Si dice che una immagine valga più di cento (o erano mille?) parole.
Allora ecco.
Questi sono alcuni scatti della manifestazione di ieri a Parigi a sostegno della legge francese sul matrimonio egualitario “Mariage pour tous”...
Da notare che il cartello dietro che il ragazzo che sta baciando una ragazza dice:
L'Argentina ha legalizzato il matrimonio per tutti-e nel 2010. Il paese esiste ancora e anche il tango. Il matrimonio per tutti e tutte è adesso!
Ed ecco invece quello che si è visto ieri a Piazza Farnese.
I soliti (4 gatti) che se la cantano e se la sonano.
Dove molti e molte del movimento sono venuti per farsi vedere e non a partecipare, dove molti e molte, soprattutto della mia generazione, hanno criticato questo sit-in, considerandolo inutile e che non fa bene allo stare insieme della comunità.
Allora il problema non è solamente lo scollamento irredimibile tra la base di froce e di vespe che non riempiono più la piazza nemmeno se regali loro un IPhone 5, ma è anche della vecchia guardia del movimento quelli che hanno la mia età e oltre, che sono ormai sopravvissuti e sopravvissute a se stessi e se stesse e non si degnano più di sporcarsi le mani quando c'è da fare buon viso a cattiva sorte e starci e protestare anche se si è in pochi...
Ci sono state assenze strategiche e presenze venute a fare il bagno di folla e, deluse, dileguatesi subito (al bere al bar e ubriacarsi), oppure, in odor di campagna elettorale, a fare struscio salutando tutti e tutte, ma soprattutto i ragazzi più carini, per farsi vedere, ché non si sa mai, ma oltre alla solita critica frocia, cioè acida e disfattista, non sanno proporre un pensiero che possa dirsi tale.
Invece ho sentito parole intelligenti, precise, acute da giovani e giovanissimi, del Mario Mieli e di non so quali altre organizzazioni, che hanno spiegato, detto, chiarito, dichiarato a una folla inesistente, a un cenacolo di pari, agli amici e ai genitori mentre la massa, il popolo lgbtqi, ieri, in piazza non c'era, e sì che era una bella giornata!
Si parla tanto di scollamento tra movimento e base, tra gli attivisti e le attiviste e la popolazione omosessuale e trans. Ed è vero. La gente non c'era, non c'è.
Ma ieri mancavano anche tutti i froci e le lesbiche di professione, quelli e quelle che ci fanno vergognare quando parlano, loro malgrado, a nome di tutti e tutte noi.
Per questo quella di ieri non è stata una sconfitta politica.
Ieri c'era la militanza, quella vera, di ragazzi e ragazze, di chi fa politica perchè ci crede, che non ha un nome e una fama da tenere alta o che gli basta da presentare come credenziale di militanza.
Non faccio nomi ognuno ci metta quelli che sa e che conosce.
Si sappia che ieri non c'erano e questo è un bene. Ora basta solo estrometterli ed estrometterle dall'agone politico surclassandoli e surclassandole là dove loro, in tanti anni, non sono riusciti o riuscite a concludere un emerito niente se non quello di fare soldi per loro e i loro amici.
Quello di ieri è un vero inizio.
Fatto da giovani che a differenza di quelli e quelle della mia generazione, e anche di un paio di generazioni prima, che non hanno nulla più da dare al movimento e sono tutti e tutte impegnate a mantenere o guadagnare il potere di una immorale e apolitica carriera di froci e lesbiche di professione, conoscono il vero significato delle parole militanza e testimonianza che sanno cos'è il pensiero critico e non hanno paura di sbagliare.
La giornata di ieri servita a tastare il polso non solo alla militanza lgbtqi ma all'intero paese che su questa militanza si rispecchia.
E dopo una giornata sofferta per assenze mancanze e anche errori di comunicazione dati dall'inesperienza di chi si non ha la piazza ma internet come scuola palestra voglio condividere alcuni spunti e questioni di base sui quali dobbiamo lavorare e non solo come froci e lesbiche ma come cittadini e cittadine tout-court.
La memoria
La memoria storica non ha importanza solamente come bagaglio culturale, per sapere cosa è davvero accaduto e non farci irretire da chi ogni giorno cerca di trasformarla e cancellarla in nome di un revisionismo subdolo e sotterraneo.
Così c'è chi con uno spirito di estensione naif e pericoloso annovera le persone trans tra le vittime dei campi di concentramento. e quando gli fai notare che il travestitismo degli uomini nei lager era quello omosessuale non certo quello di identità di genere ti rispondono non si può sapere.
Troppo giovani per sapere che la memoria ci serve perché spiega a ognuno e ognuna da dove veniamo e dove stiamo andando. Spiega la nostra storia quella privata e personale e quella collettiva.
La memoria non è dunque solo storica cioè relegata nel passato a collettiva cioè radicata nel presnete per tenere a mente non solo gli errori di ieri ma anche i perori intrapresi e i risultati che hanno già avuto
Allora il travestitismo come strada disperata e sbagliata dei froci che ci hanno preceduto intrapresa nella speranza di adeguarsi a un sembiante che si penava potesse rendere più facile la seduzione di altri uomini come noi non può essere cancellata e trasformata nel transgenderismo transessuale che è tutt'altra storia tutt'altro percorso tutt'altra vita.
Una memoria della storia che ieri ha fatto dire a molti (poche le donne intervenute) qualche inesattezza di troppo (come chi confonde ancora i referendum abrogativi che volevano cancellare le leggi sul divorzio e sull'aborto come referendum propositivi che in Italia non esistono, tranne quelli a livello comunale introdotti di recente).
Una memoria che non può prescindere dall'antifascismo.
per questo ieri sono quasi venuto alle mani con un fascista di merda, che, mentre un veterano dell'ANPI parlava all'altra manifestazione, quella per la giornata della memoria dedicata agli stermini dimenticati, insinuava, cercando sponda in me, che i partigiani non erano stati tutti rose e fiori e che se i responsabili l'attentato di via Rasella si fossero presentati spontenamente ai nazisti non ci sarebbero state le fosse ardeatine ignorando (o facendo finta di ignorare) che la notizia della rappresaglia venne data a fatti già accaduti sul Messaggero del 25 marzo del 43.
La mia reazione è furiosa. Mi sono dovuto trattenere dal mettergli le mani addosso. Non mi pento della mia reazione.
Perchè non si tratta di giovane sprovveduto ma di uomo maturo e fascista nel cuore, nel midollo degno compare dei vari Berlusconi che hanno detto che tranne le leggi razziali Mussolini ha fatto del bene. Ecco.
Questo smarcare a destra da parte dei froci la dice lunga sul declino politico civile di un paese che ignora la propria storia recente e dunque le proprie radici.
Di un movimento che regala alle trans i travestiti omosessuali che crede che i referendum in Italia siano propositivi e si permette di riscrivere la storia in base alle proprie simpatie.
E mentre gli gridavo a voce alta fascista di merda, il vigliacco si allontanava e si avvicinava a una donna anziana che cercava di farmi una lezione di storia dandogli ragione.
E che queste persone possano fare parte del movimento, di qualunque movimento, mi fa orrore e mi ferisce come mi feriscono le storie di ogni persona perseguitata torturata e uccisa dai nazifascisti.
Ecco che razza di paese siamo...