"Ma cosa hai da lamentarti?", mi chiede un amico su Faccialibro, leggendo il mio post precedente. Lui crede che ci sia rimasto male di non aver trovato stranieri da intervistare prima della partenza del corteo, e che abbia rotto gli occhiali perchè di stranieri ce n'erano eccome, solo che, dice, non li ho visti io. Crede che mi lamenti solo di questo e io invece mi lamento di ben altro! Ora che tutto è (finalmente!) finito, in attesa dei risultati sul referendum, issue molto più importante della riuscita di questo pride..., provo a rispondere così, all'impronta, a questa domanda, ampliandola dal significato originale col quale il mio amico me l'aveva fatta e espandendola a tutto il pride.
Di che ti lamenti?
1) il localismo italiano. Questo pride sembrava un pride locale, al limite nazionale, ma del tutto italiano. Non basta la presenza di cittadini europei, non basta nemmeno quella di militanza dei vari gruppi e associazioni venuti da tutta Europa (c'è un elenco degli accreditati, degli aderenti?). E' stato pensato uno spazio dove incontrarsi, confrontarsi, parlarsi? Come dite, c'erano i quattro chioschi con la bira e la pizza, a 7 euro e 50 del Pride Park?!?! Io parlo di uno spazio politico. Nulla si è fatto per rendere questo pride europeo oltre al suo nome. Sul palco del dopo sfilata le solite drag che fanno tanto colore (locale) ma che di politico non hanno (più) nulla. Vi immaginate la loro pochezza se non ci fosse stata Lady Gaga? Pochezza di idee a partire dal manifesto politico il peggiore a memoria di pride italiano, il più pavido, omocentrato, privo di una vera analisi politica che vada al di la della froceria.
Un pride tutto in italiano in barba a chi l'italiano non lo parla. D'altronde NESSUNO DI NOI PARLA INGLESE! E allora chi ha capito cosa ha detto sabato sera Lady Gaga? Nessuno a leggere la traduzione che gira per la rete...
2) Rivendicazioni politiche.
Dopo il discorso di Lady Gaga in inglese Praitano e Patanè hanno leccato il culo a chi ha dato loro soldi e/o patrocini: regione provincia e comune, ringraziandoli profusamente (facendo finta di dimenticare le dichiarazioni omofobiche di Alemanno e Polverini...) e non ringraziando (ma che modo democristiano di parlare) il parlamento che non ci fa una leggina (uffa sob)!
Non una critica ai tagli alla cultura, alla politica di controllo dei flussi migratori, ai non riconoscimenti alle famiglie di fatto etero, non una critica alle condizioni economiche degli operai che prendono stipendi dimezzati rispetto il resto d'Europa, nessuna critica ai tagli alla scuola, nessuna esortazione ad andare a votare al referendum (senza esprimere una dichiarazione di voto, ma ricordare di farlo...).
Questo Pride vive in un mondo parallelo avulso dal resto d'Italia, d'Europa e del mondo, dove tutte le froce sono contente se una tipa qualunque che ha avuto la fortuna di conquistare l'attenzione dei media con azzeccate strategie di marketing è lì, privilegiata com'è, piena di soldi com'è, a dirci che noi poveri gay e lesbiche siamo poveri e emarginati.
3) Il liberismo di questo pride.
A cominciare dallo sfruttamento dei volontari e delle volontarie che non hanno percepito un centesimo (i soldi servivano a pagare l'hotel a Lady Gaga...) nemmeno l'obolo di stagista, secondo lo stesso principio di sfruttamento dei padroni. E allora la CGLIL avrebbe fatto bene a pensarci prima di aderire a questo pride che è stato organizzato con lo stesso principio di sfruttamento dei padroni (e pensare che c'è chi ha avuto la faccia tosta di fare un pezzo su di loro ma che bel contentino!!!).
Un pride tutto consumi (a prezzi non certo da festa dell'unità) e pochi contenuti politici e culturali (gli eventi proposti al Pride Park seguiti da poca gente e tutti rigorosamente in italiano) non certo pensati per una comunità internazionale ma per i soliti quattro gatti che invece di andare a ballare vogliono pensare...
Ballo sballo e sesso (le saune romane facevano orario continuato...) per tacere dei 600 euro che si pagava all'organizzazione per ogni carro (ce n'erano 35...).
4) Lo spessore politico della parata. Slogan? Pensiero rivendicativo? Manifesto diffuso e discusso? Ma no si è partecipato alla parata cantando RAFFAELLA CARRA' come si va a Cannes o a Venezia, perchè è un evento mondano e si sa la mondanità è frocia.
E invece di fare la rivoluzione francese perchè raiuno manda la diretta del pride solo perchè c'è Lady Gaga ce ne compiacciamo come di una conquista acquisita. Infatti appena Gaga finisce, tutti vanno via, di corsa, pronti a riversarsi alla festa al Palalottomatica (per la modica cifra di 30 euro).
Un pride che è lo specchio di un paese svuotato di cultura e di politica, senza curiosità né spirito critico, totalmente obnubilato dall'agenda setting della televisione attraverso i cui occhi si cerca di leggere un mondo complesso con lenti di plastica finte di un consumismo che si spaccia per benessere mentre asfissia le ultime menti libere.
5) Le lotte interne del movimento, per cui una parte si sente di non riconsocere la parte avversaria e non gli permette in quanto realtà associativa consolidata di partecipare al pride perchè non riconosciuta (da chi?).
E' tutto merito di Praitano e Patanè ai quali non interessa fare un discorso politico (Presidente! Lei ha portato a Roma un dittatore, noi abbiamo portato Lady Gaga!) ma incassare il successo mediatico di un pride fatto a colpi di ospiti e lustrini e dove la politica è al minimo storico.
6) Il tutto sulle spalle della comunità glbt, pessima gestione di una rappresentanza che non ha più ragione di essere, svuotata com'è da qualunque contenuto che non sia la discoteca e il bere e le sigarette (siamo il paese europeo col più alto numero di tabagisti e alcolisti).
Perché io che non rappresento che me stesso (e che non sono nessuno) a un incontro organizzato dal Coordinamento Roma Pride sono potuto intervenire senza problemi, mentre al comitato stesso non è stata data possibilità di partecipare (magnanima democrazia italiana) al pride.
E questi sono solo i primi punti che mi vengono così, a caldo, per cui ci sarebbe da lamentarsi.
E ora torniamo alle cose serie e vediamo i risultai del referendum.
9 commenti:
Proprio quello che intendevo io. Bravo Ale.
concordo praticamente in tutto ma trovo l'insieme un po' ingeneroso... forse perché vorrei più generosità e non perché "se la meritino" ;)
Forse è ingeneroso per chi ha partecipato al Pride che è di tutt* ma non credo per chi l'ha pensato e organizzato... O meglio quella è l'unica ingenerosità di cui mi rammarico!
vogliamo parlare del mitico MIT e del mitico Libellula? non erano le colonne portanti delle istanze trans? io non ho sentito una emerita cippa in merito alle istanze trans, ed il documento politico era , a dir poco, ridicolo.
Bene , allora, il pride roma 2010, bene, allora, a dar voce a TUTTI, bene, allora che il pride non lo organizzi chi vuole farci mercimonio.
Veramente le istanze trans mi sembravano la cosa più chiara e adeguata del documento politico del Roma Europride. Ma forse questo lo sembra solo a me... Non colgo bene, temo, il senso della tua chiusa...
A dire il vero le istanze trans erano (sembravano?) chiare anche sul palco.
Quello che come al solito ho notato è che fossero sempre e solo le istanze dellE trans. Di f2m nemmeno l'ombra... come al solito
@Ale: si forse intendevo quello che dici tu :)
@ Andrea Verissimo! Posso dire provocatoriamente che la misoginia ha mille volti? :P
se per istanze intendete le cazzate dette dal mit allora si.
io per istanze intendevo ben altro.Onestamente a me non mi frega nulla ne' del diritto al battonaggio ( che piu' che diritto mi pare la condanna che la societa' ci impone) ne' delle altre stronzate dette.
Forse quello che disse Luxuria lo scorso anno era ben meglio, o forse io , da trans, dico cazzate?
Serena stavolta l'ingenerosa sei tu :)
Non è stato detto solo del "battonaggio" anche se sicuramente non è stato detto abbastanza ma sul documento c'era un bel po' di roba (poi magari non essendo trans non mi rendo nemmeno conto se sia sufficiente o meno).
Secondo me quello che ha detto l'anno scorso Vladimir era tanta roba ma pare che sia stato mal digerito da molte/i/* [per far contento Ale ;)] ... magari però anche qui la mancanza è mia :)
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