mercoledì 13 giugno 2012

Forti coi deboli e deboli coi forti: su una esagerata richiesta punitiva per le dichiarazioni omofobe di Cassano fatta da Andrea Maccarrone sul sito del Mario Mieli


Tutti avrete visto il il video dove Antonio Cassano (del quale personalmente ignoravo l'esistenza fino a un attimo prima) giocatore della Nazionale di calcio rispondendo alla domanda maliziosa di un giornalista chiamando i gay froci si augurava non ce ne fossero in squadra con lui e che se c'erano era peggio per loro.

Questo succedeva ieri.

Oggi un comunicato stampa pubblicato sul sito della FIGC, Cassano chiede scusa e precisa di non aver avuto intenzioni omofobe facendo delle specificazioni se possibile ancora più omofobe delle dichiarazioni fatte in conferenza stampa, come ho avuto modo di rilevare stamane, un paio di post fa, su questo stesso blog.

Adesso, sul sito del Mario Mieli leggo un post di Andrea Maccarrone dal titolo Cassano disonore nazionale nel quale a nome del Circolo e in veste di membro del direttivo, senza nemmeno essere informato del comunicato stampa, come per assolvere a un dovere d'ufficio, si lamenta delle dichiarazioni omofobe di Cassano arrivando addirittura a chiedere
di escludere il calciatore omofobo dai prossimi incontri: chi manifesta odio verso gli altri non può rappresentarci degnamente in Nazionale.
Senza sminuire l'infelice uscita di Cassano trovo questa richiesta spropositata e ingiusta perché investe Cassano di una responsabilità che non è solo sua.

Mi chiedo infatti perchè Maccarrone non critichi il giornalista che ha fatto la domanda "se ci sono almeno due gay nella nazionale o se si stratta solo di due metrosexual", non certo gayfriendly ma alquanto maschilista e giudicante. 

Mi chiedo anche perchè Maccarrone non si sia risentito delle rumorose risate che hanno accolto le parole di "odio omofobico" del calciatore.

Mi sembra che questa richiesta manchi di solidarietà di classe.
Ce la prendiamo col singolo giocatore ma non coi giornalisti e le giornaliste: perchè Maccarrone non ha chiesto ai direttori di testata di sospendere anche loro ?

Insomma una richiesta parziale, ingiusta ed esagerata.

Se infatti si chiede la sospensione di un giocatore in nazionale per avere detto Froci in nazionale? Mi auguro non ce ne siano. Comunque sono problemi loro alle dichiarazioni di Giovanardi allora cosa si dovrebbe chiedere? La galera? un novello 48? Una rivoluzione civile? La terza guerra mondiale?


Le richieste "di punizione" dovrebbero essere commisurate alla gravità dell'affermazione, e dorrebbero essere guidate da un metro di giudizio comune, a meno che con questa ingiusta parziale  e discriminatoria richiesta che si sa non essere applicabile non ci si voglia politicamente distinguere come paladini della comunità lgbt...



Con richieste così spropositate si rischia non solo di apparire ridicoli ma di ridicolizzare ogni campagna di sensibilizzazione contro l'omofobia, ogni richiesta davvero politica.

Un po' di misura verbigrazia!

Quest'anno a Roma niente Queering Film Fest: ma la cultura anche per la militanza lgbt è forse solo una questione di consumo?

...e mentre svuoto librerie polverose (sto traslocando) noto che nessuno, nemmeno il sottoscriffo finora si è accorto che il Queering Film Fest quest'anno non si è fatto.

Sul sito del festival campeggia questa scritta...


...e mi chiedo se i due anni di festa siano stati solo occasione di consumo di prodotto lgbt e non momento di aggregazione, di riflessione, di formazione dello spettatore e della spettatrice. Se insomma il mercato abbia fatto scempio liberistico anche della (sotto)cultura omosessuale oppure no.

A Napoli, l'anno scorso, abbiamo fatto un Omovies senza soldi, possibile che anche solo un giorno di festa quest'anno non si sia riusciti a fare?

Chi ne sa qualcosa mi risponde?
Grazie!





Lettera aperta ad Antonio Cassano, etero disinformato più che omofobo.


Non la conoscevo prima delle sue dichiarazioni adolescenziali sull'eventualità della presenza di froci - come lei li ha chiamati nella nazionale - di calcio italiano.

L'ho conosciuta quando ho visto il video pubblicato da repubblica, nel quale lei con aria simpatica e scherzosa, anche un po' imbarazzata, rispondendo a una domanda di un giornalista, ha detto che lei spera che non ci siano froci nella nazionale di calcio e che se ci sono peggio per loro, sono affari loro.

E' evidente che chi le ha fatto la domanda sperava in una sua risposta di questo tono, che, insomma, lei è stato vittima di una provocazione.

Non capisco però perchè spera non ci siano. Quale timore ha?

In ogni caso a cosa si riferiva il commento peggio per loro.  In che senso? Per lo stigma della società? O perchè l'omosessualità è una cosa negativa?
Affari loro
in che senso? Che non sta a lei giudicare l'orientamento sessuale dei suoi colleghi o che sono problemi loro? Nel qual caso problemi di che natura?



Oggi leggo il comunicato stampa che qualcuno le ha consigliato di diramare  in tutta fretta dopo che i giornalisti sciacalli che prima l'avevano provocata hanno montato un caso su una sua battuta infelice e irricevibile ma innocua se paragonata alle parole di merda che escono dalla bocca di Giovanardi.

Però trovo le parole di scuse che lei porge ai froci nel comunicato ancora più offensive di quelle che hanno scatenato la polemica.

Nel comunicato, pubblicato sul sito della FIGC, si legge questa sua dichiarazione:
Mi dispiace sinceramente che le mie dichiarazioni abbiano acceso polemiche e proteste tra le associazioni gay: l'omofobia e' un sentimento che non mi appartiene; non volevo offendere nessuno e non voglio assolutamente mettere in discussione la liberta' sessuale delle persone. Ho solo detto che e' un problema che non mi riguarda e non mi permetto di esprimere giudizi sulle scelte di altri, che vanno tutte rispettate

Libertà sessuale.
Vede Cassano anche per noi froci come per voi etero non si tratta solo di scopare ma anche di amare.
Ci capita come a tutti i maschietti di fare del buon sesso ma ci capita anche di innamorarci e magari di voler metter su famiglia.
Quella che può metter su lei è legittimata dal matrimonio e dall'opinione pubblica, la nostra non viene riconosciuta come famiglia né legalmente né moralmente.
Allora, la prossima volta che parla di omosessualità non si lasci distrarre dalla parola sessuale e si ricordi che oltre al sesso ci sono anche i sentimenti. Come si sentirebbe se leggesse che se lei frequenta Carolina Marcialis lo fa per il sesso?


Non mi permetto di esprimere giudizi sulle scelte di altri.
Purtroppo nel momento stesso in cui dice che quella dell'orientamento sessuale è una scelta lei sta esprimendo un giudizio perché insinua che i froci scelgano di esserlo il che non è vero.
Non lo dico io ma tutte le associazioni di psicologi dell'occidente: nessuno sceglie il proprio orientamento sessuale. Nè lei il suo né io il mio.  E nulla possiamo fare per cambiarlo.
Si può scegliere se accettarlo e viverlo con serenità ovvero con problematicità non perchè nell'orientamento omosessuale ci sia qualcosa di male in sé ma per lo stigma con cui viene bollato nella e dalla società.

La sua risposta nell'intervista, sua, spontanea, è stata meno infelice di questa dichiarazione ufficiale che, capisco, qualcuno le ha detto di fare.

Purtroppo queste dichiarazioni contribuiscono, senza che lei davvero lo voglia magari, a descrivere l'omosessualità come un vizio sessuale che si sceglie, mentre si tratta di una variante naturale del comportamento umano (parole dell'Organizzazione mondiale della sanità), dove comportamento significa una esperienza sessuale, affettiva o di romantica attrazione per persone del proprio sesso.

Pensi a tutti i sentimenti che prova per Carolina. beh noi froci proviamo dei sentimenti analoghi per altri uomini come noi, come lei.
Per cui se è peggio per noi beh, allora peggio anche per lei.

Alessandro Paesano


La campagna “Una volta per tutti” non piace proprio a nessuno: un bel post di Dario Accolla su Gay's Anatomy

Le menti che sostengono la proposta di legge che chiede per le persone omosessuali un istituto giuridico esclusivo, diverso dal matrimonio, che rimane di esclusivo appannaggio etero.


Io ho sempre detto che critico le idee e mai le persone,  per cui nonostante di recente abbia criticato ferocemente un post di Dario Accolla sulla sospensione del pride di Bologna, trovo questo post da lui scritto su Gay's Anatomy sulla  campagna “Una volta per tutti", oltre che interessante per il florilegio di pareri negativi che riporta, condivisibile parola per parola tanto da riportarlo integralmente.
La campagna “Una volta per tutti”, lanciata a ridosso del pride nazionale di Bologna la settimana scorsa, non tarda a suscitare critiche e prese di distanza da un testo da molti considerato come discriminatorio e dannoso per l’intera causa LGBT.
Sia ben chiaro, come dice giustamente Cristiana Alicata, sul suo blog:
Se a presentare questo corposo progetto di legge fossero stati Bersani, Bindi e Vendola, forse avrei gridato al miracolo. Il fatto che a farlo siano dei politici LGBT ed esponenti di associazioni mi preoccupa, soprattutto perché questa operazione viene fatta come dicevo già ieri, azzerando il cammino che la comunità LGBT ha fatto in questi anni [...] e senza coinvolgere la maggioranza delle persone impegnate sul tema dei diritti civili.
Sempre nel mondo della rete, non pochi/e blogger si sono dichiarati contrari a tale iniziativa, come si può leggere nelle pagine di Michele Darling:
Come si può usare uno strumento di democrazia diretta per promuovere una politica al ribasso?! Ma le firme si prendono per ottenere il massimo! E solo dopo, dentro il Parlamento, si possono cominciare gli eventuali compromessi. Anche se (o proprio perché) sappiamo tutti cosa succede quando i politici si muovono nell’ottica dei compromessi: dai Pacs, si passò ai Dico per arrivare a un bel nulla.
Anche dentro Sinistra Ecologia e Libertà si profilano alcuni distinguo, a cominciare da Saverio Aversa, del Forum Queer, che ricorda
sono fermamente convinto che la Sinistra e il Centro Sinistra non possano accettare norme e leggi che invece sanciscano la diseguaglianza. La Costituzione italiana stabilisce l’uguaglianza tra tutte e tutti, le cittadine e i cittadini, ed è quindi necessario adeguare e perfezionare le leggi che non si conformano completamente al dettato costituzionale. Prima fra tutte la legge sul matrimonio civile
e fa notare che:
Una Sinistra a livello europeo dovrebbe strenuamente battersi per la reale uguaglianza, in nome dei diritti, della dignità e delle pari opportunità. Sinistra Ecologia Libertà si è impegnata fin dal congresso fondativo a favore del matrimonio omosessuale, impegno ribadito anche nel documento conclusivo dell’ultima assemblea nazionale.
Ugualmente critica la posizione del gruppo giovani del Circolo Arcigay Tralaltro di Padova, che in un comunicato ufficiale «sente la necessità di esprimere il proprio dissenso in merito ai contenuti di questa campagna politica» motivando che:
in ossequio al fondamentale principio di uguaglianza, le persone LGBT non debbano avere né meno diritti, né più diritti, né diversi diritti, ma gli stessi diritti di cui godono le persone eterosessuali.
e ribadendo ancora come:
in un momento storico in cui Obama, Hollande e Cameron esprimono un chiaro sì al matrimonio (civile) per le coppie omosessuali, una campagna di raccolta firme per una legge di iniziativa popolare sulle unioni civili, nella quale è bandita la parola matrimonio, sia un autogol da parte del movimento LGBT italiano, che dovrebbe coerentemente chiedere il massimo dei diritti possibili.
Duro anche il commento di Rete Lenford, l’avvocatura LGBT che in una nota dichiara:
L’assemblea dell’Associazione Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford ha deciso all’unanimità di non appoggiare la campagna per la sottoscrizione della legge di iniziativa popolare sulle unioni civili. Il motivo di questa decisione è semplice. Da anni la nostra Associazione si batte per il pieno riconoscimento del diritto alla dignità e all’eguaglianza delle famiglie formate da persone dello stesso sesso. È quindi una questione di coerenza con le nostre idee [...] noi non firmeremo questa iniziativa di legge e suggeriremo a chi ce lo chiede di non firmare.

Insomma, pare che la proposta di legge popolare piaccia, principalmente, ai suoi stessi promotori e, presumibilmente, ai leader di partito che si vedono disinnescata, dalle rispettive componenti LGBT interne, la questione del matrimonio aperto alle coppie di gay e di lesbiche. Un fatto non di poco conto, a ben vedere, visto che stiamo parlando di uguaglianza formale tra cittadini e cittadine di fronte allo Stato. E che a proporre questo dislivello giuridico siano proprio politici “amici”, poiché afferenti al movimento, lascia l’amaro in bocca.
Sarebbe stato il caso, viste le critiche e le distanza di larga parte del movimento LGBT, che questi signori avessero concordato la campagna con le maggiori associazioni nazionali e locali. Per avere l’avallo della comunità e per dare forza a una richiesta politica coerente. E invece il popolo arcobaleno è ancora una volta deluso, i capi di partito sono stati esentati dall’assumersi responsabilità oggettive, mentre la campagna si profila come l’ennesimo sperpero di energie che culminerà col solito nulla di fatto.
E la politica, a ben vedere, dovrebbe essere tutt’altro: come, ad esempio, garantire giustizia in nome dell’uguaglianza. Lo dice anche la nostra Costituzione. E in questo sta, o dovrebbe risiedere, la costruzione della nostra democrazia. Qualcuno lo dica ai promotori di questa legge inutile e iniqua.

Di mio aggiungo solo che questa proposta popolare di legge danneggia l'intera comunità lgbt. Dobbiamo dire a questi signori  - uso intenzionalmente il maschile come loro usano il maschile in tutti - di smettere.
 
Non firmate la proposta di legge e tenete a mente i nomi di chi l'ha concepita
come si possono leggere su facebook:
comitato promotore della campagna 'Una volta per tutti' che ha firmato martedi 5 giugno presso la Corte di Cassazione la proposta di legge sulle Unioni Civili:
Alessandro Zan
Etta Andreella
Monica Cerutti
Paola Concia
Giusva Iannitelli
Cathy Latorre
Vladimir Luxuria
Aurelio Mancuso
Maurizio Pioletti
Rudi Russo
Alessandra Tibaldi


domenica 10 giugno 2012

Una bugia, anche se ripetuta mille volte, è, e resta, una bugia: sul ridicolo paragone fatto da Klaus Dovi tra i registri delle unini civili comunali in italia e le leggi nazioniali di Francia (Pacs) Inghilterra (Civil Partnership Act's) e Germania (Eingetragene Lebenspartnerschaft).


Avrete letto dello scarso successo dei registri delle unioni civili comunali dei quali, secondo una inchiesta di KlausCondicio, solo 298 coppie omosessuali si sarebbero avvalse.


Mi chiedo come mai la fonte di dati pubblici e comunali sia un canale youtube specializzato in interviste fortemente ideologizzate...

Dopo una breve ricerca su internet non ho trovato il comunicato stampa di KlausCondicio ma solo quello di alcune agenzie stampa che danno come fonte dei dati il canale youtube di Klaus davi.


L'Agi per esempio riporta questi dati (per leggere il dispaccio nella sua interezza cliccate qui) .

nel corso del 2011, in tutti gli 82 comuni italiani che hanno istituito i registri delle unioni civili, sono solo 298 le coppie omosessuali che vi hanno aderito.

Dopo aver elencato alcuni numeri per singoli comuni (senza specificare smepre da quale anno i registri sono stati istituiti) si fa una considerazione che non si capisce se sia sempre di KlausCodicio e l'agenzia stampa meramente riporta o direttamente un commento dell'agenzia stampa.

Un numero esiguo, se confrontato con quello di altri paesi europei. In Germania, da quando nel 2001 e' stata istituita la legge, sono state registrate 23 mila unioni civili tra persone dello stesso sesso. In Gran Bretagna, dal 2005, sono state 42.778.

La notizia così com'è riportata è un falso talmente clamoroso che, vivessimo davvero in una democrazia, imporrebbe una rettifica.

Non mi riferisco tanto al fatto che sotto la dicitura registro delle unioni civili sono accorpate delle disposizioni amministrative comunali di natura diversa.

In molti comuni infatti non c'è un vero e proprio registro delle unioni civili cui si può accedere,  più semplicemente l'anagrafe rilascia, a chi lo richiede, una attestazione di famiglia anagrafica costituita da persone coabitanti legate da vincoli affettivi (come ricorda giustamente un articolo sul sito dell'Aduc Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori).

All'Aduc così come all'AGI e a chiunque altro e altra, magari distratti dalle dichiarazioni di Giovanardi, hanno commentato la notizia sulla rete, sfugge però il falso, pardon il fatto fondamentale di questa notizia surrettizia. 

Questi fantomatici registri sono COMUNALI e hanno solo un valore amministrativo LOCALE (accesso in ospedale al capezzale del partner, subentro nel contratto di casa, etc. solo nell'area del comune dove vale quel registro o l'attestato dell'anagrafe), e vengono invece paragonati con le LEGGI NAZIONALI di Germania, Inghilterra e Francia (smepre nell'articolo dell'ADUC).

Le leggi nazionali di questi tre stai sono tra l'altro leggi di natura completamente diversa.

Mentre i pacs francesi sono aperti a tutte le cittadine e i cittadini (dunque anche alle coppie etero che, volendo possono sposarsi) e non hanno lo stesso spessore istituzionale del matrimonio, la Civil Partnership inglese e L'istituto giuridico della convivenza registrata (Eingetragene Lebenspartnerschaft) tedesco sono leggi create ad hoc esclusivamente per le persone omosessuali alle quali lo Stato riconosceva la discriminazione di non poter accedere al matrimonio e dava loro una legge che compensasse questa discriminazione con un istituto semi-equivalente che non raggiunge mai la completa uguaglianza giuridica col matrimonio, altrimenti non avrebbe senso istituirlo visto che il matrimonio c'è già.

Anzi la Corte Costituzionale Tedesca riconoscendo  che se una legge nazionale per le persone omosessuali c'è e visto che si tratta in soldoni di un matrimonio di serie b ha smantellato negli anni alcune delle restrizioni (ma non ancora tutte) previste in queste leggi (impossibilitò di adottare, etc...) osservando che quelle restrizioni erano altamente discriminatorie.

L'idea stessa dell'istituto equivalente (che poi equivalente non lo è mai) è discriminatoria (in barba alle giuriste e ai giuristi della proposta di legge popolare Una volta per tutti che pensano il contrario).

Sarebbe come istituire un istituto giuridico diverso per i matrimoni misti, o per i matrimoni tra persone di cittadinanza diversa.

Il matrimonio  è uno o vi si accede tutti o non è matrimonio.

Insomma il commento di Klaus (e non di Giovanardi) che se i gay (le lesbiche non sono citate) non accedono ai questi registri civili è perchè in realtà non sono così interessati a sposarsi è una distorsione della realtà della stessa portata di quella che, per esempio, fece Emilio Fede quando ascrisse il movimento delle agende rosse in memoria di Borsellino al comunismo per via del colore rosso delle agende ...

Bisogna stare attenti a non rispondere a queste provocazioni perchè si rischia di avvallare non solo una notizia che è una bufala ma anche di dare credibilità a uno come Klaus Dovi che ne ha meno di Emilio Fede, il quale era seguito da 4 milioni d persone, mentre Klaus Dovi deve la sua popolarità a tutti quelli che , indignandosi, gli fanno indirettamente pubblicità senza però smontarne la retorica e l'ideologia delle sue false notizie.

Mentre scrivo le visualizzazioni dell'intervista a Giovanardi sono 57 più la mia...

Ecco la vera cosa cui indignarsi non le solite ecolalie di Giovanardi (le cui dichiarazioni in certi punti sono anche condivisibili) ma le notizie date a cazzo di cane che tutti ci beviamo come fossero vere, come fa il il comitato del Roma Pride 2012 sul sito del Mario Mieli che si indigna con Giovanardi ma non contesta minimamente la forzatura della notizia stessa.



Di Giovanardi parleremo un'altra volta...




sabato 9 giugno 2012

Una volta per tutti una proposta di legge popolare sbagliata e controproducente proposta da sinistra (Sel) e non solo (Idv) sessista fin nel titolo e discriminatoria per le persone omosessuali alle quali non riconosce il matrimonio ma una misera civil parnteship.


Normalmente sono molto critico  con chi esprime opinioni senza conoscere bene i fatti.

Ma questa volta la questione in campo mi sembra talmente importante che correrò il rischio esprimendo i miei dubbi e le mie paure prima di essere a conoscenza dei dettagli.

Questo quello che so, so far.

Il Padova Pride Village lancia la campagna nazionale Una volta per Tutti, una campagna di raccolta firme che durerà 6 mesi per una legge di iniziativa popolare per il riconoscimento in Italia delle unioni civili, senza alcuna discriminazione di genere con il sostegno di Ben&Jerry’s, azienda internazionale di gelati.

Un’unica proposta di legge sviluppata su tre livelli che chiede al Parlamento italiano il riconoscimento di:

        garanzie e tutele minime alle coppie di fatto, siano esse eterosessuali ed omosessuali, che non possono, o non vogliono, accedere ad alcun istituto giuridico.

        un istituto giuridico intermedio per il riconoscimento delle coppie che convivono, sulla base della loro vita affettiva, che estenda loro e ai lori figli tutele e garanzie 

    un ulteriore istituto giuridico che tuteli le coppie omosessuali sul modello della Civil Partnership Act inglese, come già avviene in altri paesi europei tra cui Germania e Regno Unito.

I dati che ho riportato li ho presi dalla cartella stampa scaricabarile dal sito

interpolandoli con quelli che si trovano direttamente sul sito www.unavoltapertutti.it 

Sin dal nome c'è qualcosa che non mi convince in questa campagna.

Una volta per tutti accorda al maschile quel tutti che grammaticalmente dovrebbe essere al femminile.
In quel tutti dobbiamo riconoscerci tutte e tutti, donne e uomini.


Insomma una campagna il cui stesso titolo gronda di maschilismo usando un maschile plurale per indicare tutte le donne e tutti gli uomini.

Complimenti alle creative e ai creativi della campagna. .


Se leggiamo poi le dichiarazioni dell'ala commerciale della campagna, la  Ben&Jerry’s, azienda internazionale di gelati c'è da mettersi le mani nei capelli.
Sempre nella cartella stampa si legge:

L’azienda supporta la campagna con la convinzione “che l’amore tra due persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, vada sempre tutelato e protetto.
I neretti, diversi da quelli del testo originale, sono miei.

Questa frase è ridicolmente discriminatoria.

Invece di dire che l’amore tra due persone è amore, indipendentemente dal loro sesso (assortimento sessuale) si parla di orientamento sessuale.

Quindi quello che caratterizza il mio amore di uomo per un altro uomo non è il mio appartenere al genere umano ma il mio essere omosessuale (o forse bisex?).

Inutile dire che chi parla male pensa male.

D'altronde l'idea di fondo della campagna è sbagliata e ambigua perchè mette insieme cose che insieme non vanno.

E nasconde questa ambigua associazione dietro un funambolico e surrettizio giro di parole:

garanzie e tutele minime alle coppie di fatto, siano esse eterosessuali ed omosessuali, che non possono, o non vogliono, accedere ad alcun istituto giuridico.

I neretti sono nel testo. Il colore rosso è mio per sottolineare ...l'inganno.

Non possono o non vogliono?


Le coppie etero (=formate da persone di sesso diverso)  possono sposarsi (a meno che non siano ancora coinvolte in matrimoni precedenti, ma esiste il divorzio...).
Se non vogliono sposarsi è perchè non credono al matrimonio ma in qualunque momento cambiano idea possono farlo.


Le coppie omo (=formate da persone dello stesso sesso) non possono sposarsi sia che lo vogliano o no.


L'esigenza che nasce per le coppie di fatto, cioè quelle coppie etero che per i motivi già detti non si sono volute\potute sposare riguarda la tutela di tutta una serie di diritti amministrativi (regolare i rapporti personali e patrimoniali relativi alla loro vita in comune, l'assistenza sanitaria, il subentro nel contratto d’affitto o del mutuo, il trapianto di organi e così via) che non hanno nulla a che fare con le vere e profonde radici del matrimonio e con i motivi per cui le persone omosessuali chiedono di poter accedere a questa istituzione.


Secondo i giuristi e le giuriste che hanno presentatore la campagna
il matrimonio sarebbe una serie di tutele,  diritti ed doveri. Ci si sposa per accedere a una serie di obblighi e vantaggi amministrativi.

Dimenticando così il motivo principale che dà sussistenza al matrimonio. Lo so persino io che di legge non so nulla.

Articolo 29 della Costituzione Italiana

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.

Se la famiglia è fondata su matrimonio si tratterrà di qualcosa di più delle  tutele, i diritti ed i doveri, no?

Forse si tratta del riconoscimento pubblico che quelle due persone costituiscono famiglia,  la cellula base della società così come considerata dalla Costituzione.

Invece come al solito è solo la sfera privata che passa in questa campagna, a anche guardando il  PESSIMO spot che è stato prodotto dove funambolicamente si mettono insieme coppie etero CHE POSSONO SPOSARSI  con coppie OMO CHE NON POSSONO SPOSARSI dribblando tra il posso voglio non voglio dimenticandosi del NON POSSO...



La vita di coppia è sempre e solo privata, fatta di vita insieme in casa, comprata insieme, dove non c'è vita verso l'esterno, verso la società, quella alla quale si chiede il riconoscimento della legittimità della propria unione proprio attraverso quel matrimonio cui le persone di sesso diverso possono accedere.

Non si tratta di sviste ma di una precisa strategia politica che non è affatto di sinistra nonostante tra i firmatari ci siano ben due nomi di spicco di SEL (cosa per la quale non rinnoverò la mia tessera al partito...) ma discriminatoria e filovaticana.


Firmatari di Una volta per Tutti, tra gli altri, la parlamentare Anna Paola Concia del Partito Democratico, Vladimir Luxuria, attrice e scrittrice, Aurelio Mancuso, presidente Equality Italia, Monica Cerutti, della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Rudi Russo, membro esecutivo Italia dei Valori, Gennaro Migliore di Sinistra Ecologia e Libertà, Franco Grillini, responsabile diritti civili Italia dei Valori, i brand manager e brand director di Ben&Jerry’s, Tommaso Vitali e Jochanan Senf, la scrittrice e attrice Lella Costa, Ministro del Governo Prodi per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini.
Noto, en passant, di nuovo l'uso al maschile di Ministro per una donna.
Ma si sa. l'antisessismo della lingua non è di casa in Italia nemmeno  a sinistra.

Con un istituto giuridico diverso dal matrimonio come può la mia unione essere riconosciuta  come famiglia allo stesso modo di quella etero?

Se quello che come persone omosessuali ci accomuna è la discriminazione basta sull'orientamento sessuale una legge ad hoc solo per noi non continua a discriminarci forse, riconoscendoci dei diritti diversi da quelli degli altri uomini e delle altre donne?


Insomma come posso sentirmi uguale agli altri cittadini e alle altre cittadine se non mi viene riconosciuto il diritto di accedere allo stesso matrimonio ma si crea invece un istituto giuridico diverso e ad hoc? Diversa in che? E soprattutto, diverso perchè?

Se questa proposta di legge pensasse solo a un istituto giuridico per il riconoscimento delle coppie che convivono, sulla base della loro vita affettiva, che estenda loro e ai lori figli tutele e garanzie 


la legge sarebbe stata buona  e giusta.

Ma unire a questa legge una legge per il matrimonio tra froci e lesbiche beh vuol dire rinunciare a priori ad aprire il matrimonio, l'unico che esiste, anche alle coppie dello stesso sesso.



A voler essere anche solo pragmatici, in un paese che non è riuscito a votare quell'obbrobrio dei dico con un governo di centro sinistra come si può credere che l'attuale parlamento, ma anche quello prossimo, siano in grado di legiferare su una Civil Parntership solo per le persone omosessuali quando i diritti di questi cittadini e cittadine non sono nemmeno tutelati con l'estensione della legge Mancino?
Mi piacerebbe che chi ha presentato questa campagna di proposta popolare di legge rispondesse a queste e altre domande fatte da chi è più bravo di me con la legge e le leggi.

Che ci spiegassero come pensano che queste tre leggi, se mai venissero promulgate possano davvero aiutare le coppie di fatto etero e omo e le persone che vogliono vedersi pubblicamente riconosciute come FAMIGLIE.


E quanto queste leggi non servano a loro a darsi lustro e visibilità senza dare davvero fastidio ai poteri forti, Vaticano in testa. 

Cambiando tutto perchè tutto resti com'è.


A queste persone, a questa campagna, a questa raccolta di firme, IO DICO NO.


La settimana della cultura arcobaleno la proposta culturale romana di Arcigay, Arcilesbica, Azione Trans, Di'Gay Project, Gay Center, Gay Lib




SETTIMANA DELLA CULTURA ARCOBALENO

Incontri e confronti  tra la comunità LGBT e la città di Roma
Dall’11 al 16 giugno 2012 al Teatro India (Lungotevere Vittorio Gassman, 1)
e il 22 giugno a piazza Farnese


* * * * * PROGRAMMA * * * * *

PUZZLE (http://www.facebook.com/events/317452474996858/)
Collettiva delle artiste Valentina Reale, Marianna Adel Labib,
Angela Infante, Giulia Cacciuttolo, Naomi Collura.
A cura di Esther Ascione e Roberto Stocco.

I PURI E GLI IMPURI
Azzurra Primavera espone le sue foto del World Pride del 2000 a Roma.

PATANE' TI GUARDA
Lucia Patanè espone le sue foto sul Pride.

PRIDE WALL

Opera collettiva, realizzata dei visitatori con i loro ricordi dei Pride, per condividere testimonianze, foto, pensieri, proposte.

***LUNEDì 11 GIUGNO ***
http://www.facebook.com/events/376523555730579/

OMOSESSUALITÀ, FAMIGLIA, RELIGIONE


19.00 - Apertura a cura di Roberto Stocco (Arcigay)

19.30 - Presentazione di “Hello daddy!” di Claudio Rossi
Marcelli. Sarà presente l’autore.
Partecipano al dibattito:
- Chiara Lalli, filosofa, autrice del libro "Buoni genitori. Storie di mamme e papà gay"
- Fabio Annicchiarico, psicologo e psicoterapeuta dell'età evolutiva
- Andrea Rubera, Nuova Proposta
Modera: Luca Telese, giornalista (Il Fatto Quotidiano)

22.00 - Spettacolo teatrale "Il gelo in una stanza" di Flavio Mazzini

*** MARTEDì 12 GIUGNO ***

http://www.facebook.com/events/377503102297479/

INTERSESSUALITA’, ETA’ EVOLUTIVA, IDENTITA’, ORIENTAMENTO: DISAGIO, DISCRIMINAZIONE E PREGIUDIZIO


19.00 - Apertura a cura di Francesca Busdraghi (Azione Trans)

19.30 - Dibattito con:
- Luca Trappolin, ricercatore in Sociologia, Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata (FiSPPA - Università degli Studi di Padova)
- Vittorio Lingiardi, professore ordinario di Psicologia Dinamica (La Sapienza Università di Roma)
- Matteo Villanova, Presidente dell'OLTREE (Osservatorio Laboratorio Tutela Rispetto Emozionale Età Evolutiva - Roma Tre)
- Michela Balocchi, sociologa, Consultorio Transgenere (Università di Firenze)
- Maria Ciccopiedi, psicologa, psicoterapeuta, criminologa
- Massimiliano Monnanni, Direttore dell'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali)
Modera: Guido Allegrezza, Coordinamento Arcobaleno

22.00 - Spettacolo teatrale "La may way del baco da seta" di M. Cantarelli, C. Cucinotta, F. Rosetti

*** MERCOLEDì 13 GIUGNO ***
http://www.facebook.com/events/369525239762537/

READING DELL’INEDITO
19.00 - Apertura a cura di Daniele Priori (Gay Lib)

19.30 reading delle opere vincitrici del concorso “Inediti”
e dibattito con gli autori.
Moderano:
Delia Vaccarello, giornalista e scrittrice
Pasquale Quaranta, giornalista

22.00 - Proiezione del film "La Kriptonite nella borsa" di Ivan Cotroneo. Sarà presente il regista.

*** GIOVEDì 14 GIUGNO ***
http://www.facebook.com/events/247673655332285/

19.00 - Apertura a cura di Imma Battaglia (Di’Gay Project)
19.30 - Presentazione del libro “La vera storia dei miei capelli bianchi” di Paola Concia con Maria Teresa Meli. Saranno presenti le le autrici.

FEMMINCIDIO: LE RADICI SOCIOCULTURALI DELLA VIOLENZA SULLE DONNE


20.30 - Dibattito con:
- Giuliana Ruoti, Arcilesbica Roma
- Edda Billi, Presidente AFFI (Associazione Federativa Femminista Internazionale)
- Antonella Montano, psicoterapeuta, direttrice Istituto A.T.Beck
- Imma Battaglia, Di'Gay Project
- Fabrizia Giuliani, Se non ora quando
Modera: Lucia Caponera, Arcilesbica Roma

22.30 - Proiezione del documentario "L’altra altra metà del cielo... continua" di Laura Annibali

*** VENERDì 15 GIUGNO ***

http://www.facebook.com/events/340122989393834/

HIV: VITA QUOTIDIANA E CARCERE
19.00 - Apertura a cura di Eugenia Milozzi (Arcilesbica Roma)

19.30 - Dibattito con:
- Adriana Ammassari, infettivologa (INMI L. Spallanzani)
- Antonella Cingolani, infettivologa (Policlinico A.Gemelli)
- Angela Infante, Arcilesbica Roma, Counsellor Malattie Infettive (Policlinico Tor Vergata)
- Eugenia Milozzi, Presidente Arcilesbica Roma, consulente medico Gay Help Line
Modera: Giancarlo Condoleo, Lila

22.00 - Spettacolo teatrale "Koroibos, il dopato di Olimpia" di Gennaro Francione
http://www.facebook.com/events/363091487079821/

*** SABATO 16 GIUGNO ***

http://www.facebook.com/events/457643754261775/

I DIRITTI DELLE PERSONE ARCOBALENO AL TEMPO DELLA CRISI

18.00 - Apertura di Fabrizio Marrazzo (Gay Center)

18.30 - Ddibattito con:
- Francesco Bilotta, docente di Diritti Privato (Università di Udine), Avvocatura per i diritti LGBT - Rete Lenford
- Marco Gattuso, giudice del Tribunale di Reggio Emilia
- Carlo D'Ippoliti, ricercatore di Economia (La Sapienza Università di Roma)
- Susanna Lollini, avvocata
- Francesca Busdraghi, Azione Trans
- Salvatore Marra, CGIL Roma e Lazio (Ufficio Nuovi Diritti)
Modera da Massimo Dotto, avvocato civilista

I GIOVANI DEL MOVIMENTO ARCOBALENO: IERI, OGGI, DOMANI
21.30 - Dibattito con
i giovani delle associazioni arcobaleno di Roma
Alice Troise, Gruppo Giovani Glbti* di Firenze
Modera: Renato Mari, Di'Gay Project

*** Gli eventi si terranno negli spazi aperti del Teatro India (nell''Indiateca in caso di pioggia)***


Si presenta così la prima settimana di cultura lgbt (senza q e senza i) di Roma organizzata dalle associazioni del Coordinamento Arcobaleno che non ha ancora un sito dedicato ma solo una pagina facebook, composto dalle associazioni Arcigay, Arcilesbica, Azione Trans, Di'Gay Project, Gay Center, Gay Lib.

Una iniziativa importante e anomala nel panorama italiano fatta "segretamente" in "alternativa" al Pride park degli organizzatori del Pride di Roma 2012 che quest'anno,
come ho già avuto modo di dire si tiene per soli 3 giorni dal 15 al 19 Giugno a Villa Gordiani.

Più attività lgbt nella Capitale, anche in contemporanea, si chiamano pluralismo, ma possono essere viste anche come concorrenza che, tra forze antagoniste che vogliono rivendicare i diritti di una minoranza, forse non è proprio il massimo, politicamente parlando.
D'altronde anche volendo andare a entrambe le manifestazioni tra le serate al centralissimo teatro India e quelle alla decentratissima villa Gordiani credo che i due eventi possano avere un loro pubblico senza rubarselo a vicenda.

I temi trattati alla Settimana arcobaleno sono molto interessanti d'ampio respiro e da seguire tutti.

Purtroppo per motivi personali (venerdì 15 trasloco) non potrò seguire tutte le sere e rendicontarvene. Farò quel che potrò.


Quel che voglio notare ora, senza polemica e senza voler essere distruttivo, ma anzi dando il mio piccolo contributo di esperto in pregiudizi e stereotipi è il linguaggio usato nel descrivere e presentare questi eventi che risente di un profondo maschilismo e patriarcato, talmente radicato ancora nella società e nelle nostre menti tutte, da non essere stato notato nemmeno da chi della lotta ai pregiudizi e alla discriminazione ne ha fatto il proprio lavoro politico.
L'idea di usare i colori rainbow per distinguere ogni serata è efficace ed elegante.

Infatti così vengono presentate le varie serate nel comunicato stampa, che ho preso dal sito di di gay project una delle associazioni promotrici.
 Comunicato stampa
SETTIMANA DELLA CULTURA ARCOBALENO
Incontri e confronti  tra la comunità LGBT e la città di Roma
Dall’11 al 16 giugno 2012 al Teatro India (Lungotevere Vittorio Gassman, 1) e il 22 giugno a piazza Farnese

E’ dedicata a tutti i colori della bandiera Rainbow, simbolo internazionale LGBT, la Settimana della Cultura Arcobaleno, organizzata per la prima volta dalle associazioni del Coordinamento Arcobaleno (Arcigay, Arcilesbica, Azione Trans, Di'Gay Project, Gay Center, Gay Lib), impegnate insieme nella realizzazione di un evento, ad ingresso libero, che rappresenta un importante momento di sintesi politica e artistica nell’azione del movimento, e che mira a contaminare uno spazio all’interno della nostra città – individuato nella suggestiva e accogliente cornice del Teatro India – per confrontarci sui temi di riferimento della comunità LGBT.
L’obiettivo è invitare e coinvolgere tutta la società civile attraverso un percorso di intrattenimento piacevole e stimolante costellato di performance artistiche, dibattiti e presentazioni di libri, declinati in un articolato programma culturale. A curare l'allestimento della manifestazione, che ha ricevuto il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio, della Provincia di Roma e dell'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, provvederà l’organizzazione del Gay Village.

Dall’11 al 16 giugno, a partire dalle ore 19.00 (sabato dalle ore 18.00), i giorni della Settimana Arcobaleno si tingeranno dei colori della bandiera Rainbow, ciascuno associato ad un tema specifico: colori che nella simbologia rappresentano la diversità e la mescolanza e che trovano la loro sintesi nel bianco - simbolo dell’annullamento delle differenze - cui è dedicato l’ultimo giorno della manifestazione, riservato ad uno straordinario concerto a piazza Farnese.

PROGRAMMA

Lunedì 11 verrà dedicato al colore ROSSO e al tema “Omosessualità, famiglia, religione”, attraverso un dibattito che inizierà dalla presentazione del libro “Hello daddy!” di Claudio Rossi Marcelli e vedrà la partecipazione della filosofa e scrittrice Chiara Lalli, di Fabio Annicchiarico, psicologo dell’età evolutiva e di Andrea Rubera di Nuova Proposta, moderati dal giornalista de 'Il Fatto Quotidiano', Luca Telese.

Martedì 12 si tingerà di ARANCIONE e la discussione si impernierà su “Intersessualità, età evolutiva, identità, orientamenti: disagio, discriminazione e pregiudizio”, con importanti studiosi come i sociologi Luca Trappolin e Michela Balocchi, gli psichiatri Vittorio Lingiardi e Matteo Villanova e la psicologa e psicoterapeuta Maria Ciccopiedi. Ospite del dibattito anche Masimiliano Monnanni, Direttore dell'UNAR, che presenterà i risultati della prima indagine ISTAT sull'omofobia in Italia.

Mercoledì 13, serata all'insegna del GIALLO, sarà interamente incentrata sul “Concorso e reading degli inediti”, nato da un'idea della giornalista Delia Vaccarello, e mirato a premiare romanzi, novelle e racconti nel cassetto a tema libero che attendono ancora di essere conosciuti. I più interessanti, previa valutazione della giuria formata da Delia Vaccarello e Pasquale Quaranta, verranno selezionati per una lettura collettiva.

Giovedì 14, VERDE, è dedicato invece alle donne e al tema “Femminicidio: le radici socioculturali della violenza sulle donne”, dibattito che prenderà spunto dalla presentazione del libro “La vera storia dei miei capelli bianchi” di Paola Concia e Maria Teresa Meli e proseguirà con un dibattito cui presenzieranno la leader storica del movimento lesbo-femminista Edda Billi, la psicoterapeuta Antonella Montano, Imma Battaglia, presidente di Di'Gay Project, Fabrizia Giuliani di 'Se non ora quando' e Giuliana Ruoti di Ariclesbica Roma.

Venerdì 15, serata all'insegna dell'AZZURRO a, verterà sul tema “HIV: vita quotidiana e carcere” con la partecipazione delle infettivologhe Adriana Ammassari dell'Istituto Spallanzani e Antonella Cingolani del Policlinico Gemelli, Angela Infante, counsellor Malattie Infettive del Policlinico di Tor Vergata, Angiolo Marroni, garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Lazio, ed Eugenia Milozzi, consulente medico della Gay Help Line e presidente di Arcilesbica Roma.

Sabato 16 è infine dedicato al colore VIOLA e vuole affacciarsi sul futuro con due dibattiti: il primo su “I diritti della comunità arcobaleno al tempo della crisi”, che coinvolgerà Francesco Bilotta di Avvocatura per i Diritti LGBT - Rete Lenford, Carlo D'Ippoliti, ricercatore di Economia, il giudice Marco Gattuso, l'avvocato Susanna Lollini, Francesca Busdraghi di Azione Trans e Salvatore Marra, della CGIL (Ufficio Nuovi Diritti); il secondo su “I giovani della comunità arcobaleno: ieri, oggi, domani”, che vedrà coinvolti i rappresentanti dei gruppi giovanili delle associazioni arcobaleno romane e Alice Troise del Gruppo Giovani Glbti* di Firenze.

A rendere spumeggiante la Settimana si susseguiranno, oltre ai dibattiti, appuntamenti di cinema (con “La kriptonite nella borsa” di Ivan Cotroneo e “L'altra altra metà del cielo... continua” di Laura Annibali) e di teatro (“Il gelo in una stanza” di Flavio Mazzini, “La my way del baco da seta” di Cantarelli, Rosetti, Cucinotta, “Koroibos, il dopato di Olimpia” di Gennaro Francione), oltre a gradevoli aperitivi e momenti conviviali, con magnifica musica in sottofondo, mirabilmente orchestrati dal bar del Teatro India.

Ad accogliere gli ospiti, oltre ai volontari delle associazioni, che avranno a disposizione stand dedicati alle proprie attività, saranno le opere di Puzzle, una collettiva delle artiste Valentia Reale, Marianna Adel Labib, Angela Infante, Giulia Cacciuttolo e Naomi Collura, e le immagini delle mostre fotografiche di Azzurra Primavera e Lucia Patanè dedicate al Pride, che verranno disposte su un evocativo e gioioso muro amarcord, il Pride Wall, sul quale anche i visitatori potranno esporre i propri ricordi di quell’ormai lontano e ineguagliabile evento.

“Ci auguriamo - sottolineano gli organizzatori - che da questa settimana di colori e da questa fruizione alternativa di uno spazio pubblico possa ripartire non solo il dibattito al’interno del movimento lgbt, ma soprattutto possa scaturire un nuovo impegno dell’associazionismo al servizio della società, soprattutto alla luce di una crisi che sta costringendo tutti noi a complesse riflessioni sulla centralità dei diritti nella vita delle persone. E sono proprio le persone - e non le ideologie, le appartenenze, le categorie, gli steccati - che vorremmo porre di nuovo al centro del nostro sistema di valori. E’ questo il momento di rielaborare l’universo concettuale collettivo, dal punto di vista delle nostre multicolori differenze e delle nostre multiformi unicità: ma sempre con una visione unitaria e aperta al confronto che ha come obiettivo condiviso e auspicato quello di uscire da questa empasse economica, politica e sociale, per riappropriarci – insieme – di tutti i colori del nostro futuro”.


Trovo agghiacciante però quella metafora sui colori che nella simbologia rappresentano la diversità e la mescolanza e che trovano la loro sintesi nel bianco - simbolo dell’annullamento delle differenze - cui è dedicato l’ultimo giorno della manifestazione, che si chiuderà con un concerto a piazza Farnese.


Annullamento delle differenze mi sa tanto di totalitarismo nazi-comunista, dove siamo tutti uguali per decreto statale.
Io non sono uguale ad altri gay o altre lesbiche figuriamoci se mi sento uguale alle persone etero o alle persone trans.
Si tratta certamente di una metafora sfuggita di mano perchè la settimana arcobaleno non è stata certo pensata per la cancellazione delle individualità.

Però, a essere maligni, l'idea di società multiculturale (meticcia) è un concetto di sinistra mentre nel coordinamento c'è gay lib che sta proprio su altre posizioni, nel cui sito, detto per inciso, della Settimana Arcobaleno, so far, non c'è traccia, così come su quello di Azione trans  che però, a differenza di Gay Lib aggiornato alle ultime ecolalie di Oliari - sospendere il pride di Bologna per via del terremoto, Dario Accolla è insomma in ottima compagnia...-, è fermo al 2010...

Nei siti di tutte le altre associazioni facente parti del coordinamento invece alla settimana viene dato ampio riscontro.

Fa davvero piacere leggere nel documento di presentazione della Settimana sono proprio le persone - e non le ideologie, le appartenenze, le categorie, gli steccati - che vorremmo porre di nuovo al centro del nostro sistema di valori. E’ questo il
momento di rielaborare l’universo concettuale collettivo, dal punto di vista delle nostre multicolori differenze e delle nostre multiformi unicità: ma sempre con una visione unitaria e aperta al confronto che ha come obiettivo condiviso e auspicato quello di uscire da questa empasse economica, politica e sociale, per riappropriarci – insieme – di tutti i colori del nostro futuro.


Purtroppo però nel comunicato stesso l'intenzione di rielaborare l’ universo concettuale collettivo, dal punto di vista delle nostre multicolori differenze e delle nostre multiformi unicità non è agito visto che il comunicato è banalmente sessista.

Dove banalmente non vuole sminuire la gravità del suo essere sessita e maschilista ma sottolineare come su poteva approntare facilmente un comunicato di altro respiro.

Scorrendo il programma si notar il sessismo, per esempio, addirittura nel titolo di uno dei due incontri di sabato, I giovani della comunità arcobaleno: ieri, oggi, domani accordato solo al maschile, che si poteva risolvere sostituendo il sostantivo maschile

giovani col sostantivo gioventù (oltre al classico i giovani le giovani).

Altri esempi sessisti e maschilisti sono presenti qua e là nella descrizione dei partecipanti ai dibattiti:

con importanti studiosi come i sociologi Luca Trappolin e Michela Balocchi

non solo accordato al maschile ma con l'uomo che precede la donna che può diventare benissimo
con importanti studiose e studiosi come Michela Balocchi e il sociologo Luca Trappolin

Altri esempi:

Ad accogliere gli ospiti, oltre ai volontari delle associazioni

sempre e solo accordati al maschile... che si possono sostituire con

le ospiti e gli ospiti e le volontarie e i volontari.

così come, poco dopo,

sul quale anche i visitatori


o

sottolineano gli organizzatori

per i quali non suggerisco le ovvie modifiche da apportare.

Come ho specificato nella lettera che ho scritto in mailing list quando mi è arrivato il programma, ribadisco qui che se noto questi orrori non è per pignoleria ma perché sono convinto che una lingua meno sessista e maschilista si possa e si debba praticare, pur
considerando questi piccoli accorgimenti un primo timido segno della volontà di muoversi in questa direzione.

In mailing invece non ho ottenuto risposta, segno evidente che l'argomento non viene considerato così importante. Solo Michela Balocchi mi ha scritto (su Faccialibro) raccontandomi della sua stanchezza di una lotta senza fine per modificare tanti scritti tutti

colpiti dallo stesso maschilismo.

Questo era un contributo che avrei dato molto volentieri al Coordinamento, anche gratis.
Mi spiace che tra le persone delle associazioni che hanno organizzato questa Settimana della Cultura Arcobaleno a nessuna sia venuto in mente di sottoporre il testo per de-sessisticheggiarlo (lo so è un neologismo orrendo non lo userò mai più) non dico necessariamente a me, ci sono tantissime altre persone che potevano farlo, molto
meglio di me, ma vedo che nessuno lo ha fatto, allora mi propongo ufficialmente come revisore antisessista dei testi di presentazione!

Così oltre ad accusarmi di essere passato al nemico (io di sinistra che clicco mi piace su faccialibro alla partecipazione di Imma Battaglia!),  di aver rubato il nome del mio blog a Mario Mieli (niente diritto di citazione in certe menti...) adesso potete anche accusarmi di farmi pubblicità!

Buona settimana della cultura arcobaleno a tutte!

E basta.

E non è un'allusione maligna (e sbagliata) all'orientamento sessuale maschile.

E' un esperimento che voglio fare per vedere se ad usare il femminile come genere universale i maschietti (magari gli stessi che criticano il mio spirito antisessista) si risentono...



mercoledì 6 giugno 2012

I frutti di Voice Out un edu-game col quale gli studenti e studentesse creando dei prodotti multimediali, hanno realizzato una proposta politica e di comunicazione per combattere le discriminazioni verso persone lesbiche, gay e trans.

Vi ricordate di questo video?



Pubblicizzava l'edu-game Voice Out! che non vi sto a rispiegare tanto c'è il video a farlo.

Voice Out! fa parte del progetto Niso il progetto europeo contro l´omofobia nelle scuole coordinato dalla Provincia di Roma, un edu-game col quale gli studenti e studentesse creando dei prodotti multimediali, hanno realizzato una proposta politica e di comunicazione per combattere le discriminazioni verso persone lesbiche, gay e trans.

Adesso tramite una segnalazione di Simone (grazie!!!) scopro che finalmente i video sono stati terminati. Simone mi ha mandato il link di Repubblica, che pubblica solo 3 dei sei video prodotti.
Un veloce giro di rete e trovo, su di un blog, tutti e sei i video prodotti (nonché il link al sito italiano ufficiale di Voice Out!)
Le scuole italiane che hanno partecipano al progetto sono tre: il Vivona il Socrate e il Giordano Bruno. Tutte di Roma, presumo, perché capofila del progetto per l'Italia è la Provincia di Roma.
Due dei sei video prodotti andranno in finale.

Come spiegato nel video di presentazione ogni gruppo si è costituito in una squadra dandosi anche un nome

Liceo Giordano Bruno - Dimo si


Liceo Giordano Bruno - Human Pride


Liceo Socrate - Discriminatiom


Liceo Socrate - Drag Queer


Liceo Vivona - Just love


Liceo Vivona - gay


Questi sono i sei video.

Liceo Vivona - g.a.y (good as you)



Liceo Vivona - It's Just love


Liceo Socrate - Drag Queer



Liceo Socrate - “Discrimin-Action”




Liceo Giordano Bruno - “Human Pride”



Liceo Giordano Bruno - "Dimo sì”


I video vanno giudicati per quello che sono: il prodotto di un progetto didattico fatto per  giovani che hanno creato dei video (seguiti da tutor) con una precisa consegna.


IL PROGETTO

Voice out! è solo una parte di un progetto più vasto che si svolge a scuola.

Tra i tutor del progetto anche il Gay Center di Marrazzo.

Sul sito del progetto Niso si legge quali sono gli obbiettivi principali.
Purtroppo il linguaggio di queste linee guida è sessista, almeno in italiano.

• identificare gli stereotipi e gli atteggiamenti omofobici più comuni tra gli studenti e nelle esperienze delle persone LGBT.
• Sviluppare strategie di insegnamento e materiali di supporto per gli insegnanti in materia di diritti umani e non discriminazione, realizzati grazie a un approccio partecipativo, e di diffonderli a livello europeo tra gli insegnanti e le loro associazioni.
• far conoscere agli studenti la situazione giuridica e sociale delle persone LGBT.
• Promuovere competenze civiche degli studenti come strumento fondamentale per prevenire la discriminazione in materia di orientamento sessuale.
• Formare gli studenti sulle tecniche di analisi per contarstare gli stereotipi e l'omofobia nei mass media.
• Coinvolgere gli studenti nella produzione di prodotti multimediali volti a promuovere la parità di diritti per le persone LGBT.
• Sostenere gli studenti nello sviluppo di concrete politiche orientate a sviluppare azioni per combattere l'omofobia.
• Mantenere la questione della parità dei diritti e della non discriminazione in relazione all'identità di genere e orientamento sessuale al centro dell'impegno politico, sociale e culturale.
• aumentare la consapevolezza sociale rispetto attraverso la diffusione di video degli studenti, la condivisione delle metodologie del progetto e i dei suoi risultati.
Laddove l'inglese recita students e teachers (termini neutro che valgono dunque per uomini e donne) in italiano si è seguita la tradizione di usare il maschile anche per il femminile una pratica irricevibile nel 2012.

Nel sito Niso, nella sua versione in lingua italiana, si legge:
destinatari sono gli studenti, i responsabili delle politiche e i politici nazionali e internazionali. Il gioco aiuta gli studenti ad esprimere la loro voce sui diritti umani, a combattere l'omofobia nelle scuole e nei mass media. Questo è il motivo per cui il gioco si chiama Voice OUT (Fuori la voce).
Solo agli uomini, le donne sono escluse...

Eppure basta poco per fare un uso meno sessista della lingua italiana:

Niso si rivolge alla gioventù studentesca alle responsabili e ai responsabili delle politiche e ai politici e alle politiche nazionali e internazionali. Il gioco aiuta gli studenti e le studentesse ad esprimere la loro voce sui diritti umani, a combattere l'omofobia nelle scuole e nei mass media. Questo è il motivo per cui il gioco si chiama Voice OUT (Fuori la voce).
Semplice no?

Questo dimostra che un corso di sensibilizzazione per i diritti umani, volto a combattere l'omofobia nelle scuole e nei mass media non può essere disgiunto dalla critica al maschilismo e al sessismo.



I SEI GRUPPI

Prima di commentare i video qualche considerazione sui nomi e i loghi dei sei gruppi:


Liceo Giordano Bruno - Dimo si



L'acronimo DIMO sta per Dritti matrimoniali agli Omosessuali in Italia.

Beh quel maschile di agli  è davvero sessista. Poteva essere risolto semplicemente con un agli e alle omosessuali per mantenere l'acronimo.

Saremo anche omofili ma il maschilismo ci scappa sempre...

Tra l'altro nel video del gruppo si mostrano due ragazze una etero e l'altra lesbica, quindi vieppù... 

Liceo Giordano Bruno - Human Pride
 

Qui la critica è più capziosa ma visto che stiamo allestendo una nuova retorica della rappresentazione (dove qui retorica è termine neutro e vale processi di rappresentazione condivisi) è bene ragionare su ogni costruzione del linguaggio maschilista, sessista o patriarcale, come quella costruita su uno sclerotizzato stereotipo di genere che vuole i due sessi opposti e non semplicemente due!
(lo so che alcun* teoric* transgeder non saranno d'accordo ma il mio non è una distrazione io sono un convinto assertore due due sessi come unica realtà biologica, il resto è cultura...).

Anzi l'idea stessa che i sessi (siano opposti o meno) si attraggano mi è fastidiosa perchè spersonalizza l'omoaffettività (come l'eteroaffettività), dicendo, implicitamente, che mi piace quella persona non in quanto tale ma in quanto uomo o donna.

Uno slogan vicino a quello originale ma meno eterosessista (anche se in negativo) potrebbe essere i sessi si desiderano come meglio pare loro...

I VIDEO

E ora veniamo ai video che affrontano esclusivamente l'omosessualità e non la transessualità più difficile da rendere nell'ambiente scolastico dove sono ambientati quasi tutti e sei.

Diversi gli approcci.

Due (Discrimin-action Drag Queer, entrambi del liceo Socrate) mostrano apertamente la reazione omofobica di chi non tollera l'omosessualità nella sua firma più dura e concreta la violenza fisica e l'aggressione verbale, offuscando forse l'omonegatività quotidiana fatta di violenze non fisiche che però incidono lo stesso sul benessere delle persone omosessuali.
Drag Queer vorrebbe mostrare il disagio che potrebbe provare chi discrimina se la normalità seguisse altre regole (nel caso specifico l'essere tutti in coppia tranne uno degli aggressori che è single) ma il messaggio fatica a passare e il fatto che l'idea venga all'aggressore spontaneamente e che da solo si penta e aiuti l'aggredito a rialzarsi è poco credibile e un poco buonista. Ma lo spot è efficace perché mostra spintoni e offese e aggressione e nel claim finale ricorda a tutti che si può sempre scegliere di non essere omofobici. Peccato per l'inglese non proprio correttissimo...

Discrimin-action è inquietante perché mostra in parallelo in split-screen come potrebbe andare la vita di un ragazzo (lo stesso) se questi è etero (fidanzamento, diploma, paternità precoce e forse indesiderata) e gay (e  a un certo punto lo schermo della parte gay diventa nero visto che il ragazzo rimane ucciso in una aggressione omofobica e dunque non ha futuro alcuno).
Quello che preferisco sia come impatto comunicativo sia per la resa cinematografica (compresa una certa enfasi della violenza oggi tanto di moda).

Altri si limitano a enfatizzare la normalità dei rapporti gay e lesbici, uno (It's Just Love)  in chiave ironica (la reazione di stupore di due persone che assistono a un bacio gay e uno lesbico, si scopre essere per tutt'altro motivo che non il bacio in questione) un altro Gay (e non si capisce perché si usa la parola gay, in italiano afferente precipuamente all'omosessualità maschile, quando nel video si mostrano due ragazze, una etero  e l'altra lesbica, partito lesbico o partito omosessuale sarebbe stato meglio...) mostrando il parallelismo di due ragazze che si preparano per il loro amato bene, in un caso un ragazzo nell'altro la ragazza.
Video un po' debole perché rischia di confermare un certo stereotipo di genere (etero o lesbica che sia "la ragazza si fa bella" per il suo lui\la sua lei).

Human pride ci racconta di un regime fascistoide dove l'omosessualità (femminile almeno a vedere le donne che arrestano la coppia etero) è la norma d'obbligo e dove le persone etero vengono discriminate. Girato in un bianco e nero molto efficace, come fosse un film muto, con tanto di didascalie (troppo ridondanti) il film è efficace ma la ricerca grafica, il bianco  e nero, il muto, distraggono un poco dal vero messaggio mentre alcune lungaggini senza che servano a dire qualcosa in più spaesano leggermente. Il finale troppo brusco poi rovina l'effetto finale giocandolo più come una boutade che come un vero  e proprio cave canem. Queste critiche sono ovviamente per i tutor e le tutor e non per i ragazzi e le ragazze che li hanno fatti.

Dimo sì sceglie la via grafica e mostra due disegnini di due ragazze che si amano fino alla vecchiaia, l'unico rischio politico dello spot è quello di fare del matrimonio una questione privata (la casa)  e non pubblica (il riconoscimento sociale).

Sul sito di Voice Out! si possono votare i video.


IL SESSISMO MALGRADO TUTTO

Credo che quello che manca a questo progetto siano dei tutor esperti in lettura critica della comunicazione e del linguaggio audiovisivo.
Non si può dare tutto in mano al gay center, perché la militanza gay non fa esperti di lettura critica della comunicazione.

T 6 non mi sembra infatti abbia degli esperti in lettura critica della comunicazione contro stereotipi di genere, di orientamento sessuale né tanto meno di sessismo e maschilismo, come dimostra il comunicato che avverte dell'incontro che si terrà domani, Giovedì 7 giugno, all’Itis Galilei, tra i e le circa 100 partecipanti al progetto e il Presidente della Provincia di Roma Zingaretti in occasione del quale le sei squadre presenteranno le loro campagne contro l’omofobia e gli spot che hanno realizzato. Un comunicato all'insegna del più bieco e imbarazzante maschilismo sessismo:

Giovedì 7 giugno, all’Itis Galilei, vede concludersi il percorso seguito da circa 100 studenti romani sui temi dei diritti dell’uomo, della cittadinanza e dei diritti delle persone LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali). I ragazzi, divisi in sei squadre, presenteranno, in presenza del Presidente della Provincia di Roma, la loro campagna politica contro l’omofobia e gli spot che hanno realizzato. Dopo il voto dei loro compagni di scuola, e in parallele al voto su Internet (tutti sono invitati a scegliere lo spot che preferiscono su www.voiceout.eu), una giuria composta da vari esperti e rappresentanti politici sceglierà la squadra vincente.

Tre licei romani, il Giordano Bruno, il Socrate e il Vivona, hanno partecipato alle attività realizzate all’interno del progetto NISO, co-finanziato dalla Commissione Europea, Programma Fundamental Rights and Citizenships. Insieme ad esperti di GayCentre e T6, i ragazzi hanno affrontati per 6 mesi i temi dei diritti fondamentali, della cittadinanza, dell’identità e della diversità sessuale, in parallelo ad una formazione sui media e sulla realizzazione di prodotti multimediali. Un gioco di ruolo in cui gli studenti sono diventati promotori attivi dei diritti, realizzando una vera e propria campagna di sensibilizzazione.

La squadra vincitrice partirà ad Ottobre per Bruxelles, dove incontrerà le squadre degli altri tre paesi coinvolti nel progetto: Belgio, Olanda e Estonia. Lì i ragazzi incontreranno rappresentanti del Parlamento Europeo e presenteranno le loro proposte politiche contro l’omofobia.

Un comunicato che non brilla nemmeno per la correttezza grammaticale.

Insomma c'è ancora tanto da imparare...

Dopo la giornata di domani scriverò un post di analisi per ogni singolo video, più approfondito e ragionato.

Io personalmente oltre a Discrimin-action ho votato anche  It's Just Love. 

Non dovete seguire le mie indicazioni di voto, beninteso. L'importante è votare.






venerdì 1 giugno 2012

Questo pride s'ha da fare!

Data la mia atavica logorrea che giustamente mi è stata fatta notare da Gendibal ho provato a limare il post riducendolo di un terzo...


Insomma pare proprio che questo Pride nazionale a Bologna non s'abbia da fare.
 La questione è questa:  non si dovrebbe fare il pride a Bologna perchè in Emilia c'è stato il terremoto.

Quindi il gay pride in un contesto di lutto e distruzione post terremoto è una manifestazione inopportuna, troppo gaia e garrula e andrebbe cancellato.

Così la pensa Ivan Scalfarotto:
sfilare per le vie della città, con la festa che il Pride deve giustamente e naturalmente essere, non sarebbe secondo me comprensibile.
Anche Dario Accolla nel suo blog è sulla stessa linea e specifica
Non è la presenza di gay, lesbiche e trans, assieme a tutte le altre categorie del popolo rainbow, a offendere la memoria dei morti e la paura di chi è rimasto. (...) andrebbe annullato il corteo, ma non l’evento nella sua globalità.
Insomma quel che si trova inopportuno è il corteo, la sfilata, gli eccessi di un gay pride travestito con la musica e le paillette.

Volere cancellare il Pride perchè stride con la condizione in cui versano i terremotati dell'Emilia mi sembra un allinearsi alla disgustosa retorica televisiva del dolore (come si sente?) propone una visione del pride limitante, superficiale e poco politica.

Il post di Dario esprime bene la line adi quelli che vlgiono cancellare il pride per motivi di opportunità (o decoro?):
Stiamo andando a fare, in altre parole, una manifestazione che dovrebbe svolgersi col linguaggio della gioia laddove adesso, e per le prossime settimane, ci sarà tutta la problematicità del dolore, della ricostruzione, della gente che farà i conti con i problemi legati al dopo-terremoto.
Per cui niente pride.

In questa richiesta si  consuma una semplificazione e uno scippo simbolico e politico del Pride che mi fa ribollire il sangue.

Chi vuole cancellare il pride vuole zittire il movimento, sic et sipliciter.
Qualunque sia la motivazione per cui vuole cancellarlo.

Nessuno ha chiesto di cancellare i concerti che ci saranno a Bologna da oggi al 10 di giugno...
Perchè i concerti sono inseriti evidentemente nel tessuto sociale e non vengono percepiti come un corpo estraneo.

Il pride purtroppo sì. O almeno così lo vede chi vuole cancellarlo.

Chi chiede di cancellarlo vede infatti il pride non come una manifestazione politica, ma come una parata, una sfilata.
Accolla per esempio lo descrive così:

carattere specifico della nostra manifestazione è l’esplosione della gioia, della libertà, dell’abbandono delle costrizioni.
In base a queste caratteristiche, dentro il corteo è possibile ascoltare musica, ballare e vedere, tra i tanti e le tante, anche persone travestite in modo eccentrico.
Persone travestite in modo eccentrico. Se non è un parlare borghese questo...E continua
La domanda è: si può utilizzare il linguaggio della gioia, specifico della nostra rivendicazione, in un momento e in un luogo che ospitano quel dramma?
Accolla sembra non capire che le persone travestite in modo eccentrico non esprimono il carattere specifico della nostra manifestazione.

Non siamo gai perchè siamo gay.

Se così fosse saremmo imbecilli masochist*: tra morti, discriminati, vessati, sminuiti che cosa mai avremmo da ridere?

Quel che Dario ignora e con lui tutti quelli che ne chiedono la cancellazione per motivi di opportunità è quella che molti vedono come carnevalata è UNA PRECISA STRATEGIA POLITICA.

 
Épater la bourgeoisie. E a quanto pare ci riesce ancora bene se Dario arriva a dire
dovremmo aver imparato l’opportunità della presenza e di un determinato linguaggio quando le condizioni esigono altro tipo di comportamento.
Condizioni dettate da valori borghesi, pavidi, democristi di chi vede il pride come un baraccone di carnevale.

Cioè va bene giocare in mutande se mamma è felice ma se mamma è triste bisogna stare buoni fare silenzio e non disturbare gli adulti.

Il comitato del pride pressato dalle tante richieste di cancellazione pervenute da tutte le parti ha deciso di modificare il corteo eliminando carri e musica e devolvendo i soldi così risparmiati ai terremotati.



Mentre alcuni che avevano richiesto la cancellazione del pride si sono detti soddisfatti della decisione presa dla comitato (così Mancuso, ) Dario e molti altri (Luca amato ) criticano la decisione del comitato organizzatore del pride di Bologna dicendo che
“Snaturare” il pride dal suo linguaggio non è un atto che gioca a favore di chi bolla tutta la manifestazione come carnevalata?
Quello che a Dario sfugge completamente è il motivo per cui il comitato del pride  di Bologna ha deciso di non fare un corteo coi carri e la musica.

Non per opportunità (è Dario a vederla così, non il comitato) ma per ben più concreti motivi economici.

Una cosa talmente chiara che persino un giornale borghese come il Corriere della sera lo spiega in maniera semplice e lineare.

Un Gay Pride ridotto, senza carri né impianti per la musica, in modo da devolvere i soldi risparmiati alle vittime del terremoto in Emilia.
 Ricapitoliamo, Dario dice:  dovremmo aver imparato l’opportunità della presenza e di un determinato linguaggio quando le condizioni esigono altro tipo di comportamento e quindi consiglia di cancellare il pride a data da destinarsi (o forse direttamente all'anno prossimo).
La decisione di fare il pride spendendo meno soldi per devolverli ai terremotati viene vista però come decisione che snatura il pride.

Con l’eventualità che quelle peculiarità saranno comunque presenti e verranno date in pasto ai giornali come mancanza di rispetto.
Ma allora lo si vuoole cancellare per rispetto ai terremotati o per paura di come la stampa lo possa strumentalizzare?
E nel secondo caso si preferisce non farlo?
MA che strategia politica è?

Sarà che ciccione come sono io nemmeno riesco più a piegarmi ma questo contorsionismo funambolico mi sembra talmente fastidioso che mi verrebbe voglia di andare al pride di Bologna a chiappe all'aria (non potrò andarci per motivi economici= non ho i soldi).

Insomma Dario, e gli altri, è talmente soggiogato dal propri occhiale culturale da non rendersi conto che è lui a dire che
dobbiamo comportarci da “froci” normali, per essere più accettabili – e così tradiamo lo spirito proprio del pride, per cui l’accettazione e il rispetto prescindono dall’aspetto fisico e dalla pretesa sociale di certo obbligatorio perbenismo – legittimando le critiche omofobe del passato.
L'inopportunità non sta come dici tu nell'essere il pride una manifestazione che dovrebbe svolgersi col linguaggio della gioia laddove adesso, e per le prossime settimane, ci sarà tutta la problematicità del dolore, - ma quanta televisione vedi??? - ma nella macchina economica con cui ogni pride è costruito (delle cui cifre nessuno vuole mai parlare...).
Infatti non è vero che il pride sarà sobrio come crede Dario che e vuole cancellarlo perchè per lui non può che essere così. Il comunicato del comitato organizzatore precisa che 

Non sarà comunque un corteo silenzioso: alcune bande cittadine, guidate dalle bande musicali che offriranno ai manifestanti le musiche della tradizione emiliana, che il 9 giugno più che mai racconteranno la storia di comunità che non si arrendono.
(fonte bolognapride)

La sobrietà non è nei contenuti ma nei soldi spesi per produrre quei contenuti.

Quel che non capisco è come mai tante persone non colgono la distinzione.

Se cioè chi chiede di cancellare il pride è in buona o in malafede.

E a essere maliziosi non si rischia mai di essere smentiti...

giovedì 31 maggio 2012

Le inziative culturali durante la settimana del pride. il programma del pride park (1). La memoria storica nominata a sproposito.



Finalmente è disponibile il programma ufficiale del pride park, che quest'anno si tiene a villa Gordiani molto meno centrale della centralissima piazza Vittorio, ma tant'è.

Tra le iniziative dei tre giorni di attività tutti davvero interessanti ce n'è uno che ha colpito la mia attenzione.


domenica 17 giugno
17.00 – 18.00 L’orgoglio della Memoria – coordina Gian Piero Milani

In attesa che la legge 211/2000 istitutiva della Giornata della Memoria includa il ricordo dello sterminio sistematico di Gay, Lesbiche e Transessuali nei lager nazisti, ragioniamo insieme agli esponenti delle diverse comunità come la memoria costituisce parte della nostra coscienza ed esperienza comune.


L'iniziativa è più che lodevole. In effetti nel testo della legge citata si legge
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico) (fonte camera.it)
e basta.
Però è anche vero che molti operatori culturali che a vario titolo si occupano di commemorare la giornata istituita ricordano tutte le vittime dei campi di concentramento e non solo quelle della Shoah. Ciò naturalmente non toglie che la legge vada modificata e fra le vittime vadano inseriti tutte le vittime della persecuzione nazifascista.

Quel che mi imbarazza però è la retorica tutta lgbt con cui si approccia l'argomento.

Intanto trovo discriminatorio che si specifichi che si attende che la legge 211/2000 istitutiva della Giornata della Memoria includa il ricordo dello sterminio sistematico di Gay, Lesbiche e Transessuali nei lager nazisti, continuando a non citare tutte le altre categorie di internati e internate nei campi di concentramento e cioè:

Prigionieri politici Criminali  Immigranti (forzati stranieri) Testimoni
di Geova
Omosessuali Asociali Rom e Sinti
(fonte Wikipedia)

Così come reputo egocentrico da parte degli ebrei ricordare solo il loro sterminio stessa reazione mi fa leggere questa richiesta di settore che non è davvero inclusiva di tutte le realtà internate.

Ancora più grave però trovo la dicitura il ricordo dello sterminio sistematico di Gay, Lesbiche e Transessuali nei lager nazisti.

La dicitura infatti è storicamente imprecisa e cozza con la giusta rivendicazione di orgoglio della Memoria come riportato nel titolo nell'evento.

Se infatti i gay sono entrati nei campi di concentramento in quanto tali
l'Articolo 175 che condannava l'omosessualità maschile non prendeva in considerazione quella femminile. Il lesbismo non era considerato dalle autorità una minaccia o un "sabotaggio socio-sessuale" dei fondamenti del Terzo Reich, perciò, a patto che non dessero pubblico scandalo le lesbiche non furono formalmente perseguitate.
Questo naturalmente non significa che lesbiche non furono internate nei campi di concentramento ma non avevando un segno distintivo loro bensì rientravano nel triangolo nero annoverate tra

malati mentali o senzatetto, alcolisti, gli “sfaccendati” abituali, le prostitute, gli anarchici e le lesbiche. Solitamente il triangolo nero veniva assegnato anche a Rom e Sinti. in alcuni campi, però, veniva dato loro un triangolo marrone.
è più difficile trovarne una presenza certa nei campi di sterminio e quindi, per esempio, contarne il numero.
Lungi da me minimizzare sulla persecuzione delle donne omosessuali, riporto qui un problema storico non indifferente.
Visto che si parla di memoria storica bisogna restituire la giusta prospettiva storica della memoria e non ridurla alla retorica di formule e frasi di una militanza contemporanea che sfiora il ridicolo.

Se infatti la memoria storica delle lesbiche perseguitate dal nazismo va fatta emergere nella prospettiva di cancellazione storica delle donne dalla storia del genere umano e donnano nel caso delle persone trans si arriva al ridicolo. Infatti
Il termine "transessuale" è stato coniato nel 1949 dal dottor David Cauldwell (1897-1959), ma è diventato di uso comune dopo la pubblicazione del libro The transsexual phenomenon (Il fenomeno transessuale) del dott. Harry Benjamin, edito nel 1966 (fonte Wikipedia)

Anche se sulla rete si trovano dei riferimenti alle persone trans nei documenti nazisti si tratta in realtà di una forzatura storica in quanto in quei documenti ci si riferisce al classico equivoco tra identità di genere e orientamento sessuale sia nel caso di travestiti gay sia nel caso in cui si cercava una normalizzazione dell'omosessualità in chiave travestitica.

Ma l'idea di una identità di genere diversa da quella del sesso biologico di nascita sganciata all'orientamento sessuale non è riportata (almeno non nei documenti che ho potuto vedere sulla rete). d'altronde come potrebbe se il connetto stesso nasce nel 1949 e prima di allora transessualismo si sovrappone alla vecchia idea del gay effeminato e della lesbica mascolina? Una memoria storica seria questi distinguo dovrebbe farli insistentemente e con chiarezza di intenti. 

Invece più che la memoria storica si declina qui la retorica di movimento (sacrosanta per carità ma dal mio punto di vista troppo particulare e lobbistica) alle spese della memoria storica, quella vera, che è più complessa di quanto riportato nelle poche righe di presentazione di questo incontro al quale non mancherò per vedere quanto di questi distinguo saranno presenti sacrificati nel riassunto di presentazione in nome di una discutibile sintesi.

Stay tuned!

martedì 29 maggio 2012

Un altro video contro l'omofobia... Aricgay roma, gay center col patrocinio di Arcilesbica roma



Simone mi ucciderà temo perchè per questo video faccio mie le considerazioni che lui ha usato contro il video della scuola di Melfi.

Intanto questo è un video istituzionale, fatto da associazioni di categoria, che vogliono mandare un messaggio alla società sia quella lgbtqi minoritaria, sia alla maggioranza etero (e bisex) spesso quando non omofoba, distratta.

I ragazzi e le ragazze del video sono dolcissimi e l'imbarazzo e la stonatura con cui recitano li rende veri e dà un senso più profondo alla loro militanza.

Dubito però della felicità per scelta del messaggio che il video veicola.


Un cortile grande ma senza altri condomini, dove le uniche presenze sono due donne e due uomini tutti e quattro omosessuali. Una mondo utopico, semi pubblico o semi-privato, un cortile interno di un palazzo privato. Dove si capisce solo che due uomini e due donne si amano proprio come le persone etero. E che l'amore è protagonista (perchè quell'inutile articolo maschile il?) e che queste due coppie se lo vivono spontaneamente.

Non c'è traccia di omofobia né di omofobi né di sopruso né di omofobia superata, vinta.

Perchè non far vedere le due coppie tra la gente?
Vedere che accanto alla reazione negativa di alcune persone c'è quella positiva e di accoglienza di molte altre?
Per strada, a lavoro, a scuola, al cinema, al mercato, in chiesa.


Nel video di Melfi che non è piaciuto affatto a Simone, almeno si mettono alla berlina alcune dichiarazioni omofobe e una persona omofoba, anche se nemmeno lì si mostrano le discriminazioni e gli effetti dello stigma.

Ma qui non c'è rapporto tra mondo lgbtqi e società, come c'è, per esempio, nello splendido video dell'ILGA di Lisbona, che ripropongo per l'ennesima volta.




Ditemi cosa ne pensate....