Sono belli, fanno tenerezza, si sono sposati.
Sono Vincent Autin, 40 anni e Bruno Boileau di 30.
Due uomini che si amano e per questo motivo si sposano.
Semplice, no?
Invece ecco come titola La Stampa di Torino.
Nell'articolo Vincent e Bruno vengono presentati come due gay e non come due uomini deducendo l'orientamento sessuale (non determinato) dal fatto che si sono sposati.
Questo modo di pensare è approssimativo e discriminatorio.
Discriminatorio perchè si fa diventare una persona il suo orientamento sessuale.
Approssimativo perchè lo si fa con considerazioni insufficienti.
Bruno e Vincent non hanno necessariamente un orientamento sessuale gay perchè si sono sposati.
Uno dei due o entrambi possono avere un orientamento sessuale bisex. O, pur se sposando un altro uomo, possono identificarsi con l'orientamento sessuale etero secondo una distinzione psicologica che parla di orientamento e comportamento.
Questo perchè l'orientamento sessuale non fa una persona, identifica solo un gruppo politico privilegiato (gli e le etero) o discriminato (le persone omosessuali e bisessuali). Così come io e Oliari di Gaylib pur avendo entrambi lo stesso orientamento sessuale non abbiamo nulla in comune Hitler e Gandhi pur essendo entrambi etero non sono di certo per questo uguali.
Se è vero che il fine ultimo è arrivare al diritto all'indifferenza come ha ricordato l'Ilga portoghese, dobbiamo smetterla di specificare, quando non serve, l'orientamento sessuale di chicchessia.
Il fatto che Vincent e Bruno si siano sposati fa di loro due omosessuali?
No, ne fa due coniugi.
Ne fa due uomini sposati.
Così come il matrimonio di un uomo e una donna non ne fa due etero ma marito e moglie.
Siamo e rimaniamo uomini e donne sia quando sposiamo un uomo sia quando sposiamo una donna e non c'è differenza.
Scrivere come fa l'anonima autrice (autore?) Vincent e Bruno sono i primi due omosessuali di Francia sposati svilisce due persone restringendo il portato del loro matrimonio al mero presunto orientamento sessuale.
Scrivere che Vincent e Bruno sono i primi due uomini di Francia sposati, senza specificare l'orientamento sensuale non solo perchè non possiamo determinarlo dal loro matrimonio MA PERCHE' E' INDIFFERENTE SAPERLO (a che serve se già sappiamo che sono due uomini?) sottolinea tutto il portato del loro gesto CHE SI AMANO e che lo hanno detto pubblicamente costituendosi in FAMIGLIA con la quale contribuiranno alla crescita della società e del Paese Francia.
Non si tratta di politicamente corretto.
Non si tratta di usare un termine piuttosto che un altro.
Si tratta di pensare bene o pensare male.
Si tratta di accogliere Vincent e Bruno per quello che sono una coppia sposata con la stessa legge con cui si sposano un uomo e una donna e non farne una coppia di omosessuali.
Io vedendo Vincet e Bruno vedo due uomini che si amano.
Chi vi vede due omosessuali che si amano distingue e discrimina percependo e facendo percepire lo stesso, l'uguale come qualcosa di diverso.
L'amore è amore. Il matrimonio è lo stesso. Specificare l'orientamento sessuale non ha più senso.
Questa vocazione tassonomica gioca un brutto scherzo ai compositori de La stampa e, nel sommario, Vincent e Bruno diventano la prima coppia etero!
Un lapsus che non potrebbe esprimere meglio l'inutilità e la vocazione discriminatoria di questa inutile specificazione - perchè fatta per distinguere - dell'autore o autrice dell'articolo.
venerdì 31 maggio 2013
giovedì 30 maggio 2013
Lettera aperta ad Antonio Misantone preside dell'Istituto tecnico nautico Colonna, dove un ragazzo sedicenne ha tentato il suicidio gettandosi da una finestra del terzo piano perchè stanco di essere vittima di bullismo omofobico dentro e fuori la scuola.
Signor Antonio Misantone,
leggo sui giornali le sue dichiarazioni di meraviglia circa il tentato suicidio di uno studente del suo Istituto, parole con le quali, se correttamente riportate dalla stampa, non si sa mai..., si dichiara sconvolto perchè non si sa che gli passa per la testa a questi ragazzi.
Non so lei in che mondo viva ma dubito fortemente che non le sia mai capitato di sentire una considerazione negativa (e sto usando un eufemismo) contro l'omosessualità, usata come insulto da molti e molte studenti e dunque, plausibilmente, anche dai suoi e dalle sue.
A frocio de mmerda viene detto per offendere, manifestando una avversione per le persone omosessuali che, una volta individuate o anche solo presunte tali, vengono investite da un ludibrio feroce e costante che passa dinanzi il silenzio della scuola e sicuramente di quello suo. Un ludibrio che mina l'autostima di ogni adolescente, specialmente di chi non ha possibilità di essere rappresentato da dei modelli positivi di comportamento nei quali potersi riconoscere e presentarsi al mondo, nella società e dunque anche a scuola come lei dovrebbe ben sapere se invece di essere un amministratore fosse un educatore.
Non si tratta di fragilità precedente del ragazzo come lei vigliaccamente insinua.
Se le dicessero di continuo che la sua affettività e la sua sessualità sono sbagliate, sono malate, sono immorali e vengono usate come viatico di offese e insulti, lei come si sentirebbe? Non diventerebbe anche lei fragile per la continua pressione esterna?
Non posso credere perciò che anche fosse il primo anno che lei lavora in una scuola, non sappia immaginarsi cosa passa nella testa di un adolescente che viene discriminato non solo nella sua scuola ma in tutta la società per il suo orientamento sessuale.
Spero per lei che le sue parole farisee siano state dettate dal tentativo di difendere il suo Istituto da un danno di immagine che lei in quanto preside manager è obbligato a paventare.
Mi auguro davvero che nella sua coscienza sappia provare più solidarietà per il ragazzo vittima di bullismo omofobico il cui gesto che è una richiesta estrema di aiuto lei vorrebbe mettere tra le parentesi di una imprevedibile ragazzata.
Se così non fosse, se lei davvero pensa che quel gesto rimane incomprensibile e imprevedibile allora, da cittadino italiano, da contribuente che le paga in parte lo stipendio, io chiedo fermamente le sue dimissioni perchè umanamente e professionalmente lei non è qualificato per lavorare in una scuola che ha bisogno di ben altra umanità nelle sue figure professionali, figuriamoci in quella di un preside.
Le sue parole costituiscono una vergogna per la carica che ricopre e disonorano una intera categoria di persone che meglio di lei sanno aiutare e difendere i ragazzi e le ragazze discriminate da una crudeltà intollerante e bovina che lei col suo cinismo ipocrita contribuisce a diffondere.
Si vergoni.
E cambi mestiere.
Alessandro Paesano.
leggo sui giornali le sue dichiarazioni di meraviglia circa il tentato suicidio di uno studente del suo Istituto, parole con le quali, se correttamente riportate dalla stampa, non si sa mai..., si dichiara sconvolto perchè non si sa che gli passa per la testa a questi ragazzi.
Non so lei in che mondo viva ma dubito fortemente che non le sia mai capitato di sentire una considerazione negativa (e sto usando un eufemismo) contro l'omosessualità, usata come insulto da molti e molte studenti e dunque, plausibilmente, anche dai suoi e dalle sue.
A frocio de mmerda viene detto per offendere, manifestando una avversione per le persone omosessuali che, una volta individuate o anche solo presunte tali, vengono investite da un ludibrio feroce e costante che passa dinanzi il silenzio della scuola e sicuramente di quello suo. Un ludibrio che mina l'autostima di ogni adolescente, specialmente di chi non ha possibilità di essere rappresentato da dei modelli positivi di comportamento nei quali potersi riconoscere e presentarsi al mondo, nella società e dunque anche a scuola come lei dovrebbe ben sapere se invece di essere un amministratore fosse un educatore.
Non si tratta di fragilità precedente del ragazzo come lei vigliaccamente insinua.
Se le dicessero di continuo che la sua affettività e la sua sessualità sono sbagliate, sono malate, sono immorali e vengono usate come viatico di offese e insulti, lei come si sentirebbe? Non diventerebbe anche lei fragile per la continua pressione esterna?
Non posso credere perciò che anche fosse il primo anno che lei lavora in una scuola, non sappia immaginarsi cosa passa nella testa di un adolescente che viene discriminato non solo nella sua scuola ma in tutta la società per il suo orientamento sessuale.
Spero per lei che le sue parole farisee siano state dettate dal tentativo di difendere il suo Istituto da un danno di immagine che lei in quanto preside manager è obbligato a paventare.
Mi auguro davvero che nella sua coscienza sappia provare più solidarietà per il ragazzo vittima di bullismo omofobico il cui gesto che è una richiesta estrema di aiuto lei vorrebbe mettere tra le parentesi di una imprevedibile ragazzata.
Se così non fosse, se lei davvero pensa che quel gesto rimane incomprensibile e imprevedibile allora, da cittadino italiano, da contribuente che le paga in parte lo stipendio, io chiedo fermamente le sue dimissioni perchè umanamente e professionalmente lei non è qualificato per lavorare in una scuola che ha bisogno di ben altra umanità nelle sue figure professionali, figuriamoci in quella di un preside.
Le sue parole costituiscono una vergogna per la carica che ricopre e disonorano una intera categoria di persone che meglio di lei sanno aiutare e difendere i ragazzi e le ragazze discriminate da una crudeltà intollerante e bovina che lei col suo cinismo ipocrita contribuisce a diffondere.
Si vergoni.
E cambi mestiere.
Alessandro Paesano.
Contro l'omofobia c'è ancora tantissimo da fare. Sul disgustoso articolo di Grazia Longo su La Stampa di Torino
Leggo un delirante articolo della stampa che riporta con gravissime parole di discriminazione del tentato suicidio di un ragazzo minorenne di Roma preso di mira dal padre e dai compagni e compagne di scuola perchè gay.
Come dire Non sono bastati, non potevano bastare, la comprensione e l’amore della madre per vivere serenamente la propria cecità, tetraplegia... Insomma l'omosessualità è qualcosa di invalidante di per sé non per le pressioni sociali esterne.
E per questo viene bollato come frocio.
Bollare cioè contrassegnare con marchio d’infamia, additare al disprezzo, alla disapprovazione (fonte Treccani) .
Quindi essere considerati froci (non esserlo ma essere detti tali) è un marchio di infamia?
Possibile che Grazia Longo autrice (sic!) dell'articolo (sic!) non si renda conto della profonda, disgustosa omofobia delle parole che usa, delle considerazioni che fa?
Qualcuno spieghi a Longo che essere froci è la cosa più bella del mondo e che sono le discriminazioni degli altri, le sue comprese, a portare all'infelicità e al disagio non già la propria condizione di omosessualità.
Ah se aveva ragione Mao!!!
Non sono bastati, non potevano bastare, la comprensione e l’amore della madre per vivere serenamente la propria omosessualità.L'omosessualità va vissuta serenamente perchè oggettivamente è un problema.
Come dire Non sono bastati, non potevano bastare, la comprensione e l’amore della madre per vivere serenamente la propria cecità, tetraplegia... Insomma l'omosessualità è qualcosa di invalidante di per sé non per le pressioni sociali esterne.
Il padre, separato, non si è limitato agli insulti e alle botte: per convincerlo a «guarire» lo ha obbligato, invano, a momenti di intimità con la sua attuale fidanzata.Se questo fosse vero il padre sarebbe già in galera, no?
Dunque il ragazzo è considerato frocio non perchè gli piacciono i ragazzi come lui ma per i modi gentili ed effeminati.
Molti compagni di scuola lo hanno deriso e bollato come «frocio» per i suoi modi gentili ed effeminati.
E per questo viene bollato come frocio.
Bollare cioè contrassegnare con marchio d’infamia, additare al disprezzo, alla disapprovazione (fonte Treccani) .
Quindi essere considerati froci (non esserlo ma essere detti tali) è un marchio di infamia?
Possibile che Grazia Longo autrice (sic!) dell'articolo (sic!) non si renda conto della profonda, disgustosa omofobia delle parole che usa, delle considerazioni che fa?
Qualcuno spieghi a Longo che essere froci è la cosa più bella del mondo e che sono le discriminazioni degli altri, le sue comprese, a portare all'infelicità e al disagio non già la propria condizione di omosessualità.
Ah se aveva ragione Mao!!!
Le unioni gay di Galan: la pochezza del movimento l'inesistenza dell'informazione italiana.
Così l'Huffington Post riporta le parole di Galan, senatore Pdl che in settimana presenterà in parlamento una proposta di legge sulle unioni omoaffettive.
“Non si chiamano matrimoni come in Francia, ma è solo un fatto semantico. Sono previste forti analogie al matrimonio per quanto riguarda diritti e doveri, perché i gay devono essere cittadini come tutti”.
In un solo periodo Galan riesce a proporre una semplificazione della questione del matrimonio esteso anche alle coppie dello stesso sesso sbagliata e discriminatoria in linea con l'informazione italiana il movimento lgbt e anche i singoli e le singole blogger.
In Francia non è stato istituito un nuovo istituto giuridico è stato esteso quello già esistente anche alle coppie dello stesso sesso.
Quindi non si deve parlare più di matrimonio gay come continua a fare tutta la stampa (anche manifesto parla di matrimonio tra omosessuali che sarebbe come dire matrimonio tra extracomunitari, tra ebrei, tra neri, etc.) ma di matrimonio e basta.
Lo stesso matrimonio.
Siccome però una etichetta con su scritto mio è proprio nell'animo umano (e donnano) una volta capito che si tratta dello stesso matrimonio blogger e movimento hanno scelto il sempre inutile ma meno dannoso aggettivo egualitario.
Matrimonio egualitario, meno scorretto di matrimonio gay ma sempre scorretto.
L'unica forma corretta è matrimonio tra persone dello stesso sesso (e non importa l'orientamento sessuale delle medesime...).
Comunque.
Se le unioni che propone Galan hanno forti analogie col matrimonio vuol dire che non matrimonio non sono infatti sono una partnership dedicata, cioè esclusivamente concessa alle coppie dello stesso sesso (laddove non si richiede di specificare l'orientamento sessuale).
Dunque una sorta di unione civile per froci e lesbiche dalla quale le coppie etero (=di sesso diverso) sono escluse.
Qualche frocia misogina e querula dirà: beh ci discriminano tanto a noi una volta tanto anche un po' per loro. Bell'andazzo! Come se una discriminazione ne risarcisse un'altra...
Continua Galan: I gay devono essere cittadini come tutti.
I gay. Non le lesbiche, non le persone bisessuali.
E' strano come, mentre si ribadisce che siamo tutti cittadini e cittadine allo stesso modo, si pensa a istituire un istituto giuridico ad hoc "per noi".
Se io sono cittadino come Santanchè perchè lei ha il matrimonio e io un'altra legge?
Il punto è che non esistono diritti gay ma solo diritti negati ai gay (e lesbiche e bisex e transgender e queer e intersex) etichette che, qualunque significato abbiano, hanno serie conseguenze non perchè le persone sono diverse in base a loro ma perchè in base loro vengono discriminate.
Io non sono gay perchè sono diverso. Vengo considerato diverso perchè sono gay.
Se è vero che dobbiamo arrivare al diritto all'indifferenza e dunque a non dover specificare chi amo e con chi mi sposo devo poter accedere alle leggi e comportarmi in pubblico come fan tutti e tutte: dunque matrimonio (l'unico esistente) e pubbliche effusioni, nello stesso grado e cono lo stesso limite di decenza delle effusioni tra persone di sesso diverso.
Questa semplificazione menzognera di Galan andrebbe fatta notare, almeno tra le righe, e invece tutti, tutte e ognuno, ognuna, si adeguano a una liena di pensiero discriminatoria e terzosessista.
Così l'Huffington fa una domanda a Galan che contiene una mistificazione e una semplificazione fatte passare in silenzio.
Galan, la sua proposta si chiama “Gay and lesbian partnership”, ovvero “unioni omoaffettive”. Non era meglio chiamarla matrimonio?Da dove salta fuori la traduzione italiana di unioni omoaffettive da Gay and lesbian partnership è un mistero.
Partnership gay e lesbica è la traduzione più letterale possibile (perchè parntership non lo si traduce con unione...).
Il punto è un altro.
La partnership è un istituto giuridico diverso dal matrimonio che esiste in Inghilterra e in Germania (dove lo hanno usato Paola Concia e Ricarda Trautmann che non si sono sposate perchè in Germania l'estensione del matrimonio ancora non c'è) e ciò non ha impedito di arrivare all'estensione del matrimonio per legge.
Quindi è sbagliato, mendace e proditorio che il giornalista dell'Huffington chieda se non era meglio chiamarlo matrimonio.
Partnership e matrimonio sono due cose diverse.
Che si abbia almeno il coraggio delle proprie opinioni e si dica apertamente che si crede che piuttosto che non ottenere mai l'estensione del matrimonio è meglio creare un istituto ad hoc.
Lo voleva Cathy La Torre e chissà se lo vuole ancora.
Uno può essere d'accordo o meno ma almeno che non ci si inganni facendone solo una questione di nomi.
Non è una questione di forma ma di sostanza!
Galan, al quale fa comodo la domanda ricevuta, perchè ratifica come uguali i due istituti diversi invece di rispondere onestamente non lo possiamo chiamare matrimonio perchè è un'altra cosa, risponde una mezza verità.
Non è un fatto di nomi. I nomi sono diversi, ma la sostanza è simile.Simile, non uguale...
Come può vedere ci sono analoghi diritti e doveri del matrimonio previsto dal nostro codice civile. È, di fatto, la stessa cosa: abbiamo evitato di impiccarci all’aspetto più mediatico e di andare al dunque, prevedendo delle procedure semplificate. In questa fase è importante il principio. Mi ha fatto piacere, ad esempio, che una come Paola Concia, che non ha un approccio ideologico condivida la mia iniziativa.Infatti Paola si è accontentata della Partnership quando si è sposata in Germania con la sua compagna (perchè Trautmann non è giuridicamente sua moglie).
Va beh, direte, che t'aspetti dal gruppo L'Espresso, quello di Repubblica, quello dei giornalisti che non sanno nemmeno scrivere in Italiano?
Il movimento? Le associazioni? I e le blogger? Che dicono?
Darling Michele se la prende con l'aggettivo omoaffettivo perchè teme che in una unione omoaffettiva non ci si possa più inculare o succhiare il cazzo (leggete, leggete lui è solo un po' più allusivo di me...) ma dello scippo del matrimonio sostituito da una partnership non se ne accorge proprio.
Elfobruno che recentemente ha scritto
parli di matrimoni “omosessuali”, errore comune dal quale nessuno scappa – anch’io usavo la locuzione “matrimonio gay” – complici anche i media, a cominciare da quello che ha ospitato la tua lettera, e la loro sciatteria linguistica e culturale.ancora non si è pronunciato su Galan.
Il matrimonio, qualora dovesse aprirsi anche a gay e lesbiche in Italia, non muterebbe “natura” in relazione a chi vi dovesse accedere per coronare il suo progetto di vita. Sarebbe sempre e solo matrimonio. La differenza starebbe nel fatto che mentre adesso è riservato solo a una parte della popolazione – maggioritaria, ma non totale – qualora divenisse “per tutti e per tutte” sarebbe un diritto globale e quindi totalmente egualitario. Per questo si preferisce chiamarlo “matrimonio egualitario” in quei paesi dove è già stato approvato.
Roberto Russo su QueerBlog non si accorge che si tratta di un istituto giuridico diverso e si chiede
perché si continui a dire che tutti siamo uguali e poi, però, si presentano disegni di legge che parlano di “unioni omoaffettive” e non di “matrimonio”.come fosse una questione di nome e non di sostanza.
Che queste unioni affettive non abbiano nulla a che vedere nella sostanza e anche nel principio lo capisce Oliari, gay di destra che su Gay Lib scrive
Le Unioni omoaffettive, una risposta alternativa e rispettosa dei nostri valori per il programma di un centrodestra moderno ed europeo.Accordo tra due persone dello stesso sesso per regolare i rapporti personali e patrimoniali della loro vita in comune. Ecco come il ddl definisce le unioni omoaffettive.
Ben diversamente alla definizione di matrimonio dello Zingarelli (fonte ecnciclopedia Treccani
accordo fra un uomo e una donna stipulato alla presenza di un ufficiale dello stato civile o di un ministro di culto, con cui i soggetti contraenti si impegnano a instaurare e mantenere fra essi una comunanza di vita e di interessi" (i neretti sono miei)Comunanza di vita e interessi ecco quello che rende diverso il matrimonio dalle unioni regolano i rapporti personali e patrimoniali ma non dichiarano davanti al mondo davanti alla società coniugale che fanno famiglia.
Flavio Romani di Arcigay pur riconoscendo che la partnership non è il matrimonio continua a usare una terminologia confusa dicendo
A parte la grammatica (allargamento alle e non per) o il matrimonio è per le copie dello stesso sesso (qualunque ne sia l'orientamento sessuale) oppure si tratta di far accedere al matrimonio le persone omosessuali (e solo quelle, eh!) ma dati gli svarioni che il suo ufficio stampa gli scrive da quando si è insediato già un miracolo che non abbia parlato di matrimoni gay...
La proposta, al di là del brutto nome, non raggiunge evidentemente quel minimo comun denominatore di diritti e doveri che chiediamo, e che sta nella banalissimo accesso agli omosessuali al matrimonio civile. Solo l'allargamento al matrimonio civile per le coppie dello stesso sesso garantisce la piena parità. (fonte cinemagay)
Queste unioni omoaffettive sono discriminatorie, perchè previste solo per le coppie dello stesso sesso, perchè non consentono le adozioni e non sono il matrimonio.
sabato 25 maggio 2013
Il lessico sessista, revisionista, discriminatorio e ambiguo della piattaforma rivendicativa del Roma pride 2013.
Quel che esce dalla porta rientra dalla finestra, è proprio il caso di dire.
Se nel documento politico il Roma pride 2013 si definisce antisessista applicando una lingua non sessista (con qualche svista grossolana come "i figli" solo al maschile al posto de la prole o di i figli e le figlie) la piattaforma rivendicativa inanella una serie disgustosa di cliché sessisti, ammannendo falsi storici (la persecuzione di persone trans nei lager nazisti...) e pretendendo forme inedite di discriminazione.
1 il sessismo
Tanti, troppe e tutte facilmente evitabili gli orrori sessisti della piattaforma da criticare sempre ma vieppiù visto che la rivendicazione anti-sessista (non semplicemente non sessista ma proprio contro il sessismo) è contenuta nel documento politico... Eppure la piattaforma si distingue per un sessismo rivoltante e involontariamente ridicolo non basta professarsi antisessiti bisogna anche essere capaci ad esserlo.
Così le realtà associative firmatarie del documento diventano promotori al maschile
Eppure ci sono due associazioni (sostantivo femminile) una lista (idem) una rete (altro sostantivo femminile) una unione (la UAAR) anch'esso sostantivo femminile) per tacere delle famiglie arcobaleno e di Controviolenza donne...
Si poteva scrivere promotrici e promotori del Roma Pride 2013 oppure, per chi ha in antipatia le ripetizioni si poteva cercare una perifrasi realtà associative, oppure giustificare il maschile apponendo il sostantivo comitato...
Così com'è quel promotori è la quintessenza del sessismo. E' evidente che nessuno (e nessuna) ha letto Alma Sabatini...
Fatto sta che durante tutto il documento è un profluvio di rigurgiti sessisti e maschilisti.
Diritti di singoli (pessimo anche l'italiano, molto meglio diritti dei singoli): solo i singoli le singole no.
Per inciso è curioso notare come anche nella scelleratezza di chi scopando a destra e manca pretende che lo stato lo tuteli e la tuteli (non si sa in quali forme, una sovvenzione sui profilattici ?), nel momento in cui afferma goffamente e maldestramente una rivendicazione non familista (giusta e sacrosanta ma da spiegare diversamente e in maniera più articolata) si ricollega subito a una forma di relazione e dove c'è relazione c'è famiglia.
Sarebbe stato meglio allora rivendicare i diritti delle singole persone sganciando questi diritti dall'obbligo alla partecipazione, alla costruzione di una famiglia, una rivendicazione forse prematura visto che si sta ancora lottando per far riconoscere che anche le unioni (non solo coppie dunque) omosessuali (=tra persone dello stesso sesso) costituiscano una famiglia...
Per inciso, ancora.
Questa rivendicazione cretina (così come è posta) è sicuramente frutto della componente sinistra (purtroppo poco di sinistra) universitaria e non (ci sono anche le compagne e i compagni del Valle occupato un covo di integralismo antiborghese, fatto in un teatro del settecento!!!) che ragionano per clichè fermi a 40 anni fa...
Nel documento politico si critica il familismo. Come si può chiedere l'estensione del matrimoni ed essere contemporaneamente contro la famiglia?
ed ecco il massimo del maschilismo sessista. Le nostre famiglie e i nostri figli (le figlie no...) con buona pace delle famiglie e dei figli e le figlie delle altre persone...
Alla faccia dell'uguaglianza e degli stessi diritti!
Tra l'altro il problema della responsabilità sul minore (la minore no, le figlie questi promotori proprio non le vogliono...) del genitore (genitrice no eh?) si presenta anche per le coppie di sesso diverso...
Il massimo di esclusione, al maschile in barba alle coppie etero (=di sesso diverso).
Da vomitare.
Solo gli alunni (termine desueto che significa scolaro non studente, fermandosi cioè alla scuola dell'obbligo), molto meglio studenti che ha significato maschile e femminile (come suggerisce Alma Sabatini): gli e le studenti mentre alunni al femminile fa alunne...
I professionisti, le professioniste si attaccano...
I genitori sono solo maschi (esiste genitrici...) però stavolta le figlie sono recuperate in zona cesarini... dei loro figli e figlie, della prole no eh?
Insomma va bene professarsi antisessisti però di un corso di uso non sessista della lingua italiana questi ...promotori ne avrebbero proprio bisogno!
2 Il revisionismo
Sacrosanta rivendicazione per la legge 211\2000 ma nei campi di concentramento nazisti c'erano traveste e non trans. Anche perchè la parola stessa Trans verrà coniata solamente nel 1947...
Capisco includere gli esclusi e le escluse ma il revisionismo è da galera qualunque ne sia lo scopo politico.
3 Discriminazione
Indicativi di genere specifici per le persone intersessuali e transessuali.
Quindi sui documenti ci saranno 5 sessi?
maschile
femminile
maschile trans
femminile trans
intersex
Hammurabi impera!
Vi ricordate Jeffrey (Usa, 1995) di Christopher Ashley quel delizioso film off Hollywood che prendeva in giro la voglia di distinguersi fino all'inverosimile del movimento lgbtqi americano? Ecco finalmente ce lo abbiamo anche noi!!!
Questa volontà di separare, dividere (e imperare evidentemente) gioca dei bruttissimi scherzi
Ecco lì! 30 anni di lotte per spiegare che quello dell'orientamento sessuale non è una questione di sessualità ma di affettività spazzati via da un uso criminale delle parole. E questi sciagurati promotori hanno anche la faccia tosta di accusare gli altri di machismo quando loro stessi sono i primi a esserlo!
In realtà me la prendo troppo perchè questi signori dimostrano di non sapere nemmeno scrivere. Guardate come rivendicano la depenalizzazione dell'omosessualità:
è prevista anche per i reati di omosessualità: cioè dando per scontato che sia giusto così, cioè che l'omosessualità sia e debba essere un reato. Invece di scrivere è prevista anche per l'omosessualità perchè considerata un reato.
Infine tra le tanti rivendicazioni questi promotori non sono nemmeno capaci di chiedere una distribuzione a basso prezzo dei profilattici nei posti pubblici e elle scuole... anzi non fanno proprio menzione del condom... Chiedono solo soldi per sé non per la comunità.
Anche per il pride bisognerà andarci turandosi il naso. Ma io non so mica se...
Se nel documento politico il Roma pride 2013 si definisce antisessista applicando una lingua non sessista (con qualche svista grossolana come "i figli" solo al maschile al posto de la prole o di i figli e le figlie) la piattaforma rivendicativa inanella una serie disgustosa di cliché sessisti, ammannendo falsi storici (la persecuzione di persone trans nei lager nazisti...) e pretendendo forme inedite di discriminazione.
1 il sessismo
Tanti, troppe e tutte facilmente evitabili gli orrori sessisti della piattaforma da criticare sempre ma vieppiù visto che la rivendicazione anti-sessista (non semplicemente non sessista ma proprio contro il sessismo) è contenuta nel documento politico... Eppure la piattaforma si distingue per un sessismo rivoltante e involontariamente ridicolo non basta professarsi antisessiti bisogna anche essere capaci ad esserlo.
Così le realtà associative firmatarie del documento diventano promotori al maschile
Eppure ci sono due associazioni (sostantivo femminile) una lista (idem) una rete (altro sostantivo femminile) una unione (la UAAR) anch'esso sostantivo femminile) per tacere delle famiglie arcobaleno e di Controviolenza donne...
Si poteva scrivere promotrici e promotori del Roma Pride 2013 oppure, per chi ha in antipatia le ripetizioni si poteva cercare una perifrasi realtà associative, oppure giustificare il maschile apponendo il sostantivo comitato...
Così com'è quel promotori è la quintessenza del sessismo. E' evidente che nessuno (e nessuna) ha letto Alma Sabatini...
Fatto sta che durante tutto il documento è un profluvio di rigurgiti sessisti e maschilisti.
Diritti di singoli (pessimo anche l'italiano, molto meglio diritti dei singoli): solo i singoli le singole no.
Per inciso è curioso notare come anche nella scelleratezza di chi scopando a destra e manca pretende che lo stato lo tuteli e la tuteli (non si sa in quali forme, una sovvenzione sui profilattici ?), nel momento in cui afferma goffamente e maldestramente una rivendicazione non familista (giusta e sacrosanta ma da spiegare diversamente e in maniera più articolata) si ricollega subito a una forma di relazione e dove c'è relazione c'è famiglia.
Sarebbe stato meglio allora rivendicare i diritti delle singole persone sganciando questi diritti dall'obbligo alla partecipazione, alla costruzione di una famiglia, una rivendicazione forse prematura visto che si sta ancora lottando per far riconoscere che anche le unioni (non solo coppie dunque) omosessuali (=tra persone dello stesso sesso) costituiscano una famiglia...
Per inciso, ancora.
Questa rivendicazione cretina (così come è posta) è sicuramente frutto della componente sinistra (purtroppo poco di sinistra) universitaria e non (ci sono anche le compagne e i compagni del Valle occupato un covo di integralismo antiborghese, fatto in un teatro del settecento!!!) che ragionano per clichè fermi a 40 anni fa...
Nel documento politico si critica il familismo. Come si può chiedere l'estensione del matrimoni ed essere contemporaneamente contro la famiglia?
ed ecco il massimo del maschilismo sessista. Le nostre famiglie e i nostri figli (le figlie no...) con buona pace delle famiglie e dei figli e le figlie delle altre persone...
Alla faccia dell'uguaglianza e degli stessi diritti!
Tra l'altro il problema della responsabilità sul minore (la minore no, le figlie questi promotori proprio non le vogliono...) del genitore (genitrice no eh?) si presenta anche per le coppie di sesso diverso...
Il massimo di esclusione, al maschile in barba alle coppie etero (=di sesso diverso).
Da vomitare.
Solo gli alunni (termine desueto che significa scolaro non studente, fermandosi cioè alla scuola dell'obbligo), molto meglio studenti che ha significato maschile e femminile (come suggerisce Alma Sabatini): gli e le studenti mentre alunni al femminile fa alunne...
I professionisti, le professioniste si attaccano...
I genitori sono solo maschi (esiste genitrici...) però stavolta le figlie sono recuperate in zona cesarini... dei loro figli e figlie, della prole no eh?
Insomma va bene professarsi antisessisti però di un corso di uso non sessista della lingua italiana questi ...promotori ne avrebbero proprio bisogno!
2 Il revisionismo
Sacrosanta rivendicazione per la legge 211\2000 ma nei campi di concentramento nazisti c'erano traveste e non trans. Anche perchè la parola stessa Trans verrà coniata solamente nel 1947...
Capisco includere gli esclusi e le escluse ma il revisionismo è da galera qualunque ne sia lo scopo politico.
3 Discriminazione
Indicativi di genere specifici per le persone intersessuali e transessuali.
Quindi sui documenti ci saranno 5 sessi?
maschile
femminile
maschile trans
femminile trans
intersex
Hammurabi impera!
Vi ricordate Jeffrey (Usa, 1995) di Christopher Ashley quel delizioso film off Hollywood che prendeva in giro la voglia di distinguersi fino all'inverosimile del movimento lgbtqi americano? Ecco finalmente ce lo abbiamo anche noi!!!
Questa volontà di separare, dividere (e imperare evidentemente) gioca dei bruttissimi scherzi
Ecco lì! 30 anni di lotte per spiegare che quello dell'orientamento sessuale non è una questione di sessualità ma di affettività spazzati via da un uso criminale delle parole. E questi sciagurati promotori hanno anche la faccia tosta di accusare gli altri di machismo quando loro stessi sono i primi a esserlo!
In realtà me la prendo troppo perchè questi signori dimostrano di non sapere nemmeno scrivere. Guardate come rivendicano la depenalizzazione dell'omosessualità:
è prevista anche per i reati di omosessualità: cioè dando per scontato che sia giusto così, cioè che l'omosessualità sia e debba essere un reato. Invece di scrivere è prevista anche per l'omosessualità perchè considerata un reato.
Infine tra le tanti rivendicazioni questi promotori non sono nemmeno capaci di chiedere una distribuzione a basso prezzo dei profilattici nei posti pubblici e elle scuole... anzi non fanno proprio menzione del condom... Chiedono solo soldi per sé non per la comunità.
Anche per il pride bisognerà andarci turandosi il naso. Ma io non so mica se...
martedì 7 maggio 2013
La destra, la sinistra, la Storia e l'Italia. Su un articolo di Nino Spirlì pubblicato su il Giornale
Leggo un articolo di Nino Spirlì, che conosco - e apprezzo - come autore e attore teatrale, pubblicato sul Giornale, nel quale il nostro critica la semplificazione che vuole le persone omosessuali (lui usa il maschile sessista per tutte le persone omosessuali, lesbiche comprese) e la tutela dei diritti lgbt - che poi in realtà sono gli stessi diritti degli altri e delle altre negati a certe persone in quanto lgbt... - solamente a sinistra.
La semplificazione è sciocca e Spirlì ha ragione da vendere.
Non solo ci sono gay e lesbiche di destra ma ci sono anche associazioni lgbt di destra.
Così come l'omofobia non è solamente di destra (con Hiter che metteva gli e le omosessuali nei campi di concentramento e Mussolini che li nascondeva al confino) ma anche di sinistra (basta ricordare i campi di rieducazione di Castro...).
Il fatto è che l'omosessualità di per sé non rappresenta certo un modo condiviso di vedere il mondo.
Infatti io e Nino la pensiamo politicamente in maniera diversa eppure siamo entrambi omosessuali.
La cosa che accomuna me e Nino non è dunque l'orientamento sessuale, nella stessa misura in cui l'eterosessualità non accomunava Hitler e Gandhi...
Quel che ci accomuna è la discriminazione che colpisce entrambi in quanto omosessuali.
La discriminazione che arriva dai fronti più svariati, dall'estrema destra e dall'estrema sinistra, dai laici e dalle laiche come dai cattolici e dalle cattoliche, dagli uomini e dalle donne perchè l'omofobia è dappertutto...
Una discriminazione che deve fare i conti anche con le etichette che vogliono i gay e le lesbiche in un certo modo quando magari né io né Nino ci identifichiamo in certi stereotipi, in determinati cliché, in alcune semplificazioni.
Etichette che io e Nino sentiamo entrambi come dei lacci da evitare a tutti i costi.
Così certe parole dell'articolo di Nino potrebbero essere tranquillamente le mie.
Non esiste una (sotto)cultura gay e lesbica, o almeno, non dovrebbe esistere. Non dovrebbero esserci un cinema gay una letteratura lesbica etc etc.
La cultura è una sola.
Se si parla di certi argomenti e li si presenta come tali è per una questione squisitamente politica.
La cultura ebraica, nera, dei cittadini stranieri nasce come risposta politica alla discriminazione che quelle etichette creano e impongono.
Due neri e due ebrei, due nere e due ebree, non saranno più simili di due gay o due lesbiche (due bisex o due trans) ma sono tutte e tutti accomunati dalla stessa discriminazione che li e le fa vedere diversi e diverse in quanto ebrei ed ebree neri e nere gay e lesbiche.
La cultura ebrea, nera e lgbt nasce come risposta alla discriminazione e come tale va riconosciuta finché la discriminazione non viene eliminata.
Una discriminazione che non è mai sui generis ma è sempre scritta nella storia e iscritta in una determinata società in un determinato paese.
Credo che questo sia il punto che distingue non solo me e Nino ma tutta la militanza di destra da quella di sinistra.
La Storia.
Il nostro passato.
Il fatto che in Italia la dittatura è stata fascista e non comunista.
Con questo non voglio minimamente dire che la dittatura non è stata anche di sinistra ma non lo è stata in Italia.
Tant'è che in Italia è la parola fascista ad essere sinonimo di prepotente non la parola comunista.
Fossimo stati in un paese dell'ex blocco sovietico il lessico sarebbe diverso...
Credo che per capire chi siamo e cosa vogliamo non possiamo prescindere dalla Storia.
E la nostra storia è fatta di vent'anni di dittatura fascista.
Di alleanza con la Germania e il Giappone.
Durante la seconda guerra mondiale noi eravamo i cattivi.
Poco conta che quando Hitler ha cominciato a perdere la guerra abbiamo cambiato fronte...
I cinegiornali luce del 42 parlavano contro gli ebrei e i negri d'America del nord...
E io, in tutta coscienza, non posso dirmi di destra perchè storicamente la destra così come è esistita nel mio paese che è l'Italia, è una destra antisemita e razzista e io non sono né l'uno né l'altro e anzi, riconosco dietro l'antisemitismo e il razzismo, la stessa matrice ideologica che discrimina me in quanto omosessuale.
Insomma rifarsi in Italia a una ideologia di destra vuol dire come minimo fare i conti col fascismo e prenderne le distanze.
Non ho problemi ad accettare che possa esistere un pensiero di destra che non sia nazifascista, così come io, pur reputandomi comunista, non mi riconosco in Mao, in Castro o Stalin.
Dirsi di destra in Inghilterra, per esempio, ha come riferimento nella Storia Churchill.
L'attuale primo ministro inglese conservatore è a favore dell'estensione del matrimonio anche per le le persone dello stesso sesso.
Per cui dirsi conservatore in Inghilterra significa qualcosa di sostanzialmente diverso che dirsi tale, oggi, in Italia...
Noi abbiamo avuto Mussolini e il nostro alleato Hitler.
Qualunque persona si dica di destra in Italia non può esimersi dunque dal prendere le distanze dal nazifascismo.
Credo che al di là di tutte le difficili (anche se possibili e chiare se si è intellettualmente onesti) distinzioni tra destra e sinistra la storia sia davvero il mezzo più semplice per dirimere la questione.
Ti professi di destra in Italia?
Devi prendere le distanze pubblicamente dal nazifascismo.
E prendere le distanze non solo nelle parole e nelle intenzioni, ma anche nei fatti.
Perchè devi?
Perchè sull'antifascismo è basata la nostra Repubblica.
E poi per se te lo devo spiegare vuol dire che in fondo in fondo tu che leggi sei fascista e allora non voglio avere niente a che fare con te.
Mentre trovo indebito che se mi professo comunista in Italia mi si imputi di aderire alla dittatura, perchè in Italia il comunismo è sempre stato democratico, trovo storicamente legittimo chiedere a chi si professa di destra in Italia di prendere le distanze dal nazifascismo dati i nostri trascorsi storici nazionali.
Allora invece di professarci di destra o di sinistra che vuol dire tutto e non vuol dire niente (fermo restando l'antifascismo che è scritto nella carta costituzionale e dovrebbe trovarci d'accordo tutti) è sui temi, sulle questioni, sui diritti che ci distinguiamo e che possiamo posizionarci a destra o a sinistra o, se non vogliamo usare queste categorie, posizionarci tra chi vieta e chi no, tra chi vuole separare e distinguere - e dunque discriminare - e chi invece è per l'inclusione che non vuol dire rendere tutti uguali ma riconsocere nella differenza la comune matrice dello stesso diritto.
Basta leggere allora i commenti all'articolo di Nino Spirlì per chiedergliene donde, per domandargli come la pensa lui sugli argomenti che almeno i lettori di quel giornale hanno l'onestà di ammettere apertamente senza nascondersi dietro le parola destra e sinistra, troppo complesse per distinguere davvero la visione del mondo delle persone.
Così, mio caro Nino, cosa ne pensi del lettore del tuo articolo giovanni PERINCIOLO che afferma
Io, e non personalmente, ma pubblicamente (tant'è che sono qui a parlarne in pubblico, su internet) mi trovo molto più d'accordo col commento di cornacchia46 che scrive
Non lo so e non è così rilevante.
Mi sembra però che il primo discrimini e distingua mentre il secondo voglia aggregare senza cancellare le differenze ma senza nemmeno ergerle a radice di un distinguo.
Perché i diritti o sono di tutte e tutti o, semplicemente, non sono.
Allora mio caro Nino non basta professarsi super partes.
Non basta proclamarsi di destra e gai per vedere riconosciuta una trans-politicità nell'orientamento sessuale.
Bisogna anche prendere le distanze nettamente dal nazifascismo.
Altrimenti si rischia di apparire dei furbetti che vogliono sdoganare il nazifascismo usando l'omosessualità, propria o altrui, per discorsi altri.
La semplificazione è sciocca e Spirlì ha ragione da vendere.
Non solo ci sono gay e lesbiche di destra ma ci sono anche associazioni lgbt di destra.
Così come l'omofobia non è solamente di destra (con Hiter che metteva gli e le omosessuali nei campi di concentramento e Mussolini che li nascondeva al confino) ma anche di sinistra (basta ricordare i campi di rieducazione di Castro...).
Il fatto è che l'omosessualità di per sé non rappresenta certo un modo condiviso di vedere il mondo.
Infatti io e Nino la pensiamo politicamente in maniera diversa eppure siamo entrambi omosessuali.
La cosa che accomuna me e Nino non è dunque l'orientamento sessuale, nella stessa misura in cui l'eterosessualità non accomunava Hitler e Gandhi...
Quel che ci accomuna è la discriminazione che colpisce entrambi in quanto omosessuali.
La discriminazione che arriva dai fronti più svariati, dall'estrema destra e dall'estrema sinistra, dai laici e dalle laiche come dai cattolici e dalle cattoliche, dagli uomini e dalle donne perchè l'omofobia è dappertutto...
Una discriminazione che deve fare i conti anche con le etichette che vogliono i gay e le lesbiche in un certo modo quando magari né io né Nino ci identifichiamo in certi stereotipi, in determinati cliché, in alcune semplificazioni.
Etichette che io e Nino sentiamo entrambi come dei lacci da evitare a tutti i costi.
Così certe parole dell'articolo di Nino potrebbero essere tranquillamente le mie.
Non esiste una (sotto)cultura gay e lesbica, o almeno, non dovrebbe esistere. Non dovrebbero esserci un cinema gay una letteratura lesbica etc etc.
La cultura è una sola.
Se si parla di certi argomenti e li si presenta come tali è per una questione squisitamente politica.
La cultura ebraica, nera, dei cittadini stranieri nasce come risposta politica alla discriminazione che quelle etichette creano e impongono.
Due neri e due ebrei, due nere e due ebree, non saranno più simili di due gay o due lesbiche (due bisex o due trans) ma sono tutte e tutti accomunati dalla stessa discriminazione che li e le fa vedere diversi e diverse in quanto ebrei ed ebree neri e nere gay e lesbiche.
La cultura ebrea, nera e lgbt nasce come risposta alla discriminazione e come tale va riconosciuta finché la discriminazione non viene eliminata.
Una discriminazione che non è mai sui generis ma è sempre scritta nella storia e iscritta in una determinata società in un determinato paese.
Credo che questo sia il punto che distingue non solo me e Nino ma tutta la militanza di destra da quella di sinistra.
La Storia.
Il nostro passato.
Il fatto che in Italia la dittatura è stata fascista e non comunista.
Con questo non voglio minimamente dire che la dittatura non è stata anche di sinistra ma non lo è stata in Italia.
Tant'è che in Italia è la parola fascista ad essere sinonimo di prepotente non la parola comunista.
Fossimo stati in un paese dell'ex blocco sovietico il lessico sarebbe diverso...
Credo che per capire chi siamo e cosa vogliamo non possiamo prescindere dalla Storia.
E la nostra storia è fatta di vent'anni di dittatura fascista.
Di alleanza con la Germania e il Giappone.
Durante la seconda guerra mondiale noi eravamo i cattivi.
Poco conta che quando Hitler ha cominciato a perdere la guerra abbiamo cambiato fronte...
I cinegiornali luce del 42 parlavano contro gli ebrei e i negri d'America del nord...
E io, in tutta coscienza, non posso dirmi di destra perchè storicamente la destra così come è esistita nel mio paese che è l'Italia, è una destra antisemita e razzista e io non sono né l'uno né l'altro e anzi, riconosco dietro l'antisemitismo e il razzismo, la stessa matrice ideologica che discrimina me in quanto omosessuale.
Insomma rifarsi in Italia a una ideologia di destra vuol dire come minimo fare i conti col fascismo e prenderne le distanze.
Non ho problemi ad accettare che possa esistere un pensiero di destra che non sia nazifascista, così come io, pur reputandomi comunista, non mi riconosco in Mao, in Castro o Stalin.
Dirsi di destra in Inghilterra, per esempio, ha come riferimento nella Storia Churchill.
L'attuale primo ministro inglese conservatore è a favore dell'estensione del matrimonio anche per le le persone dello stesso sesso.
Per cui dirsi conservatore in Inghilterra significa qualcosa di sostanzialmente diverso che dirsi tale, oggi, in Italia...
Noi abbiamo avuto Mussolini e il nostro alleato Hitler.
Qualunque persona si dica di destra in Italia non può esimersi dunque dal prendere le distanze dal nazifascismo.
Credo che al di là di tutte le difficili (anche se possibili e chiare se si è intellettualmente onesti) distinzioni tra destra e sinistra la storia sia davvero il mezzo più semplice per dirimere la questione.
Ti professi di destra in Italia?
Devi prendere le distanze pubblicamente dal nazifascismo.
E prendere le distanze non solo nelle parole e nelle intenzioni, ma anche nei fatti.
Perchè devi?
Perchè sull'antifascismo è basata la nostra Repubblica.
E poi per se te lo devo spiegare vuol dire che in fondo in fondo tu che leggi sei fascista e allora non voglio avere niente a che fare con te.
Mentre trovo indebito che se mi professo comunista in Italia mi si imputi di aderire alla dittatura, perchè in Italia il comunismo è sempre stato democratico, trovo storicamente legittimo chiedere a chi si professa di destra in Italia di prendere le distanze dal nazifascismo dati i nostri trascorsi storici nazionali.
Allora invece di professarci di destra o di sinistra che vuol dire tutto e non vuol dire niente (fermo restando l'antifascismo che è scritto nella carta costituzionale e dovrebbe trovarci d'accordo tutti) è sui temi, sulle questioni, sui diritti che ci distinguiamo e che possiamo posizionarci a destra o a sinistra o, se non vogliamo usare queste categorie, posizionarci tra chi vieta e chi no, tra chi vuole separare e distinguere - e dunque discriminare - e chi invece è per l'inclusione che non vuol dire rendere tutti uguali ma riconsocere nella differenza la comune matrice dello stesso diritto.
Basta leggere allora i commenti all'articolo di Nino Spirlì per chiedergliene donde, per domandargli come la pensa lui sugli argomenti che almeno i lettori di quel giornale hanno l'onestà di ammettere apertamente senza nascondersi dietro le parola destra e sinistra, troppo complesse per distinguere davvero la visione del mondo delle persone.
Così, mio caro Nino, cosa ne pensi del lettore del tuo articolo giovanni PERINCIOLO che afferma
Sei d'accordo o no con le sue posizioni e con il suo modo di presentare e semplificare le questioni?Lun, 06/05/2013 - 09:56Onore al merito nel non farsi strumentalizzare! Detto questo resta il problema di merito delle richieste della casta omosessuale in genere. Resta il fatto che chiunque ha un minimo di sensibilità etica non puo' che essere contro le adozioni e sui figli comunque ottenuti e questo non per piaggeria o omofobismo ma per il semplice principio del rispetto dei diritti dei più deboli : i bambini. Anche al matrimonio gay sono personalmente contrario mentre sono senz'altro favorevole ad un pieno riconoscimento della coppia gay e dei suoi diritti sul pianbo della assistenza, reversibilità della pensione, eredità ecc. Invece la casta gay sta riuscendo a far rivivere un omofobismo che stava progressivamente sparendo. Non é con le richieste fuori luogo, i gay pride osceni e strafottenti che miglioreranno la loro situazione e otterranno maggior tolleranza!
Io, e non personalmente, ma pubblicamente (tant'è che sono qui a parlarne in pubblico, su internet) mi trovo molto più d'accordo col commento di cornacchia46 che scrive
Cornacchia 46 è meno a destra di Giovanni PERINCIOLO?Lun, 06/05/2013 - 10:08A mio avviso, non servirebbe nemmeno riconoscere la coppia omosessuale, ma abbattere il concetto secondo cui ciò che non è normale vada limitato o represso (fra l'altro, simili discriminazioni sono applicate - non si sa perché - al campo della sola sessualità). Se la società non si scandalizzasse nel vedere coppie di uomini e/o di donne mano nella mano e che si scambiano una carezza, il problema dell'omosessualità, a mio avviso, cadrebbe in radice.
Non lo so e non è così rilevante.
Mi sembra però che il primo discrimini e distingua mentre il secondo voglia aggregare senza cancellare le differenze ma senza nemmeno ergerle a radice di un distinguo.
Perché i diritti o sono di tutte e tutti o, semplicemente, non sono.
Allora mio caro Nino non basta professarsi super partes.
Non basta proclamarsi di destra e gai per vedere riconosciuta una trans-politicità nell'orientamento sessuale.
Bisogna anche prendere le distanze nettamente dal nazifascismo.
Altrimenti si rischia di apparire dei furbetti che vogliono sdoganare il nazifascismo usando l'omosessualità, propria o altrui, per discorsi altri.
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