giovedì 17 giugno 2021

Queer bait? No! Perbenismo di un neopuritanesimo tanto pericoloso quanto sciocco. Su Lost Cause di Billie Eilish.

Solitamente il patriarcato legge con scopetto i gesti di affetto amicali tra due uomini. Non sono ancora troppo lontane nel tempo le foto di Zlatan Ibrahimovic e di James Franco nelle quali i due vengono colti in quello che viene definito un momento di intimità con un altro uomo e subito letti come prova evidente di omosessualità.

D'altronde il patriarcato insegna  ai suoi maschi l'interdizione a ogni affettività, figuriamoci quella tra  maschi. 


La stampa in questi due casi chiese d'onde ai due sulla loro sessualità (sic) perché si sa se due uomini si tengono per mano è perché hanno fatto sesso. I sentimenti non c'entrano, mai.

Il tono usato dal giornalista di far page non lasciava dubbi

Se sei gay lo devi dire in fretta, perché non sia mai che abbiamo per idolo un pederasta!
Parole scritte nel 2014 non nel 1980... Eppure...

Oggi la stessa cosa, mutatis mutandis, capita a Billie Eilish, giovane cantante, della quale prima della notizia io francamente ignoravo l'esistenza, rea di avere fatto uscire il 2 giugno scorso questo video.



 

Il video è stato accusato di fare Queer Bait cioè di essere un'esca per le persone lgbt, perché ammiccherebbe al lesbismo senza che Billie sia lesbica. Inutile dire che il queer bait è un'altra cosa, ma vallo a spiegare alle e agli adolescenti del terzo millennio tutti e tutte dissociate e dentro la monade dell'iperindividualismo che pretende un genere e un orientamento diverso per each and everyone.

Naturalmente nel video c'è una ipersessualizzazione delle ragazze anche se il video è stato concepito e diretto dalla stessa Eilish. 

Lo scandalo non riguarda però il tipo di immagine della donna ma l'inopportunità dell'ammiccamento lesbico durante il mese del Pride. 

Capita l'antifona? 

Se delle donne sono tra donne e magari alludono a un bacio stanno scimmiottando il lesbismo. 
Tu che hai un occhio patriarcale tanto quanto quello di chi legge esclusivamente in chiave gay le foto di Ibra e di Franco accusi il video di queerbait.

Effetti del conformismo Queer.

A corroborare questa lettura ci sarebbe una foto postata su Instagram nella quale Billie scrive I love girls, "amo le ragazze". 
Adesso ricordo per chi non parla inglese che anche la figlia dice alla mamma I love you.
Quindi l'amore non è esclusivamente quello sessuale, né quello sentimentale che inerisce anche all'esplorazione dei corpi sessuati.

L'amore può essere anche quello di una donna per le sue altre co-genere. 

Eppure qualche fan cretinə ha pensato che Billie stesse facendo addirittura coming out!

Mentre Billie si sta riferendo a un video nel quale oltre alla sessualizzazione ad uso e consumo del maschio etero (se c'è lesbismo è quello a uso e consumo del maschio che , si sa, si arrapa a vedere due donne che fanno roba) è chiaro che il rapporto descritto tra le protagoniste della clip è quello di solidarietà femminile, di sororanza c'è chi con una malizia tutta sua legge bacio tra donne uguale omosessualità femminile e accusa il video di queerbait

Autoreferenziali come non mai lo stesso gruppo di fan ha pensato bene di trovare la prova di queerbait quando Eilish è stata paparazzata con l'attore  Matthew Tyler Vorce il quale, apriti cielo!, ha usato la N word e si è riferito una persona omosessuale chiamandola faggots (frocio).

Come osa Billie di fare coming out se poi esce con un maschio???

Evidentemente la bisessualità è sconosciuta oltreoceano...

Quini rea di far finta di essere lesbica Billie non solo con un maschio ma con un maschio omofonobo e razzista  E QUINDI E' OMOFOBA E RAZZISTA ANCHE LEI. 

E dopo questa proprietà transitiva lo stesso gruppo di fan bacchettone e anni 50 ha rilevato l'inopportunità della differenza di età tra Billie che ha 19 anni e Matthew che ne ha dieci di più. Non sia mai!!! Lui è troppo grande per lei!
E pensare che stiamo parlando di una cantante pop, di canzonette pop... Non mi fraintendete anche Mina è una cantante di canzonette pop...

Insomma.

Possiamo finalmente dire che la parità dei generi è stata raggiunta!

Donne e uomini state in guardia! 

Una carezza o un bacio di troppo vi renderanno omosessuali (la bisessualità non è contemplata) e vi obbligheranno a mantenere quel comportamento a vita altrimenti vi diranno che fate queerbait. 

E poi ci meravigliamo che negli Stati Uniti si usino le armi con tanta facilità...



lunedì 9 marzo 2020

I film nocivi per la società: 1.54 di Yan England

Ho visto 1.54 (Canada, 2016) opera prima di Yan England non ricordo più come, una citazione, un potrebbe piacerti anche serendipico su internet.

Non importa.

Grazie alla rete riesco a vedere un film altrimenti mai arrivato in Italia che dovrebbe essere un film contro il bullismo.

Ambientato in un liceo, ai giorni nostri, il film vede due studenti  Francis (Robert Naylor) e Tim (Antoine Olivier Pilon), col pallino della chimica (reazioni esplosive\fuochi d'artificio) bullizzati da Jeff  (Lou-Pascal Tremblay) un  compagno di scuola.

Una sera che Tim e Francis dormono fuori casa, dopo aver provato varie reazioni chimiche detonanti e fiammeggianti,  Tim si avvicina a Francis che si è addormentato, per baciarlo sulla bocca ma poi desiste. 
Giorni dopo durante il classico scherzo (lancio di cibo per sporcargli i vestiti) Francis reagisce arrabbiandosi e viene preso in giro da Jeff e accoliti che lo additano come  femminuccia. Francis allora  dice loro che cosa volete che dica che sono frocio? Ebbene sì sono frocio! 
Tim, che assiste alla scena, si meraviglia che l'amico non gli abbia mai detto di essere gay e nega davanti a Jeff e accoliti di esserlo anche lui.  

Francis, non sentendosi spalleggiato dall'amico se ne va da solo, smettendo di frequentare Tim che cerca goffamente e invano di riappacificarsi. 

Dopo essere stato chiuso in uno degli armadietti della scuola dal solito gruppo capeggiato da Jeff, con Tim che non sa reagire alla violenza contro l'amico limitandosi ad assistervi, Francis, non reggendo gli scherzi che dopo il coming out sono aumentati si suicida lanciandosi da un parapetto  davanti a Tim,  che non riesce a dissuaderlo, dopo avergli detto Je t'aime
Non vediamo funerale non vediamo i genitori di Francis. Vediamo solamente una riunione a scuola dalla quale Tim si allontana arrabbiato perché una professoressa sta dicendo che la scuola non incolpa gli e le studenti. 
Però Tim non denuncia Jeff. 
Per vendicarsi di lui,  Tim, che ha le doti da vero sportivo,  gareggia per le selezioni regionali degli 800 metri (il titolo del film deriva dal tempo minimo che bisogna fare per poter competere alle gare: un minuto e 54 secondi) dove si allena anche Jeff. 
Tim aveva rinunciato alle gare dopo la morte della madre (della quale non sappiamo niente e non vediamo nemmeno una foto). 

Tim è forte e riesce a raggiungere Jeff in velocità in poco tempo nonostante Jeff si alleni da molti anni. 
Tim si sente onnipotente, bacia Jennifer, una ragazza che gli fa il filo, davanti a tutti, la quale lo accusa di essere il solito maschilista anche se è gay.
Non puoi baciare una ragazza senza chiederle il permesso gli dice e poi si offre di fargli da copertura. Alla festa di amici del gruppo di allenamento Tim si ubriaca, inizia a vedere Francis tra la gente. Ma è solo un ragazzo che gli assomiglia col quale si apparta per baciarsi. Li sorprende per caso Jeff proprio mentre il ragazzo gli sta facendo un pompino. 
Jeff registra col cellulare l'atto sessuale e ricatta Tim: o abbandona gli allenamenti o il video sarà di pubblico dominio. 
Tim cede al ricatto. 
Quando l'allenatore va a parlare col padre di Tim Tim si allena di nascosto, di notte, sostenuto dall'allenatore e da Jennifer. 
Il giorno della gara Tim sta vincendo ma quando vede tra il pubblico uno dei compari di Jeff col cellulare in mano, capendo il rischio che corre, rallenta lasciando vincere Jeff, non senza che il video diventi di dominio pubblico. 
Il padre di Tim gli dice che lo amerà sempre e non lo amerà mai di meno. 
Tim legge tutti i commenti sui social tra i quali uno dice che anche lui dovrebbe uccidersi come l'altro frocio
Tim medita vendetta. Costruisce una bomba. La mette a una festa come quella in cui si è fatto fare il pompino. 
Jennifer avverte il padre di Tim di un video nel quale Tim annuncia la sua vendetta. Si mettono tutti e due a cercarlo. 


Tim è fuori dalla festa aspettando che la bomba che ha piazzato dentro una borsa esploda. Quando vede  Jennifer entrare nella casa la raggiunge per avvertirla, ma non riesce a parlarle nella calca, Tim allora cerca di avvertire della presenza della bomba. Il suo allarme rimane inascoltato. Tim prende la borsa con dentro la bomba e la porta fuori dalla casa morendo nell'esplosione.
Nell'ultima scena Jennifer, Jeff, il padre di Tim e l'allenatore si fronteggiano seduti a un tavolo nella sua. Il padre di Tim piange dicendo che non è riuscito ad aiutare il figlio. 
Jennifer dice che anche se il suo gesto non era proprio da persona buona si è sacrificato per salvarli dalla bomba mentre Jeff, dispiaciuto, dice che si trattava solo di uno scherzo. 

Un film più reazionario e fascista non poteva essere concepito.

Il film che apparentemente vuole denunciare le dinamiche del bullismo ma che parte da dei presupposti ideologici, falsi, omofobi e fatalisti che ne fanno una pellicola ancora più violenta dello stesso bullismo.

Il film mentre descrive le dinamiche del bullismo si sofferma solamente sulla regola non detta che vale in tutte le scuole del pianeta: mai fare la spia sollevando così da ogni responsabilità chi assiste senza reagire. Questa omertosa complicità al bullismo di Jeff passa inosservata.
Invece il gruppo di pari e pare può fare moltissimo  per contenere l'atto di bullismo non ridendo, non rimanendo ad assistere, smontando l'atto bullistico nel suo nascere senza bisogno di atti d'erotismo o fare la spia.
Un film nel quale il problema del bullismo rimane una questione privata e non pubblica, senza il coinvolgimento del corpo studentesco, del corpo docente, della polizia, dei servizi sociali, del Governo, dei genitori. Che fine hanno fatto i genitori di Francis? possibile che non ritengano la scuola responsabile? Eppure il ragazzo si è suicidando durante l'orario scolastico...
Al film Francis pare una vittima e si sa le vittime che fine fanno Senza possibilità di cambiamento.
Manca nel film  la presenza tanto dei genitori quanto degli e delle insegnanti.
Oltre al padre di Tim e all'allenatore non vediamo mai Jeff in classe, non sappiamo se è stato inquadrato come bullo dal corpo insegnante.
Quando Tim, ancora in stato di onnipotenza, prende a pugni Jeff che lo ha chiamato signorina dal pullman scolastico, l'allenatore  se la prende con entrambi e dice che non ne vuole sapere su chi ha iniziato, sono entrambi nello stesso team sportivo e si devono rispettare anche se non vanno d'accordo.
Invece sappiamo come bisogna trattare il bullo. Sappiamo che non si possono paniere allo stesso modo chi bulina e il bullizzato che reagisce per difesa.
Cosa ne è dei provvedimenti disciplinari?
Non che servano nei casi di bullismo.
Ma manca la scuola nei suoi appararti disciplinari dando l'impressione che non si possa fare nulla per evitare certi comportamenti.
Al suicidio di Francis non segue una indagine della polizia (obbligatoria anche per le leggi Canadesi) non ci sono interventi psicologici verso gli e le studenti.
Non c'è nessuna reazione alla morte sua morte, nemmeno una reazione positiva, evviva il frocio si è ucciso.
Altra ineluttabilità del regista che scrive da solo anche la sceneggiatura.
Per Yan England Tim e Jeff sono da soli.
E' questa è una menzogna ideologica  così disgustosamente fascista da rasentare il reato.
Il film mente. Così come mente quando sentiamo il padre di Tim discutere per telefono col suo avvocato (?) (non sappiamo, non vediamo l'interlocutore) meravigliato che non si possa fare niente contro Jeff.
Davvero? Un video che ritrae un atto sessuale tra minori rimane impunito sulla rete? Ma dove vive Yan England in Salviniland?
Altra menzogna gigantesca.
Nel film il padre ottiene che Tim non vada più a scuola ma finisca l'anno a casa. e la scuola è d'accordo!!!
Quale scuola si comporta così con un fatto tanto grave?
In Canada dal 2011, i consigli delle scuole pubbliche sono legalmente obbligati a denunciare tali incidenti al Ministero della Pubblica Istruzione* eppure niente e nessuno, nessuna, introno a Jeff e Tim agiscono o reagiscono. E questo per il film non è un problema ma l'unica cosa da fare.

In un Paese come il Canada nel quale risulta che uno e una studente su quattro (26%) nelle scuole è oggetto di bullismo, 1.54 non può limitarsi a descrivere la situazione da un punto di vista ideologizzato. 

Perché Yann England fa di Jeff un ragazzo ignaro, inconsapevolmente, che non si rendeva conto di quel che faceva.
 Invece Jeff cercava in ogni modo di impedire a Tim di soffiargli la vittoria, anche con l'arma del ricatto.  Altro che ignaro. Consapevole, e reo meritevole di diversi anni di galera.
Insomma un film sbagliato che dà l'impressione che se non ci fossero i Tim e i Francis le cose andrebbero molto meglio. 
A proposito dove sono gli altri studenti lgbt della scuola?

Io non sono per la censura, ma almeno vieterei questo film ai minori di 18 anni per non permettergli di dire a tutti i ragazzi e ragazze che lo guardano arrangiatevi e crepate come il film fa.
Un film disgustoso, e pensare che condannarono il film di Bertolucci al rogo...
 
Ricordate questo nome: Yan England

Evitate i suoi film come evitate il Corona Virus.




*https://www.corriere.ca/canada/bullismo-rampante-nelle-scuole-del-canada/


lunedì 20 maggio 2019

Calvin Klein, il queer baiting, l'utenza internet lgbt e la stampa

Pare che l'ultimo spot di Calvin Klein abbia fatto indignare il pubblico lgbt della rete, quello stupido dei  bar, stando ai commenti riportati.
La stampa italiota riporta la notizia zoppicando sull'inglese ma in generale chi dovrebbe informare non va minimamente a fondo di quanto implicato  rimanendo sulla superficie di qualcosa che ha dei risvolti inquietanti e corporativisti.

Intanto lo spot.





Il video fa parte di una serie di spot della nuova campagna pubblicitaria della Kelvin Klein sulle note della canzone  Bad Guy della cantante Billie Eilish, nella campagna oltre a Billie compaiono, tra video e immagini – altri e altre testimonial (oggi si dice influencer)  il rapper A$AP Rocky,  Shawn Mendes, reduce dalla campagna precedente, l’attrice transgender Indya Moore, le modelle Kendall Jenner  Bella Hadid e la modella digitale Lil Miquela. Slogan (ma il termine è desueto) della campagna è  I Speak My Truth in #MyCalvins esprimo la mia verità in #MyCalvins che è anche un hashtag.

Nello spot in questione la modella sulla sinistra è  Bella Hadid, quella sulla destra è Lil Miquela un personaggio digitale (che la stampa nostrana chiama, chissà mai perché, robot (??!!?!), un personaggio virtuale, disegnato in cgi, presente su Instagram dal 2016  che conta oggi un milione e mezzo si followers.
Lil è modella e anche una cantante (le sue canzoni si trovano su Spotify).

L'idea dello spot, nel quale  si dice di come la vita consista nell'aprire le porte e creare nuovi sogni che non sapevi esistessero è di fare incontrare due icone femminili , uno reale, l'altro virtuale, e farli baciare.
Il superamento del  confine non sta nel bacio tra due donne (non è certo il primo bacio tra donne nella storia della pubblicità) ma nell'incontro tra una donna in carne e ossa e una virtuale.

Questo incontro epocale però non ha funzionato.

Sarà perché la bellezza artificiale di Lil è così evidentemente digitale, da avere un effetto controproducente come qualcuna ha fatto notare nei commenti su YouTube: ormai la bellezza organica e reale non ci basta più produciamo una bellezza artificiale che non invecchia e non ha i "difetti" delle persone organiche.
In più, aggiungo io, Lil non va pagata, vanno pagate le persone che la animano al computer ma lei non esiste.
La forza lavoro perfetta: pura immagine senza salario.

Il bacio tra queste due donne, una reale l'altra no, non esce dall'alveo dell'erotizzazione della donna a uso e consumo del maschio.
Questo  bacio tra donne  (e non  bacio lesbo come riportano in maniera orrenda la stampa di Torino)  serve a solleticare più l'immaginario collettivo etero maschile che quello femminile come fa anche un altro spot di Calvin Klein ne quale  Bella, da sola,  si sdraia su un cavallo mentre il claim dice I'm fiercely kind cioè sono ferocemente gentile.

Bene direte, allora si è fatto bene a protestare contro lo spot tanto da indurre Calvin Klein a chiedere scusa.

Beh, magari anche no.
Perché le proteste contro lo spot non sono state fatte dal versante della critica al maschilismo o al sessismo. Sono state fatte dal versante lgbtq.

Lo spot è cioè stato accusato di fare queer baiting.
Letteralmente esca per froci e lesbiche.

Molte persone lgbt si sono indignate perchè Lil è un personaggio non una vera persona ed era meglio che a baciare Bella fosse stata una vera lesbica.

 






Adesso questo commento è chiaro se avessero preso due donne bianche le avessero pitturate di nero e le avessero spacciate per afro americane: ci sono un sacco di donne afro americane che avrebbero potuto fare lo spot avrebbe senso da vendere.

Ma ciò che è chiaro con la pelle non lo è con l'orientamento sessuale.
Non c'è un modo per saperlo se non una dichiarazione della persona stessa. Non basta un bacio per fare di una persona una lesbica o un gay.
Anzi il fatto che il bacio tra due donne sia stato letto come il bacio di due donne lesbiche, il fatto  che ci si indigni che dato che una delle due  non esiste e l'altra è etero tolgono lavoro e rappresentanza alle vere lesbiche, è davvero un discorso reazionario, omofobo e disgustoso.

Quante persone si sarebbero lamentate se Lil avesse baciato un uomo? Quante avrebbero detto ci sono un sacco di donne etero che avrebbero potuto  fare lo spot?

Tra l'altro ci si dimentica che il messaggio dello spot  non era un discorso pro lesbiche ma voleva presentare due eccessi: l'incontro tra una donna vera e una virtuale e un bacio tra due donne non lesbiche che, pure, non trovano niente di male a darsi un bacio.

Io continuo a paventare una società dove gli unici baci autorizzati siano quelli tra persone omosessuali.
I baci sono baci chiunque li dia per qualunque motivo.

La critica queer bait, come si legge nell'urban dictionary, nasce dal presupposto, fondatissimo, che se si accenna all'omosessualità nei media senza che i due personaggi, non gli attori o le attrici che li interpretano, ma i personaggi, siano poi  davvero omosessuali cioè, fuori dal corporativismo, se a quel bacio non segue poi un vero interesse, sessuale o relazionale, tra di loro, allora si sta usando lo specchietto per le allodole.

In questa pubblicità  dove le due modelle non interpretano un personaggio ma sono se stesse (beh almeno una perché l'altra non esiste) o, meglio, dove personaggio e interprete coincidono (perché la Bella degli spot è personaggio pubblico non già la persona della vita privata) cambia davvero tanto se a darsi quel bacio sono due lesbiche o no?

Nello spot  non si sta alludendo al fatto che Bella e Lil siano in tresca mentre in realtà non lo sono, si sta mostrando che due donne, qualunque sia il loro orientamento sessuale, hanno tutto il diritto a baciarsi E NON C'E' NIENTE DI MALE.

Questo modo di vedere per scompartimenti stagni se sei donna e ti limoni con un'altra donna sei necessariamente lesbica o dovresti esserlo mi sembra davvero il peggiore esempio di dividi et impera.

Anche chi dice cose sensate poi aggiunge sciocchezze.



1 Smettetela di usare il lesbismo per vendere i vostri vestiti, Noi non siamo  un guarnimento per gli uomini,

2 Avrei dovuto essere io.





Metteteci me. Ecco. Quei fatidici 15 minuti di successo che ora con la rete sono allungati in un eterno presente dove la prima imbecille, il primo cretino possono parlare e dire il niente sotto vuoto spinto.


La risposta che, dopo questa enorme pressione di commenti insensati, ha rilasciato Calvin Klein è altrettanto sconfortante.


Capiamo e riconosciamo come avere qualcuna che si  identifica come eterosessuale coinvolta in un bacio dello stesso sesso possa essere percepito come queerbaiting. 

Quindi al cinema solamente attori e attrici gay possono  interpretare personaggi omosessuali? E,  viceversa attori e attrici gay non possono  interpretare personaggi etero?

Il queer baiting nasce per denunciare veri specchietti per le allodole.

In questo caso son più specchietti per allocche e allocchi.


venerdì 17 maggio 2019

L'omofobia secondo l'Unar e il sottosegretario Spadafora

Da ieri sul canale ufficiale dell'Unar di YouTube si può vedere il nuovo video istituzionale contro
l'omofobia.

  

Dopo aver definito alcune fobie (cheratofobia, paura per i capelli, hilofobia, paura per gli alberi, e cromatofobia, paura per i colori) nel video si introduce  la fobia più irrazionale di tutte, l'omofobia, definendola come paura  irrazionale dell'omosessualità  esortando ad aiutare a farla scomparire. Conclude lo spot il riferimento al 17 Maggio come giornata mondiale contro l'omofobia.

Sul canale youtube non ci sono informazioni su chi ha fatto lo spot.
Lo si presenta semplicemente come una campagna di comunicazione contro l'omofobia 2019. Per saperne qualcosa di più dobbiamo andare su Facebook dove, nella pagina del sottosegretario con delega sulle pari opportunità Vincenzo Spadafora, si legge:

Il 17 maggio ricorre la Giornata internazionale contro l’omobitransfobia. Proprio in questa data, 29 anni fa, l’OMS ha rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. In questo video, in onda da oggi sulle reti Rai e realizzato proprio da Rai Creativa (che ringrazio sentitamente), abbiamo provato a stimolare la discussione sulla irrazionalità dell’omofobia. Una paura che, insieme, dobbiamo riuscire a cancellare, per produrre un ulteriore avanzamento culturale e sociale.

Annoverando l'omofobia  tra le paure irrazionali si svuota di ogni significato politico la parola. L'omofobia, infatti, non denota una paura irrazionale ma una discriminazione.

Non lo diciamo noi.

Lo dice il libro  DisOrientamenti Discriminazione ed esclusione sociale delle persone LGBT a cura di  Carlo D’Ippoliti e Alexander Schuster pubblicato per l'Unar dai tipi della Armando editore, nel 2011,  nel quale  l'omofobia è definita come   discriminazione nei confronti delle persone omosessuali.

Nel libro, che potete consultare sul sito dell'Unar, a pag. 24, si spiega come

(...)  oggi si distingue l’omofobia dalle fobie comunemente intese, mettendone in luce la dimensione di pregiudizio in quanto: a) le emozioni accompagnate alla fobia sono la paura e l’ansia, mentre quelle iscritte al pregiudizio sono l’odio e la rabbia; b) le persone fobiche vivono la loro paura come irragionevole, mentre le persone con pregiudizi credono che la loro ostilità nei confronti di una certa categoria di persone sia giustificata e condivisibile.

Tutt'altro che legata alla paura irrazionale di una singola persona la discriminazione omofobica implica diversi livelli, come si legge a pagina 25 di DiSorinetamenti:

 a) un piano personale, che riguarda le concezioni individuali pregiudizievoli e stereotipiche nei confronti dell’omosessualità; b) un piano interpersonale, che implica la traduzione dei pregiudizi personali in comportamenti; c) un piano sociale, che si esprime attraverso la reiterazione di comunicazioni sociali improntate sulla continua riproposizione di stereotipi su gay e lesbiche; d) un piano istituzionale, che consiste nella discriminazione manifestata più o meno apertamente in istituzioni quali scuola, famiglia, Stato, Chiesa, ecc.

Una complessità dell'omofobia  che questa campagna semplifica e riduce alla sua prima  definizione, quella che diede George Weinberg, nel 1972: la paura delle persone eterosessuali  di trovarsi a stretto contatto con persone omosessuali e/o il disgusto per se stessi.

Eppure anche  Weinberg,  pur annoverando l'omofobia tra le fobie "classiche", ne riconosceva la portata sociale distruttiva e la tendenza a trasformarsi in violenza che  accomuna l'omofobia alla xenofobia non certo alle altre fobie citate nello spot in questione.      

domenica 24 marzo 2019

Skam France, immaginari collettivi e visioni del mondo.

Scusate se torno ancora a parlare di Skam France, ma continuo a notare occasioni mancate e visioni del mondo stereotipate, allineate a un binarismo disgustoso e irricevibile.

Dunque, dopo che Lucas, il ragazzo in questioning (mi piacciono i ragazzi? o le ragazze? o tutt'e due?, ma questa terza opzione Skam France non la contempla proprio) ha detto ai suoi amici e amiche che si è innamorato di Elliott (e il suo migliore amico Yann dopo che Lucas fa coming out con lui se ne va) e amici e amiche lo consigliano di scegliersi un'etichetta (quella gay che per Lucas va bene visto che con le ragazze non lo abbiamo visto tanto felice... come se per capire che non sono emotivamente coinvolto dalle ragazze devo uscire con una. di loro per capirlo...) e Lucas piange e il suo amico gay gli dice che l'armadio è buio e puzza Lucas torna a scuola, dove evidentemente ormai la notizia si è già diffusa, e una sua compagna gli si avvicina...



Adesso, cos'è che Daphné chiede a Lucas, che sta da poco con Elliot, Lucas è vero che tu ed Elliott state insieme (che scopate, fate 69, vi succhiate l'uccello, vi date i bacetti, sono tutte  varianti  accettabili)?

No! Gli chiede è vero che sei gay? 

L'etichetta, non le relazioni.

Un modo di vedere la vita disgustoso che  gli scemeggiatori e le scemeggiatrici applicano con coerenza anche sul coté  hétéro.

E così Arthur non dice a Daphné guarda che a me piacciono le ragazze (come te...) ma, guarda che io sono etero. 

Perché nel patriarcato (nel  quale sceneggiatori e sceneggiatrici sono completamente dentro) essere etero dà diverse garanzie.

1) Se sei etero con le ragazze sai come comportarti (a differenza di Lucas che vediamo impacciato e restio) Corollario (causa di bullismo omofobico) se non ci provi co tutte sei frocio.

2) se sei etero ti piacciono tutte le ragazze non una in particolare (per questo ce provi co tutte).
Così Arthur che è cotto di Daphné non riuscendo a dirle ehi mi piaci (e questo ci sta) le dice sono etero cioè guarda che non ci sono impedimenti per un mio eventuale piacerti che è anche deresponsabilizzante. A me piaci non perché io sono io e mi piaci tu e in questo mio piacerti si esprime la mia persona  con dei gusti estetici e dei sentimenti mi piaci perché, ça va sans dire, sono etero...

3) se sei etero i ragazzi proprio non ti interessano così come, viceversa, se sei un ragazzo gay le ragazze proprio non le guardi e sei uno spreco per noi dice Daphné. Voi...? chiede Lucas, Noi ragazze risponde Daphné arrogandosi il diritto di rappresentatività assoluta che crede di avere facendo parte di una categoria: Daphné è sicuramente una ragazza ma non parla a nome di tutte le ragazze.

Questo universo polarizzato suoi ruoli (etero= mi piacciono tutte le persone dell'altro sesso, omo= mi piacciono tutte le persone del mio stesso  sesso) e aristotelico  (o sei etero o sei gay non c'è una terza possibilità) è un universo dove le nostre personalità non hanno nessun margine di deroga dall'unico, autocratico ruolo monolita.

Siamo individualità solo apparenti perché siamo tutti diversi e tutte diverse nello stesso modo.
La diversità non è guidata dalla nostra datità che è unica come quella di un fiocco di neve, è guidata dall'etichetta.
Un'etichetta che non è mai descrittiva ma sempre prescrittiva. Non ci dice come siamo ma come dobbiamo agire.

Per cui Lucas in quanto gay è uno spreco per le ragazze.

La compagna e la madre di Basile sono entrambe lesbiche (tertium non datur mai che una o entrambe le persone di una coppia dello stesso sesso sia bisex...) e Arthur si meraviglia che Daphné baci Lucas visto che lui è gay: perché ti bacia se sei gay?

certamente questo è un modo di vedere le cose diffuso nella realtà francese quanto in quella italiana. Ma non è l'unico modo di vedere le cose. Chiedo agli scemeggiatori  e alle scemeggiatrici se si rendono conto che usando quesa visione del mondo  per fare qualcosa di carino (ma dai tutti e tutte che accettano Lucas come finocchio...) usando concetti asfittici e patriarcali fanno loro un endorsement pernicioso e fuori tempo massimo. Si ragionava così negli anni 90. Oggi non più, tant'è che Skam Italia (e non solo...) sa fare molto molto ma molto meglio.

Ci si dimentica che le etichette non indicano tutta la datità  ma ne sottolineano un aspetto, una componente che per poter essere guardata può avere come effetto quello di nascondere od occultare altre caratteristiche della datità.

L'etichetta è una mappa non è mai il territorio*.

Non pretendo che Skam France arrivi a queste profondità.

Però esigo un immaginario collettivo meno stantio, meno antico (anni 50) perché se l'armadio puzza ed è buio, l'orizzonte etico degli scemeggiatori e scemeggiatrici di Skam France puzza ancora di più ed è nero come la pece. Nero come il fascismo. Nero come la morte.



*Ecco perché mi arrabbio tanto quando leggo delle nuove etichette io non sono né gay né etero né bisex sono fluido, sono pansessuale agender, gender variant.

Non si mette in discussione l'uniformità postfordista del patriarcato capitalista  contenuta nelle etichette si chiede un nuovo posto al sole creando etichette meno rigide che, contenendo al loro interno quelle precedenti, le confermano clamorosamente.

Anche chi a parole pretende di non essere binario (rotaia?) commette un falso ideologico perché gli orientamenti sessuali sono tre e non due con buona pace dei binari!!! 

Mentre i corpi sessuati dell'essere umano (e donnano) sono morfologicamente due il resto sono sovrapposizioni dei due modelli esistenti e non creano mai sincretismi: nessuna persona intersessuale può fare esperienza  nel medesimo corpo  di un'erezione penica e di un'eiaculazione vaginale.






sabato 23 marzo 2019

Caro Mahmood perché mai chiederti se hai il ragazzo o la ragazza dovrebbe essere una domanda maleducata?



Lo aveva detto Nanni Moretti in Palombella rossa (Italia, 1989) "chi parla male pensa male, e vive male. Bisogna trovare le parole giuste. Le parole sono importanti".

Eccovene un esempio.

Se io a scuola, durante uno dei miei corsi di sensibilizzazione contro le discriminazioni per identità di genere e orientamento sessuale (ma non è più semplice froceria?)  chiedo a un ragazzo se ha un fidanzato o una fidanzata rischio che lui si offenda o si risenta o si imbarazzi perché sembra che io stia insinuando che lui sia gay.

In realtà come spiego quando menziono questa domanda ipotetica, io non sto implicando nulla sto semplicemente prendendo in considerazione una possibilità, annoverando tra le possibilità che quel ragazzo in quel momento stia con qualcuno, ragazzo o ragazza che sia.

Non voglio dire che amare un ragazzo o una ragazza sia la stessa cosa, tutti gli amori sono differenti, ma hanno la stessa dignità e appartengono allo stesso alveo, allo stesso bacino semantico.

Invece generalmente, si deve spiegare, giustificare, dare d'onde solo all'omoerotismo perché solo l'eterosessualità viene concepita di default.

Ecco, invece sono di default tutti e tre gli orientamenti sessuali*, e l'unico modo per agirli di default e di non escludere alcuna possibilità.

Cave canem. Non sto dicendo che bisogna chiedere ma tu sei gay\etero\bisex? Queste etichette possono stare strette, soprattutto a giovani studenti**, ma più in generale a chiunque perché non si limitano al qui e ora, ma ipotecano passato e futuro.

Lasciamo che siano le singole persone a decidere come definirsi, come ha fatto il Tenente Stamets in Star Trek Discovery, quando, al commento di una ufficiale (che proviene da un universo parallelo) che nel suo universo il tenente Stamets non è gay ma fluido e si è divertito anche con lei, lo Stamets di questo universo risponde: Beh io in questo universo e in molti altri universi che conosco sono e rimango gay.

Quando un ragazzo dice di avere un ragazzo non sta necessariamente dicendo che è gay. Può essere bisex, può essere un etero che si è innamorato di un ragazzo per la prima volta, può stare ancora sperimentando, può essere gay ma ancora non volerlo dire perché non si riconosce in tutti gli elementi connotativi della parola gay che vengono percepiti come denotativi.

Essere gay dovrebbe significare solamente che quella persona si innamora e fa sesso con persone dello stesso sesso.

Invece nel bacino semantico occidentale essere gay significa (implica)  anche altre cose.

1) Se sei un ragazzo gay ci provi con tutti gli altri ragazzi, perché, si crede che, se ti piace Francesco, non ti piace perché è Francesco cioè quello specifico essere umano di sesso maschile lì, con le fossette e gli occhi marroni, ma ti piace Francesco perché è un maschio e a te, in quanto gay, ti piacciono tutti i maschi e solamente i maschi.

2) Se sei un ragazzo gay e ti piacciono solamente i maschi significa anche  che "non ti piacciono le donne".

Ora ci possono essere ragazzi cui questi corollari li rivendicano con orgoglio, un po' perché pensano così di rivendicare il diritto a sottrarsi dall'obbligo patriarcale per i maschi di provarci con tutte le donne (tranne mamma)  un po' perché in quanto maschi (si rimane  maschi del patriarcato anche quando si è gay) si coltiva la misoginia e quale migliore tributo misogino di dire (come fa Stamets) io con le donne mai?

Insomma quando chiedo a un ragazzo hai la ragazza? hai il ragazzo? non gli sto chiedendo in maniera indiretta sei etero o gay? Voglio solo sapere se è innamorato e di chi. Perché se è innamorato lo vuole dire al mondo intero.

Dovrebbe esser libero di dirlo  mondo intero.
Non già sono gay come fanno fare a Lucas in Skam France, ma sono innamorato di...*** 

Questo perché l'orientamento sessuale non si esplica e finisce con noi che siamo gay piuttosto che etero (e mai bisex perché la bisessualità è esclusa da questa diade)****   ma coinvolge sempre una persona, concreta in carne ed ossa, oppure, se ancora non abbiamo intessuto relazioni, una persona ideale perché non ci piacciono mai tutti i ragazzi (tutte le ragazze) ma solo certi tipi, insindacabili  che piacciono a noi.

Chiedere a Lucas se è gay mette tra parentesi il suo amore per Elliott (che è il suo ragazzo di adesso) e generalizza sulla condizione di persona alla quale piacciono i ragazzi (sì, ma quali?).

Perché al di là delle etichette sono le persone quelle che ci fanno innamorare non gli orientamenti sessuali.

Perché se dico sono gay mi sto uniformando se dico sono innamorato di Paolo, faccio sesso con Gianluca, mi sono messo insieme con Daniele, ti sto parlando di me e dei miei amori.

Per questo la dichiarazione di Alessandro Mahmoud, in arte Mamhood, riportata dal corriere è infelice e irricevibile
Io sono fidanzato, ma troverei poco educata la domanda se ho una fidanzata o un fidanzato. Specificare significa già creare una distinzione. 
A sostegno di questa affermazione incomprensibile e ipocrita (se amo lo voglio gridare al mondo) Mahmood spiega, dopo aver messo le mani avanti, Io non ho mai detto di essere gay   che
«La mia è una generazione che non rileva differenze se hai la pelle di un certo colore o se ami qualcuno di un sesso o di un altro». 
Se davvero non ci fosse differenza dovrebbe venire naturale cogliere ogni possibilità, dirla apertamente senza tema di ricevere reazioni negative.

Non è vero che le persone eterosessuali non dicono mai che sono etero.
Hanno costruito una società che lo ribadisce in ogni istante in ogni occasione nelle istituzioni stesse. Quelle istituzioni che faticosamente si sta cercando di ampliare non di duplicare. Come il matrimonio, che rimane sempre lo stesso ma aperto anche alle coppie dello stesso sesso.

E se ci si sposa perché mai è maleducato chiedere se hai un marito o una moglie?

Facciamo nostre le parole di  Federico Boni su Gay.it!
Caro Mahmood, che tu sia gay, etero, fluido o bisessuale a noi importa fino ad un certo punto. Libero di vivere la tua vita privata come meglio credi, ed eventualmente di non raccontarla, ma sarebbe il caso di evitare fastidiosi voli pindarici per provare a motivare quel silenzio, quella mancata verità. Perché così facendo si finisce per prendere in giro un’intera comunità che tutta questa inclusione, questa parità di diritti, questo ‘volemose bene’ generazionale, fatica persino ad immaginarla. 

Un mondo di iene quello che esiste fuori da quello che Mahmood pretende, e che costruisce "notizie" sul niente come fa Diva e donna (il Cairo editore) che pubblica questa foto con questo commento. Nemmeno la dignità del fidanzato, dell'innamorato, del ragazzo, ma l'amico del cuore, quella perifrasi  piena di sottintesi che sminuisce e fa la differenza.
Se Mahmood, in quanto personaggio pubblico, avesse parlato avrebbe potuto difendersi meglio da questi attacchi omofobi e pruriginosi.  

Ha molta più classe James Franco al quale pure attribuiscono quell'orientamento sessuale lì che, nel 2016,  ha risposto sul time magazine alla constatazione di essere un gay cock tease così

There is a bit of overfocusing on my sexuality, both by the straight press and the gay press, and so the first question is why do they care? Well, because I’m a celebrity, so I guess they care who I’m having sex with. But if your definition of gay and straight is who I sleep with, then I guess you could say I’m a gay c—k tease. It’s where my allegiance lies, where my sensibilities lie, how I define myself. Yeah, I’m a little gay, and there’s a gay James*****

Solo i fanatici e le fanatiche di Linneo potrebbero dedurne una ammissione di omosessualità.
Franco se ne frega, perché lui sa chi è, e si comporta come meglio crede senza dover dare spiegazioni a chicchessia.

Se i tanti Mahmood fossero leggeri come Franco allora quel mondo preteso e che resta inventato perché non esiste contribuirebbero davvero a costruirlo un po', invece di sentirsi offesi se si chiede loro ma tu hai il ragazzo o la ragazza?

E le nuove etichette inutili e perniciose come quella di fluid servono solamente ai cretini come Michele Bravi a dire che
Non vorrei usare etichette, appartengono alle vecchie generazioni e discendono da un modo di ragionare che considero superato e anche un po’ discriminatorio. Preferisco parlare di relazioni fluide. Non ho bisogno di fare coming out perché nessun giovane si stupisce che mi sia innamorato di un ragazzo, e penso che nessuno dei miei coetanei si tirerebbe indietro se gli capitasse di provare un’emozione per una persona dello stesso sesso“.   
Cari e care giovani della nuova generazione vi dimenticate troppo facilmente che se potete giocare così con la vita delle persone (la loro esistenza, la loro visibilità) è perché ci sono stati tanti ragazzi e tante ragazze nelle generazioni precedenti che hanno rischiato e hanno ricevuto botte, ingiurie minacce e sono anche state uccise perché voi poteste gingillarvi così tra definizioni idiote e birignao infantili col piedino sollevato che pensate di potervi permettere perché siete "famosi".

Scusate se vi tiro per la giacca, ma, ricordate, le parole sono importanti.

Perché chi parla male pensa male e vive male, proprio come voi.

















*Checché (checche?) se ne dica irrido le etichette che pretendono di ampliare gli orientamenti sessuali, come fluid, o pansessuale, perché invece di integrare escludono e rispondono a una psicosi classificatoria che non nasce dall'esigenza di mettere tutti e tutte sullo stesso piano ma di creare individualità monadiche basate su un personalismo post fordista il cui scopo è quello di dividere et imperare  (libertà non è esprimere se stessi e se stesse,  libertà è partecipazione).

** seguo il suggerimento di Alma Sabatini e uso studente come parola epicena gli studenti le studenti e non uso quel studentesse che mi pare non necessaria.

*** In Skam France quando finalmente Lucas ed Elliot fanno l'amore, e la notizia gira, una sua compagna di scuola lo incontra e non gli chiede ma allora è vero che tu ed Elliot statale insieme? Gli chiede ma allora è vero che sei gay? 

**** non so come Giovanni dall'Orto faccia a dire il contrario, che queste due categorie implicano la bisessualità...

***** C'è un po  troppa attenzione  sulla mia sessualità, sia da parte della stampa etero che da parte i quella gay e  la prima domanda è che gliene importa?  Beh, perché io sono una celebrità, quindi immagino che a loro importi con chi faccio sesso. Ma se la tua definizione di gay e etero si basa sulle persone con cui vado a letto, allora immagino che potresti dire che sono attraggo molto i ragazzi gay anche se non ci vado a letto. È dove risiede la mia fedeltà, dove risiede la mia sensibilità, come mi definisco. Sì, sono un po 'gay, e c'è un James gay.

mercoledì 20 marzo 2019

L'omissione della bisessualità, gran brutto vizio, anche di bitchyf.it

Il post di bitchyf.it non è recente, portando la data del 7 gennaio scorso,  ma l'errore (orrore) rimane là in tutta la sua assordante bifobia.

Sto parlando del post di Fabiano Minacci sulla terza stagione di Skam France, che, alla data di pubblicazione, non era ancora nemmeno cominciata.

Come ho già avuto modo di dire, protagonisti della terza stagione di Skam France sono Lucas, ancora in questioning, e Elliott, che sta per concludere una storia con una ragazza con la quale è stato parecchio tempo.
 
Minacci nel definire i due giovani e la loro relazione amorosa usa l'accetta e usa gay come aggettivo e come sostantivo in maniera non solo discriminatoria ma mendace.
in Francia sta per debuttare la terza stagione che racconterà proprio l’amore omosessuale fra Lucas ed Elliot. 
L'amore è amore, anche quando è tra due ragazzi. L'aggettivo omosessuale non serve.

Se significa "dello stesso sesso" è inutile perché è chiaro che Lucas e Elliot siano due nomi maschili.

Se omosessuale significa di orientamento sessuale gay e lesbico di nuovo a che serve questa specificazione? L'amore non ha orientamento sessuale. E' amore e basta.
Casomai sono le persone che amano ad averne uno.
E qui casca l'asino.

Perché se Lucas dopo un percorso pieno di dubbi e dinieghi si sceglie l'etichetta gay (è il suo amico Mickaël a suggerirgli di scegliersene una) Elliott proviene da una storia di lunga data con una ragazza ed è quindi più bisex che gay.

Non per Minacci che, nel titolo, lo definisce "personaggio gay".

Non contento, nel testo, insiste riferendosi a Lucas ed Elliot come "coppia gay" che non significa niente (casomai coppia omosessuale nel senso coppia di ragazzi) visto che non è la coppia ad avere orientamento sessuale ma solo i suoi componenti e che, in ogni caso, uno dei due è bisex.
...a meno che Minacci non interesse dire coppia felice...

Nel 2017 queste semplificazioni vanno denunciante nel loro vizio ideologico e nell'artata volontà di censurare la bisessualità che non viene nemmeno presa in considerazione.

Ma c'è di più.

In questa vocazione classificatoria si rischia di cancellare l'individualità di Elliott e Lucas, il cui amore è unico, come l'amore di ogni persona per un altra o altre persone, e ridurlo alla categoria amore gay, che  non significa nulla, banalizza l'amore di Elliot e Lucas, mettendolo in uno stesso fittizio e mendace calderone.

D'altronde non ci sogneremmo mai di definire l'amore di Romeo e Giulietta amore etero, perché Romeo e Giulietta sono Romeo e Giulietta e il fatto di dirli etero non ci fornisce  alcuna informazione in più.

Lo stesso vale anche per Lucas ed Elliott.

Chi usa le etichette (male) danneggia anche te. Digli (dille) di smettere. Capito Minacci?








sabato 9 marzo 2019

Skam France molto peggio (pire) di Skam Italia

No, non è sciovinismo, anche perché non ci tengo, ma  dopo aver visto quel piccolo miracolo che è stata la seconda stagione di Skam Italia che ha anticipato la tematica gaia  che era alla terza stagione tanto nello Skam originale norvegese quanto  in quello  francese, dopo aver visto quel piccolo (per la durata) capolavoro dicevo a vedere l'omologo francese non posso non storcere il naso.

Per chi non conoscesse nulla di Skam facciamo un passo indietro.


Skam (che in norvegese significa vergogna)  è una web-serie (cioè una serie che viene pubblicata online e non trasmessa in tv) che racconta la vita di un gruppo di adolescenti di un liceo di Oslo, pubblicata online sul sito RNK. La serie è stata ideata da Julie Andem. Ogni stagione è dedicata allo sviluppo di una storia principale tra due personaggi con la costellazione di personaggi secondari, che diventano protagonisti di un'altra stagione.

Caratteristica della web serie è avere intanto episodi dalla lunghezza variabile (dai 20 ai 60 minuti). Ogni episodio è di lunghezza variabile perché è composta da diverse clip che tutte insieme costruiscono racconto di più ampio respiro. 
Ogni singola clip è distinta da una data e un orario (mercoledì 18.14) e viene postata online esattamente a quella data. 
Ogni venerdì tutte nuove le clip vengono accorpate in un episodio che viene postato online. 

Non solo ma a seguire o prima di  ogni singola clip ci sono tracce lasciate sui social (instagram piuttosto che facebook) nel quale dei profili ufficiali dei personaggi della serie rilasciano foto, commenti, schermate di conversazione whatsapp contribuendo allo sviluppo della storia.

Io ho visto lo skam norvegese dopo mentre ho seguito quello italiano mentre andava in onda (lo so termine inappropriato...)  e vi assicuro che l'impatto emotivo di vedere i commenti dei personaggi della serie su whastapp (ti iscrivevi al canale ufficiale) in tempo reale era molto molto coinvolgente e fidelizzante.
A parte la novità di avere una clip ogni giorno (certi giorni anche più di una) c'era sempre una foto una conversazione whatsapp (per tacere delle imagini non ufficiali di un fandom variegato che popolava i social) che ti faceva compagnia.

Lo skam italiano è andato online sul network di Tim. Se non eri abbonato a Timvision potevi vedere ogni singola clip fin tanto che non subentrava la successiva e l'episodio settimanale il lunedì (chi si abbonava il venerdì precedente)

Attenzione SPOILER.

Pur interessantissima la formula narrativa non è il motivo per cui vi parlo di Skam. 

Ve ne parlo per la trama perché la terza stagione (seconda per l'italia) di ogni versione di Skam  (ci sono Skam in Italia, Francia, Usa, Germania, Spagna, Olanda...) racconta una storia d'amore tra due ragazzi, uno bisex e l'altro che sta finalmente capendo che gli piacciono i ragazzi, riempiendo un vuoto enorme nell'immaginario collettivo dei ragazzi (non è un maschile inclusivo)  adolescenti che si innamorano di altri ragazzi...

Se non conoscete la serie non leggete oltre e correte a guardarla. 
Se continuate la lettura vi rovinate la sorpresa. Poi non dite che non ve l'ho detto...

Dunque.

I ragazzi che si innamorano sono molto belli a partire dallo Skam originale. Belli però non come gli americani ma belli come possono esserlo normali ragazzi...















Eccovi i due protagonisti dello Skam originale (andato online nel 2016) dove Isak Valtersen (timido e che ha in passato provato a farsi storie con ragazze) interpretato da Tarjei Sandvik Moe  che nel 2016 aveva 18 anni, si innamora suo malgrado dell'estroverso Even (interpretato da  Henrik Holm che nel 2016 aveva ne 21 di anni) che prima lo fa innamorare poi torna con la sua ragazza  (che aveva giurato di aver lasciato per stare con lui) gettando Isak nella disperazione più totale (solo chi ci è passato può comprendere l'umiliazione di vedere il tuo ragazzo col quale hai già fatto l'amore tra le braccia di una ragazza... e io ci sono passato...). 
Poi si scopre che Even è bipolare e quando va su di giri si spoglia e va nudo in giro per Oslo...

Anche quelli di Skam Italia (creata da  Ludovico Bessegato) sono molto belli.
Eccovi Niccolò (interpretato dal 25enne Rocco Fasano)  e Martino (Federico Cesari 21 anni) rispettivamente nei ruoli di Evan dei Isak. 

Altro elemento di interesse delle varie incarnazioni di Skam è vedere l'estro creativo di chi ha rimesso mano alla serie che pur rispettando il canone si concede variazioni dettate dalla cultura e dal gusto personale.

Facciamo subito un confronto per capire il respiro culturale di queste web series 





Questo è il trailer ufficiale dello skam originale che annuncia la terza stagione.



Notevole vero?
Quanti di noi ragazzi abbiamo capito che ci piacevano i ragazzi nello spogliatoio di scuola?
C'è un posto migliore dello spogliatoio per mostrare ragazzi in mutande con un minimo di giustificazione? E quel latte che esplode e stizza in faccia a Isak?
Anche la canzone non è a caso è Waiting di Niels Bech il cui testo dice ho provato ad essere amato ma nessuno mi ama cosa c'è di strano in me?
Capita l'antifona? Ah Bech è dichiaratamente gay ma questo non gli impedisce di tenere concerti presso la corte reale norvegese...

Ora vediamo l'omologo trailer della seconda stagione di skam italia




Da rimanere senza fiato. A parte l'idea geniale di trasformare il latte in crema abbronzante, il mare! ecco un'altra location dove si è poco vestiti, qui è forse più chiara la dinamica tutta maschia del patriarcato degli scherzi tra amici (maschi) e intanto ci si tocca.. (non una omosessualità latente che per mè è metafisica ma un omoerotismo indotto dal patriarcato, perché se consideri un altro maschio come te come unico pari l'omosessualità è il più grande tabù e deve rimanere simbolica perché se cortocircuita in quella concreta tutto il patriarcato cade come un castello di carte... ma sto divangando).

La prima volta che ho visto il trailer sono rimasto senza fiato: non solo per la sua bellezza ma per la sua efficacia emotiva.    Ho sentito l'emozione di Martino mentre si dice cazzo me piacciono i ragazzi. e a differenza di Isak che già vagheggia possibili storie Martino non sembra molto contento forse perché l'Italia non è la Norvegia...

Capolavoro anche la canzone che, no, non è di Bindi come si può pensare, ma di Gino Paoli Un uomo vero (contenuta nell'album del 1961 Il cielo in una stanza) il cui testo sono un uomo vero perché ti amo e tu ami me  si colora di note sinistre a causa dell'omofobia interiorizzata di Martino indotta da quella pubblica sostenuta fianco dalle istituzioni...

Insomma un capolavoro.

Ora non voglio fare il confronto con il trailer di Skam France perché giocherei sporco.

Il trailer in questione infatti (lo potete vedere qui)  ha tutt'altra impostazione e si concentra sul punto di vista di Elliot anche se poi la stagione segue quello di Lucas.

Altra incarnazione sempre di due ragazzi belli. Lucas (interpretato da Axel Auriant classe 21 anni) e Elliott (il 24enne Maxence Danet-Fauvel).

Però la versione francese, creata da  Cyril Tysz, Clémence Lebatteux, Karen Guillorel e Julien Capron è davvero di caratura inferiore.

Ve lo dimostro subito. Userò come confronto Skam Italia e non l'originale per dimostrare che non si tratta di una differenza della copia ma proprio di scarsa fantasia e beata omofobia di chi ha creato il remake.

In tutte le serie (originale compresa) quando Isak\Martino|Lucas scopre che il suo innamorato col quale ha già dormito insieme è tornato con la sua ragazza litiga coi suoi amici etero di sempre.

Finché Martino/Lucas racconta finalmente al suo migliore amico come stanno le cose.

Ecco la clip italiana.


 Il corrispettivo francese dovete vedervelo qui ...


Una differenza abbisale!

Giovanni si chiede se Martino sia innamorato di lui (e la cosa non lo mette a disagio) e Yann, il migliore amico di Lucas,  sembra invece sollevato dal fatto di non essere lui l'oggetto d'ore di Lucas  e poi che fa? Se ne va.
Classico cliché da film a tematica dove l'amico frocio si confida col suo migliore amico etero e questo scappa perché ha paura e poi torna chiedendo scusa.

Che è quello che fa  Yann con una giustificazione da soap opera.

Anche stavolta la clip dovete vederla qui perché l'incorporo per skam france non è consentito...

Yann prima gli dice che non ha problema con i gay (les homos) ma Lucas non gli ha detto che è gay, gli ha detto che gli piace Elliott.
Poi gli dice che è lusingato dal fatto di piacergli ma non vorrebbe che cambiassero le cose tra di loro perché è il suo migliore amico.
E poi gli dice che se ne è andato perché Lucas prima di dirlo a lui che è homos lo ha detto a mezza scuola... Capite?

Ora non fai fraintendete. Che questa reazione sia possibile è talmente vero che è diventata un cliché di tanti film a tematica degli ultimi 30 anni.
Addirittura nel film con personaggi adulti, come il recente Perfetti sconosciuti (Italia, 2016) di Paolo Genovese di adulti  nel quale quando Cosimo scopre che Lele è gay si inalbera perché non glielo ha mai detto...
Ma che questi francesi sprovveduti pensino bene di approntare lo stesso cliché invece di trovare una soluzione originale e nuova (come quella, tenerissima, di Skam Italia) che dia un po' di speranza ai tanti ragazzi che oggi devono dirlo al loro migliore amico etero beh questo è imperdonabile.

Invece di dire come fa Skam Italia, ditelo che tanto il vostro amico vi capirà, Skam France avverte, se lo dite è normale che il vostro amico etero reagisca così ma è tutto normale.

Tutto normale un corno!

Ma non finisce qui. Questa clip  giustifica suo malgrado gli atteggiamenti omofobi di Yann.
Infatti Yann a un certo chiede scusa a  Lucas perché gli ha dato del gay per scherzare, ma gli giura, non sapeva.

Capita l'antifona? Io non faccio battute omofobe non perché sono sbagliate a prescindere ma solo se c'è qualcuno che si offende. Come se a offendersi di una battuta omofoba siano solo i gay...

Quindi se do della mignotta alla madre degli sceneggiatori di Skam France, siccome la loro madre mignotta non è, lei (e loro) non si dovrebbe offendere...
E se invece si scopre che lo è io mi scuso è dico ah scusate ma non sapevo...


Se secondo Yann (cioè secondo chi ha scritto questi dialoghi) si offendono solamente les homos vuol dire che la battuta di per sé è neutra e non coinvolgi un portato di odio e pregiudizio ma diventa tale solo quando ferisce la sensibilità altrui. Che, si sa, i froci sono sensibili.   

Da vomitare, possibilmente in faccia ai e alle dementi che hanno scritto questa scemeggiatura.

Anni luce separano  l'accoglienza di Giovanni che addirittura fa un commento sull'avvenenza di Niccolò (e Martino basisce) e l'omofobia giustificata di Yann tutto incentrato sul suo ego da primadonna che si infastidisce che Lucas non lo abbia detto a lui per primo. A sentire come ragiona  chissà mai perché avrebbe dovuto.

Lo scivolone però sta altrove. Perché mentre in Skam italia la scena è tutta incentrata su Martino e sulla legittimazione del suo amore (quello splendido e finale però secondo me Niccolò la tipa la deve lasciare) in Skam France l'argomento principale non è l'accoglienza di un amore omoerotico ma alla comprensione della sensibilità da elefante (nel negozio di cristalli) del personaggio etero.

e questo non crea un immaginario collettivo includete per i ragazzi che si innamorano di ragazzi ma giustifica l'omofobia come incidente di percorso. E questo è davvero criminale.

Quello propalato da Skam France è un immaginario collettivo di merda, vecchio, stantio e asfittico che dalla Francia non ci si aspetterebbe e invece eccolo lì.

Ancora non ci credo che Skam Italia sia stato fatto con tanta intelligenza e amore mentre quello francese con un pressappochismo irricevibile e da rispedire al mittente...

Grazie Ludovico!






sabato 1 dicembre 2018

L'hiv, la carica virale zero, e la possibilità di fare sesso non protetto con le persone sieropositive.



Nella giornata mondiale della lotta contro l'Aids  parliamo del video della campagna nazionale di Arcigay contro l'aids e  lo stigma delle persone sieropositive.

Vediamolo.




La prima considerazione, in ordine di evidenza, è la ridicolaggine di quell'asterisco per evitare il maschile inclusivo di tutti quando si poteva dire benissimo tutti e tutte.
Son 5 lettere sempre meglio di una soluzione grafica impronunciabile (come leggi o dici tutt*?).

L'asterisco comunque non evita il participio di sierocoinvolti che rimane al maschile per cui il problema non viene risolto...

Ma al di là dell'antisessismo, visto che nel video ci sono solo maschi  che fanno sesso con maschi che si rivolgono ad altri maschi che fanno sesso con maschi   (come se di uomini sieropositivi che fanno sesso con donne  non ce ne fossero e sì che sono il 25% dei nuovi casi di diagnosi di Hiv in italia...) perché diavolo quel tutt*???

Sembra un vezzo, o un tic linguistico, appreso ma non capito, e che si riproduce senza sapere davvero il perché.
Insomma non un buon segno per la validità comunicativa dello spot e della campagna.

Che dice lo spot?
Che le persone sieropositive in terapia antiretrovirale con Hiv non rilevabile  non possono trasmettere il virus. Con tanto di dottore che conferma questa affermazione.

Adesso, nessuna persona sieropositiva può trasmettere il virus se ci si fa sesso protetto.

Quindi quello che lo spot dice è che se si fa sesso non protetto con persone sieropositive a viremia
(carica virale)  zero  (dove zero vuol  dire non rilevabile non che il virus non c'è) non si trasmette il virus.

Il fatto di fare sesso non protetto lo spot non lo dice.
Dice semplicemente fare sesso con...
Ambiguo.
Disinformante.
Proditorio.
Pericoloso

Un implicito che mi risulta indigesto.

L'ISS ha appena rilasciato i dati sui nuovi contagi del 2017 e il numero di maschi cui è diagnosticata la sieropositività è costante rispetto gli scorsi anni e non in diminuzione come nel resto d'Europa...

Eppure anche nel resto di Europa si parla dei rischi relativamente bassi in caso di sesso non protetto con persone a viremia zero.

Però in quei siti si spiega sempre bene che



come ricorda, per esempio, il sito ufficiale svizzero di informazione sull'aids aids.ch.


Per sapere che i farmaci vengono assunti regolarmente, che i valori vengono controllati regolarmente e che la viremia è zero, devo  come minimo conoscere la persona al punto tale o da sapere che queste cose avvengono davvero perché magari la accompagno ai controlli oppure anche se non la accompagno  se la persona me lo dice mi posso fidare.

Insomma se faccio sesso   con una persona sieropositiva e le condizioni di cui sopra ci sono e, aggiungo io, quando questa persona  fa sesso con estranei (cioè persone di cui ignora la presenza delle tre condizioni) lo fa protetto, posso decidere di fare sesso non protetto.

Il rischio è minimo.

Minimo e non zero perché nessun medico può dire che la possibilità biologica di trasmissione non esista.
Stiamo parlando di una percentuale bassissima, prossima allo zero ma non nulla.

E' una decisione personale e insindacabile, quando però è basata su una infromazione vera e concreta.

Una decisione che posso prendere solamente quando conosco la persona abbastanza bene.

Una situazione di fiducia che ho quando con una persona non dico di starci in coppia ma che almeno conosco bene.
Non il caso di una persona appena incontrata o che conosco poco e con la quale mi incontro per  un sano divertente e godibile sesso. Sesso per il quale non posso permettermi il lusso di non usare il profilattico perché il profilattico è la mia unica vera protezione.

E non dimentichiamo che il profilattico non protegge solamente dall'hiv...

Altrimenti succede che io sieronegativo che faccio sesso non protetto col mio partner sieropositivo non mi prendo l'hiv ma la sifilide sì perché lui, il mio compagno a carica virale  zero, si è fatto fare un pompino da un ragazzo che aveva la sifilide, se l'è presa,  e manco lo sapeva...

E questo vale anche al contrario.

Magari io sieronegativo mi prendo la sifilide senza saperlo e senza saperlo la passo al mio compagno sieropositivo per il quale una seconda infezione sessualmente trasmessa, è sempre più pericolosa che se a prenderla è una persona sieronegativa...

Insomma per fidarmi delle persone sieropositive non è importante sapere che lui l'hiv non può passarmelo ma che se uso il profilattico non può passarmi proprio niente!

Capisco il diritto sacrosanto di essere protetti dallo stigma, ma a me questo spot più che un inno a fare sesso con persone sieropositive sia un inno a fare sesso non protetto.

E non dico che questo non vada fatto ma che quando lo facciamo è sempre a nostro rischio e pericolo.

Perché non tutti hanno la fortuna di un partner a viremia zero.
E poi non c'è solo l'hiv...

Uno spot fatto solamente per le coppie sierodiscordanti che non ne hanno bisogno visto che sono state già sufficientemente informate nei centri hiv.

Non è ancora il caso di far passare il sesso non protetto come una possibilità legittima anche in quei rari casi in cui è così.

Perché se ci prendiamo l'hiv ancora così in tanti è perché facciamo sesso non protetto magari con gente che nemmeno sa di avercelo l'hiv figuriamoci se a viremia  zero.

Allora di che stiamo parlando?


lunedì 28 maggio 2018

Plaire, aimer et courir vite appunti per una recensione

Chissà se uscirà mai in Italia Plaire, courir et aimer vite (t.l Piacere, amare e correre veloce) (Francia, 2017) di  Christophe Honoré uno dei più bei film sull'omoerotismo e i rapporti sessuali tra uomini del nuovo millennio ci sia capitato di vedere, dopo Le chanson d’amour (Francia, 2004) sempre suo...

Ambientato nell’estate del 1993 Plaire, courir et aimer vite racconta della fine della vita di Jacques (Pierre Deladochamps), uno scrittore di successo la cui sieropositività si sta conclamando in sida, e dell’inizio della vita omoamorosa di Arthur (Vincent Lacoste) che alterna la frequentazione di Nadine (Adéle  Wismes) con i rimorchi sessuali nei luoghi di battuage della città di Rennes.

Anche Jacques ha avuto frequentazioni etero tanto da scappargli un giovane figlio che abita con lui e assiste senza trauma ferire alle frequentazioni paterne, non più di rimorchio, ma relazionali.

I protagonisti del film, nonostante le relazioni interpersonali fuori da ogni schema e scevri da qualunque contrapposizione etero-omo, sono  personaggi solitari (single) per vocazione intellettuale, a cominciare dal migliore amico di Jacque, Mathieu (Denis Podalidés) troppo preso dal suo lavoro per coltivare relazioni amorose.

Honoré coglie nel segno quando descrive questi omosessuali del secolo scorso come persone incapaci di coniugare sesso amore e amicizia nello stesso rapporto. 
Lo dice un ex di Jacques a Lolo, il figlio di Jacques, quando gli spiega di amare suo padre ma di essere un amico (e non certo per pudore nei confronti del dodicenne) e non un innamorato.

In una scena esemplare e indimenticabile Jacques, al telefono, ruba del tempo ad Arthur in un momento di pausa di un rimorchio sessuale con un ragazzo molto bello (che lascia ad attendere nel suo letto, languido) mentre ascolta al telefono i riferimenti letterari che l'amico  gli propone a proposito del rimorchio biondo.

Quel che lega Jacques e Arthur non è il sesso ma un'amicizia che va al di là del sesso, esattamente come succede ai maschi etero capaci di rinunciare momentaneamente alla figa per interesse amicale.

Certo l’interesse di Jacques e Arthur l’un per l’altro è basato su una attrazione anche erotica che normalmente tra amici etero non c’è (e a leggercela per forza si compie atto di omonegatività) ma il film ci mostra bene come,  nell’alveo del rimorchio omoerotico di fine 900, il sesso rimane performance e non trova mai il modo per tradursi in ginnastica amorosa.

Manca a questi personaggi quell’immaginario collettivo che fa credere loro possibile che le persone con cui scopi tu le possa amare mentre ci scopi e non tramite i sentimenti dell’amicizia in una contrapposizione tra identità di genere che ricalca quelle etero tra maschi e femmine.

E tanto ci basta per queste note scritte di fretta la mattina al risveglio nel balcone della splendida casa parigina che ho affittato stavolta.

Unico rammarico per questo bel film e triste (Jacques rinuncerà ad Arthur, senza spiegarglielo, perché non vuole affrontare l’aids con lui ma da solo) è la totale mancanza di un côté politico. 

Come se i froci malati di aids non abbiano fatto comunella e non si siano sostenuti a vicenda come invece bene ci ha mostrato 120 battement  par minute di Campillo al quale però preferiamo comunque  il film di Honoré.

Meraviglioso  il côté letterario del film che spazia tra Rimbaud e Koltes  mentre vedere Arthur che si lascia distrarre dalla letteratura trascurando un giovane in carne ed ossa che lo attende a letto è credibile solo in Francia. 

Ed è anche per questo che ci vengo sempre, ogni volta che posso, per coltivare aspirazioni tradite dalla mia estrazione nazionale.

(ultima modica 17-3-2019)

sabato 24 marzo 2018

Mina, l'icona.


Ricorrono i 40 anni dall'addio alle scene di Mina, siglato dai concerti dell'estate 1978 registrati album usciti quello stesso autunno.

Un addio mai davvero definitivo (Mina continua a "comparire" in radio, sui quotidiani e i settimanali, per tacere di Mina in studio del 2001) ma comunque fondamentale per una cantante: niente più concerti, niente più partecipazioni televisive o cinematografiche, niente.

Nell'iconosfera a cavallo tra due millenni Mina riesce  però a mantenere viva una riconoscibilità visiva normalmente consegnata alle icone immortali perché decedute e dunque immutabili.

I tratti fisionomici della signora Mazzini (il naso aquilino, i nei sulla guancia destra, gli occhi privi di sopracciglia, le mani che volano sul viso e intorno) sono immediatamente riconoscibili come il basco del Che e la capigliatura bionda di Marilyn.

L'iconizzazione del volto di Mina non è costruita sulla cancellazione del suo volto di dopo come nel caso di Garbo (Greta, non il cantante) che si è sottratta a qualunque foto da una certa età in poi, di fatto scomparendo.

Dopo l'addio alle scene di Mina abbiamo continuato a vedere  foto ufficiose e rubate, foto nelle quali era grassa, dimagrita, sorridente, infuriata, col doppiomento, senza, complice certa  stampa scandalistica che ha continuato a massacrarla (un aborto spontaneo e un tentativo di suicidio tra le invenzioni, disgustose, di Stop negli anni 80).

Ci sono  poi  le copertine dei suoi album  nelle quali, accanto a immagini bizzarre (alle quali ci ha abituate da sempre, dalla scimmia del 1971 ai cerchi concentrici di Cinquemilaquarantatré) Mina ha declinato il suo volto nelle forme d'arte più varie,  dalla barba di Salomè alla cinepresa di Sorelle Lumière passando per una delle migliori copertine, non solo sue, ma in generale, che è la testa calva di Attila cui l'aliena di Moeba è in qualche modo discendente.

L'assenza di Mina dalle scene non è mai stata silenziosa, e non solo per i dischi che ha continuato a sfornare a cadenza annuale finché la distribuzione non ci ha messo lo zampino  mettendo fine fine  uno dei Guinness mai eguagliati né  mai riconosciuti: dal 1964 anno del primo lp sino al 2003 Mina ha pubblicato almeno un lp all'anno, con punte di tre, dischi di brani di nuova incisione, tra cover e inediti, una prolificità che non ci risulta sia stata nemmeno lontanamente sfiorata  da chicchessia(1).

Nonostante  la sua assenza fisica Mina ha continuato ad abitare il mondo dell'immagine diventando l'icona di se stessa, o, meglio, scomparendo come personaggio fisico e rimanendo ufficialmente riconoscibile solo in icona.

Ogni foto rubata (anche le immagini video di Canale Cinque che la riprendono mentre chiama sguaiata suo nipote Axel - Aaaaaaaaaaaaaxxxeeeeeeellllllllllll - sicuramente da lei autorizzate) conferma e rimanda all'immaginario ufficiale,  quello del suo volto sempre uguale a sue stesso non perché immutabile,  imperituro ma perché trasfigurato  da un'aura di minosa iconicità  che lo rende sempre omologo. Mina capovolge i rapporto tra immagine concreta e icona.

Non è l'icona a conformarsi all'immagine reale è quella reale a essere riconosciuta come Mina perchè conforme all'icona.

Ogni immagine di Mina è una declinazione diversa di certi tratti inconfondibili tramite i quali la riconosciamo sempre, per il resto c'è il nome.

La Mina iconica  esiste e resiste  perché è il minimo comune denominatore di una Mina altrimenti camaleontica, mora poi bionda, magra, magrissima poi muliebre  (parlo della mina prima del ritiro dalle scene).

Nel presentarsi icona identica a se stessa Mina riafferma la sua continua e continuata presenza nell'immaginario collettivo italiano (2).

Dalla pasta Barilla degli anni 60 alla cedrata Tassoni dei 70  mentre si fa testimonial di prodotti commerciali  Mina colonizza le pubblicità con la sua presenza fisica e musicale, di cantante e di canzoni, complice un format pubblicitario che distingueva l'intrattenimento dal messaggio meramente pubblicitario.

E' in questi anni che Mina affina e definisce quei tratti distintivi dell'icona,  una icona così potente da potersi permettere una copertina con la foto di una scimmia e il suo nome.

Dopo l'addio alle scene la presenza in icona di Mina non è quasi mai  legata alla promozione di un album da "vendere".

Mina con la sua presenza iconica "vende" (conferma) l'icona  non qualche suo disco.

Le pubblicità fatte anche dopo l'addio alle scene non sono mai state  per i suoi dischi ma per qualche prodotto.

Anche negli anni della tv commerciale (non di Stato) Mina ha usato i format pubblicitari lunghi, quelli dello sponsor, dove non si fa direttamente pubblicità del prodotto ma è quel marchio che si lega a lei creando l'evento.

Fu così per Wind  nei primissimi anni 2000 (con tanto di due Ep  prodotti ad hoc, uno solo dei quali, chissà perché, entrato nella sua discografia ufficiale), è stato così più di recente per Fiat (anche lì con uscita di un singolo con la canzone usata come "brano" più che come Jingle) e poi di nuovo per Barilla.

E così che Mina, nel 2018, si traghetta verso l'ottuagenario (il prossimo 25 Marzo compie 78 anni, auguri!) con quella che, in superficie, è solamente una operazione promozionale ma che, a ben  vedere, è qualcosa di più e, soprattutto, di completamente diverso.

Durante le 5 serate di Sanremo 2018 Mina inanella altrettanti spot per la Tim nei quali non appare solamente in voce e in canzone, come per l'anno precedente,  ma anche visivamente, prima timidamente, ritratta da dietro, e poi, per la serata finale del festival, in una apoteosi digitale che la vede piombare sul palco dell'Ariston.

Il meccanismo narrativo è semplice e furbo  allo stesso tempo. Mina è un'aliena che giunge da un'altra galassia e, per arrivare in tempo all'Ariston si scarica  come avatar all'Ariston cantando la cover di  Another Day of Sun.

Un essere alto tre metri dalle testa conica (già vista nelle serate precedenti) con il volto  e le mani e le braccia inconfondibilmente di Mina. 

Il riferimento iconografico è alla copertina di Piccolino del 2011 ma l'interessante è il rapporto tra aliena e la sua immagine scaricata, che istaura un elegante e riuscitissimo parallelo;  Mina in carne ed ossa sta alla sua icona proprio come l'Aliena sta alla sua  proiezione olografica.

L'aliena  non è scesa sul palco dell'Ariston in carne ed ossa (o di quel che è fatta in quanto aliena) ma come immagine. 

Proprio come Mina che continua a calcare le scene da icona.

Un aliena\Mina in immagine tramite la quale la donna e la cantante Mina riesce a proporsi in maniera credibile col sembiante di sempre
 iconizzato negli  anni 70)  anche  50 anni dopo.

L'aliena Mina è altamente riconoscibile e la sua somiglianza non confonde ma conferma.

Mina riesce a non invecchiare non perché sconfigge l'invecchiamento i cui segni  minimi ma evidenti si fanno sentire anche nella sua voce che non può -  per ovvie ragioni organiche -essere la stessa di 50 anni fa anche se si è mantenuta straordinariamente bene.

A Mina non interessa rimanere giovane, Mina riesce credibile nella versione aliena perchè la sua forza e la sua icastica autorevolezza le permettono di approntare un dispositivo iconico che è  riconoscibile e riconosciuto dal pubblico, ancora.

Paradossalmente una Mina invecchiata e più aderente  all'immagine concreta della donna di oggi, qualunque essa sia, non sarebbe  plausibile, perché non conforme ai segni iconici che non possono che  essere quelli  riprodotti sempre uguali a se stessi.

A differenza di tutte le donne dello spettacolo che sono ricorse alla chirurgia plastica per apparire giovani, risultando deturpate da mascheroni costruiti dal bisturi di chirurgi misogini e criminali, Mina è riuscita a bypassare l'invecchiamento perché la riconoscibilità è nei tratti iconici noti e, bien sur, nella sua voce.


Stavolta però Mina chiude il cerchio.

La sua presenza autoiconizzante a Sanremo diventa l'involontaria anticipazione del nuovo disco Moeba  annunciato i primi di Marzo nel quale l'aliena iconica di Tim campeggia in copertina.

Così non solo Mina più che testimonial di Tim è l'evento di cui Tim è occasione, ma l'intera operazione diventa a sua volta prodromo pubblicitario di un suo disco.

E anche in questo Mina detiene un primato da Guinness, credo sia infatti l'unica artista che venga pagata per fare pubblicità a un suo disco...

Certo chapeau agli e alle esecutive dei progetti pubblicitari ma  l'amor che move il sole e l'altre stelle  è lei, una urlatrice che sovvertì il panorama ingessato della musica italiana e che, 60 anni dopo, sta ancora lì, avendo musicalmente ancora molto da dire Moeba lo dimostra in maniera sorprendentemente efficace.

E pensare  che c'è ancora chi le chiama solo canzonette...    














1)  I frocetti misogini e saputelli che pretendono che Mina abbia fatto  un disco nuovo ogni tanto riempiendo il mercato di compilation di suoi brani anni 60 si informino meglio: Mina non ha il controllo dei brani anni '60 e non è responsabile  di quelle compilation che costituiscono una discografia parallela e ufficiosa.

2) Quale contenitore mediale migliore del Festival della canzone italiana da lei frequentato anche molto dopo  le sue apparizioni come cantante che si limitano al biennio 61-62 ?  Dalla sigla di Sanremo 84 con Rose su Rose al Nessun dorma presentata a Sanremo 2009 come lancio pubblicitario del suo album melomane Sulla tua bocca lo dirò).