lunedì 13 agosto 2012

Ma spesso l'omofobia è nell'occhio di chi racconta non nella mente di chi ha agito: sull'aggressione a Fulvio Boatta al quartiere Vucciria di Palermo


Non so voi ma c'è qualcosa che non mi quadra ogni volta che leggo sui quotidiani, sui siti, sui blog, il resoconto di una aggressione omofobica.

Prendiamo l'ultimo (speriamo) caso successo qualche giorno fa a Palermo. 

Un giovane omosessuale è stato picchiato ieri sera in un pub nel quartiere storico della Vucciria a Palermo da un uomo che si è poi allontanato. (La Repubblica)
E’ stato insultato e schiaffeggiato perché gay. (blogsicilia)
In questi articoli, mi pare,  si inverte la causa con l'effetto.

Invece di spiegare come una persona qualsiasi individuata come diversa, nella  fattispecie gay, sia stata aggredita, si qualifica l'aggredito come diverso e si spiega che a causa della propria diversità è stato picchiato.

Ogni volta che leggo che un gay è stato picchiato o che qualcuno è stato picchiato in quanto gay mi chiedo, come hanno fatto a capire gli aggressori che l'aggredito era gay?

Di più, l'aggredito lo è davvero gay o, semplicemente, è stato percepito come tale?
E in questo secondo caso l'aggressione a un presunto gay (che poi magari risulta essere il più focoso degli sciupafemmine) è sempre un'aggressione omofoba?

Della stessa qualità di quella fatta a un vero gay?

Cerchiamo di vedere la dinamica di questa aggressione dalle parole dell'aggredito, Fulvio Boatta, così come le riporta Repubblica, nell'articolo già citato.

Sono andato nel bagno del locale (...)  e una volta uscito un uomo di circa 60 anni ha iniziato a insultarmi, insinuando che non avessi risposto mentre lui bussava alla porta, segnalando in tal modo che il bagno era occupato perchè, essendo gay, volevo che lui entrasse in bagno mentre c'ero io. Al mio diniego ha iniziato a insultarmi urlando, e dato che cercavo di allontanarmi, mi ha schiaffeggiato, uscendo poi dal locale e facendo perdere le sue tracce.

Io mi chiedo, come ha fatto l'aggressore a stabilire che Fulvio fosse gay? In base a quali criteri?

L'ho chiesto direttamente a Fulvio, tramite faccialibro, e Fulvio è stato così gentile da rispondermi,

forse nel mio caso è facilitato dal fatto che oltre ad essere esposto perché in prima linea, nella lotta per i diritti civili, ho una naturale femminilitá che non mi vergogno ad esprimere e quindi non nascondo... In sostanza nel mio caso non hai bisogno di chiedere perché lo vedi.
Dunque, mi viene da pensare, se non lo vedi non lo aggredisci?

Quello che voglio capire, è che cosa intendiamo dire quando parliamo di aggressione omofobica.

Se si tratta cioè sempre ed esclusivamente di un'avversione per i froci e per le lesbiche o se si tratta di qualcosa di diverso, di più ampio, di significato più diffuso, sotterraneo e meno delineato da definire.

Questo perchè la parola frocio e lesbica prima ancora di designare una persona omosessuale designa un insulto.

1) Si può cioè insultare una persona dandogli dell'omosessuale per offenderla, non perchè la si considera omosessuale, ma semplicemente, perchè colti in una dinamica di aggressione, pensiamo di offenderla dandole del frocio o della lesbica.
A una fila, in macchina, per strada, una persona ci taglia la strada, ci passa davanti  (faccio apposta degli esempi sciocchi perchè le risse e le aggressioni scattano spesso per futili motivi)  e noi per offenderla gridiamo guarda sto frocio, guarda sta lesbica.

Qui l'omofobia consiste nell'utilizzare (nel considerare) l'omosessualità come qualcosa di offensivo.
Se ti do del frocio o della lesbica ti offendo. Poco importa se tu lo sia o no. L'importante è che dandoti del frocio e della lesbica ti trasferisco addosso tutta la negatività che queste parole portano con sé nella nostra società omofobica. Negatività che non sta nella condizione del frocio o della lesbica di per sé ma nello stigma sociale con cui frocio e lesbica sono accolti nella società.

Ti do del frocio e della lesbica non perchè penso che tu lo sia, ma per offenderti a prescindere.


2) si può insultare (o aggredire) una persona perchè la si presume omosessuale in base a dei comportamenti reputati  "da omosessuale".

Qui l'omosessualità dell'aggredito (dell'aggredita) è ancora presunta, perchè io posso essere visto, giudicato come omosessuale anche se non lo sono. Posso essere un ballerino ma essere etero, posso fare il parrucchiere ed essere etero, posso essere effeminato (come Fulvio) ed essere etero...

L'omofobia sta dunque sia nell'intolleranza (per usare un eufemismo) nei confronti della persona presunta omosessuale sia nel catalogare comportamenti, linguaggio del corpo, professioni, prossemiche, come omosessuali (anche quando non è detto che lo siano necessariamente) basandosi su un cliché dell'omosessuale che è omofobico (oltre che patriarcale ed eterosessista).

3) Si insultano le persone quando hanno comportamenti omosessuali: baciano il compagno o la compagna, vanno in giro mano nella mano (anche se questo non è di esclusivo appannaggio di coppie amorose, può anche trattarsi di coppie di amici e amiche), si aggredisce qualcuno perchè lo si riconosce esponente della comunità lgbtqi.

Qui si aggredisce la persona non perchè (presunta) omosessuale ma perchè il suo comportamento sociale viene reputato fastidioso, esibizionista, etc.

Sono tre livelli diversi di omofobia: dal patriarcato che pensa all'omosessualità come a un insulto, al maschilismo omofobico (ed omomaniaco: qualunque eccedenza anche minima  dalla norma eterosessista ti fa frocio...) che legge qualunque comportamento ambiguo in quella chiave, all'omofobia in senso stretto che è l'aggressione e la discriminazione in base a determinati comportamenti affettivi e sociali delle persone omosessuali.

Un orientamento sessuale che di per sé non ha nulla di meglio o di peggio degli altri  ma vituperato e stigmatizzato dalla società e dall'opinione pubblica, sobillata da cliché sessisti e patriarcali - film come il vizietto (Italia\Francia, 1978) di Eudard Molinaro, le scenette de I soliti idioti-  da affermazioni discriminatorie (e allucinanti nella loro proditorietà) di esponenti del mondo politico, religioso, e dello spettacolo riportate dallo stesso sistema giornalistico che dell'omofobia ha fatto una moda, una categoria informazionale, diventa un mezzo per offendere, escludere e prendere in giro chi non rientra negli stereotipi patriarcal-maschilisti.
Contemporaneamente di più e di meno che un semplice odio per le persone omosessuali.

La discriminazione per le persone lgbtqi è quella perpetrata dalle istituzioni, dal mondo politico, da quello religioso  e quello dello spettacolo (che ne parla male nei termini dei vari Cassano o in quelli di Alba Parietti) ma una visione distorta e macchiettista dell'omosessualità è usata per offendere, controllare gli eccessi le ambiguità presunte e tenere  a bada chi, a vario titolo, vuole emanciparsi dal patriarcato.

Perchè se Fulvio fa benissimo a dire che ha una naturale femminilitá che non mi vergogno ad esprimere questa non fa di lui un omosessuale, ma solo un effeminato, perchè non tutti gli effeminati sono gay e non tutti i gay sono effeminati.
E dovremo smetterla di dire che i ragazzi come Fulvio sono stati aggrediti in quanto gay per almeno due ordini di motivi.

1) Sono migliaia i motivi per cui una persona viene vista, percepita o catalogata come omosessuale, a torto o a ragione, che questa persona omosessuale lo sia o meno. Si dà dell'omosessuale anche a chi non lo è, o si giudica tale qualcuno in base a comportamenti indiziari.

Dire che è stato aggredito qualcuno in quanto gay vuol dire in qualche modo spiegare il perchè di quell'aggressione, di quella discriminazione, di quell'insulto.

Vuol dire è stato picchiato un altro frocio.

E se chi legge la notizia  frocio non è o non è dichiarato o non è visibile (qualunque cosa questo voglia dire)  percepirà quell'aggressione come un pericolo che non lo (la) riguarda direttamente.
Si può essere solidali ma, in fondo, costa poco, perchè a me non potrà succedere quel che è successo a lui (a lei) perchè io frocio non sono\non mi ci dichiaro\non sembro.

2) Dire che qualcuno è stato picchiato in quanto gay vuol dire distinguere la vittima, dargli una precisa connotazione che rassicura tutti gli altri e tutte le altre.
Ma siccome chiunque per essere offeso può esser tacciato di omosesualità, chiunque non rientri nei ristretti canoni dell'eterosessualità ariana può essere percepito come gay, e, certo, chi vive la propria affettività alla luce del sole viene aggredit* e discriminat*, nessuno è in salvo dall'omofobia che va al di là ed esiste prima delle persone omosessuali che non sono le uniche che l'omofobia  discrimina.

Perchè Fulvio ha diritto a essere lasciato anche se è effeminato ANCHE SE NON FOSSE OMOSESSUALE.

Ogni volta che si scrive e dunque si legge che è stato aggredito un gay per molti lettori e lettrici gli aggrediti e le aggredite saranno dei/delle piantagrane che si offrono vittime di qualche intollerante, che, certo, va criticato, ma se froci e lesbiche fossero meno visibili, non ostentassero la loro sessualità o non parlassero tutto il tempo di con chi vanno a letto non provocherebbero le reazioni violente di cui sono i provocatori, la casa...

Complici i giornali che parlano solo di sesso e non di sentimenti, che sussumono sotto l'etichetta di omosessualità anche gesti atti a offendere, o comportamenti percepiti come diversi.

Se nel caso di Fulvio invece di dire schiaffeggiato in quanto gay, si fosse detto, ragazzo non risponde occupato in un bagno pubblico e per questo accusato di volerci provare con un sessantenne ci saremmo sentit* tutt* possibili vittime dell'aggressore.

Così invece, molto più comodamente, tiriamo un sospiro di sollievo perchè noi froci non lo siamo (checche poi... mai!!!) e ci illudiamo di essere al sicuro, finché il prossimo omofissato ci vedrà come gay, a torto o a ragione, e ci colpirà mentre noi ci meraviglieremo senza capire perchè verbigrazia ci abbiano aggrediti.

SIAMO TUTT* OMOSESSUALI. Siamo tutt* vittime dell'omofobia.

Non importa quale sia il nostro orientamento sessuale. E' l'intolleranza di per sé che deve essere censurata.

Perchè il primo occhio omofobo è quello di chi vede sempre e per forza un omosessuale quando di fronte si ha una persona non omologata e che (per fortuna!) non rientra in stantii e ristrettissimi canoni etero-nazi-sessisti.

Perchè l'omofobia si annida sempre e ovunque, proprio come il razzismo, come ci ricorda Paola Cortellesi in una azzeccatissima scena del film Nessuno mi può giudicare (Italia, 2011) di Massimiliano Bruno.



Meditate gente. Meditate!




Postilla

Prima di pubblicare questo  post ho chiesto, come mi sembrava giusto il permesso a Fulvio di citare la sua risposta.

Lui mi ha risposto dandomi l'autorizzazione e commentando il mi post, che gli avevo mandato in anteprima.

Ho deciso di pubblicare anche la sua risposta sia per le osservazioni che fa al mio post sia per l'ulteriore testimonianza che riporta dell'aggressione subita.

Il tuo ragionamento non credo verrà compreso dalle masse perché per molti versi "troppo" avanti. puoi citarmi se vuoi non ho problemi ma ti assicuro che in questo caso mi ha aggredito perchè sono gay, lo diceva anche mentre lo faceva, così come le aggressioni a sfondo razzista o antisemitista sono identificabili... vorrei che questo lo dicessi e che una connotazione delle aggressioni d'odio ci vuole perché è uno sminuire la gravità delle motivazioni se non si dice. Io non sono stato aggredito da lui perché in qualche modo gli davo fastidio ma perché nella sua testa mi ha identificato come gay, indipendentemente dal mio orientamento sessuale, questa è un aggressione omofoba ... almeno questa ultima frase potresti citarla! buon lavoro e grazie.

Lo cito perchè non vorrei minimamente che questo mio post facesse pensare che voglio sminuire la portata omofobica dell'aggressione subita da Fulvio né, come accenna lui nella sua risposta, che io non sia d'accordo nel chiedere la promulgazione di una legge sui crimini d'odio gli hates crime statunitensi.

Anzi, le dichiarazioni rilasciate da Fulvio dopo l'aggressione e riportate dalla stampa sono moto precise e condivisibili:

Questa si chiama OMOFOBIA...   non ha altro nome. Deve per forza scappare il morto, affinché vi sia una legge? Devo per forza avere un occhio nero e il naso rotto (per fortuna sto bene grazie all'intervento dei miei amici) per urlare allo scandalo? Ma lo vogliamo capire o no, che picchiare una persona non è consentito? Ancora di più non è consentito se il movente è l'odio ed il disprezzo verso le persone LGBT, odio e disprezzo che ti spinge a pensare che tanto lo puoi fare...

(...) Siamo PERSONE abbiamo gli stessi doveri delle altre, quindi dovremmo avere anche gli stessi diritti delle altre, anche quello di stare alla taverna azzurra senza paura di subire aggressioni e/o attacchi. (Livesicilia)

”Il punto è che queste cose non devono più succedere! Queste cose, nel 2012, sono inconcepibili. Lui non ha diritto di pensare che dal momento che sono gay, può picchiarmi in pieno volto, in un locale pubblico solo perché, a detta sua sono gay. Lui non può farlo, non ha il diritto! Questa si chiama OMOFOBIA… non ha altro nome. Deve per forza scappare il morto, affinché vi sia una legge? Devo per forza avere un occhio nero e il naso rotto (per fortuna sto bene grazie all’intervento dei miei amici) per urlare allo scandalo? Ma lo vogliamo capire o no, che picchiare una persona non è consentito? Ancora di più non è consentito se il movente è l’odio ed il disprezzo verso le persone LGBT, odio e disprezzo che ti spinge a pensare che tanto lo puoi fare… tanto “quelli” (I FROCI) non valgono niente… Voglio una legge contro questi atti di violenza continui e costanti, verbali e fisici, voglio una legge che faccia sentire le persone padrone di uscire per la propria città senza dovere temere di essere aggrediti per il proprio orientamento sessuale o identità di genere, voglio una legge che non consenta più al politico/religioso di turno, di dire tutto quello che gli/le passa per la testa sulle persone LGBT, perché tanto loro non valgono niente… voglio una legge che renda Palermo una città un po’ più civile. Siamo PERSONE, abbiamo gli stessi doveri delle altre, quindi dovremmo avere anche gli stessi diritti delle altre, anche quello di stare alla Taverna Azzurra (il locale dove è avvenuto il pestaggio, ndr) senza paura di subire aggressioni e/o attacchi. (palermo.blogsicilia)



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