Lo spot non mi piaceva allora come non mi piace oggi perchè opera alcune semplificazioni\confusioni ideologiche.
Lo spot si basa sull'effetto sorpresa del figlio che non si scompone scoprendo che il padre è una drag\trvavestito (il che non significa sia per forza omosessuale, Zazie nel metrò libro (di Quenau) e film (di Malle) hanno isnegnato già 50 anni fa che le due cose non hanno per forza una connessione) approfittando anzi del grado di parentela per entrare nella discoteca "in". (Papà, ci fai entrare?).
Non si capisce perchè il padre si debba nascondere al figlio se non fa niente di male, se non per alludere al cliché della doppia vita degli omosessuali, normali di giorno e traveste di notte. Non trovo lo spot omofobico ma sicuramente non è nemmeno un baluardo della causa glbt e trovo naif chi invece se ne entusiasma, oggi come allora, senza voler offender nessuno. E' solo un mio punto di vista...
Manca in quello spot una consapevolezza delle azioni di tutti, del padre Drag o piuttosto travesta e del figlio, accomunati da un comportamento consumistico (la discoteca) che poco e nulla ha a che fare con la autoconsapevolezza o l'autodeterminazione nella vita di tutti i giorni. Siamo nel leisure time e lì, anche i più morigerati borghesi, si sa, accettano comportamenti altrimenti respinti. A essere pignoli il video dovrebbe essere derubricato dall'alveo glbt e ascritto al più generico alveo queer il cui rischio, come in questo caso è quello di considerare e annoverare nella categoria anche i fenomeni da baraccone. Perchè sembra quasi che io per poter essere accettato in quanto gay debba travestirmi... senza dimenticare mai che non tutte le drag o le traveste sono gay come ci ha spiegato negli anni 80 un altro film Personal Services. (GB, 1987) di Terry Jones. L'errore è più nei tanti siti gay come questo francese che hanno annoverato la pubblicità tra quelle gayfriendly piuttosto che nello spot stesso che invece propone un altro meccanismo narrativo.
Stavolta però la Twingo con lo slogan Les temps changent, Twingo aussi appronta due spot davvero gayfriendly nei quali cambia sensibilmente direzione.
Il meccanismso è sempre quello della sorpresa ma stavolta con risultati diversi. Vediamoli.
Nel primo un ragazzo leggermente effeminato (la cosa la si nota di più nella versione inglese dello spot perchè il modo di parlare francese, almeno agli occhi nostri di non francesi, è sempre sussunto sotto una certa effeminatezza) chiede al bullo dove si p fatto il tatuaggio perchè vuole farsene anche lui uno sulla spalla. Questi estrae qualcosa dal pantalone. Un coltello? No! il biglietto stropicciato del tatuatore avvertendo il giovane cdi fare attenzione perchè il quartiere è pieno di insidie. Tante le letture dello spot e non solo quella in chiave glbt. Ma qui la sorpresa è positiva, perchè persone socialmente incompatibili non solo comunicano ma son gentili l'una con l'altra, si parlano, dunque si accettano reciprocamente. Poco importa se sia un gay col macho, un figlio di papà col bullo o un borghese con un operaio. I tempi cambiano perchè alcuni pregiudizi e divisione di classe non sono così scontati come potrebbe sembrare dalle apparenze. Un capovolgimento del cliché dunque, in maniera ben differente dallo spot del 2008.
Il secondo spot (il terzo della campagna) si basa su una inedito coup de théâtre sul matrimonio (molto più efficace di quello australiano) dove l'uomo non è il padre che porta la figlia all'altare ma è lui lo sposo di un altro uomo... Certo manca sempre il bacio che pure c'è in qualunque matrimonio etero (="tra persone di sesso diverso") ma la normalizzazione del matrimonio tra due persone dello stesso sesso è chiara, piena e data per assodata. I tempi cambiano (="sono già cambiati") e la twingo pure.
Ce n'è anche un terzo (il primo in ordine a essere stato trasmesso che non riguarda la causa ma si basa lo stesso su una forma di riconoscimento e accettazione di comportamenti normalmente considerati esecrabili.
Qui si tratta di nuovo di un tatuaggio che la madre critica alla figlia ma non per i motivi che la figlia crede.
Di questi tre spot presentati tutti su internet per il momento solo quello della madre e della figlia è in tv (dal 7 gennaio, secondo il sito pubard mentre gli altri due ancora non hanno una data di messa in onda.
I tre spot sono stati pensati dalla Publicis Conseil e diretti da Xavier Giannoli. Sul sito disambuiguando sempre ricco di notizie e di acute osservazioni critiche trovo altri tre video della twingo, versione UK (ma almeno il secondo è girato anche per le nostre televisioni) altrettanto sorprendenti (il secondo, quello che è girato anche in Italia di caratura inferiore agli altri due) Magari si facessero spot sui profilattici in Italia!!! Qui il capovolgimento di ruoli (è il figlio che fa la ramanzina allla madre Hai idea cdi che ora sia? Potevi chiamare. Dove sei stata? e la madre che corre al piano di sopra non solo è divertente ma riconosce alle madri single e con figli (grandi) lo stesso diritto a divertirsi di quando non erano sposate e mamme!
E poi c'è chi dice siano solo pubblicità.
Da noi arrivò solo la terza
dove ovviamente e più italicamente una madre si compiace che la figlia si faccia vedere nuda in un qualche teatro considerandolo un lavoro.
E per completezza non posso chiudere questo post senza citare l'altro spot twingo che tanto fece scandalo quando uscì per l'analisi del quale rimando al sito disambiguando.
la pubblicità mostra le donne italiane come questo paese e la maggioranza delle stesse italiane si vedono. Contribuendo ad alimentare la visione stereotipata, in un circolo vizioso da cui non si esce. Ecco allora che ci dicono che «La competizione è femmina», quando invece appartiene a tutti i generi. Ed ecco per giunta che la competizione riservata alle donne non riguarda ruoli intellettuali o professionali, né tanto meno poteri economici o politici, ma un abituccio rosa cipria, da abbinare a una Twingo Miss Sixty appositamente dedicata alle donne e dunque anch’essa – ovvio! – rosa cipria.
Nessun commento:
Posta un commento