Nel 1993, Peter Steiner sul New Yorker disegnò una vignetta che ritrae un cane davanti al computer con sotto scritto: Su Internet, nessuno sa che sei un cane” Una frase diventata il simbolo dell’anonimità che si può avere sulla rete.
Purtroppo siamo state tutti vittime di questo anonimato.
E' stato scoperto infatti che Amina Araf la blogger che tutti credevamo arrestata dalle forze dell'ordine siriane non è mai esistita. A gestire il suo blog e a spacciarsi per lei è Tom MacMaster un americano di 40 anni, della Georgia che per 4 mesi si è finto una coraggiosa dissidente siriana.
Lo ha confessato lui stesso quando, messo alle strette da alcuni quotidiani e molti siti internet, ha pubblicato un post sul blog di Amina intitolato “Scuse ai lettori” firmandolo col suo vero nome Tom MacMaster, Istanbul, Turchia, 12 giugno 2011 dove l'uomo si è recato in vacanza con la moglie.
Non mi aspettavo un livello di attenzione del genere - scrive sul blog-. Mentre il personaggio era di fantasia, i fatti raccontati su questo blog sono veri e non fuorvianti rispetto alla situazione sul campo. Io credo di non aver danneggiato nessuno. Gli eventi vengono plasmati dalle persone che li vivono su base quotidiana. Ho solo cercato di gettare luce su di essi per un pubblico occidentale. Questa esperienza ha tristemente confermato i mio modo di sentire riguardo alla copertura spesso superficiale del Medio Oriente e la presenza pervasiva di forme di Orientalismo liberale. In ogni caso sono rimasto profondamente toccato dalle reazioni dei lettori.
Il primo indizio sulla vera identità di Amina sono state le sue foto che sono risultate falseessendo di una ragazza londinese, Jelena Lecic come scrive il Wall Street Journal. Prego che Amina ritorni sana e salva alla sua famiglia ma è chiaro che io non sono lei, nonostante la mia foto sia legata a questa storia, ha detto Lecic in un comunicato stampa.
Il Washington Post e il sito Electronic Intifada hanno seguito alcune tracce che portavano fino a MacMaster e a sua moglie Britta Froelicher. Dapprima i due hanno negato tutto. Poi, domenica sera, poco prima della pubblicazione del post, Froelicher ha confessato: Siamo in vacanza in Turchia e vogliamo solo stare tranquilli e non avere a che fare con la follia del momento. MacMaster ha inviato un email al sito Electronic Intifada, in cui afferma: Faremo una prima intervista con un giornalista di nostra scelta tra 12-24 ore. Dopodiché prenderemo in considerazione gli altri media.
I primi sospetti sono emersi quando si è scoperto che un forum su Yahoo, chiamato “thecrescentland”, era stato creato da qualcuno che usava il nickname ”Amina” e che aveva fornito l’indirizzo di una abitazione a Stone Mountain, in Georgia. Il cui proprietario è proprio Thomas MacMaster, che risultava residente lì con la moglie fino al settembre 2010 (aveva invitato via Facebook gli amici per un barbecue).
MacMaster aveva annunciato su Facebook (e illustrato con foto) il suo trasferimento all’Università di Edinburgo (per un master). La moglie Britta Froelicher partita con lui per seguire corsi sullo “sviluppo economico siriano”.
Nell’album fotografico online della donna c’erano foto di un viaggio dei due in Siria (oscurate ieri notte) e almeno una delle immagini era stata utilizzata anche da “Amina” nel blog.
Il sito Lez Get Real che ospita il blog di “Amina” ha rivelato che aveva notato che l’indirizzo IP dal quale i post erano stati scritti rimandava all’Università di Edinburgo, ma non vi aveva dato peso perché "Amina" aveva detto (via email) di usare un proxy anonimo per mascherare il luogo reale da cui digitava (come fanno molti blogger dissidenti).
Anche se questa immensa bufala fa parte dei rischi della rete e ci si è messo poco a scoprire la verità mi stupisco ancora della millanteria della gente, e non mi riferisco al solo MacMaster ma anche a una delle fan del sito che si è spacciata per fidanzata di Amina. Certo quel che colpisce è la verosimiglianza di quanto raccontato e che casi simili già in passato sono successi veramente.
Certo è che su internet passa di tutto e bisogna verificare tre volte prima di credere veramente a quel che si legge. Una doccia fredda per tutt* ma anche un monito per il futuro.
(questo post è costituito sull'articolo, rimaneggiato, di Viviana Mazza pubblicato su il corriere della sera)
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