sabato 19 giugno 2010

L'omosessualità è una categoria troppo amplia ed eterogenea per renderla una categoria politica.

E mentre il Pride di Roma ottiene veti incrociati da chi vi vuole partecipare e chi non se la sente per questioni di principio, la tifoseria che sostiene qualunque presa di posizione, almeno su Facebook, arriva a semplificazioni de-generi.
C'è così chi vorrebbe che nei Pride sparissero definitivamente tutte le kefiah e le magliette di Che Guevara, massacratore di omosessuali come dice Damiano Tristano, e chi, invece, scrive che, se sei gay, devi stare con Israele e dunque contro i suoi detrattori, a prescindere, perchè i gay appartengono a una qualità di persone che, come gli ebrei, è oggetto di persecuzioni (Marcello Tito Maganelli.
Ora, a parte l'estrema semplificazione del ragionamento di Marcello, che lo rende facilmente strumentalizzatile (basta pensare ai fascisti di CasaPound, che esternarono simpatia per i gay, dei quali comprendono il pregiudizio che li discrimina da sempre proprio come il pregiudizio che discrimina loro...) quello che lascia perplessi è questa adesione acritica, questo schieramento calcistico a una causa piuttosto che a un'altra senza alcun spirito critico, senza la consapevolezza della complessità del mondo, senza alcuna possibilità di verifica dia quanto si afferma, senza alcun confronto con la Storia.
Sembra proprio che il più grande difetto di Internet sia quello di dare spazio a qualunque voce senza richieder però alcun rendiconto.
Io posso affermare quel che mi pare, nel nome del diritto di parola, senza collegarmi a un pensiero condiviso, senza riferirmi a chi sullo stesso argoemtno ha detto prima e meglio (o peggio) di me.
Un'apoteosi di individualismo che fa solo perdere tempo perchè se uno dovesse stare dietro a tutte le corbellerie che si scrivono su facebook e su internet tutta uno non vivrebbe più.

Certo bisogna capire chi, in quanto gay, non si sente rappresentato dal comunismo che da sempre ha trattato i gay esattamente se non peggio dei fascisti (peggio dei nazisti è un po' più difficile ma mai dire mai...).
Quel che critico a Damiano Tristano (non deve prendersela, cito lui ma potrei citarne altri mille) non è l'indignazione per l'omofobia del mondo arabo o per la mancanza di autocritica a sinistra.
Su questo Damiano ha ragione da vendere.
Critico il punto di vista che non è davvero politico, ma fideistico, un difetto che, suo malgrado, lo accomuna proprio a quella sinistra che, non prendendo le distanze dai propri scheletri nell'armadio, Damiano sente giustamente di odiare.

Che l'omofobia ci sia a sinistra quanto a destra è un dato di fatto storico, eppure, ancora oggi, ci sono compagni che, più o meno in buona fede, difendono i propri idoli, cercando di giustificarne l'operato, secondo uno storicismo distorto e ridicolo.
E' quello che fa, per esempio, Filippo Riniolo, quando risponde a chi gli ricorda come a sinistra si chiude un occhio per gli omofobi di casa:
ancora con sta storia del che? non lo voglio ripetere più: il che è morto nel '63. il movimento è nato nel '69. è evidendente che non ponendosi la questione il che come chiunque nel mondo si appiattiva sulle posoziono omofobe di tutto l'occidente dell'epoca.
è come dire che GIORDANO BRUNO. grande uomo di libertà era omofobo. certo lo era. ma è qualche secolo prima!

A parte che il movimento di liberazione gay ha appena un secolo in più di quantro non dica Filippo, come ogni cittadino di sinistra (non necessariamente gay) dovrebbe sapere, figuriamoci un attivista antagonista che si definisce frocio antifascista, e nemmeno si è giustificati dalla pessima abitudine di documentarsi solo su internet perchè basta fare una piccola ricerca per arrivare ad avere abbastanza fonti sull'argomento ma se questa argomentazione stoica fosse applicata nella sua pienezza si rischierebbero di giustificare Hitler e Mussolini....

Diverso il caso do Marcello che, dobbiamo rendergliene atto, è tutt'altro che disinformato (anzi) e le cui argomentazioni sono, di solito, di maggiore caratura di quelle riportate (cosa comunque piuttosto facile...).  Nel suo intervento pro Israele commette due errori madornali fare di Israele tutti gli Ebrei (per cui se sei contro Israele sei contro tutti gli Ebrei) e dire che, siccome Israele è un paese consumistico e lì froci finché spendono soldi sono liberi di fare quel che vogliono, anche i Pride, Israele è gayfriendly dimenticando i problemi che, anche in Israele, i gay vivono, come dappertutto.
Certo l'islam è omofobo, ma non mi sembra che la chiesa cattolica lo sia di meno, eppure a Damiano non verrebbe mai in mente di dire vorrei che nei Pride sparissero definitivamente tutte le croci o altri simboli del cattolicesimo massacratore di omosessuali.
In quanto allo stare sempre dalla parte di Israele per affinità tra discriminati oltre all'arbitrio di questa equiparazione (perchè non i curdi o qualunque altro discriminato?) è proprio questo schierarsi sempre e comunque, a priori, che segna la cifra della pochezza politica di questi ragionamenti (sic!).
Siamo smepre nell'alveo delle affermazioni tranchant che non servono ala causa ma a distinguersi nel mare di internet, una gara a chi la spara più grossa per essere notati proprio come la signora di radio Padania (le argomentazioni sono altre beninteso ma le ragioni le stesse).
e in questo opposti scheiramenti, inq uesti sloga politicamente inconsistenti si cela un'altra socmodissima verità.
Che l'omosessualità è una categoria troppo amplia ed eterogenea per renderla una categoria politica.
Ricordo un mio conoscente di tanti anni fa dirmi ohe lui, conoscendo di una persona solamente l'orientamento sessuale, in quanto gay era più propenso a dare maggiore fiducia al gay. ecco io no. Se conosco davvero solo l'orientamento sessuale do alle due persone la stessa fiducia con beneficio d'inventario. Ci sono troppi gay omofobi ed etero gayfriendly per pensarla diversamente...
Ecco, forse quando sostituiremo a questa guerra di categorie un confronto fatto di libero pensiero allora porse, dico, forse, leggeremo anche su internet meno corbellerie...

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