il seminario Orientarsi nella diversità tenuto da Federica De Simone e un dibattito sull'omofobia tenuto da Cidone, Iannella, e De Simone.
L'incontro è stato molto interessante sia per il confronto con un approccio alla questione diverso da A spasso tra i generi che tengo con Paola Biondi e Guido Allegrezza, sia per il contributo del pubblico, che ha dato occasione di tastare il polso alla diversa compagine romana del movimento lgb dentro e fuori la militanza, dentro e fuori le professionalità (eravamo in un Istittuo di Sessuologia non dimenticate).
Un modo per riflettere su alcune pratiche, su alcune retoriche e sul vissuto delle persone.
Il primo aspetto importante è la presenza alla giornata di alcune psicoterapeute di mezza età, lo so che il termine è odioso, che venivano per informarsi sulla questione lgb visto che hanno dei pazienti omosessuali e ne sanno poco, e riconoscono anche di avere dei pregiudizi.
Al di là della dubbia etica professionale, se io ho dei pregiudizi sulla questione non posso accertarti come paziente è meglio se ti mando da un(a) collega che non ne ha, trovo comunque positivo che le psicoterapeute in questione siano venute a sentire il seminario.
Non so quanto abbiano capito perchè alcuni concetti che sono stati introdotti avrebbero forse necessitato di una spiegazone sull'uso e sulla necessità della loro esistenza. Come nel caso del concetto di Identità sessuale che comprende 4 diversi aspetti sesso, genere, ruolo e orientamento. A cosa serve distinguere tra sesso e genere, tra ruoli e orientamento? Non sono forse distinzioni umane e non categorie che esistono in natura (tranne, in parte, la prima)? Invece De simone le presentava senza vaglio critico come fossero concetti presenti nel mondo che le parole si limitano a indicare, mentre sono concetti che ritagliano il mondo in un certo modo.
Quel che mancava è la parte politica, termine che mi è stato contestato, quando De Simone mi ha detto che si può parlare anche senza fare politica, senza rendersi conto che quella è la sua di politica...
Non a caso quando Cidone nel parlare di omofobia, dopo aver indicato gli effetti dell'omofobia sulle persone omosessuali (senza mai parlare di discriminazione o distinguere i tre livelli di omofobia così come si suole distinguere) inanella la necessità per le persone omosessuali di accettarsi senza spiegare che l'accettazione è resa necessaria da pressioni esterne e io le contesto il termine De Simone interviene commentando che, al di là del significato della parola, visto che nel passato quella parola è stata usata dobbiamo continuare a usarla per motivi storici. Così. Senza vaglio critico.
La retorica dell'accettazione, come ho già avuto modo di dire su questo blog, parte dal presupposto implicito, stra omofobico, che l'omosessualità sia un accidente di per sé al quale bisogna rassegnarsi e prima lo si accetta, prima ci si accetta cioè per quel che si è, cioè dei diversi, prima si vive bene.
L'omosessualità non ha pari dignità con l'eterosessualità costituendo uno dei tre possibili orientamenti sessuali.
E' una eccezione (oppositoria all'eterosessualità) che va tollerata.
Il nome stesso del seminario orientarsi nella diversità, ribadisce questa impostazione.
Diverso è un eufemismo per omosessuale. Eufemismo come se la parola omosessuale fosse offensiva o troppo forte
Persona differente dalla maggioranza, spec. handicappato o, eufem., omosessuale (Sabatini Coletti online)Ed ecco che ritorna il concetto di handicap, di menomazione.
In senso più generale diverso significa
Che si presenta con un'identità, una natura nettamente distinta rispetto ad altre persone o cose (Sabatini Coletti online)Natura nettamente distinta, dunque etero e omosex pari non sono (per tacer delle persone bisessuali).
Questa mi sembra una posizione da socialismo utopista, quella disposizione cioè dell'etero che, senza mettere in discussione la propria norma, che rimane l'eterosessualità tollera, accetta l'omosessualità ma come cosa in sé, diversa dall'eterosessualità, alla quale va data dignità ma non già in quanto altra faccia della stessa medaglia, in quanto arricchimento dell'umanità e della donnanità ma in quanto altra medaglia.
E' la stessa posizione di Bindi quando dice a Daniele Viotti non potete usare il matrimonio che è una istituzione etero altrimenti si azzerano le differenze tra noi e voi.
Insomma un modo à la Forrest Gump di accettare le differenze. Non cancellando l'ideologia che rende diversi. ma anzi creando una categoria che tolleri la diversità senza mettere in discussione l'ideologia che quella diversità ha creato.
L'omosessualità è un accidente da tollerare non una ricchezza per tutte e tutti da reintegrare nell'universalità degli uomini e delle donne.
Gli uomini e le donne cioè non possono direttamente innamorarsi o fare sesso o entrambe le cose indifferenziatamente con persone dello stesso sesso dell'altro sesso o di entrambi. Devono prima accettarsi come gay - ma non come etero - una asimmetria che rende evidente l'estrazione ideologica patriarcale di questa posizione - perchè quello è il default, e poi possono avere storie o fare sesso con persone dello stesso sesso.
Un approccio che poteva andare bene quando si pensava che l'omosessualità fosse una malattia ma che non ha più senso alcuno da quando l'OMS la riconosce come naturale variante della sessualità e dell'affettività umane e donnane.
Molto interessanti le reazioni del pubblico.
Alcune ragazze definivano l'essere lesbica con il fare sesso con un'altra donna, escludendo così l'affettività o anche quel sentimento di affinità spirituale tanto bene spiegato da lallo lulli, morto suicida.
Qualcun altra continuava a dire che ognuno di noi dovrebbe poter liberamente esprimere la femminilità e la mascolinità entrambe presenti in ognun* noi, senza rendersi conto di costruire maschile e femminile come categorie eternormate. La femminilità come desiderio della maschilità e viceversa.
C'è chi si infastidiva della mia pedanteria sul significato delle parole (quando contestavo l'uso di diverso) dicendo che ognuno usa le parole come crede, al che ho iniziato a parlarle con parole mie e dirle che la pentola della luna non carpiva la pastura delle effemeridi (di)mostrandole come siamo costretti a usare lo stesso vocabolario per capirci l'un l'altra...
Un'altra ragazza chiedeva spiegazioni a De Simone sul perchè le capitava di innamorarsi di ragazze etero che avevano avuto storie con donne solo con lei e provenivano e ritornavano ai ragazzi...
Oppure un ragazzo (unica altra presenza maschile, oltre al sottoscritto, in un consesso di ragazze e donne) che dopo aver visto questo video
che De Simone ha usato come strumento didattico, chiedeva se lui era venuto così per colpa di sua madre.
Una cosa è chiara. Incontri di questo genere sono necessari. C'è tanto bisogno di vedersi, di confrontarsi, di conoscersi, di capirsi.
4 commenti:
Sono perfettamente d'accordo con quanto dici, specialmente quando affermi:
"Natura nettamente distinta, dunque etero e omosex pari non sono (per tacer delle persone bisessuali).
Questa mi sembra una posizione da socialismo utopista, quella disposizione cioè dell'etero che, senza mettere in discussione la propria norma, che rimane l'eterosessualità tollera, accetta l'omosessualità ma come cosa in sé, diversa dall'eterosessualità, alla quale va data dignità ma non già in quanto altra faccia della stessa medaglia, in quanto arricchimento dell'umanità e della donnanità ma in quanto altra medaglia.
E' la stessa posizione di Bindi quando dice a Daniele Viotti non potete usare il matrimonio che è una istituzione etero altrimenti si azzerano le differenze tra noi e voi.
Insomma un modo à la Forrest Gump di accettare le differenze. Non cancellando l'ideologia che rende diversi. ma anzi creando una categoria che tolleri la diversità senza mettere in discussione l'ideologia che quella diversità ha creato.
L'omosessualità è un accidente da tollerare non una ricchezza per tutte e tutti da reintegrare nell'universalità degli uomini e delle donne."
Stiamo ancora qui a dibattere da tempo immemorabile sull'eziologia dell'omosessualità, ma mai nessuno che si ponga il problema dell'eziologia dell'eterosessualità.
Anch'io sono stufo della retorica dell'accettazione. Ma perché un etero forse "si accetta"?
Non c'è nulla da accettare, l'orientamento sessuale non è un fardello che ricade sulle nostre spalle come fosse il peccato originale. In questa retorica laica dell'accettazione vedo invece un forte sostrato religioso: sei gay? sei lesbica? sei bisessuale? Accetta questa sventurata condizione e allora sarai redento!
Onestamente credo che nemmeno nel Medioevo fossero così ottusi. Quanto meno lo chiamavano peccato. Qui si cambiano le parole, ma il succo è lo stesso.
Io voglio pari dignità, voglio che il fatto di essere gay\bisex\pansex\checazzonesosex sia agli altri indifferente quanto il colore degli occhi. Questa è la vera, grande conquista di civiltà che dobbiamo raggiungere in futuro. Non queste modalità collettive di (auto)commiserazione. Il Miserere nostri Domine ha senso (ancora?) nelle chiese, non al di fuori di esse.
Sono molto felice di leggerti Gaetano (chissà se sei un Gaetano che conobbi tanti anni fa, chi sa...). Non tanto perchè ti dici d'accordo con me, ma perchè c'è qualcun altro, almeno, che ha il mio stesso sentire. A volte mentre mi inalbero e soffro per la retorica dell'accettazione mi sembra di essere solo e fondamentalmente non capito.
Il tuo commento mi ha fatto sentire capito e in compagnia. Te ne sono davvero grato!
Ti ringrazio per le belle parole, ma sicuramente non sono il Gaetano che conoscesti tanti anni fa. Ho solo 23 anni =).
Per quanto riguarda il comune sentire riguardo la retorica dell'accettazione voglio essere io invece a ringraziare te di nuovo. Nel tuo blog ho trovato riflessioni stimolanti, non comuni.
E in particolare sulla critica al concetto di affermazione trovo che le tue posizioni siano quelle più vicine alle mie convinzioni personali sul tema.
Dagli anni della mia adolescenza ad oggi la mia sessualità non è stata un fatto di accettazione, quanto più un'acquisizione di consapevolezza. Certo, ai primordi, quando non capivo cosa fossi ero largamente influenzato da un modo di vedere esterno che considerava (e considera) le tendenze e gli atti omosessuali un abominio, ma col tempo e negli ultimi anni tutto ciò si è mosso verso una consapevolezza diversa.
Se oggi mi volessi definire potrei ricorrere a termini come "bisessuale" o "pansessuale", ma questo lavoro lascerebbe il tempo che trova. Io sono io, ed ogni attributo che mi volessi dare sarebbe sempre incompleto e caduco, specialmente se riferito al mio orientamento sessuale. E poi, visto e considerato che viviamo in una società che discrimina, tutte le etichette diverse da "eterosessuale" sarebbero tutte quante percepite come di serie B.
Allora, dato che l'amore e il piacere non credo siano merce da supermercato, poniamo fine a questa sindrome classificatoria sclerotica e surclassata e lasciamo che ognuno abbia il suo sacrosanto diritto ad essere indifferente.
Perfettamente d'accordo. Io sogno un mondo in cui un ragazzo, una ragazza, possa amare e o fare sesso con altre ragazze e ragazzi senza che debba rendere conto di orientamenti vari e (in)coerenze rispetto il modello classificatorio entro cui è costretto o costretta a stare...
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