...noi italiani e italiane proprio non siamo capaci di pensare a dei video per la comunità e ci attestiamo su compitini modesti come questo.
Il video, amatoriale, nasce dagli e dalle studenti del corso di "Psicologia di comunità" tenuto dal prof. A. Vieno dell'università Università degli studi di Padova (nelle note al video su youtube si parla sessisticamente solo di ragazzi, al maschile...).
Gli perdoneremo così la pessima qualità dell'audio che lo rende quasi indecifrabile (si poteva sopperire all'evidente errore tecnico con dei sottotitoli...) ma non possiamo perdonargli il presupposto e le conclusioni.
Nel video si vedono diverse persone in contesti pubblici e privati che si scontrano contro la presunzione di eterosessualità che ancora vige nella nostra società, dove devi smepre dichiararti omosessuale, bisessuale, lesbica, transgender altrimenti sei annoverat* nel mare magnum dell'eterosessualità considerata unica opzione (dunque monocratica) di default.
Di fronte a questa sordità sociologica le persone dirette interessate reagiscono con un ti devo dire una cosa detto col tono di chi deve dare una notizia critica, senza mostrare le reazioni di chi, presumendoci etero, già ci discrimina.
Il video si conclude con i coming out di tutte e tutti fatti però non alle persone di prima ma direttamente alla camera cioè a noi che guardiamo in un posto indecifrabile, astratto, per sottolineare il portato definitorio normativo e discriminatorio anch'esso, io so io e non te, senza annoverarlo invece nello stesso ventaglio di opzioni dell'umanità. E poi quello slogan ridicolo io sono pronto (sempre e solo al maschile...) e tu?
Dunque nel video la cosa importante è che siano i diversi e le diverse a fare coming out e che le altre persone, quelle normali, devono abituarsi alla comparsa come i funghi di queste strane creature di orientamento sessuale o identità sessuale altre.
Uno spot discriminatorio perchè presenta l'orientamento sessuale come un argomento da comunicare con gravosa serietà per un motivo che il video non spiega implicando dunque che sia chiaro a tutti e tutte quale sia un motivo che sembra essere legato alla condizione stessa della propria diversità e non allo stigma con cui questa condizione viene recepita e rifiutata dalla società.
E' ridicolo che queste persone lgbtqi si dicano pronte.
Pronte a fare che?
A esistere?
A dire chi sono?
A dirlo con un proclama definitorio fatto in un luogo astratto che ne enfatizza il potere normativo dell'atto definitorio (io sono non perchè esisto nella società ma perchè lo dico)e non nel quotidiano agire nella società in mezzo alle altre persone. Siamo nel 2013 non nel 1903 il coming out è ormai un dato di fatto anche se viene contrastato da una pressione sociale ancora fortissima.
Noi perosne lgbti siamo pronte da un pezzo!
E' la società che non è pronta a considerarci una sua parte integrante e iniziare ad annoverare tra le opzioni di default oltre all'orientamento etero anche gli altri orientamenti e le altre identità sessuali.
Per essere efficace lo spot avrebbe dovuto invertire prospettiva e mostrare una reazione di accettazione (parola orribile ma tant'è) e normalità ai vari coming out e sarebbero dovute essere loro a dire io sono pronto/a e voi?, invitando le altre persone normali a fare lo stesso.
Così invece si investe del problema solo i diretti interessati come se la loro condizione di svantaggio sia una conseguenza oggettiva della propria condizione esistenziale e non il risultato di una pressione sociale di uno stigma che induce stress e depressione come mostra bene lo spot australiano. Come se lo stress e la depressione siano consustanziali alla popolazione lgbtqi e non il risultato di uno stigma e una pressione sociali insopportabili.
E che gli e le studenti di un corso in
It's a long way to Tipperary...
17 commenti:
Siamo i realizzatori dello spot: crediamo che la tua critica sia molto costruttiva, infatti non abbiamo pensato che il nostro messaggio potesse essere distorto e frainteso.
Come può ben capire il nostro badget era decisamente limitato,anzi nullo...quindi abbiamo voluto creare qualcosa di breve e di impatto e appunto, purtroppo, con zero spese.
Noi studenti del corso di psicologia (non di sociologia) di comunità, crediamo che attraverso questo spot emerga la quotidianità, la difficoltà molte volte di fare coming out. La scelta di non mostrare le reazioni delle persone è stata fatta dopo attenta discussione a tal riguardo,e questo per non creare un precedete utopistico gravissimo,non si può far pensare alle persone 'ehi,va tutto bene,tutti accetteranno la tua omosessualità...' non è assolutamente veritiero e tantomeno realistico. Non volevamo dare l'immagine di un mondo roseo... le reazioni di coloro che ascoltano il coming out non si vedono e non si sentono: si lasciano immaginare, mediante l'immedesimazione.
La scena da lei proposta per il finale, e cioè il dire 'Io sono pronto e tu' tutti assieme,era stata girata e poi dopo attenta riflessione tagliata, per i motivi di regia sopra elencati: non era minimamente fotogenica....il nostro intento è appunto far capire alle persone che il coraggio di ammettere ciò che si è senza vergogna e di conseguenza di vivere al meglio la propria sessualità, diritto che non dovrebbe essere negato a nessuno,deve venire da loro...e il primo passo è proprio ammetterlo a se stessi e urlarlo ad alta voce senza minimamente pensare alle reazioni degli altri che potranno si essere positive,ma anche molto negative.
"Io sono pronto, e tu?" fa sì che io, che faccio coming out lo sia a essere me stesso nella vita di tutti i giorni, ma tu sei pronto? Il tu è rivolto a tutti...e io più tu è un noi... siamo pronti? Riguardo il genere delle persone (studenti/esse, pronto/a), compreso quello degli autori, purtroppo è un limite della lingua italiana: quando i soggetti sono sia maschili che femminili, si usano aggettivi e sostantivi plurali e maschili... l'obiettivo è far riflettere chi si troverà a che fare con un coming out, perché possa essere pronta a vedere la cosa come fatto che può verificarsi quotidianamente, un fatto che quindi non la dovrà stupire...
".il nostro intento è appunto far capire alle persone che il coraggio di ammettere ciò che si è senza vergogna e di conseguenza di vivere al meglio la propria sessualità, diritto che non dovrebbe essere negato a nessuno,deve venire da loro..."
Non c'è vergogna nel dire quel che si è ma paura data la società omonegativa in cui viviamo.
L'orientamento sessuale o l'identità sessuale altre sono molto molto di più dell'aspetto sessuale, investendo infatti anche la sfera affettiva e quella della relazione amorosa.
Il fatto che vogliate mandare il messaggio che le persone lgbtqi non debbano vergognarsi di dire qual è la loro sessualità (sic!)è di per sé un presupposto omonegativo che non tiene nella debita considerazione che non c'è nulla di cui vergognarci nell'orientamento o nell'identità sessuali non conformi e che gli unici problemi nascono dalla pressione sociale.
A guardare il vostro video sembra che l'unico sforzo debbano farlo le persone lgbtqi come se la difficoltà fosse loro e non della maggioranza omonegativa.
"purtroppo è un limite della lingua italiana: quando i soggetti sono sia maschili che femminili, si usano aggettivi e sostantivi plurali e maschili.."
Si chiama sessismo e può e deve essere evitato.
Vi consiglio Alma Sabatini Il sessismo della lingua italiana 1987.
potevate editare due diverse versioni dello spot con lo slogan al maschile e al femminile
o cercare un slogan che accolga
entrambi i sessi
"Noi non abbiamo problemi a dirlo e tu?"
"Io ci metto la faccia e tu?"
oppure, più salomonicamente, Io Sono pronta. Io sono pronto. E tu?
Scusate per l'errore sulla disciplina di studio. ho già provveduto a correggere.
guardi i sentimenti di vergogna,ci sono,causati inevitabilmente dalla società ma per molti ci sono....e glielo possiamo assicurare dato che questo video è stato concepito e partorito da quasi tutte persone realmente omosessuali....che non si sono sentite minimamente offese da tale video anzi hanno spinto perché venisse diffuso il più possibile.
Per quanto riguarda il problema del sessismo,a nostro avviso non sussiste,in quanto come può ben notare 3 dei soggetti principali del video sono donne! la ragazza lesbica,quella bisessuale e pureil ragazzo trans-gender originariamente era donna...di conseguenza ci pare di aver rappresentato ottimamente entrambi i sessi...inoltre tenga conto che di 9 studenti/studentesse coinvolti/e nel progetto ben 6 sono ragazze.
Non sto negando che esista gente lgbtqi che si vergogna.
Sto solo dicendo che le cause di quetsa vergogna non dipendono dalla condizione di omotransbisessualità di per sé ma dalle pressioni esterne.
Invece dicendo "dai fai coming out non devi vergognarti" omettendo cosa causa l'omonegatività interiorizzata lascia intendere che sia una vergogna oggettiva, che l'omosessualità è cioè invalidante di per sé.
Adesso va bene a dire a chi è ciccione come me di non vergognarsi di esserlo perchè l'obesità che è una malattia è invalidante per la salute, ma un altro paio di maniche è dirlo alle persone lgbtqi.
Per quanto riguarda il sessismo mi riferivo alla lingua come si evince sia da quanto mi rispondete nel commento precedente sia dal titolo del libro da me citato. Non mi sognerei di dire né ho mai scritto che lo spot è sessista ma il claim "io sono pronto" lo è.
Tra l'altro vi propongo pure soluzioni alternative al claim sessista. Chi ha mai parlato di sessismo nella rappresentanza delle persone?
Alessandro, trovo il tuo commento fuori luogo e negativo. Sono ragazzi che si stanno dando da fare, studenti in crescita, persone che alzano un dito, una mano e cercano di prendere una posizione. E tu che fai? Dici loro (metaforicamente) di suicidarsi con la bombola del gas. Scusa ma mi ricordi un vecchio professore universitario che conoscevo, incapace di confrontarsi col mondo, chiuso nella sua retorica. Uno che consigliava sempre il dizionario quando qualcosa non coincideva esattamente con il suo pensiero. Ti prego esci da questo modo di essere. Grazie ai ragazzi invece. Ale spero di non essere frainteso.
Gendibal
Negativo lo è, fuori luogo mi devi spiegare perchè. No sopporto questa retorica dell'accettazione e la critico anche se viene da un gruppo di ragazzi (e ragazze) che sono studenti in crescita, offenderei la loro intelligenza se ne giudicassi i lavori con un metro diverso solo perchè sono studenti.
Che io sia incapace di confrontarmi con il mondo lo pensi tu basandoti non so su che cosa certo non su quello che scrivo qui.
Mi sembra di avere sufficientemente spiegato il mio punto di vista. Non lo condividi? benissimo ma da qui ad accusarmi di paternalismo... ce ne passa.
P.s. nel dizionario non c'è scritto un modo di pensare ma il vero significato delle parole. Se il tuo prof lo consigliava non era per discordanza di idee ma perchè si usavano le parole a sproposito come mi sembra che continui a fare.
Io critico semepre la retorica dell'accettazione che mostra l'omo-negatività come un problema interno dei gay senza mostrarne la causa esterna. Perchè mai dovrei cambiare adesso? Perchè sono ragazzi?
E poi il paternalista sarei io...
Non ho usato la parola paternalista. E fra l'altro non penso affatto che tu lo sia. Non è un'accusa la mia... Non perché sono ragazzi, ma perché sono studenti. Critico la tua critica, se posso permettermi...
Tu dici: Io critico sempre la retorica dell'accettazione che mostra l'omo-negatività come un problema interno dei gay.
Ti dirò, che è un problema interno dei gay. Lo è! Generalizzando naturalmente, e non considerando i casi singoli. Ma nella media, lo è.
Punto.
Gendibal
Voglio dire, per piacere, non è che dicendo al mondo che uno è gay, quello che tu chiami omo-negatività è risolto. Andiamo. L'Italia sta come sta, perché nella media, i cittadini gay (detesto fare queste distinzioni), sono irrisolti. Loro, noi, siamo i primi responsabili dello stato di fatto. Credimi.
Gendibal
Grazie per il tuo commento, Gendibal... credo che tu sia riuscito a cogliere il nostro impegno nella cosa. Il tutto nasce da un progetto di un corso: dovevamo fare qualcosa per cambiare la comunità, e noi ci siamo dati da fare nel nostro piccolo per realizzare questo video... la cosa però ci sta prendendo, tant'è che entro non molto tempo effettueremo, grazie ad un professore, una valutazione d'efficacia, per valutare se effettivamente questo video possa cambiare i pensieri e magari anche i comportamenti delle persone.
Un caro saluto
Tu dici: Io critico sempre la retorica dell'accettazione che mostra l'omo-negatività come un problema interno dei gay.
Ti dirò, che è un problema interno dei gay.
Gendibal questo è un falso ideologico. Esiste una pressione sociale fortissima. Uno stigma. Una omonegativtà nella società.
Sono loro che causano un problema eterno e, DI RIFLESSO, un problema interno
Voglio dire, per piacere, non è che dicendo al mondo che uno è gay, quello che tu chiami omo-negatività è risolto.
Omonegatività non la chiamo io ma la chiamano fior fiore di sociologi e psicologi che vogliono affrancarsi dalle ambiguità semantiche del termine omofobia.
Per il resto QUESTO E' QUELLO CHE DICO IO. E' LA CRITICA CHE FACCIO AGLI E ALLE STUDENTI DEL VIDEO.
Non basta fare coming out per scalfire l'omonegatività.
Meglio. Il coming ut ha un significato politico ma nella società italiana che odia l'omosessualità non si può continuare a rivolgersi solo a chi fa coming out e non a chi discrimina dicendogli di smettere perchè crea disagi psicologici come si fa nel video australiano che ho citato per confronto.
Ma lo hai letto il mio post? Lo hai capito?
Andiamo. L'Italia sta come sta, perché nella media, i cittadini gay (detesto fare queste distinzioni), sono irrisolti. Loro, noi, siamo i primi responsabili dello stato di fatto. Credimi.
Certo Gendibal. Quando la chiesa dice che l'omosessualità è un disordine morale la responsabilità è dei gay che sono irrisolti.
Quando i ragazzi di Torino sono stati aggrediti è perchè sono irrisolti loro mica gli aggressori.
Quando svastichella ha accoltellato Dino era Dino a essere irrisolto mica Svastichella.
Quando nei mass media l'omosessualità viene descritta con clichè discriminatori sono le persone omosessuali a essere irrisolte.
Quando si usa frocio come insulto è sempre per via dei gay che sono irrisolti.
Oppure magari è che se ci sono gay irrisolti è per la pressione sociale enorme che li, ci, fa vivere male COME HA DENUNICATO IL VIDEO AUSTRALIANO.
No vero?
Diamogli addosso la frocio. diciamo che è irissolto. La pressione sociale sterna non esiste. E' il frocio che si crea mille problemi,
è lui che si deve dare una mossa se vuole stare meglio mica la società che deve cambiare.
Mai un po' di solidarità di classe vero? Bisogna sempre accusare chi presumiamo più debole di noi.
L'unico irrisolto che c'è in questa discussione mio caro Gendibal sei tu. Ti compatisco
Scusate ragazzi e ragazze secondo me dovete imparare a accettare le critiche. Io non ho mai detto che non ci avete messo impegno. Sto mettendo in discussione l'efficacia comunicativa sociologica psicologica e politica del vostro spot.
E vi ho dato anche un video di confronto. Non basta rivolgersi alle persone lgbtqi e dire loro di fare coming out. Bisogna che un video pubblico faccia capire a chi lgbtqi non è le condizioni difficili in cui le persone lgbtqi vivono a causa dello stigma. Il vostro spot sembra fare sensibilizzazione solo nella popolazione lgbtqi e non nella maggioranza silenziosa omofoba.
Sono proprio interessato scoprire i risultati della valutazione di efficacia...
Guarda, io credo di essere molto irrisolto. Infatti nel mio commento ho parlato anche di me, usando il noi. Dopodiché il tuo mondo di certezze che proclami ad una a una, mi fa anche un certo effetto, devo dire: un ego al massimo.
PS chi compatisce patisce
Gendibal
certo! E' chiaro agli occhi ti tutti e tutte fra chi individua nella società la discriminazione omonegativa (io) e chi invece la fa risalire all'essere irrisolti delle stesse persone lgbt (irrisolte di per sé non per la pressione sociale) (tu) ha l'ego più problematico.
Immagino che anche la shoà sia colpa degli ebrei irrisolti e le deportazioni dei neri dall'africa dipenda tutta dalla loro "irrisoltezza"... Complimenti per lo stile del tuo pensiero.
Sul patire hai ragione. Devo patire le tue ecolalie...
il caldo dà alla testa mettiamola così.
E per essere ancora più chiaro:
sul tuo blog mi è capitato, non di rado, di leggere post nei quali usavi il termine frocio, con lo stesso disprezzo, lo stesso stigma, (se non peggiore), di quello che rimproveri ai personaggi che hai citato nel tuo commento, dal papa a svastichella.
Attacchi il disprezzo degli altri, e non vedi il tuo. L'equazione: problema eterno e, DI RIFLESSO, un problema interno, fa acqua da tutte le parti. Non c'è un problema esterno che ne causa uno interno. Dipende da mille fattori, e ognuno risponde in modo diverso.
quindi tu neghi che ci sia una discriminazione oggettiva delle persone lgbtqi che oltre a non far accedere agli stessi diritti delle altre persone in base al loro orientamento o identità sessuale (discriminazione) causa loro stress psicologici ?
Per quanto riguarda l'uso del sostantivo frocio IO SONO FROCIO mai sentito un nero rivolgersi ai fratelli col termine dispregiativo Nigger? E' (auto)ironia...
Se poi tu vuoi insinuare che siccome io usando il termine frocio accoltello le persone (svastichella non discrimina... accoltella...) fai pure.
Se insisti in questa menzogna è capace che diventa pure realtà (sai come diceva Goebbels) però tu, dentro di te, sai che stai menando il can per l'aia..
Vedi per te chi critica (io) è come chi discrimina (il vaticano) secondo un'equazione berlusconiana o si è coi froci o si è contro di loro...
Posta un commento