Così l'Huffington Post riporta le parole di Galan, senatore Pdl che in settimana presenterà in parlamento una proposta di legge sulle unioni omoaffettive.
“Non si chiamano matrimoni come in Francia, ma è solo un fatto semantico. Sono previste forti analogie al matrimonio per quanto riguarda diritti e doveri, perché i gay devono essere cittadini come tutti”.
In un solo periodo Galan riesce a proporre una semplificazione della questione del matrimonio esteso anche alle coppie dello stesso sesso sbagliata e discriminatoria in linea con l'informazione italiana il movimento lgbt e anche i singoli e le singole blogger.
In Francia non è stato istituito un nuovo istituto giuridico è stato esteso quello già esistente anche alle coppie dello stesso sesso.
Quindi non si deve parlare più di matrimonio gay come continua a fare tutta la stampa (anche manifesto parla di matrimonio tra omosessuali che sarebbe come dire matrimonio tra extracomunitari, tra ebrei, tra neri, etc.) ma di matrimonio e basta.
Lo stesso matrimonio.
Siccome però una etichetta con su scritto mio è proprio nell'animo umano (e donnano) una volta capito che si tratta dello stesso matrimonio blogger e movimento hanno scelto il sempre inutile ma meno dannoso aggettivo egualitario.
Matrimonio egualitario, meno scorretto di matrimonio gay ma sempre scorretto.
L'unica forma corretta è matrimonio tra persone dello stesso sesso (e non importa l'orientamento sessuale delle medesime...).
Comunque.
Se le unioni che propone Galan hanno forti analogie col matrimonio vuol dire che non matrimonio non sono infatti sono una partnership dedicata, cioè esclusivamente concessa alle coppie dello stesso sesso (laddove non si richiede di specificare l'orientamento sessuale).
Dunque una sorta di unione civile per froci e lesbiche dalla quale le coppie etero (=di sesso diverso) sono escluse.
Qualche frocia misogina e querula dirà: beh ci discriminano tanto a noi una volta tanto anche un po' per loro. Bell'andazzo! Come se una discriminazione ne risarcisse un'altra...
Continua Galan: I gay devono essere cittadini come tutti.
I gay. Non le lesbiche, non le persone bisessuali.
E' strano come, mentre si ribadisce che siamo tutti cittadini e cittadine allo stesso modo, si pensa a istituire un istituto giuridico ad hoc "per noi".
Se io sono cittadino come Santanchè perchè lei ha il matrimonio e io un'altra legge?
Il punto è che non esistono diritti gay ma solo diritti negati ai gay (e lesbiche e bisex e transgender e queer e intersex) etichette che, qualunque significato abbiano, hanno serie conseguenze non perchè le persone sono diverse in base a loro ma perchè in base loro vengono discriminate.
Io non sono gay perchè sono diverso. Vengo considerato diverso perchè sono gay.
Se è vero che dobbiamo arrivare al diritto all'indifferenza e dunque a non dover specificare chi amo e con chi mi sposo devo poter accedere alle leggi e comportarmi in pubblico come fan tutti e tutte: dunque matrimonio (l'unico esistente) e pubbliche effusioni, nello stesso grado e cono lo stesso limite di decenza delle effusioni tra persone di sesso diverso.
Questa semplificazione menzognera di Galan andrebbe fatta notare, almeno tra le righe, e invece tutti, tutte e ognuno, ognuna, si adeguano a una liena di pensiero discriminatoria e terzosessista.
Così l'Huffington fa una domanda a Galan che contiene una mistificazione e una semplificazione fatte passare in silenzio.
Galan, la sua proposta si chiama “Gay and lesbian partnership”, ovvero “unioni omoaffettive”. Non era meglio chiamarla matrimonio?Da dove salta fuori la traduzione italiana di unioni omoaffettive da Gay and lesbian partnership è un mistero.
Partnership gay e lesbica è la traduzione più letterale possibile (perchè parntership non lo si traduce con unione...).
Il punto è un altro.
La partnership è un istituto giuridico diverso dal matrimonio che esiste in Inghilterra e in Germania (dove lo hanno usato Paola Concia e Ricarda Trautmann che non si sono sposate perchè in Germania l'estensione del matrimonio ancora non c'è) e ciò non ha impedito di arrivare all'estensione del matrimonio per legge.
Quindi è sbagliato, mendace e proditorio che il giornalista dell'Huffington chieda se non era meglio chiamarlo matrimonio.
Partnership e matrimonio sono due cose diverse.
Che si abbia almeno il coraggio delle proprie opinioni e si dica apertamente che si crede che piuttosto che non ottenere mai l'estensione del matrimonio è meglio creare un istituto ad hoc.
Lo voleva Cathy La Torre e chissà se lo vuole ancora.
Uno può essere d'accordo o meno ma almeno che non ci si inganni facendone solo una questione di nomi.
Non è una questione di forma ma di sostanza!
Galan, al quale fa comodo la domanda ricevuta, perchè ratifica come uguali i due istituti diversi invece di rispondere onestamente non lo possiamo chiamare matrimonio perchè è un'altra cosa, risponde una mezza verità.
Non è un fatto di nomi. I nomi sono diversi, ma la sostanza è simile.Simile, non uguale...
Come può vedere ci sono analoghi diritti e doveri del matrimonio previsto dal nostro codice civile. È, di fatto, la stessa cosa: abbiamo evitato di impiccarci all’aspetto più mediatico e di andare al dunque, prevedendo delle procedure semplificate. In questa fase è importante il principio. Mi ha fatto piacere, ad esempio, che una come Paola Concia, che non ha un approccio ideologico condivida la mia iniziativa.Infatti Paola si è accontentata della Partnership quando si è sposata in Germania con la sua compagna (perchè Trautmann non è giuridicamente sua moglie).
Va beh, direte, che t'aspetti dal gruppo L'Espresso, quello di Repubblica, quello dei giornalisti che non sanno nemmeno scrivere in Italiano?
Il movimento? Le associazioni? I e le blogger? Che dicono?
Darling Michele se la prende con l'aggettivo omoaffettivo perchè teme che in una unione omoaffettiva non ci si possa più inculare o succhiare il cazzo (leggete, leggete lui è solo un po' più allusivo di me...) ma dello scippo del matrimonio sostituito da una partnership non se ne accorge proprio.
Elfobruno che recentemente ha scritto
parli di matrimoni “omosessuali”, errore comune dal quale nessuno scappa – anch’io usavo la locuzione “matrimonio gay” – complici anche i media, a cominciare da quello che ha ospitato la tua lettera, e la loro sciatteria linguistica e culturale.ancora non si è pronunciato su Galan.
Il matrimonio, qualora dovesse aprirsi anche a gay e lesbiche in Italia, non muterebbe “natura” in relazione a chi vi dovesse accedere per coronare il suo progetto di vita. Sarebbe sempre e solo matrimonio. La differenza starebbe nel fatto che mentre adesso è riservato solo a una parte della popolazione – maggioritaria, ma non totale – qualora divenisse “per tutti e per tutte” sarebbe un diritto globale e quindi totalmente egualitario. Per questo si preferisce chiamarlo “matrimonio egualitario” in quei paesi dove è già stato approvato.
Roberto Russo su QueerBlog non si accorge che si tratta di un istituto giuridico diverso e si chiede
perché si continui a dire che tutti siamo uguali e poi, però, si presentano disegni di legge che parlano di “unioni omoaffettive” e non di “matrimonio”.come fosse una questione di nome e non di sostanza.
Che queste unioni affettive non abbiano nulla a che vedere nella sostanza e anche nel principio lo capisce Oliari, gay di destra che su Gay Lib scrive
Le Unioni omoaffettive, una risposta alternativa e rispettosa dei nostri valori per il programma di un centrodestra moderno ed europeo.Accordo tra due persone dello stesso sesso per regolare i rapporti personali e patrimoniali della loro vita in comune. Ecco come il ddl definisce le unioni omoaffettive.
Ben diversamente alla definizione di matrimonio dello Zingarelli (fonte ecnciclopedia Treccani
accordo fra un uomo e una donna stipulato alla presenza di un ufficiale dello stato civile o di un ministro di culto, con cui i soggetti contraenti si impegnano a instaurare e mantenere fra essi una comunanza di vita e di interessi" (i neretti sono miei)Comunanza di vita e interessi ecco quello che rende diverso il matrimonio dalle unioni regolano i rapporti personali e patrimoniali ma non dichiarano davanti al mondo davanti alla società coniugale che fanno famiglia.
Flavio Romani di Arcigay pur riconoscendo che la partnership non è il matrimonio continua a usare una terminologia confusa dicendo
A parte la grammatica (allargamento alle e non per) o il matrimonio è per le copie dello stesso sesso (qualunque ne sia l'orientamento sessuale) oppure si tratta di far accedere al matrimonio le persone omosessuali (e solo quelle, eh!) ma dati gli svarioni che il suo ufficio stampa gli scrive da quando si è insediato già un miracolo che non abbia parlato di matrimoni gay...
La proposta, al di là del brutto nome, non raggiunge evidentemente quel minimo comun denominatore di diritti e doveri che chiediamo, e che sta nella banalissimo accesso agli omosessuali al matrimonio civile. Solo l'allargamento al matrimonio civile per le coppie dello stesso sesso garantisce la piena parità. (fonte cinemagay)
Queste unioni omoaffettive sono discriminatorie, perchè previste solo per le coppie dello stesso sesso, perchè non consentono le adozioni e non sono il matrimonio.
7 commenti:
Ale, sono d'accordo sul principio, ma ciò che riporti è incompleto. Un anno fa, Giancarlo Galan si è espressamente dichiarato favorevole all'estensione del diritto al matrimonio e dell'adozione per le coppie omosessuali. Qui il link. Stavolta, lui ha presentato - anche se non so se l'abbia già fatto - una proposta che, tolta l'adozione, prevede diritti e doveri uguali, o almeno molto simili, a quelli previsti per il matrimonio. Ed ha pure specificato che fa questo solo perchè sa perfettamente che, in questo Parlamento, non si può realisticamente far di più. Da questo punto di vista, pur trovando ripugnante l'idea che alle coppie omosessuali debba ancora essere negato il diritto di accedere alle adozioni e di doversi accontentare di un istituto ad hoc, penso pure a quelle coppie omosessuali che non hanno alcuna tutela - al di fuori del diritto privato, intendo, ma lì si tratta di diritti individuali, di atti notarili e null'altro - e che, per avere intanto il diritto alla reversibilità della pensione, di entrare nell'asse ereditario e cose così, al momento non hanno altra scelta. Non sto mercificando le unioni omosessuali dicendo che ci sono solo problemi di soldi e patrimonio di mezzo, dico solo che forse - e ribadisco il forse - almeno per le questioni materiali , visto che questo Parlamento non è capace di far altro, per ora potrebbe essere una strada percorribile. So che non sei d'accordo con me, ho solo voluto dirti la mia.
Caro Giancarlo,
io giudico il decreto di legge non le intenzioni.
Il decreto non riguarda l'estensione del matrimonio anche epr le coppie dello stesso sesso ma una civil partnership per sole coppie dello stesso sesso che si pretende essere simile al matrimonio. Perchè dici che il mio post è incompleto?
Quello che critico è proprio l'informazione che dice che questo e quella pari sono e così non è.
Il tuo ragionamento di strategia politica è inaccettabile.
Le civil partnership (che devono essere estese anche alle coppie di sesso diverso altrimenti sono discriminatorie) non si sostituiscono al matrimonio ma sono una cosa diversa, a sé, che nulla hanno a che fare col matrimonio egualitario.
Tutto il resto è fuffa.
Avevo scritto che il post era incompleto in quanto non riportavi le opinioni ed intenzioni di Galan, che sono il presupposto per la proposta di legge. Quanto alle unioni civili per le coppie di fatto, il discorso, è vero, è a parte, ma io facevo un altro ragionamento. In attesa - sperando che sia quanto più breve possibile - dell'estensione del matrimonio e dell'adozione alle coppie omosessuali, le unioni civili mi paiono quasi decenti almeno per regolare i rapporti patrimoniali ed economici. So che è uno scandalo dal punto di vista culturale, ne sono pienamente cosciente, ma pensa che, se questa legge non passa, non si avrà null'altro in questa legislatura. Quanto meno, nulla di meglio, in quanto tutte le altre proposte sarebbero irrimediabilmente al ribasso (ricordi i DiCO?). Il mio pensiero va a tutte quelle coppie omosessuali che attendono da troppo tempo delle tutele che, in questa legislatura, possono realisticamente essere approvate solo in questa forma, lo sai benissimo anche tu.
No Giancarlo non ci siamo.
Le unioni civili sono un atto dovuto ma nulla a che fare hanno con il diritto al matrimonio per tutti e tutte.
Francamente preferisco non avere niente che un contentino che non mi dà nulla. Perchè il principale riconoscimento del matrimonio è l'importanza di quella coppia come una famiglia davanti allo Stato e la società.
E questo riconoscimento lo dà solo il matrimonio.
Il tuo pragmatismo ti rende più realista del re e ti fa avvicinare a tutte quelle pozioni ambigue a destra e a sinistra che malvedono l'estensione de matrimoni che per loro rimane precipua caratteristica eterosessuale.
O è matrimonio o non è niente.
Le unioni civili non riguardano il matrimonio ma tutelano tutte quelle copie che NON volgono o non vorrebbero sposarsi.
Ma per dire no al matrimoni devo prima poterne avere diritto.
Accettare una richiesta al ribasso adesso vuol dire rimandare l'estensione della legge di almeno 10 anni. Dire no alla Partnership vuol dire aspettare ancora un paio d'anni ma poi il matrimonio arriva in Italia per pressioni esterne. Ci scommetto quello che vuoi.
E poi scusa ma basta con questi compromessi democristi. Io vorrei il caffè ma mi devo accontentare dell'orzo perchè si sa siamo in Italia? Ma basta! Non se ne può più. Voglio il caffè e mi dai il caffè perdio!!!!
Stesso diritti. Stesso Nome Stesso Amore.
La mia posizione è tutt'altro che ambigua, e l'ho pure precisamente spiegata. Tu dici che il matrimonio per le coppie omosessuali arriverà in un paio d'anni? Spero tu abbia ragione, ma secondo me non lo avremo nemmeno entro il 2018, data che cito non casualmente, visto che ho come il presentimento che questa legislatura durerà molto più di quanto non pensiamo, visto che Berlusconi non ha alcun interesse ad interromperla prima. E lui ed i suoi non permetterebbero mai una cosa del genere, tanto più che sia nella sinistra, nel centro e nel m5s ci sono contrari. Per cui, per quanto io mi auguri di sbagliarmi, credo, realisticamente, pragmaticamente che sia meglio la partnership all'inglese/tedesca piuttosto che niente, visto che - son sicuro - non uscirà altro, se non un ennesimo compromesso molto al ribasso. Sulla questione della coppia che, davanti allo Stato, si riconosce come famiglia, sai benissimo che concordo, ma c'è un dato da tenere in considerazione, e cioè un Parlamento che, per interessi elettorali, non legifererà mai, mai, a favore di una cosa del genere. E questo tu lo sai benissimo, anche più di me che sono più realista del re.
" Per cui, per quanto io mi auguri di sbagliarmi, credo, realisticamente, pragmaticamente che sia meglio la partnership all'inglese/tedesca piuttosto che niente, visto che - son sicuro - non uscirà altro, se non un ennesimo compromesso molto al ribasso."
Esatto. Spacciare la partnership per matrimonio solamente col nome diverso E' un compromesso al ribasso.
Non ho mai detto il contrario, ne sono consapevole. Intendevo solo dire che, se questa proposta non passa, ne faranno - forse - un'altra molto peggio.
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