Dopo il reading di ierisera, penultimo spettacolo del Garofano Verde, entro in libreria per chiedere notizie dell'autore del testo. Ma nemmeno il libraio trova nulla sul testo (Il grande mago) di Valerio Moroni che Isabella Ferrari ha letto in un modo tutto suo, efficace e incantevole. Il libraio scopre di cosa parla il testo (un uomo, padre, che transita di sesso e approda a quello femminile) e si illumina. Sta scrivendo un testo (una sceneggiatura?) che parla propri di una trans, mi dice. Gli spiego come il testo che cerco affronta l'argomento (da un punto di vista maschile). Trova le mie osservazioni ideologiche ma interessanti. Poi si ricorda delle critiche che sollevai al film cui ha contribuito anche lui alla sceneggiatura e conferma che trova interessante il punto di vista dal quale faccio critica. Iniziamo a parlare di transessualismo. Tra clienti della libreria ce pagano, chiedono informazioni, senza imbarazzo né paura che i clienti possano non gradire l'argomento della nostra conversazione. Poi una donna chiede informazioni sui libri di mitologia greca. Il libraio, che fa davvero quel mestiere, le propone due testi miliari come Graves e Karenyi. Mi lascio sfuggire che sono due testi difficili (io avrei in mente di suggerirle Vernant e Vidal-Naquet, ma visto che in libreria non c'è rimango zitto). Lei si stranisce sul fattoche io le abbia detto che Karenyi è un libro difficile dice che mi prendete per scema? Che vuol dire che un libro è difficile? Le spiego cosa significa (in italiano) che un libro è difficile. Lei soppesa un po' i volumi portigli e si allontana. Ritorna dopo un po'. Intanto io e il libraio parliamo di indentità e, evidentemente, non ci capiamo sul termine. Perché io intendo identità sessuale e lui parla di identità della persona.
La cliente ritornata ha scelto uno dei volumi. Il libraio la serve subito, lei dice di sentirsi esclusa dalla discussione che stiamo facendo e di avere idee ben diverse. La invitiamo a unirsi a noi. E lì' lei esordisce dicendo basta co' 'sta cazzata dell'orientamento sessuale. E' un errore scientifico. Come per la razza. ti piace il cazzo? Ti piace la fica? E a me cosa cambia? Che me ne frega? Al libraio sembra una posizione equilibrata mentre le risposte mie e di un altro cliente, anche lui gay, vengono dette ideologiche, e sbagliate. sbagliate così in assoluto, non da un punto di vista politico, o di rivendicazione sociale. Le chiedo come intende conciliare il fatto che secondo lei l'orientamento sessuale non esiste (e che comunque non identifica una persona) con l'ammanco di diritti civili e risponde o combatti di più o rifiuti la categoria (e chissà perchè mi viene in mente l'indovina di Ladri di biciclette "o la trovi subito o nun la trovi più"). Si aggiungono altri clienti. Una ragazza si inserisce sulla mia osservazione che nessuno sceglie di essere etero o essere gay dicendo (è vero, ci si nasce, tranne i bisex che diventano così in seguito a qualche trauma). E' il delirio. Tutti concionano di omosessualità senza essere né gay né lesbiche con la presunzione di insegnare qualcosa a chi lo è. Come se io, bianco (ma la tipa dice confondendo i piani, che non si può essere sicuri di riconsocere la razza e che la rqzza non è fatta dal colore della pelle ma dai geni) dicessi a un nero come deve fare la propria lotta di emancipazione. Invece di essere solidale con lui vado e gli dico: "Ma che cazzata questa cosa della differenza di colore della pelle. Io sono bianco tu sei nero ma questa distinzione non si basa su nulla di campato, non è scientifica quindi non la usare, non è il colore della pelle che ti definisce". Non sono io che faccio il paragone con la razza. E' la cliente che imposta tutto il suo ragionamento su questo parallelo tra razza e orientamento sessuale. Il libraio trova molto più sensato il discorso suo che il mio minimizzando sull'ammanco di diritti che vessano gay e lesbiche (per tacer delle e dei trans che non fanno più parte della discussione). E quando le faccio notare che essere gay non significa solo che ti piace il cazzo mi risponde ma guarda che io non sono razzista. Mentre il libraio, ciliegina sulla torta, commenta che quello politico è un gusto, proprio come il sesso. Trotsky uu gusto?. Ora capisco perchè pensa che la mia critica sia ideologica.
Queste persone sono in piena lobotomia semplificatoria e credono che chi fa politica è meno oggettivo e imparziale di chi non la fa.
Me ne vado, ho un autobus da prendere (eheheh com'è inglese questa costruzione) e credo che rimanere sarebbe tempo perso. Il discorso che fanno la cliente e il libraio è un discorso teorico non concreto che ignora il motivo per cui gay e lesbiche (e trans) lottano.
Non s se mi stupisce di più la presunzione o l'ignoranza...
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