Lo so mentre io mio trastullo con la domanda retorica se questo valga davvero solo per gli uomini come sembra da questa frase sessista vuoi mi starete sicuramente dicendo L'autore! L'autore!
Dio solo sa se con la lacrimuccia all'occhio o il machete in mano.
Non lo so mica vi vedo mentre mi leggete forse dovrei hackerare le vostre webcam...
Insomma quell'occhio fino (ehm...) che ha scritto questa enorme cazzata è un certo Claudio Rossi Marcelli che ha una rubrica su Internazionale, mica bruscolini.
Che scrive sta pazza?
Di solito non mi piacciono le statistiche su gay e lesbiche. Perché, andando oltre i dati allarmanti sulle difficoltà che s’incontrano nell’adolescenza, poi i risultati di queste ricerche confermano sempre lo stesso imbarazzante verdetto: noi siamo meglio degli etero. In tutto.
A crescere i figli, a fare carriera, a vivere meglio la nostra sessualità, a far durare i matrimoni, a raggiungere più alti livelli d’istruzione. Siamo perfino più bravi a essere felici. Insomma, secondo i sondaggi da questa superiorità gay non si scappa.
Per me però è un dato allarmante e, ogni volta che leggo uno di questi articoli, sento crescere la mia preoccupazione. Sia ben chiaro: che i gay sono meglio degli etero lo sappiamo tutti da anni. Anzi da secoli, cioè da quando Michelangelo ha passato tutto quel tempo a testa in su a dipingere la cappella Sistina.
Ma poi, vedete, io ho tre figli e devo pensare anche a loro. Statisticamente qualcuno di loro si rivelerà essere eterosessuale, forse perfino tutti e tre. E come padre io ho il sacrosanto dovere di non farli crescere con l’idea di essere svantaggiati.
Alle mie figlie gemelle ripeto continuamente che il fatto di essere donne o uomini non cambia di un millimetro gli obiettivi che possono raggiungere. Allo stesso modo, non appena avremo qualche segnale sul loro orientamento sessuale e quello del fratello, mi toccherà cominciare a dire frasi tipo: “Il fatto che siate etero non significa nulla, voi valete esattamente quanto gli altri”.
Ok, si intuisce un tantinello di ironia ma l'uomo dal doppio cognome ha la metà del gusto camp necessario per rendere questo post qualcosa di diverso da quello che è.Intanto però mi piacerebbe che anche la stampa ci aiutasse a promuovere la parità e la finisse di sottolineare quanto siamo migliori noi gay. Non perché non sia vero, ma per delicatezza verso tutti quelli che non hanno la fortuna di esserlo. Certe cose si sanno senza bisogno di ripeterle ogni momento.
Intanto perchè l'unico momento nel quale mi sento di dire noi gay, come fa lui, mentre io in realtà cercherei più un termine ombrello che comprenda anche lesbiche, bisessuali, transessuali, intersex, queer e transgender, Guido Allegrezza una volta suggerì popolo Raimbow, a me piacque anche se non lo uso quasi mai... dicevo intanto perchè l'unico momento in cui ha un senso dire noi popolo rainbow è quando si ricorda la comune discriminazione perché oltre quella non c'è nulla che tiene insieme le persone dal punto di vista dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere.
Non una comune visione del mondo, non la politica,
non l'estrazione sociale,
non la cultura.
Insomma spero di non dover ricordare all'uomo dai due cognomi che il popolo rainbow annovera al suo interno la stessa varia (dis)umanità del popolo etero, e che insomma, ci sono tanti Michelangeli etero nella storia dell'arte proprio come ci saranno sicuramente stati degli Jack The Ripper transgender.
Perchè collegare una qualità o un difetto a una categoria tramite una generalizzazione che è una operazione priva di logica è sempre una forma di discriminazione, un luogo comune, una forma di razzismo.
Anche se lo si dice mezzo per scherzo come mi sembra di capire, se mi sbaglio evincetemi, convincetemi, insomma ditemelo pure non mi offendo mica.
Io di superiorità di un sesso rispetto all'altro, di un orientamento rispetto un altro proprio non ne voglio sentire parlare nemmeno per ischerzo, altrimenti si finisce a fare errori grossolani come fa Rossi Marcelli che dice giustamente alle sue figlie gemelle che il fatto di essere donne o uomini non cambia di un millimetro gli obiettivi che possono raggiungere ma quando deve dire che ha della prole, usa sempre il sessista figli, al maschile, anche se il figlio è uno e le figlie sono due.
Allora forse purtroppo ancora una minima distinzione tra il genere maschile e quello femminile cazzarola se c'è, ANCHE per l'uomo dai due cognomi.
Che poi andando a leggere tutti i link cui Rossi Marcelli rimanda come per dire non mi invento niente lo dicono loro si scopre altro sessismo perchè almeno un paio degli articoli si riferiscono alle lesbiche e l'uomo dal doppio cognome parla di gay.
Ora siccome in Italia gay si riferisce ai maschietti perchè non ha usato il sostantivo lesbica?!?!?
Non so voi ma un articolo del genere letto da uno di quei omofobi della prima ora, quelli che scrivono per tempi.it. o per militano nel pd, che spesso è la stessa cosa, esperienza personale, potrebbero anche prenderla sul serio e convincersi ancora di più del gaysmo gender della cultura lgbt. Perché quando si comunica bisogna sempre essere inequivocabili altrimenti si rischia di sortire l'effetto contrario.
Altrimenti qualche frocia frustrata ci crede davvero e lo pubblica su faccialibro col petto ancora più puntuto e la faccia deformata da un orgoglio che non è quello vero che nasce dal continuo stigma di chi ci vuole malati pedofili diversi mostruosamente freak ma l'orgoglio narciso radical chic.
E poi visto che l'uomo dai due cognomi scrive su un settimanale tra i più colti d'Italia perchè invece di dire mi piacerebbe che anche la stampa ci aiutasse a promuovere la parità presentandosi come sorella non fa il mestiere per cui è pagato, il giornalista e inizia lui a fare una informazione diversa, precisa, puntuale, impeccabile, elegante?
Se i gay sono migliori allo 'sto giornalsita qua mi sa tanto che è mica gay! E nemmeno ricchione.
2 commenti:
E' il classico pezzo goliardico, è inutile contestarlo nei contenuti al massimo sulla sua opportunità
Più che goliardico lo trovo sottilmente (troppo sottilmente) ironico... Cmq hai ragione è nell'opportunità che va criticato ma anche nei contenuti qui e lì...
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