La fonte è Repubblica, non sono riuscito a trovare fonti da altri quotidiani (compreso Messaggero), se qualcuno ne è a conoscenza me le segnali cortesemente.
Cosa sia realmente successo è difficile da sapere capire, quel che sappiamo è tramite le parole di un testimone, come riportato dall'articolo:
"Quei ragazzi stavano molestando e picchiando una coppia di giovani gay che si erano scambiati qualche effusione nei pressi del laghetto" questo il racconto di S. S., 62 anni, pensionato erano circa le 15,30 del 26. "Sono intervenuto assieme a sette o otto persone, minacciando di fotografarli e denunciarli alla polizia e loro se ne sono andati. Non ci ho più pensato ma dopo circa un'ora sono tornati. Erano una decina. Gli altri sono scappati ma io sono stato più lento: mi hanno raggiunto e picchiato a sangue". L'uomo è stato soccorso da un'ambulanza e trasportato al San Camillo: 20 giorni di prognosi per la frattura del polso e quaranta punti di sutura alla testa. Nella denuncia al commissariato di Monteverde, però, non si parla della matrice omofaba del pestaggio. E' stata la vittima stessa a spiegarne il motivo parlando con alcuni conoscenti. "Dopo la prima aggressione abbiamo consigliato alle vittime di sporgere denuncia ha raccontato ma loro si sono rifiutati, dicendo che avevano paura. Uno era un extracomunitario senza documenti, l'altro un italiano che ci ha detto di essere un precario e di temere conseguenze sul lavoro. Non potevamo forzarli e abbiamo rispettato la loro volontà"Noto sempre con fastidio l'uso pleonastico dell'aggettivo gay riferito ai due ragazzi. Se i due ragazzi si scambiano effusioni a che serve a specificare che sono gay? Forse che le effusioni tra due ragazzi etero sono meno malviste delle effusioni tra due ragazzi gay?
Ah si è specificato ragazzi gay per non cadere nell'equivoco si trattasse di un ragazzo e una ragazza (dato il sessismo della lingua italiano che può far indicare un ragazzo e una ragazza come due ragazzi )perchè non dire allora due ragazzi dello stesso sesso (visto che, dopotutto, omosessuale vuol dire quello...) invece di specificare che sono gay cioè l'orientamento sessuale?
Cioè perchè usare gay come sostantivo, differenziando qualitativamente quei due ragazzi dai ragazzi etero come se non fossero uguali?
Purtroppo da questo punto di vista l'articolo di gay.it dal quale ho appreso la notizia non è migliore di quello di Repubblica, tutt'altro. Nell'articolo senza firma i legge:
L'uomo ha raccontato di aver visto una gruppo di ragazzi tra i 16 e i 18Anche qui i neretti sono miei.
anni mentre molestavano e picchiavano con mazze di legno e spranghe di
ferro due gay la cui sola colpa era quella di essersi scambiati qualche
effusione sulle rive del laghetto del parco.
Non due ragazzi, non due esseri umani, ma due gay. Razza a parte. D'altronde da un sito che si chiama gay.it solo di quello si parlerà...
Alla faccia del diritto all'indifferenza dell'ILGA portoghese...
Torniamo all'articolo di Repubblica.
Il tono e lo scopo dell'articolo di Masimo Lugli non sono informativi ma allarmistici.
Si parla dell'aggressione e non si danno dettagli sulle ferite riportate ai due ragazzi, che non si capisce se oltre a non sporgere denuncia non sono voluti andare all'ospedale per gli stessi motivi. L'articolo non si pone il problema.
Se ne deduce che le ferite inferte ai ragazzi non erano così gravi.
Nonostante gli aggressori brandissero mazze di ferro o da baseball evidentemente non le hanno usate nemmeno con l'uomo di 62 anni, perchè una mazzata da baseball in testa può anche uccidere.
Mi chiedo come mai il giornalista, magari chiedendo lumi alla polizia o a qualche associazione lgbt, non abbia informato i suoi lettori su come è meglio comportarsi se si trovano in un caso del genere, siano i lettori (le lettrici) i due ragazzi aggrediti o i soccorritori aggrediti a loro volta.
Ammesso e non concesso che le cose siano davvero andate come dice l'articolo, e cioè che i due ragazzi aggrediti non hanno voluto sporgere denuncia temendo ripercussioni sulla propria vita privata, perchè il giornalista non esorta le vittime a sporgere la denuncia in ogni caso?
Nel caso di un cittadino che è testimone di un reato c'è l'obbligo legale di denunciarlo.
Se io vedo uno che ruba e non lo denuncio per la legge, giustamente, sono suo complice.
Nel caso in cui io venga aggredito anche se non c'è un obbligo legale ce n'è uno morale.
Se io vengo aggredito e non denuncio gli aggressori oltre a lasciare a piede libero dei delinquenti lascio senza reazione la loro azione (poco importa se la mia denuncia li farà arrestare o meno, può anche essere una denuncia contro ignoti).
Invece il giornalista non commenta questa mancata denuncia come se riconosca l'ineluttabilità per le persone omosessuali di non poter denunciare le aggressioni subite in quanto omosessuali che non permette loro di far valere i diritti di cittadini (e non di cittadini omosessuali) per via dello stigma.
Attenzione non perchè lo stigma è una fonte di discriminazione ma semplicemente perchè, in fondo, nella nostra società l'omosessualità è una cosa privata da tenere nascosta, altrimenti ti danneggia.
Adesso, che il ragazzo cittadino straniero non possa andare alla polizia perchè senza documenti è comprensibile, la mancanza di documenti però non ha nulla che fare con la propria omosessualità.
Anche fosse stato aggredito perchè straniero e non perchè gay sarebbe valsa la stessa impasse, l'impasse da cittadino straniero senza documenti.
Non era allora forse il caso di chiarire, evidenziare, spiegare?
Il giornalismo non dovrebbe servire a questo, a informare?
Nel caso del cittadino italiano col lavoro precario, francamente mi sembra insostenibile che il giornalista non sottolinei la sua pavidità. O l'effetto che su di lui lo stigma dell'omosessualità ha tanto da farlo indurre a nascondere il proprio orientamento sessuale perchè teme di perdere il lavoro.
Una lancia spezzata in suo favore no?
Un'esortazione a fare la denuncia in ogni caso no?
Invece il giornalista dà per scontato che non ci sia soluzione e che sia normale che i due aggrediti non denunciano altrimenti si scopre che sono gay.
Il silenzio del giornalista sull'errore nella loro decisione di non sporgere denuncia avvalla tutta una serie di considerazioni facendo scattare anche nella mente dei lettori una serie di considerazioni implicite, che proprio perchè non dette sono date per scontate.
Cioè che per le persone omosessuali il proprio orientamento sessuale è un tallone d'Achille che si può ripercuotere sempre contro se stesse ma non già per una mancanza di tutela, ma proprio a causa della propria condizione.
Che se i due ragazzi non si fossero scambiati effusioni in un posto pubblico tutto ciò non sarebbe successo...
Che se il mondo è un luogo pericoloso chi te lo fa fare di fare l'eroe? Tanto poi nemmeno puoi denunciarli altrimenti perdi il posto di lavoro...
Ogni notizia ha sempre un effetto simbolico.
In questo caso poteva essere fonte di informazione su come comportarsi in casi di aggressione (omofobica) invece serve solo a dimostrare che Roma è una città violenta e omofoba.
Infatti la notizia di questa aggressione viene messa in relazione a un'altra aggressione, fatta, a quanto riporta l'articolo, dallo stesso gruppo di ragazzi, definita senza mezzi termini gang di teppisti.
L'aggressione viene collegata a quella di due giorni prima i danni di un 47enne non gay... Però l'articolo di Repubblica insinua che anche l'episodio di due giorni prima, sabato 24 marzo, infatti, potrebbe nascondere un movente dello stesso tipo.
La vittima, stavolta, è un uomo di 47 anni che ha sporto denuncia ai carabinieri. "Stavo passeggiando nel parco, da solo, intorno alle 18" ha raccontato "quando sono stato avvicinato da cinque o sei ragazzi che brandivano minacciosamente dei bastoni. Mi hanno ordinato di consegnare tutto quello che avevo e ho obbedito: mi hanno portato via il portafogli e se ne sono andati".I neretti sono miei.
L'uomo non è stato picchiato ma la stessa disavventura potrebbe essere capitata ad altri frequentatori del parco dove, al crepuscolo, gli incontri gay avvengono nelle zone più isolate come la boscaglia che circonda il laghetto delle tartarughe. Per polizia e carabinieri è iniziata una corsa contro il tempo, prima del prossimo pestaggio.
Siamo all'illazione pura. 'uomo non è stato picchiato ma la stessa disavventura potrebbe essere capitata ad altri frequentatori del parco.
Ed ecco il vero scopo dell'articolo.
La corsa contro il tempo, i parchi di Roma come il Far West. Le forze dell'ordine che arrivano sempre a fatti avvenuti.
E i gay, questa razza a parte che, al crepuscolo (!!!) si dedicano ad incontri gay (come al solito non si capisce se l'aggettivo specifichi la tipologia delle persone che fanno quegli incontri o la tipologia degli incontri stessi...) nelle zone più isolate come la boscaglia che circonda il laghetto delle tartarughe.
Qualche considerazione generale dovrebbe far capire il ridicolo di queste affermazioni.
Il crepuscolo è la luminosità del cielo che permane per un certo tempo dopo il tramonto del sole; periodo serale caratterizzato da tale fenomeno (fonte Sabatini Coletti online.
In realtà in astronomia si distingue tra crepuscolo mattutino e crepuscolo serale. Comunque.
Il crepuscolo serale è dopo il tramonto.
Peccato che Villa Pamphili chiuda al tramonto. Anche perchè essendo sprovvista di illuminazione non rimane certo aperta quando fa buio.
E' chiaro l'intento del giornalista di descrivere gli incontri gay come qualcosa di sordido che avviene di notte quando le persone per bene vanno a casa mentre i gay facilitati dal buio escono.
Ora non che Villa Pamphili non sia come molti altri posti un luogo di rimorchio gay, ma non certo al crepuscolo!
E nemmeno necessariamente vicino al laghetto (zona fin troppo popolata) Per esempio secondo il sito crusingays.com il punto di ritrovo è adiacente all'ingresso di Via di Donna Olimpia.
Insomma gay rimorchioni sì ma non necessariamente sordidi.
In ogni caso né la coppia di ragazzi aggrediti perchè si scambiavano effusioni né l'uomo cui è stato sottratto il portafogli sono stati sorpresi dietro le fratte, cioè colti in ...flagranza di incontro gay.
Quindi quelle del giornalista sono solo illazioni che servono a nascondere la vera notizia che non riguarda le aggressioni ai gay che si rimorchiano al buio dei parchi (cosa che sarebbe comunque lo stesso grave) ma due aggressioni alla luce del sole, e in mezzo alla gente solo una delle quali imputabile al movente omofobico.
Almeno che, la gang di teppisti per il solito fatto di vedere camminare nel parco dove i gay sono dediti ai loro incontri chiunque sia, giovane o meno, padre di famiglia o meno, cattolico omofobo o comunista libertino, non veda in loro dei sospetti gay...
La gang di teppisti o Massimo Lugli.
Il suo articolo invece di informare sfrutta l'emergenza omofobia per raccontare di gay sfigati o dediti ai sordidi incontri.
E meno male che gli omofobi erano i ragazzi con le mazze di ferro...
Inutile dire che nemmeno l'articolo di gay.it pensa di dare consigli ai gay e ai loro soccorritori.
Si limita a riportare le dichiarazioni di Paola Concia che, da qualche tempo a questa parte, non fa che ripetere come un inutile mantra, che in Italia c'è l'omofobia e che si ha bisogno di anticorpi a partire da una legge contro l'omofobia. .
La legge è necessaria questo è indubbio.
Ma gli anticorpi non possono venire da una legge, ma solamente dalla sensibilizzazione dei cittadini sull'argomento. E non si sensibilizzano i cittadino con una legge. MA CON LA CORRETTA INFORMAZIONE.
Solo se chi scrive e riporta questi fatti, non pensa solamente alla parte distruttiva, alla denuncia contro la violenza, cui ci si assuefa presto, ma cerca di farne una occasione di conoscenza, di resistenza civile, magari dando informazioni su come tutelarsi contro lo stigma e denunciare i propri aggressori senza rischiare di perdere il lavoro o venire rimpatriati.
Un po' come quando, nel riportare la notizia di un neonato abbandonato nei cassonetti, i giornalisti 7 volte su 1'0 non ricordano che la legge italiana permette la donna, qualsiasi donna, anche le cittadine straniere clandestine, di partorire e non tenere il bambino.
Perchè a chi scrive l'articolo non interessa informare il lettore ma vendere la notizia.
Gli anticorpi che auspica giustamente Anna Paola Concia mancano totalmente se anche un sito che si chiama gay.it non pensa minimamente a proporsi come servizio informativo ma a vendere una notizia cavalcando l'onda della violenza omofobica contro la quale, sembra, solo la panacea di una legge contro l'omofobia può intervenire.
Allineati sulla stessa prospettiva allarmistica Repubblica e Gay.it cancellano la differenza tra denuncia e militanza, tra cittadinanza attiva e puro vittimismo.
Col beneplacito della comunità lgbt che non vaglia criticamente queste fonti di informazione e propaga una percezione comune omocentrica e allarmista.
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