martedì 4 marzo 2014

Quando la naivetè diventa omofobia involontaria (forse). Sul pessimo, ignobile, disgustoso reportage de Il Fatto quotidiano sul coming-out. (1)

E' la prima volta che compro il fatto quotidiano. Un giornale pessimo, scritto da pessimi giornalisti e giornaliste i cui contenuti ho già avuto modo ripetutamente di analizzare e criticare.


Ieri vedendo che l'edizione del lunedì era dedicata al coming-out spinto dalla curiosità ho speso un euro e trenta.
La delusione si è trasformata presto in frustrazione e rabbia.

Questo reportage manca di una vera ragione di essere, Non spiega cosa è il coming out, non indica mai gli agenti sociali che alimentano e diffondono l'omofobia (lo  Stato, la Chiesa cattolica, le istituzioni locali, la televisione e tutti i mass media) indicandone in qualche modo le responsabilità e il luogo di azione nella famiglia e in internet. D'altronde i mafiosi ti diranno che la mafia non esiste...

Leggendo i vari articoli , box, occhielli e vignette però, suo malgrado, questo reportage involontariamente fa il punto della situazione sull'omofobia in Italia, o, se non vi paice il termine, sull'omonegatività, non già di chi pensa che l'omosessualità sia un grave disordine morale, come la chiesa cattolica, ma l'omonegatività delle persone che dicono di muoversi a favore della comunità lgbt.

Nel libro Citizen Diversity, il report sui risultati della ricerca omonima che ha indagato la dimensione europea dell’omofobia e delle discriminazioni ai danni di gay e lesbiche al fine di promuovere un dibattito sui rapporti tra la definizione della cittadinanza e la pluralizzazione delle identità di genere in contesti multiculturali (come si può leggere nel sito) Luca Trappolin evidenzia due punti fondamentali (potete leggere una sintesi in italiano qui).


L'omofobia in Italia viene percepita solo come posizione a favore o contrario all'omosessualità. Si è omofobi (e omofobe) solo se si è contro. Però, fa notare Trappolin

Gli aspetti qualificanti di queste prese di posizione – cioè le condizioni dell’accettazione e del rifiuto – non sono stati indagati. Al tempo stesso, le ricerche sulla vittimizzazione gay e lesbica hanno gettato luce sulla diffusione di alcune forme di discriminazione e violenza, da quelle più eclatanti a quelle più ordinarie, ma non hanno interrogato gli elementi che favoriscono o che ostacolano la possibilità – socialmente costruita –  di interpretare determinate esperienze in termini di discriminazione o di violenza.
Cioè, detto in soldoni, ci sono atteggiamenti pensieri che sono omofobi anche se non vengono percepiti come tali dai chi li attua.

Attenzione non sto parlando di chi dice io i gay li accetto basta che non ostentino.

Sto p0arlando di chi , per esempio, come nel reportage dei Fatto, parla di omosessualità come di scelta o come di gusto sessuale.

E' con questa lente di ingrandimento sociologica che voglio analizzare alcuni passi importanti di queto reportage, dimostrando, se ci riuscirò, come l'omo-negatività sia contenuta anche in articoli di chi crede di stare spezzando una lancia in favore di.

La grafica

C'è una vignetta che campeggia in copertina, di Marilena Nardi.


Per Marilena Nardi, un gay che fa coming out fa finalmente uscire la donna che c'è in sé.

Offensivo oltremodo, perchè un gay che fa coming out lo fa solo perchè la società non gli riconosce spazio e legittimità alcuna (altrimenti a un ragazzo gli si chiederebbe, indifferentemente, ma tu ce l'hai la ragazza? Ma tu ce l'hai il ragazzo?).

Il coming out descritto in queste pagine è quello di un calvario personale e non sembra avere mai la valenza politica che ha in realtà anche per creare visibilità e consenso.

Naturalmente qui conta solo l'omosessualità maschile, quella femminile nella vignetta non è nemmeno contemplata. Eppure uno degli articoli si lamenta proprio della doppia discriminazione delle donne omosessuali, in quanto donne e in quanto lesbiche anzi adducendo un primato di discriminazione, citando dati dal Rapporto europeo lgbt (che non so cosa sia) secondo il quale nel 2013 le lesbiche hanno subito il 53% di episodi di discriminazione (non ulteriormente definiti)  contro il 45% degli uomini e il 43% dei transgender (al maschile)...

L'autrice di questo frasario sessista è Chiara Daina che non è nemmeno capace di citare un sondaggio (le fonti Daina? Le fonti?).

Dentro il giornale c'è una seconda vignetta che è un capolavoro di omonegatività e un infelice campionario di luoghi comuni, in linea con la donna che c'è nei gay della vignetta di copertina.


Le vignette sono di Nat, al secolo Mario Natangelo. Dal suo sito prendo le vignette nel dettaglio.

Nella prima vignetta, che dà il titolo alla striscia, si parla di omosessualità, senza specificare che sia solo quella maschile visto che di lesbiche manco a pagarle a peso d'oro.

Nella maglietta si legge che il personaggio aveva un sacco di amici gay e che dopo la strip non ce li avrà. Noto en passant che è anche un modo per dire che lui non è gay (ma ha gli amici).
"Ho tanti amici gay sono simpatici, non sporcano, tengono compagnia, e soprattutto non ti fregano le donne"... come quelli che non sono razzisti perchè hanno un sacco di amici negri.


Nella seconda vignetta lo spiderman che veste di rosa e col rossetto fa da pendant al gay di copertina di Marilena. Noi gay, si sa, ci vestiamo tutti da femmine e non ci stanchiamo di ascoltarle per qualche affinità... Gli etero evidentemente le trombano o le stuprano che per molti è la stessa cosa... (vedete vignetta successiva)




L'idea che Nat ha del fatto che siamo tutti un po' omosessuali (cioè, in realtà, bisessuali) è dimostrata secondo il più bieco stereotipo patriarcal-maschilista: passa la donna figa tettuta e culuta (manco il viso conta visto che viene coperto dal fumetto) al maschio di turno non piace (perchè non ha personalità) è un po' gay. Perchè si sa i maschi etero belle o brutte se le inculano tutte. (c'era scritto sui muri dello spogliatoio della palestra del mio liceo...). Occorre ricordare che questa osservazione pesca dallo stesso bacino della donna che se te la mete sotto il naso poi il vero maschio stupra perchè è fatto di carne?

La vignetta dopo invece ironizza sul fatto che magari sono i froci che si fanno il problema e che a tua nonna non fa né caldo né freddo. Chissà le nonne cattive, quelle omofobe da dove apprendono che l'omosessualità è un disordine morale da rifiutare...


Poi c'è la vignetta che ironizza sul politically correct, come se il problema delle parole fosse il nome e non il contenuto denigratorio e sì che si dà del frocio a tutti per offenderli.
Io per esempio fossi omofobo e maschilista per offendere Mario Natangelo potrei dirgli che è un frocio di merda. Sono sicuro che lui si inalbererebbe anche se è uno sciupafemine...

L'omofobia più disgustosa sta nel chiamare con nome femminile il cugino Teresa.

Insomma si scherza col tatto di un elefante producendo una vignetta che sarebbe forse più degna di un giornale scolastico (dove i redattori hanno 16 anni e non 29 come Natangeli...).

Questa vignetta mi sembra un esempio squisito di quello scarto tra l'omofobia reale e quella percepita dalle persone etero come Nat che pensa di far ridere e di ironizzare mentre offende e conferma i più triti luoghi comuni del caso...

Sintomatico l'esempio del padre che si rammarica del figlio vignettista perchè è vero che la famiglia non ti accetta per quel che sei in tanti campi, però quel che sfugge a Nat è che nessuno per offenderti ti dà del vignettista. E, dopo tutto, meglio frocio che vignettista non è tanto diverso da meglio fascista che frocio di Alessandra Mussolini...

Insomma se questa vignetta è il massimo che la comunità etero può fare per quella lgbt c'è da che preoccuparsi...

Come vedremo domani, quando analizzeremo alcuni degli articoli pubblicati, in dettaglio...

(continua)


Siamo sempre e solo madri e padri.

Questa foto gira sulla rete e sta diventando virale. 

Una madre, intelligente e che sa il fatto suo, si sottrae alla logica pavida e idiota di qualche cretina o cretino che non ha trovato niente di meglio che usare le parole genitore 1 e genitore 2





per giustificare il fatto che alcuni bambini e alcune bambine possono avere due mamme o due papà e in nome del rispetto ti tute e tutti invece di dare a ognuna e ognuno la possibilità di esprimersi come meglio crede lasciando bianco lo spazio per le firme nei moduli scolastici,  oppure mettendo la doppia possibilità (mamma e papà poi ognuno e ognuna barra la casella che lo e la interessa...) ha scelto una via  lessicalmente infelice  quel genitore al maschile preteso neutro (che come genere in italiano non esiste) e politicamente suicida e si è di fatto cancellata la distinzione tra padre e madre dando adito alle accuse sul gender fatte al movimento lgbt da ogni dove.

Come dar loro torto ?

Di fatto genitore  cancella l'assortimento mamma papà, papà papà, mamma mamma, nascondendo la bellezza e la gioia della differenza, nascondendo il fatto che siamo tutti maschie femmine e dunque siamo tutti padri e madri biologici o meno, e anche le persone trasngeder quando fanno un figlio o una figlia li fanno da madri e da padri e non c'è una terza possibilità perchè solo le donne partoriscono.

Un termine generico che discrimina tutte tranne i maschi e che, nella ancora più infelice variante coi numeri, fa ripiombare la famiglia alla gerarchia patriarcale mussoliniana del 1942.


Tutte le persone che hanno caldeggiato questa scelta infelice e idiota e che all'epoca delle mie perplessità espresse in diversi post mi hanno detto che solo io vedevo un problema (mi si arrivò addirittura a dire che mamma e papà discriminava le persone trans...) oggi non solo devono tacere ma dovrebbero anche dimettersi se hanno un posto di responsabilità (posso fare nomi e cognomi).

Questo autogol è un suicidio politico che dovrebbe spazzare via chi lo ha ideato, sostenuto, proposto e difeso.
Un suicidio politico di cui i responsabili  e le responsabili devono dare donde non solo alla comunità lgbt ma a tutto il popolo italiano uomini e donne che sono e resteranno smepre mamme e papà e non genitore 1 e genitore 2.

Nei giorni prossimi farò nomi e cognomi e citerò le argomentazioni capziose e assurde di chi cattolicamente, cioè ipocritamente, non ha il fegato di chiamare le cose per nome e cerca una soluzione talmente infelice e assurda che rischia di spazzare via anni e anni di progressi nelle rivendicazioni dei diritti umani e donnani in chiave lgbt.

Per loro ho solo un commento.