mercoledì 2 aprile 2014

Elementidicritica fa coming out. E se la teoria queer fosse una sciocchezza assoluta?

E' solo un dubbio, un prurito, un istinto, un'intuizione, ma la teoria queer mi sembra una sciocchezza assoluta.

Non ne so moltissimo, è vero, perciò prendo spunto dalla primavera queer che si svolgerà il prossimo 28 aprile e fino al 3 maggio all'Università di Chieti Gabriele D'annunzio per approfondirne lo studio.


Più di uno stimolo e un'occasione per approfondire questa teoria (ma il plurale è d'obbligo) e cercare di dare una forma sistematica a un dubbio, a una opposizione che ogni fibra del mio corpo prova quando leggo commenti al mondo lgbt da punto di vista Queer.

Per il momento analizziamo l'introduzione pubblicata sul sito della primavera queer chietina scritto da Lorenzo Bernini (docente universitario):

Un gruppo autonomo di studenti e studesse (alcun* dei quali già attivisti nei collettivi Laboratorio Le Antigoni e La Mala Educacion) hanno promosso a Chieti la Primavera Queer come momento di autoformazione, incontro e discussione introno alla teoria queer.
Il progetto è stato presentato al bando 2013 per le attività socio-culturali degli studenti dell’Università d’Annunzio, selezionato e finanziato. Docenti, autori e autrici, noti anche a livello internazionale, si alterneranno in sei giorni di seminari e laboratori.
«Il termine "queer" è un significante fluttuante, la cui ricchezza consiste nel dover essere definito a ogni suo uso, o al contrario nel poter essere utilizzato senza essere compiutamente definito. Da un punto di vista politico, l’aggettivo “queer” si presta pertanto a caratterizzare pratiche politiche radicali in cui la lotta contro maschilismo, eterosessismo, omotransfobia, omotransnormatività non segue strategie o progetti precostituiti, ma viene rideclinata ogni volta dalla contingenza. Da un punto di vista teorico, invece, esso non si attaglia a circoscrivere un preciso ambito disciplinare, ma piuttosto a indicare l’atteggiamento critico di un soggetto che fa del sessuale un motivo di ricerca infinita. Se negli USA c’è ormai chi denuncia l’esaurimento delle cosiddette teorie queer, la loro istituzionalizzazione, la loro complicità con il capitalismo neoliberale, in Italia il crescente interesse per queste pratiche di militanza e di sapere presso le nuove generazioni LGBTIA attesta l’emergere di una nuova coscienza critica che non si accontenta delle rivendicazioni espresse dai movimenti lesbici e gay italiani mainstream negli ultimi trent’anni e si interroga sulla possibilità di altre modalità di pensiero e azione.» (Lorenzo Bernini per la "Primavera Queer")
Partiamo dall'analisi lessicale.

Studesse è termine peregrino per almeno due motivi.

1) Alma Sabatini suggeriva già nel 1986 di usare studenti come sostantivo epiceno (ambigenere) gli e le studenti.
Questo per evitare quella desinenza in essa che deriva dai termini nobiliari dove l'essa sottolineava la moglie di per cui una baronessa non era già un barone donna, ma la donna del barone.

Studessa mantiene la desinenza creando un neologismo inutile e privo di ragione, perchè non direttamente studenta allora?

Il neologismo non impedisce di usare uno studenti senza studesse

per le attività socio-culturali degli studenti
mentre seguendo il suggerimento di Sabatini la frase sarebbe stata

per le attività socio-culturali degli e delle studenti.

2) L'asterisco per sostituire le due desinenze sessuate è largamente superato.

La cosa curiosa è che chi scrive usa l'asterisco per qualcuno e qualcuna ma poi tiene  pronome relativo (dei quali) e  sostantivo (attivisti) al maschile.

La soluzione migliore è quella di trovare un termine ambigenere che sostituisca i termini che vanno invece diversamente accordati.

In ogni caso se si usa l'espediente dell'asterisco lo si deve fare sempre e la frase coerente (più che corretta) dovrebbe essere
Un gruppo autonomo di studenti e studesse (alcun* dei/lle quali già attivist* nei collettivi Laboratorio Le Antigoni e La Mala Educacion)
mentre con un semplice accorgimento può diventare 
(che in parte hanno già fatto opera di attivismo nei collettivi Laboratorio Le Antigoni e La Mala Educacion)
oppure
(che in parte hanno già partecipato ai collettivi Laboratorio Le Antigoni e La Mala Educacion)
Ah, normalmente i nomi di associazioni, etc. vanno tra virgolette o in corsivo, che è la stessa cosa...
(che in parte hanno già partecipato ai collettivi Laboratorio Le Antigoni e La Mala Educacion)
Se sono maestrina dalla penna rossa più che mai è perchè chi rivendica
una nuova coscienza critica che non si accontenta delle rivendicazioni espresse dai movimenti lesbici e gay italiani mainstream negli ultimi trent’anni e si interroga sulla possibilità di altre modalità di pensiero e azione

 non può cadere così miseramente sull'abc della lotta al sessismo nella lingua italiana.

Chi scrive rinuncia per esempio a una regola della grammatica corrente quando dice

Docenti, autori e autrici, noti anche a livello internazionale, si alterneranno in sei giorni di seminari e laboratori.
L'accordo di genere si può fare riferendosi al sostantivo più vicino e quindi si sarebbe potuto scrivere agevolmente
Docenti, autori e autrici note anche a livello internazionale, si alterneranno in sei giorni di seminari e laboratori.
Senza virgola ovviamente come ogni studente di liceo dovrebbe sapere...



Comunque.

Se interpretiamo bene le virgolette caporali solo questa parte dell'introduzione è da attribuire a Bernini.

Qual è questo nuovo che avanza ?

Intanto è un nuovo che si smarca dal movimento lgbt che viene ridotto a movimenti lesbici e gay italiani mainstream.
Niente bisex e niente trans mentre mainstream serve a Bernini  per dire che lui è differente e il movimento lgbt no.

Questa differenza su cosa si basa?


Da un punto di vista politico,
l’aggettivo “queer” si presta pertanto a caratterizzare pratiche politiche radicali in cui la lotta contro maschilismo, eterosessismo, omotransfobia, omotransnormatività non segue strategie o progetti precostituiti, ma viene rideclinata ogni volta dalla contingenza. 

Dunque oltre al maschilismo, eterosessismo, omotransfobia va combattuta anche la omotransormatività che non viene definita ma che credo di non commettere errori se indico come esempio il matrimonio egualitario.

Qual è questa pratica politica radicale?
non segue strategie o progetti precostituiti, ma viene rideclinata ogni volta dalla contingenza.
E' sempre la vecchia idea del noi non abbiamo ideologia o noi non abbiamo regole.

Bernini è un professore eppure vagli a far capire che la regola di chi non ha regole è non avere regole e che l'ideologia di chi non ha ideologie è non avere ideologie...

Una trappola semantica dalla quale non se ne esce fuori.

In ogni caso dire che ogni volta si rideclina non è sufficiente.

Bisogna sempre dire con quali strategie ogni volta si rideclina.
Meglio, ci si deve chiedere quale ideologia o weltanschauung sta dietro queste rideclinazioni.

Insomma sarò anche mainstream ma dubito che Bernini senza delle idee da cui partire riesca a rideclinare alcunché. 


Da un punto di vista teorico, invece,
esso [il termine queer] non si attaglia a circoscrivere un preciso ambito disciplinare, ma piuttosto a indicare l’atteggiamento critico di un soggetto che fa del sessuale un motivo di ricerca infinita.
Da ciò capisco che la weltanschauung di Bernini sussume tutta la questione dell'identità sessuale al sessuale i sentimenti e le affinità elettive non ci sono.

Anche qui credo di non sbagliare troppo se penso che l'assenza dei sentimenti serva a delegittimare la monogamia o la famiglia basata sulla coppia alla quale la teoria Queer contrappone il sesso.


Noto poi che nell'acronimo usato LGBTIA - dove non si sa se la A sta per Ally (persone alleate cioè persone etero alleate alla causa) o sta per Asexual - manchi la Q di Queer (LGBTIAQ).

Strana omissione per un documento sulla teoria Queer!

Si badi bene.

A differenza di altri e altre militanti ho il massimo rispetto per gli acronimi e quel che vogliono indicare o definire.

La mia non è una critica contro l'uso degli acronimi in sé ma, semmai,  una critica  all'hamurabizzazione dell'acronimo di chi cerca di elencare tutte le possibili categorie secondo le quali io sarei GCCP (gay cicciona capellona pederasta...).

Il capolavoro di questa pagina di presentazione è la pretestuosissima definizione semantica  che io riporto per ultima anche se è la prima ad essere fornita.
Il termine "queer" è un significante fluttuante, la cui ricchezza consiste nel dover essere definito a ogni suo uso, o al contrario nel poter essere utilizzato senza essere compiutamente definito.
Di fluttuante più che il significante queer c'è la preparazione linguistica di chi ha scritto queste triste e vetuste sciocchezze. Poco importa se si tratta di un professore di filosofia politica!

Perchè, banalmente, se non ci si accorda sul significato e io intendo per queer una cosa diversa da chi mi legge, o viceversa, allora tra chi scrive e chi legge non c'è comunicazione alcuna ma solo confusione. E' un po' la stessa ingenuità del non avere ideologie...


La grafica.


Da un punto di vista grafico quali sono queste  possibilità di altre modalità di pensiero e azione?

D'annunzio truccato !!!



 Ed ecco cosa succede al D'annunzio versione Il vizietto al passaggio del mouse


Una idea ripetuta anche nella grafica delle altre pagine del sito dove uomini e donne vengono caratterizzati secondo due stereotipi di genere profondamente diversi e non omologhi né sovrapponibili.

Il femminile truccato secondo un immaginario iperbolico e maschile

Il maschile barbuto secondo uno dei caratteri sessuali secondari.

Un carattere biologico per gli uomini e uno culturale per le donne.

Ce ne sarebbe di che dire...

Alla faccia della redeclinazione!

Se poi diamo uno sguardo alla home page del sito si arriva alla mistificazione.



Qui si dà come primo significato alla parola queer un sinonimo neutro (né positivo né negativo) a omosessuale e lo si riferisce come sostantivo, cioè persona omosessuale.

Come secondo significato esteso lo si definisce qualcuno di strano e ambiguo, etc.

Qui Queer allora non è più sostantivo ma aggettivo...

Le cose sono ben diverse se consultiamo invece un dizionario inglese monolingue per esempio il MacMillan online.
Qui giustamente viene prima riportato il senso comune del termine che è dispregiativo per indicare una persona omosessuale.
E poi l'uso positivo del termine utilizzato per riferirsi a persone che sono gay lesbiche bisex trans specialmente da chi lo è.
Sorprendente chiarezza del dizionario!


Vengono poi riportati i due significati primigeni della parola, quello oggi considerato old-fashioend di strano e l'altro di fisicamente malato.

In Send In the Clowns una canzone scritta da Stephen Sondheim nel 1973 per il musical  A Little Night Music la parola queer viene usata nel suo significato originario di strano

Isn't it queer? 
Non è strano?

Chi vuole riscrivere la semantica e usare le parole ridefinendole ogni volta per poterlo fare deve avere a cuore ogni strumento e ogni apparato linguistico.
Se lo usa invece con approssimazione come ci si può fidare e considerare vigorosa la teoria queer che va così vacuamente definendo?

Questo non mette in discussione la validità delle teorie queer di per sé ma richiama l'attenzione di chi quelle teorie vuole studiare e capire.

Perchè è oltremodo fastidioso che strumenti largamente condivisi vengano così misinterpreted in nome di un antagonismo che dovrebbe andare contro il mainstream, ma a vedere gli orrori che si commettono in suo nome, fanno apparire il mainstream l'unica strada percorribile.