giovedì 28 novembre 2013

Manifestazione Love Is Right. L'endorsment si dà sempre ma spesso è un turarsi il naso...


Ho 48 anni e diffido ormai delle prese di pozione di principio.

Guardo al risultato politico e se una campagna, una manifestazione, una rivendicazione mi sembrano giuste e sacrosante mi associo e le sostengo senza che questo significhi dare carta bianca a questa o quella associazione promotrice.

Nel caso della campagna Love is right le associazioni promotrici Agedo, ArciGay, ArciLesbica, Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno, MIT sono interlocutrici di tutto rispetto.

Purtroppo però nel leggere il documento di rivendicazione non posso celare un senso di pochezza e approssimazione che le parole scelte nel comunicato mi trasmettono con la forza di un pugno in un occhio (ahia!).

La nota si apre con le lamentele nei confronti di un emendamento alla legge Mancino approvato da uno dei due rami del parlamento,  del quale non si entra nel merito, dando per scontato che tutte ne siano a conoscenza, rinunciando a informare, anche sommariamente.

Come se gli ammanchi di diritti per le persone lgbt si esauriscano con l'emendamento alla legge Mancino tradendo il provincialismo politico  e la pavidità di chi ha scritto il documento - e di tutte  le associazioni firmatarie che lo hanno accettato senza cambiarne il senso - che invece di chiedere banalmente 100 per ottenere 30 si accontenta, più realisticamente del re, di quel 30 e chiede 20...

C'è un passaggio nel testo che mi ha fatto cadere dalla sedia (ariahia!) quando si definisce la legge Mancino 
fondamentale strumento di contrasto a tutte le discriminazioni, indebolendo la tutela penale necessaria per tutte le minoranze previste nel provvedimento.
Ecco, questa mentalità minoritaria la trovo davvero superata e controproducente.

La legge Mancino non tutela le minoranze, ma considera reato penale la

Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi (DECRETO-LEGGE 26 aprile 1993, n. 122)
Non si capisce perchè le persone discriminate in base a queste differenze dovrebbero essere considerate una minoranza cioè un gruppo di persone che nell’interno di uno stato si distinguono dalla maggioranza, secondo i casi, per la razza o per la lingua o per la religione, a cui s’accompagna molte volte una diversa coscienza nazionale (dizionario Treccani online).

Anche nel nel caso di una razza o una lingua o una religione queste caratteristiche diventano identificative di un gruppo solo nel momento in cui le si discrimina in base a questa presunta differenza, quindi è la discriminazione a unire non a fare gruppo identitario.

L'estensione della legge Mancino anche alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere non riguarda la minoranza lgbt, perchè se l'omosessualità pura è una minoranza lo è anche l'eterosessualità, tutte le persone collocandosi nel continuum che va tra etero e omosessualità magari più vicine a uno dei due poli come insegna Kinsey.

Chiedere una tutela in quanto minoranza significa autoghettizzarsi nel recinto dorato della popolazione in via di estinzione, tra i Panda e le tigri bianche, riconoscendo così alla normatività etero la sua preponderanza e sminuendo le omosessualità (e la bisessualità) nei piccoli numeri dell'eccezione alla regola.

Questo modo di pensare è ottocentesco nei modi e novecentesco nella sostanza. Un modo di pensare vecchio, stantio e catto-omofobico.
Io non sono un handicappato che chiede l'abbattimento delle barriere architettoniche io sono un cittadino discriminato in base al mio orientamento sessuale che ha pari dignità e una diffusione identica anche nei numeri a quello etero in quanto entrambi diversamente bisessuali.

Le opzioni di default sono tre non una più due minoranze.

Chi non ha chiaro questo concetto deve farsi da parte e lasciare fare politica a qualcuna che ha le idee non solo più chiare ma anche più precise, più corrette, più politicamente efficaci.

Nel medioevo culturale nel quale il documento accusa il Paese di vivere ci vivono per prime le estenditrici del documento.

Non è purtroppo l'unico orrore concettuale contenuto nel documento.

Se la rivendicazione di 

uguaglianza di diritti, riconoscimento giuridico e sociale delle relazioni, la salvaguardia dell'integrità individuale, di coppia e collettiva.
è sacrosanta e condivisibile, questa non si esaurisce con  
un sistema di leggi che garantiscano le libertà, l'autodeterminazione, i diritti civili! Vogliamo una reale estensione della legge Mancino che contrasti la discriminazione omofobica SENZA SCONTI PER NESSUNO! 
Nè bastano le rivendicazioni successive, 
Il matrimonio egualitario per le persone omosessuali Altri istituti che tutelino le coppie di fatto lesbiche, gay ed etero Riconoscimento e tutela della genitorialità omosessuale Il cambio dei dati anagrafici senza l'obbligo di interventi di riattribuzione dei genitali per le persone transessuali La riscrittura della legge 40.
Manca in queste rivendicazioni un progetto culturale perchè senza una educazione della società tutta al rispetto delle differenze, nelle scuole, nei posti di lavoro, nei mass media, nessuna legge da sola può garantire un reale riconoscimento delle pari dignità.

D'altronde se le estenditrici del documento sono le prime a considerarsi una minoranza la pari dignità dov'è?


Non si tratta solo di una questione politica. Si tratta anche dei concetti e delle parole con i quali i concetti vengono diffusi.


Mi offende come cittadino come uomo e come gay quella frase discriminatoria corporativista e omocentrica (omofoba?) che rivendica
Il matrimonio egualitario per le persone omosessuali.
Primo perchè il matrimonio è lo stesso e non è un matrimonio per le persone omosessuali ma per le coppie dello stesso sesso che è ben altra cosa. 

Gli orientamenti sessuali sono tre e non due, come sanno bene famiglie arcobaleno che hanno tante genitrici che hanno avuto figlie da relazioni con partner dell'altro sesso (non a caso si riferiscono loro non come persone bisessuali ma come persone che hanno scoperto tardi la propria omosessualità).

Secondo perchè non è l'orientamento sessuale a impedire alle persone a sposarsi ma solamente l'assortimento sessuale della coppia.
Dare per scontato che due uomini che stanno insieme siano sempre e solo ed esclusivamente gay e non due persone che si amano E BASTA è tremendamente omofobico e discriminatorio.

Io sono una persona che ama e può amare una donna tanto da farci delle figlie e poi amare un uomo e volerne adottare altri senza che tra le due cose ci sia  contraddizione o costituire per questo una minoranza.

Gli aggettivi  usati nelle due rivendicazioni successive...
le coppie di fatto lesbiche, gay ed etero Riconoscimento e tutela della genitorialità omosessuale
..sono ambigui perchè non si capisce se siano usati nel loro significato letterale di dello stesso sesso o di sesso diverso o indichino un preciso orientamento sessuale.


Dire copie gay,  coppie lesbiche  e coppie etero dice una cosa (coppie dello stesso sesso o di sesso diverso) ma ne lascia intendere un'altra (coppie di froci e di lesbiche o di etero) discriminando così  le persone bisessuali CHE SONO L'UNICA MAGGIORANZA CHE ESISTE.

Se non si capisce questo nessuna rivendicazione sarà mai politicamente efficace;  finché questi o(e)rrori verranno commessi senza che nessuna li corregga non solo le cose non cambieranno ma non si potrà che andare a stare peggio.

Secondo queste solone del movimento lgbt io dovrei vivere col mio matrimonio per froci e le mie leggine di tutela in quanto minoranza.

Devono ammazzarmi prima che io rimanga in silenzio rispetto questa semplificazione criminale, devono uccidermi se non vogliono che combatta finché avranno questa posizione politica, fascista, omofobica, patriarcale e disgustosamente maschilista e sessista (SENZA SCONTI PER NESSUNO! si legge nel documento, con buona pace delle donne).

Sono stanco di questi errori, di questi vizi ideologici, di questa pavidità cattofascista, perchè siamo tutte un po' l'una e un po' l'altra cosa.

Eppure io il 7 dicembre in piazza ci sarò, perchè o organizzo una manifestazione altra, ma non ne ho né le forze né tantomeno il peso politico, o cerco di andare e fare sentire le mie critiche, le mie ragioni  e migliorare il migliorabile.

Perchè rimanersene a casa per preservare una propria verginità e purezza politiche è lo stesso errore che aprì questo Paese al fascismo, quello storico, che non ci ha mai abbandonato, come questo sciagurato documento dimostra amaramente.

E anche perchè chi è assente ha sempre torto.

Per cui esorto tutte a scendere in piazza anche se è Dicembre  e fa freddo e a rivendicare, emendare, protestare, altrimenti si fa come Mussolini che nella marcia su Roma arrivò comodamente in treno.

D'altronde non c'è peggior fascista di una compagna che si smarca dalla protesta perchè lei è di sinistra e continua a fare scelte elitarie con scarso, o nullo, peso politico.


Ci vediamo in piazza, sabato 7 dicembre alle ore 15 a Roma!






lunedì 11 novembre 2013

Tre orientamenti sessuali e due identità digenere. C'è chi rilancia ma non è nemmeno capace di un linguaggio in grado di riconoscere lo status quo!

Tre orientamenti sessuali, gay, lesbica e bisessuale e due identità di genere, maschile e femminile. Questo è lo status quo in campo affettivo e sessuale. C'è poi l'equazione trans che aggiunge una specifica (biologico, trans) alle due identità di genere disponibili, maschile e femminile.
Secondo la teoria queer però si dovrebbe allargare questo set e aumentare il numero delle identità di genere proprio in virtù di quella polarità biologico trans che permetterebbe di fermarsi a un punto qualunque della scala f m proprio come ognuno e ognuna di noi si ferma in un punto qualsia della scala degli orientamenti sessuali.
Ho smepre avuto dei dubbi su questa equiparazione perchè se è chiaro che un punto qualsia della scala Kinsey dice solo statisticamente se mi innamoro o vado a letto con persone del mio stesso sesso o dell'altro o di entrambe non riesco a capire che cosa indicherebbe il fatto che mi fermo esattamente a metà tra f e m oppure più vicino a f o più vicino a m. Se il sesso non è determinato dalla mia biologia da che cosa è determinato? e che cosa c'è tra f ed m?

Sono domande sensate alle quali ancora non ho ricevuto una risposta soddisfacente.

Si fa ancora fatica ad avere una visione completa della versione standard 3 +2.

La bisessualità è ancora giudicata con pregiudizio come una forma ambigua che non vuole scegliere tra uno degli altri due orientamenti sessuali considerati oppositori, nel senso che se ti piacciono le persone del tuo stesso sesso quelle dell'altro devono farti schifo e viceversa per cui una persona bisex è una che non vuole ammettere ...lo schifo per uno dei due sessi, con tutti i corollari e le retoriche del caso, così ci si scopre gay a 40 anni e mai bisex...

Per tacere delle disparità tra f ed m tra misoginia, maschilismo e patriarcato.

Una fatica che è chiarissima nello spazio che nella lingua italiana si riesce a dare a entrambi i sessi. Così in un lancio informativo del Mario Mieli dove si pubblicizza un incontro in cui si parla delle teorie (queer, ma il lancio non lo dice) che vogliono superare la 3 +2 si adotta un linguaggio squisitamente sessista (tranne un timido tentativo egualitario alla fine):



In verde ho marcato le espressioni corrette che annoverano entrambe le opzioni m ed f, in rosso (sono proprio la maestrina dalla penna rossa) quelle lasciate solo al maschile...

Se riusciamo a malapena ad annoverare il sesso femminile nei nostri discorsi e non solo per oggettive difficoltà della lingua, che, pure, ci sono, ma soprattutto per abitudine mentale come faremo a riconsocere anche gli altri sessi che qui tanto disinvoltamente si propone di ampliare?

E, soprattutto, cui prodest?

venerdì 8 novembre 2013

Inzia il Festival Internazionale del Film di Roma

Oggi inizia il Festival Internazionale del Film di Roma e il primo film che vedrò, alle 9.00 in anticipata stampa è l'opera prima

IL MONDO FINO IN FONDO (Italia,  2013) di Alessandro Lunardelli presentato nella sezione Autonoma e parallela Alice nella Città con Filippo Scicchitano (in foto) Luca Marinelli Barbora Bobulova Camilla Filippi Alfredo Castro Manuela Martelli Cesare Serra.
Il film racconta la storia di due fratelli uno dei quali è gay e arriva per amore fino a Santiago del Cile...

Leggerete del film sule pagine di gaiaitalia.com.

Se volete vedere il film le proiezioni ci saranno
8 Novembre, h.17:00 Sala Sinopoli PUBBLICO E ACCREDITATI
15 Novembre, h.17:00 Studio3 (replica) PUBBLICO E ACCREDITATI
Stay tuned!!!

giovedì 7 novembre 2013

Ancora su Simone uccisosi perchè omosessuale. Su un post di Franco Buffoni pubblicato sul sito del Mario Mieli.

Il post di Buffoni pubblicato sul blog del mario Mieli Gay's Anatomy è ineccepibile, e tutto quello che dice è condivisibile.

Beh, quasi tutto.

C'è una frase, scritta sicuramente per svista, o in un eccesso di zelo da riassunto, nella quale Buffoni riduce il suicidio di Simone a un suicidio commesso perché omosessuale.

Questa frase per Buffoni dovrebbe spiegare tutto.

Per me invece non spiega niente.

Perchè omosessuale significa che la causa del suo gesto è da ricercare nella sua omosessualità. Un fatto interno a Simone dunque.

Ora non voglio negare che ci sono tante persone che quando scoprono di essere omosessuali la prendono male e dunque possono arrivare anche a togliersi la vita perchè non sopportano la propria condizione

Perchè magari loro per primi pensano che l'omosessualità sia qualcosa di sbagliato. Se cresci in una società omofoba l'omofobia la puoi anche interiorizzare.

In ogni caso però la mala accettazione della propria omosessualità non si basa su una oggettiva caratteristica disabilitante dell'omosessualità ma sempre su una causa esterna, quello stigma sociale che agisce non solo come pressione sociale ma anche come educazione negativa che possiamo interiorizzare.

Nel caso di Simone poi il suicidio, come ha spiegato bene in un biglietto scritto prima di togliersi la, vita non è avvenuto perchè Simone era omosessuale e non lo sopportava più.
Simone è stato molto chiaro, ha scritto sono ga
y e vivo in una società omofoba dove gli omosessuali sono tagliati fuori da tutto.

A Buffoni bastava aggiungere due parole a quella frase.

Simone si è suicidato perchè DISCRIMINATO in quanto omosessuale.

Adesso è vero che Buffoni ha pubblicato il post sul blog del Mario Mieli (e Dario Accolla che oggi riporta il post sul suo blog cade dal pero e parla di scritto condiviso su facebook: eppure lui scrive per il blog del Mario Mieli quindi è impossibile che non conosca la fonte di quel post...) e quindi pensa che chi legge quel blog sa come vanno le cose.

Ma il messaggio contenuto nelle sue parole ha un significato letterale che è l'unica cosa che resta al di là del contesto comunicativo nel quale è stato detto, scritto, pensato e diffuso.

Chiunque legge che Simone si è ucciso perchè omosessuale non riceve solo una informazione sbagliata ma gli viene implicitamente confermata l'idea che un o una omosessuale si uccide per quello che è un debole un infelice, un diverso da tollerare e curare e non una vittima dell'odio e dello stigma omonegativi.

Scrivere che ci si suicida in perchè si è omosessuali significa fare dell'omosessualità una spiegazione autosufficiente lasciando intendere che se ti scopri frocio è comprensibile tu ti possa uccidere proprio come se scopri che hai un cancro incurabile, o che hai la sclerosi e finirai in carrozzina.

Scrivere che Simone si è ucciso perchè omosessuale vuol dire contribuire a far percepire l'omosessualità come una condizione debilitante di per sé mentre la causa è l'omofobia e l'omosessualità è la vittima di un odio feroce ed endemico.

Un lapsus che nessuno ha colto (non mi sembra almeno che nessuno ne  abbia scritto come ho fatto io) sul quale dobbiamo tutti e tutte chiederci d'onde.

Perchè finché dire o leggere che ci si uccide perchè omosessuali ci sembra una frase sensata (invece di spiegare che ci si uccide perchè si viene discriminati in quanto omosessuali) vuol dire che in fondo in fondo dentro di noi pensiamo che essere omosessuali sia comunque una sfiga pazzesca.


E infatti in molti e in molte si chiedono che cosa abbiamo mai da essere orgogliosi...


E se anche chi dovrebbe liberare la società dall'omofobia ne è così intrinsecamente portatore... l'omofobia regnerà indisturbata ancora per i prossimi 100 anni.

Ed ecco una risposta definitiva a chi continua ancora ad avaere dei dubbi sul matrimonio per le coppie dello stesso sesso...

Inzia il Festival Internazionale del Film di Roma. Non mancano i film a tematica lgbt...

...ne parlo nel mio primo articolo sul sito Gaiaitalia.com.

Buona lettura!

domenica 3 novembre 2013

Ancora omosessualità in The Mentalist

Nell'episodio della serie tv americana The Mentalist andato in onda il 27 ottobre scorso (The Red Tatoo, quinto episodio della sesta stagione) si parla della relazione tra un allenatore e un giovane ragazzo che andava avanti da anni, da quanto il ragazzo era ancora minorenne.

Non vediamo la loro relazione non li vediamo nemmeno mai davvero insieme. Tutto è ricostruito nel finale dell'episodio da Patrick Jane il protagonista della serie.

La relazione tra il ragazzo  e l'uomo è un espediente narrativo che sfrutta la sorpresa del pubblico (e degli altri investigatori\trici del telefilm) che non ha pensato subito al fatto che i due invece di essere amici o soci in affari potessero essere amanti.

Fin qui niente di male.

Sorprende però come una relazione nata in condizioni delicate, quando uno dei due era un minore, (Jane sottolinea che si trattava di una relazione consensuale da parte di entrambi) durata per anni, quindi basta su un sentimento e non sull'occasionale passione dei sensi  sfoci così facilmente nell'omocidio.
Il ragazzo giovane, e ormai maggiorenne, sospettando che il suo fidanzato lo abbia rimpiazzato con qualcuno più giovane di lui (non lo porta con sé a delle gare sportive in trasferta) pensa bene di ricattarlo minacciandolo di far sapere della loro relazione quando lui era ancora minorenne.

Ricatto non perché il giovane vuole ancora avere una storia con lui ma per del vile denaro...
L'uomo ricattato che, pure, ha intessuto col ragazzo una relazione durata anni, cosa pensa di fare? Di ucciderlo a sangue freddo (nel flashback vediamo gli schizzi di sangue).

In questa narrazione non ci si preoccupa di spiegare come si è passati da un amore duraturo al ricatto e all'omicidio.
Le storie tra uomini non durano e se durano possono finire con il ricatto e l'omicidio così, senza soluzione di continuità.

Si fosse trattato di una relazione tra un uomo e una donna si sarebbe sentita la necessità di spiegare meglio il decorso della relazione amorosa.
Se la storia è tra due due uomini il torbido che evidentemente quella relazione porta con sé consustazialmente  basta per giustificare lo scartamento dall'amore al ricatto e all'omicidio a sangue freddo. Ed ecco come si possono utilizzare dei personaggi gay per raccontare una storia esagerata fregandosene delle ripercussioni che questi personaggi pososno avere sull'immaginario collettivo mediatico contribuendo a uno stigma già di per sé feroce e mefitico.

Complimenti a Eoghan Mahony che ha firmato la sceneggiatura.


Lettera aperta a Domenico Naso.

Leggo una sua lettera aperta pubblicata dal Fatto quotidiano  nella quale lei critica il passaggi di un'altra lettera, scritta da Carlo Gabardini e pubblicata su Repubblica della quale lei riconosce la bellezza perché lancia un messaggio di speranza e di ottimismo a chi, gay o bisessuale, vive la propria condizione con sofferenza, disagio e dolore.
Ma è sbagliato, fortemente sbagliato, un passaggio: “Essere gay è bellissimo”. No, non lo è. Essere gay è normale, non bellissimo. Ed è questo il concetto che deve passare in un paese omofobo come l’Italia.
Vorrei farle notare l'omonegatività del suo assunto: il disagio, la sofferenza o il dolore che provano le persone non etero non dipendono dalla propria condizione come pensa lei, bensì dalla pressione sociale dello stigma che fa percepire l'omosessualità come fa lei come una condizione (con un termine ottocentesco), come una minoranza (quando, lo diceva Kinsey più di 50 ani fa, siamo tutti e tutte diversamente bisex...), insomma come un problema oggettivo e non come una opzione di default della sfera sessual affettiva delle persone.

Se i gay, le lesbiche e le persone bisex soffrono è sempre  a causa di qualcun altro (qualcun altra)  non per una loro oggettiva condizione come lascia intendere lei con le sue infelici parole.

Le sfugge poi il senso politico della frase essere gay è bellissimo che è la reazione più che spontanea e legittima di chi risponde con orgoglio a chi pretende che l'omosessualità sia di per sé indice di un disordine morale inaccettabile (come pretende la chiesa) sia una malattia da curare (come è stato fatto anche in Italia ancora nel 1974 quando Giovanni Sanfratello il ragazzo di  Aldo Braibanti venne sottoposto a elettrochoc e coma insulinici per curarlo dall'omosessualità).

Solo chi ignora quale sia il portato dell'omonegatività del nostro Paese può minimizzare con disinvoltura come fa lei su una reazione di orgoglio e di entusiasmo che nasce come risposta positiva allo stigma.

Quello che lei fa derivare da quella frase di orgoglio reattivo allo stigma è nella sua mente e non certo nella frase né nelle persone non etero.

Dire che essere gay è bellissimo non significa certo asserire la superiorità dell'omosessualità o la sua divinizzazione (?!) come pretende lei.

Accusare di equivoco narcisistico chi cerca di rimanere a fronte alta nonostante le ingiurie, le percosse, le aggressioni fisiche e verbali, le opinioni che descrivono l'omosessualità come malattia, depravazione, perversione morale,  non solo è ingiusto ma è squisitamente omfobico.

Lei pretende che di fronte a una omofobia feroce non si possa reagire nemmeno dicendo che essere gay è bello.

Essere gay sarebbe normale ma così non è grazie anche a persone come lei che trovano fastidioso che se qualcuno ci dice che siamo malati noi reagiamo con il sorriso e diciamo non è una malattia è una cosa bellissima.
Nemmeno reagissimo violentemente e chiudessimo la bocca all'omofobo a suon di calci e pugni come gli omofobi fanno con noi.

Il suo pregiudizio è davvero intollerabile e dimostra ancora di più la necessità di affermare di fronte a una intolleranza che abita anche la mente di chi pretende di tollerarci che essere gay è bellissimo.

Se ne faccia una ragione, caro omofobo!

I funerali di Simone: la responsabilità per la sua morte è sempre altrove.


Giovedì 31 Ottobre si sono svolti i funerali di Simone, il ragazzo ventunenne che si è tolto la vita in segno di protesta per l'omofobia della società italiana che lo discriminava.  

Funerali cattolici, in chiesa.

Quella chiesa che dell'omosessualità, nel suo catechismo, dice:
le relazioni omosessuali [sono] gravi depravazioni,  la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati".
I neretti sono miei. Potete leggere il passo integrale in fondo al post.

Questo passo del Catechismo fa della chiesa uno degli agenti di creazione e propaganda dell'omofobia.

Tra le mani che hanno spinto Simone giù da quel terrazzo quelle delle chiesa sono le prime.

Non mi interessa sapere se Simone avrebbe gradito il funerale cattolico o no.

Ci sono moltissimi froci che schizofrenicamente vanno in chiesa o si sentono cattolici anche se la chiesa li tollera e solo se sono casti.

D'altronde i funerali servono ai vivi  non certo ai morti, che non ci sono più.

Però predicare l'accoglienza e gridare contro la discriminazione proprio da una delle sedi della prima Agenzia che crea e diffonde omofobia ha in sé oltre che un che di macabro, di disgustoso, di profondamente ingiusto, anche un che di grottesco.

Pensate ai figli e alle figlie che affidiamo alle parrocchie, dove si organizzano corsi di danza, musica, arte (mentre lo Stato e le istituzioni laiche latitano) e dove viene insegnata loro la propaganda omofoba (misogina, misoneista, antidemocratica, patriarcale, etc etc), nemmeno perchè i genitori e le genitrici credono in quella propaganda ma perchè è tradizione.

Non bastano leggi contro l'omofobia.

C'è bisogno di un cambiamento culturale. E quello non lo compiono le leggi. Le leggi possono dare solo direttive generali.

La società la cambiano solo  le persone.

E per cambiare davvero le cose dobbiamo impedire alla chiesa di fare danni.

Ma per farlo dovremmo chiudere tutte le parrocchie, tutti i centri cattolici, tutti questi covi di fanatici e fanatiche che mangiano il corpo e bevono il sangue del figlio del loro dio per guadagnarsi la vita eterna e intanto discriminano e istigano al suicidio.

Il funerale di Simone in chiesa non serve a Simone, serve alla chiesa per rifarsi una verginità di non omofobia.

Così il parroco omofobo (chiunque militi in una agenzia che ha nel suo catechismo delle parole di discriminazione per le persone omosessuali le accetta e ne diventa diffusore) hanno avuto il fegato di dire:
Pur con l'amore della sua famiglia  Simone non è riuscito a superare le fatiche e le difficoltà della vita quotidiana, nonostante i suoi valori forti e i suoi principi. Pensiamo a quanto potesse stare male, a quanto forte fosse il suo disagio che nessuno è riuscito ad ascoltare e comprendere. (repubblica)
Quello che il parroco si guarda bene dal dire che parte del disagio di Simone era provocato proprio dalla non accettazione della sua famiglia che viene invece presentata come famiglia amorevole. 
Che il disagio era causato dalle parole dure di critica del catechismo della chiesa cattolica, o di quante e quanti relegano l'omosessualità a una questione privata della camera da letto da non ostentare o esibire.


Serve anche ai genitori di Simone per smarcarsi da quella cultura del silenzio cui avevano costretto il figlio che temeva le loro reazioni (non sappiamo con quanto fondamento) tanto da averlo indotto a non dichiararsi con loro.

Quanta differenza tra le parole del padre di Simone (che poi non sono sue ma quelle di una lettera di sua figlia Ilaria, sorella di Simone) e quelle della madre di Bobby Fischer...

Manca a questo padre (e alla sorella di Simone)  l'onestà intellettuale di dire non sapevo che le convinzioni nelle quali ero stato cresciuto potessero discriminare al punto tale da non lasciare spazio alcuno per nessuna manovra che non fosse quella di uscire dall'agone e togliersi la vita.
L'onestà intellettuale di chi, avendo sbagliato per tutta la vita, si accorge degli errori commessi e chiede scusa.

Invece il padre di Simone, calpestandone la dignità umana si erge a genitore attivista, che ha sempre saputo, e combattuto a fianco del figlio contro lo stigma discriminante e si permette di dire Chi è bersaglio della società ha bisogno di avere fiducia in sè stesso e saper chiedere aiuto omettendo di dire che lui quell'aiuto al figlio non è stato capace di darlo, che lui era uno dei tanti anonimi ma ferocemente presenti autori della discriminazione, dello stigma.

Tutte le persone che sono convenute in chiesa erano lì per auto assolversi e declinare la propria responsabilità per la morte di Simone, una responsabilità che ci inchioda tutti e tutte, senza esclusione, ogni volta che non protestiamo per un titolo di giornale discriminatorio, ogni volta che non interveniamo quando frocio o lesbica vengono usate e considerate come parole offensive, ogni volta che una istituzione, una personalità politica, una persona in tv discrimina gli uomini e le donne in base al loro orientamento sessuale.

Le persone che erano in chiesa si sono autoassolte facendo di Simone un diverso che soffriva come ha scritto nella lettera* letta dal padre sua sorella Ilaria, delle parole infami (Sentirsi diversi non è bello per nessuno ma per fortuna ci sono persone accoglienti che danno conforto a chi è in difficoltà) che fanno di Simone non la vittima di una società feroce ma un'anima fragile, spaurita e diversa.  Arrivando a mentire quando afferma che La tua famiglia non ti ha mai lasciato solo e ti ha appoggiato in tutte le scelte.

Ed ecco che i carnefici, le carnefici, diventano le persone che accolgono.





*C'era una volta un anatroccolo, dal corpo fragile, diverso dagli altri, perseguitato da tutti. L'anatroccolo vaga senza meta, debole e inferiore, è brutto ma buono e diventerà un cigno bellissimo. Un viaggio triste ma positivo, l'anatroccolo conserva la sua identità. Te la ricordi Simone, era la tua favola preferita. Sentirsi diversi non è bello per nessuno ma per fortuna ci sono persone accoglienti che danno conforto a chi è in difficoltà. Mi dicevi vado per la mia strada e sono fiero di me. Anche nei momenti in cui hai lottato in silenzio e con coraggio per affrontare la paura del mondo, sempre col sorriso e l'umiltà. Prima di aprire le porte contavi fino a 10 prima di uscire e andare a combattere contro le ingiustizie e incoerenze della gente. La tua famiglia non ti ha mai lasciato solo e ti ha appoggiato in tutte le scelte. Hanno detto e scritto che eri solo ma non è vero, sei stato tu a combattere proprio con la tua famiglia per la giustizia e la verità, quando ci hai raccontato della tua omosessualità. Il tuo sogno si stava realizzando. Ogni giorno ti vengo a trovare lì da dove ti sei lanciato nel vuoto. Ma si riempie il cuore a vedere che sei nell'animo di tutti, adulti e bambini. Chi pensa che eri un ragazzo fragile sbaglia: sei portavoce di un nucleo collettivo. Il messaggio è arrivato, Simone, ti posso assicurare, ci sei riuscito alla grande. Con questo gesto hai fatto capire che chi è in difficoltà ed è un bersaglio della società deve chiedere aiuto e trovarlo. Grazie per essere stato un bravo fratello e un grande figlio. Con i miei occhi lucidi prego per te. Ti vogliamo tanto bene». Un lungo applauso attraversa la chiesa di S.Giustino. Papà Fabio aggiunge, con straordinaria compostezza e dignità, nel dolore: «Lui sarà sempre la mia sentinella, e io sentinella per lui. Porterò il suo messaggio in tutto il mondo, lui mi darà la forza. (fonte il tempo)


Castità e omosessualità

2357 L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, 238 la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». 239 Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.

2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
(fonte Il catechismo della chiesa cattolica i neretti sono miei)

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venerdì 1 novembre 2013

Corlazzoli guarda che la parola omofobia nei dizionari c'è! Sull'enensimo post omofobo di Alex Corlazzoli sul suo blog su Il fatto quotidiano

Corlazzoli non è nuovo ai lettori di questo blog.

Stavolta un suo post, come al solito pessimo, apparso sul suo blog pubblicato nel sito del Fatto Quotidiano  ci serve come esempio per tastare il polso al paese come cartina al tornasole per spiegare ai quanti e alle quante ne hanno purtroppo ancora bisogno cosa sia l'omofobia.

Nel suo post Corlazzoli  prima mente sulla difficoltà di trovare sui dizionari la parola omofobo.

Mente perchè omofobo è registrato in Zanichelli 2009 (agg., s.m), in GRADIT (VII vol.: agg., s.m.) e in Treccani (s.m.), (fonte accademia della crusca).

Mente anche perchè se nelle edizioni precedenti dei dizionari omofobo non c'è, ma c'è omofobia, registrata in tutti i dizionari consultati (Sabatini Coletti 2008, Zingarelli 2009, Devoto-Oli 2009, GRADIT, Treccani) (fonte sempre accademia della crusca).

E da omofobia è facilmente derivabile la definizione di omofobo...

Ma non è l'unico momento in cui nel post Corlazzoli fa il finto tonto.

Omofobia che c'è addirittura nel mio Zingarelli del 1994 è definita, già allora,  come: Avversione per l'omosessualità e gli omosessuali.
Avversione
cioè Viva ostilità  (sempre dal mio Zingarelli 94).

Corlazzoli invece continua a fare il finto tonto e riporta la definizione strettamente etimologica in base alla quale è stato coniato il termine:

omofobia ovvero la paura irrazionale, assurda nei confronti delle persone omosessuali
e dà questa definizione en passant mentre si chiede, basendo, come mai la parola non sia registrata nei dizionari...

Fa il finto tonto perchè se fosse filologo fino alla fine dovrebbe definire omofobia come paura irrazionale di ciò che è uguale (omo) o dello stesso sesso (se si intende omo come abbreviazione di omosessuale) e non, come fa lui, come la paura irrazionale, assurda nei confronti delle persone omosessuali.

Omosessuale infatti filologicamente significa dello stesso sesso  e non già persona gay o lesbica.

Definire l'omofobia non come una avversione, cioè come abbiamo visto,come una viva ostilità ma come paura irrazionale e ridicola minimizza non solo sull'omofobia ma anche su chi è omofobo e omofoba.

Gli omofobi e le omofobe non sono persone vittime di omofobia cioè colpite da una paura irrazionale e assurda che subiscono e non agiscono sono persone invece che discriminano sapendo di discriminare, perchè l'ostilità è un atto o un comportamento da nemico (sempre il mio Zingarelli 94) una cosa che si fa con l'intenzione di fare insomma.

Basta vedere il richiamo al diritto alla libertà di espressione cui si sono rifatti gli omofobi e le omofobe nel nostro parlamento.
Una malattia non è una opinione... Non lo è nemmeno una paura irrazionale.

Cercando online si può trovare una storia approfondita della nascita del termine e del suo vero significato.
Oppure si possono trovare definizioni più qualificate come quella riportato dalla sezione giustizia del sito della Commissione Europea (non proprio il blog di un maestro insomma...) che definisce l'omofobia come

a mixture of negative attitudes and feelings towards lesbian, gay, bisexual and transgender (LGBT) people.
un miscuglio di atteggiamenti e sentimenti negativi verso le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT)
Specificando subito dopo che 
It is an unacceptable violation of human dignity and it is incompatible with the founding values of the EU.
Si tratta di un'inaccettabile violazione della dignità umana ed è incompatibile con i valori fondanti dell'Unione Europea.
Altro che paura irrazionale!
Se Corlazzoli non ha le idee chiare lui per primo come può spiegare checchessia alla sua classe?

La parola va, riconosciuto, ha un etimo infelice e andrebbe forse sostituita con una più precisa e meno facilmente (furbescamente?) fraintendibile.

Soluzione alternative ce ne sono diverse (una di queste è omonegatività) ma nessuna veramente efficace e, soprattutto, nessuna che si sia diffusa come omofobia.

In ogni caso basta sapersi intendere.

Ora bisogna riconoscere a Corlazzoli la stessa furbizia di tutte le persone che discriminano per razzismo, maschilismo, sessismo e omofobia: proprio mentre dicono di rispettare la categoria discriminata in realtà la stanno discriminando.

L'esempio più eclatante è poche righe più sotto nello stesso articolo quando Corlazzoli se ne esce con un delirante
Dobbiamo parlarne a scuola, dovremmo aprire le nostre classi a persone omosessuali che possano portare la loro esperienza, che possano raccontare che sono costrette a migrare in Svezia per potersi sposare. Come Giovanna che quest’estate a Stoccolma mi ha raccontato di avere una moglie e due bambine a cui l’Italia non riconosce nemmeno il cognome.
Gay lesbiche e bisex come i Mufloni. A scuola non ci sono e per farli vedere alle classi delle nostre scuole bisogna portare gli e le studenti allo zoo.

Corlazzoli dimentica (o fa finta di ignorare) che i gay e le lesbiche, le persone bisessuali e trans SONO GIA' NELLE NOSTRE SCUOLE proprio come nella società intiera e vengono quotidianamente discriminate  e costrette all'invisibilità proprio da atteggiamenti omofobici come quello di questo maestro deficiente (lui che è così attento alla filologia non si offenderà perchè conosce il vero significato dell'aggettivo) che crede che il problema si risolva facendo entrare queste strane creature a raccontare il loro vissuto di discriminazione.

Per trovare le vittime dell'omofobia caro Corlazzoli basta guardare nelle tue classi dove giovanissimi e giovanissime che si affacciano alla vita e costruiscono la propria identità sono costretti dagli omofobi come te a pensare che le omosessualità, la non eterosessualità,  non sia una normale opzione di default ma una eccezione, un accidente, da tollerare e difendere come si difendono i Panda in via di estinzione.

Tra l'altro caro maestro deficiente la Svezia fu il quinto paese europeo a riconsocere il matrimonio egualitario nel 2009 dopo Olanda, Belgio, Spagna e Norvegia, e, oggi, si sono aggiunti anche Francia e Inghilterra.

L'ultimo affondo questo omofobo furbetto e surrettizio lo fa quando relega la lotta all'omofobia all'educazione sessuale:
Forse è arrivata l’ora che il ministro dell’Istruzione prenda chiaramente posizione e introduca finalmente, come in molte altre nazioni d’Europa (Francia, Germania, Svezia, Finlandia) l’educazione sessuale nei programmi didattici fin dalla scuola primaria senza relegarla in qualche pagina del libro di scienze o alla buon senso del prof di religione.
Forse sarebbe ora che il ministero dell'Istruzione sollevi dall'incarico persone male informate e piene di pregiudizi come te caro Corlazzoli che dsicrimini - anche se affermi surretiziamente di fare il contrario - facendo dell'omosessualità che riguarda la sfera affettiva e sentimentale una mera questione sessuale da mettere tra la profilassi delle malattie sessualmente trasmissibili e l'aborto.

Tutto questo è omofobico, è omofobia pura, che non è affatto  una irrazionale paura ma un atteggiamento ostile e nemico.
Un clima culturale diffuso anche da chi a parole pretende di spezzare una lancia in favore dell'omosessualità e così dicendo non fa che discriminare, minimizzando sull'omofobia e relegando l'omosessualità una questione di sesso.

martedì 29 ottobre 2013

Lo sciacallaggio dei media che uccide Simone una seconda volta: sull'ignobile articolo di Emilio Orlando su Repubblica

Simone D. si è tolto la vita perchè L’Italia è un paese libero, ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza come ha scritto in una nota prima di lanciarsi dal terrazzo di uno stabile di undici piani.

Dopo avere dato la notizia sottolineando l'omosessualità del ragazzo  e non il disagio causato da uno stigma fortissimo cui contribuiamo tutti e tutte, oggi su Repubblica compare un articolo che si inventa un mistero che non esiste.

Già il titolo dà false informazioni:
"Chi era con Simone deve parlare"
l'appello della sorella del gay suicida
Simone nemmeno da morto è una PERSONA ma un gay. E la stampa si chiede ancora come mai Simone si è tolto la vita...

Già questo esempio basterebbe.

Se qualcuno trova normale  ridurre una persona al suo orientamento sessuale provate a pensare al reciproco: l'etero suicida.

Ha senso?
Funziona?
Si capisce?

Se la risposta è no ecco uno dei mille rivoli in cui la stigmatizzazione dell'orientamento sessuale non etero corrode l'autostima delle persone non etero.

Il titolo dice molto di più.

Dà per assodato che quando Simone si è tolto la vita non era solo e che la sorella ha fatto un appello affinché questa persona parli.

Il sommario però dell'articolo riporta una frase della sorella nella quale la ragazza non rivolge nessun appello alla presunta persona che era con Simone ma dice semplicemente:
"La nostra famiglia distrutta, aiutateci a scoprire la verità. A me aveva confidato la sua omossessualità. A papà e mamma non aveva detto nulla". Il padre: "Credevo che fosse felice"
Ora, sempre che la sorella di Simone abbia davvero detto questa frase, di quale verità si tratta?

Che Simone si sia suicidato perchè discriminato in quanto gay non è un fatto messo in discussione dagli inquirenti, altrimenti lo si sarebbe detto.

Invece si legge questa dichiarazione, sempre attribuita alla sorella di Simone:
Una famiglia distrutta. Mio fratello morto suicida in condizione misteriose, e due genitori disperati. Chi sa qualcosa sulla morte di Simone parli. All'ex Pantanella, non c'è sicuramente andato da solo, sicuramente si è incontrato con qualcuno, che però vuole rimanere nell'ombra. Questo qualcuno conosce i motivi che hanno spinto a morire in quel modo.
Intanto  è un suicidio e non una morte accidentale.

Nessuno sa se Simone è uscito di casa già con l'idea di togliersi la vita.

Se è davvero andato in un locale con gli amici e poi se ne è andato da solo sul terrazzo o se è stato ore sul medesimo a ponderare se gettarsi o non gettarsi.


Questo per quanto riguarda gli spostamenti di Simone (che gli inquirenti potranno ricostruire).

Noti sono invece i motivi che hanno spinto Simone a suicidarsi. Li ha scritti lui di suo pugno.

Ce li conferma la sorella stessa (sempre prendendo per buone le sue affermazioni):
"A mia madre e a mio padre  -  ha sottolineato la sorella agli inquirenti - non aveva mai confidato nulla sull'essere gay, ma qualche anno si confidò con me, e mi esternò la sua omosessualità. Già da allora - continua - si disse preoccupato per il fatto che nessuno, familiari compresi, avrebbero accettato questa sua scelta. Ma io lo appoggiai in pieno su questa sua scelta, dicendogli che su di me poteva contare".
Dunque Simone aveva fatto coming out con la sorella già qualche anno prima e le aveva anche confessato il timore che che nessuno, familiari compresi, avrebbero accettato questa sua scelta. Intanto ricordo alla sorella di Simone che essere omosessuali non si sceglie proprio come lei non ha scelto di essere etero.

In ogni caso è chiaro che Simone aveva timore della reazione dei genitori e non di quella della sorella altrimenti non avrebbe fatto coming out con lei proprio come non lo aveva fatto con loro.

Invece di dirci che appoggiò in pieno il fratello perchè non ci dice se i timori di Simone erano fondati o meno? Perchè non ci dice come i genitori avrebbero reagito dinanzi un eventuale coming out del figlio ? Perchè non ci dice se i suoi genitori sono omofobi o meno?

Perchè invece reagisce basendosi del suicidio del fratello?

Sembra quasi che la pressione sociale di uno stigma continuo, di un clima culturale talmente asfittico che anche a una sorella che dice di accettarlo fa percepire l'omosessualità del fratello come una scelta non siano sufficienti a dare un senso al suicidio del fratello, come se ci debba essere per forza qualcos'altro perchè solo quello, il solo stigma sembra insufficiente.

E anche questa è una forma di omofobia, perchè si minimizza il portato della pressione sociale che invece può indurre chiunque a togliersi la vita.

E non perchè Simone fosse preso in giro ma perchè sapeva, sempre se sono vere altre frasi a lui attribuite in un altro articolo del Messaggero che gli omosessuali vengono tenuti fuori da tutto.

Capisco che per la sorella di Simone pensare ci sia una ragione di più le rende l'idea del suicidio del fratello più accettabile purtroppo però quella ragione non solo è più che sufficiente ma è anche dannatamente fatale.

Non voglio certo minimizzare il dolore lo stordimento l'incomprensione di questa ragazza le cui parole sono state dettate dalla difficoltà di dovere processare un evento che le segnerà la vita per sempre.

Se mai dovesse leggere queste parole le chiedo scusa di criticarla con tanta lucidità in un momento per lei così difficile.

Ma deve rendersi conto che le sue parole sono state strumentalizzate da un giornalista (sic!) che ci ha montato su un mistero inesistente.

Se i titoli degli articoli, come si sa, non li fanno gli autori dei medesimi solo a Orlando che firma il pezzo è imputabile però il suo stile e il tono.

Dopo aver riportato le dichiarazioni della sorella di Simone infatti Orlando insinua un dubbio:
Rimangono invece avvolte nel mistero le ultime ore prima della morte. Infatti, dai verbali di sommarie informazioni, rese dal padre alla polizia emergerebbero delle discordanze da quanto detto dal giovane prima di uscire di casa ai genitori rispetto a quello che poi ha fatto realmente.
Orlando sta cercando di mettere tra parentesi il portato della denuncia del suicidio di Simone, che è un suicidio di protesta e non l'atto di un debole - perchè ci vuole un coraggio divino per togliersi la vita, se c'è una vigliaccheria è quella di chi continua a  (soprav)vivere - cercando di illuminarlo con una luce di mistero.

Ma a tradurre l'ultimo periodo citato si sta solo affermando che Simone ha detto ai genitori che avrebbe fatto una cosa mentre ne ha fatta un'altra: si è suicidato.
Dov'è il mistero?

Forse Orlando pretende che Simone si fosse accomiatato con un Ciao Mamma ciao Papà, vado a suicidarmi ?

Orlando per corroborare questo mistero (inesistente) dà parola al padre di Simone - al quale, ricordo, il figlio non aveva reputato opportuno dichiarare la propria omosessualità.

"Simone è uscito di casa  -  sottolinea il padre Fabio D.  -  dicendoci che avrebbe passato il sabato sera in compagnia di una comitiva di amici in un pub a San Lorenzo, e poi in casa di altri tirocinanti dell'università. Verso l'una mia moglie lo ha chiamato più volte al cellulare ma il telefono risultava spento. Poco dopo la polizia ha suonato alla porta per dirci quello che era successo a Simone.
Quello che era successo non quello che Simone aveva deciso di fare.

Eppure un suicidio non succede, si compie.

Ci succede di morire se qualcuno ci accoltella, se siamo vittime di un incidente, ma se si muore suicidi lo si fa per scelta.

Ecco un altro tentativo di mettere tra parentesi il portato di denuncia del gesto che Simone ha compiuto per scelta e non perchè magari, chissà, quel qualcuno che era lì con lui lo ha spinto di sotto...

Simone ha spiegato bene perchè si è tolto la vita perchè in Italia esiste l'omofobia e i gay sono tagliati fuori da tutto.
Ma il padre non è disposto ad ascoltarlo nemmeno da morto e specifica che:
Mio figlio era  un ragazzo sensibile, si era laureato con il massimo dei voti, amava la musica, il teatro e gli animali, non avrebbe mai fatto male a una mosca, forse era troppo ingenuo, ancora molto bambino, chissà cosa le avranno fatto credere. Sembrava comunque un ragazzo felice. Non mi aveva mai parlato dei suoi timori".
Ecco.
Il padre di Simone uccide così Simone una seconda volta.

Perchè non riconosce al figlio non solo la dignità del suo gesto ma la maturità per compierlo.

Se Simone si è suicidato lo ha fatto perchè Simone era ingenuo, era ancora un bambino, perchè qualcuno gli ha fatto credere qualcosa usando delle argomentazioni che di solito si usano con gli omosessualità quando sono ancora in vita.

Mio figlio non è così lo avrà influenzato qualcuno.

Anche questo è stigma.

Io sono gay?

In camera da letto posso fare quello che voglio basta che la mia scelta non sia visibile altrimenti do il cattivo esempio.

Quello che il padre di Simone non capisce è che chi vive da discriminato, da stigmatizzato non ha dei timori ma la certezza di vivere male.

E se Simone non ha reputato opportuno parlarne con lui il padre deve porsi delle domande sulla qualità del rapporto che aveva col figlio.

Rispetto anche il suo di dolore ma anche lui avrebbe fatto meglio a tacere.

Sia chiaro.

Non voglio investire il padre di Simone di nessuna responsabilità.

Io non so se i timori di Simone erano fondati o meno.

Nel film Boy Culture (USA, 2006) di Q. Allan Brocka quando il figlio adulto fa coming out con i  genitori che gli dicono di averlo sempre saputo la madre gli chiede se lei e suo padre si sono mai comportati con lui in modo da fargli pensare che sarebbe stato meglio non rivelarsi loro...

Ecco cosa il padre di Simone deve chiedersi e in seguito alla risposta che si dà può sentirsi più o meno sollevato dalla responsabilità della morte del figlio morte della quale non è in nessun caso l'unico responsabile.

Perchè dell'omofobia siamo tutti e tute responsabili.


Orlando un po' di più perchè invece di scrivere un articolo nel quale sorta i genitori e la società tutta a creare per la gioventù un clima sereno riguardo l'orientamento sessuale monta ad hoc un mistero che non esiste, e conclude l'articolo con una illazione che mette in seria discussione la sua deontologia professionale:

Alcuni conoscenti e amici hanno lasciato mazzi di fiori e qualche bigliettino con dediche e ricordi. Uno di questi, però senza firma lascia trasparire che con qualcun altro Simone si era confidato prima di morire, manifestando forse già allora i suoi intenti suicidi. Recita così: "Ho provato a mettermi nei tuoi panni, cerco di capire cosa ha fatto schioccare la scintilla che ti ha dato il coraggio di compiere un gesto così estremo, un gesto che ti ha portato via per sempre da tutti noi, dai tuoi progetti, dalla tua vita. Vivevi veramente. No. Avevi smesso di farlo già da tempo quando mi dicesti che intorno a te trovavi solo vuoto senza nessuno che capiva che essere gay vuol sempre dire essere uomini come gli altri".
Sembra difficile per Orlando credere che si possano lasciare biglietti per solidarietà anche se non si conosceva Simone. Evidentemente per lui solo amici e conoscenti hanno interesse ad occuparsi del solito frocio che si è ammazzato...

Ed ecco che la misteriosa persona che secondo il titolo dell'articolo era con Simone prima del suicidio diventa qualcuno altro che sapeva che simone era gay. Ma anche la sorella lo sapeva no? 

Ecco che come per magia questa persona che sapeva che Simone era gay forse sapeva anche dei suoi intenti suicidi. Una differenza non da poco conto (anche la sorella allora poteva saperlo...) data così en passant come una cosa normale e facilmente possibile.

Questa persona sapeva delle difficoltà di Simone difficoltà causate dalla società e dalla sua cultura omonegativa.
E se non si erano accorti i familiari delle sue intenzioni suicide perchè mai doveva essersene accorta questa persona cui Simone aveva confessato un disagio e non necessariamente l'intenzione di suicidio?

Così l'attenzione del suicidio si sposta ancora una volta l'attenzione dalla denuncia di Simone di una società omofoba che esclude i gay a una persona che sapeva del suicidio (forse) che invece di avvertire qualcuno delle intenzioni suicide di Simone se ne è rimasta zitta facendone l'unica colpevole - quasi - del suicido ...

Così siamo tutti e tutte assolti.

Non già il padre e la madre di Simone che non sapevano e la sorella che sapeva ma tutti quanti e tutte quante noi che facciamo parte della società italiana così endemicamente omofoba.

In ogni caso questa notizia è una bufala perchè qualunque siano stati gli spostamenti fatti e le persone viste da Simone prima di suicidarsi non ci sono indizi per farci pesare che non fosse solo quando si è gettato dal terrazzo.

Certo, Simone non era davvero solo al suo fianco c'era l'odio omofobico quello per il quale ha ritenuto necessario togliersi la vita, quell'omonegatività che anche Emilio Orlando contribuisce a propagare con un articolo che adombra di misteri inesistenti la lucida denuncia di una persona vessata dalla società che ha deciso di ritirarsi con dignità da una vita piena di discriminazioni.


Ringrazio Remo che mi ha segnalato l'articolo

lunedì 28 ottobre 2013

Il sucidio di Simone D. ragazzo gay sulla stampa italiana.
Come un gesto di estrema denuncia diventa un atto misterioso e imspiegabile.

Simone D. si è gettato dal terrazzo condominiale di un palazzo di 11 piani.
In un biglietto di suo pugno ha scritto: L’Italia è un paese libero, ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza. (fonte Repubblica)



Una versione diversa del messaggio è riportata dal Messaggero:
«L’Italia è un paese libero - le ultime parole di Simone - ma ci sono gli omofobi. Gli omosessuali vengono tenuti fuori da tutto. Mamma e papà vi chiedo scusa, ma non posso più vivere. Non ce la faccio ad andare avanti, non sto bene».
Insomma margini per il dubbio, se il testo riportato è veritiero - basta chiedere conferma alla polizia, io privato cittadino non posso farlo, chi lavora in una redazione giornalistica sì - non ci dovrebbero essere dubbi circa il motivo per cui il giovane si è tolto la vita.

Il problema non è la propria omosessualità, ovviamente, ma il fatto che questa non venga accettata ma, al contrario, stigmatizzata dalla società italiana.
Società italiana cui il ragazzo suicida chiede di fare i conti con la propria coscienza.

Più chiaro di così...

Invece la notizia vien data con un'altra progressione.

Prima la condizione di omosessuale di Simone
«Sono gay»: queste le parole che un giovane di 21 anni avrebbe lasciato scritte in una lettera prima di gettarsi nel vuoto. (Corsera)
Il giovane ha lasciato una lettera in cui dice di essere gay. (il fatto quotidiano)
Il giovane ha anche lasciato una lettera nella quale ha detto di essere gay. (il sole 24ore)

Solo dopo aver attestato l'omosessualità del suicida...
Nessun dubbio che il ragazzo fosse gay (Messaggero cronaca di Roma)
ci si ragguaglia del motivo che ha condotto il ragazzo al suicidio.
L’ipotesi più probabile è che il giovane si sia tolto la vita a causa di una delusione molto forte in quanto gay. (Messaggero cronaca di Roma)
 Per Simone che a 21 anni è volato giù dall’undicesimo piano con i suoi tormenti nascosti e il suo atto d’accusa. (altro articolo della cronaca romana del Messaggero)
Un atto d’accusa contro l’intera società prima di togliersi la vita, molto probabilmente a causa di un tormento interiore che era stato costretto a nascondere per troppo tempo (il secolo XIX).
Un ritornello ambiguo ripetuto un po' da tutti i quotidiani sui quali non si capisce mai bene se il tormento interiore di Simone sia causato, come in realtà è, da pressioni sociali esterne, oppure dalla difficoltà ad accettarsi gay, come se l'omosessualità fosse una menomazione della quali farsi una ragione.

«Vi chiedo scusa, non ce la faccio ad andare avanti in questa vita, non sto bene».
Il ragazzo avrebbe poi scritto: «Sono gay, l'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza».
(l'Unità). 
Così scrive l'Unità insinuando che sia l'omosessualità di per sé prima ancora dell'omofobia a non farlo stare bene
l’ennesimo caso di suicidio a Roma, che ha sullo sfondo il disagio per la propria omosessualità: si tratta del terzo caso in un anno. (il secolo XIX)
Disagio per la propria omosessualità non per la discriminazione subita perchè la propria omosessualità non è socialmente accettata.

Ma quand'anche si arriva a dire che il suicidio è causato dall'omofobia si cerca nell'omofobia un fatto isolato, saliente, e non un clima culturale diffuso:
Nel messaggio diretto ai genitori, dicono gli investigatori, il ragazzo ha rivelato loro di essere gay, ma nelle sue parole non ci sarebbe nessun riferimento a minacce o angherie ricevute, o a disagi particolari legati al suo orientamento sessuale. (l'Unità). 
Ricordiamo le parole riportate poco prima nello stesso articolo:
Sono gay, l'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza.  (l'Unità). 
Evidentemente nessun riferimento a minacce o angherie ricevute, o a disagi particolari legati al suo orientamento sessuale significa evidentemente che non è colpa di qualcuno (o qualcuna) in particolare e dunque di nessuno (e nessuna).
Sul posto sono intervenuti gli uomini del commissariato San Lorenzo [solo uomini, niente donne...] , che per il momento non ipotizzano che il 21enne abbia subito vessazioni e non fanno ipotesi sulle motivazioni del gesto. (Corsera)
Sono in corso indagini per capire, comunque, quale possa essere stato il motivo del gesto fatale.  (Messaggero cronaca di Roma)
Evidentemente la frase di Simone (la ripeto per la terza volta) Sono gay, l'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza  non è sufficientemente chiara.


Quello che i quotidiani non sembrano proprio capire è che non c'è bisogno di un fatto isolato di intolleranza omofoba quando si respira quotidianamente un continuo clima mefitico.

Per i quotidiani la discriminazione continua è un rumore bianco che non conta.
Gli investigatori non escludono che il giovane fosse bersaglio di atteggiamenti omofobi anche se, al momento, le indagini non si orientano sul versante dell'istigazione al suicidio. (il sole 24ore)
Ma su una sua eventuale omosessualità gli stessi genitori, sotto choc, si dicono ancora increduli: «Eravamo ignari di questo suo tormento interiore. Non sapevamo che nostro figlio potesse essere omosessuale, né di questo suo disagio nei confronti dell’omofobia». I familiari hanno anche ribadito che il giovane, il quale viveva con i genitori, non aveva problemi con nessuno. (il secolo XIX)
Non basta che Simone lo dica. L'omosessualità, proprio come qualunque altro reato, è presunta fino a prova contraria...

I genitori si dicono ignari circa l'orientamento sessuale del figlio e non pensano quanto questo sia un segnale di una non accettazione così diffusa e temuta che il figlio ventunenne non aveva reputato opportuno dichiararsi con loro.

Da quello che riportano i giornali, sempre se possiamo fidarci dell'esattezza delle loro parole i genitori di Simone dicono di non essere nemmeno a conoscenza di questo suo disagio nei confronti dell’omofobia.

Non è l'omofobia a rendere la vita di una persona non eterosessuale difficile.

E' la persona non eterosessuale ad avere un disagio nei confronti dell'omofobia!!!

Come dire che un nero ha un disagio nei confronti del razzismo,
una persona ebrea ha disagio nei confronti  dell'antisemitismo
o una donna ha disagio nei confronti del femminicidio...

Siamo al ridicolo, eppure, anche se in buona fede, si crede davvero che il disagio sia della persona non eterosessuale che non sa accettarsi non della società che le rende una vita impossibile.

Finché non cambia questa prospettiva, il punto di vista da cui si guarda al disagio gay poco si potrà fare concretamente in questo Paese per rendere la vita delle persone non etero almeno un po' più dignitosa di come sia oggi.

L'essere froci è talmente infamante che nemmeno un suicidio di protesta viene raccontato con dignità. ecco come commentano Chiara Acampora e Maria Lombardi sul Messaggero:
IL MISTERO
L’ambulanza arriva e va via vuota. Non c’è niente da fare. Chi è quel ragazzo? Se lo chiedono i condomini e le persone che si affacciano dai palazzi vicini. Nessuno conosce Simone, non l’hanno mai visto. Gli agenti del commissariato San Lorenzo, che stanno svolgendo le indagini, bussano alle porte di parecchie persone che abitano nell’edificio dell’ex Pantanella. La risposta è no, non sappiamo chi sia. Cosa ci faceva il ventunenne lì? Perché si è lanciato dall’ultimo piano di quel palazzo? Lo ha scelto a caso? Oppure conosceva lì qualcuno e ha deciso di morire in quel punto perché per lui aveva un senso? Gli investigatori finora non sono riusciti a ricostruire nessun legame tra lo studente di Medicina [secondo repubblica era invece studente di scienze infermieristiche...] e quel palazzo. Non è facile entrare in quel condominio se non si conosce qualcuno, c’è bisogno di digitare un codice. «Solo chi abita qui sa che il terrazzo condominiale è sempre aperto e non c’è bisogno di una chiave», spiega un ragazzo che vive lì. È probabile che Simone avesse frequentato una persona che abita in uno degli appartamenti e sapesse del terrazzo aperto.
Non ci si chiede mica che cosa ha causato una sofferenza tale da indurre simone al suicidio. Il mistero non è sul clima omofobico ma sul luogo scelto per il suicidio e su una perosna che Simone avrebbe frequentato...
Fatti privati, cose da froci, che si vanno a suicidare nei aplazzi altrui compromettendone la rispettabilità.
Anche se per ora le indagini non sono orientate all'istigazione al suicidio, non è possibile ancora escludere l'apertura di un fascicolo contro ignoti da parte della Procura.

Prosegue il Messaggero.

E si sbaglia.
Gli ignoti non sono tali.
Gli ignoti e le ignote siamo noi, tutti e tutte. Italiani e italiane omofobi e omofobe.

E' ora che qualcuno comincia a ribadirlo.

Chi mi dà una mano?

Un altro ragazzo gay suicidato dalla società italiana.

Qualcuno o qualcuna spieghi alla stampa italiana che per capire le ragioni che inducono un giovane ragazzo gay di 21 a togliersi la vita non c'è bisogno di cercare le cause in un atto isolato, concreto e determinante di vessazione come molti degli articoli pubblicati cercano di fare.

Alla retorica che vede il suicidio come un atto insulto da collegare a una causa esemplare  che giustifichi un gesto altrimenti ritenuto folle (perchè in quanto persone non siamo nemmeno libere di suicidarci) si aggiunge quella del gay che è indotto al suicidio da un fatto isolato e determinante, che, in questo come negli altri due suicidi romani del 2013, non ci sarebbe stato autorizzando dunque a chiedersi ma allora perchè mai lo ha fatto?

Si cerca nella aggressione fisica, o verbale, in una reiterata vessazione a scuola o al posto di lavoro, la causa circoscrivibile  che possa identificare delle persone omofobe come le responsabili di un gesto ritenuto inconsulto sollevando il resto della società da una responsabilità che si si pretende di non avere.

E in questa ipocrita meraviglia nel chiedersi ma come mai si consuma già il primo crimine.

Se la famiglia di Simone dice di cadere dalle nuvole e di non sapere che al figlio piacessero i ragazzi è chiaro lo scollamento tra Simone e i suoi genitori l'alienazione in cui Simone è stato costretto  a vivere da quando ha capito che era l'amore dei ragazzi quello che lo accendeva di desiderio.

Qualcuno spieghi agli italiani e alle italiane che una persona non eterosessuale, gay, lesbica o bisex, vive sulla propria pelle 24 su 24 365 giorni su 365 il peso di uno stigma e di una discriminazione che trova miliardi di modi per vessare, offendere, discriminare, colpire, minare l'autostima, impedire il riconoscimento di un aspetto fondamentale della personalità di ognuna e ognuno di noi come la sfera dei sentimenti e del sesso e che finché ci sarà anche solo una persona che usa la parola frocio perchè crede così di offendere (poco importa che frocio lo sia o no, l'insulto vale lo stesso) non ci si può poi meravigliare se qualche frocio si toglie la vita.

Non per una macerazione interiore nata dalla incapacità ad accettare il proprio handicap, come qualcuno ha scritto sui giornali, ma perchè impossibilitati a vivere in un mondo che ti addita come un malato, un promiscuo, uno incapace di amare e dedito alle orge, un pedofilo, un moralmente disordinato, da tollerare come si tollera la sclerosi multipla non certo da sostenere o favorire.

Simone noi, tutte e tutti, che abbiamo spinto Simone giù da quel terrazzo. Il riconscerci colpevoli sarebbe già un primo passo verso la via di una autentica rivoluzione culturale che permette alle persone non eterosessuali di vivere con dignità la propria personalità il proprio essere.




sabato 12 ottobre 2013

La banalità del male. Sulle visite mediche per individuare i gay che forse verranno introdotte in Kuwait.

Ogni lavoratrice straniera che fa richiesta del visto per entrare in Kuwait viene sottoposta a visite mediche di controllo per attestarne l'idoneità fisica.

La direttrice generale del ministero della Sanità del Kuwait Yussuf Mindikar ha dichiarato l'intenzione di aggiungere al controllo medico anche un test clinico per accertare l'omosessualità delle straniere in attesa del visto di ingresso così da impedire a chi non passa il test l'ingresso nel Kuwait  e negli altri Paesi del GCC (Gulf Cooperation Council) del quale fanno parte, oltre al Kuwait, Arabia Saudita. Bahrein. Emirati Arabi Uniti, Oman e Qatar.

Midkar ha parlato anche di rifiutare l'ingresso al terzo sesso cioè, nel suo vocabolario, alle persone trasngender (fonte nydailynews).

Midkar presenterà la sua proposta al comitato centrale del GCC il prossimo 11 novembre.


E' bene ricordare che l'omosessualità è un reato penale in 78 Paesi nel mondo, tra i quali anche i sette membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo.
Cinque Stati nel mondo il reato di omosessualità è punito con la pena di morte: Iran, Arabia Saudita, Sudan, Yemen e Mauritania.
Per saperne di più rimando all'ultima ricerca dell'ILGA internazionale. 
In Kuwait le persone omosessuali subiscono pene da 6 a 10 anni di reclusione.

La notizia in Italia è stata data in maniera imprecisa e ipocrita come solo noi italiane sappiamo fare.

Intanto, a leggere certi titoli,  si dà per scontato che la proposta di  Mindikar sia già legge.

Kuwait, vietato l’ingresso ai gay titola Corsera cui fa eco La Stampa
Il Kuwait vieta l’ingresso ai gay “Test medico per individuarli”


titoli giustificati in qualche modo (ma bastava un veloce controllo sulla rete) da quello dell'agenzia stampa Asca,  che ha dato la notizia in Italia, che recita:
Kuwait: al via piano visite mediche per impedire ingresso ai gay

con quel proditorio al via contraddetto dall'articolo nel quale si dice chiaramente il progetto sara' presentato alla riunione della Commissione centrale per il programma della mano d'opera straniera, che si terra' il prossimo 11 novembre in Oman'.
L'articlo dell'Asca è mendace quando afferma
Il dirigente ha spiegato che ''tutti i lavoratori stranieri presenti in Kuwait saranno sottoposti a visite mediche durante le procedure per l'ottenimento del permesso di soggiorno''.
In realtà le visite mediche già ci sono (fonte Guflnews.com) e la notizia riguarda solo l'introduzione di un test clinico per individuare un comportamento omosessuale di chi fa richiesta del visto di ingresso.


Ecco come una notizia può essere data per manipolare la percezione delle cose.

Un conto è dire che nella visita medica di idoneità verrà aggiunto un test per impedire l'ingresso ai gay.

Un conto è dire che per impedire l'ingresso ai gay verranno introdotte delle visite mediche. 

Nel primo caso si denuncia il danno verso le persone gay, nel
secondo si denuncia il disagio che le persone non gay sono costrette a subire a causa dell'odio che gli Stati arabi hanno nei confronti delle persone gay.

Il Giornale  titola Gay schedati in Arabia e nei Paesi del Golfo e mentre parla di guerra contro i gay e i trans (sic!) e poi si attesta sulla linea dell'Asca facendo apparire le analisi mediche in toto e non solo il test per determinare il comportamento sessuale come una nuova norma da introdurre.



Ma sono proprio le dichiarazioni di Mindkar a essere storpiate.

Vanity Fair attribuisce  a Mindikar queste parole:
«C'è un problema serio di pubblica salute minacciata da tanti stranieri che arrivano in Kuwait»

In realtà Mindikar ha detto ben altro come riportato dal sito alraid media che vi presento nella traduzione approssimativa di google traduttore non leggendo né parlando l'arabo:
Questo passaggio [impedire l'ingresso agli omosessuali] è obbligatorio legittimo e noi sosteniamo e crediamo che sia anche una grande richiesta, e si suppone a circolare, ma non solo, i lavoratori domestici solo al fine di preservare i nostri figli da questo fenomeno e di comportamenti anomali che sono contrari alla religione.
Dove non si parla di salute pubblica nel senso medico dunque ma nel senso morale del termine.

Il Kuwait si attesta su posizioni identiche a quelle del Vaticano (che nei secoli passati ha ucciso le persone che andavano contro le sue norme religiose) che non condanna l'omosessualità in sé (che è una disgrazia da soffrire in silenzio) ma il comportamento omosessuale, invitando gay  e lesbiche alla castità. Ricordo che per il Vaticano l'omosessualità è condizione per impedire l'acceso al sacerdozio...

L'idea di distrarre le lettrici italiane dall'omofobia di casa è talmente forte che Francesca Porta su Vanity Fair scrive:
Nonostante i numerosi studi e le ricerche mediche che hanno dimostrato il contrario, Mendkar è convinto (e non è l'unico a esserlo) che l'omosessualità sia una patologia. E che stia «minacciando la salute del Paese».
Che è un modo ben strano di dire che Mendikar vuole impedire alle persone che praticano la sodomia di entrare nel loro paese  per motivi religiosi e non certo sanitari, gli stessi motivi, bisogna ricordare alla mendace giornalista, che vigono anche nel Vaticano e, per indebita ingerenza, nelle chiese cattoliche del territorio italiano una delle agenzie sociali più omofobe del mondo. D'altronde lo Stato Vaticano nei secoli passati ha già ucciso le persone omosessuali....

Il corsera arriva invece al ridicolo denunciando la censura
subita nel Kuwait da un film che racconta l’amore fra due uomini cui è stato negato il visto di censura.

Il film in questione, presentato come Thriller (è casomai un noir..) è Lo sconosciuto del lago (Francia, 2013) di Alain Guiraudie nel quale ci sono due scene di sesso non simulato, una eiaculazione e un pompino, mentre nel resto del tempo il film mostra incontri sessuali simulati in cui uomini si inculano e si spompinano tra i cespugli della boscaglia intorno a un lago dove si va per scopare...

Alla faccia dell'amore tra due uomini!

Francesco Battistini l'autore del mendace articolo del corsera aggiunge un tocco di misoginia maschilista quando chiosa il suo pezzo citando una frase di protesta trovata su facebook contro la censura al film gay (dove si vedono pompini e inculate...) affermando che Il bavaglio ai gay è peggio del velo imposto alle donne.

Quanto piace ai maschi ad atteggiarsi a vittime più delle donne!!!!

Mi piacerebbe tanto poter imporre a Battistini di portare lui il velo per un mese e poi vediamo se sostiene ancora chi afferma che la mancata distribuzione di un film è peggio del velo imposto alle donne...

Tutto fa brodo per dimostrare che gli Stati Arabi sono cattivi e quello italiano no!

Tornando ai test clinici è il caso forse di ricordare che anche in Italia chiunque comincia un lavoro deve portare un certificato medico di idoneità al lavoro...

La notizia è dunque il test clinico per accertare il comportamento omosessuale.

Test clinico. Già.
Su questa parola si è molto speculato. A Roma si dice si è giobbato.
In cosa consistono questi test clinici?
Mistero!
Tutte si chiedono come sia possibile determinare se una è frocio.
Giocando sul significato della espressione test clinico arriva a insinuare come fa  Vanity Fair che questi test :
Sottointendendo dunque la convinzione che l'omosessualità sia una patologia che può essere diagnosticata.
Non è chiaro quale test medico o analisi clinica dovrebbe riuscire a determinare chiaramente l'inclinazione sessuale di una persona. Il ministro della Salute non l'ha specificato.
Francesca Porta, autrice di queste sciocchezze, ignora che l'esame medico obbiettivo determina anche alcune caratteristiche fisiche non legate necessariamente  a una patologia ma atte a riscontrare un dato fisico differente dallo stato di default del corpo umano.

Per individuare se, per esempio,  una persona (cioè un uomo, le donne non contano mai nulla) è ebrea si può chiedere  a un medico di verificare se il soggetto sia o no circonciso.

Non si tratta dunque di un test clinico per riscontare la malattia dell'ebraicità proprio come un esame obbiettivo può riscontrare un comportamento omosessuale e non l'omosessualità in sé intesa come patologia.
Certo non tutti i circoncisi sono ebrei...

In ogni caso. Qual è il dato fisico per stabilire un comportamento omosessuale?

L'unico elemento fisico riscontrabile da un esame medico è la conformazione dell'ano.
Chi pratica con frequenza la penetrazione ricettiva subisce una deformazione dell'ano che può essere facilmente riscontrata e più o meno scientificamente collegata alla sodomia.

Ma, reciprocamente della circoncisione, non tutti i gay praticano la penetrazione ricettiva, quindi verrebbero identificate solo quelle persone con un preciso comportamento sessuale.
Tra l'altro non tutte le persone cui piace stimolare l'ano con pratiche insertive sono necessariamente gay. Ci sono molte etero ai quali piace la stimolazione anale da sole o praticata loro dalle donne con cui fanno sesso. (sesso, perchè i sentimenti non contano).

Ci si aspetterebbe da parte della stampa questo tipo di osservazioni e di critiche.
Invece Francesca Porta su Vanity Fair scrive:

Diversi attivisti gay hanno ventilato la possibilità che si tratti di esami rettali
Esami rettali. 
Il retto è l'ultimo tratto dell'intestino  tra la porzione terminale del colon discendente (detto sigma) e l'ano.

L'esame rettale è un esame interno fatto con una sonda.
L'esame per verificare se l'esaminata è una sodomita   riguarda l'ANO che è esterno.

Evidentemente il culo dei gay è un culo interno.

Si tratta dunque di un esame ANALE e non rettale.

già utilizzati in Libano per lo stesso scopo e denunciati dalle associazioni per i diritti umani. «Non esistono analisi mediche che possano diagnosticare l'omosessualità», hanno dichiarato. «È risaputo. L'omosessualità non è una malattia». Il ministro Mendkar, però, sembra convinto del contrario.
Giobbando, pardon, giocando sul concetto di test clinico si insinua che l'esame medico serva non individuare un comportamento sessuale (l'analità ricettiva) ma a diagnosticare l'omosessualità.

Francesca Porta cade dal pero quando si chiede ma di che test si tratterà mai?
E fa finta di niente dicendo che sono le associazioni gay a pensare che si tratti di un test rettale (che è interno...) cioè anale (che è esterno) .
Poverina lei non ci sarebbe mai arrivata da sola!!

Modo di riportare le cose completamente ipocrita visto che ancora oggi l'omosessualità (maschile) viene sussunta alla sodomia (tutte pensano al cazzo in culo quando si parla di froci) al punto tale che qualcuno può pensare di fare dei test in quel senso per determinare un comportamento sessuale (che negli articoli citati viene indicato con preferenze tendenze e altri aggettivi discriminatori...).

Insomma che Mendikar e gli Stati arabi siano criminali perchè incarcerano o uccidono le persone omosessuali è indubbio ma tutta la pletora di articoli italiani (ben diversamente da quelli stranieri di tutt'altra levatura) dimostrano come l'Italia continua ad essere un paese sessuofobo e discriminatorio oltre che ipocrita (uuuh e come possono scoprire mai se una è ricchione?!?!?! e intanto tutte a dare di gomito e a fare risolini) con un atteggiamento che sarebbe ridicolo se non fosse disgustosamente omofobico.


giovedì 10 ottobre 2013

Con le migliori intenzioni. Il pregiudizio sull'omosessualità si nasconde purtroppo anche nelle persone gayfriendly. L'esempio del blog Gemelli Ribelli.

Il post nasce con le migliori intenzioni e vorrebbe spezzare una lancia a favore dell'omosessualità, considerandola come una delle opzioni di default.
La sua autrice madre di due gemelli di due anni dice di volerli crescere con questa idea.

Purtroppo anche partendo da una intenzione così encomiabile questa mamma cade in alcuni equivoci che dimostrano come il pregiudizio e la disinformazione sull'omosessualità si annidi anche in chi è mosso dalle migliori intenzioni.

Già nell'incipit questa mamma mostra le idee confuse, confusissime, quando si riferisce all'omosessualità come a una scelta sessuale.

E' d'uopo ricordare a questa donna disinformata che l'omosessualità non è una scelta proprio come lei non ha scelto di essere etero e, cosa ancora più importante,  che l'orientamento sessuale non riguarda solamente il sesso ma anche l'affettività.


Non è una questione di parole, ma di concetti. Scelta sessuale è doppiamente infelice e non andrebbe mai usato.

Non per questo, però, l'assunto del post l'intenzione della madre di evitare di condizionare i figli nel processo di presa di coscienza di quello che sono e che saranno non è condivisibile, anzi, è senza dubbio encomiabile.
 Anche il fatto che la mamma dica ai suoi due bambini che da grandi avranno una fidanzata o un fidanzato è una scelta fantastica. C'è da commuoversi, davvero.

Però la maggior parte del post non verte sull'orientamento sessuale ma sul sessismo, cioè sui ruoli e gli stereotipi di genere.

Infatti quando la mamma si chiede

Come si costruisce quindi, insieme a dei duenni il concetto di genere e sessualitá senza cadere nella trappola del condizionamento sociale?
L'orientamento sessuale in questa domanda non c'è.  A meno che l'orientamento sessuale non sia per lei riassunto nella parola sessualità. E i sentimenti?

Comunque sia nel resto del post la nostra mamma parla solo di lotta contro il sessimo che con l'omosessualità c'entra come i cavoli a merenda.


Eppure nel raccontare la reazione dei familiari a queste sue lotte contro il sessimo la nostra tradisce un pregiudizio sull'omosessualità:

quando i gemelli mi guardano mentre mi metto lo smalto sulle unghie dei piedi e lo vogliono anche loro…io lo faccio. (...) Tutti felici se ne vanno dai nonni con le unghie rosse e a me arrivano all’istante occhiate di rimprovero. Ora, non è che i nonni siano omofobi,
Se i nonni guardano con rimprovero la mamma perchè fa mettere ai figli di due anni lo smalto rosso i nonni non sono omofobi ma sono sessisti.

Lo smalto, che è un cosmetico femminile, non denota omosessualità!!!

Annoverare la reazione  negativa dei nonni allo smalto rosso come omofobia vuol dire dare per scontato e per tacito che gli omosessuali si mettano lo smalto rosso...

Adesso essere gay non significa essere Platinette...

Se un bambino vuole mettersi lo smalto o vuole giocare con le bambole

a) non per questo è meno virile o meno maschio.

b) non per questo sarà sicuramente omosessuale.

La confusione che nel post si fa tra ruoli di genere e omosessualità (senza tenere conto che poi si dovrebbe distinguere tra comportamento* e orientamento* sessuale) indica un (pre)giudizio sull'omosessualità che vede i maschi gay come femmine mancate e le femmine lesbiche come maschi mancati.

Un pregiudizio talmente interiorizzato che anche questa mamma nonostante la sua battaglia contro il sessismo dimostra di avere ben radicato.

Dopo aver fatto notare tutta una serie di atteggiamento sessisti delle persone che la circondano che lei trova a ragione ingiustificati alla fine quando negli altri il sessismo si trasforma in preoccupazione che i due bambini possano così diventare gay la nostra mamma non rispedisce al mittente questo odioso pregiudizio perchè infondato ma lascia intendere che anche se fosse non ci sarebbe niente di male. 

Per lei evidentemente se il rosa in un maschietto non fa femmina fa sicuramente gay.

Questa mamma deve fare un passo ulteriore e insegnare ai suoi figli che mettersi lo smalto non fa di loro due gay e che essere gay non significa scopare con persone del proprio sesso ma amare, innamorarsi, volere vivere con altri uomini come loro.


Una ultima questione.

Le opzioni in fatto di orientamento sessuale non sono due come crede questa mamma, si può anche essere bisex.

Anzi secondo Kinsey siamo tutte bisex anche se possiamo avere più ricorrenze etero o omo.

Le persone etero o omo pure sono una minoranza...


*Mentre l'orientamento sessuale indica come io mi identifico e mi sento rappresentato o mi voglio presentare al mondo se gay, etero o bisex, il comportamento sessuale indica con chi vado a letto e con chi mi faccio storie.

Così io posso percepirmi etero, dichiararmi tale, presentarmi al mondo come etero eppure fare sesso e farmi storie anche con altri uomini. Non perchè nasconda la mia omosessualità (visto che, nel caso, sono bisex e non gay...) ma perchè non mi riconosco, non mi sento rappresentato dall'orientamento sessuale gay...