In difesa del film.
sulle «finocchie»
di Michele Anselmi
COMMEDIA. Bella l’opera di Cholodenkoi. Non c’è propaganda omosessualista. Come scritto a destra, dopo l’uscita di Julianne Moore contro la battuta omofobica di Berlusconi.
Eccolo da oggi nelle sale, in un centinaio di copie, il film che tanto ha fatto imbufalire i giornali di centrodestra. Sarà perché I ragazzi stanno bene parla di mamme lesbiche, donatori di sperma e inseminazione artificiale. O magari perché una delle due protagoniste, Julianne Moore, ebbe l’ardire, lo scorso novembre al Festival di Roma, di commentare un’infelice sortita di Berlusconi.
«Ha detto proprio così? “Meglio essere appassionato di belle ragazze che essere gay”? Penso sia una battuta idiota e stantia. L’orientamento sessuale dipende dalla biologia: sei quello che sei». Il giorno dopo fioccarono le stroncature, infarcite d’un insolito disprezzo. Sul Giornale Cinzia Romani parlò di «finocchie lesbo-chic», in difesa del premier «discriminato» dalla Moore perché «reo di eterosessualità conclamata».
Il borbonico Camillo Langone, su Libero, dichiarato tutto il proprio «schifo» nei confronti del film (non visto) e sfottuta la Moore per via dei suoi matrimoni, sentenziò invece: «Mentre credete di assistere a un innocuo spettacolo vi verranno somministrate forti dosi di propaganda; propaganda omosessualista, di quell’ideologia secondo la quale omosessualità è meglio (non uguale: meglio)».
In effetti tutto torna. Non è stato proprio il premier, due settimane fa, a rassicurare i Cristiano Riformisti, tra gli applausi, dicendo che, con lui al governo, «non ci saranno mai adozioni ai single e matrimoni gay»? Un film come I ragazzi stanno bene potrebbe rovinargli la digestione, e tuttavia Berlusconi farebbe bene a perdere 106 minuti - la distributrice Lucky Red è pronta a spedire il dvd - per vederlo. Perché la commedia di Lisa Cholodenko è arguta e profonda, a suo modo spiazzante, di sicuro divertente. Soprattutto mostra la distanza siderale esistente, in materia di diritti, tra la civile America e l’arretrata Italia.
Nel film sono due le mamme omosex. Nic e Jules, ossia Annette Bening e Julianne Moore. Serenamente sposate da anni, vivono in una bella casa da qualche parte della California del sud, dove hanno tirato su i figli Joni e Laser. Madri esemplari, si direbbe: premurose e sensibili, all’occorrenza severe. Joni, che deve il suo nome alla cantautrice Joni Mitchell, ha appena compiuto 18 anni e sta per andare al college. Così quando il fratello quindicenne le chiede, come ultimo favore, di rintracciare il padre che donò il seme usato per fecondare le due donne, lei accetta incuriosita. Segue telefonata e primo incontro. Paul, ovvero Mark Ruffalo, è uno scapolo incallito e vitalista, ramo cibo biologico, tutto jeans e camicie a scacchi. «Perché ho donato lo sperma? Pagano 60 dollari. E poi mi sembrava più divertente di donare il sangue» risponde alla domanda cruciale dei due fratelli. Chiaro che I ragazzi stanno bene racconta il bizzarro rapporto che si crea tra lui e i figli che non sapeva di avere. Intanto, di fronte a quel terremoto, vengono a galla i problemi matrimoniali delle due mamme. L’una, Nic, medico di successo, risolta sul piano professionale, tutta Volvo station-wagon e vini rossi doc. L’altra, Jules, infelice e insoddisfatta, alle prese con una nuova attività da giardiniera che la porterà prima nella casa e poi nel letto di Paul. Ma tranquilli: finirà come deve finire, senza pentimenti e ricatti, le due restano gay, e la tempesta servirà a rinsaldare il rapporto di coppia anche sul piano degli affetti.
Diciamo la verità: Annette Bening meritava, ben più di Natalie Portman, di vincere l’Oscar. Per come indossa le rughe e il tempo che passa, facendo di Nic un personaggio per nulla radical-chic: anzi fragile dietro il piglio autoritario, l’atteggiamento da uomo di casa. A dirla tutta, non è vero che «ci si dimentica quasi subito della coppia lesbica», come sostengono le due attrici. Al contrario, il pregio del film sta proprio nello sguardo che la regista Lisa Cholodenko, gay dichiarata e felicemente coniugata, posa sulle due cinquantenni: descritte nel loro ménage matrimoniale, tra alti e bassi, bagni nella vasca al lume di candela e raffreddamenti sessuali combattuti a colpi di film macho-gay.
Costato appena 4 milioni di dollari, I ragazzi stanno bene ne ha incassati oltre 20 al box-office americano, il che è un buon risultato per un film di impianto indipendente, sia pure ricolmo di volti noti: il trio Moore-Bening-Ruffalo, più la luminosa Mia Wasikowska di Alice in Wonderland. La commedia, frizzante senza essere frivola, non rinuncia a qualche nudo realistico, impertinente nei dialoghi, custodisce un sapore universale. Perché, dice la regista: «Anche i gay meritano di avere gli stessi guai degli eterosessuali».
Sul Riformista
A suo tempo ebbi modo di parlare del film soprattutto sul modo fallocentrico col quale il film mostra la sessualità lesbico (il vibratore altrimenti due donne senza cazzo che che fanno?). In conferenza stampa mi fu spiegato che il film voleva mostrare la routine della coppia lesbica ma che a rinsaldare il loro rapporto anche sessuale sia un uomo che vediamo a chiappe all'aria mentre si ingroppa Jiulian Moore e non solo, mentre della sessualità lesbo si vede solo un cunnilingus (sotto le coperte) e sto vibratore spaziale beh non ci sto!
Il film va comunque visto per capire come il nsotro paese sia ormai morto e marcito da tempo.
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