lunedì 1 febbraio 2016

Lucia Ocone "Bandierò" e l'insulto maschilista.

Apprendo da Gay.it che ieri a "Quelli che il calcio" la televenditrice Veronica, il personaggio inventato e interpretato da Lucia Ocone, ha venduto Baindierò.

La struttura dello sketch, per chi non lo conosce, prevede la vendita di un oggetto molto comune presentato come oggetto innovativo da utilizzare per gli usi più improbabili...

Una truffa evidente e comica.

Nel caso della bandiera rainbow, presentata come Bandierò, viene venduta come localizzatore di presenza "quando incontri su tinder o grind" od offuscatore di luce "quando ricevi in casa (e non in camera come dice gay.it)
 
Evidentemente anche per Ocone quando si parla di omosessualità viene in mente solamente il sesso, quello vicino al libertinaggio, e mai i sentimenti.


La continua allusione al sesso liberitno è presente in tutti gli sketch non solamente in questo: lo si capisce dai continui innuendo, Veronica o, almeno, la sua amica Marika, si prostituisce.

I continui riferimenti alla prostituzione (nei commenti di Veronica anche i due della Gialappas sarebbero clienti di Marika) sono triti e confermano tutto l'impianto valoriale maschilista e patriarcale su cui si basa lo sketch.

Veronica\Ocone nel commentare gli e le astanti al Family Day non trova niente di meglio che lasciare intendere che gli uomini presenti sono sue conoscenze di vecchia data (cioè clienti) e le donne sue "vecchie amiche" (cioè prostitute).

Insomma per sfottere chi ha partecipato al family day Ocone non trova niente di meglio che dare della mignotta alle donne e del puttaniere agli uomini.

Ci mancava solo l'insinuazione che gli uomini fossero froci... ma a quello ci ha pensato Travaglio col suo editoriale del 27 di cui ho già parlato.

Credo nella buona fede di Ocone e le concedo pure che non si sia resa conto dell'offesa che le sue osservazioni "comiche" fanno alla dignità della donna, di tutte le donne, anche di quelle omofobe del family day.

Ma lo sport nazionale di dare della mignotta a una donna non è accettabile mai nemmeno per scherzo, non in tv almeno.

Negli anni 70 i froci vantavano la mignottagine propria e delle altre froce, non la nascondevano, non la usavano come una arma di discriminazione e di offesa.

Anzi lucciole e froce trovavano nell'uso del corpo autodeterminato quella comune sororanza con la quale si smarcavano dalla morale borghese che, a quanto pare, oggi nel tempo del family day anche il movimento di liberazione lgbt ha riabbracciato.

Magari le donne del family day fossero tutte mignotte, cioè donne che sono libertine come gli uomini. Purtroppo le donne del family day sono sessualmente represse come ci insegna Costanza Miriano e la donna sottomessa.

E poi che vuotezza politica quella di chi per criticare una posizone omofoba e antidemocratica non ha meglio di dire che chi ha quella posizone è una mignotta.

Eppure gay.it ha trovato questo sketch positivo solo perchè Ocone solidarizza con gli amici orgogliosi con quei froci che trasfromano la professione di misoginia in uno sport machista.

Il patriarcato è ancora talmente diffuso che family day e family gay (con marrazzo che inneggia ai diritti gay) sono le due facce della stessa medaglia di una soceità profodnamente divisa tra uomini e donne tra etero e gay dove il fallocentrismo patriarcale rende comuqnue gli uomini, anche quelli forci, migliori e con più potere delle donne. Una società che è la stessa identica di quella mussoliniana del ventennio.

La generazione che ha fatto la differenza, quella che faceva politica 40 anni fa, oggi è superata per mere ragioni anagrafiche.

Il nuovo che avanza non ha la capacità di andare al di là di queste stantie contrapposizioni  e invece di integrare le persone in una soceità complessa ma coesa e solidale dove la singola persona convive con chi intraprende una vita a tre (o più) si preferisce etichettare e dividere la gente in sottocategorie (tutte quelel assurde della queer theory per esempio) illudendosi che ognuno e ognua abbia un minimo di libertà di manovra, anche se dentro a un recinto sempre più angusto.

Ci si dimentica che se non si partecipa non c'è libertà e senza libertà non c'è democrazia.

L'unico collante è ancora quello del maschilismo che ci fa dire a tutti e tutte di una donna che avversiamo che è mignotta senza che nessuno o nessuna si arrabbi mi chiedo come facciamo poi a rivendicare una più equa distribuzione dei diritti, sviliti a diritti gay, senza vergognarci un po'.

Beh, io me ne vergogno, tanto.