La quarta per la rassegna Shape Shift.
Stasera i corti proposti sono più congrui essendo tre dei quattro davvero a tematica.
Stasera si tratta di veri corti, con una vocazione narrativa, e sono solamente a tematica gaya, visto che parlano di omoerotismo coniugato al maschile.
Corti di caratura diversa, con un primo film proiettato che non ha nulla di gay di per sé, se non nell'occhio del curatore che, bontà sua, attratto dalle fattezze ursine del protagonista, ha pensato di annoveralo tra la rosa di titoli proposti.
Sui tratta di Brutal relax (Spagna, 2010) di David Muñoz, Adrián Cardona, Rafa Dengrá un corto grottesco e grandguignolesco nel quale il protagonista, uscito da una casa di cura per i nervi, si trova coinvolto nell'assalto di un gruppo di creature marine che massacrano degli ignari bagnanti per poi massacrare i massacratori.
Un corto niente affatto lgbt e nemmeno gayfriendly anzi abbastanza eterosessista visto che maschilisticamente il culo dei mostri viene usato come entrata punitiva in diverse occasioni, anche se l'iperbole grandguignolesca stempera il tutto in un divertito e divertente grottesco che fa sorridere.
Un film che non avrei annoverato in una rassegna lgbt altrimenti sembra che l'eccesso, il freak siano caratteristiche precipue di questa categoria che, almeno per il sottoscritto, ha solamente una valenza strumentale e politica di persone (e pellicole a tematica) discriminate.
Gli effetti speciali sono godibili, cedibili e hanno un loro stile per il quale vale la pena vedere il corto.
Poi è stata la volta di un piccolo gioiello, Profesor Gody (Brasile, 2009) di Gui Ashcar, pluripremiato e canonicissimo cortometraggio a tematica che racconta per tappe, di bimestre in bimestre, le manovre seduttive di un diciassettenne nei confronti del professore di matematica single e pingue, al cui primo appuntamento non scopano ma parlano e sorridono. Un piccolo inno all'omoerotismo ma certo nulla di nuovo sul fronte occidentale e dunque non in linea con le direttive di una rassegna come Shape Shift che viene descritta così:
Protagonista assoluto dei filmati è il corpo nelle sue mutevoli possibilità di rappresentazione e auto-rappresentazione attraverso la precarietà e l'evanescenza delle diverse forme culturali e sessuali delle identità (fonte Queerinaction)
Insomma proprio un'altra cosa!
La vera sorpresa della serata è stato un corto del quale non so nulla, nemmeno il titolo (quello che mi hanno detto gli organizzatori, Men Meet Men sulla rete non mi dà risultato alcuno. Se qualcuno ne sa qualcosa please mi mandi un link) un corto svedese? Danese? Comunque nordeuropeo, nel quale si racconta di un uomo sulla quarantina, pingue, che lascia un annuncio su una chat teelfonica nella quale i presneta come inseprto alla ricerca di un incontro ccon un ragazzo. Contattato da un certo Tero ne attende la vista. Intanto un giovane molto bello, gorsso zaino in spalla, telefona alla madre per accertarsi che il apdre viva ancora all'indirizzo diuna volta. E' lui a prenetarsi a casa dell'uomoc he attende Tero. Un equivoco possiile e dolorso. quando il figlio chiede al padre, che non lo ha ricosnciuto, se sa chi sia, il padre, avendolo preso per Tero dice di sì. Così quandop il figlio abbraccia il padre, l'uomo, pensando il ragazzo cerchi del sesso, glo abbraccia a sua volta e pi gli mette le mani sul culo. Il figlio si ritrae e l'uomo, sempre più imbarazzato, si richiude in bagmop. Si fa coraggio ed esce completamente nudo. Il figlio gli dà di spalle e non si accorge subito che l'uomo, il apdre, sia nudo. Questi lo raggiunge di sallee gli carezza la tesa e il collo. Per nois petattori è un vero tormwento vedere los tesso gesto avere due signifcati tanto diversi. Un desiderio mai espresso, timid e impacciato dell'uomo nei confronti del giovane il desideri di seere amato del figlio da suo padre. Quando il ragazzo si accorge che il padre è nudo glic heide che prbelma abbia. Solo allora si prenseta alla prota tero e quando il apdre comprende l'equivoco chiude la porta in faccia al giovane. tre inquadrature ci mostrano i tre uomini, il apdre e i du egiovani in un momento di dolorsa solitudine.
Dal figlio il padre gli chiede cosa voglia spiegandogli che non ha soldi. Il figlio dice già i soldi e se ne va zaino in spalla. Un'ultima inquadratura ci mostra il padre da solo nella sua cucina mentre un movimento di macchina ci mostra un disegno affisso al muro che suo figlio aveva fatto quando aveva quattro anni.
Un cortometraggio essenziale che mette lo spettatore di fronte una storia della quale conosce più informazioni dei singoli protagonisti e che fa toccare con dolore la solitudine di tre uomini. Quella del figlio senza padre, di un giovane rifiutato (e non sa perchè) da un possibile partner sessuale e quella di un padre che non trova modo per fare sesso con i ragazzi. Dolorosa perchè (di)mostra come uno stesso gesto (la mano sui capelli del giovane) abbia valenze completamente diverse e di come il desiderio di amore pur coniugato in valenze diverse abbia la stessa radice di umana solitudine, di desiderio di essere amati, visti, riconosciuti. Di come noi esseri umani abbiamo bisogno di amare e i essere amati e di come tra il desiderio di un figlio di essere (ri)conosciuto dal padre, e di un uomo, un padre, che vuole sia riconosciuto il proprio desiderio omoerotico non ci sia tutta questa differenza esperienziale, emotoiva, etica, esistenziale. Ci mostra anche come il desiderio di essere amati, il dolore della solitudine e del misconoscimento non ci rende migliori né ci evita di cadere negli errori più ovvi e, per questo, un poco osceni. Il padre non si accorge che il figlio voleva vivere con lui non solo per motivi economici, il figlio non sa farsi capire dal padre e preferisce andarsene credendo che al padre interessi solo di soddisfare le proprie esigenze e che tra queste non ci sia quella di instaurare un nuovo rapporto con lui. Un apdre che nons a vedere nè sicura della solitudine di Tero, il giovane che si prsneta alla sua porta e che l'uomo non esita di lasciare fuori dalla sua abitazione e non di accolgierlo, proprio come non sa accolgiere suo figlio.
Insomma un piccolo gioiello da vedere e rivedere, per cui se qualcuno ne conosce glie estremi o meglio ne ha un link al video, please, let me know!
Poi è la volta del minore, e, in fondo, inutile, Pistoleiros (Brasile, 2008) di Rodrigo Averna, nel quale una improbabile intreccio tra malavitosi è solo una scusa per mostare dei baci tra orsi ... Un po' poco per farne un corto e per proporlo in una rassegna come Shape Shift.
Poi, finita la proiezione, mentre mi faccio largo tra la gente venuta per ballare che attende educatamente (a differenza dei tamarri e delle tamarre del bar adiacente la proiezione che urlano, per raccontarsi i cazzi loro, durante tutta la rassegna... Italiane e italiani sinonimo di cafone e cafoni) incontro Filippo Riniolo, uno degli ideatori della rassegna e mente di QueerInAction che, molto realisticamente, ammette che la rassegna ha forse dei difetti e che è migliorabile ma che almeno cerca di proporre dei cortometraggi alla visione e di fare cultura e non posso proprio dargli torto.
Nonostante i "difetti" di selezione meglio proiettare dei corti che non proiettare niente.
Me ne vado ripromettendomi di tornare anche per le due serate in più, Shape Shift ritorna infatti anche il 3 e il 10 di Agosto, propendendo una serata di nuove selezioni e una di best of.
A venerdì prossimo dunque!
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