Il video, si legge su redattore sociale, rientra nell'ambito del progetto "Le cose cambiano", promosso da Isbn Edizioni, dall’associazione di promozione sociale Girls and boys, in collaborazione con il Corriere della Sera e con il sostegno di Enel Cuore Onlus.
Giovanni Marino su Repubblica riporta le parole di Vito Carminati, 33enne offensive lineman con un ruolo anche nella dirigenza del club dei Lions presieduto da Lino Federico, che spiega la genesi del video
L’idea di girare un filmato contro l’omofobia è del compagno di squadra Pietro Bailo (...).I neretti sono miei.
Pietro ha conosciuto Carlo Gabardini, volto noto al pubblico, tra l’altro, per l’interpretazione di Olmo nella sitcom televisiva di Mediaset Camera Cafè. Carlo, come è ormai di pubblico dominio, nell’ottobre del 2013, in una lettera inviata a Repubblica, colpito dal suicidio del 21enne romano deriso e maltrattato perchè gay, disse: “Se questa mia non notizia può salvare un ragazzo dal suicidio allora lo dico: sono gay”. Così noi Lions abbiamo subito aderito all’iniziativa, siamo un team compatto, unito e solidale e non avremmo alcun problema ad avere tra noi o a confrontarci con un atleta omosessuale di un’altra squadra; anzi, lottiamo contro questa chiusura mentale verso il diverso che ancora alberga nel nostro Paese. L’omofobia è un problema grave, anche se molti non vogliono riconoscerlo. E può spingere i più deboli a gesti estremi. Noi diciamo no”.
lottiamo contro questa chiusura mentale verso il diverso. Proprio una bella parola gayfriendly.
Anche Carlo Gabardini, in un post su Facebook nel suo racconto su com'è nato il video usa parole non proprio omofile
Pietro [Bailo] mi chiese se secondo me era una buona idea che i Lions Bergamo facessero un video contro l’omofobia. (...) una sera gli dissi: “mi farebbe ridere che una squadra di football americano dicesse ‘fra di noi c’è un gay, ma (se provate a toccarlo) il culo ve lo facciamo tutti’, perché siamo una squadra, perché non ce ne frega niente delle inclinazioni sessuali dei nostri compagni, perché il football è anche filosofia di vita e un modo di stare assieme e spalleggiarsi.” (...)Quello omosessuale non è un orientamento ma una inclinazione sessuale (solo sesso niente sentimenti), e il gay lo deve fare un personaggio noto (meglio se gay così non ci si chiede se quell'attore lo è o non lo è. Già si sa che lo è). Perchè i giocatori del Lions saranno anche gay solidali ma mica al punto di prendersi sulle spalle il sospetto di essere degli scopatori di culi maschili.
La mattina dopo mi sentii in colpa per la proposta, perché pensai: “se c’è un ragazzo gay all’interno della squadra, con questo slogan lo stiamo indirettamente obbligando a fare coming-out, tecnicamente questo sarebbe una sorta di outing, ovvero una delazione”. Quindi chiamai Pietro per parlargli delle mie perplessità e mentre cercavo di spiegarmi mi venne in mente l’unica via d’uscita possibile: “Il gay vengo a farlo io”. Liberi tutti.
La cosa sorprendente del video e dell'endorsment fatto da Le cose cambiano che, va ricordato, un'associazione in sostegno e contro le discriminazioni per le persone lgbt, sta nelle parole usate nel video che negli articoli vengo presentate in un modo ma che nel video compaiono in un altro.
Gabardini scrive infatti “mi farebbe ridere che una squadra di football americano dicesse ‘fra di noi c’è un gay, ma (se provate a toccarlo) il culo ve lo facciamo tutti’.
Qui il messaggio, per quanto maschilista, è chiaro.
Tra di noi c'è un gay ma se lo toccate il culo ve lo facciamo tutti.
Cioè il culo non ve lo fa solo lui perchè è gay e si sa che i gay fanno il culo.
La prima battuta anche in amicizia, quando un gay entra in una stanza è arriva il gay attenti al culo, vagli a spiegare che ad alcuni gay non interessa il lato b ma il lato a.
Non sto divagando. Questa idea penetrativa dell'omosessualità è maschilista e omonegativa perchè riduce l'affettività omoerotica a una pratica sessuale che non è di esclusivo appannaggio maschile, visto che il culo ce l'hanno anche le donne e che la stimolazione anale può piacere a tutti gli uomini non solo a quelli gay.
Però anche in questo orizzonte maschilista e fallocentrico (c'è un cazzo che deve penetrare e se uno è gay l'unico buco penetrabile è quello di un culo maschile) il messaggio Tra di noi c'è un gay ma se lo toccate il culo ve lo facciamo tutti
è un messaggio di maschilista gaia solidalità.
Peccato che il messaggio contenuto nel video contro l'omofobia sia questo:
Dunque, tra di noi c'è un gay ma il culo ve lo facciamo tutti.
Il senso del messaggio cambia.
Qui non si sta difendendo il gay che, se lo toccate, il culo ve lo facciamo tutti.
Qui si sta dicendo che anche se uno di noi è gay il culo ve lo facciamo tutti lo stesso.
Cioè vinciamo la partita lo stesso e la vinciamo tutti anche se uno di noi è gay.
Sarà gay ma è lo stesso capace di vincere. E comunque il culo ve lo fanno anche tutti gli altri.
Insomma il discorso non è se toccate il gay.
Il discorso è vinciamo anche con un gay.
D'altronde tutto il video gioca con una idea machista di sport.
L'olio da massaggio, gli abiti attillati e le borchie non sono da gay e nemmeno da etero.
Le immagini di corpi maschili erotizzate, schiene massaggiate da più mani, chiappe al vento in fila marcianti sono il segno di una esaltazione del corpo maschile oggi vista sempre e comunque in chiave gay ma che è stata scippata al sano cameratismo di una volta quando i gay non c'erano e dunque si poteva esaltare il corpo maschile non per criptocheccaggine (come oggi pensano i maliziosi e certi froci) ma per esaltazione della maschia virilità che trova solo nel corpo maschile un compagno di dialogo suo pari.
Una esaltazione che non sfocia nel sesso né nell'affettività che per quello ci son le femmine ma sulla quale è costruito il potere del maschio il cameratismo solidale che vede come unico pari di un maschio un altro maschio.
Lo spiega bene Elena Fogarolo in un suo bellissimo saggio Un nuovo sesso per tutti ma non col bisturi, pubblicato nel libro colettaneo Sesso nomade : transessualità, androginia e oscillazioni dell'identità sessuale / a cura della rivista Foreste sommerse. - Roma : Datanews, 1992. - quando nota
Un amore non omosessuale ma un amore per il proprio genere una solidarietà di genere che è la quintessenza del maschilismo patriarcale.
Pensiamo, invece, in quanti modi un uomo può esprimere il proprio amore per il sesso maschile: tramite lo sport, la medicina ecc. (p. 149)
Anzi è in quest'ottica maschilista che l'omonegatività trova la sua ragione più profonda. Un uomo che ama un altro uomo concretamente e non simbolicamente , che desidera metter su famiglia con un altro uomo che rende concreto quell'amore solidale che è solo simbolico viene visto come il più gran sovvertitore del maschilismo.
In quest'ottica l'idea libertina e promiscua del sesso tra maschi non monogamo è ancora figlio del patriarcato. Se te li scopi tutti non ami quel maschio a discapito di quell'altro ma ami l'idea di maschilità, ami tutti i maschi proprio come vuole il cameratismo pre e post fascista.
Un tributo al maschile, al coepo maschile, che pur non essendo sessuale né sentimentale dà ai maschi la possibilità di solidarizzare tra loro per affinità elettiva del genere par excellence.
Quello che allora sta dicendo questo video, l'operazione culturale, antropologica che sta facendo è che in questo cameratismo possono essere annoverati anche i gay perchè (purchè?) il culto del fisico maschile non si basa sull'omoerotismo bensì su un culto del maschio maschilista e fallocentrico sul quale anche Mussolini quello che in italia i gay non ci sono ha creato la retorica ginnica del maschio italiano del ventennio.
Più che uno spot contro l'omofobia mi sembra uno spot per dare dignità a uno sport rapidamente archiviato da chi non ha cultura sportiva come violento e machista, come ricorda Giovanni Marino nel suo articolo citato su Repubblica, nel quale chiosa dicendo
Un esempio (...) di come, in una disciplina la solidarietà tra compagni di squadra e avversari sia un valore assoluto.Un valore assoluto dove la difesa del gay è un concetto astratto e non concreto.
Nella parte finale del video, quando si dice uno di noi è gay ecco che il gay si toglie il casco rendendosi subito evidente e diverso dagli altri.
Toltosi il casco si capisce subito che il giocatore non è della squadra ma è un attore gay, che fa il giocatore gay (le parole sono le sue).
Solo dopo, ripristinata la verità cioè che nella squadra di gay non ce ne sono, anche gli altri giocatori ci mettono la faccia e si tolgono il casco.
La spiegazione data da Gabardelli su facebook "se c’è un ragazzo gay all’interno della squadra, con questo slogan lo stiamo indirettamente obbligando a fare coming-out, tecnicamente questo sarebbe una sorta di outing, ovvero una delazione” ne nasconde un'altra, squisitamente omofoba.
Siccome nessun giocatore della squadra è gay lo allora non lo si può dire.
L'omosessualità non la si millanta.
O lo si è o non lo si è.
Pensate un po' se si fosse insinuato che uno della squadra è gay.
Tutti a chiedersi chi fosse, tutti a giocare a scopri che è il frocio.
Invece se ci metti l'attore gay che fa il gay ognuno resta al suo posto e il video contro l'omofobia è salvo.
Anche se a dire che il video è contro l'omofobia ci pensa più un cartello che le immagini.
Le immagini ricostruiscono una verginità non gay a tutti i giocatori machissimi del football, sport virile anche se nel caso ci fosse uno scopatore di culi nella squadra. Ma tranquilli è solo una ipotesi, lo scopatore di culi non c'è. E' un attore, che fa il gay (e lo è)
Perchè quella squadra è così forte che il culo ve lo rompiamo tutti. Metaforicamente.
Se io tocco il culo del mio compagno di gioco, non lo faccio perchè lo amo, ma perchè la mia potenza virile nasce dal confronto con la potenza virile degli altri maschi confronto di potenza dove la mia e la tua potenza virile insieme costruiscono quel campo d'energia virile che ci rende potenti tutti.
Ora di questa energia virile può goderne anche il frocio.
Basta che il culo rotto resti quello metaforico
Lo sa bene il videomaker che fa l'antropologo
Non ci arrivano tutti quelli che credono che questo video sia contro l'omofobia anche se così non è.
12 commenti:
Della serie "quand'è meglio non far niente, perché si fanno solo danni".
Io lo trovo figo.
Sarà che la mia vita è proprio come il video: un ragazzo gay che fa squadra - non squadra sportiva ma poco importa - con ragazzi etero e questi sono pronti a difenderlo.
E boh, non ci trovo niente di male.
Che poi io mi difenda da solo, è un'altra cosa.
Ma sapere che delle persone sono pronte a difenderti, è sempre piacevole.
Invece di lamentarsi dell'omofobia, bisognerebbe iniziare a farsi degli amici eterosessuali.
Sarebbe più rivoluzionario questo, rispetto al lamentarsi degli stereotipi di genere parlando dal proprio piccolo mondo gay.
Scusami Marco ma non ti seguo...
Qui non mi sto lamentando degli stereotipi di genere (che con l'omosessualità non c'entrano nulla. Qui sto analizzando la retorica del maschilismo fallocentrico e dei suoi rapporti con l'omosessualità che è ben altra cosa. Non mi "lamento" analizzo criticamente.
Io non mi sono poi espresso con un giudizio di gusto, figo non figo. Ho notato che tra chi pubblicizza questo spot spiegando il claim e il claim che c'è davvero nel video in questione c'è uno scarto semantico non di poco conto.
Non c'entra nulla col bello brutto. Faccio un altro discorso. SUl quale non entri nel merito magari per dirmi che la pensi diversamente e magari speigandomi anche il perchè.
Per quanto riguarda gli amici e le amiche ti assicuro che non faccio differenze tra etero e gay. Dico solo che nessuno degli etero della squadra dei Lions se la sente di portare su di sé il sospetto di omosessualità. Se questi amici li trovi solidali...
p.s. l'omofobia è trasversale e colpisce i gay proprio quanto gli etero... basta leggere i commenti non proprio gayfriendly di Gabardelli che gay lo è...
Giuro, io la tua critica non la capisco :(
C'e' un gay tra noi ma comunque siamo tutti etero. Questa pubblicità fa vomitare. E' maschista perché rappresenta la sodomia come atto di violenza e di abuso sull'altro, esattamente come la logica eteronormativa che vuole l'uomo padrone della donna attraverso la violenza sessuale come atto di privatizzazione. (War Bear)
Marco lo spot non è contro l'omofobia.
Dice c'è un gay tra di noi ma il culo ve lo facciamo tutti.
Non difende il gay.
Dice solo che il culo non ve lo fa solo lui (concretamente) ma tutti (metaforicamente).
Cos'è che non capisci?
Mah, io direi che questo è uno spot contro l'omofobia (almeno nelle intenzioni), solo che stato realizzato con e su così tanti concetti di matrice omofoba ed eterosessista che hanno praticamente eclissato il messaggio.
Io l'unica cosa contro l'omofobia che vedo in questo spot è il cartello con su scritto Lions contro l'omofobia...
Grazie, mi hai aperto gli occhi
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