E' andata in onda su Comedy Central (canale 122 di SKY) la prima puntata di Metropolis, il nuovo programma erede di Central Station, Produzione Zodiak Active – Ridens per la tegia di Rinaldo Gaspari, scritto da Andrea Boin, Raffaele Skizzo Bruscella, Daniele Ceva e Marco Del Conte e presentato da condotto da Omar Fantini e Melita Toniolo (fonte per i credit ananas blog ).
In onda dal 6 dicembre ogni giovedì alle 21 e in replica il sabato alle 19, sul sito del canale di Sky Comedy central, viene presentato come un programma con uno squadrone di artisti tra cui tanti volti emergenti,
tutti pronti a farvi piegare in due dalle risate, con personaggi
originali e tormentoni inediti.
Beh non proprio tutti.
Gianluca "Felipe" Beretta (Zelig, Central Station) interpreta il modello Ambrogio, detto Ambroise, che si presenta in scena con foulard e borsalino rosa e ci prova subito col presentatore, mettendogli le mani addosso con la scusa di indovinare il tipo di tessuto della sua camicia o prendendogli la mano e portandosela verso il pacco dicendogli che è emozionato e gli batte il cuore.
Accennando una effeminatezza contenuta ma evidente, racconta la sua vita da modello, dicendo che sin da giovane, mentre agli altri ragazzi piaceva la passera a lui piaceva la passerella, e che se non sei gay non ti fanno lavorare.
Poi quando racconta di avere smesso di lavorare per Cavalli quando nel letto ha trovato il fantino il presentatore sentendosi autorizzato dalle sue sue avance, gli dice, ridendo, che si immagina l'azione fatta col fantino. Ambroise allora si rivolge si risente che il presentatore gli stia dando del culattone e che per lui quello è un lavoro e che deve pagare l'Imu... Poi prima di andarse lo saluta baciandsi due dita e ponendogliele sulle labbra.
Il messaggio che passa è che fare il gay è una professione, che se sei gay hai accesso a un certo tipo di lavori altrimenti no. Che dunque il gay è lobbizzato e dunque perfettamente inserito nella società, essendo inserito in quello del lavoro... Un gay che segue sempre il cliché dell'effeminatezza, del colore rosa (e dopo Andrea è al contempo un anacronismo e una bestemmia) e che la sobrietà è data da fatto che Ambrogio fa il gay ma non lo è.
Un gay affettato, effeminato, invadente e fastidioso che ci prova con tutti i maschi, che ti mette le mani addosso (qui però mette anche le mani dell'altro sul proprio corpo). UN personaggio che non fa ridere e che non aiuta certo a cambiare la percezione dell'omosessualità.
Non che un sketch televisivo debba avere come scopo l'emancipazione dell'omosessualità ma non si può certo tollerare che continui a confermare e legittimare lo stigma in cui le persone omosessuali sono relegate.
Il fatto che l'effeminatezza e gli altri stereotipi sull'orientamento sessuale gay siano misurati e meno eccessivi ed esasperati che in altre caratterizzazioni come per esempio quella de I soliti idioti secondo me è ancora più pericolosa, perchè costituisce il viatico di una presunta integrazione sociale che inchioda le persone omosessuali allo stesso cliché di smepre.
Ambroise è diseducativo e fa dell'omosessuale non una persona ma una categoria sociale una opzione professionale, una macchietta tramite la quale le persone omosessuali, quelle vere che vivono le paese, anche tramite questo personaggio possono essere sfottute, denigrate, isolate e discriminate.
L'unico strumento che abbiamo, almeno nell'immediato, è la protesta.
Scriviamo alla mail della redazione, commentiamo il post di presentazione del programma.
Facciamoci sentire.
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