Il romanzo, verbosissimo e a tratti noioso, racconta di Peter, della sua vita adulta, sposato con Rebecca, e i continui riferimenti ai suoi ricordi della vita familiare un fratello maggiore gay, Matthew, morto a 22 anni di aids anche se la parola non viene mai detta, e i ricordi del suo corteggiamento di Rebecca, e la presenza del piccolissimo cognato Erry (Ethan) , oggi bellissimo ragazzo ospite di Pete e della moglie che Peter si scopre, suo malgrado a desiderare.
Il racconto è verboso e caotico perchè Cunnigham adotta un stile incrociato, da un lato un narratore che riporta esternamente le sensazioni i pensieri e i comportamenti di Peter ai quali si sostituisce senza soluzione di continuità un timido flusso di coscienza, dove i pensieri di Peter vengono riportati direttamente senza mediazione alcuna del narratore.
Uno stile elegante e ben riuscito se non fosse che la materia raccontata è banale, non particolarmente brillante da giustificare uno stile così sofisticato.
Ma non è per parlare di questo che sto scrivendo queste righe.
Subito dopo essere rientrato dalla galleria d'arte che dirige in seguito a un malore, Peter sorprende Matthew dormire nel divano di casa. Ne apprezza la bellezza da statua bronzea e si sorprende ad accovacciarsi per sbugiardalo più da vicino e viene tentato di sfiorarne il viso. Cosa che evita di fare.
Ed ecco come il narratore riporta le reazioni di Peter:
Wow. Cos'è questa storia?Che, per essere scritto da un autore omosessuale è ridicolo e discutibile anche se sta semplicemente descrivendo i pensieri di un suo personaggio e non già quelli suoi stessi.
Certo, in famiglia c'è del DNA omosessuale, e si è masturbato con il suo amico Rickie per tutte le medie, e, chiaro, è in grado di cogliere la bellezza degli uomini, ci sono stati momenti (un adolescente vicino a una piscina a South Beach, un giovane cameriere italiano al ristorante Babbo) ma non è successo nulla e lui, a quanto gli apre di capire non ha represso nulla. (p.114)
Ma quante volte a noi gay è capitato lo stesso con l'altro sesso senza che questo mettesse in discussione minimamente l'orientamento sessuale?
Mi chiedo, siamo sicuri che il reprimere le pulsioni omosessuali derivi dalla paura dello stigma e non da qualcosa di più profondo, di più radicato?
Quello stesso qualcosa che fa percepire l'eterosessualità come l'opzione di default, mentre quella omosessuale solo una opzione accidentale che si scopre dopo, in un secondo momento, magari dopo un periodo di eterosessualità poi rivelatasi vana e per certi versi menzognera dalla quale si è usciti malconci e in disperato bisogno di un sostegno per ricostruire la propria identità omosessuale?
Non sentitevi spaesati.Non deduco tutto questo dal romanzo di Cunnigham, ma da una serie di considerazioni sulla bisessualità in una mailing list a proposito di alcune dichiarazioni infelici di Alessio Cuvello Mr Gay Italia 2012 che riguarderanno un prossimo post.
Quel che mi ha fatto cascare dal divano dove sto leggendo Al limite della notte è nel capitolo successivo dove la voce narrante racconta alcuni ricordi di Pter e suo fratello Matthew da bambini. e sentite come l'io narrante, non già Peter ma l'io narrante direttamente racconta dei segni evidenti dell'omosessualità di Matthew:
[i loro genitori] non obbiettarono nulla quando Matthew cominciò a mettersi mutandine da donna per andare a scuola, né quando annunciò il suo proposito di dedicarsi al pattinaggio artistico. (p. 116)Vi ricorda qualcosa? A me sì, esattamente gli stessi indizi che per il dottor Norman Spack citato nel libro The Trangender Child A Handbook for Families and professionals sono segno evidente di transessualismo o, comunque, di genere non conforme. Ma essendo Cunnigham della generazione precedente (classe 1952) per lui questi sono ancora i segni evidenti di una larvale omosessualità (Matthew ha all'incirca 12 anni quando vengono raccontati questi fatti).
Schiavi di un pensiero omologante e giudicante non si possono nemmeno indossare mutande a fiori (perchè quel mutandine femminili non può certo riferirsi all'anatomia delle mutande visto che anche se gay larvale Matthew ha sempre pisello e testicoli da contenere e le mutandine da donna anatomiche sono oltremodo scomode) senza essere catalogati in una categoria che esclude da tutte le altre (guai a indossare mutande femminili e a non essere gay o transgender, anzi più che guai, è impossibile). Senza essere divisi dai nostri simili esseri umani e donnani e marchiati a vita da questa o quella definizione che sovrasta la sua funzione descrittiva diventando veneficamente prescrittiva tanto da indurci in riassegnazioni chirurgiche del sesso.
Non so voi ma io sono stufo e arcistufo.
Michael Cunningham
Al limite della notte
BOMPIANI Milano, 2010,
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