mercoledì 19 marzo 2014

La visione novecentista dell'omosessualità non è solo quella di Amelio. La pessima recensione, perchè profondamente omofoba, di Vincenzo Scuccimarra.


Premetto subito che a me il film di Amelio non è piaciuto. Ne spiego il perchè su Gaiaitalia.com.

Se ne parlo qui, e se critico Scucciamarra, non è certo per una divergenza di gusto.

Anzi qui non parlo proprio del film, non parlo nemmeno della recensione di Scuccimarra in quanto recensione parlo piuttosto del modo in cui Scuccimarra, nella recensione, vede gli omosessuali, quelli intervistati nel documentario di Amelio e quelli che lui crede esistano oggi in Italia.

Scuccimarra nella sua recensione su The Kino Review usa un lessico offensivo sin dalle prime righe, riferendosi all'omosessualità come tendenza sessuale, come inclinazione sessuale usando un linguaggio discriminatorio e offensivo.
[Amelio] ci parla di omosessuali per parlarci di come vivere la propria diversità, la propria unicità, indipendentemente dalle nostre inclinazioni sessuali. (i neretti sono nel testo)

Nel farlo relega lo stigma contro le omosessualità al passato
Il documentario raccoglie le testimonianze di una dozzina di omosessuali anziani, di quelli che hanno vissuto clandestinamente e avventurosamente la propria vita quando la loro tendenza sessuale era un tabù sociale additato al pubblico disprezzo.
Evidentemente per Scuccimarra oggi il tabù non c'è e le persone non etero godono pienamente degli stessi diritti delle persone etero...
Possono manifestare la propria affettività senza essere sfottuti, aggrediti, picchiati, uccisi.

È una carrellata di volti, corpi, voci che parlano di emarginazione, sofferenza ma anche di avventure e libertà, dell’ambigua dolcezza del piacere clandestino. È un’ opera che presenta filmati d’epoca, foto e illustrazioni agghiaccianti su come venissero considerati gli omosessuali nel nostro Paese, ma al contempo sottolinea anche come sotto il pesante velo della discriminazione si potesse trovare un modo per vivere in maniera appagante la propria sessualità.
Ecco quel che Scuccimarra non capisce.

L'umiliazione di chi non avendo un luogo sociale riconosciuto pubblicamente dove vivere e costruire anche pubblicamente le proprie storie affettive era costretto a vivere clandestinamente solo la propria sessualità.
Scuccimarra ignora la disumanità di un patriarcato che, nel 1968, in Italia, curava gli  omosessuali, contro la loro volontà, a base di elettrochoc e coma insulinici come capitava a Giovanni Sanfratello il compagno di Aldo Braibanti.

Altro che pesante velo della discriminazione, io parlerei piuttosto di feroce repressione.
Lo fa innanzitutto facendo emergere chiaramente un aspetto spesso sottovalutato nel discorso sugli omosessuali. Ovvero quanto ci sia di prettamente maschile negli omosessuali. Di come rappresentino, in un certo senso, l’avanguardia estrema di una tendenza tipicamente maschile.


In molti degli omosessuali presentati nel documentario c’è la rievocazione di un’ aspirazione, inconscia o dichiarata. Quella di continuare a vivere perennemente una vita sessuale e affettiva avventurosa, di condurre un’esistenza libera dal giogo della procreazione e della famiglia, di bastare a se stessi e non dipendere da nessuno. La tentazione insomma di un’eterna adolescenza, l’irriducibilità al “sistemarsi”.
Una “hybris” tipicamente maschile che accomuna gli inveterati playboy e i puer aeternus eterosessuali agli omosessuali  presentati da Amelio. In questo senso è vero che in fondo in ogni uomo c’è un omosessuale. Il prezzo da pagare nell’assecondare questa “hybris” è spesso la solitudine, l’emarginazione sociale.
Che la promiscuità non appartenga solo ai gay ma allo stereotipo di genere maschile è una bella verità che Scuccimarra individua con acume ma scivola nel pregiudizio quando ne deduce che quella omosessuale sia la promiscuità par excellence.

Obnubilato dal pregiudizio cattolico Scuccimarra legge nella non procreazione del sesso tra maschi il segno amplificato di un libertinaggio fine al piacere sganciato dalla costruzione sacrale di una nuova famiglia che,s e ne deduce, pertiene solo alla coppia formata da un uomo e una donna, in barba a tutte le coppie omogenitoriali che esistono già oggi in Italia.

Come se il bunga bunga di Berlusconi le trans frequentate da Marrazzo le minorenni prostitute frequentate dal marito di Alessandra Mussolini non fossero versioni eterosessuali dello stesso libertinaggio sessuale....

Un delirio di pregiudizi insomma e pensare che per Scuccimarra il tabù sociale appartiene al passato...

La solitudine l'infelicità cui secondo Scuccimarra sono costretti a vivere i gay deriva da questa scelta anticonformista di non sistemarsi non dal giudizio talmente negativo sull'omosessualità di tutte e tutti, proprio come fa lui, che permette ancora oggi nel terzo millennio a chi pensa che gli omosessuali siano disgustosi di ucciderli, come ha tentato di fare Svastichella nel 2009.


Quel che sfugge a Scuccimarra è la Storia.
Perchè se è vero che 50 anni fa l'omosessualità maschile era quella dipinta da Paolo Poli, che nega l'omoaffettività facendone solo una questione di sesso e la relega alle amicizie,  oggi, nel 2014 di coppie dello stesso sesso e non solo maschili (chè omosessualità mica significa sessualità degli uomini), che convivono stabilmente e fanno figli, ce ne sono decine di migliaia.

Oggi i giovanissimi e le giovanissime si fidanzano si corteggiano e si combinano e scombinano anche in coppie dello stesso sesso, ragazzi con ragazzi  e ragazze con ragazze e per farlo non mi sembra si siano omologati a un bel niente, altrimenti la società dovrebbe essere contenta d questo loro imborghesimento invece nega loro ferocemente anche il diritto di essere visibili.

Forse Scuccimarra dovrebbe rivedere i propori parametri per scoprire che lo sitgma contro l'omosessulaità non dipende certo dal libertinaggio che c'è anche in campo eterosessuale (basta contare le prostitute che sono sfruttate in Italia da maschi, etero) ma che quello è solo uno dei tanti pregiudizi coi quali si cerca di relegare l'omosessualtià alla camera da letto, un po' come fa lui che parla di inclinazione e tendenza sessuale.
D'atronde a letto ognuno pul fare quello che gli pare che bisogno c'è di ostentare?

Certo se a nessun omosessuale interessa l'amore ma solo scoparsi un'intera caserma non c'è davvero necessità alcuna.
Ma siccome capita anche ai gay di innamroarsi come agli etero allora forse anche i gay vorrebbero poter manifestare tranquillamente la loro affettività dicendo pubblicamente che amano un altro uomo proprio come fanno le persone etero.

Trovo questa prospettiva dalla quale Scuccimarra discrimina, offende e relega gli omosessuali disgustosamente omofoba.
Il documentario di Amelio ci presenta dei casi di solitudine estrema, tali da indurre a mettere subito su famiglia con l’amica di infanzia e andare tutti i weekend da Ikea, ma anche vite orgogliosamente indipendenti. E come spesso accade nei suoi film, il regista calabrese sottolinea che le differenze di classe contano e discriminano prima ancora delle scelte di natura sessuale.
Ecco il capolavoro omofobico di Scuccimarra!

Sono le differenze di classe a discriminare non la società non lo Stato non la Chiesa non dei (re)censori così sprovveduti che per la terza volta nello stesso articolo riducono l'orientamento sessuale alle scelte di natura sessuale.

Ma è ancora presto per vomitare, possibilmente in faccia a Scuccimarra.

Perchè questo omofobo incallito arriva a scrivere che

In un mondo e, in particolare, in una società come quella italiana, dove l’accettazione della diversità è spesso sinonimo di omologazione. Dove la cultura egemone è la cultura del non solo ma anche. Siamo questi ma vogliamo essere anche l’opposto. Siamo uguali ma anche diversi. Siamo governo ma anche opposizione.
Ed ecco, per chi ne cercasse la prova,  la testimonianza diretta che Scuccimarra vede gli omosessuali diversi rispetto gli altri, di una diversità talmente irriducibile che quando si chiede di amare e non di scopare ci si sta omologando all'eterosessualità.

Ecco perchè quei continui richiami al sesso. Per Scuccimarra, che è della mia generazione e non di quella di Amelio, i froci sono quelli che fanno incularella dietro un cespuglio, mentre quelli che amano, che lavorano, che costruiscono relazioni sociali, sono solamente gli uomini etero ai quali i froci cercando di omologarsi distorcendo la propria natura promiscua.

In una realtà dove l’Istituzione pretende di offrire anche un’ alternativa a se stessa, come vivere la propria differenza, le proprie vocazioni specifiche è un tema di stringente attualità. Come si chiama una cultura dominante che si propone come onnicomprensiva e definisce ogni opposizione e autentica diversità come eversiva? Si chiama cultura totalitaria. 
Sfugge, curiosamente, a Scuccimarra, che la cultura totalitaria IMPONE certi valori, certi modelli comportamentali.

Mentre è il movimento lgbt è da almeno trent'0anni che chiede gli stessi diritti, la stessa visibilità, di considerare insomma l'omosessualità non come una diversità ma come una variante naturale del genere umano.
Altro che froci che fanno incularella!

Sarebbe come dire che visto che i vari Berlusconi & co fanno bunga bunga se poi un uomo vuole sposare una donna è lo stato che gli impone di snaturare la propria natura che per vocazione è farfallona e free.

Capite l'antifona?
Ecco, il documentario di Amelio, nel sottolineare che cosa sia vivere autenticamente una diversità, di come sia illusorio credere di potere essere una cosa ma anche il suo opposto, è un film contro la cultura dominante. 
E' umiliante che per cultura dominante qui si intenda quella cui moltissime persone discriminate chiedono di poter accedere e non quella che discrimina gli orientamenti non eterosessuali,  quella della Chiesa che ha scritto ancora oggi nel suo Catechismo che l'omosessualità è una grave disordine morale, che pretende l'omosessualità ancora una devianza curabile (le teorie riparative) che sfotte aggredisce se non uccide quando vede due persone dello stesso sesso darsi un bacio o andare in giro mano nella mano.

Nel suscitare diffidenza verso ogni tolleranza che soffoca in un abbraccio mortale ogni differenza, Il documentario di Amelio ci lascia di fronte ad un interrogativo che ci riguarda tutti. È meglio vivere fino in fondo la propria diversità e particolarità di individui, aliena da ogni convenzione, con il rischio dell’emarginazione e della solitudine o avere il conforto dell’accettazione nel sistema dei valori correnti, annacquando la propria specifica identità?
Scuccimarra ignora che la vita sentimentale non la si vive da soli ma in due e che dunque la propria diversità di individui va a confrontarsi e con-fondersi con quella del bene amato che può essere dello stesso sesso o dell'altro sesso e che tra le due cose NON C0E' DIFFERENZA che, davanti la legge, dovremmo essere tutte e tutti uguali mentre per Scuccimarra, proprio come per Amelio, i froci devono fare i froci (incularella, niente storie d'amore solo sesso, solitudine disperata perchè è quella la nostra natura di maschi solipsisti e adolescenti a vita) e gli etero gli etero.

Altrimenti se i froci chiedono stessi diritti non stanno compiendo una richiesta sacrosanta si stanno omologando. Parola di ex sessantottino ci dice Scuccimarra.

Adesso potete vomitare.