Luigi Frati rettore de La Sapienza, primo ateneo di Roma, ha revocato l'autorizzazione alla rassegna di cinema a tematica omosessuale Queerinaction di cui avevo già avuto modo di parlare che doveva iniziare stasera 8 giugno.
Ufficialmente la revoca è arrivata per motivi di sicurezza e per il timore di aggressioni omofobe all'interno dell'università (Messaggero). La sostanzialità di questi timori sarebbe stata confermata al rettore dalla Digos che lo avrebbe messo in guarda dall' autorizzare l'iniziativa, per altro già finanziata dalla Provincia di Roma, data la contrarietà dei gruppi di estrema destra che annunciavano azioni di protesta e tafferugli (Messaggero).
La Digos però ha ufficialmente smentito: Mai chiesto di annullare la rassegna, mai allertato la Sapienza su problemi del genere (Cinemagay.it) come si legge sui giornali (Radicali.it).
In realtà i giornalisti riportano ben altre motivazioni di Frati:
Se vado a casa di qualcuno chiedo il permesso. Io non ho mai autorizzato questa manifestazione, non ho cambiato idea. Oltretutto è un'associazione non universitaria e mi pongono un problema: aprire l'ateneo anche agli estranei, ma per fare ciò il Senato Accademico si deve esprimere. Visto che è una rassegna cinematografica chiedano la Casa del Cinema. (Messaggero)
Frati mente sapendo di mentire (ma questo, naturalmente, il giornalista del Messaggero si guarda bene dal dirlo). Se avesse intervistato gli organizzatori avrebbe scoperto che:
1) Il rettore Frati (udc) non firma mai nessun documento. A voce, in vari inncotri aveva assicurato di essere d'accordo. Ha chiesto le sinossi dei film.
2) Ha verificato le firme dei rappresentanti (altro che corpo esterno) e ha detto verbalmente più volte di procedere.
E' dunque falso che gli organizzatori sono un gruppo esterno falso perchè non avrebbero potuto presentare il progetto, che invece c'è ed è protocollato
Stasera dobbiamo andare in molti in segno di protesta e per dimostrare che non abbiamo paura.
Questa cancellazione infatti ammesso e non concesso siano vere le motivazioni date dal rettore, legittima la cultura omofoba e dimostra che ha già vinto, riuscendo a togliere a gay lesbiche e trans gli spazi di visibilità con tanta fatica conquistati.
Rispediamo al mittente la richiesta del Rettore a gay, lesbiche e trans e intersessuali di tornare a nascondersi come unica arma di difesa dalle aggressioni omofobe.
Il nostro orgoglio e la nostra visibilità non si piegheranno alla minaccia delle spranghe, e all’ottusità di certe istituzioni.
Noi ci appelliamo direttamente al Rettore e al Senato accademico perché tornino sui loro passi e permettano lo svolgersi della rassegna Queer in Action nei modi e nei tempi che erano stati previsti. (Queer in action)
Nessun commento:
Posta un commento