Il post-intervista di Pier e Michele sul blog
il colibrì pubblicizza l'imminente
Fetish Pride Italy che si terrà a Roma dal 26 febbraio al 2 marzo pp.vv.
Organizzatore della manifestazione il Leather Club Roma, una
associazione gay, senza scopo di lucro, che
promuove la cultura e le attività leather e fetish all'interno della
comunità italiana ed Europea come si legge sul sito.
Come si legge nell'intervista
Gli appuntamenti sono davvero tanti, ma sottolineerei in particolare la
Mostra fotografica internazionale di fotografia fetish, che raccoglierà
dal 23 febbraio al 2 marzo le migliori immagini del concorso WeFetish
nella galleria d'arte Mondrian Suite (via dei Piceni 41);
il Roma Fetish
Film Festival, con la proiezione, dal 26 febbraio al cinema Kino (via
Perugia 34), di moltissimi lungometraggi e corti inediti e di grande
valore;
la Roma BDSM Conference, una due-giorni di workshop
teorici e pratici su svariati aspetti del feticismo, del sadomasochismo e
del bondage.
E poi ci saranno numerosi party organizzati con
partner commerciali italiani e stranieri: quello più importante sarà il
Full Fetish Roma di sabato 1° marzo al Feel Unusual Club (via dei
Conciatori 7).
Fetish in inglese significa una devozione molo forte per qualcosa, a sfondo sessuale o no (io per esempio ho il fetish per
star trek...). Una persona che ha il fetish per i piedi si ecciterà sessualmente ma anche eroticamente vendendoli, toccandoli, ma anche semplicemente pensandovi.
Il leather fetish è dunque una devozione per l'abbigliamento in cuoio.
Fabio Cioni, presidente del Leather Club Roma, nell'intervista spiega come il club è nato per
proporre a tutti gli appassionati un'occasione importante per fare esperienze e per divertirsi e, dall'altro, aprirsi all'intera comunità gay - ma anche a quella etero! - per mostrare con orgoglio un po' del nostro mondo.
Cioni si lamenta giustamente della
barriera culturale del pregiudizio e del bigottismo
creata da una società sessuofobica come la nostra, dove tutto ciò che
riguarda la sessualità è tenuto nascosto o è confinato nell'ambito
riduttivo del "pruriginoso".
Il punto, spiega Cioni,
non è tanto quello di guadagnarsi simpatie, quanto il rispetto.
E crediamo che il rispetto non si possa conquistare senza mostrarsi
apertamente. Se noi per primi ci nascondiamo, non ci mostriamo agli
altri con le nostre luci e ombre, come possiamo pensare che gli
altri ci capiscano, ci ascoltino e ci rispettino? Ovviamente ci sono
molte persone a cui le nostre pratiche non piacciono o magari fanno
proprio "schifo", ma noi non vogliamo fare proseliti, né chiediamo che
tutti abbiano la nostra stessa sessualità. Però chiediamo, anzi:
pretendiamo, il rispetto nella diversità.
Quali sono queste pratiche? Ad alcune ne fanno cenno i due intervistatori in una domanda:
Il feticismo delle modificazioni corporee, o "disgustose", come il pissing (l'uso erotico dell'urina).Io sono un amante e un praticante del pissing e non lo considero disgustoso, con virgolette o senza. Quello che mi eccita del pissing non è la sua componente disgustosa, per cui trovo fuori luogo questa domanda, un po' giudicante. Anche per le pratiche fetish più
spinte come lo scat (l'uso erotico delle feci per usare la stessa terminologia degli intervistatori), per quanto personalmente non mi interessi, non la trovo disgustosa, così come non credo che chi la pratichi lo faccia perchè
eccitato dal disgusto.
Disgusto ha qui una valenza morale, giudicante, non serve a spiegare la dinamica per cui una pratica può essere sessualmente eccitante (come chi trova fetish soffocare, o vomitare, durante una fellatio estrema dove il disagio se non il disgusto
fa parte del piacere).
Insomma Cioni ha ragione da vendere quando dice che viviamo in una società sessuofobica se anche i due intervistatori, in piena buona fede, si lasciano scappare una considerazione giudicante (in negativo) sul pissing...
Nel post però, sia nella parte introduttiva che nell'intervista , ci sono alcune inesattezze terminologiche e alcuni vizi ideologici che meritano di essere analizzati.
Quando si lamenta, giustamente, che le pratiche fetish sono percepite nella società in maniera negativa, Cioni dice che
premesso che la comunità gay è comunque più aperta su queste tematiche
di quella etero, è assurdo che proprio i gay che chiedono agli etero di
rispettare la loro diversa sessualità, poi si comportano nei confronti
delle altre diverse sessualità esattamente come gli etero!
Il feticismo non è il corrispettivo italiano della parola
Fetish.
Il
feticismo indica una
parafilia
cioè uno spostamento della meta sessuale dalla persona viva (c'è anche la necrofilia...) nella sua interezza ad un suo sostituto che può
essere una parte del corpo stesso, o una qualità, una condizione, o un indumento, o qualsiasi altro oggetto inanimato.
Il feticismo non è patologico finché non
diventa esclusivo (e beninteso finché non costringe nessuno o ingaggia rapporti sessuali con l'infanzia, anche la pedofilia è una parafilia) .
Non c'è nulla di male se uso la pipì nell'interazione
sessuale con una, uno o più partner, per eccitarmi sessualmente fino raggiungere l'orgasmo.
Il problema nasce nell'esclusività: se riesco ad
eccitarmi e\o a raggiungere l'orgasmo cioè
solo ed esclusivamente se pratico il
pissing..
Chi pratica il fetish, qualunque esso sia, non può dunque essere definito con interezza da quella o quelle pratiche feticiste che segue.
A me che piace il pissing l'etichetta di feticista della pipì mi sta stretta perchè a letto mi piacciono tante altre pratiche e il pissing non lo faccio sempre e con tutti.
Quindi non esiste una sessualità fetish come pretende Cioni, esistono solamente delle pratiche feticiste, ol, al limite, un comportamento sessuale fetish.
Riconoscere al feticismo lo statuto di sessualità fa compiere a Cioni un errore concettuale.
Cioni riduce infatti l'omosessualità alla sola sfera sessuale.
L'omosessualità però non è una pratica sessuale ma un orientamento sessuale che investe la persona ben al di là dell'attrazione erotica e sessuale, ben al di là della stessa sessualità, coinvolgendo con altrettanta significatività la sfera emotiva e quella affettiva.
Quella omosessuale dunque non è una diversità solamente sessuale ma semmai anche, se non soprattutto, affettiva ed emotiva.
Mentre il feticismo è, tra l'altro, trans-orientamento sessuale visto che il pissing è tanto praticato dagli uomini quanto dalle donne, tanto dalle persone etero quanto da quelle omosessuali.
Capisco il ragionamento di Cioni: le persone omosessuali in quanto persone discriminate dovrebbero essere più sensibili nei confronti delle discriminazione in base alle pratiche sessuali.
Cioni dimentica però che l'omosessualità non dà di per sé alcuna garanzia di sensibilità, le persone omosessuali non costituiscono una comunità omogenea per comportamenti e visione del mondo e hanno in comune solo la uguale discriminazione in base all'orientamento sessuale (proprio come l'eterosessualità non accomuna le persone in nessun altro aspetto, altrimenti Hitler e Gandhi dovrebbero essere uguali perché
entrambi etero).
Allora è
in quanto gay e non
in quanto feticista che Cioni si permette di giudicare negativamente alcune delle rivendicazioni del movimento e della comunità lgbt quando dice che
mi sembra che negli ultimi vent'anni sia la comunità sia il
movimento gay abbiano intrapreso, più o meno consapevolmente, un cammino
di "normalizzazione" e di "standardizzazione" basato sui modelli
eterosessuali. Credo che questa scelta non solo non porterà grandi
risultati, ma soprattutto ci ha fatto perdere gran parte della nostra forza innovatrice
e della nostra ricchezza, che risiede nella nostra diversità che invece
a volte si cerca di nascondere. Il Fetish Pride Italy vorrebbe, anche
per questo, essere un momento di orgoglio in cui le diversità si
mostrano e diventano ricchezza, arte, divertimento, cultura.
Al di là di una questione lessicale (quella di usare la parola diversità invece di differenza che in italiano al contrario della prima non ha connotazioni negative) che può sembrare rilevante solo a me e senza volere appiattire ogni relazione amorosa e sessuale al modello eteronormato sono profondamente convinto che l'amore di una persona per un'altra persona non cambi in base all'orientamento sessuale quanto, semmai, in base ai
ruoli di genere che ci vengono imposti dalla e nella società.
Con tutto il rispetto per il feticismo, in quanto uomo e in quanto gay mi sento offeso se vengo sminuito nella mia presunta diversità solo ed esclusivamente in base a determinate pratiche sessuali.
Nell'essere passati da una posizione di consumo sessuale poligamico nel quale si rifiutava la vita di coppia pretendendo di capovolgere nella promiscuità l'idea monogama di famiglia etero (come se i mariti etero non cornificassero mai le mogli, mentre le mogli non potevano fare altrettanto senza essere tacciate come
puttane) dove in realtà piuttosto che un modello
altro si proponeva una reazione di negazione del modello etero che, in valore assoluto, restava lo stesso l'unico modello di riferimento (mi sembra che tutti gli esperimenti di coppia aperta etero ed omo siano miseramente falliti) a una posizione di rifondazione della famiglia che non è più quella eterosessita degli anni 70 mi sembra che la comunità gay lesbica e bisex (che sono state le prime persone ad
aprire la strada) abbia raggiunto una stabilità sociale e di attecchimento nel tessuto della società che si radica molto più del consumismo sessuale (spazzato via dall'aids).
In questa lettura critica della richiesta di estensione del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso confondiamo artatamente l'autoemancipazione della donna la cui riappropriazione sessuale passava anche attraverso la scoperta e l'uso del proprio corpo come meglio credeva senza l'autorizzazione del maschio di turno (padre fratello marito o figlio) con il diritto alla promiscuità tra maschi che non è mai mancato al maschio etero vista la sua promiscuità con le donne...
Mi sembra anzi che la promiscuità
gaia sia ancora tutta entro il portato del patriarcato (mi perdoni Mario Mieli...) e che una vera rivoluzione la si può fare
anche colonizzando la famiglia portandola a essere quello che nessuno oggi le riconosce ancora di poter essere (basta pensare alle posizioni fondamentaliste del cattolicesimo nostrano e statunitense che riconoscono come famiglia esclusivamente
quella composta dai genitori biologici ancora intatta, cioè mai divorziati).
D'altronde il cappello introduttivo all'intervista non mi sembra si smarchi contro il capitale o l'uso dei corpi come merce, anzi:
Questa [la sessualità], in un'ottica individualista, diventa un prodotto di cui
dobbiamo usufruire il più possibile, ma solo in una dimensione privata e
seguendo gli standard inevitabilmente borghesi del mercato, mentre
potrebbe diventare una specie di bene comune, oggetto di un confronto pubblico sereno, fantasioso e costruttivo per tutti.
Ecco l'idea che la sessualità sia un
prodotto - poco importa se vissuta in termini individualistici come criticano i
due autori (termini che tanto individualistici non sono visto che per
agire buona parte della sessualità bisogna essere almeno in due...) o
nella visione
collettivizzata dove la sessualità appare come
bene comune - mi sembra molto più vicina alle posizioni della destra che a quelle tradizionalmente marxiste.
Anzi mi chiedo come il pissisng (una pratica che adoro), per esempio, possa diventare un bene di confronto pubblico.
Vorrei proprio che mi venisse spiegato.
Magari è così e non ci arrivo io.
Chi sa spiegarlo, per favore, mie evinca.
L'intervista non lo spiega proprio.
Insomma mi sembra che le richieste di questo gruppo di uomini leather fetish cerchi non di far conquistare alle persone chissà quale bene comune
in più ma voglia solo legittimare una nuova nicchia di mercato quella che in Olanda e in Germania è molto prospera, tra locali ad hoc, pratiche sessuali
bareback (anche se va riconosciuto che il Leather Club di Cioni raccomanda di usare sempre il profilattico) e il consumo di Popper (no, non Karl...) pratiche e droghe sulle quali non ho nulla da ridire pur non facendone uso o consumo ma che non mi paiono momenti pubblici di confronto quanto legittimi comportamenti della sfera intima.
Confondiamo ancora le persone con i consumatori (e poco le consumatrici...) il che è sempre un male anche quando il consumo di nuove pratiche legittima comportamenti ritenuti immorali ma per favore lasciamo le critiche politiche (o sociologiche) sula comunità a chi fa attivismo (lgbt e non fetish) e lasciamo agli appassionati del fetish di praticare quel che meglio credono in sincera e totale libertà.
Perchè non è certo lasciandomi pisciare addosso o fistandoti che esprimo primariamente il mio amore per te.
E nella società alla fine quel che conta sono i legami relazionali che riusciamo a instaurare con le altre persone non il modo col quale ci facciao sesso.