lunedì 9 aprile 2012

Icd 9, icd 10 e l'omosessualità egodistonica.

Cerchiamo di fare il punto sulla situazione per quanto riguarda l'icd 9 e l'icd 10, l'articolo di Tommaso Cerno sull'Espresso dal quale è partito tutto, il comunicato di Arcigay Nazionale (Patanè), la precisazione del Ministero della Salute e le mie considerazioni a proposito, non sempre esatte (come vedremo).

Dunque, come saprete, se avete letto i due post immediatamente precedenti pubblicatati su questo blog, in Italia viene ancora adottato l'icd 9, la classificazione statistica internazionale delle malattie e dei relativi problemi di salute (International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems), nona revisione, che annovera, numero di classificazione 302.0, l'omosessualità ego-distonica come malattia.

Tommaso Cerno nel suo articolo su L'espresso glissa sull'aggettivo ego-distonico (=l'omosessuale che non è in sintonia col proprio ego, dunque che non si accetta) e accusa l'icd 9 (e dunque il Governo italiano che ancora lo adotta) di considerare l'omosessualità tout-court una malattia.

Mente, sapendo di mentire (secondo me), per cavalcare l'onda dell'omofobia.

Patanè nel comunicato Arcigay mente, o, se non mente, stravolge le cose, perché, pur non potendo non riconoscere il significato di ego-distonico, accomuna l'ego-distonia alla disforia di genere (disturbo dell'identità di genere) del transessualismo arrivando a dire, provocatoriamente, che secondo l'icd 9, omosessuali e transessuali potrebbero chiedere allo Stato italiano una pensione di invalidità.
Adesso mentre l'ego-distonia non è invalidante e dunque non può essere evocata come titolo per recepire una pensione, anche se nemmeno la disforia di genere può dar diritto nello stesso modo  a una pensione di invalidità, da però diritto, in Italia, grazie alla legge 164 del 1982, al cambiamento legale e chirurgico di sesso, pagato dal sistema sanitario nazionale.
Così Patanè dichiarando che E’ ora che il ministero intervenga con un doveroso aggiornamento della diagnostica dei medici. Nel caso non dovesse accadere, in massa, chiederemo invalidità e relativa pensione fa una considerazione fuorviante, perchè, sebbene le persone transessuali stiano chiedendo all'Oms la depatologizzazone della disforia di genere anche nel icd 10 la disforia di genere è contemplata ed è proprio grazie al fatto fatto che il transessualismo sia considerato ancora una malattia mentale che le persone hanno diritto a cambiare sesso sui documenti, previa intervento chirurgico di riassegnazione del sesso.
Altro che aggiornamento è Patanè che non conosce la dimensione legale italiana della disforia di genere né quella internazionale così come la si legge nell'icd 10 disturbi di identità di genere, f .64.0, al plurale perché accanto alla disforia di genere l'icd 10, a differenza dell'cd 9, riconosce anche un Dual-role transvestism che serve a catalogare (se ho ben capito) il transgenderismo, chi cioè si accontenta di vestire i panni dell'altro sesso senza arrivare alla attribuzione chirurgica del sesso*. 

http://www.arcigay.it/35426/arcigay-omosessualita-e-transessualismo-tra-le-malattie-invalidanti-ministero-adotti-icd10/

Il giorno dopo l'articolo di Cerno è arrivata una la precisazione del Ministero della Salute nella quale si legge 
L’orientamento sessuale egodistonico, secondo l’Oms, si ha quando l’identità di genere o la preferenza sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale o prepuberale) non è in dubbio, ma l’individuo desidererebbe che fosse diversa a causa di disordini psicologici e del comportamento associati.
E’ quindi del tutto evidente che non esiste alcuna classificazione come patologia di qualsivoglia orientamento sessuale: ogni affermazione in questo senso è totalmente infondata.

A me questa precisazione non convince, per alcuni errori terminologici, come riporto nel post precedente a questo nel quale dico:

1) annovera sotto la definizione di orientamento sessuale l'identità di genere, che è tutt'altra cosa, e
2) annovera tra le preferenze sessuali che sarebbe l'orientamento sessuale quella prepuberale con termine ambiguo che, dato il contesto e le parole usate nella (pessima) traduzione italiana dell'icd 9 (di cui ho già parlato) non può che fare riferimento alla pedofilia.
E questo non è vero.


Quel che ignoravo quando ho scritto questo commento è che nello scrivere la sua  precisazione, il Ministero della Salute ha usato, senza esplicitarlo, la nuova definizione di orientamento sessuale ego-distonico che nell'icd 10 ha sostituito l'omosessualità distonica.

Nell'icd 10 si legge

F66.1 Egodystonic sexual orientation
The gender identity or sexual preference (heterosexual, homosexual, bisexual, or prepubertal) is not in doubt, but the individual wishes it were different because of associated psychological and behavioural disorders, and may seek treatment in order to change it. L’orientamento sessuale egodistonico, l’identità di genere o la preferenza sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale o prepuberale) non è in dubbio, (come nel disturbo di maturazione sessuale) ma l’individuo desidererebbe che fosse diversa a causa di disordini psicologici e del comportamento associati
Che corrisponde a quando scritto nella precisazione del ministero.

Per capire come mai si parla di Preferenza sessuale (che rimane termine ambiguo visto che nello stesso icd 10, sexual preference è impiegato nella categoria disturbo della preferenza sessuale (che fa riferimento alle parafilie e non all'orientamento sessuale).  In quanto al fatto che accanto a eterosessualità, omosessualità e bisessualità, si parli  anche di (età) prepuberale, basta leggere l'f 66.0 disturbo di maturazione sessuale, subito precedente
Il paziente soffre di incertezza riguardo la sua (di lui o di lei) identità di genere o orientamento sessuale che causa ansietà o depressione. Più comunemente questo accade nell'adolescente che non è certo di essere eterosessuale  omosessuale o bisessuale nell'orientamento, o in individui che dopo un peridio di apparentemente stabile orientamento sessuale (spesso con una duratura relazione con altra persona) scoprono che il loro orientamento sessuale sta cambiando. (traduzione mia dall'inglese, fonte
Quindi da un lato l'identità di genere entrata nella definizione sparisce di colpo, dall'altro si può ben capire quel riferimento all'aggettivo prepubertal (prepuberale) nella definizione di orientamento sessuale ego-distonico. Si sat definendo l'orientamento sessuale ego-distonico comparandolo al disturbo di maturazione sessuales...

Dunque quel prepuberale non riguarda la pedofilia, come avevo erroneamente desunto io,  ma l'età dell'individuo che soffre di orientamento sessuale ego-distonico.


In ogni caso, sia Cerno che Patanè affermano il falso (ma qui posso dare loro il beneficio della buona fede) quando dicono che nell'icd 10 l'omosessualità ego-distonica non c'è più.
Anche io, tempo fa, in un altro post riportando diverse fonti, avevo affermato la stessa cosa e cioè che
nell'ICD-10 l’omosessualità non compare come categoria diagnostica. 

Non è vero, omosessualità è stata sostituita da orientamento sessuale /e ricompare come una delle tre possibilità (eterosessuale, omosessuale, bisessuale) pià la prepuberale che adesso sappiamo riferirsi all'età dell'individuo.

Da un punto di vista epistemologico è corretto indicare tutti gli orientamenti sessuali conosciuti e non solo quello omosessuale. Anche se non si è masi sentito di un etero che sia ego-distonico...

Lo Stato Italiano è senz'altro arretrato ma anche adeguandosi ai nuovi standard le cose da un punto di vista concettuale tra icd 9 e icd 10 le cose non cambiano di una virgola.

Quello che che infatti non è chiaro ai compilatori dell'icd 10 è che l'ego-distonia non nasce da motivi intrinseci (associated psychological and behavioural disorders) ma per motivi contingenti.
Lo dimostra il fatto che anche concettualmente eterosessuali ego-distonici non ce ne sono. Perchè a differenza dell'omosessualità, e della bisessualità, l'eterosessualità non è colpita da nessuno stigma sociale (se non, per assurdo, in certo sentire lgbtqi dove ci possono essere posizioni eterofobe di risposta all'omofobia di matrice patriarcale sussunta all'eterosessualità tout-court.

Insomma le mie impressioni sulla notizia usata per cavalcare l'onda dell'omofobia rimangono invariate, e purtroppo nonostante da più parti si sia scritto il contrario (come ho fatto anche io) l'egodistonia è ancora presnete sian cell'ICD che nell'OMS.

Certo i termini della questione sono ben diversi da quelli fuorvianti di Cernò, e quelli appena meno inferiori di Arcigay, che equipara come egualmente discriminate dallo Stato perchè viste come malattie cose inequiparabili come l'orientamento sessuale ego-distonico e il disturbo d'identità di genere.

Da questo punto di vista è molto più equilibrato il comunicato di Arcilesbica nazionale nel quale tra le altre cose si dice 
«La non accettazione di se stesse da parte di lesbiche e gay è frutto di un’omofobia interiorizzata che nasce in contesti culturali e sociali avversi, omofobi, discriminanti. Anche la medicina ci dice dunque che società omofobe producono cittadine e cittadini infelici, ci dice che l’omofobia produce danni reali, concreti, misurabili nella vita delle persone».

* Dual-role transvestism
The wearing of clothes of the opposite sex for part of the individual's existence in order to enjoy the temporary experience of membership of the opposite sex, but without any desire for a more permanent sex change or associated surgical reassignment, and without sexual excitement accompanying the cross-dressing.
Gender identity disorder of adolescence or adulthood, nontranssexual type
Excl.:
fetishistic transvestism (F65.1)
Da notare come in questa definizione si sottolinei the temporary experience of membership of the opposite sex come se la manata riassegnazione chirurgica del sesso renda il trasngenderismo temporaneo.

venerdì 6 aprile 2012

Dopo l'Espresso ecco il comunicato di Arcigay (nazionale) che riporta notizie false e tendenziose sull'icd 9 ancora adottato dal ministero della Salute Italiano. Precisazione nella quale si annovera tra le preferenze sessuali (cioè l'orientamento sessuale) anche la pedofilia...

Mentre il Mario Mieli pubblica sul suo sito, senza commento, una precisazione pubblicata sul sito del Ministero della salute a proposito dell'articolo di Tommaso Cerno sull'Epresso di cui ho già parlato ieri Arcigay Nazionale pubblica un commento altrettanto disinformato e inesatto non citando Cerno come sua fonte ma partendo da una lettura diretta del documento icd 9 del Ministero.

In quel documento dal titolo Arcigay: Omosessualità e transessualismo tra le malattie invalidanti: Ministero adotti ICD10 si legge, tra l'altro,
Arcigay è in grado di documentare in esclusiva
povero Cerno, nemmeno il riconoscimento della fonte,
(...) [che] l’ICD9 (...) adottato in Italia (...)  annovera l’omosessualità ego distonica e il transessualismo tra i “disturbi psichici” alla categoria “disturbi nevrotici della personalità e altri disturbi psichici non psicotici” affiancata ignobilmente alla pedofilia.

Mentre il resto del mondo civile ha adotto l’ICD10, approvato nel 1990, che non elenca l’omosessualità tra le malattie, è il caso della Francia nel 2005, della Germania, con alcune modifiche, della Svezia nel 1997 e così via, l’Italia resta avvinghiata ai suoi pregiudizi. (fonte, Arcigay Nazionale)
 Arcigay afferma il falso perchè come ho spiegato io ieri e come oggi il Ministero spiega a sua volta

il codice 302.0 dell’International Classification of Diseases 9 Clinical Modification (ICD-9-CM),  riporta la definizione di “orientamento sessuale egodistonico”.
L’orientamento sessuale egodistonico, secondo l’Oms, si ha quando l’identità di genere o la preferenza sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale o prepuberale) non è in dubbio, ma l’individuo desidererebbe che fosse diversa a causa di disordini psicologici e del comportamento associati.
E’ quindi del tutto evidente che non esiste alcuna classificazione come patologia di qualsivoglia orientamento sessuale: ogni affermazione in questo senso è totalmente infondata. (fonte Ministero della Salute)
I neretti sono miei. Sul termine in rosso tonerò tra poco.
Subito dopo viene riportata una dichiarazione di Patanè, presidente Arcigay nella quale si dice


ecco la dichiarazione di Patanè.

“Francamente che un omosessuale o un transessuale possa chiedere un certificato di invalidità – spiega Paolo Patanè, presidente di Arcigay – è l’ultimo tra i problemi che vivono le persone lgbt in Italia, prive di qualsiasi diritto e tutela da omofobia e discriminazione. La mancanza di aggiornamento scientifico è comunque la sintesi perfetta dello stallo nel quale si trova il nostro Paese. E’ ora che il ministero intervenga con un doveroso aggiornamento della diagnostica dei medici. Nel caso non dovesse accadere, in massa, chiederemo invalidità e relativa pensione”.

“L’aggiornamento”, continua Patanè, “evidentemente non è abbastanza. Chiediamo al Governo di riallinearsi agli altri paesi dell’Unione in cui l’unico tema reale è il concreto riconoscimento della parità dei diritti delle coppie dello stesso sesso e la tutela e prevenzione da omofobia e transfobia”.
(fonte, Arcigay Nazionale)
Patanè mente sapendo di mentire.


Non so infatti se Patanè fa migliore figura a ignorare davvero il significato di omosessualità ego-distonica, il che lo renderebbe non all'altezza della carica che ricopre, oppure se la ignora artatamente  per fare una inutile polemica il cui scopo, non ne vedo altri, è la visibilità politica personale e dell'associazione di cui è presidente, così che gli e le omosessuali che Arcigay con questo comunicato distorto e infondato tiene nell'ignoranza possano pensare che c'è qualcuno che lotta per loro.

COSI' NON E'.

Diversa la questione del transessualismo.

Il transessualismo infatti è ancora oggi, nell'icd 10 considerato un disturbo dell'identità di genere, solo così infatti, 30 anni fa (la legge italiana sul cambiamento di sesso è del 1982)  si poteva garantire l'assistenza pubblica (tramite un percorso monitorato psichiatricamente) e il diritto al cambio i sesso 8che per essere sancito richiedeva la riattribuzione chirurgica di sesso.

Non è colpa della legge ma la riproposizione da parte del legislatore di quanto le persone transessuali andavano allora dicendo. Oggi invece ampliando il disturbo di identità di genere nella categoria più ampia e sfumata del transgenderismo le stesse persone transessuali chiedono la depatologizzazione del transessualismo, chiedendo, in soldoni, il diritto alla riassegnazione legale di sesso (cioè sui documenti) senza quella chirurgica (da molti vista con eccentrico punto di vista come una vera e propria castrazione).

Una questione interessante da un punto di vista politico e epistemologico che Patanè dimostra di non comprendere d'altronde se Patanè non sa distinguere il termine ego- distonico che riguarda l'omosessualità, lui che è presidente di una associazione che si chiama Aricgay perché dovrebbe intendersi di cose distanti dall'omosessualità come il transgenderismo?

Come cittadino italiano e come omosessuale chiedo una immediata rettifica da Patanè e dall'Arcigay che con questo documento dimostrano una incompetenza che sfiora il ridicolo, imcompetenza e una totale assenza di onestà intellettuale.
Per agire a favore della lotta per i diritti non riconosciuti alle persone omosessuali italiane c'è bisogno i ben altre rivendicazioni e strategie.

E torniamo alla precisazione del ministero dove si si legge che
L’orientamento sessuale egodistonico, secondo l’Oms, si ha quando l’identità di genere o la preferenza sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale o prepuberale)
commettendo due errori uno più grave dell'altro.

1) annovera sotto la definizione di orientamento sessuale l'identità di genere, che è tutt'altra cosa, e
2) annovera tra le preferenze sessuali che sarebbe l'orientamento sessuale quella prepuberale con termine ambiguo che, dato il contesto e le parole usate nella (pessima) traduzione italiana dell'icd 9 (di cui ho già parlato) non può che fare riferimento alla pedofilia.

Dunque si annovera tra le possibilità dell'orientamento sessuale (che sono tre, omosessuale, eterosessuale e bisessuale) anche la pedofilia, che non è annoverata nello stesso paragrafo dell'icd 9 dove si parla di omosessualità ego-distonica.

Insomma o il sottoscritto è un genio che nota dettagli agli altri invisibili (e non credo proprio) oppure sono tutti così accecati ma anche storditi dalla retorica della lamentazione per partito preso che non ci si accorge nemmeno di quello che si riporta...

FINIAMOLA DI GRIDARE ALLA PEDOFILIA E STIAMO ATTENTI A CRITICARE GLI SCIVOLONI DEL MINISTERO.
NON QUELLO DELL'ICD 9 MA DELLA PRECISAZIONE CHE EQUIPARA OMOSESSUALITÀ A PEDOFILIA.



giovedì 5 aprile 2012

Quando nemmeno la persone omosessuali (lesbiche o gay) sanno cosa significa ego-distonico: sull'elenco ufficiale delle patologie e dei traumi del Ministero della Salute e l'articolo su L'espresso di Tommaso Cerno.

Leggo su faccialibro di un articolo dell'Espresso di Tommaso Cerno nel quale si denuncia come
Secondo i moduli del dicastero della salute il "lesbismo" è una vera e propria malattia.
Non capisco perchè lesbismo vine messo tra virgolette, ma soprassediamo.
Nell'articolo si spiega che 
 (...) Lo mette nero su bianco il modulo "Icd9-cm", vale a dire l'elenco ufficiale delle patologie e dei traumi varato per decreto dal ministero della Salute.
A pagina 514, capitolo 302, paragrafo "0", è inserito il "lesbismo ego-distonico", classificato dunque a tutti gli effetti come malattia (...)
Di nuovo le virgolette...

L'articolo continua, dopo varie considerazioni sugli effetti di questa classificazione, spiegando che
Mentre l'Oms (l'Organizzazione mondiale della sanità) ha cancellato l'omosessualità dall'elenco delle malattie il 17 maggio del 1993, in Italia sopravvive in un documento ufficiale quel riferimento alle donne omosex. Eppure la lista è stata aggiornata nel 2007 dall'allora ministro del Pd Livia Turco e poi ratificata, senza correzioni, dal ministro del Pdl Ferruccio Fazio nel 2009. Ma non è bastato. (...)
La ragione? "Quell'elenco è la traduzione di un documento dell'Agenzia federale americana. Un elenco, in effetti, già decaduto e sostituito da anni a livello internazionale dal modello successivo, appunto "Icd10", dove il riferimento al lesbismo non c'è più". Peccato che l'Italia non si sia ancora adeguata al nuovo testo, "perché la procedura è complessa", aggiungono nell'entourage del ministro.
Beh assurdo no? A dir poco...

Purtroppo la notizia data da Tommaso Cerno non è precisa, è tendenziosa e cavalca l'onda, la moda, di gridare all'omofobia perchè nel dare le informazioni omette di specificare un fatto fondamentale, del quale non sembrano accorgersi, né dare peso, nemmeno i e le militanti lgbt che su faccialibro, dove ho appreso la notizia, piangono e gridano All'omofobia! All'omofobia! come Al lupo! Al lupo! nella famosa fiaba...

Partiamo dalla pagina dell'elenco ufficiale delle patologie e dei traumi varato per decreto dal ministero della Salute che, per vostra comodità, riporto qui alla pagina giusta (il link rimanda all'intero documento, dovreste andare a pagina 514, capitolo 302, paragrafo "0".)


 La foto l'ho presa da faccialibro.

Nel documento del ministero della salute si parla di Omosessualità ego-distonica con una specificazione mal tradotta di disturbo di conflitto omosessuale.

Infatti il testo originale inglese recita

302.0 Ego-dystonic sexual orientation
Ego-dystonic lesbianism
Sexual orientation conflict disorder
Excludes:
homosexual pedophilia (302.2)


Sexual orientation conflict disorder (il neretto è mio) non si può tradurre con disturbo di conflitto omosessuale che non significa nulla (che cos'è il conflitto omosessuale? ) ma con disordine di conflitto sull'orientamento sessuale.


Che vuol dire?

Nel 1973 la APA l'American Psychiatric Association prendendo atto della mancanza di prove scientifiche che giustificassero la catalogazione dell'omosessualità come patologia psichiatrica, introdusse una distinzione

tra omosessualità ego-sintonica,

ossia la condizione della persona omosessuale che accetta il proprio orientamento sessuale e lo vive con serenità

e omosessualità ego-distonica,
ossia il caso della persona omosessuale che non si accetta come tale.

Nel 1987 anche l'omosessualità ego-distonica venne cancellata dalle malattie mentali.

Quindi la pessima traduzione italiana dell'"Icd9-cm" annovera ancora tra le malattie il disturbo psicologico delle persone omosessuali che non si accettano in quanto tali.

La malattia non è l'orientamento sessuale di per sé ma il fatto che chi si scopre omosessuale non accetta la propria condizione.
Ben diversamente dall'articolo di Tommaso Cerno nel quale si glissa sull'aggettivo ego-distonico  e si annovera l'omosessualità  come malattia tout-court:
Per lo Stato le lesbiche sono "malate". (...)

Lo mette nero su bianco il modulo "Icd9-cm", (... )il "lesbismo egodistonico" (...) classificato dunque a tutti gli effetti come malattia

Nel frattempo le lesbiche si dovranno tenere la loro malattia di Stato.
Cerno riporta l'aggettivo ma non lo spiega cancellando il distinguo.
E non a caso quando dice che nel 1993 l'Oms (l'Organizzazione mondiale della sanità) ha cancellato l'omosessualità dall'elenco delle malattie il 17 maggio del 1993, si vede bene dallo specificare che in quella data venne derubricata l'omosessualità ego-distonica visto che quella ego-sintonica era già stata derubricata dalle malattie mentali nel 1974.

Le decisoni dell'APA furono recepite nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) nel 1974 nel DSM III per quanto riguarda l'eliminzione dell'omosessualità ego-sintonica,  mentre per la derubricazione anche dell'omosessualità ego-distonica dai disturbi della personalità bisogna aspettare il  DSM IV che uscì il 1º gennaio 1994 (sebbene L'APA la avesse già derubricata nel 1987). Per saperne di più rimando a un altro mio post


ICD, acronimo di The International Classification of Diseases, 9th Revisione,

è
un sistema di classificazione nel quale le malattie e i traumatismi sono ordinati per finalità statistiche in gruppi tra loro correlati. (fonte www.softwaremedico.it)

Quindi è una classificazione usata per fini statistici che  
verrà utilizzata per la codifica delle informazioni contenute nella scheda di dimissione ospedaliera (SDO). (fonte www.softwaremedico.it).
Questo non toglie nulla alla gravità del fatto che l'Italia usi ancora l"Icd9-cm" 
nel quale l'omosessualità distonica è annoverata come malattia mentale, ma è proprio grazie all'Icd9-cm che  Cristian Friscina non fece il servizio di leva. Non perchè, in quanto gay, era malato, ma perchè in quanto gay ego-distonico non se la sentiva di affrontare lo stress psicologico del servizio di leva visto che era già provato da quello causatogli dall'ego-distonia con cui viveva il proprio orientamento sessuale.
Friscina fece notizia all'incirca un anno fa perchè, in seguito alla sua esenzione dal servizio di leva  la motorizzazione di BAri non gli rinnovò la patente, con un atto arbitrario (che infatti il TAR intimò di modificare). All'epoca però tutti scrissero che a Friscina era stato negato il rinnovo della patente perchè gay. Nessuno accenno al fatto dell'ego-distonia...
 
L'Italia comunque non è il solo paese dove l'Icd9-cm è ancora usato nonostante esista la revisione 10 dove nemmeno l'omosessualità ego-distonica è più tra le voci delle malattie mentali.

E' ancora usato per esempio dal National Center for Health Statistics (NCHS).
degli Stati uniti. Anzi è proprio per questa permanenza dell'omosessualità ego-distonica nei manuali statistici (anche se non più in quelli diagnostici) che ci sono psichiatri che ancora propongono (propalano?) le teorie riparative di Jospeh Nicolosi e affini, quelli che ti dicono che se sei gay ego-distonico ti puoi curare.
Ora mentre per la comunità scientifica internazionale un omosessuale ego-distonico va aiutato ad accettare il propri orientamento sessuale (la cui ego-distonia è indotta da cause esterne, dalla paura dello stigma sociale, etc.) per gli psichiatri (cialtroni e fuori dal consorzio civile) ripartivi la cura è ricondurre gli omosessuali ego-distonici all'eterosessualità. Luca era gay e adesso sta con lei, ricordate?

Ma Tommaso Cerno tutto questo lo ignora, o fa finta di ignorarlo, e non ce ne informa, perchè nel suo articolo vuole cavalcare l'onda dell'omofobia.
Infatti scrive:
(...) fra traduzioni datate e vuoti legislativi, l'omofobia in Italia cresce. E nel 2011 segna un picco record. L'Unar, l'ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali della presidenza del Consiglio, nella relazione di pochi giorni fa al Parlamento per la prima volta ha analizzato gli atti di violenza contro gay, lesbiche e trans. Con un primo dato allarmante. Fra le matrici della discriminazione l'orientamento sessuale sale al secondo posto dopo i motivi razziali con il 25 per cento dei casi. Un dato confermato dal Viminale, che dal 2010 ha attivato l'Oscad, l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori guidato dal vicecapo della polizia

I neretti sono miei.
Il resto dell'articolo riassume tutti gli esempi di omofobia (così spinta ed esagerata) che sono occorsi nello scorso anno e sui quali, appena posso, tornerò.
 

Questo continuo gridare all'omofobia! è deleterio per il movimento perchè usando l'argomento dell'omofobia in maniera pretestuosa e mettendo tutto sullo stesso paino di omofobia dà meno credibilità a una protesta che va fatta per diversi gradi e che invece di gridare all'omofobia deve sempre ricordare i diritti mancati non le sopravvivenze di una catalogazione vecchia di 20 anni...

Una protesta che, a quanto pare, sta abdicando il vaglio critico alla retorica dell'allarmismo ad ogni costo...


(rivisto il 6 aprile 2012)

mercoledì 4 aprile 2012

Quando l'allarmismo scade nella retorica e non fa informazione: sull'aggressione omofobica a Villa Pamphili: la retorica di Repubblica e di Gay.it


La fonte è Repubblica, non sono riuscito a trovare fonti da altri quotidiani (compreso Messaggero), se qualcuno ne è a conoscenza me le segnali cortesemente.

Cosa sia realmente successo è difficile da sapere capire, quel che sappiamo è tramite le parole di un testimone, come riportato dall'articolo:
"Quei ragazzi stavano molestando e picchiando una coppia di giovani gay che si erano scambiati qualche effusione nei pressi del laghetto"  questo il racconto di S. S., 62 anni, pensionato  erano circa le 15,30 del 26. "Sono intervenuto assieme a sette o otto persone, minacciando di fotografarli e denunciarli alla polizia e loro se ne sono andati. Non ci ho più pensato ma dopo circa un'ora sono tornati. Erano una decina. Gli altri sono scappati ma io sono stato più lento: mi hanno raggiunto e picchiato a sangue". L'uomo è stato soccorso da un'ambulanza e trasportato al San Camillo: 20 giorni di prognosi per la frattura del polso e quaranta punti di sutura alla testa. Nella denuncia al commissariato di Monteverde, però, non si parla della matrice omofaba del pestaggio. E' stata la vittima stessa a spiegarne il motivo parlando con alcuni conoscenti. "Dopo la prima aggressione abbiamo consigliato alle vittime di sporgere denuncia  ha raccontato  ma loro si sono rifiutati, dicendo che avevano paura. Uno era un extracomunitario senza documenti, l'altro un italiano che ci ha detto di essere un precario e di temere conseguenze sul lavoro. Non potevamo forzarli e abbiamo rispettato la loro volontà"
Noto sempre con fastidio l'uso pleonastico dell'aggettivo gay riferito ai due ragazzi. Se i due ragazzi si scambiano effusioni a che serve a specificare che sono gay? Forse che le effusioni tra due ragazzi etero sono meno malviste delle effusioni tra due ragazzi gay?

Ah si è specificato ragazzi gay per non cadere nell'equivoco si trattasse di un ragazzo e una ragazza (dato il sessismo della lingua italiano che può far indicare un ragazzo e una ragazza come due ragazzi )perchè non dire allora due ragazzi dello stesso sesso (visto che, dopotutto, omosessuale vuol dire quello...) invece di specificare che sono gay cioè l'orientamento sessuale?

Cioè perchè usare gay come sostantivo, differenziando qualitativamente quei due ragazzi dai ragazzi etero come se non fossero uguali?


Purtroppo da questo punto di vista l'articolo di gay.it dal quale ho appreso la notizia non è migliore di quello di Repubblica, tutt'altro. Nell'articolo senza firma i legge:

L'uomo ha raccontato di aver visto una gruppo di ragazzi tra i 16 e i 18
anni mentre molestavano e picchiavano con mazze di legno e spranghe di
ferro due gay la cui sola colpa era quella di essersi scambiati qualche
effusione sulle rive del laghetto del parco. 
Anche qui i neretti sono miei.
Non due ragazzi, non due esseri umani, ma due gay. Razza a parte. D'altronde da un sito che si chiama gay.it solo di quello si parlerà...


Alla faccia del diritto all'indifferenza dell'ILGA portoghese...

Torniamo all'articolo di Repubblica.

Il tono e lo scopo dell'articolo di Masimo Lugli non sono informativi ma allarmistici.
Si parla dell'aggressione e non si danno dettagli sulle ferite riportate ai due ragazzi, che non si capisce se oltre a non sporgere denuncia non sono voluti andare all'ospedale per gli stessi motivi. L'articolo non si pone il problema.
Se ne deduce che le ferite inferte ai ragazzi non erano così gravi.
Nonostante gli aggressori brandissero mazze di ferro o da baseball evidentemente non le hanno usate nemmeno con l'uomo di 62 anni, perchè una mazzata da baseball in testa può anche uccidere.


Mi chiedo come mai il giornalista, magari chiedendo lumi alla polizia o a qualche associazione lgbt, non abbia informato i suoi lettori su come è meglio comportarsi se si trovano in un caso del genere, siano i lettori (le lettrici) i due ragazzi aggrediti o i soccorritori aggrediti a loro volta.


Ammesso e non concesso che le cose siano davvero andate come dice l'articolo, e cioè che i due ragazzi aggrediti non hanno voluto sporgere denuncia temendo ripercussioni sulla propria vita privata, perchè il giornalista non esorta le vittime a sporgere la denuncia in ogni caso?

Nel caso di un cittadino che è testimone di un reato c'è l'obbligo legale di denunciarlo.

Se io vedo uno che ruba e non lo denuncio per la legge, giustamente, sono suo complice.

Nel caso in cui io venga aggredito anche se non c'è un obbligo legale  ce n'è uno morale.


Se io vengo aggredito e non denuncio gli aggressori oltre a lasciare a piede libero dei delinquenti lascio senza reazione la loro azione (poco importa se la mia denuncia li farà arrestare o meno, può anche essere una denuncia contro ignoti).


Invece il giornalista non commenta questa mancata denuncia come se riconosca l'ineluttabilità per le persone omosessuali di non poter denunciare le aggressioni subite in quanto omosessuali che non permette loro di far valere i diritti di cittadini (e non di cittadini omosessuali) per via dello stigma.
Attenzione non perchè lo stigma è una fonte di discriminazione ma semplicemente perchè, in fondo, nella nostra società l'omosessualità è una cosa privata da tenere nascosta, altrimenti ti danneggia.

Adesso, che il ragazzo cittadino straniero non possa andare alla polizia perchè senza documenti è comprensibile, la mancanza di documenti però non ha nulla che fare con la propria omosessualità.

Anche fosse stato aggredito perchè straniero e non perchè gay sarebbe valsa la stessa impasse, l'impasse da cittadino straniero senza documenti.

Non era allora forse il caso di chiarire, evidenziare, spiegare?

Il giornalismo non dovrebbe servire a questo, a informare?


Nel caso del cittadino italiano col lavoro precario, francamente mi sembra insostenibile che il giornalista non sottolinei la sua pavidità. O l'effetto che su di lui lo stigma dell'omosessualità ha tanto da farlo indurre a nascondere il proprio orientamento sessuale perchè teme di perdere il lavoro.

Una lancia spezzata in suo favore no?

Un'esortazione a fare la denuncia in ogni caso no?


Invece il giornalista dà per scontato che non ci sia soluzione e che sia normale che i due aggrediti non denunciano altrimenti si scopre che sono gay.


Il silenzio del giornalista sull'errore nella loro decisione di non sporgere denuncia avvalla tutta una serie di considerazioni facendo scattare anche nella mente dei lettori una serie di considerazioni implicite, che proprio perchè non dette sono date per scontate.

Cioè che per le persone omosessuali il proprio orientamento sessuale è un tallone d'Achille che si può ripercuotere sempre contro se stesse ma non già per una mancanza di tutela, ma proprio a causa della propria condizione.


Che se i due ragazzi non si fossero scambiati effusioni in un posto pubblico tutto ciò non sarebbe successo...


Che se il mondo è un luogo pericoloso chi te lo fa fare di fare l'eroe? Tanto poi nemmeno puoi denunciarli altrimenti perdi il posto di lavoro...


Ogni notizia ha sempre un effetto simbolico.
In questo caso poteva essere fonte di informazione su come comportarsi in casi di aggressione (omofobica) invece serve solo a dimostrare che Roma è una città violenta e omofoba.


Infatti la notizia di questa aggressione viene messa in relazione a un'altra aggressione, fatta, a quanto riporta l'articolo, dallo stesso gruppo di ragazzi,  definita senza mezzi termini gang di teppisti.


L'aggressione viene collegata a quella di due giorni prima  i danni di un 47enne  non gay... Però l'articolo di Repubblica insinua che anche l'episodio di due giorni prima, sabato 24 marzo, infatti, potrebbe nascondere un movente dello stesso tipo.


La vittima, stavolta, è un uomo di 47 anni che ha sporto denuncia ai carabinieri.  "Stavo passeggiando nel parco, da solo, intorno alle 18"  ha raccontato  "quando sono stato avvicinato da cinque o sei ragazzi che brandivano minacciosamente dei bastoni. Mi hanno ordinato di consegnare tutto quello che avevo e ho obbedito: mi hanno portato via il portafogli e se ne sono andati".
L'uomo non è stato picchiato ma la stessa disavventura potrebbe essere capitata ad altri frequentatori del parco dove, al crepuscolo, gli incontri gay avvengono nelle zone più isolate come la boscaglia che circonda il laghetto delle tartarughe. Per polizia e carabinieri è iniziata una corsa contro il tempo, prima del prossimo pestaggio. 
I neretti sono miei.
Siamo all'illazione pura. 'uomo non è stato picchiato ma la stessa disavventura potrebbe essere capitata ad altri frequentatori del parco.


Ed ecco il vero scopo dell'articolo.

La corsa contro il tempo, i parchi di Roma come il Far West. Le forze dell'ordine che arrivano sempre a fatti avvenuti.

E i gay, questa razza a parte che, al crepuscolo (!!!) si dedicano ad incontri gay  (come al solito non si capisce se l'aggettivo specifichi la tipologia delle persone che fanno quegli incontri o la tipologia degli incontri stessi...) nelle zone più isolate come la boscaglia che circonda il laghetto delle tartarughe.


Qualche considerazione generale dovrebbe far capire il ridicolo di queste affermazioni.


Il crepuscolo è  la luminosità del cielo che permane per un certo tempo dopo il tramonto del sole; periodo serale caratterizzato da tale fenomeno (fonte Sabatini Coletti online.
In realtà in astronomia si distingue tra crepuscolo mattutino e crepuscolo serale. Comunque.
Il crepuscolo serale è dopo il tramonto.
Peccato che Villa Pamphili chiuda al tramonto. Anche perchè essendo sprovvista di illuminazione non rimane certo aperta quando fa buio.


E' chiaro l'intento del giornalista di descrivere gli incontri gay come qualcosa di sordido che avviene di notte quando le persone per bene vanno a casa  mentre i gay facilitati dal buio escono.


Ora non che Villa Pamphili non sia come molti altri posti un luogo di rimorchio gay, ma non certo al crepuscolo!
E nemmeno necessariamente vicino al laghetto (zona fin troppo popolata)  Per esempio secondo il sito crusingays.com il punto di ritrovo è adiacente all'ingresso di Via di Donna Olimpia.


Insomma gay rimorchioni sì ma non necessariamente sordidi.

In ogni caso né la coppia di ragazzi aggrediti perchè si scambiavano effusioni né l'uomo cui è stato sottratto il portafogli sono stati sorpresi dietro le fratte, cioè colti in ...flagranza di incontro gay. 
Quindi quelle del giornalista sono solo illazioni che servono a nascondere la vera notizia che non riguarda le aggressioni ai gay che si rimorchiano al buio dei parchi (cosa che sarebbe comunque lo stesso grave) ma due aggressioni alla luce del sole, e in mezzo alla gente solo una delle quali imputabile al movente omofobico.

Almeno che, la gang di teppisti per il solito fatto di vedere camminare nel parco dove i gay sono dediti ai loro incontri  chiunque sia, giovane o meno, padre di famiglia o meno, cattolico omofobo o comunista libertino, non veda in loro dei sospetti gay...
La gang di teppisti o Massimo Lugli.

Il suo articolo invece di informare sfrutta l'emergenza omofobia per raccontare di gay sfigati o dediti ai sordidi incontri.
E meno male che gli omofobi erano i ragazzi con le mazze di ferro...


Inutile dire che nemmeno l'articolo di gay.it pensa di dare consigli ai gay e ai loro soccorritori.
Si limita a riportare le dichiarazioni di Paola Concia che, da qualche tempo a questa parte, non fa che ripetere come un inutile mantra, che in Italia c'è l'omofobia e che si ha bisogno di anticorpi a partire da una legge contro l'omofobia. .


La legge è necessaria questo è indubbio.
Ma gli anticorpi non possono venire da una legge, ma solamente dalla sensibilizzazione dei cittadini sull'argomento. E non si sensibilizzano i cittadino con una legge. MA CON LA CORRETTA INFORMAZIONE.
Solo se chi scrive e riporta questi fatti, non pensa solamente alla parte distruttiva, alla denuncia contro la violenza, cui ci si assuefa presto, ma cerca di farne una occasione  di conoscenza, di resistenza civile, magari dando informazioni su come tutelarsi contro lo stigma e denunciare i propri aggressori senza rischiare di perdere il lavoro o venire rimpatriati.

Un po' come quando, nel riportare la notizia di un neonato abbandonato nei cassonetti, i giornalisti 7 volte su 1'0 non ricordano che la legge italiana permette la donna, qualsiasi donna, anche le cittadine straniere clandestine, di partorire e non tenere il bambino.

Perchè a chi scrive l'articolo non interessa informare il lettore ma vendere la notizia.

Gli anticorpi che auspica giustamente Anna Paola Concia mancano totalmente se anche un sito che si chiama gay.it non pensa minimamente a proporsi come servizio informativo  ma a vendere una notizia cavalcando l'onda della violenza omofobica contro la quale, sembra, solo la panacea di una legge contro l'omofobia può intervenire.

Allineati sulla stessa prospettiva allarmistica Repubblica e Gay.it cancellano la differenza tra denuncia e militanza, tra cittadinanza attiva e puro vittimismo.

Col beneplacito della comunità lgbt che non vaglia criticamente queste fonti di informazione e propaga una percezione comune omocentrica e allarmista.

sabato 31 marzo 2012

ma sospendere un telefilm in replica non vuol dire censurarlo

La stessa fonte che ha indotto Andrea Maccarrone a scrivere il falso fa cadere in errore anche il sito gay.tv che pubblica un articolo nel quale si afferma che

E così dopo la cancellazione dal palinsesto di Rai 4 della serie Fisica o Chimica a causa degli attacchi di Libero, Tv Blog annuncia che a sostituire la serie spagnola sarà sostituita dal capolavoro targato HBO The Wire.
Fisica o chimica era stato tolto dalla fascia oraria delle 14:15 perché troppo esplicita (ed è poi sparita dal palinsesto perché dopo le 22:30 non c'era spazio fino all'estate) e Freccero cosa fa? Piazza dopo pranzo a partire dal 10 aprile l'epopea raccontata dagli sceneggiatori David Simon e Ed Burns dei rapporti tra crimine organizzato, droga, istituzioni, media e sistema scolastico a Baltimora. Quanto ci metteranno in Rai per accorgersi del colpo di genio di Freccero?
Adesso

1) Fisica è chimica non è stata cancellata dal palinsesto. Sono stati trasmessi gli episodi inediti fino alla fine della V stagione e, finiti quelli, sono iniziate le repliche, che vanno tutt'ora in onda, in orario pomeridiano, in un nuovo slot alle 14 e 15 dal lunedì al venerdì e non più in quello delle 9

2) Gli attacchi di Libero sono stati pubblicati il 14 marzo sei giorni prima della fine della V stagione che era già un extra visto che Freccero, ai precedenti attacchi a febbraio di Aiart, aveva annunciato che avrebbe trasmesso gli episodio di III e IV stagione. Alla fine della V stagione si sono fermati (come avrebbero già dovuto fare dalla fine della IV) e hanno mandato le repliche dalla III stagione. Quindi non è vero che il telefilm è stato cancellato in seguito agli attacchi di Libero.

3) non è vero che Fisica o chimica era stato tolto dalla fascia oraria delle 14:15 perché troppo esplicita (ed è poi sparita dal palinsesto perché dopo le 22:30 non c'era spazio fino all'estate). 
La serie è stata trasmessa in prima tv alle 9 e 10 e poi lo stesso giorno in replica alle 13 e 45.
Lo slot delle 14 e 15 è quello per le seconde repliche degli episodi già trasmessi (seconde repliche perchè la messa in onda delle 13 e 45 era già una replica dell'episodio già trasmesso alle 9 e 20).
Quindi si afferma il falso. La serie è andata in onda regolarmente.  Alla fine della quinta stagione sono continuate le repliche e ora nello slot delle repliche andrà in odna a un nuovo telefilm in prima tv (come è stato in prima Fisica e chimica fino al 20 marzo).

Se leggiamo la fonte di questo articolo di Gay.tv cioè il sito tv blog ci rendiamo conto che l'errore del sito gay.tv (come quello di Maccarrone) è di non aver verificato le affermazioni di tv blog.
Infatti tv blog afferma
Tanto tuonò che piovve e la pioggia cade ancora, anzi più che pioggia cade la mannaia, stavolta definitiva, della direzione generale della Rai sulla tanto criticata e amata serie di telefilm “Fisica o chimica” di cui prima l’AIART e poi il quotidiano Libero ne avevano chiesto la sospensione. Ma se in un primo momento sembrava che Rai volesse sospendere la messa in onda degli episodi di questo telefilm solamente nell’orario mattutino delle dieci e mezza, cosa poi puntualmente avvenuta, ora è arrivata la richiesta di sospendere anche la messa in onda delle ore 14:15.
1 Fisica o chimica quando era in prima tv andava in onda alle poco dopo le 9 (con un cambiamento di 10 minuti tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo). E' sempre andata in onda a questo orario come prima tv e, in replica, lo stesso giorno, alle 13 e 45.
Lo slot delle 14 e 15 è stato dedicato solo alle repliche, cioè dopo il 20 marzo, finita la V stagione (mentre in un primo momento si era pensato di trasmettere solo la III e la IV).
Quindi non è vero che il telefilm è stato sospeso. Ne verranno sospese le repliche.

Il blog si vede bene dallo specificare che finché si trattava di prime visioni il telefilm è andato regolarmente in onda nelle due fasce orario ad esso dedicato, affermando dunque il falso in maniera ideologica e proditoria, facendo passare per censura voluta dall'aiart e da Libero la regolare fine delle trasmissione già programmata sin dall'inizio della messa in onda (mancano due stagioni la VI e la VII che torneranno in onda più in là).

Niente sospensione, niente censura, ma solo un modo di riportare le notizie deontologicamente scorretto.

Vatti a fidare dei blog!

Se il matrimonio è lo stesso... su un pessimo articolo di Repubblica sul primo divorzio gay

L'articolo in questione è Primo “divorzio” gay

Nel titolo la parola divorzio è messa fra virgolette perchè si parla della cancellazione (non mi viene il termine giuridico esatto) della civil partnership che non è proprio un matrimonio ma è quanto di più vicino al matrimonio in Inghilterra, so far, si può avere.
Ma se leggete l'articolo quelle virgolette esprimono ben altro.
Un tribunale di Londra ha emesso un giudizio su quello che viene ritenuto il primo caso legale di divorzio tra gay 
Tra gay? Ma che siamo una razza a parte? Non siamo uomini, non siamo maschi, non siamo esseri umani? 
Il fatto di avere lo stesso orientamento sessuale ci rende uguali al punto tale che se ci sposiamo ci sposiamo tra di noi ?

Un matrimonio tra etero ha senso come frase?

Si commette sempre lo stesso errore, lo stesso slittamento semantico.
Quello che rende il matrimonio gay non è l'orientamento sessuale della coppia (altrimenti anche il matrimonio tra una lesbica e un lo gay sarebbe un matrimonio gay) ma l'assortimento sensuale della stessa.

Matrimonio gay è una infelice espressione che significa = tra due persone dello stesso sesso. Non matrimonio tra gay. Anche perchè uno dei due nubendi potrebbe essere bisex... Non è un esercizio di retorica il mio. Succede di uomini che dopo 20 anni di matrimonio con 4 figli si innamorano di un uomo e vogliano sposarlo. E certo il fatto che adesso quel padre di famiglia sposi un uomo non cancella certo 20 anni di vita etero. Non sarà gay dunque ma bisex.

Insomma le etichette dovrebbero cercare di riconoscere una identità non di costringere le persone in determinati comportamenti.

Il verdetto riguarda una coppia di omosessuali che si sono uniti nel 2007 nel Civil Partnership Act,
Di nuovo, non una coppia di uomini, ma una coppia di omosessuali.
Come se l'orientamento sessuale ti rende diverso dagli altri uomini.
Come se il fatto i sposare un altro uomo ti renda diverso da un uomo che sposa una donna.
E meno male che molti poi ci dicono che non capiscono perchè noi gay ostentiamo la nostra omosessualità visto che per loro l'orientamento sessuale è come il colore dei capelli.
Infatti!
Matrimonio tra due castani! Come no!

Nell'articolo si parla di una coppia separata che si è rivolta al giudice per la divisione dei beni
Lawrence, il banchiere, sosteneva di essere lui il principale reddito della coppia e voleva dare all’ex-partner come buonuscita meno di mezzo milione di sterline.
Gallagher, l’attore, si è opposto, sostenendo che per più di dieci anni era lui a gestire l’amministrazione di casa e che aveva comunque diritto a una spartizione più equa. I giudici gli hanno dato ragione, includendo nei beni un appartamento da 2 milioni e 400 mila sterline che il banchiere aveva acquistato prima della loro relazione, cosicchè all’attore sono andati alla fine 1 milione e e 700 mila sterline (circa 2 milioni di euro).

La stampa di Londra scrive che si tratta di una sentenza senza precedenti e che farà storia, servendo da modello per altri casi di “divorzio gay”: un terreno, anche questo, dove vengono fatti valere i diritti della “nuova famiglia” del 21esimo secolo.
Ora perchè quelle virgolette?

Soprattutto perchè all'aggettivo?

Capisco le virgolette su divorzio visto che è una parola impropria nel caso della civil partnership.
Ma perchè virgolettare anche l'aggettivo?

"divorzio" gay  ha un significato (non è proprio un divorzio ma lo equipariamo a)  "divorzio gay" ne ha un altro (una roba strana tra persone strane)

Le seconde virgolette per la "nuova famiglia" sono ancora più terribili perchè confermano che per l'autore (l'articolo non è firmato, ma un link in calce al medesimo riporta l'url  http://franceschini.blogautore.repubblica.it/category/1/) una coppia di persone dello stesso sesso non è affatto una famiglia e che la si equipara alla famiglia proprio come la separazione dalla civil partnership viene impropriamente equiparata al divorzio.

Io sono stufo di quest'aria di sufficienza, di persone che si lasciano guidare dal patriarcato, di giornalisti (sic!) che non sanno riportare una notizia senza esprimere proditoriamente un giudizio lasciandolo  tra le righe ad agire inconsciamente, sul lettore quasi subliminalmente, invece di avere il coraggio e la coerenza di affermare apertamente quel che pensano dei matrimonio tra persone dello stesso sesso che loro vedono come matrimonio tra gay un'espressione discriminante che mi offende e mi fa arrabbiare. E ora di dire basta! Di smettere di leggere. Di chiedere di cambiare registro o di tacere per sempre.

giovedì 29 marzo 2012

Mi chiedo quanto questo al lupo al lupo danneggi la protesta contro la censura omofobica: su un articolo falso e infondato di Andrea Maccarrone sul sito del Mariomieli sulla presunta censura della Rai del telefilm Fisica o chimica.

La storia è nota, o, almeno, dovrebbe.

Prima l'aiart, poi Libero hanno protestato per la messa in onda del telefilm spagnolo Fisica o Chimica, chiedendone la cancellazione (aiart) o il trasferimento in altra fascia oraria (Libero).
Libero è arrivato ad asserire il falso, dicendo che la serie veniva trasmessa in fascia protetta (che va dalle 16 alle 19) il che non è vero andando il telefilm in onda alle 9 e 10 e, in replica, alle 13 e 45.

Nonostante entrambe le proteste il telefilm ha continuato a essere regolarmente trasmesso. Anzi rispetto le prime dichiarazioni di Freccero che aveva detto sarebbero state trasmesse la III e IV stagione è andata in onda anche la V.
Poi, finita la quinta stagione una decina di giorni fa, su nuovo orario, ma sempre prima della fascia protetta, alle 14 e 15, stanno dando le repliche dalla III stagione in poi.

Eppure oggi Andrea Maccarrone, sul sito del Mario Mieli pubblica un articolo dal titolo proditorio Censura Rai nel quale afferma che:

la peggiore direzione che l’azienda pubblica abbia mai avuto (...) ha dato ordine a RAI 4 di spostare Fisica o Chimica in seconda serata, togliendolo quindi dalla fascia pomeridiana più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge.

Questo articolo afferma il falso.

Infatti:


I La serie non è stata trasferita in seconda serata ma viene trasmessa, in replica, alle 14 e 20.

II La serie NON E' MAI STATA TRASMESSA in una fascia pomeridiana più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge perchè, essendo presentato il telefilm con il bollino rosso (programma adatto a un pubblico adulto) non può essere trasmessa nella fascia protetta quella cioè più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge che va dalle 16 alle 19.

Fisica e chimica è andato in onda alle 9 e 10, quando tutti i minori sono a scuola (il telefilm non viene trasmesso il sabato e la domenica) e in replica alle 13 e 45 tecnicamente in fascia pomeridiana (che comincia alle 14), ma certamente non nell'ora più indicata per il pubblico giovane a cui si rivolge visto che le alunne e gli alunni e le studente e gli studenti stanno ancora tornando a casa da scuola (quelli che non hanno l'orario lungo perchè hanno adottato la settimana breve, che escono ancora dopo).

Ora che vanno in onda le repliche è stato mantenuto solamente lo slot di replica sempre in fascia pomeridiana ma prima della fascia protetta, spostandolo la messa in onda dalle  13 e 45 alle 14 e 15.

Bastava informarsi, o capirne qualcosa di palinsesti tv, o, più semplicemente, seguire la serie e dunque sapere a che ora veniva davvero trasmessa prima di scrivere un articolo pieno di informazioni sbagliate facendo un puro esercizio di retorica basato su informazioni errate (Andrea un vero giornalista verifica sempre le sue fonti, SEMPRE). Così si arriva a sfiorare il ridicolo quando si afferma che
Essendo il palinsesto della seconda serata ovviamente già impegnato, il rischio è che la serie tv esca proprio dalla programmazione.
perchè, mentre scrivo, un episodio di Fisica e chimica sta andando in onda...

Non solo la serie non è dunque stata cancellata ma continuano le repliche nello slot delle 14 e 15 che, almeno sul sito di Rai4, è confermato anche per la prossima settimana.
Anzi visti i buoni risultati di audience del programma non mi sorprenderebbe se alla fine delle repliche delle stagioni appena finite si proseguisse con la messa in onda delle due stagioni mancanti (la VI e la VII).
Ma questa è solo una mia illazione prima di fondamento.

In ogni caso nessuna censura, nessun trasferimento in seconda serata, ma solo un al lupo al lupo privo di fondamento e deleterio.

Caro Andrea concordo con te quando dici che
Io da cittadino dico che una RAI che di fatto censura un programma per motivi smaccatamente ideologici è inaccettabile.
Però è anche inaccettabile che un cittadino che scrive su internet lo usi in maniera così grossolana e disinformata.

Anche perchè visto che di programmi censurati in tv, nello specifico per pregiudizio omofobico, ce ne sono stati davvero tanti (da Queer as Falk mai trasmessa da La 7 a il bacio tagliato di Brockeback Mountain)  questo passo falso rischia di inficiare la protesta se ci si indigna per qualcosa che in realtà non è accaduto.

Bastava fare solo una ricerca sul palinsesto di rai 4 prima di scrivere tante inesattezze...


venerdì 23 marzo 2012

La miopia politica dello spot contro l'omofobia del Bologna Pride 2012

PeopAll (Volontari Bologna Pride 2012) ha presentato uno spot contro l'omofobia.
Eccolo



La Regia è di Dalila Romeo, la fotografia di Arturo Bernardi e il montaggio di Federica Ruozi.

L'idea delle scritte sui corpi  è efficace e visivamente si impone e si ricorda, manca però allo spot quella velocità e immediatezza di comunicazione per cui si reitera la stessa idea visiva più volte, perdendo più tempo per mostrare le scritte sui corpi che per indicare il significato delle medesime per cui il gioco visivo dello spot è "quale parola vedremo adesso?" e non, per esempio,  quante parole ci sono per offendere gay e lesbiche?.
Lo spot è viziato da una ricerca dell'effetto visivo-grafico che mette in secondo piano la denuncia che lo spot si pone come messaggio da comunicare. La cosa che io ricordo id più dello spot è il seno nudo che si vede (per i feticisti dei piedi saranno i bei piedi magri che si vedono). mentre il bicipite è un po' poco per accendere l'interesse sul corpo maschile. Non sto esperimento un mio gusto personale beninteso ma sto cercando di analizzare l'efficacia della strategia comunicativa e mi sembra che la lentezza amplificata a dismisura dalla musica da telefilm poliziesco (pessima scelta) sia ciò che rimane più impresso. L'errore più grave, che fosse questo il saggio d'esame di un corso di comunicazione indurrebbe a una piena bocciatura è il claim e il pay off le due scritte che danno il senso all'operazione. Marchiati fuori marchiati dentro CHE NON SI LEGGE!!! La scritta p troppo piccola e il roo sul nero fa diminuire la visibilità. La scritta è pensata per la proiezione in sala (al cinema) non per la visione in tv né, tanto meno per gli  schermi del pc, del net book, dei tablet o smart phone. Insomma non si legge (eeeh? che c'è scritto?!). Con tutto il rispetto per il lavoro fatto dai volontari magari affidare lo spot a gente che ha più competenze nel campo della comunicazione avrebbe forse portato a un risultato diverso e migliore.


Il primo messaggio inconscio che lo spot manda è che gli e le omosessuali sono corpi e non persone. Corpi estetizza(n)ti, belli da vedere, usati come oggetti sui quali scrivere belle scritte ben posizionate, impiegate con eleganti soluzioni grafiche (le due parole scritte a metà su ogni piede) che tutto ricordano tranne il marchio che devono rappresentare.
Corpi anonimi senza volto, senza personalità, senza identità. Forse si voleva dare il senso di carne da macello ma questi corpi così avulsi da qualunque contesto fisico e collocati in uno spazio astratto e neutrale uno spazio puramente comunicativo li rendono ancora meno umani. Ma sono corpi non umani non a causa delle scritte ma proprio per come quei corpi vengono mostrati. La disumanizzazione insomma a non è un effetto voluto, parte della denuncia (la società ci vede così)  ma l'effetto di una sbagliata strategia comunicativa.
Se la società considera l'omosessualità una questione di corpi, di consumo sessuale e non di affettività perchè non mostrare i volti di questi copri perchè non dire chi sono questi corpi (di) chi sono questi corpi?
Una persona non vicina al movimento glbtqi qualunque sia il suo orientamento sessuale percepisce gli e le omosessuali rappresentati nello spot come altro da sé confermando lo stigma che lo spot sta cercando di denunciare.

Ma al di là di queste critiche tecniche necessarie e doverose, là dove lo spot toppa completamente è sul piano politico.

Come tanti altri spot italiano anche questo spot avelle le persone omosessuali dalla società in cui vivono, dalla quotidianità in cui vengono discriminate, ben peggio che per degli epiteti offensivi (il cui movimento 40 anni fa aveva usato slogan di recupero per  certe parole offensive frocio è bello etc.).

Il movimento glbtqi è il primo omofobo e mostra gay  lesbiche (dimenticando trans, bisex e intersex) come una categoria a sé per un infantile voglia di dimostrare che come siamo discriminati noi gli altri mai.

Altrimenti non si capisce perchè non si mostra la popolazione glbtqi là dove vive lavora, si diverte, come tutti gli altri e come tutte le altre , un po' come aveva fatto lo spot del ministero per le pari opportunità che mostrava omosessuali nei posti di lavoro sbagliando anche lì la strategia comunicativa ma almeno (di)mostrando che i froci e le lesbiche sono tra di noi!



Invece questo spot dice ai suoi spettatori che froci e lesbiche sono anonime parti anatomiche che esistono in un astratto spazio in bianco e nero.
Gli spettatori annuiscono e poi tornano a discriminare i froci e le lesbiche, quelli che incontrano o credono di incontrare) nella società in cui viviamo tutti insieme.

Ringrazio Guido Allegrezza che mi ha segnalato lo spot.







domenica 18 marzo 2012

Se questro è il PD che si sciolga e scompaia dalla faccia della terra. Su un articolo contro il matrimonio gay (sic!) firmato dalla ex democrista Silvia Costa e Patrizia Toia

A parte le considerazioni giuridiche inesistenti  
non spetta alla Commissione europea – come si chiedeva nella relazione – «di elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali a livello europeo», pur se tra «paesi in cui già vige una legislazione in materia». Il diritto civile in materia di famiglia rientra infatti nella competenza dei singoli stati membri in base al principio di sussidiarietà 
nell'assunto centrale del pessimo articolo a firma Silvia Costa e Patrizia Toia apparso su Europa ci si chiede:

il principio di non discriminazione per orientamento sessuale, assolutamente condivisibile sul piano umano, etico, politico e giuridico, può essere invocato per rendere indifferente lo status del matrimonio rispetto alla sua natura e cultura di compresenza di un uomo e di una donna, fondata sulla reciprocità della differenza sessuale e orientata (non certamente vincolata) alla procreazione, senza provocare una mutazione antropologica e un indebolimento della costruzione dell’identità sessuale di bambini e bambine?

La mutazione antropologica è già in atto. E, se Silvia Costa e Patrizia Toia capissero qualcosa di giurisprudenza, dovrebbero sapere che nessuna legge può imporre una mutazione antropologica nel comportamento dei cittadini può solo registrare e amministrare dirimere un comportamento antropologico nuovo già in atto.

Fu così per la legge sul divorzio del 1972 che cercò di tutelare le coppie separate di fatto (e soprattutto le donne dato il pessimo stato di famiglia del 1942 del tutto sbilanciato a favore del coniuge) e la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza del 1978 che cercò di tutelare la salute delle donne che abortivano per mano di mammane e medici poco scrupolosi morendo di infezioni o emorragie.

Queste due leggi non introdussero il divorzio e l'aborto nel nostro paese ma regolamentarono delle pratiche e dei comportamenti che già esistevano e che agli occhi del legislatore erano inesistenti.

Anche nel caso dell'allargamento del matrimoni alle coppie dello stesso sesso (non dunque matrimonio gay, come titolano proditoriamente le due europarlamentari  del PD), si tratta di riconoscere legalmente un fenomeno che riguarda diverse centinaia di miglia a di coppie che costituiscono già famiglia anche con prole.

Quello che sfugge alle due europarlamentari anche a voler mantenere la loro definizione stretta di matrimonio orientato (non certamente vincolata) alla procreazione è che molte delle coppie omosessuali fanno figli, hanno fatto figli o vogliono farne.

E invece di aiutarle a fare figli si dice loro di no in base a un principio religioso e non laico, dogmatico e non democratico che impedisce in Italia anche alle coppie etero sposate di accedere alla fecondazione assistita eterologa.
Uno stato nazista che sceglie per i privati cittadini su una questione personale e privata come la procreazione.
Non si nega l'assistenza pubblica ma la possibilità che questa pratica si possa fare nel territorio della Repubblica costringendo i cittadini e le cittadine italiane ad andare all'estero.

Per cui se i due coniugi non possono fare figli tra di loro sono una famiglia di serie b.

Peggio ancora se la famiglia in questione è formata da due donne o due uomini, anche quando ormai la casistica di figli cresciuti dalle famiglie omogenitoriali (che all'estero ci sono ormai da un ventennio)  hanno dimostrato che l'incidenza dell'orientamento sessuale dei figli è la stessa delle coppie etero (se fosse vero il contrario non si capirebbe come mai tanti gay e tante lesbiche vengono da famiglie etero...).

Silvia Costa ha 63 anni,  Patrizia Toia 62, evidentemente sono due persone mentalmente anziane, ostaggi dei loro stessi pregiudizi che spacciano per valori morali, politici, mentre sono solo idee dettate dall'odio, dall'intolleranza e dall'ignoranza che vanno censurate e fermate perchè discriminano delle persone e la Costituzione non lo permette.

Che queste due donne moralmente vecchie, veri e propri dinosauri della politica, si facciano da parte e lascino il campo a chi ha idee più consone al mutato quadro socio antropologico italiano, e non solo, che le due europarlamentari non sono in grado di comprendere.


Perchè non si capisce quale danno l'allargamento del matrimoni alle famiglie omogenitoriali possa fare a quelle etero. Se non infierire un colpo mortale alla profonda, atavica omofobia dei cattolici, che sono dei malati di mente che mangiano il corpo del figlio del proprio dio per salvare le stessi...
Cosa ci si può aspettare da una religione così sinistra?

Se è evidente il vizio ideologico e non democratico delle domande che si pongono le due europarlamentari è chiaro, per quanto mi riguarda, che il PD è il nostro nemico.
Un partito di fascisti, di nazisti, di omofobi, di maschilisti e reazionari che deve sparire dalla faccia della Terra.
Vera feccia della politica,  peggio di Forza Nuova e di tutti i partiti dell'estrema destra extraparlamentare che, almeno, hanno il coraggio delle proprie opinioni (di merda) a differenza del PD che cerca di costruirsi una facciata democratica ma che rappresenta solo il peggio che il paese abbia da dare.

Peggio Di Berlusconi. Peggio di Giovanardi. O, meglio, omologhi, uguali.

Un partito che impedisce all'opposizione di costituirsi come alternativa valida al centro destra, proprio come lo Stato Vaticano impedì all'Italia di costituirsi in nazione fino al 1861.

E, come per il Vaticano, l'unico modo di uscire fuori dalla situazione è invadere (politicamente) il PD fare una bella breccia di Porta Pia farne fuoriuscire chi al suo interno si riconosce ancora nei valori del pluralismo e relegare questi omofobi di merda nell'alveo della destra peggiore d'Europa, feccia dell'Italia e dell'umanità.
PD come Pavidi Democristi, come Porco Dio, come il male assoluto. Cancro vero della democrazia italiana.

Da oggi il PD è il mio nemico numero uno.

Chi si azzarda ancora a parlarmene o a bestemmiare dicendo che il PD è di sinistra sappia che alzerò le mani contro di lui o contro di lei.

Essendo stato fatto giustamente notare che questa frase inneggia alla violenza (anche se privata nei confronti dei miei amici) la cancello (ma ne lascio la traccia per trasparenza) prendendone le distanze  e rinnegandone ogni significato concreto di violenza.

 
Perchè il PD avvelena tutti.
Dobbiamo delegittimarlo politicamente, farlo sparire dall'agone politico prima che sia troppo tardi.


sabato 17 marzo 2012

Quando la lotta contro le discriminazioni per le persone omosessuali non è sostenuta dalla solidarietà di classe: sull'articolo Dal mutuo alle visite in ospedale così per lo Stato i gay sono invisibili pubblicato su Repubblica da Maria Novella De Luca

Quando si dice che in Italia non c'è libertà di stampa quello che si intende dire non è che c'è una forma di censura ma che i nostri giornalisti sono del tutto incapaci di fare bene il loro mestiere.

Così Maria Novella De Luca, su Repubblica accorgendosi del problema solo dopo la sentenza della Corte di Cassazione, scopre l'acqua calda ed elenca tutti i diritti disattesi per le coppie non sposate.

Solo che nel farlo commette un errore ideologico imperdonabile.

Tutto quello che la giornalista pretende accada alle coppie omosessuali accade in realtà a tutte le coppie non sposate, qualunque ne sia l'assortimento sessuale, dunque anche alle coppie omosessuali non solo.

Per coprire questo vizio ideologico la giornalista scrive nel sottotitolo che le coppie omosessuali vivono gli stessi problemi delle unioni di fatto eterosessuali. Con l'aggravante della discriminazione.

Il nostro paese non riconoscendo in nessun caso le coppie di fatto discrimina chi non si sposa ma intraprende lo stesso una vita di coppia, meglio, costruisce una famiglia. 
La discriminazione specifica delle persone  omosessuali non sta nel non riconoscimento della coppia di fatto (perchè accade anche alle coppie etero)  ma nel fatto che le coppie etero volendolo possono sposarsi mentre alle coppie omosessuali questo non è concesso.


Così invece di solidarizzare con chi, per impedimenti esterni o per scelte ideologiche, non si vuole sposare e viene discriminato perchè la sua famiglia non è riconosciuta legalmente come quella registrata al comune, si sottolinea che per le persone omosessuali il non riconoscimento delle coppie di fatto (che negli effetti è identico a quello per le coppie etero) pesa di più per via dello stigma.

Infatti nell'articolo non si mette in rilievo che, rispetto le coppie di fatto etero, che, almeno informalmente, sono percepite dalla società come unioni più o meno legittime (anche se il pregiudizio più comune le vede come coppie meno serie perchè non vogliono assumersi l'impegno del matrimonio) quelle omosessuali non vengono percepite affatto come unioni legittime grazie anche al pregiudizio che vuole le persone omosessuali promiscue e poco o niente fedeli.

No. L'articolo si limita a sciorinare tutti i casi in cui il non riconoscimento almeno amministrativo delle coppie di fatto crea problemi a queste coppie.

Per lo Stato e la burocrazia italiana le coppe gay, con o senza figli, sono invisibili. Nel senso che ognuno di loro esiste come singolo individuo, o come mamma o papà single, ma sul fronte del patrimonio, delle pensioni, dell'assistenza in ospedale, dell'acquisto di una casa, o addirittura dell'affido di un figlio, la coppia gay, semplicemente, non è contemplata.
Proprio come la coppia etero non sposata

Una condizione che le equipara alle coppie di fatto eterosessuali,
Dunque invece di vedere nella discriminazione che si indica lo stesso tipo di coppia le si distingue perchè gay e poi le si equipara a quelle etero. Chi  l'omofoba qui?
che si trovano spesso a dover affrontare discriminazioni simili.
Ma verso le unioni omosessuali c'è l'aggravante del tabù e dell'omofobia.
E come si esplicano questo tabù e questa omofobia negli esempi riportati nell'articolo che riguardano sempre e comunque anche le coppie etero?
Eppure nel nostro paese ci sono cinque milioni di omosessuali e oltre centomila bambini nati da unioni lesbiche o gay. Bambini che frequentano scuole pubbliche, ma al momento dell'iscrizione devono risultare figli soltanto di uno dei componenti della coppia gay, perché, appunto, non essendoci né matrimoni né vincoli more uxorio riconosciuti per gli omosessuali, l'altro genitore per la legge non esiste...
Qui c'è una forzatura terribile che apre il fianco ai critici (anche nel movimento)  delle adozioni di coppie gay. Perchè si fa confusione su due situazioni diverse. Che tali son proprio per il diverso assortimento sessuale delle coppie in questione.

La legge italiana riconosce diritti ai bambini nati fuori dal matrimonio quando i due componenti la coppia non sposata che li ha avuti sono entrambi genitori biologici del minore.

Nel caso in cui il figlio (la figlia) sia, biologicamente parlando, solo di uno dei due componenti della coppia la legge italiana al cogenitore cioè al genitore non biologico ma che vive con quello biologico una stabile relazione di coppia non sono riconosciuti diritti alcuni sia per le coppie gay che per le coppie etero.

Peggio addita che rispetto le famiglie more uxorio etero di serie b quelle gay sono di serie c.
Il che non è vero non almeno per i diritti dei figli dove tranne il caso in cui entrambi i componenti della coppia siano genitori biologici del bambino (il che può capitare solo a una coppia etero...) coppie etero e gay hanno gli stessi identici problemi.

Tant'è che anche una coppia etero non sposata non ha diritto all'adozione.

Insomma per quanto riguarda i problemi legati al non riconoscimento delle coppie di fatto le coppie etero e quelle omosessuali hanno gli stessi problemi.

Eppure in tutto l'articolo si cerca di forzare la mano e sottolineare che per gay e lesbiche i problemi contano di più.

Così invee di indicare gli aspetti comuni, senza azzerare le differenze che ci sono ma non dipendono dal non riconoscere le coppie di fatto  legalmente, si creano inesistenti differenze:
(...) accanto al letto di un ammalato, per curarlo, per dare o negare un consenso, ci possono essere soltanto persone legate da vincolo matrimoniale o di stretta parentela. Esclusi dunque i conviventi, sia eterosessuali, che gay. (...) "Ma basta un infermiere un po' più zelante, una caposala che detesta i gay, che si può essere cacciati fuori, come degli intrusi".
Oppure basta un infermiere zelante che detesta la giovane donna che sta al capezzale dell'uomo più grande di lei di 25 anni col quale ha fatto 3 figli per farla cacciare, come è successo a mio zio e alla sua giovane compagna.

Trovo vergognoso e deleterio far pesare, in questi casi, lo stigma contro l'omosessualità per riconoscere alle discriminazioni delle coppie di fatto omosessuali un peso maggiore di quello delle coppie etero.

Tutti gli esempi riportati  nell'articolo valgono anche per le coppie etero e non si capisce allora perchè si faccia un articolo solamente per le coppie omosessuali.

Ovvero si capisce benissimo perchè in realtà l'articolo di Repubblica si allinea con la sentenza della Corte di Cassazione che vede le coppie omosessuali non come coppie formate da persone dello stesso sesso (unico significato legalmente considerabile) ma come coppie composte da persone il cui orientamento sessuale sia omosessuale.

Uno slittamento semantico non fatto a caso ma che cerca di riconoscere alle persone omosessuali non lo stesso diritto di quelle etero ma un diritto ad hoc in nome di una sua ipostatizzata diveristà. Così invece di ampliare lo stesso diritto si continua massimamente la discriminazione istituendo un istituto per froci e lesbiche.   

Si discrimina perchè non è l'orientamento sessuale a dirimere la questione: il diritto non riconosciuto è il diritto di sposare chi si vuole a prescindere dal suo genere di appartenenza e lo si trasforma invece nel diritto di una persona di un determinato orientamento sessuale di sposare un suo simile.

Che è come dire che i neri si possono sposare tra di loro con un istituto equivalente al matrimoni dei bianchi...

Per questo la sentenza della corte di Cassazione è pericolosa perchè stabilendo che il matrimonio è solo quello tra uomo e donna ma che le persone omosessuali hanno diritto che venga loro riconosciuto l'unione tra simili si commette un abominio discriminatorio che rimane in linea con le idee naziste della Chiesa.    

Se davvero dobbiamo arrivare al diritto all'indifferenza non si possono costruire rivendicazioni ad hoc per le persone omosessuali ma ampliare gli stessi diritti già esistenti a tutti.


Non è solo una questione tecnica o lessicale è il modo di pensare che è diverso.


Anche perché quando si dice che una persona dall'orientamento sessuale omosessuale non può sposarsi non è del tutto vero. 
Infatti il discrimine non è l'orientamento sessuale dei due nubendi ma il loro assortimento sessuale
Io maschio gay (o bisex) posso sposare una donna (che può essere etero bisex o lesbica) e nessuno può impedirmi di sposarla. 

La discriminazione, il vedere la razza diversa sta proprio nel fatto che l'aggettivo omosessuale che si riferisce alla coppia e che indica solo il fatto che la medesima è composta da due persone dello stesso sesso si trasferisce proditoriamente ai singoli e da mero aggettivo descrittivo diventa sostantivo definitorio.


Strettamente parlando se esistesse un matrimonio per persone con orientamento sessuale gay e lesbico un giudice zelante potrebbe non riconsocere quel diritto  a una persona bisessuale e chiedere magari un terzo istituto per le persone di quell'orientamento sessuale. Oppure visto che la bisessualità è criticata molto nel movimento come posizione di comodo e pavida forse non venire mai riconosciuto. 


Insomma la rivendicazione posta in questi termini lascia sempre fuori qualcuno e dunque non allarga un diritto a tutti ma estende un privilegio.


Questa mi sembra un discrimine ababstanza sicuro e chiaro che può veramente identificare nel movimento e fuori chi è davvero liberale echi invece non lo è., chi  di destra (dove ognuno è etichettato e resta nel proprio recinto ) e chi invece vuole portare tutti sullo stesso piano di un unico condiviso inalienabile diritto perchè siamo tutti e tutte esseri umani e umane.


Anche nell'articolo di Repubblica si instaura un precedente di graduatoria dei discriminati secondo la quale chi è più discriminato si merita un articolo solo per lui poco importa se così discrimina ...i meno discriminati (le coppie etero).
D'altronde  si sa le coppie gay lo dicono con odio, non per lo Stato ma per le coppie etero, gli etero se vogliono possono sposarsi, noi no.

La differenza c'è ma sta altrove come ho già detto non negli effetti del mancato riconoscimento legale delle unioni di fatto.

Tutti gli esempi riportati nell'articolo valgono TALI E QUALI anche per le coppie etero, cioè valgono per tutte le coppie di fatto. D'altronde come potrebbe essere altrimenti?

Insomma questo articolo propala un modo di pensare pericoloso e razzista che sposa la linea di chi crede che certe leggi vadano modificate in nome dei diritti degli omosessuali  e non perchè le stesse leggi devono valere per tutti  a prescindere dall'orientamento sessuale.

venerdì 9 marzo 2012

Le parole per dirlo: cos'era Marco Alemanno per Lucio Dalla?

In questo paese di merda, dove la merda si chiama religione cattolica, con la sua ideologia sadica, totalitarista e necrofila, ogni questione seria e delicata si corrompe sempre nell'aspetto più esteriore, superficiale, da pettegolezzo.
Così la questione del mai avvenuto coming-out di Lucio Dalla è stata trasformata in un inutile sibilo insinuante (lo era o non lo era?) dove ovviamente quel che ci si chiede è cosa faceva Dalla a letto e con chi.
Il gossip, la critica a Dalla morto, è venuta anche dal fronte amico: molti froci noti e meno noti hanno spalato la loro merda su una persona che, da morta, come è stato giustamente ricordato non può replicare.
Non che Lucio Dalla lo avrebbe probabilmente fatto, sarebbe rimasto in silenzio come sempre, ma, almeno, ne avrebbe avuto la possibilità. Da morto invece...
Non entro nei dettagli di una storia che non conosco né mi interessa particolarmente. Le dichiarazioni dei necrofili malati di mente che rispondono al nome di preti, cosa ha letto Marco Alemanno al funerale di Lucio Dalla, di tutto questo già altri, meglio informati di me, hanno riferito e commentato.

Io voglio parlare d'altro.

Del fatto che non avendo un posto istituzionalizzato nella società, l'amore che rimane clandestino, sia esso etero o gay, scompare con la morte di uno dei due partner.

Non c'è vedova o vedovo.
Non c'è riconoscimento della sofferenza di chi è rimast* in vita.

Quando muore una persona la cui affettività non esiste non ci sono storie interrotte, persone distrutte ma, al limite, solo il sesso già consumato.

Abbandonati dallo Stato e dalla società a queste coppie che non sono tutelate né legalmente né moralmente non resta che trovare un modo per tutelarsi.
In questi giorni si è letto anche di questo, di quel che Dalla avrebbe dovuto fare o non fare per tutelare il suo compagno, la sua famiglia, la sua eredità.
C'è chi ha suggerito l'adozione come mezzo per sancire legalmente la propria unione clandestina. Ma nemmeno questa estrema ratio sancisce e ricosnoce il legame affettivo, sessual-sentimentale che lega due persone.
Infatti ufficialmente Marco Alemanno non fa parte dell'asse ereditario.

Ora, se nemmeno Dalla che ne aveva mezzi e potere ha pensato a tutelare il suo compagno, mi chiedo un poveraccio qualunque, uno che guadagna 1200 euro al mese, cosa può fare? Come si può tutelare?

Se il nostro modo cattolico (ipocrita e amante della morte) di fare senza dire ci obnubila la mente cosa possiamo fare per uscirne fuori?

Se anche le avanguardie del movimento (nel senso di chi vive al confine di una accettazione sociale che in Italia, paese di merda, feccia dell'occidente, continua a essere scarsissima) vivono con una approssimazione tenace e temeraria senza quel know how che ci potremmo aspettare da chi si spinge ai confini di un sistema-paese che non vuole permettere a nessun costo che stili di vita altri escano alla luce del sole, cosa possiamo fare noi pavidi comuni cittadini?

Forse possiamo cominciare col rifondare il linguaggio e usare le parole per costruire un immaginario collettivo che ancora manca che finalmente riconosca dignità e statuto di affetto all'amore omosessuale sganciandolo dalla sfera sessuale cui è relegato.
Perchè non si tratta solamente di fare l'amore ognuno come gli va come molti hanno risposto a chi criticava il mancato coming out di Dalla, ma si tratta, casomai, di AMARE alla luce del sole.

Se tutti hanno avuto difficoltà a indicare il legame tra Lucio e Marco non è solo per ipocrisia, per sprovvedutezza o imbarazzo ma è anche per la mancanza di un modello sociale condiviso e da tutti riconoscibile.

Si ha difficoltà a indicare le due componenti di una coppia etero non sposata (Compagni? Conviventi? Amanti? Partner? Innamorati? Il mio uomo? La mia donna?) figuriamoci due persone dello stesso sesso legate da un sentimento d'affetto, di amore svilito solo al sesso (e sappiamo bene a quale pratiche sessuali...).

Dire che Marco è amico di Dalla non è solo (ma anche) un tentativo censorio contro l'omosessualità ma anche (ma non solo) segno della sprovvedutezza di una società che non annovera un modello morale cui le persone omosessuali possono identificarsi.

Parte della mancanza è anche nostra, visto che ancora oggi, in nome dei motivi i più diversi (tutti sbagliati) si critica la voglia di matrimonio di tante coppie gay e lesbiche, criticandone l'aspirazione borghese, la normalizzazione eterosessista.

In realtà (e parlo di noi maschietti che conosco meglio) a noi gay spaventa abbandonare il modello edonistico-consumista che abbiamo abbracciato all'incirca trent'anni fa quello che ci permetteva di uscire alla luce del sole (grazie alle lotte di visibilità della generazione precedente) accodandoci al neo-consumismo degli anni 80. Quel consumismo che permetteva di avere di un partner diverso ogni fine settimana (beninteso chi ci riusciva...) trascorso magari a sculettare in maniera più o meno macho nelle discoteche il week-end per poi tornare il lunedì mattina a lavorare, in giacca e cravatta, magari per l'agenzia stampa del Vaticano che sa perchè si vede lontano un miglio perchè magari sei molto effeminato (non parlo teoricamente mi riferisco a una persona che conosco) ma ti tollera finché non dici, finché non rivendichi. Uno stereotipo di omosessuale cui molti si sono allineati per conformismo, per mancanza di un modello migliore, per sprovvedutezza, per comodità, per pigrizia, per ignavia. Un modello che si basava sull'ideologia del sesso e non del sentimento che ci permetteva di dire "uuh bello avere tanti cazzi diversi perché accontentarsi sempre dello stesso (cazzo) come fanno quelle sprovvedute delle donne che si sposano ?". Così niente coppia fissa (al limite la coppia "aperta"), nessun legame sentimentale, che quelli sono roba da etero. L'amore universale. Però poi tutti a piangere della propria solitudine.

Mi chiedo quanto questo cliché una generazione e più di gay se l'è subito e quanto abbia contribuito a svilupparlo.

Mentre questi gay visibili confondevano le acque, sdoganavano per i maschi etero una serie di cure del corpo fino a quel punto ascritte al femminile (e dunque anche gaio come vuole il cliché) molte coppie di uomini e di donne, in sordina, senza proclami, senza nessuna voglia di fare chiasso o di provocare, ma semplicemente con la voglia di vivere, di essere, e di farlo alla luce del sole, hanno costruito famiglie, occupato spazi lasciati scoperti dalla legge, aggrappandosi a quel che il legislatore disattento ha concesso o non negato loro.

Anche le persone omosessuali hanno conquistato, costruito, ripensato la famiglia, non necessariamente quella partiarcal-maschilista che si è andata sgretolando dagli anni settanta in poi, ma una famiglia di ritorno, costruita a muso duro, con la tigna di chi nonostante tutto ama e vuole essere amat*.

Così oggi, invece di criticare Dalla perchè non ha gridato ai quattro venti sono gayyyy , forse dovremmo tutti indicare, guardando alle sorti di Marco ora che Lucio non c'è più, che è giunto il momento che i vari Marco abbiano non solo diritto al riconoscimento morale di coniuge ma anche a quello legale. E che il patrimonio vada a lui e non alle 5 cugine di terzo grado come la legge dice...

Invece i media sono invasi da uno squittio di pettegolezzi su Dalla e la sua omofobia interiorizzata (sic!) - tacendo sul fatto che Dalla non ha abbia mai speso una sola sillaba contro le persone omosessuali - perchè non ha abbracciato il modello di gay sculettante e promiscuo e disimpegnato che a molti continua ancora ad andare a genio, l'unico modello sociale riconoscibile di gay che sia purtroppo disponibile (propagato da siti, giornali e quella sotto sottocultura modaiola e pettegola gay).

E dato il lerciume che è stato detto, e scritto, come dargli torto se Dalla non ha mai fatto coming-out per entrare in una giungla di pettegole isteriche e misogine checche?

Invece di criticare costruiamo il mondo di domani, perchè se la nostra generazione ha perso almeno che la prossima nasca e cresca in un mondo meno ostile.

martedì 6 marzo 2012

Zach Avery: bambino di 5 anni diagnosticato di disforia di genere. Una questione seria affrontata in modo superficiale e discriminatorio dalla stampa e non solo.

Mi capita di leggere su un sito amico una notizia, riportata senza fonte nella quale ci si riferisce a Zach Avery un bambino di 5 anni dal titolo:
LA PIÚ GIOVANE TRANSGENDER: A 5 ANNI VIVE COME UNA BIMBA.

Titolo che contiene già un giudizio di valore.
La bambina transgender vive come una bambina quindi vuol dire che non lo è una bambina.

Nell'articolo si parla di Disturbo dell’identità sessuale che non vuol dire nulla dato che l'identità sessuale indica un complesso di variabili tra le quali le più importanti sono identità di genere (se mi percepisco maschio o femmina a prescindere dal mio sesso biologico) e l'orientamento sessuale (se mi piacciono\mi innamoro di persone del mio stesso, dell'altro sesso o di entrambi).

In realtà se si continua a leggere l'articolo si capisce che ci si riferisce al disturbo di identità di genere, scientificamente detta disforia di genere cioè, semplificando brutalmente, la vecchia via tramite la quale le persone transessuali hanno potuto ottenere finora il riconoscimento di cambio di genere passando attraverso una riassegnazione chirurgica del sesso giustificata come soluzione a una malattia , un modo che oggi viene messo in discussione della stesse persone transessuali che chiedono da più parti (e per motivi e con approcci differenti) la depatologizazione del transessualismo. Nello specifico non vogliono più doversi sottoporre obbligatoriamente alla riassegnazione chirurgica del sesso per vedere riconosciuto il cambio di sesso nei documenti tant'è che si parla di transgenderismo cioè di fluidità dell'identità di genere per cui se io sono uomo e ho la barba ma mi percepisco e voglio essere percepita come donna non solo non devo operarmi ma nemmeno devo per forza rinunciare ai miei peli per poter essere riconosciuto come donna.
Un discorso, insomma, che si sposta sensibilmente dall'indetità di genere biologica al(messa in discussione del)lo stereotipo di genere e che sta mettendo in discussione l'idea stessa del transessualismo come persona intrappolata nel corpo (sessuato) sbagliato.

Invece per l'autore (l'autrice?) dell'articolo si tratta proprio i questo:

«È una ragazza intrappolata nel corpo di un maschio».

Ora, a parte l'uso ridicolo del sostantivo ragazza per un bambino di 5 anni (poco importa se si è mal tradotto dall'inglese) che è una BAMBINA e non certo una ragazza, sempre che sia vero che i dottori abbiano davvero fatto una diagnosi di disforia di genere così precoce (Questa è stata la diagnosi dei dottori che lo hanno visitato, definendolo un caso unico per la giovane età in cui si è manifestata si legge nell'articolo) in cosa consiste secondo l'autore (l'autrice) del medesimo la disforia di genere? Detto altrimenti che cosa significa per un bambino di 5 anni sentirsi bambina?

Gli esempi portati nell'articolo sono ridicoli, stereotipati, offensivi e non sufficienti a giustificare la diagnosi.

Da quando aveva tre anni, Zach rifiutava l’essere un maschio e iniziò a volere abiti rosa e a farsi crescere i lunghi capelli biondi per farsi delle trecce

Dunque non mi sento donna, ragazza o bambina ma mi rifiuto di essere maschio.

Questo modo di definire il mio sentire, cioè il sentire di Zack, è paternalistico e discriminante. Un po' come chi nel definire l'omosessualità prende come elemento definitorio non già il sesso prediletto ma l'avversione per l'altro sesso. Al gay non piacciono le donne e alle lesbiche non piacciono gli uomini.

Ora, provate a definire un etero come uno al quale non piacciono gli uomini e vedete come vi risponderà, con aggettivi coloriti, che lui ai maschi proprio non ci pensa e che lui pensa solo alla gnugna.
Lo stesso vale per noi gay e lesbiche che vorremmo che chi ci definisce avesse almeno la decenza di utilizzare il sesso da noi amato (se proprio non possono fare a meno di riassumere la persona alla sua identità di genere) e non usare una parafrasi che ci definisce al negativo.

Se Zach si sente bambina non è perché si rifiuta di essere maschio
Prima definiscimi cosa significa essere maschio e poi spiegami perché io (Zach) lo rifiuto.

Infatti quando nell'articolo si parla ai segni di questo rifiuto si pescano due superficialissimi e maschilisti stereotipi di genere (etero)sessisti come i vestiti rosa e i capelli biondi lunghi.

Magari Zach vuole solo vestirsi di rosa e portare capelli lunghi senza per questo sentirsi donna (a 5 anni...) o rifiutarsi di essere maschio Perchè uno anche se veste di rosa o porto i capelli lunghi non è per questo meno maschio...

Il transgenderismo è ben altro naturalmente, e questa vulgata è discriminatoria oltre che offensiva, pensata (e scritta) da giornalisti (sic!) pieni di pregiudizi e ignoranza.

Mi spiace solo che una articolo del genere sia stato pubblicato così com'è da un un sito amico ed etichettato sotto la categoria cultura gay (come se il transgenderismo avesse qualcosa a che fare con l'orientamento sessuale...).
Insomma la confusione a quanto pare non è solo quella dei giornalisti...

L'articolo purtroppo prosegue e alla fine si conclude con una considerazione da togliere il fiato quanto è pericolosa e discriminatoria.

Adesso viene chiamata Zachy e da oltre un anno vive come se fosse una bambina. Addirittura la scuola che frequenta ha fatto istallare dei bagni ‘neutri’ per venire incontro alle esigenze di questi casi particolari.

Quindi Zachy lungi dall'essere una bambina transgender è e rimane un bambino che vive come una bambina cioè non lo è ma vive come se lo fosse, alla faccia del riconoscimento e della legittimazione! Zachy è un(a) freak, un mostro, uno scherzo della natura.
Ha il pistolino, quindi non può andare nei bagni delle bambine, ma vive come una femmina e dunque non può andare nemmeno nel bagno delle femminucce, che non sta bene a una bambina di frequentare i pistolini... Dunque la scuola crea un bagno per Zachy e tutti quei casi particolari come il suo.

Mettiamo che un giorno nella scuola si iscriva un bambino transgender (che ha la patatina ma si sente maschietto) dobbiamo costruire un bagno pure per lui...
Insomma un delirio discriminatorio e mi dispiace che il sito che ha pubblicato l'articolo non si renda conto del pregiudizio e della discriminazione in esso contenuti.

Per vederci meglio sono andato alla fonte e ho consultato 5 articoli pubblicati nella rete UK.

Ma di questo vi parlo la prossima volta...