Net Tourniquet è stata aggredita da sei donne lesbiche in un locale di Bologna e molti hanno gridato alla transfobia laddove si è trattato di un caso di volgare violenza.
Solo oggi leggo un articolo pubblicato da gay.tv nel quale Helena Velena rilascia alcune affermazioni che non corrispondono proprio alla qualità di pensieri e interventi cui sono abituato ogni volta che ho occasione di parlare con lei.
Leggiamo l'articolo:
Già il titolo esprime un giudizio implicito, senza spiegare prima quello che è successo, anticipando una conclusione tutt'altro che condivisibile che cioè delle lesbiche siano andate contro una trans.Lesbiche contro una trans: parla Helena Velena
Nessuno ne parla, nessuno si è scandalizzato. Solo le persone più vicine alla vittima hanno diffuso la notizia, fino a che Helena Velena (amica della suddetta) non è stata contattata e allora su qualche sito hanno a iniziato a diffondersi i primi resoconti dell' accaduto. Di cosa stiamo parlando? Di una persona transessuale che è stata picchiata nel weekend a Bologna da un gruppo di lesbiche. Non ci credete?Perché mai non dovremmo crederci? Quale strana sororanza dovrebbe rendere le donne, anche quelle lesbiche, immuni dalle stesse dinamiche di violenza di tutte le altre persone?
Omosessuali e trans sono categorie politiche e identificano solo persone discriminate non certo necessariamente comportamenti esemplari di pacifica convivenza col prossimo.
E invece è così. Ecco la testimoniana di Net Tourniquet, la persona aggredita:Quello che segue è la stessa dichiarazione che abbiamo già analizzato. Qui mi soffermerò solo sulle parti non analizzate in quell'occasione.
Ognuno de esser libero di trovare la dimensione e l’estetica che meglio rappresenti se stessi. Cioè se le butch vogliono apparire così coatte è un loro diritto...
"Non è ASSOLUTAMENTE nelle mie intenzioni inscenare un processo alle butch: credo che ognuno debba esser libero di trovare la dimensione e l’estetica che meglio rappresenti se stessi!
(...) Per concludere, al di là dei generi, dei gusti, etc. mi sono ritrovata incredula con 6 ragazze tutte più impostate e avvezze alla rissa di meDunque se capisco bene il tra le righe Net sta accusando le sei butch di essere più avvezze alla rissa di lei che è una donna non biologica, al di là dei generi (perchè si sa che le donne sono femminili e non avvezze alla violenza) e dei gusti (quello dell'orientamento sessuale o quello della violenza?). Insomma capisco che se avessero aggredito me penso che di quelle sei donne lesbiche avrei detto peste e corna ma non penserei mai di rimarcare che sono più maschie di me. Per difendersi Net sta usando della discriminazione di genere contro le sei butch e il fatto che loro la abbiano chiamata travone di merda non giustifica la sua di discriminazione... Due discriminazioni non fanno una giustizia
Salto le dichiarazioni di FB delle quali ho già parlato nell'altro post.
Ed ecco invece la testimonianza che abbiamo raccolto da Helena Velena, nota militante, amica della vittima. Lei ha tentato di diffondere i primi comunicati rimasti inascoltati e ha diffuso la notizia su Facebook:
(...)
D'ora in avanti nell'articolo è invece tutto materiale nuovo ed è di questo che voglio parlare.
Su questo Helena ha ragione da vendere.
L'abbiamo chiamata per capire meglio cosa ci sia dietro a quest'aggressione e al silenzio che vi gravita attorno.
"Quello che è successo a Net Tourniquet allo Chalet Dei Giardini Margherita deve essere raccontato. Quando si verificano delle aggressioni omofobe c'è una sorta di autovittimismo che ne fa parlare per giorni.
Non basta aggredire un gay o una trans per parlare automaticamente di omo-transfobia. L'omotransfobia non si riferisce tanto alle aggressioni verbali o fisiche alle persone omosessuali e trans ma individua i motivi che portano a quelle azioni.
Per autovittimismo, per omocentrismo vediamo tutto come atto omotransfobico, anche quando si tratta di bullismo altrettanto esecrabile la cui matrice è la stessa dell'omofobia ma di cui il bullismo è una violenza più generica e non così specifica.
Quando la violenza si scatena all'interno del movimento tutti tacciono.Beh qui c'è un giudizio implicito che andrebbe invece esplicitato.
Siamo sicuri infatti che l'aggressione di Net per mano di sei donne lesbiche sia una violenza all'interno del movimento?
Non mi risulta che le sei donne lesbiche in questione siano delle militanti (non so di Net ma sicuramente questa sua denuncia è un atto di militanza).
Forse quello che Helena intende dire è che è grave quando la violenza avviene tra categorie discriminate.
Certo fino a che i comunicati stampa saranno appannaggio dell'Arcigay romano e non Nazionale, soprattutto nelle mani di Fabrizio Marrazzo, che nonostante sia stato allontanato, detiene ancora un certo monopolio sulla stampa, è logico che tutte le altre voci non verranno mai ascoltate.Questa uscita è come minimo fuori luogo. I fatti sono avvenuti a Bologna mentre Marrazzo ha per competenza Roma e provincia. E poi cosa si sta cercando di dire qui?
Mancano dei pezzi.
Il fatto, che non viene detto, è che di solito le aggressioni alle trans non fanno altrettanta notizia di quelle ai danni di gay e lesbiche sia nei giornali che, anche se non soprattutto, nel movimento.
Che Marrazzo poi strumentalizzi le aggressioni ai gay per pubblicizzare le sue iniziative rivolte alla gente è vero.
Marrazzo non è l'unico però (anche il Mario Mieli ha fatto lo stesso, anche se da meno tempo e in modo meno sfacciato, aggressivo perchè la Rainbow Line esiste da poco mentre la Gay Help Line già da diversi anni).
In ogni caso è grottesco che prima Helena affermi che le violenze all'interno del movimento siano più gravi e poi strumentalizzi l'aggressione di Net per parlare male di Marrazzo che - una volta tanto - non c'entra nulla.
Purtroppo è vero. A Roma c'è una guerra senza quartiere tra arcigay roma e aricgay nazionale ma Patanè non mi sembra sia in una posizione tanto diversa da quella di Marrazzo. Anche lui (assieme al forum romano queer di Sel) ha strumentalizzato un caso di violenza contro gay (quello delle uova con lamette) denunciato da Marrazzo che lo aveva strumentalizzato a sua volta per farsi pubblicità alla Gay Help Line. Patanè in quel caso ha emesso un comunicato irricevibile nel quale dichiarava che a lui non risultavano aggressioni e se non risultavano a lui sicuramente non c'erano state. (e chi è un dio onnisciente?)
Insomma una misera guerra tra poveri alla quale però bisogna rimanere estranei e equidistanti perchè nessuno ha completamente torto né ragione e dovendo scegliere di schierarsi con Marrazzo o con Patanè è preferibile comunque non schierarmi con nessuno dei due.
E questo è quanto sta accadendo con la vicenda di Net.Qui quello che Helena vuole dire, ma lo dice male mettendo in ballo altre questioni, è che a differenza di Marrazzo che sa far parlare di sé i giornali ogni volta che un gay viene aggredito anche quando si tratta di bullismo e non di omofobia (quando cioè il gay è stato aggredito non in quanto gay ma in quanto vittima casuale dell'aggressore) il movimento trans non ha lo stesso potere contrattuale.
Il canale privilegiato che Marrazzo ha costruito coi giornalisti danneggia indirettamente tutti quelli che non sono (ex) arcigay roma ora gay center \gay help line cioè tutt* gli/le altr* che i giornali ignorano credendo che Marrazzo parli per tutta la comunità.
Almeno questo è quello che io e Helena ci diciamo smepre quando ci incontriamo anche se in questo articolo se ne è davvero uscita male...
Apro un inciso importante. Finché i media, la maggioranza, i non gay e le non lesbiche penseranno che, ogni volta che un gay una lesbica o un\una trans parlano, lo fanno per nome e conto della comunità e non a titolo personale non ci potrà essere quella emancipazione, quella liberazione dalla discriminazione cui il movimento agogna.
Net ha subito un vero e proprio raid punitivo.E questo è tutto da dimostrare...
I comunicati stampa sono partiti nel weekend, ma siamo a lunedì e ancora quasi nessun sito e nessuna testa giornalistica ne ha parlato. Questa si chiama censura."Ma se i giornali non hanno parlato del caso la colpa è solo di Marrazzo?
Questa foto che ironizza su Patanè Marrazzo e Mancuso non è certo farina del sacco di Helena ma della giornalista autrice del pezzo che però la rende rea di certi giudizi e certi accostamenti (tra l'altro Helena di Mancuso non fa nemmeno cenno).
Moltissime associazioni che ho contattato hanno tentato di buttarla in caciara, come si suol dire, mi hanno risposto "Eh ma sono cose che capitano, è gelosia...". Ma questa volta non è così. A mio avviso un'aggressione organizzata a distanza di ore da un semplice battibecco, non è motivata dalla gelosia, ma da vera e propria transfobia.E qui non so davvero di cosa Helena stia parlando. Nella testimonianza di Net pubblicata nello stesso articolo (e che ho omesso) si legge:
Dunque non sono passate parecchie ore dal battibecco alle botte come spedizione punitiva. Net è tornata verso le donne e ha fatto una battuta infelice. Quanto basta perchè le donne si siano sentite provocate e la reazione violenta è avvenuta subito dopo. Dunque di cosa parla Helena?(...) mi son fermata a parlare con la ragazza in questione incuriosita dalla lunghezza dei suoi capelli superdecolorati… Per il semplice fatto di averle rivolto la parola la sua compagna mi si è scagliata contro pensando che ci stessi provando (...) Mi sono immediatamente defilata con questa che mi gridava dietro: “e vedi di andartene, prima che ti becchi una sberla”. son tornata a divertirmi con i miei amici…dopo un bel po’ passando dietro al loro tavolo m’è venuta la brillante idea di fare una battuta acida…”gliel’avrei voluta dare io ‘na sberla”…pessima idea…io l’ho detto una del gruppo delle picchiatrici indemoniate lo ha fatto, s’è girata e allungandosi m’ha tirato un gran schiaffone…non sono mica ‘na santa, istintivamente ho tentato di ricambiare la cortesia ma l’unica cosa che son riuscita a fare è stato scacciar via le mosche… non ho colpito nessuno! (...) inutile dire che sia stato chiesto a me di uscire…chissà come mai… Io ho subito detto che lo stavo già facendo e mi sono avviata alla porta prendendo il buttafuori sottobraccio… Il mio amico che poi ha cercato di difendermi mi ha visto ed è andato a chiedere spiegazioni alla sicurezza… Lì d’avanti c’erano già le ragazze a fomentarsi l’un l’altra nell’organizzare la spedizione punitiva alla “trans impertinente”… Ee nessuno della sicurezza è uscito a controllare cosa stesse per succedere… (...) mi sono ritrovata incredula con 6 ragazze (...) che a breve m’hanno messa K.O. buttata a terra e presa a calci e pugni…soprattutto nella schena, in pancia e in testa…urlandomi “travone di merda…MUORI!”…ma poi travina casomai peso 52kg… Ho cercato di ripararmi il viso e mi son presa le botte in posizione fetale mentre il mio amico si è buttato su di me per proteggermi beccandosi anche dei colpi destinati a me…ad un certo punto hanno smesso e sono sparite lasciandomi a terra a contorcermi…credo sia tutto…potrei copiare il referto del pronto soccorso…ma ho davvero sonno, vado a letto. Ecco, le cose sono andate ESATTAMENTE così… Spero di esser stata abbastanza esaustiva.".
Transfobia che nel mondo lesbico è presente da anni.Quel che segue è interessante perchè Helena racconta di cose che ha vissuto in prima persona ma c'è uno slittamento semantico in tutto il discorso. Le sei donne lesbiche diventano qui rappresentanti del movimento femminista separatista e lesbico. In realtà non sappiamo se siano militanti e, comunque, la ragione dell'alterco non è stata politica, ma di territorio, di harem, un ambito maschilistico, ma non per questo maschile. La specificazione sarà chiara fra un po'.
Fin dagli anni '70 quando i movimenti separatisti identificavano le transessuali come uomini travesititi da donne, da isolare e non includere nel movimento (pregiudizio diffuso e generalizzato tutt'ora in Italia, ndr).La questione è complessa e non è questo il luogo per affrontarla. Faccio solo presnete che per quanto il cammino di transito tra il sesso maschile a quello femminile sia lungo e coraggioso credo di poter affermare senza tema di essere considerato transfobico che le persone transitate al sesso femminile sono nate e cresciute come maschi (stereotipo di genere) e che certi meccanismi non si eliminano con la stessa rapidità di un intervento chirurgico. Io non ho mai giustificato il separatismo che considero politicamente sterile ma lo comprendo benissimo al punto tale che se fossi donna credo che avrei sicuramente avuto il mio periodo separatista, un po' come tutti quei gay che si circondano di donne perchè non si trovano bene con gli altri uomini, probabilmente perchè mal sopportano il maschilismo dei loro co-genere (ma anche questa questione è ben più complessa di così).
Quello stesso separatismo che potificava (e pontifica tutt'ora) sul genere maschile e femminile polarizzando il primo nel male e il secondo nel bene.Beh non a caso il patriarcato e il maschilismo sono opera del maschio QUALUNQUE SIA IL SUO ORIENTAMENTO SESSUALE.
Quel separatismo che non riconosce nessun tipo di femminilità, che non sia quella genetica e spesso solo quella omosessuale.Qui Helena è ingenerosa perchè dimentica che, nel mondo maschilista e patriarcale fatto a misura d'uomo (anche quello gay nonostante lo stigma) l'omosessualità femminile per molte donne prima ancora che l'espressione di omoerotismo è espressione di autoaffermazione, di autodeterminazione, di scoperta e libertà del proprio corpo che passa anche attraverso un lesbismo di sororanza.
Io stessa ne sono stata vittima a Bologna, come a Roma. Mi sono trovata più di una volta in contesti in cui in quanto transgender con una compagna, venivo allontanata. Io non mi sono mai arresa, ho sempre voluto capire "il perché". Mi dicevano che non potevano accettarmi, perché includere me, significava includere poi anche i trans FtM e queste identità per un certo tipo di separatismo sono inaccettabili.Non mi sembra sia difficile da capire il perchè anche se uno non è d'accordo.
Fu celebre una riunione prima di un evento ad un collettivo romano (il "Buon Pastore" - La Casa Internazionale delle donne) in cui io arrivai con la mia compagna e percepimmo un certo astio. Io dovevo essere la tradruttrice di una conferenza con le ragazze del "Good Vibrations" di San Francisco, ma sapevo che non mi vedevano di buon occhio, dopo che un trans FtM era andato a bussare alla loro porta, per avere ospitalità, visto che io bazzicavo il loro circolo. Insomma quella riunione divenne un vero processo pubblico contro me e la mia partner. Tentavano di cacciarmi e io senza arrendermi risposi a una delle donne che mi stavano attorno: "Tu sarai anche donna geneticamente, ma in questo momento hai in corpo più testosterone di quanto io non ne abbia avuto in corpo in tutta la mia vita".Ed ecco il maschilismo che riemerge. Un maschilismo che c'è dappertutto, tra uomini e donne, poco importa se genetic* o meno, tanto meno importa il loro orientamento sessuale. Helena, nella determinazione di quelle donne separatiste, ci vede una prevaricazione, una forma di violenza, di esclusione, di discriminazione.
Non dico che non abbia ragione.
Il punto è un altro.
Queste prerogative per Helena sono di esclusivo appannaggio maschile anzi della quintessenza (supposta) della mascolinità il testosterone l'ormone maschile che lei constata (o accusa) di notare molto più nelle donne (che, in quanto femmine biologiche testosterone non dovrebbero averne) che in lei che prima della transizione di testosterone ne aveva in natura.
Helena non sta dando solo delle maschiacce a quelle donne, ma preclude loro la possibilità di difendere in maniera aggressiva il loro spazio (quello separatista e lesbico) sena diventare per questo maschili.
Sessimo? Certo.
Maschilismo? Senz'altro.
Soprattutto patriarcato e paternalismo perchè Helena non solo sta dicendo loro siete più maschie di me che maschio lo ero biologicamente, ma confonde il simbolico col concreto e invece di riscontare un atteggiamento culturalmente accreditato solo al sesso maschile e capovolgerne la costruzione sociale riconoscendola alle donne senza che per questo perdano in femminilità lo confonde con la biochimica e traduce in un ormone un atteggiamento che, per quanto aggressivo e criticabile, rimane squisitamente femminile perchè fatto da donne.
In questa battuta profondamente misogina c'è la stessa radice dell'omofobia di chi confonde identità di genere con orientamento sessuale.
C'è l'onnipotenza del maschio che può permettersi pure di mutilarsi e diventare femmina ma che, lo stesso, alla prima occasione saprà distinguersi da quel genere cui pure dice di anelare al punto tale di avervi transitato.
Questi sono solo esempi per farvi capire quanto certe idee siano radicate nei comportamenti delle persone.Anche in te Helena. Purtroppo anche in te.
La propaganda transfobica si è fusa con le "bar butch", quelle lesbiche mascoline, che non sono più politicizzate, ma che hanno interiorizzato dei comportamenti prettamente maschili, che sono negativi.Ma come, prima Helena accusa il movimento femminista di pontificare sul genere maschile e femminile polarizzando il primo nel male e il secondo nel bene e ora usa quelle stesse categorie?
Di più, nell'accusare le donne di essere aggressive e dunque maschili e dunque di aver interiorizzato il maschilismo (che non è propriamente aggressività o comunque uno stereotipo di genere ma una ben individuabile ideologia...) non posso non chiedermi se la critica non nasca da chi pensa che solo i maschi possono essere aggressivi e che se l'aggressività è negativa nei maschi figuriamoci nelle femmine
Così mentre le donne si chiedono oggi come fare a recuperare la loro aggressività
Ecco una foto di ragazzi effeminati, cosa c'azzecca con le lesbiche butch?Con la parola "aggressività" intendo quella disposizione istintiva che orienta a conquistare e a difendere un proprio territorio fisico, psichico e sociale nelle sue forme più diverse; o, in altri termini, quell'istinto che guida a riconoscere, ad affermare e a proteggere la propria identità.
Con lo stesso significato, del resto, il termine "aggressività" è utilizzato nel linguaggio dell'antropologia e dell'etologia, oltre che della psicoanalisi.
In nessun caso mi riferisco qui all'aggressività come è intesa nel linguaggio corrente con il significato di aggressione di uno spazio altrui.
Se ho sete e riesco a procurarmi un bicchiere d'acqua, il mio istinto aggressivo mi spingerà a berlo tutto; solo l'intervento di un codice culturale mi indurrà a una mediazione e quindi eventualmente a dividere quel bicchiere d'acqua con la mia vicina altrettanto assetata.
L'aggressione si verifica invece se io rubo o strappo di mano il bicchiere d'acqua a qualcuno per bermelo tutto io.
Allo stesso modo se un desiderio mi guida a cercare nuovi spazi e nuove terre, possiamo parlare di istinto aggressivo, che si trasforma in aggressione se i nuovi spazi e le nuove terre sono abitati da antichi residenti contrariati dalla mia iniziativa.
Siccome l'aggressività, come qualunque forma dell'istinto, non contiene in sé un codice etico, è possibile che nella realtà concreta delle cose possa manifestarsi anche come aggressione: dato che un essere umano è, da tempo immemorabile, abituato a mediare l'istinto con la coscienza morale, anche in questo caso l'uso che viene fatto dell'istinto aggressivo dipende dalle qualità del soggetto, dalla sua coscienza. dal suo inconscio e dal modello sociale in cui vive
(Marina Valcarenghi L'aggressività femminile Bruno Mondandori, Milano 2003 p. IX)
mentre le donne stanno costruendo un immaginario nel quale la forza femminile non sia nascosta e inglobata in quella maschile - cfr. Federica Giardini (a cura di ) Sensibili Guerriere Sulla forza femminile, Iacobelli, Albano Laziale - Roma 2011- Helena vorrebbe far ripiombare le donne nel femminino in una concezione nella quale la donna non può picchiare senza diventare mascolina.
Helena continua:
Se tenete conto che ad esempio, oggi a Roma al Gay Village, domina il coatto, potete ben immaginare come stiano cambiando i comportamenti della gente."Il coatto domina da sempre nella cultura machista (non maschilista perchè possono esserci come ci sono maschilsiti gentili...) quindi non è che i comportamenti stiano cambiando casomai stanno regredendo si stanno accentuando a degli standard storicamente presenti.
Adesso immaginatevi le domande al maschile: Ma perché degli uomini devono arrivare a picchiare un altro uomo ? Cosa li rende così aggressivi?Ma perché delle donne devono arrivare a picchiare un'altra donna? Cosa le rende così aggressive?
Ha senso? Sicuramente meno che se declinata al femminile.
Vi rendete conto del maschilismo insito in questa domanda?
Ha la stessa radice che vuole i gay pappemolle che si menano con la borsetta proprio perchè accomunate al femminile.
"Potrei rispondervi con le parole di Mario Mieli: 'Quando andavo travestito in metropolitana a Milano, in tacchi a spillo e boa di struzzo, la violenza negli occhi di chi mi stava attorno, era la testimonianza di quanto gli altri invidiassero la mia libertà, di cui loro erano privi.' Quello che è successo a Bologna forse è solo la testimonianza di un odio-amore tra un certo tipo di lesbiche e le donne transessuali.Adesso mentre capisco l'odio/amore che possono provare le trans per le donne biologiche perchè rappresentano quello che loro non potranno mai essere fino in fondo mi sfugge cosa amino/odino le donne lesbiche delle trans.
E comunque, dalla dinamica dell'aggressione a Net proprio per come ce l'ha raccontata lei stessa sono sicuro che se al posto di Net ci fossi stato io, uomo e gay, le sei lesbiche si sarebbero comportate esattamente allo stesso modo.
Ed è anche un esempio lamapante di come certe donne siano più maschili di certi uomini.Di nuovo l'insopportabile semplificazione di uno stereotipo di genere assurto a metro di misura della realtà, per cui se le donne si comportano contraddicendo quello stereotipo di genere non dimostrano col loro agire da donne e di donne che lo stereotipo è contraddetto dalla realtà ma è la realtà che va ridefinita in base allo stereotipo per mantenerne intatto tutto il presupposto maschilistico.
Le parole che usiamo non sono mai la realtà ma strumenti che permetto di illuminare la realtà da un certo punto di vista evidenziando certi aspetti e lasciandone in ombra altri.
A sentire parlare Helena (e non solo) i concetti di maschile e femminile non sono descrittivi ma prescrittivi. Maschili sono atteggiamenti o modi di pensare che hanno gli uomini e solo gli uomini mentre se li vedo anche nelle donne non sono più atteggiamenti ascritti solo a quel sesso.
Ma questo non deve essere un processo contro una certa fascia di donne. Questo è un problema che può avere diverse cause, che sarebbe interessante analizzare, ma non è questo il luogo.Che le donne lesbiche butch abbiano menato chicchessia è un problema oltre che un reato.
Ma siamo sicuri che la causa di questo atteggiamento criminale (che è ben altra cosa dall'aggressività sana) derivi dall'atteggiamento mascolino delle butch piuttosto che da una intolleranza diffusa e sostenuta dai media?
Quel che è certo è che bisogna squarciare il velo del silenzio a cui siamo abituati. Bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno, guardarle con occhio critico, anzi autocritico.Beh se i risultati sono questi....dobbiamo ricominciare da capo!
Dono di cui il movimento lgbt non è dotato. Ci si mette troppo poco in discussione rimanendo troppo legati anche a certe dinamiche di partito. Ma io ne sono esente. Oggi la mia amica è andata a fare denuncia alla Polizia, come è giusto che sia. E io pretendo che una vicenda come questa non resti inascoltata."Quindi la colpa ultima delle sei donne che hanno aggredito Net non è il fatto di averla picchiata ma di aver consumato un sororicidio. Vine da chiedersi con quanta accuratezza le dichiarazioni di Helena siano state riportate nell'articolo. Chissà se Helena saprà illuminarci a proposito...
Che dire. Speriamo che episodi come questo guidati o meno da motivi personali, non accadano. Perché se ad attaccarci sono persone eterosessuali, siamo tutti pronti a fare branco. Ma se il branco siamo proprio noi? Chi difende le vittime?
C'è ancora tanto lavoro da fare nel movimento come fuori.