martedì 7 maggio 2013

La destra, la sinistra, la Storia e l'Italia. Su un articolo di Nino Spirlì pubblicato su il Giornale

Leggo un articolo di Nino Spirlì, che conosco - e apprezzo - come autore e attore teatrale, pubblicato sul Giornale, nel quale il nostro critica la semplificazione che vuole le persone omosessuali (lui usa il maschile sessista per tutte le persone omosessuali, lesbiche comprese) e la tutela dei diritti lgbt - che poi in realtà sono gli stessi diritti degli altri e delle altre negati a certe persone in quanto lgbt... - solamente a sinistra.

La semplificazione è sciocca e Spirlì ha ragione da vendere.

Non solo ci sono gay  e lesbiche di destra ma ci sono anche associazioni lgbt di destra.

Così come l'omofobia  non è solamente di destra (con Hiter che metteva gli e le omosessuali nei campi di concentramento e Mussolini che li nascondeva al confino) ma anche di sinistra (basta ricordare i campi di rieducazione di Castro...).

Il fatto è che l'omosessualità di per sé non rappresenta certo un modo condiviso di vedere il mondo.

Infatti io e Nino la pensiamo politicamente in maniera diversa eppure siamo entrambi omosessuali.

La cosa che accomuna me e Nino non è dunque l'orientamento sessuale, nella stessa misura in cui l'eterosessualità non accomunava Hitler e Gandhi...

Quel che ci accomuna è la discriminazione che colpisce entrambi in quanto omosessuali.

La discriminazione che arriva dai fronti più svariati, dall'estrema destra e dall'estrema sinistra, dai laici e dalle laiche come dai cattolici e dalle cattoliche, dagli uomini e dalle donne perchè l'omofobia è dappertutto...

Una discriminazione che deve fare i conti anche con le etichette che vogliono i gay  e le lesbiche in un certo modo quando magari né io né Nino ci identifichiamo in certi stereotipi, in determinati cliché, in alcune semplificazioni.

Etichette che io e Nino sentiamo entrambi come dei lacci da evitare a tutti i costi.
Così certe parole dell'articolo di Nino potrebbero essere tranquillamente le mie.

Non esiste una (sotto)cultura gay e lesbica, o almeno, non dovrebbe esistere. Non dovrebbero esserci un cinema gay una letteratura lesbica etc etc.
La cultura è una sola.
Se si parla di certi argomenti e li si presenta come tali è per una questione squisitamente politica.

La cultura ebraica, nera, dei cittadini stranieri nasce come risposta politica alla discriminazione che quelle etichette creano e impongono.

Due neri e due ebrei, due nere e due ebree,  non saranno più simili di due gay o due lesbiche (due bisex o due trans) ma sono tutte e tutti accomunati dalla stessa discriminazione che li e le fa vedere diversi e diverse in quanto ebrei ed ebree neri e nere gay e lesbiche.

La cultura ebrea, nera e lgbt nasce come risposta alla discriminazione e come tale va riconosciuta finché la discriminazione non viene eliminata.

Una discriminazione che non è mai sui generis ma è sempre scritta nella storia e iscritta in una determinata società in un determinato paese.

Credo che questo sia il punto che distingue non solo me e Nino ma tutta la militanza di destra da quella di sinistra.


La Storia.

Il nostro passato.

Il fatto che in Italia la dittatura è stata fascista e non comunista.

Con questo non voglio minimamente dire che la dittatura non è stata anche di sinistra ma non lo è stata in Italia.

Tant'è che in Italia è la parola fascista ad essere sinonimo di prepotente non la parola comunista.

Fossimo stati in un paese dell'ex blocco sovietico il lessico sarebbe diverso...

Credo che per capire chi siamo e cosa vogliamo non possiamo prescindere dalla Storia.

E la nostra storia è fatta di vent'anni di dittatura fascista.

Di alleanza con la Germania e il Giappone.

Durante la seconda guerra mondiale noi eravamo i cattivi.

Poco conta che quando Hitler ha cominciato a perdere la guerra abbiamo cambiato fronte...

I cinegiornali luce del 42 parlavano contro gli ebrei e i negri d'America del nord...

E io, in tutta coscienza, non posso dirmi di destra perchè storicamente la destra così come è esistita nel mio paese che è l'Italia, è una destra antisemita e razzista e io non sono né l'uno né l'altro e anzi, riconosco dietro l'antisemitismo e il razzismo, la stessa matrice ideologica che discrimina me in quanto omosessuale.

Insomma rifarsi in Italia a una ideologia di destra vuol dire come minimo fare i conti col fascismo e prenderne le distanze.

Non ho problemi ad accettare che possa esistere un pensiero di destra che non sia nazifascista, così come io, pur reputandomi comunista, non mi riconosco in Mao, in Castro o Stalin.

Dirsi di destra in Inghilterra, per esempio, ha come riferimento nella Storia  Churchill.


L'attuale primo ministro inglese conservatore è a favore dell'estensione del matrimonio anche per le le persone dello stesso sesso. 

Per cui dirsi conservatore in Inghilterra significa qualcosa di sostanzialmente diverso che dirsi tale, oggi, in Italia...

Noi abbiamo avuto Mussolini e il nostro alleato Hitler.

Qualunque persona si dica di destra in Italia non può esimersi dunque dal prendere le distanze dal nazifascismo.

Credo che al di là di tutte le difficili (anche se possibili e chiare se si è intellettualmente onesti) distinzioni tra destra e sinistra la storia sia davvero il mezzo più semplice per dirimere la questione.

Ti professi di destra in Italia?

Devi prendere le distanze pubblicamente dal nazifascismo.

E prendere le distanze non solo nelle parole e nelle intenzioni, ma anche nei fatti.

Perchè devi?



Perchè sull'antifascismo è basata la nostra Repubblica.

E poi per se te lo devo spiegare vuol dire che in fondo in fondo tu che leggi sei fascista e allora non voglio avere niente a che fare con te.


Mentre trovo indebito che  se mi professo comunista in Italia mi si imputi di aderire alla dittatura, perchè in Italia il comunismo è sempre stato democratico, trovo storicamente legittimo chiedere a chi si professa di destra in Italia di prendere le distanze dal nazifascismo dati i nostri trascorsi storici nazionali.

Allora invece di professarci di destra o di sinistra  che vuol dire tutto e non vuol dire niente (fermo restando l'antifascismo che è scritto nella carta costituzionale e dovrebbe trovarci d'accordo tutti) è sui temi, sulle questioni, sui diritti che ci distinguiamo e che possiamo posizionarci a destra o a sinistra o, se non vogliamo usare queste categorie, posizionarci tra chi vieta e chi no, tra chi vuole separare e distinguere - e dunque discriminare - e chi invece è per l'inclusione che non vuol dire rendere tutti uguali ma riconsocere nella differenza la comune matrice dello stesso diritto.


Basta leggere allora i commenti all'articolo di Nino Spirlì per chiedergliene donde, per domandargli come la pensa lui sugli argomenti che almeno i lettori di quel giornale hanno l'onestà di ammettere apertamente senza nascondersi dietro le parola destra e sinistra, troppo complesse per distinguere davvero la visione del mondo delle persone.

Così, mio caro Nino, cosa ne pensi del lettore del tuo articolo giovanni PERINCIOLO che afferma

Lun, 06/05/2013 - 09:56
Onore al merito nel non farsi strumentalizzare! Detto questo resta il problema di merito delle richieste della casta omosessuale in genere. Resta il fatto che chiunque ha un minimo di sensibilità etica non puo' che essere contro le adozioni e sui figli comunque ottenuti e questo non per piaggeria o omofobismo ma per il semplice principio del rispetto dei diritti dei più deboli : i bambini. Anche al matrimonio gay sono personalmente contrario mentre sono senz'altro favorevole ad un pieno riconoscimento della coppia gay e dei suoi diritti sul pianbo della assistenza, reversibilità della pensione, eredità ecc. Invece la casta gay sta riuscendo a far rivivere un omofobismo che stava progressivamente sparendo. Non é con le richieste fuori luogo, i gay pride osceni e strafottenti che miglioreranno la loro situazione e otterranno maggior tolleranza!
Sei d'accordo o no con le sue posizioni e con il suo modo di presentare e semplificare le questioni?

Io, e non personalmente, ma pubblicamente (tant'è che sono qui a parlarne in pubblico, su internet)  mi trovo molto più d'accordo col commento di cornacchia46 che scrive
Lun, 06/05/2013 - 10:08A mio avviso, non servirebbe nemmeno riconoscere la coppia omosessuale, ma abbattere il concetto secondo cui ciò che non è normale vada limitato o represso (fra l'altro, simili discriminazioni sono applicate - non si sa perché - al campo della sola sessualità). Se la società non si scandalizzasse nel vedere coppie di uomini e/o di donne mano nella mano e che si scambiano una carezza, il problema dell'omosessualità, a mio avviso, cadrebbe in radice.
Cornacchia 46 è meno a destra di Giovanni PERINCIOLO?

Non lo so e non è così rilevante.

Mi sembra però che il primo discrimini e distingua mentre il secondo voglia aggregare senza cancellare le differenze ma senza nemmeno ergerle a radice di un distinguo.


Perché  i diritti o sono di tutte e tutti o, semplicemente, non sono.

Allora mio caro Nino non basta professarsi super partes.
Non basta proclamarsi di destra  e gai per vedere riconosciuta una trans-politicità nell'orientamento sessuale.

Bisogna anche prendere le distanze nettamente dal nazifascismo.

Altrimenti si rischia di apparire dei furbetti che vogliono sdoganare il nazifascismo usando l'omosessualità, propria o altrui, per discorsi altri.