia autentica o apocrifa.
Appena avrò modo di fare una ricerca cartacea risconterò la sua effettiva esistenza.
Chi l'ha scritta, chiunque essa, o egli, sia, crede di stare facendo un'opera di denuncia delle discriminazioni sulle persone omosessuali. Purtroppo scrive una lettera loffia e ambigua.
Il tono generale è quello classico delatorio di chi riporta dichiarazioni altrui:
Mia figlia racconta che questa scuola è frequentata da molte ragazze e pochissimi maschi.
Uno dei compagni di mia figlia pare sia continuamente bersaglio di minacce e ritorsioni
Mia figlia cita parole tipo “insulto al decoro”, “disgusto”, che pare escano dalla bocca di queste “cosiddette” insegnanti.
Mia figlia racconta, cita; pare.
Della serie io non lo so se è vero, se non lo è la colpa è di mia figlia che me lo ha detto.
La scelta del lessico denota un sessismo di fondo e un uso particolare dell'accordanza di genere nel lessico:
Mia figlia racconta che questa scuola è frequentata da molte ragazze e pochissimi maschi.
Perché non ragazzi?
sono costretti a subire atti di discriminazione da parte di alcuni insegnanti, soprattutto donne
Perché rimarcare che si tratta soprattutto di donne e non dire direttamente da alcune insegnanti?
Il tono delatorio raggiunge il climax quando la donna scrive:
Un’insegnante in particolare lo obbliga a lavarsi la faccia minacciandolo di non accettarlo in classe con il trucco sul viso. Mia figlia cita parole tipo “insulto al decoro”, “disgusto”, che pare escano dalla bocca di queste “cosiddette” insegnanti.I neretti sono miei.
Dunque è assodato che una insegnate in particolare minacci di non accettare il ragazzo in classe con il trucco sul viso.
Ma le parole “insulto al decoro”, “disgusto”, pare che escano dalla bocca anche di altre "insegnanti".
Più che una lettera di denuncia sembra un'altra picconata alla credibilità professionale del corpo insegnante che nell'arco degli ultimi 20 anni ha perso quel po' di rispetto che aveva agli occhi dell'opinione pubblica.
Nessuna insegnante può rifiutarsi di accettare uno studente nella sua classe. Non spetta a lei deciderlo ma all'ufficio di presidenza.
Se mia figlia riportasse degli abusi così gravi anche se lo studente vessato non è mio figlio come genitrice mi sentirei in dovere di investigare per scoprire se davvero mia figlia frequenta una scuola in cui i diritti degli e delle studenti vengono calpestati in maniera così lampante.
In questa lettera di denuncia manca poi un dato fondamentale: la reazione dei compagni e compagne di classe dello studente vessato.
Sono indifferenti, favorevoli o sfavorevoli alla reazione della professoressa incriminata?
E, più in generale, come reagiscono, loro, all'aspetto fisico dello studente vessato?
Dalla lettera sembra quasi che la fonte principale di discriminazione e bullismo omofobico provenga dal corpo insegnanti mentre proviene anche da quello studentesco anche per un mera questione numerica.
Ma veniamo al cuore della lettera.
In che consiste l'omosessualità dichiarata dei ragazzi che frequentano l'Istituto?
La matita sugli occhi e un po’ di terra in faccia.
E' questo il motivo per cui uno dei ragazzi viene vessato e discriminato, a quanto pare solamente dal copro insegnante e non da quello studentesco. Un atto odioso.
Ma cosa c'entra il fatto che un ragazzo che si mette la matita sugli (sic) occhi e un po' di terra in faccia sia vessato con l'omosessualità?
Il ragazzo è vessato perché veste in maniera non conforme allo stereotipo di genere che non riconosce ai maschi (ecco perché non ha usato il termine ragazzi) di truccarsi, non in quanto omosessuale.
Pare infatti che le professoresse non abbiano detto sporco frocio, ma che abbiano parlato di disgusto e di insulto al decoro, pare.
Viene da chiedersi chi è che discrimina e pensa per cliché? Se le insegnati o l'autrice di questa lettera.
Una lettera nella quale si dà per scontato che in un centro di formazione professionale per estetiste e parrucchieri i ragazzi sono pochi e quei pochi che ci sono sono dichiaratamente omosessuali.
Quei pochi ragazzi che ci sono sono gay per il tipo di formazione professionale che hanno scelto e che il luogo comune vuole pertinente alle femmine?
Insomma i froci sono tutti parrucchieri e ballerini? Siamo ancora a questi cliché?
Il dichiaratamente a cosa si riferisce? Al fatto di frequentare una scuola che forma a professioni considerate da femmine? Al fatto di truccarsi?
E, a proposito, tra le ragazze quante lesbiche ci sono? Poche? nessuna? Ah certo. le lesbiche sono tutte tra gli istituti professionali per geometri!
Si è gay perché si deroga dallo stereotipo di genere.
Siamo totalmente dentro i più trivi luoghi comuni sessisti e omonegativi e nessuno sembra rendersene conto.
Si pensa che l'essere omosessuali si ravvisi nel modo di vestire o nel modo di parlare mai in quel che più conta, la sfera sentimentale oltre che sessuale di questi ragazzi.
I flirt, i baci, le cotte verso studenti del loro stesso sesso.
Questo rende un ragazzo, una ragazza, dichiarati, il fatto di mostrare la propria affettività senza nasconderla.
Ma di questo la lettera tace.
Quello che si sta denunciando qui è il maschilismo e il sessismo del corpo insegnante (soprattutto le donne chissà forse per rendere la cosa più grave, ma dai propri le donne sono le più cattive...) che non coinvolge necessariamente dei ragazzi omosessuali ma solo dei ragazzi percepiti come tali perchè derogano da un clichè di genere.
Ma altrettanto maschilista è lo sguardo dell'autrice di questa lettera che non esita a classificare come omosessuale dichiarato un ragazzo che che si mette la matita sugli occhi e un po' di terra in faccia.
Non che le due cose non possano essere, sorprende però che si dia per scontato che un ragazzo omosessuale vada in giro truccato senza dare ulteriori ragguagli perché non tutti i ragazzi che vanno in giro truccati sono gay non tutti i gay vanno in giro truccati
Adesso gli entusiasti del bicchiere mezzo pieno portebbero dire che dovrei giorie di questa lettera che in un mare di indifferenza prova, pur con tutti questi difetti, a denunicare una situazione di disagio e discriminazione.
Vero.
Ma se posso comprendere che una genitrice, credendo di aiutare, in realtà contribuisca alla discriminazione riconoscendole la buona fede, quello che mi lascia perplesso e mi fa dubitare dell'autenticità di questa lettera è il fatto che sia stata riportata da uno dei gay di professione più scaltro e informato che ci sia sulla piazza romana, Fabrizio Marrazzo, il quale ci scrive su un post senza accorgersi di nemmeno una delle tante ambiguità in essa contenute.
Marrazzo non esprime alcuna riserva sui contenuti della lettera (che non riporta per intero ma presumo abbia letto nella sua interezza) si limita a picconare il corpo insegnante:
Questo caso in particolare mette l'accento sul comportamento di alcune insegnanti, e la cosa è ancora più grave rispetto ad altri in cui i protagonisti sono gli studenti. Da parte degli insegnanti ci si aspetterebbe ben altro atteggiamento e comportamento, che fosse anche di guida e di esempio per gli studenti, volto a educare all'inclusione, al rispetto delle diversità e alla non discriminazione.Se la società itera è omofoba non si capisce come si può pretendere che il copro insegnante sia immune a un pregiudizio diffuso...
(...) E' bene che questa lettera venga conosciuta e che si intervenga per censurare il comportamento di queste docenti.Così senza verifica alcuna di tutti quei pare, dice, sembra...
Dovrebbero intervenire le autorità scolastiche, dovrebbe esserci l'attenzione delle Istituzioni. L'omofobia di per sé grave può avere effetti dannosi e gravi. Quindi non lasciamo inascoltata questa lettera.Non è la prima volta che Marrazzo tradisce la propria vocazione autoritaria.
Quando si trattò qualche estate fa di un ragazzo migrante che lavorava nelle nostre spiagge e che avrebbe discriminato due ragazzi che si stavano baciando Fabrizio invece di rimproverare il gestore per incauta assunzione (non avendo verificato la gayfriendevolezza del lavoratore).chiese al gestore della spiaggia libera di dissociarsi e prendere provvedimenti contro il migrante.
Stavolta Marrazzo chiede olio di ricino per le insegnanti omofobe senza curarsi minimamente dell'omofobia insita nella lettera. evidentemente per Marrazzo tutti i ragazzi dichiaratamente gay vanno in giro truccati e tutti i ragazzi truccati sono sicuramente gay.
Viene da chiedersi se Marrazzo sia davvero così vittima degli stessi pregiudizi che dice di volere combattere o voglia semplicemente tenere alto l'allarme omofobia solamente per ribadire la necessità della suo lavoro come rappresentante dei gay.
Un lavoro che fa malissimo se non si scomoda nemmeno a criticare l'omofobia nemmeno troppo velata della lettera che sbandiera come vessillo della lotta alle discriminazioni.
Inutile dire dell'effetto cascata della lettera e del post di Marrazzo che vengono riportati da tantissimi siti e blog acriticamente senza che nessuno ravvisi nella lettera ambiguità alcuna semplicemente costituendo un tam tam mediatico a effetto domino
Una marrazzata perfettamente riuscita.
Se Marrazzo deve formare professori e studenti contro l'omofobia chi forma i formatori ?
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