Lo vedo e ne rimango sconcertato.
Non solo per i toni e la retorica con cui si affronta l'argomento ma per il falso ideologico con cui sin dal titolo si accomuna il rimorchio tra ragazzi alla prostituzione.
Il documentario si apre definendo il battuage come attività sessuale promiscua esercitata all'aperto.
Intervista dunque Marco, che, dice la speaker, ha cominciato la sua voglia di battuage proprio a montecaprino.
L'intervista a Marco è alternata all'intervista a Sergio Rovasio che parla di prostituzione maschile e, alla fine, anche femminile.
Un accostamento proditorio.
La prostituzione infatti media il rapporto sessuale col denaro.
Il battuage no.
Perchè pagare se basta cercare qualcuno che ci sta?
L'accostamento è proditorio perchè la speaker del documentario non parla mai di prostituzione ma sempre e solo di battuage.
Sono gli intervistati a parlare di prostituzione.
Prima Sergio Rovasio, e poi, dopo aver parlato dei rimorchi a Montecaprino, di punto in bianco, anche Marco, che ci spiega i motivi che portano i ragazzi a prostituirsi.
Come ha ben spiegato Mario Mieli nel suo libro, di cui questo blog si onora di riprendere il titolo,
In questo libro io userò sempre il termine battere nel senso gay di andare a cercare (o darsi da fare per trovare, o mettersi «in mostra» aspettando) qualcuno con cui fare all’amore.Secondo il resoconto fatto da questo documentario sembra invece che i rapporti occasionali tra ragazzi siano mediati dal denaro.
Se nel linguaggio dei prostituti e delle prostitute battere significa cercate clienti, per noi omosessuali invece battere non vuol dire prostituirsi, bensì, semplicemente, cercare altre persone «che ci stiano» (...). (Mario Mieli Elementi di critica omosessuale, Einaudi, Torino 1977, nota 1 di pagina 6)
Vediamone più in dettaglio la retorica di rappresentazione.
Il lessico
Il documentario si apre con queste parole
Una delle tendenze trasgressive passava proprio da qui. Dalla zona storica di roma a due passi dal Colosseo*.I corsivi naturalmente sono miei.
Da molti anni ormai è sulla bocca di tutti ma in pochi ne parlano volentieri. Su internet e nell'ambiente gay la cosa è molto più chiara. A Montecaprino si praticava il battuage. L'attività sessuale promiscua esercitata all'aperto. Il sesso on the road non è certo una pratica riservata a pochi eletti e i luoghi non sono sconosciuti né ai romani né tanto meno ai turisti. Il battuage infatti non si pratica solo nei parcheggi ma anche in zone centralissime come piazza della Repubblica, Eur, villa Borghese, valle Giulia oltre, come nel nostro caso, nel cuore di Roma. Cosa succedeva realmente in questa zona centrale? Ce be parla marco 27enne pugliese che ha iniziato proprio da montecaprino la sua voglia di battuage.
Il linguaggio con cui la speaker ci informa è ricco di aggettivi che esprimono giudizi senza lasciar trasparire che si tratta di giudizi espressi da chi descrive.
Ci sono anche molti modi di dire allusivi a qualcosa di proibito, di segreto, di nascosto, di cui non si parla volentieri, qualcosa dunque di cui non andare fieri.
Il registro narrativo è ridondante e usa la negazione per affermare il contrario:
è sulla bocca di tutti ma nessuno ne parla volentieri;
non è una pratica riservata a pochi eletti e i luoghi non sono sconosciuti,
non si pratica solo nei parcheggi ma anche in zone centralissime come piazza della Repubblica, Eur, villa Borghese, valle Giulia oltre, come nel nostro caso, nel cuore di Roma.
Qui c'è una contraddizione duplice. Si pratica in zone centralissime o nel cuore di roma, cioè due modi diversi di esprimere lo stesso concetto...
..però l'eur non è certo zona centrale sorgendo a sud della città proprio subito prima del tratto della Colombo che porta al mare...
Come sinonimo di battuage viene usato "sesso on the road" sesso sulla strada.
Adesso sembra proprio difficile pensare che in tutti questi posti il sesso si consumi in loco.
In molti dei posti citati (Eur, Valle Giulia, Villa Borghese, i parcheggi) se non hai la macchina non puoi frequentarli perchè quei luoghi sono accessibili con l'automobile.
Il sesso viene consumato in macchina o altrove.
Montecaprino invece, quello sì, data la sua natura di giardino con molti anfratti dove potersi appartare, è una zona dove consumi in loco, ma non on the road, visto che non stai sulla strada, ma in the park, anzi, in the bushes...
Il Battuage, che è un luogo dive si rimorchia, cioè dove si cerca qualcuno con cui fare l'amore, diventa nel documentario una pratica sessuale.
C'è chi lo fa orale, chi anale, chi s/m o bondage e chi battuage.
Insomma invece di descrivere la sana voglia de scopà dei maschietti qualunque sia il loro orientamento sessuale il battuage è svilito e qausi relegato tra le parafilie...
La retorica dell'intervista.
Marco - che per la speaker non ha voglia di sesso ma voglia di battuage - viene presentato come ex habituè (con l'accento grave e non con l'accento acuto come andrebbe...) di montecaprino e viene intervistato di spalle e con la voce alterata, per proteggerne la privacy.
Si presenta Marco come sia il testimone di qualcosa di illegale o che la società considera talmente negativa da non poterci mettere la faccia...
Il battere in senso gay non è illegale a differenza della prostituzione.
Semmai è illegale fare sesso on the road.
Ma questo riguarda anche il sesso tra uomini e donne, sia le coppie che si sono rimorchiate e fanno sesso in macchina (una volta c'era anche il romanticissimo Gianicolo, poi le luci stradali hanno illuminato a giorno le zone dove prima le macchine parcheggiavano indisturbate nel semibuio) sia tra clienti e prostitute....
Il sesso on the road è più il sesso degli uomini che vanno con le prostitute che quello degli uomini che cercano altri uomini con cui fare l'amore senza la mediazione del denaro.
La competenza degli intervistati.
Marco ha 27 anni. Montecaprino è stato chiuso nel 1998, dunque quando lui frequentava monte aveva 13 anni...
Qualcosa non torna.
Alla fine del documentario in uno dei cartelli si dice che
I cancelli a Montecaprino sono comparsi nel 1998, quando tutte le associazioni romane protestarono con l'allora sindaco della città Rutelli, ma è vero che, nonostante i cancelli, si è continuato a cercare qualcuno con cui fare l'amore a monte per diverso tempo.
Certo dalla chiusura dei cancelli l'attività di rimorchio è sensibilmente cambiata, anche perchè non si poteva più accedere ai luoghi più appartati dove fare sesso senza essere visti.
Insomma come frequentatore di battauge (e non come praticante come si dice nel documentario) Marco è un testimone tardo.
Ma questo il documentario non ce lo spiega.
Cosa racconta Marco?
Che si passeggia nel parco, ci si scambia degli sguardi con chi si incontra sperando di piacere a chi ci guarda. Qualcuno parla, qualcuno ti tocca.
Dettagli essenziali per capire le dinamiche del cercarsi per fare l'amore?
O si danno in pasto al grande pubblico dettagli secondari tanto per alimentare il gusto del gossip, del dettaglio trasgressivo e piccante?
In ogni caso quella di Marco ha valore come testimonianza di chi cerca qualcuno con cui fare l'amore. E come ogni testimonazia è soggettiva e vale solo per lui..
Infatti quando Marco ci racconta dei parchi in cui è stato si riferisce ai giardini dell'eur prospicienti il bar Palombini come parco palombini che non esiste, essendo quei giardini parte dell'arredo urbano del quartiere mussolininano...
Un documentario serio e scientificamente fondato non può farlo esprimere, al di là della sua propria esperienza sul battuage, sui motivi che inducono i ragazzi a prostituirsi, come gli fa durante l'intervista.
Sarebbe come accreditare come esperti di prostituzione i clienti delle prostitute, e non invece chi studia l'argomento con degli strumenti sociologici, antropologici, e ha esperienza sul campo come operatore sociale.
Sergio Rovasio invece come presidente dell'associazione radicale lgbt Certi Diritti ha tutt'altra autorevolezza.
Quando Marco smette di parlare di chi cerca qualcuno che ci sta e senza soluzione di continuità, ci spiega improvvisamente che c'è chi si prostituisce per necessità, chi lo fa perchè si eccita a sentirsi pagato, ci dà delle ragioni sulla prostituzione maschile (omosessuale) che non sono quelle cui ci hanno abituato gli studi di settore**.
Quel che Marco e il documentario si guardano bene dal dire è che, qualunque sia la provenienza geografica, i prostituti sono quasi smepre ragazzi etero o bisessuali che si prostituiscono per la facilità con cui si fanno soldi, coi quali poi magari portano a cena la pischella.
Perchè lavorare un giorno intero per guadagnare 50 euro quando puoi guadagnarne anche 100 in mezzora?
Il documentario non parla nemmeno dei clienti dei prostituti che non sono certo i gay, che non hanno bisogno di pagare, visto che ci sono tanti ragazzi che ci stanno, ma persone etero o bisessuali anche loro, magari sposate o con figli, che non vogliono vivere in maniera approfondita o dichiarata o continuativa questo aspetto della loro personalità ,limitandosi al sesso occasionale senza passare per la fase di rimorchio bypassandola con il denaro.
C'è anche un altro vizio ideologico in questo documentario.
Se si parla davvero di prostituzione maschile allora bisogna parlare anche dei ragazzi che si prostituiscono con le donne.
Ma di questo il documentario non fa nemmeno un cenno.
Nella sua intervista Sergio Rovasio dice giustamente che viviamo in una società sessuofoba.
Purtroppo i toni usati in questo documentario, nel quale ha la sventura di apparire, sono squisitamente sessuofobi.
Marco rispondendo a una domanda (che non sentiamo) ammette che chi si rimorchia nei luoghi di battuage si sfrutta reciprocamente.
Due adulti consenzienti in che modo si sfruttano a vicenda?
Si sfrutta un terreno senza sostenerlo con adeguate concimazioni,
si sfrutta il lavoro altrui senza remunerarlo adeguatamente,
si mette a profitto un'occasione,
si approfitta di qualcuno.
In ogni caso è un percorso a senso unico.
La reciprocità fa finire lo sfruttamento e dà adito al reciproco vantaggio.
Ma è chiaro il tono e i linguaggio di questo documentario.
Marco insiste.
Potrei sentirmi, tra virgolette, un po' usato, dice, come oggetto sessuale ma è pur vero che io sto facendo esattamente la stessa cosa nei confronti dell'altra persona e in quel momento mi va anche bene, cioè mi fa piacere. E conclude Perchè l'uomo è un po'... porco.
Dunque cercare qualcuno con cui fare l'amore (una bellissima definizione priva di giudizio alcuno) diventa uno sfruttamento perchè gli uomini sono porci.
Quando Sergio Rovasio spiega l'errore di avere chiuso Montecaprino cioè di avere chiuso un luogo di incontro, per il rimorchio sessuale e non la prostituzione, marginalizzando così le persone in cerca di qualcuno con cui fare l'amore, costrette a rimorchiarsi in luoghi più isolati e dunque pericolosi*** vengono mostrare le immagini, riprese da lontano, dunque spiate, di prostituzione non di rimorchio.
Purtroppo alcune dichiarazioni di Sergio, che conosco ed è persona intelligente e precisa, sono davvero discutibili e imbarazzanti.
Sergio dice che i ragazzi che si prostituiscono non si fanno controlli sanitari perchè sono vivono nella clandestinità e quindi diventano strumento della diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, scaricando così il cliente di ogni responsabilità.
A questa sua dichiarazione il documentario giustappone quella di Marco che parla di piattole e parassiti, che si è preso due volte, che non riguardano certo la prostituzione ma la promiscuità.
Oppure quando Sergio dice che riuscire a regolamentare questo fenomeno (non dice la parola ma sta parlando di prostituzione maschile) fa parte dei diritti civili.
Non lo sapevo.
Quando io scendo in piazza per denunciare che, in quanto persona omosessuale, non mi sono riconosciuti gli stessi diritti degli altri cittadini e cittadine italiane io sto chiedendo anche il diritto di andare a mignotti!!!
E io che pensavo di chiedere l'estensione del matrimonio anche tra persone dello stesso sesso o una legge che non permetta a nessuno, nemmeno a un documentario come questo, di discriminare le persone in base al loro orientamento sessuale...
Poi all'improvviso il documentario ha uno smarcamento semantico e non si parla più di prostituzione maschile ma di prostituzione tout-court e Sergio Rovasio da Radicale sostiene una proposta di legge per la legalizzazione della prostituzione, dicendo che così si permetterebbe alle donne che vogliono prostituirtisi di farlo (scusate ma non riesco a tacere il brivido per la schiena che ho provato quando gliel'ho sentito dire...).
Il documentario si chiude con una serie di dati, senza fornire le fonti, quindi inutilizzabili.
Prima si parte con un'affermazione generale.
Dunque si ammette che si tratta di un problema...
Poi vengono forniti (senza riportare la fonte) alcuni numeri
Numeriche non annoverano la prostituzione maschile perchè, dice un altro cartello,
Prostituti maschi.
Perchè ci sono anche prostituti femmine?
Infine si ribadisce che a Montecaprino ci si rimorchia ancora
Portano avanti sino alla fine il parallelo tra rimorchio tra ragazzi non mediato dai soldi e prostituzione maschile.
Adesso mi chiedo e chiedo prima di tutto alle due autrici, che non conosco, poi a Sergio che conosco: cui prodest?
Spacciare per diritti civili il diritto alla prostituzione, oggi, in un paese arretrato come l'talia, in un reportage in cui si parla di omosessualità; accomunare il battere in senso gay, cioè come lo ha splendidamente definito Mario Mieli, cercare qualcuno con cui fare l'amore, cioè un rimorchiarsi senza denaro, alla prostituzione che, per definizione, è mediata dal denaro; concludere il documentario con i dati sulla prostituzione femminile che riguarda nel 94.5 % le donne biologiche che con i maschi, gay o meno, prostituti o meno, non c'entra nulla, quale causa serve?
Chi aiuta?
La proposta di legge dei radicali sulla legalizzazione della prostituzione?
Di quale utilità è equiparare il rimorchio tra ragazzi alla prostituzione perchè si sa che il maschio è porco?
Mai visto un reportage giornalistico così approssimativo, incauto e pieno di pregiudizi, così disinformativo e sessuofobico, vagamente razzista (quei ragazzi dell'est coi quali Marco non va anche se gli piacciono...) e omofobico (battere in senso gay=prostituzione) nonché trans fobico (si annoverano le donne trans tra le prostitute senza spiegare le ragioni sociologiche di natura completamente diversa del loro prostituirsi).
*In realtà montecaprino è a due passi da piazza Venezia, dai fori imperiali, dal circo massimo (altro storico luogo di batuage, quando c'erano ancora i cespugli, negli anni 80) Il Colosseo dista in realtà circa un chilometro...
**
Guido Signorino, Pietro Saitta e Mario Centorrino (a cura di), Sex Industry. Profili economici e sociali della prostituzione Think Thanks, Napoli 2009
Enrico Vignoli, Contributo ad una indagine sulla prostituzione maschile: 4, Circolo culturale Benedetto Croce, Savona 1973.
***
la speaker quando parla di Valle Giulia o dei parcheggi si guarda bene dal dire che sono luoghi pericolosi dove spesso uomini e ragazzi che sono lì per rimorchiare vengono picchiati, derubati o, purtroppo, anche uccisi.
2 commenti:
Il concetto di "battere" come lo intendeva Mieli è una delle cose più gioiosamente rivoluzionarie mai inventate. Negli anni '70 c'era il coraggio di presentare il sesso come un'arma potentissima nella sua semplicità. Pensate al modo spensierato ed irriverente con cui "The Rocky Horror Picture Show" ci invitava a liberarci dalle nostre inibizioni ("Don't dream it, be it!"). E'triste invece constatare che un'idea così spontanea e bella nella sua immediatezza debba essere trattata in modo oscurantista e venire associata ad un fenomeno che con essa non ha nulla a che fare per sua stessa definizione, cioè la prostituzione. Non capisco perché farlo in un cespuglio debba essere più scandalizzante di mettere il proprio membro in un gloryhole...
esattamente.
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