L'idea di famiglia cui si rifà la chiesa, e tutti i loro accoliti e accolite, quella per cui ieri hanno manifestato a Parigi cittadine e cittadini francesi contro il matrimonio per tutti e tutte è la still-intact, biological family la famiglia biologica ancora intatta.
Una famiglia formata da madre e padre biologici e da prole da essi concepita.
Quella famiglia che, nella ricerca del sociologo dell’Università del Texas Mark Regnerus, sembra essere l'unica nella quale la prole non incorre negli effetti negativi cui è soggetta se cresce nelle famiglie dove uno dei due partner non è biologicamente legato alla prole: non solo coppie dello stesso sesso, dunque, ma anche madri e padri risposati o conviventi con altri/e partner o madri e padri single.
Per questo i cattolici e - ahinoi - le cattoliche italiane del nostro parlamento, hanno impedito anche alle coppie etero sposate di ricorrere alla procreazione eterologa (legge 40\2004), perché per la chiesa ciò che fa di una coppia con prole una famiglia sono il genitore e la genitrice biologici.
Una famiglia siffatta non è affatto l'unica che trova riscontro nella società reale dove, accanto a questo nucleo di madri e padri biologici, si sono da sempre costituite altre famiglie che hanno introdotto delle variabili a questa equazione guadagnando dignità sociale e legale quali le famiglie monogenitoriali, le famiglie con i nuovi e le nuove partner di uno dei due genitori biologici, le famiglie ricostituite.
Queste altre famiglie esisteva in Italia anche prima dell'introduzione del divorzio, che non le ha create, ma le ha regolamentate una volta che il loro numero, cresciuto considerevolmente nel vuoto legislativo in cui erano prolificate, ha richiesto un intervento di tutela e di controllo da parte dello Stato.
Molte delle donne e degli uomini che si oppongono oggi al matrimonio per tutte e per tutti vivono e costituiscono una famiglia che non è quella ancora intatta e biologica cui la chiesa e il mondo cattolico pretendono di dare esclusivo appannaggio di dignità.
Si tratta di donne e di uomini che hanno avuto figli da relazioni precedenti e che continuano a essere considerati genitori e genitrici degne anche se vivono nuove relazioni o non ne vivono affatto pur essendosi separate dai e dalle partner con cui hanno concepito la prole.
Nessuno oggi può affermare che una donna, o un uomo, che convive con un partner diverso dal padre biologico o dalla madre biologica dei suoi figli e figlie sia una madre cattiva o un padre cattivo o che quella famiglia sia inadeguata a crescere la prole.
O, almeno, nessuno sano di mente, perché Regnerus nel suo studio è proprio questo che afferma.
Così mentre il fondamentalismo cattolico fa della biologicità genitoriale l'unica condizione ammissibile per rendere una coppia famiglia, la società reale vive e si costituisce in un più ampio spettro di configurazioni familiari tra le quali le coppie dello stesso sesso costituiscono l'ultima tipologia in ordine di tempo (Regnerus parla di famiglie non convenzionali) iniziatesi a formare all'incirca 30 anni fa ma che solo adesso cominciano a trovare e reclamare un posto nell'immaginario collettivo.
Nessuno e nessuna pensa davvero che le famiglie non convenzionali non costituiscano di per sé degli ambienti adatti a crescere dei figli.
Eppure lo si afferma per le coppie composte da persone dello stesso sesso basandosi su un pregiudizio contro il quale è intervenuta la nostra corte di Cassazione riconoscendo a tutte le madri (a tutti i padri) di avere il diritto di vivere con la prole e il compagno o la campagna che vogliono, fatto salvo il bene della prole.
Non un diritto in quanto persone di orientamento sessuale lesbico e gay ma diritto in quando donne e uomini di fare figli e poi intraprendere una nuova relazione di coppia con chi vogliono senza che che questo debba implicare la perdita dell'idoneità a essere genitori.
Prima di essere omosessuali si è persone, con una storia personale che vede molti uomini e molte donne genitori e genitrici in coppie di sesso diverso ai quali e alle quali è capitato poi di separarsi o divorziare dal o dalla coniuge per intraprendere una nuova relazione con una persona dello stesso sesso.
Che differenza fa se una madre vive con un'altra donna? Se un padre vive con un altro uomo?
Che differenza c'è tra una madre biologica che vive con un uomo che non è il genitore biologico della sua prole e una madre biologica che vive con una donna che non è, lo stesso, genitrice biologica ?
Anche se non sono biologicamente legate, legati, alla prole della compagna, del compagno, con i quali costituiscono famiglia, ciò non vuol dire che i genitori e le genitrici non biologiche non siano lo stesso in grado di essere buoni co-genitori/co-genitrici.
I francesi e le francesi che ieri hanno marciato in piazza portavano cartelli nei quali si diceva nasciamo tutti (e tutte) da un uomo e una donna dimenticando che un gay e una lesbica rimangono uomini e donne e sono capaci di procreare.
Certo - si dirà - un conto è la prole che nasce in una coppia di sesso diverso anche se poi padre e madre si sono separati e hanno costituito due nuove famiglie, poco importa di quale assortimento sessuale.
Un conto è invece la prole nata in una coppia dello stesso sesso nella quale, non essendo possibile il concepimento di prole tra persone dello stesso sesso, si deve ricorrere al contributo esterno di un uomo o di una donna.
Questa prole cresce senza uno dei genitori biologici senza genitrici biologiche che sono stati tagliati\e fuori dalla crescita subito dopo il concepimento o subito dopo la nascita.
Questi genitori e genitrici in coppie omosessuali sono accusati e accusate di egoismo, di considerare cioè la prole un diritto, un bene da acquistare, uno status symbol, rivendicando insomma una genitorialità cui, a sentire i detrattori, non hanno diritto perché le coppie omosessuali sono tra di loro sterili.
E siccome quel che rende famiglia una coppia è la prole quelle omosessuali possono essere coppie legittime ma non saranno mai famiglie.
In barba a tutte quelle coppie di sesso diverso che non hanno figli (qualunque ne sia il motivo sia impossibilitò o scelta) e che sono considerate lo stesso famiglie in nome di una potenzialità che manca invece alle coppie omosessuali come ha ricordato la Consulta:
La giusta e doverosa tutela, garantita ai figli naturali, nulla toglie al rilievo costituzionale attribuito alla famiglia legittima ed alla (potenziale) finalità procreativa del matrimonio che vale a differenziarlo dall’unione omosessuale.
Dunque le coppie etero sono famiglia non perché hanno figli ma anche solo perché potrebbero averne.
Non un averne qualsiasi però. Un averne biologico tra di loro. Se sei sterile nisba.
Per la morale cattolica l'atto sessuale lungi dall'essere un mezzo per l'espressione della propria individualità in interrelazione con un'altra persona ha come unico fine e come unico significato il concepimento di figli e figlie.
Infatti la chiesa proibisce l'uso dei contraccettivi e critica anche l'onanismo per un analogo motivo di egoismo.
In questa visione della vita, figli e figlie si fanno non perché li e le si vuole ma perché sono l'inevitabile conseguenza dell'atto sessuale, che non va programmato, non va organizzato, non va ritardato o evitato...
Beh c'è sempre l'astinenza, certo.
Il sesso viene dunque mortificato e ridotto a mero strumento procreativo.
Si diventa genitori perché l'unico sesso consentito è quello procreativo.
Per questo il sesso tra persone omosessuali (= dello stesso sesso) è un disordine morale perché si sottrae all'unica funzione che secondo la chiesa il sesso deve avere, concepire prole, che la si voglia o meno.
La pianificazione familiare, la contraccezione sono avversate proprio perché restituiscono la pienezza dei corpi sessuati all'uomo e alla donna sganciandoli dall'inevitabilità della procreazione.
Stabilire che le coppie omosessuali non sono una famiglia perché non possono concepire figli tra di loro vuol dire espropriare i diritti delle coppie, qualunque sia il loro assortimento sessuale, della decisione di costituire una famiglia in base alla vita di coppia umiliandola e sminuendola alla sola funzione procreatrice.
La sessualità viene completamente cancellata dai corpi e incanalata nella funzione procreatrice.
Una sessualità che sganciata dalla procreazione ci autodetermina come uomini e come donne e ci emancipa dal giogo del numinoso padre celeste.
Tra l'atto sessuale e il concepimento c'è infatti sempre un grado di aleatorietà.
Un'aleatorietà nella quale si inserisce una volontà più grande di noi che si pretende scritta nella biologia ma che deriva dalla numinosa volontà di un dio, padre e creatore...
Le famiglie più vere sono quelle in cui la prole non arriva per decisione e volontà proprie ma per volontà divina.
Maria non ha scelto di diventare madre, qualcun altro ha scelto al posto suo.
L'egoismo nasce quindi nel momento stesso in cui uomini e donne si sottraggono a questa aleatorietà della volontà divina e autodeterminano la propria sessualità sganciandola dalla geniotorialità che diventa così discrezionale.
L'omosessualità sancisce e rivendica da questo punto di vista il massimo dell'autodeterminazione perché sgancia biologicamente la sessualità e l'affettività umane da quella del concepimento della prole.
E perché fa famiglia non in base al concepimento biologico (la fertilità) della prole ma in base alla educazione e crescita della stessa.
Più il concepimento deriva da un atto di volontà individuale e di coppia, più, cioè, si deroga dall'inevitabilità biologica di diventare padri e madri, più si è egoisti ed egoiste.
Insomma l'egoismo imputato alla omogeniotorioalità mi sembra, nella qualità, lo stesso di quello delle coppie etero della vita reale, quelle che programmano, che decidono, che ritardano o evitano e che a malincuore, anche, abortiscono.
Differiscono nell'egoismo solo per la quantità di egoismo che nelle coppie omogenitoriali è massima per la pervicacia con cui raggirano l'ostacolo biologico della sterilità dell'unione sessuale tra due persone dello stesso sesso.
Mentre per una coppia etero fertile, data la facilità con cui può concepire prole, può capitare di fare figli e figlie anche indesiderati\e, le coppie omosessuali, come quelle etero con problemi di fertilità, sono quelle che concepiscono la prole con maggior più pervicacia perché per concepirla non basta fare sesso.
Una coppia di donne o di uomini, così come una coppia di un uomo e una donna con problemi di fertilità, desidera talmente un figlio, una figlia, che le donne si sottopongono a terapie intrusive e dannose pur di rimanere incinte, gli uomini intraprendono lo stesso un percorso che, se non li segna nel corpo, li costringe a un periodo di impegni gravosi.
Pur potendo risultare inadatte a crescere la prole tanto quanto le coppie etero, non in quanto coppie dall'assortimento sessuale sbagliato ma per una incapacità individuale, le coppie omosessuali (e quelle etero con problemi di fertilità) hanno una determinazione maggiore che le rende più responsabili e consapevoli nella loro genitorialità delle coppie etero che, avendo a disposizione i concepimento come default biologico, possono concepire la prole anche con leggerezza.
A una coppia etero con problemi di fertilità o alle coppie omosessuali le si può accusare di tutto tranne di concepire la prole con leggerezza che invece è una delle accuse ricorrenti fatte dal mondo cattolico.
Ciò che dà fastidio alla chiesa è l'autodeterminazione dell'uomo e della donna, il loro sottrarsi all'imperativo biologico nel quale la chiesa vi legge un'esplicazione dell'imperativo ontologico divino: noi non siamo nostri e nostre ma siamo di dio.
La legittimità delle coppie a essere famiglia, anche senza figli, di assortimento etero od omosessuale è dunque la prima forte richiesta laica che tutte le cittadine e i cittadini devono fare allo Stato Italiano.
In presenza di figli, fermo restando il diritto dei figli di avere genitori validi, e di vivere in una famiglia che non è detto debba essere necessariamente quella biologica, uomini e donne, hanno la stessa dignità a essere genitori non importa il tipo di famiglia in cui vivano e decidano di crescere ed educare la prole.
Certo, le coppie omosessuali (e quelle etero che ricorrono alla fecondazione eterologa) nel momento in cui concepiscono figli decidono già in partenza che la loro prole avrà solo uno dei due genitori biologici.
Succede lo stesso anche alle coppie etero quando le vicissitudini della vita separano i genitori, perché muoiono o magari perché divorziano e, pur in vita, non si frequentano più lo stesso...
Nel caso delle coppie omogenitoriali (ed eterosessuali che ricorrono alla fecondazione eterologa) si stabilisce di default che la prole dei padri non crescerà con la madre e la prole delle madri non crescerà con i padri.
Ma anche questa prole è nata da un padre e una madre perché tutte e tutti nasciamo sempre e comunque da un uomo e una donna.
Cosa è che conta di più il legame biologico o quello affettivo che si crea tra genitori e figli che vivono insieme?
Però, si dirà, un conto sono le coppie etero che ricorrono all'eterologa e che crescono i figli in un nucleo familiare dove ci sono le figure materna e paterna un conto sono le coppie omosessuali che non si limitano a privare la prole di uno dei due genitori biologici ma lo privano anche di una delle due figure genitoriali.
Si presentava lo stesso problema anche nel caso del divorzio.
Anche in quei casi si accusava i coniugi in procinto di separarsi e poi divorziare di privare la prole non solo dell'altro genitore concreto ma anche dell'altra figura genitoriale.
Così anche se dopo 40 anni di legge sul divorzio i timori sugli effetti negativi per la prole sul vivere con uno solo dei due genitori si sono dimostrati infondati oggi che la nuova famiglia è quella omogenitriale si torna con la stessa identica critica. .
Così mentre le famiglie monogenitoriali esistono ma nessuno pensa di togliere loro la prole perché un bambino e una bambina può crescere bene solamente in presenza di entrambe le figure materna e paterna, i detrattori delle famiglie omogeniotriali discettano sull'inopportunità delle coppie dello stesso sesso di crescere figli ignorando che queste famiglie esistono già da qualche decina d'anni e che la prole da loro cresciuta è sana esattamente come quella cresciuta da tutti gli altri tipo di famiglia.
E se chi avversa questo tipo di famiglia accusa le coppie di uomini e di donne di usare i figli per i loro interessi gli avversori e le avversrici non si curano di strumentalizzare questi figli e queste figlie per discriminare le donne e uomini, non già in base all'assortimento sessuale della coppia che è famiglia ma in base al loro orientamento sessuale.
Contrariamente a quel che sono in realtà, la morale cattolica discrimina le famiglie omogeniotriali come famiglie omosessuali non perché costituite da due donne o due uomini ma perché costituite da persone dall'orientamento sessuale gay e lesbico.
E le lesbiche e i gay essendo persone che vivono in un oggettivo stato di disordine morale non possono certo crescere la prole.
Il no alle famiglie omo-genitoriali è dunque da un lato il no all'autodeterminazione degli uomini e delle donne che vogliono sganciare la sessualità dalla procreazione e dall'altro un no all'omosessualità che non può essere un'affettività sana perché non è finalizzata alla procreazione.
Nessuno uomo etero, nessuna donna etero però vive in questo modo.
Si fa sesso perché ci si ama, perché ci si desidera perché volgiamo dare e prendere piacere dal e al\alla partner. facciamo sesso come conseguenza o prerequisito dell'affettività che si differenzia da altre forme altrettanto nobili di affettività quali l'amicizia l'amore familiare proprio grazie al sesso.
Allora se le persone etero possono fare sesso come meglio credono e venire comunque percepite come famiglia non si capisce perché lo stesso non devono poter fare le persone omosessuali e bisessuali.
Chi dice che le coppie omosessuali non sono famiglie discrimina una categoria di uomini e di donne e va fermato, perché è al di fuori e contro la nostra Costituzione.
Ricordiamocelo sempre, soprattutto ora che si avvicina il voto politico.