giovedì 12 agosto 2010

Baci audaci al settimo cielo, la nuova soap di Arcigay

E così, senza nemmeno accorgercene, siamo giunti alla terza puntata di questa se... saga estiva avvincente quanto una martellata sugli zebedei.

Riassunto delle puntate precedenti.

Arcigay denuncia che due ragazzi sono stai cacciati dallo stabilimento (?) settimo cielo di Capocotta perchè tre bagnanti erano infastiditi dai loro baci.

Il chiosco di Settimo Cielo (nella persona del suo gestore Valerio De Santis) smentisce su Facebook e dice che non si trattava di baci ma di qualcosa di più  e di non averli cacciati ma consigliato loro di farsi più in là.

Oggi Arcigay pubblica una lettera aperta (come quella del gestore di Settimo Cielo) che sembra tanto un comunicato stampa nel quale si ribadisce che loro due (è uno dei due ragazzi a parlare) si stavano solo baciando e che le tre persone infastidite erano etero.

Chi ci fa una brutta figura? Passi la stampa (che ha dato alla notizia sin troppo rilievo) che pur di pubblicare notizie sull'emergenza omofobia accettano racconti senza verificarli...

Arcigay sicuramente che nel modo di raccontare la storia e di puntualizzare un resoconto con troppi punti d'ombra non è proprio un esempio di chiarezza.

Chissà se sapremo mai come sono andate le cose in realtà. Io lo so, ma non ne ho le prove. E quindi devo tacere.

Infine, last (lust?) but non least, ci fa una brutta figura la comunità, da un lato assatanata di sesso e dall'altro sempre pronta a far la vittima.

Per questo non posso che sottoscrivere la nota che Cristiana Alicata ha pubblicato su Facebook e che riporto per intero:

Scrivo questa nota di ritorno dal Settimo Cielo dove con le mie orecchie ho voluto ascoltare sia il racconto di Mustaphà che quello di Valerio De Santis, titolare della spiaggia, notoriamente gay friendly e frequentata da buona parte della comunità romana da anni.

In quella spiaggia, in questi anni, ho assistito a baci omosessuali, a baci etero, a nudisti ed anche ad effusioni più appassionate come ci sta quando si ha venti anni e gli ormoni in agguato si sia omosessuali o eterosessuali.

Se mi avessero raccontato una cosa del genere, fossi stato il presidente di un'associazione gay mi sarei informato bene, avrei chiamato il titolare, ci sarei andato. Se davvero conoscessi la realtà romana, non ci avrei creduto e avrei approfondito. Cose che ai giornalisti non si possono più chiedere, quelli non gli pare vero di finire in prima pagina con la firma su pezzi che smuovono la noia estiva di un Paese in crisi e di un Governo allo sbando. Eh, già, che noia.

Per quale motivo una spiaggia che campa sulla comunità avrebbe dovuto censurare un bacio gay. Baci che, lo ripeto di nuovo, sono all'ordine del giorno? LI ho dati anche io. Confesso.

Ora dico a tutti noi che siamo chiamati, in questo momento così complesso e difficile a grandi responsabilità. Le responsabilità di chi è punto di riferimento per la stampa e per la comunità. Chi nei partiti, chi nelle associazioni, chi perché è voce autorevole della cultura. Ognuno di noi, adesso, deve essere in grado di individuare priorità e strumenti per condurre la battaglia.

Non si possono far passare due mortaretti (versione della polizia) per due molotov (versione della stampa): vedi attentato alla Gay Street dell'anno scorso e spaventare un'intera città. Non si può difendere un atto osceno in luogo pubblico (a meno che il nostro obiettivo non sia quello del sesso libero ovunque allora la storia è un'altra e io non ho capito). Si può difendere un bacio, certo. Perché è la libera espressione dell'amore e poi c'è bacio e bacio ma non voglio scadere nel moralismo, non lo sono. Ma ci conviene fare questa battaglia in questo modo? E' la strada giusta per far passare l'omoaffettività questa? Non si può uscire sulla stampa raccontando dei luoghi di cruising dei preti e di essersi fatti un monsignore. Che senso ha? Sembriamo un branco di sessuomani. Ci piace fare sesso come al resto del mondo. Tanto quanto. A me moltissimo, ma se fossi etero, avrei la stessa voglia e sarebbero fatti miei, non devo fare alcuna battaglia politica per chiudermi in casa con una donna, anche una diversa ogni giorno o magari 3 insieme (questo giusto per non passare da moralista, eh).

Io voglio difendere i figli delle coppie omosessuali. Andiamo fuori dalle scuole a parlare di questo, non di sesso. Vorrei stare vicino agli anziani soli, alle coppie che non arrivano alla fine del mese, ma sono gay e non possono avere incentivi di qualche tipo. Le coppie a distanza che non possono ricongiungersi perché il contratto nazionale a noi, non ci prevede. L'estensione della 104 per i portatori di handicap al compagno o alla compagna. Sono queste le battaglie che dobbiamo fare, che sono battaglie culturali, che portano dietro a noi l'intero paese. E so che molti di voi è in questa direzione che vanno e che andranno. Concentriamoci. Non perdiamo la brocca per un pò di visibilità personale. Siamo, che lo vogliamo o no, responsabili di un'intera comunità. Ma non perché la comunità lo vuole. Non ci ha mai scelto nessuno. Ma perché ne abbiamo fatto la battaglia della vita, perché qualcuno doveva farlo. Non fanno notizia queste battaglie? E chi se ne frega. Fanno Paese, fanno cultura, fanno comunità. Fanno bene, per la miseria!

Ho taciuto in questi mesi davanti al personalismo di alcuni, alla ricerca smodata della telecamera. Ho taciuto perché ho la tessera di un Partito e poteva sembrare che venissi mal interpretata. Ma oggi sono incazzata. Sono incazzata perché questa smania di apparire, tutta individuale, ci danneggia tutti. E la prossima volta che succede qualcosa, qualcosa di grave, diranno che ce la siamo fatta da soli o la gente non ci crederà.

Un po' di responsabilità. Per favore. Un pò di senso della misura. E tanta unità.

Grazie.

Guai se per questo dissennato al lupo al lupo ci dovesse andare di mezzo qualche gay trans o lesbica.

La politica di contrapposizione buoni cattivi serve  solo a creare l'emergenza a far vivere tutti male a ottenere un consenso per una politica blanda fatta da tutte le associazioni romane (parlo di quel che conosco) troppo compromesse da interessi privati (finanziamento di attività) per poter far le pulci a chi li finanzia.

I soliti noti dovranno dare molte spiegazioni alla comunità. Che è ora che sconfessi questi portavoce e chieda loro che intenzioni hanno.

Basta coi  ghetti. Basta Gay Village, basta Gay street. Che i gay le lesbiche e la comunità queer tutta si riappropri del paese Italia e lasci i ghetti a tutti gli intolleranti, razzisti, omofobi, maschilisti e sessisti, che inquinano l'aria del libero pensiero. A loro lasciamo la dolce compagnia dei professionisti dell'omofobia. Che se la vedano tra loro.

Urge una mobilitazione generale per dire come stanno le cose e non lasciare mai più deleghe a nessuno.
Perchè il popolo queer si rappresenta da sé.

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