domenica 10 giugno 2012

Una bugia, anche se ripetuta mille volte, è, e resta, una bugia: sul ridicolo paragone fatto da Klaus Dovi tra i registri delle unini civili comunali in italia e le leggi nazioniali di Francia (Pacs) Inghilterra (Civil Partnership Act's) e Germania (Eingetragene Lebenspartnerschaft).


Avrete letto dello scarso successo dei registri delle unioni civili comunali dei quali, secondo una inchiesta di KlausCondicio, solo 298 coppie omosessuali si sarebbero avvalse.


Mi chiedo come mai la fonte di dati pubblici e comunali sia un canale youtube specializzato in interviste fortemente ideologizzate...

Dopo una breve ricerca su internet non ho trovato il comunicato stampa di KlausCondicio ma solo quello di alcune agenzie stampa che danno come fonte dei dati il canale youtube di Klaus davi.


L'Agi per esempio riporta questi dati (per leggere il dispaccio nella sua interezza cliccate qui) .

nel corso del 2011, in tutti gli 82 comuni italiani che hanno istituito i registri delle unioni civili, sono solo 298 le coppie omosessuali che vi hanno aderito.

Dopo aver elencato alcuni numeri per singoli comuni (senza specificare smepre da quale anno i registri sono stati istituiti) si fa una considerazione che non si capisce se sia sempre di KlausCodicio e l'agenzia stampa meramente riporta o direttamente un commento dell'agenzia stampa.

Un numero esiguo, se confrontato con quello di altri paesi europei. In Germania, da quando nel 2001 e' stata istituita la legge, sono state registrate 23 mila unioni civili tra persone dello stesso sesso. In Gran Bretagna, dal 2005, sono state 42.778.

La notizia così com'è riportata è un falso talmente clamoroso che, vivessimo davvero in una democrazia, imporrebbe una rettifica.

Non mi riferisco tanto al fatto che sotto la dicitura registro delle unioni civili sono accorpate delle disposizioni amministrative comunali di natura diversa.

In molti comuni infatti non c'è un vero e proprio registro delle unioni civili cui si può accedere,  più semplicemente l'anagrafe rilascia, a chi lo richiede, una attestazione di famiglia anagrafica costituita da persone coabitanti legate da vincoli affettivi (come ricorda giustamente un articolo sul sito dell'Aduc Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori).

All'Aduc così come all'AGI e a chiunque altro e altra, magari distratti dalle dichiarazioni di Giovanardi, hanno commentato la notizia sulla rete, sfugge però il falso, pardon il fatto fondamentale di questa notizia surrettizia. 

Questi fantomatici registri sono COMUNALI e hanno solo un valore amministrativo LOCALE (accesso in ospedale al capezzale del partner, subentro nel contratto di casa, etc. solo nell'area del comune dove vale quel registro o l'attestato dell'anagrafe), e vengono invece paragonati con le LEGGI NAZIONALI di Germania, Inghilterra e Francia (smepre nell'articolo dell'ADUC).

Le leggi nazionali di questi tre stai sono tra l'altro leggi di natura completamente diversa.

Mentre i pacs francesi sono aperti a tutte le cittadine e i cittadini (dunque anche alle coppie etero che, volendo possono sposarsi) e non hanno lo stesso spessore istituzionale del matrimonio, la Civil Partnership inglese e L'istituto giuridico della convivenza registrata (Eingetragene Lebenspartnerschaft) tedesco sono leggi create ad hoc esclusivamente per le persone omosessuali alle quali lo Stato riconosceva la discriminazione di non poter accedere al matrimonio e dava loro una legge che compensasse questa discriminazione con un istituto semi-equivalente che non raggiunge mai la completa uguaglianza giuridica col matrimonio, altrimenti non avrebbe senso istituirlo visto che il matrimonio c'è già.

Anzi la Corte Costituzionale Tedesca riconoscendo  che se una legge nazionale per le persone omosessuali c'è e visto che si tratta in soldoni di un matrimonio di serie b ha smantellato negli anni alcune delle restrizioni (ma non ancora tutte) previste in queste leggi (impossibilitò di adottare, etc...) osservando che quelle restrizioni erano altamente discriminatorie.

L'idea stessa dell'istituto equivalente (che poi equivalente non lo è mai) è discriminatoria (in barba alle giuriste e ai giuristi della proposta di legge popolare Una volta per tutti che pensano il contrario).

Sarebbe come istituire un istituto giuridico diverso per i matrimoni misti, o per i matrimoni tra persone di cittadinanza diversa.

Il matrimonio  è uno o vi si accede tutti o non è matrimonio.

Insomma il commento di Klaus (e non di Giovanardi) che se i gay (le lesbiche non sono citate) non accedono ai questi registri civili è perchè in realtà non sono così interessati a sposarsi è una distorsione della realtà della stessa portata di quella che, per esempio, fece Emilio Fede quando ascrisse il movimento delle agende rosse in memoria di Borsellino al comunismo per via del colore rosso delle agende ...

Bisogna stare attenti a non rispondere a queste provocazioni perchè si rischia di avvallare non solo una notizia che è una bufala ma anche di dare credibilità a uno come Klaus Dovi che ne ha meno di Emilio Fede, il quale era seguito da 4 milioni d persone, mentre Klaus Dovi deve la sua popolarità a tutti quelli che , indignandosi, gli fanno indirettamente pubblicità senza però smontarne la retorica e l'ideologia delle sue false notizie.

Mentre scrivo le visualizzazioni dell'intervista a Giovanardi sono 57 più la mia...

Ecco la vera cosa cui indignarsi non le solite ecolalie di Giovanardi (le cui dichiarazioni in certi punti sono anche condivisibili) ma le notizie date a cazzo di cane che tutti ci beviamo come fossero vere, come fa il il comitato del Roma Pride 2012 sul sito del Mario Mieli che si indigna con Giovanardi ma non contesta minimamente la forzatura della notizia stessa.



Di Giovanardi parleremo un'altra volta...




sabato 9 giugno 2012

Una volta per tutti una proposta di legge popolare sbagliata e controproducente proposta da sinistra (Sel) e non solo (Idv) sessista fin nel titolo e discriminatoria per le persone omosessuali alle quali non riconosce il matrimonio ma una misera civil parnteship.


Normalmente sono molto critico  con chi esprime opinioni senza conoscere bene i fatti.

Ma questa volta la questione in campo mi sembra talmente importante che correrò il rischio esprimendo i miei dubbi e le mie paure prima di essere a conoscenza dei dettagli.

Questo quello che so, so far.

Il Padova Pride Village lancia la campagna nazionale Una volta per Tutti, una campagna di raccolta firme che durerà 6 mesi per una legge di iniziativa popolare per il riconoscimento in Italia delle unioni civili, senza alcuna discriminazione di genere con il sostegno di Ben&Jerry’s, azienda internazionale di gelati.

Un’unica proposta di legge sviluppata su tre livelli che chiede al Parlamento italiano il riconoscimento di:

        garanzie e tutele minime alle coppie di fatto, siano esse eterosessuali ed omosessuali, che non possono, o non vogliono, accedere ad alcun istituto giuridico.

        un istituto giuridico intermedio per il riconoscimento delle coppie che convivono, sulla base della loro vita affettiva, che estenda loro e ai lori figli tutele e garanzie 

    un ulteriore istituto giuridico che tuteli le coppie omosessuali sul modello della Civil Partnership Act inglese, come già avviene in altri paesi europei tra cui Germania e Regno Unito.

I dati che ho riportato li ho presi dalla cartella stampa scaricabarile dal sito

interpolandoli con quelli che si trovano direttamente sul sito www.unavoltapertutti.it 

Sin dal nome c'è qualcosa che non mi convince in questa campagna.

Una volta per tutti accorda al maschile quel tutti che grammaticalmente dovrebbe essere al femminile.
In quel tutti dobbiamo riconoscerci tutte e tutti, donne e uomini.


Insomma una campagna il cui stesso titolo gronda di maschilismo usando un maschile plurale per indicare tutte le donne e tutti gli uomini.

Complimenti alle creative e ai creativi della campagna. .


Se leggiamo poi le dichiarazioni dell'ala commerciale della campagna, la  Ben&Jerry’s, azienda internazionale di gelati c'è da mettersi le mani nei capelli.
Sempre nella cartella stampa si legge:

L’azienda supporta la campagna con la convinzione “che l’amore tra due persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, vada sempre tutelato e protetto.
I neretti, diversi da quelli del testo originale, sono miei.

Questa frase è ridicolmente discriminatoria.

Invece di dire che l’amore tra due persone è amore, indipendentemente dal loro sesso (assortimento sessuale) si parla di orientamento sessuale.

Quindi quello che caratterizza il mio amore di uomo per un altro uomo non è il mio appartenere al genere umano ma il mio essere omosessuale (o forse bisex?).

Inutile dire che chi parla male pensa male.

D'altronde l'idea di fondo della campagna è sbagliata e ambigua perchè mette insieme cose che insieme non vanno.

E nasconde questa ambigua associazione dietro un funambolico e surrettizio giro di parole:

garanzie e tutele minime alle coppie di fatto, siano esse eterosessuali ed omosessuali, che non possono, o non vogliono, accedere ad alcun istituto giuridico.

I neretti sono nel testo. Il colore rosso è mio per sottolineare ...l'inganno.

Non possono o non vogliono?


Le coppie etero (=formate da persone di sesso diverso)  possono sposarsi (a meno che non siano ancora coinvolte in matrimoni precedenti, ma esiste il divorzio...).
Se non vogliono sposarsi è perchè non credono al matrimonio ma in qualunque momento cambiano idea possono farlo.


Le coppie omo (=formate da persone dello stesso sesso) non possono sposarsi sia che lo vogliano o no.


L'esigenza che nasce per le coppie di fatto, cioè quelle coppie etero che per i motivi già detti non si sono volute\potute sposare riguarda la tutela di tutta una serie di diritti amministrativi (regolare i rapporti personali e patrimoniali relativi alla loro vita in comune, l'assistenza sanitaria, il subentro nel contratto d’affitto o del mutuo, il trapianto di organi e così via) che non hanno nulla a che fare con le vere e profonde radici del matrimonio e con i motivi per cui le persone omosessuali chiedono di poter accedere a questa istituzione.


Secondo i giuristi e le giuriste che hanno presentatore la campagna
il matrimonio sarebbe una serie di tutele,  diritti ed doveri. Ci si sposa per accedere a una serie di obblighi e vantaggi amministrativi.

Dimenticando così il motivo principale che dà sussistenza al matrimonio. Lo so persino io che di legge non so nulla.

Articolo 29 della Costituzione Italiana

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.

Se la famiglia è fondata su matrimonio si tratterrà di qualcosa di più delle  tutele, i diritti ed i doveri, no?

Forse si tratta del riconoscimento pubblico che quelle due persone costituiscono famiglia,  la cellula base della società così come considerata dalla Costituzione.

Invece come al solito è solo la sfera privata che passa in questa campagna, a anche guardando il  PESSIMO spot che è stato prodotto dove funambolicamente si mettono insieme coppie etero CHE POSSONO SPOSARSI  con coppie OMO CHE NON POSSONO SPOSARSI dribblando tra il posso voglio non voglio dimenticandosi del NON POSSO...



La vita di coppia è sempre e solo privata, fatta di vita insieme in casa, comprata insieme, dove non c'è vita verso l'esterno, verso la società, quella alla quale si chiede il riconoscimento della legittimità della propria unione proprio attraverso quel matrimonio cui le persone di sesso diverso possono accedere.

Non si tratta di sviste ma di una precisa strategia politica che non è affatto di sinistra nonostante tra i firmatari ci siano ben due nomi di spicco di SEL (cosa per la quale non rinnoverò la mia tessera al partito...) ma discriminatoria e filovaticana.


Firmatari di Una volta per Tutti, tra gli altri, la parlamentare Anna Paola Concia del Partito Democratico, Vladimir Luxuria, attrice e scrittrice, Aurelio Mancuso, presidente Equality Italia, Monica Cerutti, della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Rudi Russo, membro esecutivo Italia dei Valori, Gennaro Migliore di Sinistra Ecologia e Libertà, Franco Grillini, responsabile diritti civili Italia dei Valori, i brand manager e brand director di Ben&Jerry’s, Tommaso Vitali e Jochanan Senf, la scrittrice e attrice Lella Costa, Ministro del Governo Prodi per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini.
Noto, en passant, di nuovo l'uso al maschile di Ministro per una donna.
Ma si sa. l'antisessismo della lingua non è di casa in Italia nemmeno  a sinistra.

Con un istituto giuridico diverso dal matrimonio come può la mia unione essere riconosciuta  come famiglia allo stesso modo di quella etero?

Se quello che come persone omosessuali ci accomuna è la discriminazione basta sull'orientamento sessuale una legge ad hoc solo per noi non continua a discriminarci forse, riconoscendoci dei diritti diversi da quelli degli altri uomini e delle altre donne?


Insomma come posso sentirmi uguale agli altri cittadini e alle altre cittadine se non mi viene riconosciuto il diritto di accedere allo stesso matrimonio ma si crea invece un istituto giuridico diverso e ad hoc? Diversa in che? E soprattutto, diverso perchè?

Se questa proposta di legge pensasse solo a un istituto giuridico per il riconoscimento delle coppie che convivono, sulla base della loro vita affettiva, che estenda loro e ai lori figli tutele e garanzie 


la legge sarebbe stata buona  e giusta.

Ma unire a questa legge una legge per il matrimonio tra froci e lesbiche beh vuol dire rinunciare a priori ad aprire il matrimonio, l'unico che esiste, anche alle coppie dello stesso sesso.



A voler essere anche solo pragmatici, in un paese che non è riuscito a votare quell'obbrobrio dei dico con un governo di centro sinistra come si può credere che l'attuale parlamento, ma anche quello prossimo, siano in grado di legiferare su una Civil Parntership solo per le persone omosessuali quando i diritti di questi cittadini e cittadine non sono nemmeno tutelati con l'estensione della legge Mancino?
Mi piacerebbe che chi ha presentato questa campagna di proposta popolare di legge rispondesse a queste e altre domande fatte da chi è più bravo di me con la legge e le leggi.

Che ci spiegassero come pensano che queste tre leggi, se mai venissero promulgate possano davvero aiutare le coppie di fatto etero e omo e le persone che vogliono vedersi pubblicamente riconosciute come FAMIGLIE.


E quanto queste leggi non servano a loro a darsi lustro e visibilità senza dare davvero fastidio ai poteri forti, Vaticano in testa. 

Cambiando tutto perchè tutto resti com'è.


A queste persone, a questa campagna, a questa raccolta di firme, IO DICO NO.


La settimana della cultura arcobaleno la proposta culturale romana di Arcigay, Arcilesbica, Azione Trans, Di'Gay Project, Gay Center, Gay Lib




SETTIMANA DELLA CULTURA ARCOBALENO

Incontri e confronti  tra la comunità LGBT e la città di Roma
Dall’11 al 16 giugno 2012 al Teatro India (Lungotevere Vittorio Gassman, 1)
e il 22 giugno a piazza Farnese


* * * * * PROGRAMMA * * * * *

PUZZLE (http://www.facebook.com/events/317452474996858/)
Collettiva delle artiste Valentina Reale, Marianna Adel Labib,
Angela Infante, Giulia Cacciuttolo, Naomi Collura.
A cura di Esther Ascione e Roberto Stocco.

I PURI E GLI IMPURI
Azzurra Primavera espone le sue foto del World Pride del 2000 a Roma.

PATANE' TI GUARDA
Lucia Patanè espone le sue foto sul Pride.

PRIDE WALL

Opera collettiva, realizzata dei visitatori con i loro ricordi dei Pride, per condividere testimonianze, foto, pensieri, proposte.

***LUNEDì 11 GIUGNO ***
http://www.facebook.com/events/376523555730579/

OMOSESSUALITÀ, FAMIGLIA, RELIGIONE


19.00 - Apertura a cura di Roberto Stocco (Arcigay)

19.30 - Presentazione di “Hello daddy!” di Claudio Rossi
Marcelli. Sarà presente l’autore.
Partecipano al dibattito:
- Chiara Lalli, filosofa, autrice del libro "Buoni genitori. Storie di mamme e papà gay"
- Fabio Annicchiarico, psicologo e psicoterapeuta dell'età evolutiva
- Andrea Rubera, Nuova Proposta
Modera: Luca Telese, giornalista (Il Fatto Quotidiano)

22.00 - Spettacolo teatrale "Il gelo in una stanza" di Flavio Mazzini

*** MARTEDì 12 GIUGNO ***

http://www.facebook.com/events/377503102297479/

INTERSESSUALITA’, ETA’ EVOLUTIVA, IDENTITA’, ORIENTAMENTO: DISAGIO, DISCRIMINAZIONE E PREGIUDIZIO


19.00 - Apertura a cura di Francesca Busdraghi (Azione Trans)

19.30 - Dibattito con:
- Luca Trappolin, ricercatore in Sociologia, Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata (FiSPPA - Università degli Studi di Padova)
- Vittorio Lingiardi, professore ordinario di Psicologia Dinamica (La Sapienza Università di Roma)
- Matteo Villanova, Presidente dell'OLTREE (Osservatorio Laboratorio Tutela Rispetto Emozionale Età Evolutiva - Roma Tre)
- Michela Balocchi, sociologa, Consultorio Transgenere (Università di Firenze)
- Maria Ciccopiedi, psicologa, psicoterapeuta, criminologa
- Massimiliano Monnanni, Direttore dell'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali)
Modera: Guido Allegrezza, Coordinamento Arcobaleno

22.00 - Spettacolo teatrale "La may way del baco da seta" di M. Cantarelli, C. Cucinotta, F. Rosetti

*** MERCOLEDì 13 GIUGNO ***
http://www.facebook.com/events/369525239762537/

READING DELL’INEDITO
19.00 - Apertura a cura di Daniele Priori (Gay Lib)

19.30 reading delle opere vincitrici del concorso “Inediti”
e dibattito con gli autori.
Moderano:
Delia Vaccarello, giornalista e scrittrice
Pasquale Quaranta, giornalista

22.00 - Proiezione del film "La Kriptonite nella borsa" di Ivan Cotroneo. Sarà presente il regista.

*** GIOVEDì 14 GIUGNO ***
http://www.facebook.com/events/247673655332285/

19.00 - Apertura a cura di Imma Battaglia (Di’Gay Project)
19.30 - Presentazione del libro “La vera storia dei miei capelli bianchi” di Paola Concia con Maria Teresa Meli. Saranno presenti le le autrici.

FEMMINCIDIO: LE RADICI SOCIOCULTURALI DELLA VIOLENZA SULLE DONNE


20.30 - Dibattito con:
- Giuliana Ruoti, Arcilesbica Roma
- Edda Billi, Presidente AFFI (Associazione Federativa Femminista Internazionale)
- Antonella Montano, psicoterapeuta, direttrice Istituto A.T.Beck
- Imma Battaglia, Di'Gay Project
- Fabrizia Giuliani, Se non ora quando
Modera: Lucia Caponera, Arcilesbica Roma

22.30 - Proiezione del documentario "L’altra altra metà del cielo... continua" di Laura Annibali

*** VENERDì 15 GIUGNO ***

http://www.facebook.com/events/340122989393834/

HIV: VITA QUOTIDIANA E CARCERE
19.00 - Apertura a cura di Eugenia Milozzi (Arcilesbica Roma)

19.30 - Dibattito con:
- Adriana Ammassari, infettivologa (INMI L. Spallanzani)
- Antonella Cingolani, infettivologa (Policlinico A.Gemelli)
- Angela Infante, Arcilesbica Roma, Counsellor Malattie Infettive (Policlinico Tor Vergata)
- Eugenia Milozzi, Presidente Arcilesbica Roma, consulente medico Gay Help Line
Modera: Giancarlo Condoleo, Lila

22.00 - Spettacolo teatrale "Koroibos, il dopato di Olimpia" di Gennaro Francione
http://www.facebook.com/events/363091487079821/

*** SABATO 16 GIUGNO ***

http://www.facebook.com/events/457643754261775/

I DIRITTI DELLE PERSONE ARCOBALENO AL TEMPO DELLA CRISI

18.00 - Apertura di Fabrizio Marrazzo (Gay Center)

18.30 - Ddibattito con:
- Francesco Bilotta, docente di Diritti Privato (Università di Udine), Avvocatura per i diritti LGBT - Rete Lenford
- Marco Gattuso, giudice del Tribunale di Reggio Emilia
- Carlo D'Ippoliti, ricercatore di Economia (La Sapienza Università di Roma)
- Susanna Lollini, avvocata
- Francesca Busdraghi, Azione Trans
- Salvatore Marra, CGIL Roma e Lazio (Ufficio Nuovi Diritti)
Modera da Massimo Dotto, avvocato civilista

I GIOVANI DEL MOVIMENTO ARCOBALENO: IERI, OGGI, DOMANI
21.30 - Dibattito con
i giovani delle associazioni arcobaleno di Roma
Alice Troise, Gruppo Giovani Glbti* di Firenze
Modera: Renato Mari, Di'Gay Project

*** Gli eventi si terranno negli spazi aperti del Teatro India (nell''Indiateca in caso di pioggia)***


Si presenta così la prima settimana di cultura lgbt (senza q e senza i) di Roma organizzata dalle associazioni del Coordinamento Arcobaleno che non ha ancora un sito dedicato ma solo una pagina facebook, composto dalle associazioni Arcigay, Arcilesbica, Azione Trans, Di'Gay Project, Gay Center, Gay Lib.

Una iniziativa importante e anomala nel panorama italiano fatta "segretamente" in "alternativa" al Pride park degli organizzatori del Pride di Roma 2012 che quest'anno,
come ho già avuto modo di dire si tiene per soli 3 giorni dal 15 al 19 Giugno a Villa Gordiani.

Più attività lgbt nella Capitale, anche in contemporanea, si chiamano pluralismo, ma possono essere viste anche come concorrenza che, tra forze antagoniste che vogliono rivendicare i diritti di una minoranza, forse non è proprio il massimo, politicamente parlando.
D'altronde anche volendo andare a entrambe le manifestazioni tra le serate al centralissimo teatro India e quelle alla decentratissima villa Gordiani credo che i due eventi possano avere un loro pubblico senza rubarselo a vicenda.

I temi trattati alla Settimana arcobaleno sono molto interessanti d'ampio respiro e da seguire tutti.

Purtroppo per motivi personali (venerdì 15 trasloco) non potrò seguire tutte le sere e rendicontarvene. Farò quel che potrò.


Quel che voglio notare ora, senza polemica e senza voler essere distruttivo, ma anzi dando il mio piccolo contributo di esperto in pregiudizi e stereotipi è il linguaggio usato nel descrivere e presentare questi eventi che risente di un profondo maschilismo e patriarcato, talmente radicato ancora nella società e nelle nostre menti tutte, da non essere stato notato nemmeno da chi della lotta ai pregiudizi e alla discriminazione ne ha fatto il proprio lavoro politico.
L'idea di usare i colori rainbow per distinguere ogni serata è efficace ed elegante.

Infatti così vengono presentate le varie serate nel comunicato stampa, che ho preso dal sito di di gay project una delle associazioni promotrici.
 Comunicato stampa
SETTIMANA DELLA CULTURA ARCOBALENO
Incontri e confronti  tra la comunità LGBT e la città di Roma
Dall’11 al 16 giugno 2012 al Teatro India (Lungotevere Vittorio Gassman, 1) e il 22 giugno a piazza Farnese

E’ dedicata a tutti i colori della bandiera Rainbow, simbolo internazionale LGBT, la Settimana della Cultura Arcobaleno, organizzata per la prima volta dalle associazioni del Coordinamento Arcobaleno (Arcigay, Arcilesbica, Azione Trans, Di'Gay Project, Gay Center, Gay Lib), impegnate insieme nella realizzazione di un evento, ad ingresso libero, che rappresenta un importante momento di sintesi politica e artistica nell’azione del movimento, e che mira a contaminare uno spazio all’interno della nostra città – individuato nella suggestiva e accogliente cornice del Teatro India – per confrontarci sui temi di riferimento della comunità LGBT.
L’obiettivo è invitare e coinvolgere tutta la società civile attraverso un percorso di intrattenimento piacevole e stimolante costellato di performance artistiche, dibattiti e presentazioni di libri, declinati in un articolato programma culturale. A curare l'allestimento della manifestazione, che ha ricevuto il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio, della Provincia di Roma e dell'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, provvederà l’organizzazione del Gay Village.

Dall’11 al 16 giugno, a partire dalle ore 19.00 (sabato dalle ore 18.00), i giorni della Settimana Arcobaleno si tingeranno dei colori della bandiera Rainbow, ciascuno associato ad un tema specifico: colori che nella simbologia rappresentano la diversità e la mescolanza e che trovano la loro sintesi nel bianco - simbolo dell’annullamento delle differenze - cui è dedicato l’ultimo giorno della manifestazione, riservato ad uno straordinario concerto a piazza Farnese.

PROGRAMMA

Lunedì 11 verrà dedicato al colore ROSSO e al tema “Omosessualità, famiglia, religione”, attraverso un dibattito che inizierà dalla presentazione del libro “Hello daddy!” di Claudio Rossi Marcelli e vedrà la partecipazione della filosofa e scrittrice Chiara Lalli, di Fabio Annicchiarico, psicologo dell’età evolutiva e di Andrea Rubera di Nuova Proposta, moderati dal giornalista de 'Il Fatto Quotidiano', Luca Telese.

Martedì 12 si tingerà di ARANCIONE e la discussione si impernierà su “Intersessualità, età evolutiva, identità, orientamenti: disagio, discriminazione e pregiudizio”, con importanti studiosi come i sociologi Luca Trappolin e Michela Balocchi, gli psichiatri Vittorio Lingiardi e Matteo Villanova e la psicologa e psicoterapeuta Maria Ciccopiedi. Ospite del dibattito anche Masimiliano Monnanni, Direttore dell'UNAR, che presenterà i risultati della prima indagine ISTAT sull'omofobia in Italia.

Mercoledì 13, serata all'insegna del GIALLO, sarà interamente incentrata sul “Concorso e reading degli inediti”, nato da un'idea della giornalista Delia Vaccarello, e mirato a premiare romanzi, novelle e racconti nel cassetto a tema libero che attendono ancora di essere conosciuti. I più interessanti, previa valutazione della giuria formata da Delia Vaccarello e Pasquale Quaranta, verranno selezionati per una lettura collettiva.

Giovedì 14, VERDE, è dedicato invece alle donne e al tema “Femminicidio: le radici socioculturali della violenza sulle donne”, dibattito che prenderà spunto dalla presentazione del libro “La vera storia dei miei capelli bianchi” di Paola Concia e Maria Teresa Meli e proseguirà con un dibattito cui presenzieranno la leader storica del movimento lesbo-femminista Edda Billi, la psicoterapeuta Antonella Montano, Imma Battaglia, presidente di Di'Gay Project, Fabrizia Giuliani di 'Se non ora quando' e Giuliana Ruoti di Ariclesbica Roma.

Venerdì 15, serata all'insegna dell'AZZURRO a, verterà sul tema “HIV: vita quotidiana e carcere” con la partecipazione delle infettivologhe Adriana Ammassari dell'Istituto Spallanzani e Antonella Cingolani del Policlinico Gemelli, Angela Infante, counsellor Malattie Infettive del Policlinico di Tor Vergata, Angiolo Marroni, garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Lazio, ed Eugenia Milozzi, consulente medico della Gay Help Line e presidente di Arcilesbica Roma.

Sabato 16 è infine dedicato al colore VIOLA e vuole affacciarsi sul futuro con due dibattiti: il primo su “I diritti della comunità arcobaleno al tempo della crisi”, che coinvolgerà Francesco Bilotta di Avvocatura per i Diritti LGBT - Rete Lenford, Carlo D'Ippoliti, ricercatore di Economia, il giudice Marco Gattuso, l'avvocato Susanna Lollini, Francesca Busdraghi di Azione Trans e Salvatore Marra, della CGIL (Ufficio Nuovi Diritti); il secondo su “I giovani della comunità arcobaleno: ieri, oggi, domani”, che vedrà coinvolti i rappresentanti dei gruppi giovanili delle associazioni arcobaleno romane e Alice Troise del Gruppo Giovani Glbti* di Firenze.

A rendere spumeggiante la Settimana si susseguiranno, oltre ai dibattiti, appuntamenti di cinema (con “La kriptonite nella borsa” di Ivan Cotroneo e “L'altra altra metà del cielo... continua” di Laura Annibali) e di teatro (“Il gelo in una stanza” di Flavio Mazzini, “La my way del baco da seta” di Cantarelli, Rosetti, Cucinotta, “Koroibos, il dopato di Olimpia” di Gennaro Francione), oltre a gradevoli aperitivi e momenti conviviali, con magnifica musica in sottofondo, mirabilmente orchestrati dal bar del Teatro India.

Ad accogliere gli ospiti, oltre ai volontari delle associazioni, che avranno a disposizione stand dedicati alle proprie attività, saranno le opere di Puzzle, una collettiva delle artiste Valentia Reale, Marianna Adel Labib, Angela Infante, Giulia Cacciuttolo e Naomi Collura, e le immagini delle mostre fotografiche di Azzurra Primavera e Lucia Patanè dedicate al Pride, che verranno disposte su un evocativo e gioioso muro amarcord, il Pride Wall, sul quale anche i visitatori potranno esporre i propri ricordi di quell’ormai lontano e ineguagliabile evento.

“Ci auguriamo - sottolineano gli organizzatori - che da questa settimana di colori e da questa fruizione alternativa di uno spazio pubblico possa ripartire non solo il dibattito al’interno del movimento lgbt, ma soprattutto possa scaturire un nuovo impegno dell’associazionismo al servizio della società, soprattutto alla luce di una crisi che sta costringendo tutti noi a complesse riflessioni sulla centralità dei diritti nella vita delle persone. E sono proprio le persone - e non le ideologie, le appartenenze, le categorie, gli steccati - che vorremmo porre di nuovo al centro del nostro sistema di valori. E’ questo il momento di rielaborare l’universo concettuale collettivo, dal punto di vista delle nostre multicolori differenze e delle nostre multiformi unicità: ma sempre con una visione unitaria e aperta al confronto che ha come obiettivo condiviso e auspicato quello di uscire da questa empasse economica, politica e sociale, per riappropriarci – insieme – di tutti i colori del nostro futuro”.


Trovo agghiacciante però quella metafora sui colori che nella simbologia rappresentano la diversità e la mescolanza e che trovano la loro sintesi nel bianco - simbolo dell’annullamento delle differenze - cui è dedicato l’ultimo giorno della manifestazione, che si chiuderà con un concerto a piazza Farnese.


Annullamento delle differenze mi sa tanto di totalitarismo nazi-comunista, dove siamo tutti uguali per decreto statale.
Io non sono uguale ad altri gay o altre lesbiche figuriamoci se mi sento uguale alle persone etero o alle persone trans.
Si tratta certamente di una metafora sfuggita di mano perchè la settimana arcobaleno non è stata certo pensata per la cancellazione delle individualità.

Però, a essere maligni, l'idea di società multiculturale (meticcia) è un concetto di sinistra mentre nel coordinamento c'è gay lib che sta proprio su altre posizioni, nel cui sito, detto per inciso, della Settimana Arcobaleno, so far, non c'è traccia, così come su quello di Azione trans  che però, a differenza di Gay Lib aggiornato alle ultime ecolalie di Oliari - sospendere il pride di Bologna per via del terremoto, Dario Accolla è insomma in ottima compagnia...-, è fermo al 2010...

Nei siti di tutte le altre associazioni facente parti del coordinamento invece alla settimana viene dato ampio riscontro.

Fa davvero piacere leggere nel documento di presentazione della Settimana sono proprio le persone - e non le ideologie, le appartenenze, le categorie, gli steccati - che vorremmo porre di nuovo al centro del nostro sistema di valori. E’ questo il
momento di rielaborare l’universo concettuale collettivo, dal punto di vista delle nostre multicolori differenze e delle nostre multiformi unicità: ma sempre con una visione unitaria e aperta al confronto che ha come obiettivo condiviso e auspicato quello di uscire da questa empasse economica, politica e sociale, per riappropriarci – insieme – di tutti i colori del nostro futuro.


Purtroppo però nel comunicato stesso l'intenzione di rielaborare l’ universo concettuale collettivo, dal punto di vista delle nostre multicolori differenze e delle nostre multiformi unicità non è agito visto che il comunicato è banalmente sessista.

Dove banalmente non vuole sminuire la gravità del suo essere sessita e maschilista ma sottolineare come su poteva approntare facilmente un comunicato di altro respiro.

Scorrendo il programma si notar il sessismo, per esempio, addirittura nel titolo di uno dei due incontri di sabato, I giovani della comunità arcobaleno: ieri, oggi, domani accordato solo al maschile, che si poteva risolvere sostituendo il sostantivo maschile

giovani col sostantivo gioventù (oltre al classico i giovani le giovani).

Altri esempi sessisti e maschilisti sono presenti qua e là nella descrizione dei partecipanti ai dibattiti:

con importanti studiosi come i sociologi Luca Trappolin e Michela Balocchi

non solo accordato al maschile ma con l'uomo che precede la donna che può diventare benissimo
con importanti studiose e studiosi come Michela Balocchi e il sociologo Luca Trappolin

Altri esempi:

Ad accogliere gli ospiti, oltre ai volontari delle associazioni

sempre e solo accordati al maschile... che si possono sostituire con

le ospiti e gli ospiti e le volontarie e i volontari.

così come, poco dopo,

sul quale anche i visitatori


o

sottolineano gli organizzatori

per i quali non suggerisco le ovvie modifiche da apportare.

Come ho specificato nella lettera che ho scritto in mailing list quando mi è arrivato il programma, ribadisco qui che se noto questi orrori non è per pignoleria ma perché sono convinto che una lingua meno sessista e maschilista si possa e si debba praticare, pur
considerando questi piccoli accorgimenti un primo timido segno della volontà di muoversi in questa direzione.

In mailing invece non ho ottenuto risposta, segno evidente che l'argomento non viene considerato così importante. Solo Michela Balocchi mi ha scritto (su Faccialibro) raccontandomi della sua stanchezza di una lotta senza fine per modificare tanti scritti tutti

colpiti dallo stesso maschilismo.

Questo era un contributo che avrei dato molto volentieri al Coordinamento, anche gratis.
Mi spiace che tra le persone delle associazioni che hanno organizzato questa Settimana della Cultura Arcobaleno a nessuna sia venuto in mente di sottoporre il testo per de-sessisticheggiarlo (lo so è un neologismo orrendo non lo userò mai più) non dico necessariamente a me, ci sono tantissime altre persone che potevano farlo, molto
meglio di me, ma vedo che nessuno lo ha fatto, allora mi propongo ufficialmente come revisore antisessista dei testi di presentazione!

Così oltre ad accusarmi di essere passato al nemico (io di sinistra che clicco mi piace su faccialibro alla partecipazione di Imma Battaglia!),  di aver rubato il nome del mio blog a Mario Mieli (niente diritto di citazione in certe menti...) adesso potete anche accusarmi di farmi pubblicità!

Buona settimana della cultura arcobaleno a tutte!

E basta.

E non è un'allusione maligna (e sbagliata) all'orientamento sessuale maschile.

E' un esperimento che voglio fare per vedere se ad usare il femminile come genere universale i maschietti (magari gli stessi che criticano il mio spirito antisessista) si risentono...



mercoledì 6 giugno 2012

I frutti di Voice Out un edu-game col quale gli studenti e studentesse creando dei prodotti multimediali, hanno realizzato una proposta politica e di comunicazione per combattere le discriminazioni verso persone lesbiche, gay e trans.

Vi ricordate di questo video?



Pubblicizzava l'edu-game Voice Out! che non vi sto a rispiegare tanto c'è il video a farlo.

Voice Out! fa parte del progetto Niso il progetto europeo contro l´omofobia nelle scuole coordinato dalla Provincia di Roma, un edu-game col quale gli studenti e studentesse creando dei prodotti multimediali, hanno realizzato una proposta politica e di comunicazione per combattere le discriminazioni verso persone lesbiche, gay e trans.

Adesso tramite una segnalazione di Simone (grazie!!!) scopro che finalmente i video sono stati terminati. Simone mi ha mandato il link di Repubblica, che pubblica solo 3 dei sei video prodotti.
Un veloce giro di rete e trovo, su di un blog, tutti e sei i video prodotti (nonché il link al sito italiano ufficiale di Voice Out!)
Le scuole italiane che hanno partecipano al progetto sono tre: il Vivona il Socrate e il Giordano Bruno. Tutte di Roma, presumo, perché capofila del progetto per l'Italia è la Provincia di Roma.
Due dei sei video prodotti andranno in finale.

Come spiegato nel video di presentazione ogni gruppo si è costituito in una squadra dandosi anche un nome

Liceo Giordano Bruno - Dimo si


Liceo Giordano Bruno - Human Pride


Liceo Socrate - Discriminatiom


Liceo Socrate - Drag Queer


Liceo Vivona - Just love


Liceo Vivona - gay


Questi sono i sei video.

Liceo Vivona - g.a.y (good as you)



Liceo Vivona - It's Just love


Liceo Socrate - Drag Queer



Liceo Socrate - “Discrimin-Action”




Liceo Giordano Bruno - “Human Pride”



Liceo Giordano Bruno - "Dimo sì”


I video vanno giudicati per quello che sono: il prodotto di un progetto didattico fatto per  giovani che hanno creato dei video (seguiti da tutor) con una precisa consegna.


IL PROGETTO

Voice out! è solo una parte di un progetto più vasto che si svolge a scuola.

Tra i tutor del progetto anche il Gay Center di Marrazzo.

Sul sito del progetto Niso si legge quali sono gli obbiettivi principali.
Purtroppo il linguaggio di queste linee guida è sessista, almeno in italiano.

• identificare gli stereotipi e gli atteggiamenti omofobici più comuni tra gli studenti e nelle esperienze delle persone LGBT.
• Sviluppare strategie di insegnamento e materiali di supporto per gli insegnanti in materia di diritti umani e non discriminazione, realizzati grazie a un approccio partecipativo, e di diffonderli a livello europeo tra gli insegnanti e le loro associazioni.
• far conoscere agli studenti la situazione giuridica e sociale delle persone LGBT.
• Promuovere competenze civiche degli studenti come strumento fondamentale per prevenire la discriminazione in materia di orientamento sessuale.
• Formare gli studenti sulle tecniche di analisi per contarstare gli stereotipi e l'omofobia nei mass media.
• Coinvolgere gli studenti nella produzione di prodotti multimediali volti a promuovere la parità di diritti per le persone LGBT.
• Sostenere gli studenti nello sviluppo di concrete politiche orientate a sviluppare azioni per combattere l'omofobia.
• Mantenere la questione della parità dei diritti e della non discriminazione in relazione all'identità di genere e orientamento sessuale al centro dell'impegno politico, sociale e culturale.
• aumentare la consapevolezza sociale rispetto attraverso la diffusione di video degli studenti, la condivisione delle metodologie del progetto e i dei suoi risultati.
Laddove l'inglese recita students e teachers (termini neutro che valgono dunque per uomini e donne) in italiano si è seguita la tradizione di usare il maschile anche per il femminile una pratica irricevibile nel 2012.

Nel sito Niso, nella sua versione in lingua italiana, si legge:
destinatari sono gli studenti, i responsabili delle politiche e i politici nazionali e internazionali. Il gioco aiuta gli studenti ad esprimere la loro voce sui diritti umani, a combattere l'omofobia nelle scuole e nei mass media. Questo è il motivo per cui il gioco si chiama Voice OUT (Fuori la voce).
Solo agli uomini, le donne sono escluse...

Eppure basta poco per fare un uso meno sessista della lingua italiana:

Niso si rivolge alla gioventù studentesca alle responsabili e ai responsabili delle politiche e ai politici e alle politiche nazionali e internazionali. Il gioco aiuta gli studenti e le studentesse ad esprimere la loro voce sui diritti umani, a combattere l'omofobia nelle scuole e nei mass media. Questo è il motivo per cui il gioco si chiama Voice OUT (Fuori la voce).
Semplice no?

Questo dimostra che un corso di sensibilizzazione per i diritti umani, volto a combattere l'omofobia nelle scuole e nei mass media non può essere disgiunto dalla critica al maschilismo e al sessismo.



I SEI GRUPPI

Prima di commentare i video qualche considerazione sui nomi e i loghi dei sei gruppi:


Liceo Giordano Bruno - Dimo si



L'acronimo DIMO sta per Dritti matrimoniali agli Omosessuali in Italia.

Beh quel maschile di agli  è davvero sessista. Poteva essere risolto semplicemente con un agli e alle omosessuali per mantenere l'acronimo.

Saremo anche omofili ma il maschilismo ci scappa sempre...

Tra l'altro nel video del gruppo si mostrano due ragazze una etero e l'altra lesbica, quindi vieppù... 

Liceo Giordano Bruno - Human Pride
 

Qui la critica è più capziosa ma visto che stiamo allestendo una nuova retorica della rappresentazione (dove qui retorica è termine neutro e vale processi di rappresentazione condivisi) è bene ragionare su ogni costruzione del linguaggio maschilista, sessista o patriarcale, come quella costruita su uno sclerotizzato stereotipo di genere che vuole i due sessi opposti e non semplicemente due!
(lo so che alcun* teoric* transgeder non saranno d'accordo ma il mio non è una distrazione io sono un convinto assertore due due sessi come unica realtà biologica, il resto è cultura...).

Anzi l'idea stessa che i sessi (siano opposti o meno) si attraggano mi è fastidiosa perchè spersonalizza l'omoaffettività (come l'eteroaffettività), dicendo, implicitamente, che mi piace quella persona non in quanto tale ma in quanto uomo o donna.

Uno slogan vicino a quello originale ma meno eterosessista (anche se in negativo) potrebbe essere i sessi si desiderano come meglio pare loro...

I VIDEO

E ora veniamo ai video che affrontano esclusivamente l'omosessualità e non la transessualità più difficile da rendere nell'ambiente scolastico dove sono ambientati quasi tutti e sei.

Diversi gli approcci.

Due (Discrimin-action Drag Queer, entrambi del liceo Socrate) mostrano apertamente la reazione omofobica di chi non tollera l'omosessualità nella sua firma più dura e concreta la violenza fisica e l'aggressione verbale, offuscando forse l'omonegatività quotidiana fatta di violenze non fisiche che però incidono lo stesso sul benessere delle persone omosessuali.
Drag Queer vorrebbe mostrare il disagio che potrebbe provare chi discrimina se la normalità seguisse altre regole (nel caso specifico l'essere tutti in coppia tranne uno degli aggressori che è single) ma il messaggio fatica a passare e il fatto che l'idea venga all'aggressore spontaneamente e che da solo si penta e aiuti l'aggredito a rialzarsi è poco credibile e un poco buonista. Ma lo spot è efficace perché mostra spintoni e offese e aggressione e nel claim finale ricorda a tutti che si può sempre scegliere di non essere omofobici. Peccato per l'inglese non proprio correttissimo...

Discrimin-action è inquietante perché mostra in parallelo in split-screen come potrebbe andare la vita di un ragazzo (lo stesso) se questi è etero (fidanzamento, diploma, paternità precoce e forse indesiderata) e gay (e  a un certo punto lo schermo della parte gay diventa nero visto che il ragazzo rimane ucciso in una aggressione omofobica e dunque non ha futuro alcuno).
Quello che preferisco sia come impatto comunicativo sia per la resa cinematografica (compresa una certa enfasi della violenza oggi tanto di moda).

Altri si limitano a enfatizzare la normalità dei rapporti gay e lesbici, uno (It's Just Love)  in chiave ironica (la reazione di stupore di due persone che assistono a un bacio gay e uno lesbico, si scopre essere per tutt'altro motivo che non il bacio in questione) un altro Gay (e non si capisce perché si usa la parola gay, in italiano afferente precipuamente all'omosessualità maschile, quando nel video si mostrano due ragazze, una etero  e l'altra lesbica, partito lesbico o partito omosessuale sarebbe stato meglio...) mostrando il parallelismo di due ragazze che si preparano per il loro amato bene, in un caso un ragazzo nell'altro la ragazza.
Video un po' debole perché rischia di confermare un certo stereotipo di genere (etero o lesbica che sia "la ragazza si fa bella" per il suo lui\la sua lei).

Human pride ci racconta di un regime fascistoide dove l'omosessualità (femminile almeno a vedere le donne che arrestano la coppia etero) è la norma d'obbligo e dove le persone etero vengono discriminate. Girato in un bianco e nero molto efficace, come fosse un film muto, con tanto di didascalie (troppo ridondanti) il film è efficace ma la ricerca grafica, il bianco  e nero, il muto, distraggono un poco dal vero messaggio mentre alcune lungaggini senza che servano a dire qualcosa in più spaesano leggermente. Il finale troppo brusco poi rovina l'effetto finale giocandolo più come una boutade che come un vero  e proprio cave canem. Queste critiche sono ovviamente per i tutor e le tutor e non per i ragazzi e le ragazze che li hanno fatti.

Dimo sì sceglie la via grafica e mostra due disegnini di due ragazze che si amano fino alla vecchiaia, l'unico rischio politico dello spot è quello di fare del matrimonio una questione privata (la casa)  e non pubblica (il riconoscimento sociale).

Sul sito di Voice Out! si possono votare i video.


IL SESSISMO MALGRADO TUTTO

Credo che quello che manca a questo progetto siano dei tutor esperti in lettura critica della comunicazione e del linguaggio audiovisivo.
Non si può dare tutto in mano al gay center, perché la militanza gay non fa esperti di lettura critica della comunicazione.

T 6 non mi sembra infatti abbia degli esperti in lettura critica della comunicazione contro stereotipi di genere, di orientamento sessuale né tanto meno di sessismo e maschilismo, come dimostra il comunicato che avverte dell'incontro che si terrà domani, Giovedì 7 giugno, all’Itis Galilei, tra i e le circa 100 partecipanti al progetto e il Presidente della Provincia di Roma Zingaretti in occasione del quale le sei squadre presenteranno le loro campagne contro l’omofobia e gli spot che hanno realizzato. Un comunicato all'insegna del più bieco e imbarazzante maschilismo sessismo:

Giovedì 7 giugno, all’Itis Galilei, vede concludersi il percorso seguito da circa 100 studenti romani sui temi dei diritti dell’uomo, della cittadinanza e dei diritti delle persone LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali). I ragazzi, divisi in sei squadre, presenteranno, in presenza del Presidente della Provincia di Roma, la loro campagna politica contro l’omofobia e gli spot che hanno realizzato. Dopo il voto dei loro compagni di scuola, e in parallele al voto su Internet (tutti sono invitati a scegliere lo spot che preferiscono su www.voiceout.eu), una giuria composta da vari esperti e rappresentanti politici sceglierà la squadra vincente.

Tre licei romani, il Giordano Bruno, il Socrate e il Vivona, hanno partecipato alle attività realizzate all’interno del progetto NISO, co-finanziato dalla Commissione Europea, Programma Fundamental Rights and Citizenships. Insieme ad esperti di GayCentre e T6, i ragazzi hanno affrontati per 6 mesi i temi dei diritti fondamentali, della cittadinanza, dell’identità e della diversità sessuale, in parallelo ad una formazione sui media e sulla realizzazione di prodotti multimediali. Un gioco di ruolo in cui gli studenti sono diventati promotori attivi dei diritti, realizzando una vera e propria campagna di sensibilizzazione.

La squadra vincitrice partirà ad Ottobre per Bruxelles, dove incontrerà le squadre degli altri tre paesi coinvolti nel progetto: Belgio, Olanda e Estonia. Lì i ragazzi incontreranno rappresentanti del Parlamento Europeo e presenteranno le loro proposte politiche contro l’omofobia.

Un comunicato che non brilla nemmeno per la correttezza grammaticale.

Insomma c'è ancora tanto da imparare...

Dopo la giornata di domani scriverò un post di analisi per ogni singolo video, più approfondito e ragionato.

Io personalmente oltre a Discrimin-action ho votato anche  It's Just Love. 

Non dovete seguire le mie indicazioni di voto, beninteso. L'importante è votare.






venerdì 1 giugno 2012

Questo pride s'ha da fare!

Data la mia atavica logorrea che giustamente mi è stata fatta notare da Gendibal ho provato a limare il post riducendolo di un terzo...


Insomma pare proprio che questo Pride nazionale a Bologna non s'abbia da fare.
 La questione è questa:  non si dovrebbe fare il pride a Bologna perchè in Emilia c'è stato il terremoto.

Quindi il gay pride in un contesto di lutto e distruzione post terremoto è una manifestazione inopportuna, troppo gaia e garrula e andrebbe cancellato.

Così la pensa Ivan Scalfarotto:
sfilare per le vie della città, con la festa che il Pride deve giustamente e naturalmente essere, non sarebbe secondo me comprensibile.
Anche Dario Accolla nel suo blog è sulla stessa linea e specifica
Non è la presenza di gay, lesbiche e trans, assieme a tutte le altre categorie del popolo rainbow, a offendere la memoria dei morti e la paura di chi è rimasto. (...) andrebbe annullato il corteo, ma non l’evento nella sua globalità.
Insomma quel che si trova inopportuno è il corteo, la sfilata, gli eccessi di un gay pride travestito con la musica e le paillette.

Volere cancellare il Pride perchè stride con la condizione in cui versano i terremotati dell'Emilia mi sembra un allinearsi alla disgustosa retorica televisiva del dolore (come si sente?) propone una visione del pride limitante, superficiale e poco politica.

Il post di Dario esprime bene la line adi quelli che vlgiono cancellare il pride per motivi di opportunità (o decoro?):
Stiamo andando a fare, in altre parole, una manifestazione che dovrebbe svolgersi col linguaggio della gioia laddove adesso, e per le prossime settimane, ci sarà tutta la problematicità del dolore, della ricostruzione, della gente che farà i conti con i problemi legati al dopo-terremoto.
Per cui niente pride.

In questa richiesta si  consuma una semplificazione e uno scippo simbolico e politico del Pride che mi fa ribollire il sangue.

Chi vuole cancellare il pride vuole zittire il movimento, sic et sipliciter.
Qualunque sia la motivazione per cui vuole cancellarlo.

Nessuno ha chiesto di cancellare i concerti che ci saranno a Bologna da oggi al 10 di giugno...
Perchè i concerti sono inseriti evidentemente nel tessuto sociale e non vengono percepiti come un corpo estraneo.

Il pride purtroppo sì. O almeno così lo vede chi vuole cancellarlo.

Chi chiede di cancellarlo vede infatti il pride non come una manifestazione politica, ma come una parata, una sfilata.
Accolla per esempio lo descrive così:

carattere specifico della nostra manifestazione è l’esplosione della gioia, della libertà, dell’abbandono delle costrizioni.
In base a queste caratteristiche, dentro il corteo è possibile ascoltare musica, ballare e vedere, tra i tanti e le tante, anche persone travestite in modo eccentrico.
Persone travestite in modo eccentrico. Se non è un parlare borghese questo...E continua
La domanda è: si può utilizzare il linguaggio della gioia, specifico della nostra rivendicazione, in un momento e in un luogo che ospitano quel dramma?
Accolla sembra non capire che le persone travestite in modo eccentrico non esprimono il carattere specifico della nostra manifestazione.

Non siamo gai perchè siamo gay.

Se così fosse saremmo imbecilli masochist*: tra morti, discriminati, vessati, sminuiti che cosa mai avremmo da ridere?

Quel che Dario ignora e con lui tutti quelli che ne chiedono la cancellazione per motivi di opportunità è quella che molti vedono come carnevalata è UNA PRECISA STRATEGIA POLITICA.

 
Épater la bourgeoisie. E a quanto pare ci riesce ancora bene se Dario arriva a dire
dovremmo aver imparato l’opportunità della presenza e di un determinato linguaggio quando le condizioni esigono altro tipo di comportamento.
Condizioni dettate da valori borghesi, pavidi, democristi di chi vede il pride come un baraccone di carnevale.

Cioè va bene giocare in mutande se mamma è felice ma se mamma è triste bisogna stare buoni fare silenzio e non disturbare gli adulti.

Il comitato del pride pressato dalle tante richieste di cancellazione pervenute da tutte le parti ha deciso di modificare il corteo eliminando carri e musica e devolvendo i soldi così risparmiati ai terremotati.



Mentre alcuni che avevano richiesto la cancellazione del pride si sono detti soddisfatti della decisione presa dla comitato (così Mancuso, ) Dario e molti altri (Luca amato ) criticano la decisione del comitato organizzatore del pride di Bologna dicendo che
“Snaturare” il pride dal suo linguaggio non è un atto che gioca a favore di chi bolla tutta la manifestazione come carnevalata?
Quello che a Dario sfugge completamente è il motivo per cui il comitato del pride  di Bologna ha deciso di non fare un corteo coi carri e la musica.

Non per opportunità (è Dario a vederla così, non il comitato) ma per ben più concreti motivi economici.

Una cosa talmente chiara che persino un giornale borghese come il Corriere della sera lo spiega in maniera semplice e lineare.

Un Gay Pride ridotto, senza carri né impianti per la musica, in modo da devolvere i soldi risparmiati alle vittime del terremoto in Emilia.
 Ricapitoliamo, Dario dice:  dovremmo aver imparato l’opportunità della presenza e di un determinato linguaggio quando le condizioni esigono altro tipo di comportamento e quindi consiglia di cancellare il pride a data da destinarsi (o forse direttamente all'anno prossimo).
La decisione di fare il pride spendendo meno soldi per devolverli ai terremotati viene vista però come decisione che snatura il pride.

Con l’eventualità che quelle peculiarità saranno comunque presenti e verranno date in pasto ai giornali come mancanza di rispetto.
Ma allora lo si vuoole cancellare per rispetto ai terremotati o per paura di come la stampa lo possa strumentalizzare?
E nel secondo caso si preferisce non farlo?
MA che strategia politica è?

Sarà che ciccione come sono io nemmeno riesco più a piegarmi ma questo contorsionismo funambolico mi sembra talmente fastidioso che mi verrebbe voglia di andare al pride di Bologna a chiappe all'aria (non potrò andarci per motivi economici= non ho i soldi).

Insomma Dario, e gli altri, è talmente soggiogato dal propri occhiale culturale da non rendersi conto che è lui a dire che
dobbiamo comportarci da “froci” normali, per essere più accettabili – e così tradiamo lo spirito proprio del pride, per cui l’accettazione e il rispetto prescindono dall’aspetto fisico e dalla pretesa sociale di certo obbligatorio perbenismo – legittimando le critiche omofobe del passato.
L'inopportunità non sta come dici tu nell'essere il pride una manifestazione che dovrebbe svolgersi col linguaggio della gioia laddove adesso, e per le prossime settimane, ci sarà tutta la problematicità del dolore, - ma quanta televisione vedi??? - ma nella macchina economica con cui ogni pride è costruito (delle cui cifre nessuno vuole mai parlare...).
Infatti non è vero che il pride sarà sobrio come crede Dario che e vuole cancellarlo perchè per lui non può che essere così. Il comunicato del comitato organizzatore precisa che 

Non sarà comunque un corteo silenzioso: alcune bande cittadine, guidate dalle bande musicali che offriranno ai manifestanti le musiche della tradizione emiliana, che il 9 giugno più che mai racconteranno la storia di comunità che non si arrendono.
(fonte bolognapride)

La sobrietà non è nei contenuti ma nei soldi spesi per produrre quei contenuti.

Quel che non capisco è come mai tante persone non colgono la distinzione.

Se cioè chi chiede di cancellare il pride è in buona o in malafede.

E a essere maliziosi non si rischia mai di essere smentiti...

giovedì 31 maggio 2012

Le inziative culturali durante la settimana del pride. il programma del pride park (1). La memoria storica nominata a sproposito.



Finalmente è disponibile il programma ufficiale del pride park, che quest'anno si tiene a villa Gordiani molto meno centrale della centralissima piazza Vittorio, ma tant'è.

Tra le iniziative dei tre giorni di attività tutti davvero interessanti ce n'è uno che ha colpito la mia attenzione.


domenica 17 giugno
17.00 – 18.00 L’orgoglio della Memoria – coordina Gian Piero Milani

In attesa che la legge 211/2000 istitutiva della Giornata della Memoria includa il ricordo dello sterminio sistematico di Gay, Lesbiche e Transessuali nei lager nazisti, ragioniamo insieme agli esponenti delle diverse comunità come la memoria costituisce parte della nostra coscienza ed esperienza comune.


L'iniziativa è più che lodevole. In effetti nel testo della legge citata si legge
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico) (fonte camera.it)
e basta.
Però è anche vero che molti operatori culturali che a vario titolo si occupano di commemorare la giornata istituita ricordano tutte le vittime dei campi di concentramento e non solo quelle della Shoah. Ciò naturalmente non toglie che la legge vada modificata e fra le vittime vadano inseriti tutte le vittime della persecuzione nazifascista.

Quel che mi imbarazza però è la retorica tutta lgbt con cui si approccia l'argomento.

Intanto trovo discriminatorio che si specifichi che si attende che la legge 211/2000 istitutiva della Giornata della Memoria includa il ricordo dello sterminio sistematico di Gay, Lesbiche e Transessuali nei lager nazisti, continuando a non citare tutte le altre categorie di internati e internate nei campi di concentramento e cioè:

Prigionieri politici Criminali  Immigranti (forzati stranieri) Testimoni
di Geova
Omosessuali Asociali Rom e Sinti
(fonte Wikipedia)

Così come reputo egocentrico da parte degli ebrei ricordare solo il loro sterminio stessa reazione mi fa leggere questa richiesta di settore che non è davvero inclusiva di tutte le realtà internate.

Ancora più grave però trovo la dicitura il ricordo dello sterminio sistematico di Gay, Lesbiche e Transessuali nei lager nazisti.

La dicitura infatti è storicamente imprecisa e cozza con la giusta rivendicazione di orgoglio della Memoria come riportato nel titolo nell'evento.

Se infatti i gay sono entrati nei campi di concentramento in quanto tali
l'Articolo 175 che condannava l'omosessualità maschile non prendeva in considerazione quella femminile. Il lesbismo non era considerato dalle autorità una minaccia o un "sabotaggio socio-sessuale" dei fondamenti del Terzo Reich, perciò, a patto che non dessero pubblico scandalo le lesbiche non furono formalmente perseguitate.
Questo naturalmente non significa che lesbiche non furono internate nei campi di concentramento ma non avevando un segno distintivo loro bensì rientravano nel triangolo nero annoverate tra

malati mentali o senzatetto, alcolisti, gli “sfaccendati” abituali, le prostitute, gli anarchici e le lesbiche. Solitamente il triangolo nero veniva assegnato anche a Rom e Sinti. in alcuni campi, però, veniva dato loro un triangolo marrone.
è più difficile trovarne una presenza certa nei campi di sterminio e quindi, per esempio, contarne il numero.
Lungi da me minimizzare sulla persecuzione delle donne omosessuali, riporto qui un problema storico non indifferente.
Visto che si parla di memoria storica bisogna restituire la giusta prospettiva storica della memoria e non ridurla alla retorica di formule e frasi di una militanza contemporanea che sfiora il ridicolo.

Se infatti la memoria storica delle lesbiche perseguitate dal nazismo va fatta emergere nella prospettiva di cancellazione storica delle donne dalla storia del genere umano e donnano nel caso delle persone trans si arriva al ridicolo. Infatti
Il termine "transessuale" è stato coniato nel 1949 dal dottor David Cauldwell (1897-1959), ma è diventato di uso comune dopo la pubblicazione del libro The transsexual phenomenon (Il fenomeno transessuale) del dott. Harry Benjamin, edito nel 1966 (fonte Wikipedia)

Anche se sulla rete si trovano dei riferimenti alle persone trans nei documenti nazisti si tratta in realtà di una forzatura storica in quanto in quei documenti ci si riferisce al classico equivoco tra identità di genere e orientamento sessuale sia nel caso di travestiti gay sia nel caso in cui si cercava una normalizzazione dell'omosessualità in chiave travestitica.

Ma l'idea di una identità di genere diversa da quella del sesso biologico di nascita sganciata all'orientamento sessuale non è riportata (almeno non nei documenti che ho potuto vedere sulla rete). d'altronde come potrebbe se il connetto stesso nasce nel 1949 e prima di allora transessualismo si sovrappone alla vecchia idea del gay effeminato e della lesbica mascolina? Una memoria storica seria questi distinguo dovrebbe farli insistentemente e con chiarezza di intenti. 

Invece più che la memoria storica si declina qui la retorica di movimento (sacrosanta per carità ma dal mio punto di vista troppo particulare e lobbistica) alle spese della memoria storica, quella vera, che è più complessa di quanto riportato nelle poche righe di presentazione di questo incontro al quale non mancherò per vedere quanto di questi distinguo saranno presenti sacrificati nel riassunto di presentazione in nome di una discutibile sintesi.

Stay tuned!

martedì 29 maggio 2012

Un altro video contro l'omofobia... Aricgay roma, gay center col patrocinio di Arcilesbica roma



Simone mi ucciderà temo perchè per questo video faccio mie le considerazioni che lui ha usato contro il video della scuola di Melfi.

Intanto questo è un video istituzionale, fatto da associazioni di categoria, che vogliono mandare un messaggio alla società sia quella lgbtqi minoritaria, sia alla maggioranza etero (e bisex) spesso quando non omofoba, distratta.

I ragazzi e le ragazze del video sono dolcissimi e l'imbarazzo e la stonatura con cui recitano li rende veri e dà un senso più profondo alla loro militanza.

Dubito però della felicità per scelta del messaggio che il video veicola.


Un cortile grande ma senza altri condomini, dove le uniche presenze sono due donne e due uomini tutti e quattro omosessuali. Una mondo utopico, semi pubblico o semi-privato, un cortile interno di un palazzo privato. Dove si capisce solo che due uomini e due donne si amano proprio come le persone etero. E che l'amore è protagonista (perchè quell'inutile articolo maschile il?) e che queste due coppie se lo vivono spontaneamente.

Non c'è traccia di omofobia né di omofobi né di sopruso né di omofobia superata, vinta.

Perchè non far vedere le due coppie tra la gente?
Vedere che accanto alla reazione negativa di alcune persone c'è quella positiva e di accoglienza di molte altre?
Per strada, a lavoro, a scuola, al cinema, al mercato, in chiesa.


Nel video di Melfi che non è piaciuto affatto a Simone, almeno si mettono alla berlina alcune dichiarazioni omofobe e una persona omofoba, anche se nemmeno lì si mostrano le discriminazioni e gli effetti dello stigma.

Ma qui non c'è rapporto tra mondo lgbtqi e società, come c'è, per esempio, nello splendido video dell'ILGA di Lisbona, che ripropongo per l'ennesima volta.




Ditemi cosa ne pensate....

lunedì 28 maggio 2012

Un video contro l'omofobia dal Liceo Artistico Statale "M. Festa Campanile" di Melfi





Il video è stato realizzato dagli alunni e dalle alunne del liceo artistico statale “M. Festa Campanile” di Melfi (Pz) delle classi III A e III B, IV A e IV B ed in particolare da Antonio Caputo e Raffaele Corrado (come si legge nei credits del video).
La dicitura, ahimè sessista, parla solo di alunni, ma nei credits per la sceneggiatura ci sono anche delle alunne.

Il video prodotto nell'ambito del progetto Ciak si gira A scuola contro l'omofobia voluto dalla FEDERAZIONE ITALIANA DONNE ARTI PROFESSIONI AFFARI (F.I.D.A.P.A.) e dal liceo artistico statale “M. Festa Campanile” concorre al myGiffoni Film Festival (se vi piace e volete votarlo potete farlo andando sul sito del myGiffoni Film Festival per vedere anche gli altri video andate sul canale youtube ma attenzione sono tantissimi!!!)

Questa la spiegazione del video che si legge sul canale youtube:

Un oratore arringa il pubblico con un pomposo discorso di condanna dei diversi orientamenti sessuali degli individui. Una donne delle pulizie mentre svolge il suo lavoro in altre stanze, ascolta in lontananza il discorso. A ogni frase l’oratore si rimpicciolisce sempre di più tanto da diventare quasi invisibile al punto che la donna delle pulizie lo spazza via e compare lo slogan finale “Certe idee ti fanno diventare piccolo piccolo - rifiuta l’omofobia”.

Del video si parla sulla rete in un continuo rimando le cui fonti primarie sembrano Queer Blog e il blog di Fabio ...e ora guardiamo oltre (se è lo stesso Fabio che Robo su queerbolog ringrazia nel suo post).

Nulla di ufficiale dal sito della scuola...

Un video efficace nel minimizzare certe affermazioni omofobe con classe e senza retorica.


sabato 26 maggio 2012

Se questa è una associazione pro lesbiche... Su un articolo lesbofobo del sito del Mario Mieli

Gerardina Trovato ha recentemente rilasciato una intervista al settimanale Chi del gruppo Mondadori, diretto da Alfonso Signorini, direttore anche di Tv sorrisi e canzoni, nella quale ha dichiarato di non essere lesbica.
Fin qui a una, a uno, a me, verrebbe da dire e allora?

Invece la dichiarazione è stata riportata con molta enfasi dalla stampa (e dalla rete) per le implicazioni, tutte da dimostrare, di questo coming in...

Gerardina infatti si sarebbe finta lesbica per vendere più copie dei suo dischi.

Purtroppo sulla rete non trovo l'articolo originale, ahimè, e devo fidarmi di quanto riportato dalle varie testate per esempio da Messaggero.
Le dichiarazioni di Gerardina, se fedelmente riportate, sono palesemente lesbofobe.
«Ero magra, bella. Mi spediscono a Sanremo, categoria "Nuove proposte". All'Ariston il mio look fa tendenza. C'è un però: tutti pensano che io sia lesbica.
Dunque fa tendenza non perchè si pensa sia lesbica  ma nonostante lo sia
Sto al gioco.
Cioè siccome Gerardina non corrisponde allo stereotipo di genere che vuole la femminilità segua certi canoni e  per questo viene percepita come lesbica (=poco femminile, maschio mancato) invece di denunciare la discriminazione di genere (se non sei principessa non sei femmina) e la lesbofobia (anche fosse lesbica, che male c'è?) Geradina dice che sta al gioco.

Mi dicono: "Funziona, vendiamopiù dischi. Non smentire".
Che in questo paese notoriamente maschilista e lesbofobo, una lesbica non dichiarata vende più copie di dischi è tutto da dimostrare. Ma tant'è

Anche fosse vero visto che le voci sul lesbismo di Gerardina si basano sull'aspetto fisico della cantante mi sembra comunque un modo cinico di vedere la cosa.
Fu la mia rovina. Non so che cosa mi passò per la testa. Avevo accettato di snaturarmi, per il dio denaro».

Dunque una cosa da dimostrare è data per assodata: se si pensa che sei lesbica vendi di più.

Altro che discriminazioni! In Italia se sei omosessuale ne trai un vantaggio economico.
Capita l'antifona? Se ci dichiariamo è perchè ci conviene.

«La mia assistente si innamorò di me, si rivelò una stalker».
Anche se messa tra virgolette caporali questa più che una affermazione di Gerardina sembra un titolo di capoverso...
«C'è stato un momento - dice Trovato - in cui la mia felicità dipendeva dalla morte di qualcuno. L'amore malato di una donna,
malato perchè stalker o malato perchè una donna ama un'altra donna?
la mia assistente, mi ha rovinato la vita.
Se è la tua assistente la licenzi, o comunque la denunci, vai dal giudice... 
Mi sentivo in trappola e non riuscivo a liberarmi. Mi auguravo che quella donna morisse per poter tornare a vivere».
Cambiare assistente no?

Certo queste assistenti lesbiche, pardon, malate,  che ti rovinano la vita...

Il resto dell'articolo è tutta una dimostrazione della lotta che Gerardina ha dovuto fare per ripristinare la sua normalità etero. L'anonimo (anonima?) autore (autrice?) dell'articolo dice infatti
Prima che arrivasse l'amore per Alessandro Casadei, suo attuale fidanzato e manager, Gerardina Trovato ha combattuto contro tutto e tutti.
E poi il racconto delirante e sempre diverso di Gerardina...

«Artisticamente nasco nel 1993 - racconta Gerardina Trovato- quando mi presento da Caterina Caselli con capelli rasati a zero e coppola in testa.
E tanto basta per farne una lesbica
A tracolla, la mia chitarra».
Poi il giornalista (?) dà per scontata una cosa da niente
Grazie alla finzione messa in scena «gli affari andavano bene
Dunque sei una cantante, quindi hai successo, vendi dischi, il pubblico ti segue, la critica ti incensa. Invece no.  
Gli affari vanno bene. 
Cioè non è che se non smentisci di essere lesbica sei più amata dalle lesbiche o da chi vedendoti come lesbica pensa che sei discriminata... No.
Se sei lesbica fai più soldi...

Ecco il vero scopo dell'articolo del messaggero. Sulla stessa linea di un articolo di Libero che titolava qualche giorno fa Il mondo dei privilegi è gay I discriminati sono gli etero - Comuni e Regioni fanno a gara per arruffianarsi gli omosessuali


Un modo per distogliere le richieste di persone discriminate per l'orientamento sessuale (o per non aderire allo stereotipo di genere) distorto in un cinico tornaconto economico.

Mi trovo anche un'assistente personale. Lavoro sia in Italia sia all'estero. La mia assistente diventa anche interprete, quando sono in giro per l'Europa. Ma succede l'imprevedibile. S'innamora di me. Lei, lesbica dichiarata, si mette in testa di voler cambiare la mia sessualità. Ero in trappola. Cambiavo un uomo al mese, ma per il pubblico tacevo e glissavo sulla mia presunta bisessualità.
Ma non era lesbica?
Ma mi rendo conto che sono vittima di una stalker».
Insomma un vero pastrocchio. Schiava di una tua dipendente. Che ha la colpa di essere lesbica dichiarata e quindi di volerti cambiare la tua sessualità perchè innamorata di te.

Ancora un tentativo per metterci il bavaglio: sei lesbica? fallo in silenzio nella tua camera da letto e non cercare di dirlo agli altri se no stai facendo opera di proselitismo. Ecco ancora un altro modo per zittirci 

Poi finalmente Gerardina cambia assistente e manager. Qui alla sprovvedutezza di essersi finta lesbica scivoliamo ala sprovvedutezza di non sapersi scegliere i collaboratori  d'altronde erano stati quelli precedenti a dirle di non smentire che vendeva più dischi...
Ed ecco che una vittima degli stereotipi di genere e di lesbismo diventa una mezza furba e mezza vittima di chi è più furbo di lei...

(...) Prima suonavo con un'orchestra di 47 elementi, avevo un'organizzazione perfetta, ora mi ritrovo con gente incapace, che pensa soltanto a svendermi e a rubarmi i soldi. Mi obbligano nel 2005 a partecipare a Music Farm. Io non stavo bene. Ma loro, forti del contratto che avevano in mano, volevano spremermi come un limone. Accetto, ma la mia voce non funziona, sono sovrappeso, insomma di Gerardina non c'è più nulla».

La svolta: il suo compagno.
Ecco la vera normalizzazione per una donna: l'uomo che la salva
«Sì, Alessandro -ammette Gerardina - nonché mio manager e produttore.
Tutto in casa... così si risparmia...
Insomma, è il mio tutto.
Appunto
Ci siamo innamorati subito. Ho preso i miei vestiti
niente libri niente mobili niente dischi e lei  una musicista!!!I vestiti che, si sa, per una donna quelli contano...
e mi sono trasferita a Verona, da lui. Oggi sono passati quattro anni, stiamo ancora insieme(...).
cioè sono una vera etero... e sono fedele(prima invece come lesbica, no, come bisex, cambiavo un uomo al mese)

Insomma che un articolo del genere sia pubblicato dal Messaggero anche se fa incazzare non meraviglia, niente di nuovo sul panorama della stampa.

Purtroppo però io la notizia l'ho letta sul sito del Mario Mieli  dove Andre Martini pubblica un post dal titolo Gerardina Lesbica per successo e non si mette a fare un'analisi critica delle dichiarazioni dell'artista o dei toni dell'articolo stesso ma scrive un pezzo sugli stessi toni del messaggero (espunti gli elementi più evidentemente maschilisti e lesbofobi) mettendoci del suo e contribuendo all'equazione tutta da dimostrare che Gerardina in quanto (percepita come) lesbica abbia fatto soldi:

Una bugia da migliaia di copie che le permette di vendere 200 mila copie con l’album di esordio e l’anno dopo collabora con Andrea Bocelli per il brano Vivere  contenuto nell’album Romanza, venduto in 25 milioni di copie nel mondo: un  battesimo artistico con i fiocchi per la Trovato,
la Trovato, vituperato uso maschilista della lingua italiana...
che negli anni successivi  colleziona dischi di platino, ultimo quello post Sanremo 2000 con Gechi e  Vampiri.
Che un collaboratore di una associazione lgbt non solo non riconosca i contenuti eterosessisti, lesbofobi e maschilisti di un articolo di quotidiano (e delle dichiarazioni di Gerardina Trovato che però vorrei leggere nell'originale di Chi e chiedere a Gerardina stesso cosa ha veramente detto...) ma avvalli il modo distorto di riportare una discriminazione di genere in base agli stereotipi di genere e alla lesbofobia diffusa, e contribuisca addirittura a quegli stessi pregiudizi confermando, senza nemmeno peritarsi di dimostrarlo, che se una cantante viene percepita lesbica, badate bene, percepita perchè Gerardina non ha mai fatto coming out, i suoi affari (ed è una cantautrice... ) vadano meglio mi fa pensare che anche il sito del Mario Mieli contribuisca a gettare nel cesso anni e anni di lotta e di critica e di analisi e di proteste in nome di un gossip che sembra l'unico motivo per scrivere e per leggere sulla rete.

Poi non lamentiamoci se in Italia siamo indietro di trent'anni. Lo sono anche gli attivisti che militano nelle associazioni lgtb.


Se siete d'accordo con me commentate l'articolo sul sito del Mieli.







venerdì 25 maggio 2012

GayLib associazione gay di centodestra non potrebbe essere più sinistra: sulle dichiarazioni di Oliari a proposito dell'apertura al matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso di Barack Obama

Ormai lo sa anche Gastone (il mio gatto) che il Presidente degli Stati Uniti ha pubblicamente detto alle porte della sua campagna di ri-elezione It is important for me to go ahead and affirm that I think same sex couples should be able to get married.

La notizia ha fatto il giro del mondo  ed è diventata uno spartiacque politico, etico e democratico tra chi il same-sex marriage (solo noi provinciali, nel senso della provincia  dell'impero, continuiamo a chiamarlo matrimonio gay - le lesbiche, si sa, come al solito non contano una cippa...-) lo vogliono e chi no.

Adesso scopro che Enrico Oliari, presidente di GayLib, l'associazione di persone omoaffettive di centrodestra (né b né t ne tanto meno q o i) ha dichiarato che sebbene
La decisione di Obama di aprire alle nozze fra persone dello stesso sesso e’ coraggiosa e va nel senso giusto (...)
In Italia non sarebbe tuttavia praticabile, per la diversa tradizione culturale e giutidica’(sic)
E insiste
Tenendo conto della tradizione culturale e sociale del nostro Paese, reputo percorribile piu’ che la via del matrimonio, quella del riconoscimento delle ‘Unioni Omoaffettive’
(fonte Apocalisselaica)

Sul sito di Oliari si può leggere la proposta di legge (?) da lui redatta nella quale, tra le altre cose, si dice
In caso di morte di uno dei due firmatari componente l’Unione Omoaffettiva pensionato o assicurato, il partner rimanente può vedersi riconosciuta la reversibilità della pensione.
I neretti sono miei. Può, non deve. E solo la reversibilità della pensione...

Adesso a differenza dei compagni e compagne di strada del Movimento io non ho nessuna pregiudiziale a che una associazione gay di destra contribuisca al movimento lgbtqi ma noto con disappunto e enorme fastidio che quello di GayLib più che un contributo è un bel bastone fra le ruote. Al di là dell'inconsistenza giuridica del registro delle unioni omoaffettive è chiaro l'orizzonte ideologico pavido e reazionario di chi non capisce che proprio finché non si cambia la tradizione culturale e sociale del nostro Paese le persone omosessuali e trans in questo Paese continueranno ad essere colpite e dunque discriminate ed emarginate dallo stigma e che lo stigma può essere combattuto anche (e certamente non solo) dall'apertura al matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso. Mai come ora dobbiamo chiedere l'unica opzione possibile, stesso nome stessi diritti, perchè se passasse un pacs, un dico,o unioni omoaffettive che dir si voglia, la questione del matrimonio anche per le persone dello stesso sesso verrebbe procrastinata di almeno un ventennio.

Quel che Oliari fa finta di non capire è che se chiediamo l'accesso al matrimonio non è per godere dei benefici giuridico-amministrativi ad esso connesso ma per vedere socialmente e giuridicamente riconosciuta la legittimità delle coppie omosessuali, per sancire socialmente che anche le coppie dello stesso sesso sono FAMIGLIE

Ma a Gaylib questo non solo non interessa ma non ne vuole proprio sapere visto che l'associazione a proposito delle adozioni lascia la libertà di coscienza ai suoi iscritti dicendo:
GayLib, a differenza delle associazioni ideologicamente vicine alla sinistra ha, come orientamento, una posizione di contrarietà dialettica, aperta alla libertà di coscienza individuale, rispetto al tema delle adozioni di minori da parte di coppie omosessuali. Va considerato, infatti, il diritto del bambino di essere adottato e non quello della coppia di adottare. Tuttavia, anche alla luce delle nuove normative in materia di affidamento condiviso guardiamo con particolare attenzione e volontà di confronto le necessità dei numerosi genitori omosessuali per i quali, in fase giudiziale, non deve più sussistere alcuna forma di discriminazione.  (fonte GayLib manifesto politico)

Da notare, en passant, il linguaggio sessista presnete in tutto il documento politico (basta leggere il resto sul loro sito) anche se, nessuna associazione gay ne è esente tranne quelle lesbiche...

Insomma credo che il contribuito di GayLib alla causa sia nullo e siccome in politica un contributo nullo diventa sempre zavorra penso che di GayLib si possa tranquillamente fare a meno. Non perchè nominalmente di centrodestra ma perchè radicalmente omofoba e reazionaria.

Enrico Oliari presidente di GayLib