venerdì 4 gennaio 2013

Perchè le famiglie omogenitoriali non sono famiglie di gay e di lesbiche ma sono famiglie di uomini e di donne.

Dal primo gennaio è in rete la notizia della clinica di ginecologica di un ospedale di Padova che permette l’accesso alla zona riservata ai genitori anche alla partner dello stesso sesso di una neomamma accesso prima riservato solo ai “padri”, e ora allargato più genericamente ai e alle “partner”.

Purtroppo in tutti gli articoli, post,  commenti sula rete (e sulla stampa) si dà enfasi all'orientamento sensuale della coppia  e non al suo assortimento sessuale.

Si dice cioè che una famiglia omogenitoriale è formata da persone omosessuali, e non da persone dello stesso sesso.


La differenza non è da poco anche se sono in pochi e poche a coglierla, anche tra le e i militanti omosessuali. 

A rigore dei fatti è il sesso e non l'orientamento sessuale a dirimere la questione, sia nel caso dell'estensione del matrimonio sia in quello per le adozioni sia in quello per i diritti del genitore o della genitrice non biologici.

L'omosessualità infatti è solo una conseguenza, desunta, del fatto che due persone dello stesso sesso costituiscano una coppia, una famiglia, omosessualità che non costituisce il vero impedimento per il matrimonio e il diritto alla genitorialità.

Non è infatti l'orientamento sessuale a impedire alle persone omosessuali di sposarsi.

Una donna lesbica può sposare un uomo  gay e nessuno può impedire loro di farlo.

Sono due uomini e due donne che non possono sposarsi.

Ora dare per scontato che due donne e due uomini che vogliono sposarsi siano necessariamente e  unicamente omosessuali è discriminatorio perché uno o entrambi i membri della coppia potrebbero essere bisessuali.

E' discriminatorio perché dà enfasi a un fatto irrilevante, l'orientamento sessuale, quando la cosa più importante l'assortimento sessuale della coppia e già evidente: si tratta di coppie formate da due donne o due uomini.

E' discriminatoria perché la definizione famiglia omosessuale che  significa famiglia costituita da persone dello stesso viene fatta slittare semanticamente in famiglia costituita da persone omosessuali che non è sempre una definizione corrispondente ai fatti perché l'omosessualità come l'eterosessualità non sono concetti rigidi e univoci come quelli di uomo e donna e non prende in considerazione le sinergie tra orientamento sessuale (che sono tre e non due) e comportamento sessuale.

E' discriminatorio  perché dire famiglie di persone dello stesso sesso include tutte e tutti.
Dire famiglie lesbiche e gay esclude chi è bisessuale e chi ha un orientamento sessuale etero ma un comportamento sessuale bisex, specificazione quest'ultima che serve proprio a correggere le semplificazioni grossolane che si fanno come in questo caso.

E' discriminatorio, insomma, perché io gay e io lesbica non amo altri gay o altre lesbiche come me amo altri uomini e altre donne come me.

E la differenza non è di poco conto.

La prima definizione separa, cataloga ed esclude, la seconda include e riconosce a tutte e tutti la stessa dignità derivante dallo stesso diritto.

Io sono un uomo e ho il diritto di decidere chi sposare, uomo o donna che sia, in base al mio essere uomo non in base al mio essere gay o essere etero.

Perchè il diritto è di tutte e tutti.

Altrimenti non è un diritto ma una discriminazione.

2 commenti:

zlalla ha detto...

Già è proprio così e inoltre aggiungerei che è davvero discriminatorio chiamarle famiglie omossessuali in quanto implica che tutti i componenti di quella famiglia lo sono ... ma sicuramente non scontato che sia così . Io e la mia compagna abbiamo un orientamento una bisessuale una lesbico e due dei nostri tre figli sono etero e la terza non si è ancora esplicitata . noi siamo una famiglia

Alessandro Paesano ha detto...

Hai ragione! Non avevo minimamente pensato ai figli e alle figlie nella definizione...

Grazie della tua testimonianza!