martedì 5 gennaio 2016

Qualche riflessione sulla gestazione per altri

Vi sarà capitato di sentire amici e amiche dire la loro sulla gestazione per altri (e altre) senza saperne nulla a riguardo, pescando da una retroica discorsiva reazionaria e sessista quando non apertamente misogina, anche quando viene da donne.
Così come non basta essere gay e lesbiche per non essere omofobi e omofobe lo stesso vale per la misoginia.

Una letteratura sterminata di documenti, proclami, appelli, firmati da donne e uomini, in Italia e all'estero, una firma di adesione spesso guidata dall'afflato del'indignazione che poi porta a ripensamenti imbarazzanti come nel caso di Dacia Maraini, firmataria dell'appello italiota di Se non ora quando che ha avuto poi un ripensamento chiedendo scusa per la sua firma frettolosa.

Un ripensamento nato in seno alla stessa organizzazione Se non ora quando una parte della quale ha preso le distanze dall'appello per cui ora esistono due correnti, Se non ora quando Libere che ha scritto l'appello e Se non ora quando Factory che ne hanno preso le distanze.

In tutti questi appelli (anche quello francese che vede tra le firmatarie la filosofa e femminista Agacinsky) non ci si limita a denunicare lo sfruttamento del corpo femminile o il rischio della compravendita della prole ma si fa riferimento anche all'assortimento sessuale delle coppie che ricorrono alla gpa o all'orientamento sessuale delle persone single che vi ricorrono aprendo un'altra questione quella della legitimità o meno per le persone in coppia omosessuale di avere prole.

Una strumentalizzazione della gpa per contrastare il riconoscimento dei diritti delle persone non etero che, in Italia, non godono di alcuna tutela riconsociuta solamente alle perosne in coppia di sesso diverso.

Se uso questa espressione di persone in coppia è per non indurre nell'equivoco che le due persone in coppia omosessuale siano necessariamnete omosessuali cioè di orientamento sessuale gay o lesbico, perchè, ce lo dicono le persone in carne ed ossa che costituiscono le famiglie omogenitoriali, sono persone bisex o che provengono da un lungo matrimonio con persona dell'altro sesso e che per giustificare questo percorso che sembra loro contraddittorio si raccontano la propria vita dicendo di essersi scoperti e scoperte omosessuali a 40 anni.

Manca un modo di pensare che sia in grado di indicare la realtà evenemenziale dei fatti: ci si innamora e si fanno figli con persone di entrambi i sessi senza soluzione di continuità.
Non siamo rigidamente gay o lesbiche o perfettamente bisessuali, siamo come siamo, con la nostra storia intima e personale e possiamo innamorarci di una donna senza dover diventare lesbiche o innamorarci di un ragazzo senza dover rinunciare alle donne.

Se me lo concedete però non vorrei parlare della questione omosessualità in relazione alla gpa ma riflettere su alcune delle affermazioni di pancia che, come me, avete letto sentito o magari scritto sui social o sulla carta stampata.

Sono riflessioni sparse che non hanno certamente la pretesa di esausitività, tutt'altro. Mi sembrano però dei punti forti intorno ai quali produrre una riflessione più pensata, più ragionata, più di cuore che di pancia.
Di cuore e non di testa perchè anche se spesso ce lo dimentichiamo non stiamo facendo un esercizio di speculazione etica ma stiamo decidendo della vita di persone in carne ed ossa.

Prima di inziare il discorso una premessa indispensabile.

In quanto maschio, so di non avere il diritto di stabilire cosa una donna può fare o non fare con il proprio corpo, qualunque siano i miei valori etici non possono mai travalicare il fatto che io non ho un utero e dunque quando parlo di utero parlo qualcosa che non ho cosa sulla quale dunque non ho la stessa voce in capitolo rispetto a chi l'utero ce l'ha.



La prole 

Chi è contro la gpa accusa questa pratica di barbarie perchè strappa la madre dalla prole (loro veramente dicono dal bambino, al maschile, ma il sessismo, si sa, è ben lungi dall'essere sconfitto).


Come si può permettere a una madre di privarsi della prole per darla ad altre persone, magari dietro compenso economico?

Ci si dimentica, cioè, si omette, che nella gpa la donna che porta avanti la gravidanza non è la madre biologica del feto.
L'ovulo fecondato in vitro e poi impiantato nel suo utero non è il suo ma ma è quello di un'altra donna, quella che poi crescerà il bambino o la bambina, o quella di una donatrice.

Questa distinzione però non toglie il fatto che la donna che ha effettivamente partorito la bambina o il bambino poi non la o lo cresca ma lo dia ad altre persone.

E' questo che non va giusto?

In Italia la legge consente ad ogni donna, anche alle donne straniere, anche a quelle senza regolare permesso di soggiorno, il parto in anonimato, cioè di non riconoscere il bambino o la bambina e di lasciarlo o lasciarla nell’Ospedale dove è nato o nata (DPR 396/2000, art. 30, comma 2).

Non è crudele anche questa decisione ?
Ancora di più visto che in Italia il bambino o la bambina in questione finiscono in orfanotrofio e vengono adotatti con dei tempi lunghissimi (e intanto crescono senza figure genitoriali).

Non è più crudele di quella della madre della gpa che invece sa di dare il figlio o la figlia (che non è biologicamente suo o sua) a una famiglia che lo o la cresce?

Negli Stati Uniti una donna puà decidere di non riconsocere  il nascituro o la nascitura e di darlo o darla a una coppia che lo o la adotterà.
Questo in italia non è consentito.
Eppure eviterebbe al bambino o alla bambina di crescere in  un orfanotrofio...

E' evidente che quel che dà fastidio non è affatto la separazione di per sè tra  madre (biologica o fisica) e prole ma la progettualità di questa decisione.

Sembra andare bene si rimane incinta per sbaglio e invece di abortire non si riconosce la prole e la si dà in adozione non va più bene se ci si fa mettere incinta con l'intenzione di dare in adozione la prole ad altre persone.

Si entra nella sfera dell'autodeterminazione ed emancipazione della donna usando come grimaldello la tutela della prole (atrimenti si dovrebbe rifiutare anche il parto in anonimato) per porre dei limiti alla libertà individuale della donna.

Anche in questo caso come in quello delle sentinelle in piedi, la questione in discussione non è quella delle coppie dello stesso sesso (lo stesso appello di Se non ora quando Libere ammette che alla gpa ricorrono per l'80% coppie di sesso diverso) ma un attacco all'autonomia della donna la quale continua ad essere investita di un dovere etico superiore a quello individuale perchè è madre.

Quel che dà fastidio è rimettere in discussione il determinismo biologico che sinora ha condannato la donna al parto alla maternità ideologicamente coatti tolgiendole ogni facoltù di scelta, in noem di un etica o di una morale guardacaso sostenute ed espresse dai maschi (a cominciare da dio che è uomo...).

A chi è contrario dà fastidio l'emancipazione altrui.
Fa sentire i propri limiti per una metalità reazionaria gretta e sessuofoba come degli e delle imbecilli cosa che fondamentalmente si è, e invece di accettare la verità ci si rifà sulle altre persone decidendo per loro quel che si può o non si può fare.

E' smepre la stessa differenza eica tra chi proibisce e chi consente.
Chi proibisce decide per tutte e tutti chi consente non obbliga:  chi non vuole può continuare a non farlo.

E anche questa è una asimettria etica insostenibile