venerdì 28 marzo 2014

Che cos'è che fa davvero paura alla Chiesa. Su Bagnasco e la teoria del gender nella vulgata vaticana

Bagnasco, presidente della CEI,  è tornato a parlare di scuola e famiglia durante la prolusione di apertura del Consiglio permanente dei vescovi nella quale ,dopo aver ribadito il carattere di missione chiave del compito educativo riafferma
la sacrosanta libertà dei genitori nell’educare i figli; il grave dovere della società – a tutti i livelli e forme – di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi; il diritto ad una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte; la preziosità irrinunciabile e il sostegno concreto alla scuola cattolica.
A parte l'incostituzionalità della richiesta del sostegno concreto alla scuola cattolica visto che l'articolo 33 della nostra Costituzione dice chiaramente che
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

Bagnasco difende la famiglia

“disprezzata e maltrattata”, come ha detto il Papa: commenterei, “disprezzata” sul piano culturale e “maltratta” sul piano politico. Colpisce che la famiglia sia non di rado rappresentata come un capro espiatorio, quasi l’origine dei mali del nostro tempo, anziché il presidio universale di un’umanità migliore e la garanzia di continuità sociale.

dai libri dell'Istituto Beck che dice mentendo,
sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado.
I volumetti, sono sempre e solo stati scaricabili da internet e si rivolgevano al corpo insegnante e non già direttamente al corpo studentesco.

Cosa dà fastidio a Bagnasco di questa iniziativa?

In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta –, in realtà mirano a “istillare” (è questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre…parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte.
E' curioso che visto che è la Chiesa è la prima a non riconoscere alle coppie dello stesso sesso la dignità di famiglia sia proprio la Chiesa ad accusare le coppie non etero di avere dei pregiudizi contro la famiglia.

Sarebbe come dire che l'infanzia africana affamata ha dei pregiudizi contro il cibo...
È la lettura ideologica del “genere” – una vera dittatura – che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni.
Ecco cosa dà fastidio alla Chiesa che le differenze tra uomo e donna vengano appiattite e le loro identità trattate come pure astrazioni.

Ma quali differenze?

Non le differenze anatomico biologiche, come intende Mancuso che su Gaiaitalia spiega così la teoria del gender: La teoria del gender è assai semplice: oltre a essere uomo o donna, ci si può percepire differenti rispetto al proprio sesso biologico.


Le differenze tra uomo e donna non sono quelle biologiche ma sono quelle dei ruoli di genere, cioè dei compiti che una società assegna  agli uomini e alle donne in base a delle caratteristiche che si pretende siano scritte nei corpi biologici del maschio e della femmina mentre sono determinate culturalmente.

Per capirci vediamo quali sono questo compiti  nel mondo cattolico.

Prendiamo un passo dei Vangeli, la lettera di San Paolo ai Colossesi:
[18]Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. [19]Voi, mariti, amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse. [20]Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. [21]Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.
Vorrei chiedere a Bagnasco qual è la posizione ufficiale della Chiesa su questo passo che è in aperto contrasto con la Costituzione italiana nel cui articolo tre si dice
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Lo so il linguaggio è sessista, ma la Costituzione è stata scritta nel 1946...

Allora viene da chiedersi chi è che fa indottrinamento, se i libretti dell'Istituto Beck o la Chiesa.

La domanda di Bagnasco
Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione?
perde qualunque senso, perchè l'insegnamento della scuola, sia essa pubblica e privata, non può che essere quello della nostra Costituzione.

Nei libri dell'Istitto Beck non si mettono in discussione le differenze biologiche tra maschio e femmina ma si mettono in discussione i ruoli storici cui gli uomini e le donne sono stati obbligati a ottemperare in base a delle presunte differenze biologiche come nei libretti viene spiegato bene.

Tra queste differenze c'è anche quella dell'orientamento sessuale che, a differenza dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che riconosce pari dignità a tutti e tre gli orientamenti, la Chiesa pretende come naturale e voluto da Dio solo quello etero, sostenendo che l'orientamento omosessuale è un profondo disordine morale sostenendo l'idea, sbagliata, che la donna sia naturalmente attratta dall'uomo e l'uomo sia naturalmente attratto dalla donna.

La scienza la psicanalisi la storia la politica la carta dei diritti umani, la comunità europea la gente e la società ci dicono che questo non  vero.

Riconoscere dignità a tutti e tre gli orientamenti sessuali non vuol dire distruggere la famiglia tradizionale vuol dire riconoscere la stessa dignità anche alle famiglie non etero proprio come la Costituzione riconosce pari dignità a uomini e donne donne che per esempio hanno potuto votare per la prima volta proprio nel 1946 quando è stata eletta l'assemblea costituente, a differenza del vangelo che vuole la donna sottomessa all'uomo.

La responsabilità è dello Stato italiano che riconosce privilegi e facilitazioni a una religione che discrimina le donne e che è dunque fuori dalla Costituzione.

Ecco di cosa ha paura la Chiesa.

E' ora che noi persone non etero la smettiamo di farci strumentalizzare e restituiamo alla chiesa la sua profonda atavica misoginia e il suo disgustoso stantio riprovevole immorale patriarcato irrazionale e fascista col quale avvelena la società italiana.

Perchè delle due l'una: o si segue san Paolo o si segue la Costituzione italiana. Tertium non datur

Perché non mi sta mai bene niente

Mi scrivono alcuni lettori e lettrici chiedendomi donde sulla mia verve critica, sulla mia vis polemica che mi spinge a scrivere i miei post.

Mi si dice, in soldoni, che non me ne sta bene una e che critico tutto.

Qui naturalmente criticare viene usato in maniera negativa, cioè parlare male di qualcosa.
In realtà questo verbo ha un significato molto più nobile e semplice.
Criticare vuol dire passare al vaglio critico quello che leggiamo. Vuol dire usare il nostro cervello i nostri dubbi e analizzare quel che si legge e quel che si vede.

Criticare, insomma, non vuol dire cliccare o meno mi piace su facebook o dire bello o brutto. Significa pensare a quel che si legge  facendo attenzione anche a quel quel che normalmente rimane implicito.

C'è un bel passo di Bruner che spiega bene questo modo di analizzare i racconti.
i racconti non sono sicuramente innocenti: hanno sempre un messaggio, il più delle volte cosi ben nascosto che nemmeno il narratore sa quale interesse stia perseguendo. Ad esempio, i racconti cominciano sempre dando per scontata (e invitando il lettore o l'ascoltatore a dare per scontata) l' ordinarietà o normalità di qualche particolare stato di cose nel mondo, la situazione che dovrebbe esistere quando Cappuccetto Rosso va a far visita alla nonna, o che cosa un piccolo nero dovrebbe aspettarsi arrivando alla scuola di Little Rock, in Arkansas, dopo che il caso Brown contro il Consiglio per l'Istruzione ha posto fine alla segregazione razziale.
A questo punto, la perípéteia sconvolge le attese: è un lupo travestito da nonna o, nell'Arkansas, la milizia del governatore Faubus che blocca l'ingresso alla scuola. Il racconto è partito, con l'iniziale messaggio normativo in agguato sullo sfondo. Forse la saggezza popolare riconosce che è meglio lasciare che il messaggio normativo rimanga implicito piuttosto che rischiare un confronto aperto su di esso. Vorrebbe la Chiesa che i lettori della Genesi criticassero l'iniziale «vuoto» del Cielo e della Terra, protestando «ex nihilo nihil»?
Jerome Bruner La Fabbrica delle storie Diritto, letteratura, vita Laterza Bari, 2002 p. 6

Ecco io ogniqualvolta vedo un video, un film, uno spot, ma anche quando leggo un articolo, analizzo sempre  la situazione che esiste prima quella che il testo che analizzo dà per scontata e a partire dalla quale intraprende il suo discorso.

Perché parlo di racconti anche quando si tratta di articoli o di post?

Prendiamo l'ultimo post da me letto in maniera critica.

In quel post si fa un racconto. Il racconto di una ragazza che ha appena dato un bacio a un'altra ragazza e non sa come dirlo. Una ragazza che ha come punto di riferimento alcune serie tv e alcuni film e che, nel parlarci di quei film, fa dei commenti basati sugli stessi luoghi comuni coi quali di solito le persone non etero vengono discriminate.

Ecco io parto dal presupposto che nella nostra società manchi un immaginario collettivo gay, non di nicchia, non lgbt, ma condiviso anche dalle persone etero col quale identificarsi e tramite il quale esprimersi e presentarsi al mondo come persone che amano persone dello stesso sesso.

Credo che ogni racconto pubblicato  ogni articolo nel quale si riporta il vissuto di questa o quella persona lgbt, inserisce il suo comportamento all'interno di un orizzonte discorsivo, di una griglia di riferimenti e di spiegazioni logiche sottintese e date per scontate. Ogni racconto contribuisce a creare o no questo immaginario collettivo.

Io allora apprezzo molto chi riesce a contribuire alla costruzione collettiva di questo immaginario e me la prendo con chi, pur avendo mezzi di comunicazione importanti (il post analizzato ieri è stato pubblicato sul Corriere della sera...) li spreca continuando a diffondere il pregiudizio, il luogo comune, continuando cioè a tenere le persone non etero dove il mainstream vuole che stiano: in un angolo tra il folklore e l'anormalità.

Ecco perchè non mi sta bene niente.
Proprio perchè ci sono persone anche gay alle quali sta bene tutto!

Grazie per le vostre domande e i vostri interventi.

Se magari avete tutti e tutte il coraggio delle vostre opinioni e non mi scrivete un commento per cancellarlo subito dopo, di modo che a me quel commento via mail arriva ma il mio pubblico non può leggerlo, ve ne sarei più grato.

Grazie.

Avrò modo di ritornare su questo tema o, meglio, su questo punto di vista critico, nella nuova rivista online che mi sto per accingere a dirigere nella quale ci sarà una rubrica dedicata.

Keep tuned!!!

giovedì 27 marzo 2014

Il post di Giovanna Donini pieno di luoghi comuni omofobi a comincare da quel gay usato al posto di lesbica.

Leggo sul corriere un post tristanzuolo, pieno di sottili pregiudizi e stereotipi, che dovrebbe sostener la causa lesbica anche se la parola non è mai riportata e si usa solo un generico gay che, guarda caso, in italiano si riferisce all'omosessualità maschile.

Lo scrive Giovanna Donini e lo titola Cara mamma, devo dirti una cosa la mia ragazza è gay. Ora la mia ragazza è lesbica sarebbe stato meno sessista  e più lesbofilo, ma tant'è. 

Donini nel post conciona con le parole e ci spiega che
fare coming out significa “uscire allo scoperto”, quindi dichiararsi. Da non confondere con fare “outing” che indica, invece, l’esposizione dell’omosessualità di qualcuno da parte di terze persone, senza il consenso della persona interessata, quindi “sputtanare”.
Cara Donini coming out è l'espressione abbreviata di to come out off the closet uscire dal ripostiglio (o dall'armadio a muro) e indica sì uscire allo scoperto ma solo perchè viviamo in una società nella quale l'omosessualità non è un'opzione di default e se non lo diciamo e non diamo troppo nell'occhio siamo tutti e tutte etero.

Outing
invece in inglese ha due significati. Il primo è quello che dici tu cioè rivelare l'orientamento sessuale di un'altra persona quando quella persona ancora non ha fatto coming out.
Certo sputtanare è un termine forte e lo usa chi, pur essendo omosessuale,  crede che rivelare l'omosessualità sia qualcosa di negativo. Si sputtana una persona che fa la pia e poi ruba e stupra non una persona omosessuale.
Infatti lo sputtanamento riguarda il secondo significato di outing. Quella funzione politica usata da Michelangelo Signorile nei primi anni 90 quando ha iniziato a rivelare il comportamento omosessuale (o bisessuale) dei tanti politici e uomini pubblici che facevano pubbliche dichiarazioni contro l'omosessualità.
Si sputtana chi dice che i gay sono malati ma poi va a letto con persone dello stesso sesso.
E lo sputtanamento non sta certo nell'omosessualità ma nell'ipocrisia con cui si dice una cosa  e se ne fa un'altra.
Insomma Donini in quanto a omofobia interiorizzata non è seconda a nessuna.

Poi la nostra si lascia andare a ricordi di adolescenza quando nel 1990  aveva 17 anni e
Avevo sogni limpidi e idee confuse.
Avevo baciato, per la prima volta, una ragazza.
Avevo sentito, per la prima volta, una fitta al cuore.
Avevo cambiato faccia e umore. Ero felice, molto felice, ma non sapevo come dirlo. Non avevo punti di riferimento.
Ora a parte quell'insinuazione sulla confusione che è una parola spesso coniugata con omosessualità. Una persona omosessuale è confusa cioè non sa bene come adeguarsi allo stereotipo di genere che vede l'eterosessualità come l'unica opzione di default. E poi dice che non sa come dire che ama una ragazza...
Vediamo... AMO UNA RAGAZZA?
Eh no Donini deve usare, male, le parole americane, perchè sì sa,. in Italia nessuno para davvero l'inglese ma tutti dobbiamo riempirci la bocca di barbarismi mutati da quel vocabolario...

Parla poi di serie tv, di Candy Candy (che è era andata in tv nel 1982) di Happy Days (trasmessa in Italia nel 1977) e Lady Oscar (trasmessa nel 1982 e poi una seconda volta nel 1990) che si vestiva da maschio, non con abiti maschili, perchè si sa, se sei lesbica sei un po' maschio.

Poco importa qui la filologia di trasmissione delle serie menzionate anche perchè esistono le repliche. 
Però ecco come la nostra inanella il più disgustoso luogo comune sui gay
Ero cresciuta guardando al cinema Dirty Dancing, Balli Proibiti. Johnny che diceva: «Nessuno può mettere Baby in un angolo» e nessuno che sosteneva di essere gay, eppure tra tutti quei ballerini…vabbè.
Il guaio è che Donini non si rende nemmeno conto di usare il peggior luogo comune (tra i ballerini ci sono un sacco di gay) che è basato sul nulla, ed è stato già distrutto e contraddetto da quel bel film che è Billy Elliott (GB, 2000) di Stephen Daldry.

Non lo sa Donini che ci sono gay anche tra i  e le blogger tra i farmacisti i macellai e gli operai? Ma che banalità! Che tristezza!!!

Donini imperterrita continua ad affliggerci coi suoi ricordi di adolescenza.
Poi, un giorno, camminando per strada, ho visto due ragazzi che si tenevano la mano e, subito dopo, ho sentito qualcuno che li insultava. Ho visto i due ragazzi scappare, ma da quel momento, ho deciso di non scappare io. Quindi, sono tornata a casa, di corsa, e ho fatto una cosa rara ed inimmaginabile: coming out e outing nello stesso momento.
Dal che si deduce che per Donini basta che due ragazzi vadano in giro mano nella mano per esser gay proprio come vuole i luogo comune maschilista e omofobo  e quando ha sentito che qualcuno li insultava  e quelli sono scappati, perchè se ti insultano scappi non reagisci mica, lei non è mica intervenuta, non ha mica cercato di aiutare i due ragazzi, s'è fatta i cazzi suoi ed è andata dalla madre a sputtanare la sua ragazza.

«Cara Mamma, devo dirti una cosa: la mia ragazza è gay!»
Mia madre, nel 1990, è svenuta, ma, oggi, è orgogliosa di conoscere e spiegare a tutti la differenza tra coming out e outing.
E meno male che questo dovrebbe essere un intervento a sostegno delle persone e omosessuali. Chissà che fine ha fatto la sua ragazza (che era tale solo per averle dato un bacio...) dopo lo sputtanamento.

Ed ecco un bell'esempio di omofobia interiorizzata.

Il boicottaggio è una cosa seria. La sciocchezza immensa del boicottaggio di Firefox perchè Brendan Eich, omofobo, è stato nominato Ammnistratore delegato di Mozilla Foundation

Brendan Eich
Brendan Eich è il nuovo Ceo di Mozilla.
CEO (Chief  Executive Officer) cioè l'amministratore delegato di Mozilla Foundation. Mozilla Foundation è un'organizzazione no profit che sviluppa diversi software open source da Firefox (browser) a Thunderbird (client di posta).

In questi giorni gira su Facebook un post che invita al boicottaggio di Firefox perchè Brendan Eich è omofobo.
E' omofobo perchè nel 2008 ha donato 1000 euro in sostegno della Proposition 8 l'emendamento costituzionale che nel 2008 ha cancellato il matrimonio egualitario in California, reso possibile nel 2004 quando un emendamento precedente, il 22, sempre contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso, era stato dichiarato incostituzionale. 
Propostion 8 è stata dichiarata a sua volta incostituzionale nel 2010 ma solo nel 2013 è stata cancellata definitivamente .

La notizia della donazione di Eich risale all'aprile del 2012.

All'epoca aveva già fatto sollevare critiche sulla posizione di Eich all'interno di Mozilla Foundation che, nel 2012, era CTO cioè Chief Technology Officer un manager di primo livello.

Hampton Catlin

Se se ne riparla oggi è perchè alla sua nomina a CEO Hampton Catlin, il creatore di Wikipedia Mobile e dell'estensione Sass per CSS ha dichiarato che non svilupperà più applicazioni per Mozilla come ha fatto finora finché Eich  sarà CEO.
Il motivo non è di principio ma personale.
A causa della Prop 8 lui e il suo compagno  non si sono potuti sposare. Questo ha causato un danno lavorativo perchè il compagno e ora marito di Catlin essendo di nazionalità britannica viveva in Califronia con un permesso di soggiorno lavorativo. Se si licenziava da lavoro perdeva il permesso di soggiorno. I due uomini volevano fondare una società insieme ma il fatto di non potersi sposare glielo ha impedito.


Non ho nulla da ridire sul boicottaggio di Caitlin e credo che Eich se ne debba andare da Mozilla.
Lo avrebbero dovuto buttare fuori da quando si è scoperto che ha dato 1000 dollari in sostegno di Proposition 8.

Se è vero che Eich ha tutto il diritto di avere le sue opinioni omofobe una società no profit ha tutto il diritto di non volere nel suo managment persone omofobe.

Ho dei dubbi però sulla consapevolezza di chi, in Italia, su Facebook si allinea al boicottaggio di Caitlin  (che lavorava per Mozilla) dichiarando di unirsi a Caitlin non usando più Firefox.

Mi chiedo intanto perchè limitarsi al solo Firefox e non includere tutti gli altri software Mozilla.

Poi, visto che Eich è omofobo dal 2008 e già ricopriva una carica di prestigio nella fondazione Mozilla mi chiedo perchè il boicottaggio sia partito ora e non due anni fa quando si è scoperto che Eich aveva dato 1000 dollari (una grande cifra...) a sostegno di Proposition 8.

In ogni caso mi chiedo cosa si vuole ottenere disinstallato Firefox dal proprio computer.

Se cioè si considera Firefox omofobo per una curiosa proprietà transitiva oppure se si fa richiesta come Caitlin delle dimissioni di Eich.

Tra l'altro visto che Eich è l'inventore di Java JavaScript, bisognerebbe disinstallare anche le implementazioni di javascript ma non lo si può fare perchè è usato nella stragrande maggioranza delle pagine web e non solo su pc ma anche su smarthphone e tablet.


Trovo queste campagne di boicottaggio provinciali e naïf.

Con tutto il mio endorsment per il boicottaggio di Caitlin consiglio agli sprovveduti che rivendicano con orgoglio di aver disinstallato Firefox dai loro computer di informarsi meglio prima di improvvisarsi boicottatori.

Perchè il boicottaggio è una cosa seria e bisogna sapere come farlo, e, soprattutto, perchè.

Scritto con Firefox.

E opra datemi pure dell'omofobo!

martedì 25 marzo 2014

E se il video è disgustosamente maschilista e macho fascista? Sul video contro l'omofobia della squadra di footbal Lions di Bergamo.

C'è un video realizzato dal film-maker e antropologo Federico De Musso, con la partecipazione dell’attore Carlo Gabardini  e i giocatori della squadra di Football Lions Bergamo contro l'omofobia .





Il video, si legge su redattore sociale, rientra nell'ambito del progetto "Le cose cambiano", promosso da Isbn Edizioni, dall’associazione di promozione sociale Girls and boys, in collaborazione con il Corriere della Sera e con il sostegno di Enel Cuore Onlus.




 Giovanni Marino su Repubblica riporta le parole di Vito Carminati, 33enne offensive lineman con un ruolo anche nella dirigenza del club dei Lions presieduto da Lino Federico, che spiega la genesi del video
L’idea di girare un filmato contro l’omofobia è del compagno di squadra Pietro Bailo (...).
Pietro ha conosciuto Carlo Gabardini, volto noto al pubblico, tra l’altro, per l’interpretazione di Olmo nella sitcom televisiva di Mediaset Camera Cafè. Carlo, come è ormai di pubblico dominio, nell’ottobre del 2013, in una lettera inviata a Repubblica, colpito dal suicidio del 21enne romano deriso e maltrattato perchè gay, disse: “Se questa mia non notizia può salvare un ragazzo dal suicidio allora lo dico: sono gay”.  Così noi Lions abbiamo subito aderito all’iniziativa, siamo un team compatto, unito e solidale e non avremmo alcun problema ad avere tra noi o a confrontarci con un atleta omosessuale di un’altra squadra; anzi, lottiamo contro questa chiusura mentale verso il diverso che ancora alberga nel nostro Paese. L’omofobia è un problema grave, anche se molti non vogliono riconoscerlo. E può spingere i più deboli a gesti estremi. Noi diciamo no”.
I neretti sono miei.

lottiamo contro questa chiusura mentale verso il diverso. Proprio una bella parola gayfriendly.

Anche Carlo Gabardini, in un post su Facebook nel suo racconto su com'è nato il video  usa parole non proprio omofile
Pietro [Bailo] mi chiese se secondo me era una buona idea che i Lions Bergamo facessero un video contro l’omofobia. (...)  una sera gli dissi: “mi farebbe ridere che una squadra di football americano dicesse ‘fra di noi c’è un gay, ma (se provate a toccarlo) il culo ve lo facciamo tutti’, perché siamo una squadra, perché non ce ne frega niente delle inclinazioni sessuali dei nostri compagni, perché il football è anche filosofia di vita e un modo di stare assieme e spalleggiarsi.” (...)
La mattina dopo mi sentii in colpa per la proposta, perché pensai: “se c’è un ragazzo gay all’interno della squadra, con questo slogan lo stiamo indirettamente obbligando a fare coming-out, tecnicamente questo sarebbe una sorta di outing, ovvero una delazione”. Quindi chiamai Pietro per parlargli delle mie perplessità e mentre cercavo di spiegarmi mi venne in mente l’unica via d’uscita possibile: “Il gay vengo a farlo io”. Liberi tutti.
Quello omosessuale non è un orientamento ma una inclinazione sessuale (solo sesso niente sentimenti), e il gay lo deve fare un personaggio noto (meglio se gay così non ci si chiede se quell'attore lo è o non lo è. Già si sa che lo è). Perchè i giocatori del Lions saranno anche gay solidali ma mica al punto di prendersi sulle spalle il sospetto di essere degli scopatori di culi maschili.  

La cosa sorprendente  del video e dell'endorsment fatto da Le cose cambiano che, va ricordato, un'associazione in sostegno e contro le discriminazioni per le persone lgbt, sta nelle parole usate nel video che negli articoli vengo presentate in un modo ma che nel video compaiono in un altro.

Gabardini scrive infatti “mi farebbe ridere che una squadra di football americano dicesse ‘fra di noi c’è un gay, ma (se provate a toccarlo) il culo ve lo facciamo tutti’.

Qui il messaggio, per quanto  maschilista, è chiaro.

Tra di noi c'è un gay ma se lo toccate il culo ve lo facciamo tutti
.

Cioè il culo non ve lo fa solo lui perchè è gay e si sa che i gay fanno il culo.

La prima battuta anche in amicizia, quando un gay entra in una stanza è arriva il gay attenti al culo, vagli a spiegare che ad alcuni gay non interessa il lato b ma il lato a.

Non sto divagando. Questa idea
penetrativa dell'omosessualità è maschilista e omonegativa perchè riduce l'affettività omoerotica a una pratica sessuale che non è di esclusivo appannaggio maschile, visto che il culo ce l'hanno anche le donne e che la stimolazione anale può piacere a tutti gli uomini non solo a quelli gay.


Però anche in questo orizzonte maschilista e fallocentrico (c'è un cazzo che deve penetrare e se uno è gay l'unico buco penetrabile è quello di un culo maschile)
il messaggio Tra di noi c'è un gay ma se lo toccate il culo ve lo facciamo tutti

è un messaggio di maschilista gaia solidalità.



Peccato che il messaggio contenuto nel video contro l'omofobia sia questo:





Dunque, tra di noi c'è un gay ma il culo ve lo facciamo tutti.

Il senso del messaggio cambia.



Qui non si sta difendendo il gay che, se lo toccate, il culo ve lo facciamo tutti.

Qui si sta dicendo che anche se uno di noi è gay il culo ve lo facciamo tutti lo stesso.

Cioè vinciamo la partita lo stesso e la vinciamo tutti anche se uno di noi è gay.

Sarà gay ma è lo stesso capace di vincere. E comunque il culo ve lo fanno anche tutti gli altri.

Insomma il discorso non è se toccate il gay.
Il discorso è vinciamo anche con un gay.

D'altronde tutto il video gioca con una idea machista di sport.



L'olio da massaggio, gli abiti attillati e le borchie non sono da gay e nemmeno da etero.


Le immagini di corpi maschili erotizzate, schiene massaggiate da più mani, chiappe al vento in fila marcianti sono il segno di una esaltazione del corpo maschile oggi vista sempre e comunque in chiave gay ma che  è stata scippata al sano cameratismo di una volta quando i gay non c'erano e dunque si poteva esaltare il corpo maschile non per criptocheccaggine (come oggi pensano i maliziosi e certi froci) ma per esaltazione della maschia virilità che trova solo nel corpo maschile un compagno di dialogo  suo pari.
Una esaltazione  che non sfocia nel sesso né nell'affettività che per quello ci son le femmine ma sulla quale è costruito il potere del maschio il cameratismo solidale che vede come unico pari di un maschio un altro maschio.



Lo spiega bene Elena Fogarolo in un suo bellissimo saggio Un nuovo sesso per tutti ma non col bisturi, pubblicato nel libro colettaneo Sesso nomade : transessualità, androginia e oscillazioni dell'identità sessuale / a cura della rivista Foreste sommerse. - Roma : Datanews, 1992. - quando nota



Pensiamo, invece, in quanti modi un uomo può esprimere il proprio amore per il sesso maschile: tramite lo sport, la medicina ecc. (p. 149)
Un amore non omosessuale ma un amore per il proprio genere una solidarietà di genere che è la quintessenza del maschilismo patriarcale.

Anzi è in quest'ottica maschilista che l'omonegatività trova la sua ragione più profonda. Un uomo che ama un altro uomo concretamente e non simbolicamente , che desidera metter su famiglia con un altro uomo che rende concreto quell'amore solidale che è solo simbolico viene visto come il più gran sovvertitore del maschilismo.

In quest'ottica l'idea libertina e promiscua del sesso tra maschi non monogamo è ancora figlio del patriarcato. Se te li scopi tutti non ami quel maschio a discapito di quell'altro ma ami l'idea di maschilità, ami tutti i maschi proprio come vuole il cameratismo pre e post fascista.

Un tributo al maschile, al coepo maschile, che pur non essendo sessuale né sentimentale dà ai maschi la possibilità di solidarizzare tra loro per affinità elettiva del genere par excellence.

Quello che allora sta dicendo questo video, l'operazione culturale, antropologica che sta facendo è che in questo cameratismo possono essere annoverati anche i gay perchè (purchè?) il culto del fisico maschile non si basa sull'omoerotismo bensì su un culto del maschio maschilista e fallocentrico sul quale anche Mussolini quello che in italia i gay non ci sono ha creato la retorica ginnica del maschio italiano del ventennio.


Più che uno spot contro l'omofobia mi sembra uno spot per dare dignità a uno sport rapidamente archiviato da chi non ha cultura sportiva come violento e machista,  come ricorda Giovanni Marino nel suo articolo citato su Repubblica, nel quale chiosa dicendo
Un esempio (...) di come, in una disciplina la solidarietà tra compagni di squadra e avversari sia un valore assoluto.
Un valore assoluto dove la difesa del gay è un concetto astratto e non concreto.


Nella parte finale del video, quando si dice uno di noi è gay ecco che il gay si toglie il casco rendendosi subito evidente e diverso dagli altri.

Toltosi il casco si capisce subito che il giocatore non è della squadra ma è un attore gay, che fa il giocatore gay (le parole sono le sue).



Solo dopo, ripristinata la verità cioè che nella squadra di gay non ce ne sono, anche gli altri giocatori ci mettono la faccia e si tolgono il casco.

La spiegazione data da Gabardelli su facebook "se c’è un ragazzo gay all’interno della squadra, con questo slogan lo stiamo indirettamente obbligando a fare coming-out, tecnicamente questo sarebbe una sorta di outing, ovvero una delazione” ne nasconde un'altra, squisitamente omofoba.

Siccome nessun giocatore della squadra è gay lo allora non lo si può dire.

L'omosessualità non la si millanta.

O lo si è o non lo si è.

Pensate un po' se si fosse insinuato che uno della squadra è gay.

Tutti a chiedersi chi fosse, tutti a giocare a scopri che è il frocio.

Invece se ci metti l'attore gay che fa il gay ognuno resta al suo posto e il video contro l'omofobia è salvo.

Anche se a dire che il video è contro l'omofobia ci pensa più un cartello che le immagini.

Le immagini ricostruiscono una verginità non gay a tutti i giocatori machissimi del football, sport virile anche se nel caso ci fosse uno scopatore di culi nella squadra. Ma tranquilli è solo una ipotesi, lo scopatore di culi non c'è. E' un attore, che fa il gay (e lo è)

Perchè quella squadra è così forte che il culo ve lo rompiamo tutti. Metaforicamente.

Se io tocco il culo del mio compagno di gioco, non lo faccio perchè lo amo, ma perchè la mia potenza virile nasce dal confronto con la potenza virile degli altri maschi confronto di potenza dove la mia  e la tua potenza virile insieme costruiscono quel campo d'energia virile che ci rende potenti tutti.

Ora di questa energia virile può goderne anche il frocio.

Basta che il culo rotto resti quello metaforico

Lo sa bene il videomaker che fa l'antropologo

Non ci arrivano tutti quelli che credono che questo video sia contro l'omofobia anche se così non è.

lunedì 24 marzo 2014

Il commento omofobo e irricevibile di HollywoodUndead (lo pseudonimo di chi non ha nemmeno il coraggio di usare il proprio nome e la porpria faccia) sul coming out di Ellen Page.

Su cinemascoop è comparso una articolo firmato con, uno pseudonimo da HollywoodUndead a proposito del coming out di Ellen Page che viene descritto come una mossa coraggiosa ma per certi versi infelice.
Perchè infelice?
Perchè, commenta HollywoodUndead, è dal 2009 che si sospetta una presunta omosessualità dell'attrice e la stessa sembra non curarsene per niente: allora perchè fare coming out proprio adesso?

Secondo HollywoodUndead per un tentativo di rilancio visto che  la carriera di Page è in ribasso.  HollywoodUndead si augura che questa dichiarazione 
sia veramente la liberazione da un fardello, e non un tentativo di appiccicarsi addosso un'etichetta "comoda" per quanto questa parola possa essere efficace in un mondo che, fortunatamente, sta abbattendo i muri del pregiudizio), in un 2014 che non sono gli anni '70 e che accetta il coming out come un gesto di coraggio.
Ellen Page è un'attrice che ha deciso di vivere le sue relazioni lontano dal gossip becero, e il suo vero punto di forza è la sua totale riservatezza circa la sua vita privata, forse perché capisce che il mondo la apprezza per le sue grandissime doti, e non perché compare sui titoloni luminosi di Vanity Fair.

Che oggi Ellen Page non voglia più mentire per omissione per  HollywoodUndead è da ammirare,
se non fosse per il fatto che chi ha avuto modo di seguirla ha visto in lei sempre una certa dignità ed un forte coraggio che va a sbattere contro questa paura tanto conclamata; come già detto stiamo parlando di un'attrice che non ha mai avuto problemi a dire "Non bacio Leo Di Caprio, preferisco Drew Barrymore", quindi questa "paura" è la vera novità di questa dichiarazione.
Ciò che molti sperano è che oggi Ellen Page continui ad essere libera dagli schemi del gossip, libera dai giudizi negativi e libera dai suoi fantasmi personali, che ovviamente nessuno conosce a parte lei. Ciò che la gente e i fan si augurano, omosessuali o no, è che la differenza possa farla per davvero, che il suo modo vincente di affrontare il mondo possa davvero varcare le frontiere dell'impossibile. Questo è l'augurio più grande ed è quello che tutti sperano. Ellen Page oggi si è liberata da un fardello ma dovrà portare su di sè la croce di migliaia di persone che pendono dalle sue labbra e dalle sue decisioni: la cosa che più sta a cuore è che riesca a portare a termine questa missione che lei stessa ha scelto di affrontare volontariamente. Ed in questo frangente, mettendo da parte i dubbi che questo articolo ha, volontariamente, sollevato più per salvaguardare che per criticare, ci si augura che la persona e attrice Ellen Page possa oggi continuare la sua carriera con più leggerezza e più consapevolezza della propria forza e dei propri mezzi. Un grosso in bocca al lupo è doveroso ma sembrerebbe il classico congedo di rito. La cosa più opportuna da fare è pregare col cuore in mano, affinché questa dichiarazione sia un gesto che apra nuovi orizzonti nella vita e nella carriera di un'attrice che si spera non deluda mai nessuno.
Quel che sorprende in questo articolo non è tanto la miopia culturale, la mancanza di prospettiva storica, politica, sociale e umana con cui si guarda al coming out e all'omosessualità ma l'omonegatività con cui si considera l'omosessualità come una faccenda privata, al massimo come un fardello dal quale liberarsi
e che se ci si dichiara omosessuali si diventa  ambasciatrici dei diritti degli omosessuali.

Eppure Ellen Page è stata chiara, direi esemplare,  nel suo intervento, certo a ricordarselo nella sua interezza e non a dimenticarne la maggior parte perchè la dichiarazione sono gay ha avuto, per le orecchie di chi ascolta, un rumore così forte da assordare qualunque altra considerazione.   

Cerchiamo allora di far capire a questo deficiente (nel senso letterale di mancante) di informazioni il merito e il senso dell'intervento di Ellen Page.

Il giorno

E' vero, Ellen Page è intervenuta i 14 febbraio, giorno di San Valentino. Ma non è intervenuta come pretende HollywoodUndead durante una conferenza stampa qualsiasi all' Human Rights Campaign's Time to Thrive.

Ellen Page è intervenuta alla conferenza stampa di presentazione della campagna Time to Thrieve (tempo di prosperare) promossa dalla associazione Human Rights Campaign (HRC) che è  la più grande associazione statunitense di persone lesbiche gay, bisessuali e transessuali (LGBT), con più di 750.000 soci e sostenitori con lo scopo di garantite pari dignità nelle case nei posti di lavoro e in ogni comunità (wikipedia).

Non una conferenza stampa qualsiasi ma una conferenza stampa di una associazione lgbt che ha scelto san Valentino per presentare le sue attività in favore della comunità lgbt per l'anno 2014 .

Cosa ha detto Ellen Page

Prima di dire sono gay Ellen Page ha detto molte altre cose.
Ha sollevato una critica a Hollywood

come attrice, rappresento – in un certo senso – un settore che impone standard altissimi a tutti noi. Non solo ai giovani, ma a chiunque. Standard di bellezza, di qualità della vita, di successo. Standard che, odio ammetterlo, hanno avuto effetto anche su di me. Ti ritrovi con idee e pensieri che non avevi mai avuto prima, che ti dicono come devi comportarti, come devi vestirti e chi devi essere. Ho provato a respingerli, a essere autentica, a seguire il mio cuore, ma a volte è molto difficile.
Ha ricordato che in molte parti degli Stati Uniti ci sono giovani che vengono trattati e trattate 
di merda, senza alcun motivo.
Anche lei, che di solito non fa caso ai gossip che la riguardano, si è arrabbiata quando
l’altro giorno un sito ha pubblicato una mia foto in cui indossavo i pantaloni della tuta, per andare in palestra. L’autore del blog si domandava: “Come mai questa piccola bellezza insiste nel vestirsi come un maschiaccio ?”.
E Ellen Page  risponde

Perché mi piace stare comoda.
Ha criticato gli stereotipi 
molto pervasivi, riguardo ai concetti di mascolinità femminilità (...) [che] definiscono come ti devi comportare, vestire e parlare. Non servono a nessuno. Chiunque sfidi queste cosiddette “norme” viene sottoposto a commenti ed esami minuziosi. La comunità GLBT questo lo sa molto bene.
Ha considerato come sarebbe facile vivere in un mondo diverso se solo 
tutti facessimo lo sforzo di essere meno terribili gli uni con gli altri. Se ci prendessimo solo cinque minuti per riconoscere la bellezza dell’altro, invece che attaccarci a vicenda per le nostre differenze. Non è difficile. Sarebbe un modo di vivere davvero più semplice e migliore. E alla fine salverebbe molte vite.
E poi, dopo aver detto tutte queste cose, ha detto 
Poi certo, non è mica facile. Può essere difficilissimo, perché amare gli altri non può che iniziare con l’amare noi stessi e accettarci. So che molti di voi hanno lottato con questo aspetto. Traggo spunto dalla vostra forza e dal vostro sostegno in modi che non potete nemmeno immaginare.
Sono qui oggi perché sono gay.
Insomma più che un coming out quello di Ellen Page è un endorsment, una testimonianza. L'attrice ringrazia l'HRC per il lavoro di sostegno alle persone lgbt perchè, in quanto gay, cioè in quanto persona discriminata, anche lei ha subito la pressione sociale di uno stigma tutt'altro che risolto.
E perché…
(applausi di apprezzamento)
forse posso fare la differenza. Posso aiutare altri a avere una vita più facile e con più speranza. Senza contare che, per quanto mi riguarda, sento un obbligo personale e una responsabilità sociale.
Lo faccio anche per una ragione egoistica. Sono stanca di nascondermi, stanca di mentire con le omissioni. Ho sofferto per anni, perché ero spaventata all’idea di rivelarmi. Il mio spirito ha sofferto, la mia salute mentale e anche le mie relazioni ne hanno sofferto. E oggi sto qui, con tutti voi, oltre tutta quella sofferenza. Sono giovane, lo so, ma ho imparato che l’amore, la sua bellezza, le sue gioie e, sì, anche i suoi dolori, sono il regalo più bello che un essere umano possa dare e ricevere. E noi ci meritiamo di di vivere l’amore pienamente e come tutti gli altri, senza vergogna e senza compromessi.
Ci sono troppi ragazzi che sono vittime del bullismo, del rifiuto, o che semplicemente vengono maltrattati. Troppe persone che lasciano la scuola. Troppi abusi. Troppe persone buttate fuori di casa. Troppi suicidi. E voi potete cambiare tutto questo. Voi lo state già cambiando.
Se HollywwodUndead si fosse soffermato su tutto il discorso di Ellen Page invece di soffermarsi solo sul dettaglio da gossip del coming out avrebbe capito che essere omosessuali non è una condizione che se  la si vive come un fardello, come lui pretende,  non è per una condizione oggettiva dell'omosessualità ma per la pressione sociale, per lo stigma che fa soffrire e ferisce e aggredisce e uccide molte persone solo perchè ritenute diverse in base al loro orientamento sessuale.

E' la società, e le persone omofobe come HollywoodUndead che impediscono alle persone lgbt di vivere serenamente la loro sfera affettiva che HollywoodUndead vorrebbe relegare nella vita privata ma una coppia etero che si sposa non lo nasconde mica allora perchè lo dovrebbe fare una copia dello stesso sesso?

Solo HollywoodUndead  può pensare che quella di omosessuale si un'etichetta comoda.

Eppure ancora oggi nel 2014 dare del frocio a qualcuno, qualunque sia il suo vero orientamento sessuale, è considerato una offesa, qui come in America, altro che etichetta comoda.

Nel mondo a essere gay, si viene uccisi, umiliati, sfottuti, arrestati, impiccati, accusati di essere malati o di ostentare o di essere pedofili. Altro che etichetta comoda.

HollywoodUndead dice che il 2014 non sono più gli anni 70 ma non è negli anni 70 che Matthew Shepard è stato seviziato e lasciato morire a una palizzata perchè preso di mira da due omofobi.

E' successo nel 1998.

Non è negli anni 70 che l'attrice Ellen De Generes ha visto la serie tv di cui era protagonista cancellata dopo aver fatto comig out.

E' successo nel 1997.

Per tacere dei 50 e più paesi nel mondo in cui oggi, nel 2014 e non negli anni 70 le persone omosessuali vengono messe in galera e, in sette paesi tra questi, oggi nel 2014, condannate  a morte.

Allora il fatto che Ellen Page abbia fatto coming out in un periodo di calo nella sua carriera a hollywood è una mossa di altissimo coraggio e non un rilancio, visto che rischia di non essere più chiamata a fare film perchè Hollywood non è solo maschilista ma è anche omofoba.

Solo un omofobo maschilista può pensare che lo abbia fatto per un proprio tornaconto.

Solo un omofobo deficiente totale (nel senso che non sa proprio nulla) è un modo per togliersi un fardello mentre in realtà è un gesto di ribellione contro le persone come HolywoodUndead che vorrebbe che le persone omosessuali rimanessero nell'ombra e nel silenzio della loro privacy.


E insomma pare a chi scrive che sia HollywoodUndead che è talmente pavido delle sue stesse opinioni da non metterci nemmeno il nome o la faccia che cerca di farsi pubblicità alle spalle di Ellen Page che non è la paladina dei diritti degli omosessuali (ma come parli?!?!!) ma che con il proprio esempio contribuisce a fornire un modello di identificazione positivo a tutti quei gay e quelle lesbiche che per gli omofobi come HolywoodUndead vivono la propria condizione con infelicità.

Di infelice qui ci sono solo le parole di questo omofobo che dietro l'anonimato crede di poter offendere, denigrare, sminuire, insinuare con cinismo e insofferenza che malcelano un odio da rispedire al mittente.


domenica 23 marzo 2014

Prima di scrivere accertiamoci di saper leggere davvero l'inglese. Su una notizia mal riportata e peggio tradotta da Gayburg e QueerBlog su una madre che ha aggredito il figlio gay.

madre e figlio
Una donna di 37 anni, madre di dieci tra figli e figlie dà un pugno in faccia al figlio maggiore perchè il ragazzo  è gay. Succede in Scozia.

Queer Blog e Gayburg riportano la notizia scrivendo due post che distorcono i fatti a causa di una traduzione dall'inglese approssimativa fino al ridicolo.

La notizia come l'apprendo dalle testate inglesi pinknews e stvnesw è semplice da raccontare, beh se si conosce l'inglese!

Durante una festa familiare  Scott Green il maggiore dei dieci figli di Emma Green reagendo ai commenti dei familiari ed amici della donna, tutti alticci, riguardo il suo orientamento sessuale (Scott ha fatto di recente coming out in famiglia e con gli amici) scatena una rissa.
I familiari della donna chiamano la polizia che interviene fermando Scott che è accusato dai parenti della donna di aggressione.
La madre, brilla, si rivolge al figlio dicendogli  tu culattone tu prendi cazzi su per il culo se solo uno sporco frocio (You bender, you take c***s up the a**e. You're nothing but a dirty queer.') e gli dà un pugno in faccia davanti gli agenti di polizia.

La polzia allora arresta anche la donna che ammette di essere omofoba Sono omofoba me ne frego Odio quel piccolo frocio bastardo (I'm homophobic. I don't care - I hate the little gay b*****d.')
Emma Green

John Adams l'avvocato della donna ha dichiarato che Emma Green ha agito per rabbia e che tra figlio e madre non ci sono stati strascichi dopo l'incidente.

Il giudice Lindsay Foulis dichiara che le accuse di aggressione a carico di Scott sono state lasciate cadere dal tribunale perchè i parenti e gli amici della donna non sono riusciti a provare che sia stato Scott ad aggredire loro.

E conclude dicendo che si è trattato di una aggressione all'interno di una famiglia e che se la donna non fosse stata così stupida da colpire il figlio davanti la polizia nove volte su dieci questo tipo di aggressioni non vengono rese note.

La donna è stata condannata a pagare una multa di 200 sterline e di risarcire il figlio con 100 sterline.




Mik di Queer Blog che evidentemente non conosce bene l'inglese traduce male e racconta la notizia così:


un ragazzo scozzese - Scott - ha deciso di fare coming out in famiglia e la madre non l’ha presa affatto bene, a tal punto che son dovuti intervenire gli agenti della polizia. Emma Green, 37enne, si è infuriata così tanto che i presenti han dovuto chiamare la polizia, (...) dopo essere stata bloccata dagli agenti, è riuscita a divincolarsi e a sferrare un pugno in faccia al figlio: situazione che non ha avuto risvolti legali, però, perché tutti i famigliari presenti hanno rifiutato di testimoniare, spingendo lo sceriffo a imporre alla donna solo il versamento di cento sterline al figlio e duecento come mula. (sic)
“Se lei non fosse stata così stupida da colpirlo alla presenza degli agenti - ha concluso lo sceriffo - in nove casi su dieci lui non avrebbe più rivisto la luce del sole”.
Il post di Gayburg ripete gli stessi (o)errori
Contro di lei non ci sarà alcun processo dato che i familiari si sono rifiutati di testimoniare, ma ciò non ha impedito allo sceriffo di condannarla ad una multa di duecento sterline e a un risarcimento al figlio di cento sterline. L'avvocato della donna, infatti, ha sostenuto che quanto accaduto sia stato solo «un incidente», pur ammettendo che  quelle azioni erano state dettate solo dal pregiudizio nei confronti degli omosessuali.
Lo sceriffo ha anche sostenuto che in fin dei conto la vicenda abbia avuto un epilogo più positivo di quanto si potesse temere, sostenendo che: «Se lei non fosse stata così stupida da colpirlo alla presenza degli agenti, in nove caso su dieci lui non avrebbe più rivisto la luce del sole».




In realtà:
Lo Sceriffo Lindsay Foulis

la polizia l'hanno chiamata amici e parenti della donna  e il primo arrestato è stato Scott, accusato di aggressione.

Solo quando la donna, che non era trattenuta dalla polzia, che aveva invece arrestato Scott, e dunque non si è dovuta affatto divincolare, ha dato un pugno in piena faccia al figlio è stata arrestata a sua volta.

Le accuse cadute perchè non ci sono stati testimoni sono quelle contro Scott e non contro la madre.

A parlare non è lo sceriffo ma il giudice perché in Scozia uno sheriff è un giudice...

Infine quel che nove volte su dieci non vede la luce del sole detto dal giudice non è il figlio aggredito ma la violenza familiare che nove volte su dieci non viene denunciata.


Vatti a fidare di google traduttore!!!


venerdì 21 marzo 2014

Il questionario un po' giudcante un po' datato dell'agedo - distribuito alle classi quinte delle scuole superiori di Piacenza

Avrete saputo del questionario distribuiti alle classi quinti delle scuole secondarie del comune di Piacenza. Vi si cerca di stabilire il grado di omotransfobia nelle scuole e la coscienza antiomotransfobica delle classi cui il questionario è stato distribuito.

Il questionario non brilla per il linguaggio canonicamente sessista e che presume che tra le perosne cui il questionario viene somministrato di omo-bisessuali non ce ne siano...
1.      Hai mai parlato con qualcuno dell’argomento “omosessualità”?
Ecco l'omosessualità è un argomento, mica son persone...


ed è argomento di conversazione che si può affrontare in diversi ambiti     
2.      In che occasione?    -   in famiglia    -    tra amici     -  a scuola    -    altrove_________
 Più neutra la terza domanda
3.      Durante le lezioni ti è mai capitato di sentire qualche riferimento all’omosessualità? –  si  -  no     
La quarta domanda invece cerca di imboccare una risposta a chi fa il questionario

4.      L’omosessualità per te è:  -  malattia    -  peccato   -  perversione   –  relazione affettiva             -  modo di essere     -  contro natura   –  una scelta   –   un comportamento sessuale
infatti su otto risposte possibili solo una è corretta

perchè l'omosessualità è uno dei tre orientamenti sessuali dell'essere umano, cioè l'attrazione fisica ed emotiva di una persona per persone del suo stesso sesso.

Tra le quattro risposte non negative solo una è corretta (relazione affettiva) modo di essere è troppo generico scelta è sbagliato perchè nessuno sceglie l'orientamento sessuale e non è un comportamento sessuale che è cosa ben diversa dall'orientamento.

Lo stesso vale per le risposte proposte alla domanda 5
5.      Trovi questo argomento:  -  imbarazzante  -  utile per capire l’altro  -  inutile  -  disgustoso              - interessante   -  indifferente
Una domanda tutt'altro che neutra visto che le persone omosessuali quelle che sono sicuramente a scuola  e probabilmente in classe dello o della studente cui il questionario è rivolto  sono messe tra parentesi e il loro orientamento sessuale divneta un argomento di conversazione, come dire non ci sono omosessuali nella scuola, tra gli ele studneti manemmeno nel corpo docente e in quello non docente...

6.      Nella tua scuola quante volte senti parole per indicare gli omosessuali come “finocchio, frocio, lesbicona, etc”, dette in tono offensivo?   spesso  -    talvolta  -   raramente -    mai 
 Vorrei sapere chi è quel frocio o quella lesbicona cui è venuto in mente che c'è un uso non offensivo dei termini frocio e lesbicona...  

Gli omosessuali, solo la maschile, sono quelli là, fuori dalla scuola, che vivono in omosessualilandia mica tra di noi...
7.      Da chi le hai sentite pronunciare?            -  studenti            -    insegnanti           -   bidelli

le biedelle no.
8.      Dove le hai sentite pronunciare? -  in classe          -  in corridoio         -   in bagno/spogliatoio  -  sui mezzi pubblici
Interessante come per chi ha compilato il questionario luogo sia più importante del contesto scolatico, a lezione a ricreazione durante una gita tra un'ora e l'altra di lezione, etc.

Altrettanto interessante che si chieda a chi compila il questionario di esprimere un parere su come le persone cui quelle parole sono rivolte le percepiscano ma non si dia modo a chi il questionario lo fa di esprimere un parere proprio.
9.      Le persone che vengono chiamate in questo modo trovano questi commenti:
-molto offensivi     -abbastanza  -poco -per niente offensivi  

Quando si chiede chi interviene si segue la stessa successione logica di prima.

10.    Qualcuno interviene durante questi fatti?  -sempre             -alcune volte       -mai 
11.    Chi sono le persone che in genere intervengono? -Studenti            -insegnanti         - bidelli 
 qualcuno, sempre e solo al maschile, così come solo i bidelli
Solo dopo si chiede a chi fa il questionario se ha detto la sua

12.    Ti è capitato di “dire la tua” quando hai assistito a questi fatti?
-sempre        - il più delle volte                            - alcune volte                  -mai
Ed ecco la domanda più discriminatoria di tutto il questionario
13.    Pensi   che   un/una   ragazzo/a   che   è   (o   ti   sembra)   omosessuale   si   senta   sicuro/a   nella   tua scuola? -    si -      no 
 Quini una persona è non è o sembra omosessuale senza indagare i motivi per cui lo sembra che tanto li conosciamo e riconosciamo tutti e tutte come validi  e pertinenti. Lo sa bene Andrea, il ragazzo coi pantaloni rosa, che sembrava gay ma non lo era e quindi non è stato vittima di omofobia, perchè se ti gridano sporco frocio c'è omofobia solo se tu frocio lo sei per davvero, altrimenti no.
Come con le donne che se non son mignotte mica devono sentirsi offese se qualcuno dà loro della troia...

Poi durante un flusso migratorio da omosessualilandia eccola domanda sul coming out (altrui)
14.    Se un tuo amico / una tua amica ti dicesse di essere omosessuale come reagiresti? 
- Mi lascerebbe indifferente  -  non vorrei più vederlo  -  avrei paura per me stesso  -  rimarremmo comunque amici -  potrebbe parlarmi ancora di se stesso
E poi le presunte domande sulla transfobia che finora non è stata minimanete affrontyata e nemmeno in queste nuove domande a ben vedere
15.    Secondo te un ragazzo gay vorrebbe essere nato femmina e una ragazza lesbica vorrebbe essere
nata maschio?       SI--               NO—
Per chi ha scritto il questionario la risposta alla domanda precedente è sì altriment non si capsice la sedicesima e ultima domanda
16.    Quanto   sono   oggetto   di   derisione   ed   esclusione   le   persone   che   assumono   atteggiamenti   o comportamenti non adeguati al proprio sesso biologico, ma propri del sesso opposto?
MOLTO —                  ABBASTANZA —                   POCO —                      PER NIENTE—
Cioè gli atteggiamento assunti non è che sono ritenuti non adeguati allo stereotipo o ruolo di genere ma sono proprio non adeguati al proprio sesso biologico, perchè, si sa, i capelli lungi e il colore rosa sono di pertinenza del sesso biologico femminile mica del ruolo di genere che è costrutto sociale.

Insomma un questionari discriminatorio al limite dell'omofobia che rimane valido negli interventi e poco nei contenuti che vanno cambiati assolutamente.

Mi piacerebbe sapere chi è il genio o la genio che hanno pensato a questo capolavoro di pregiudizi.

Magari la prossima volta invece di rivolgersi all'Agedo che non sempre etero su certi argomenti è meglio rivolgersi  a una organizzazione di froci e lesbicone...

 

mercoledì 19 marzo 2014

La visione novecentista dell'omosessualità non è solo quella di Amelio. La pessima recensione, perchè profondamente omofoba, di Vincenzo Scuccimarra.


Premetto subito che a me il film di Amelio non è piaciuto. Ne spiego il perchè su Gaiaitalia.com.

Se ne parlo qui, e se critico Scucciamarra, non è certo per una divergenza di gusto.

Anzi qui non parlo proprio del film, non parlo nemmeno della recensione di Scuccimarra in quanto recensione parlo piuttosto del modo in cui Scuccimarra, nella recensione, vede gli omosessuali, quelli intervistati nel documentario di Amelio e quelli che lui crede esistano oggi in Italia.

Scuccimarra nella sua recensione su The Kino Review usa un lessico offensivo sin dalle prime righe, riferendosi all'omosessualità come tendenza sessuale, come inclinazione sessuale usando un linguaggio discriminatorio e offensivo.
[Amelio] ci parla di omosessuali per parlarci di come vivere la propria diversità, la propria unicità, indipendentemente dalle nostre inclinazioni sessuali. (i neretti sono nel testo)

Nel farlo relega lo stigma contro le omosessualità al passato
Il documentario raccoglie le testimonianze di una dozzina di omosessuali anziani, di quelli che hanno vissuto clandestinamente e avventurosamente la propria vita quando la loro tendenza sessuale era un tabù sociale additato al pubblico disprezzo.
Evidentemente per Scuccimarra oggi il tabù non c'è e le persone non etero godono pienamente degli stessi diritti delle persone etero...
Possono manifestare la propria affettività senza essere sfottuti, aggrediti, picchiati, uccisi.

È una carrellata di volti, corpi, voci che parlano di emarginazione, sofferenza ma anche di avventure e libertà, dell’ambigua dolcezza del piacere clandestino. È un’ opera che presenta filmati d’epoca, foto e illustrazioni agghiaccianti su come venissero considerati gli omosessuali nel nostro Paese, ma al contempo sottolinea anche come sotto il pesante velo della discriminazione si potesse trovare un modo per vivere in maniera appagante la propria sessualità.
Ecco quel che Scuccimarra non capisce.

L'umiliazione di chi non avendo un luogo sociale riconosciuto pubblicamente dove vivere e costruire anche pubblicamente le proprie storie affettive era costretto a vivere clandestinamente solo la propria sessualità.
Scuccimarra ignora la disumanità di un patriarcato che, nel 1968, in Italia, curava gli  omosessuali, contro la loro volontà, a base di elettrochoc e coma insulinici come capitava a Giovanni Sanfratello il compagno di Aldo Braibanti.

Altro che pesante velo della discriminazione, io parlerei piuttosto di feroce repressione.
Lo fa innanzitutto facendo emergere chiaramente un aspetto spesso sottovalutato nel discorso sugli omosessuali. Ovvero quanto ci sia di prettamente maschile negli omosessuali. Di come rappresentino, in un certo senso, l’avanguardia estrema di una tendenza tipicamente maschile.


In molti degli omosessuali presentati nel documentario c’è la rievocazione di un’ aspirazione, inconscia o dichiarata. Quella di continuare a vivere perennemente una vita sessuale e affettiva avventurosa, di condurre un’esistenza libera dal giogo della procreazione e della famiglia, di bastare a se stessi e non dipendere da nessuno. La tentazione insomma di un’eterna adolescenza, l’irriducibilità al “sistemarsi”.
Una “hybris” tipicamente maschile che accomuna gli inveterati playboy e i puer aeternus eterosessuali agli omosessuali  presentati da Amelio. In questo senso è vero che in fondo in ogni uomo c’è un omosessuale. Il prezzo da pagare nell’assecondare questa “hybris” è spesso la solitudine, l’emarginazione sociale.
Che la promiscuità non appartenga solo ai gay ma allo stereotipo di genere maschile è una bella verità che Scuccimarra individua con acume ma scivola nel pregiudizio quando ne deduce che quella omosessuale sia la promiscuità par excellence.

Obnubilato dal pregiudizio cattolico Scuccimarra legge nella non procreazione del sesso tra maschi il segno amplificato di un libertinaggio fine al piacere sganciato dalla costruzione sacrale di una nuova famiglia che,s e ne deduce, pertiene solo alla coppia formata da un uomo e una donna, in barba a tutte le coppie omogenitoriali che esistono già oggi in Italia.

Come se il bunga bunga di Berlusconi le trans frequentate da Marrazzo le minorenni prostitute frequentate dal marito di Alessandra Mussolini non fossero versioni eterosessuali dello stesso libertinaggio sessuale....

Un delirio di pregiudizi insomma e pensare che per Scuccimarra il tabù sociale appartiene al passato...

La solitudine l'infelicità cui secondo Scuccimarra sono costretti a vivere i gay deriva da questa scelta anticonformista di non sistemarsi non dal giudizio talmente negativo sull'omosessualità di tutte e tutti, proprio come fa lui, che permette ancora oggi nel terzo millennio a chi pensa che gli omosessuali siano disgustosi di ucciderli, come ha tentato di fare Svastichella nel 2009.


Quel che sfugge a Scuccimarra è la Storia.
Perchè se è vero che 50 anni fa l'omosessualità maschile era quella dipinta da Paolo Poli, che nega l'omoaffettività facendone solo una questione di sesso e la relega alle amicizie,  oggi, nel 2014 di coppie dello stesso sesso e non solo maschili (chè omosessualità mica significa sessualità degli uomini), che convivono stabilmente e fanno figli, ce ne sono decine di migliaia.

Oggi i giovanissimi e le giovanissime si fidanzano si corteggiano e si combinano e scombinano anche in coppie dello stesso sesso, ragazzi con ragazzi  e ragazze con ragazze e per farlo non mi sembra si siano omologati a un bel niente, altrimenti la società dovrebbe essere contenta d questo loro imborghesimento invece nega loro ferocemente anche il diritto di essere visibili.

Forse Scuccimarra dovrebbe rivedere i propori parametri per scoprire che lo sitgma contro l'omosessulaità non dipende certo dal libertinaggio che c'è anche in campo eterosessuale (basta contare le prostitute che sono sfruttate in Italia da maschi, etero) ma che quello è solo uno dei tanti pregiudizi coi quali si cerca di relegare l'omosessualtià alla camera da letto, un po' come fa lui che parla di inclinazione e tendenza sessuale.
D'atronde a letto ognuno pul fare quello che gli pare che bisogno c'è di ostentare?

Certo se a nessun omosessuale interessa l'amore ma solo scoparsi un'intera caserma non c'è davvero necessità alcuna.
Ma siccome capita anche ai gay di innamroarsi come agli etero allora forse anche i gay vorrebbero poter manifestare tranquillamente la loro affettività dicendo pubblicamente che amano un altro uomo proprio come fanno le persone etero.

Trovo questa prospettiva dalla quale Scuccimarra discrimina, offende e relega gli omosessuali disgustosamente omofoba.
Il documentario di Amelio ci presenta dei casi di solitudine estrema, tali da indurre a mettere subito su famiglia con l’amica di infanzia e andare tutti i weekend da Ikea, ma anche vite orgogliosamente indipendenti. E come spesso accade nei suoi film, il regista calabrese sottolinea che le differenze di classe contano e discriminano prima ancora delle scelte di natura sessuale.
Ecco il capolavoro omofobico di Scuccimarra!

Sono le differenze di classe a discriminare non la società non lo Stato non la Chiesa non dei (re)censori così sprovveduti che per la terza volta nello stesso articolo riducono l'orientamento sessuale alle scelte di natura sessuale.

Ma è ancora presto per vomitare, possibilmente in faccia a Scuccimarra.

Perchè questo omofobo incallito arriva a scrivere che

In un mondo e, in particolare, in una società come quella italiana, dove l’accettazione della diversità è spesso sinonimo di omologazione. Dove la cultura egemone è la cultura del non solo ma anche. Siamo questi ma vogliamo essere anche l’opposto. Siamo uguali ma anche diversi. Siamo governo ma anche opposizione.
Ed ecco, per chi ne cercasse la prova,  la testimonianza diretta che Scuccimarra vede gli omosessuali diversi rispetto gli altri, di una diversità talmente irriducibile che quando si chiede di amare e non di scopare ci si sta omologando all'eterosessualità.

Ecco perchè quei continui richiami al sesso. Per Scuccimarra, che è della mia generazione e non di quella di Amelio, i froci sono quelli che fanno incularella dietro un cespuglio, mentre quelli che amano, che lavorano, che costruiscono relazioni sociali, sono solamente gli uomini etero ai quali i froci cercando di omologarsi distorcendo la propria natura promiscua.

In una realtà dove l’Istituzione pretende di offrire anche un’ alternativa a se stessa, come vivere la propria differenza, le proprie vocazioni specifiche è un tema di stringente attualità. Come si chiama una cultura dominante che si propone come onnicomprensiva e definisce ogni opposizione e autentica diversità come eversiva? Si chiama cultura totalitaria. 
Sfugge, curiosamente, a Scuccimarra, che la cultura totalitaria IMPONE certi valori, certi modelli comportamentali.

Mentre è il movimento lgbt è da almeno trent'0anni che chiede gli stessi diritti, la stessa visibilità, di considerare insomma l'omosessualità non come una diversità ma come una variante naturale del genere umano.
Altro che froci che fanno incularella!

Sarebbe come dire che visto che i vari Berlusconi & co fanno bunga bunga se poi un uomo vuole sposare una donna è lo stato che gli impone di snaturare la propria natura che per vocazione è farfallona e free.

Capite l'antifona?
Ecco, il documentario di Amelio, nel sottolineare che cosa sia vivere autenticamente una diversità, di come sia illusorio credere di potere essere una cosa ma anche il suo opposto, è un film contro la cultura dominante. 
E' umiliante che per cultura dominante qui si intenda quella cui moltissime persone discriminate chiedono di poter accedere e non quella che discrimina gli orientamenti non eterosessuali,  quella della Chiesa che ha scritto ancora oggi nel suo Catechismo che l'omosessualità è una grave disordine morale, che pretende l'omosessualità ancora una devianza curabile (le teorie riparative) che sfotte aggredisce se non uccide quando vede due persone dello stesso sesso darsi un bacio o andare in giro mano nella mano.

Nel suscitare diffidenza verso ogni tolleranza che soffoca in un abbraccio mortale ogni differenza, Il documentario di Amelio ci lascia di fronte ad un interrogativo che ci riguarda tutti. È meglio vivere fino in fondo la propria diversità e particolarità di individui, aliena da ogni convenzione, con il rischio dell’emarginazione e della solitudine o avere il conforto dell’accettazione nel sistema dei valori correnti, annacquando la propria specifica identità?
Scuccimarra ignora che la vita sentimentale non la si vive da soli ma in due e che dunque la propria diversità di individui va a confrontarsi e con-fondersi con quella del bene amato che può essere dello stesso sesso o dell'altro sesso e che tra le due cose NON C0E' DIFFERENZA che, davanti la legge, dovremmo essere tutte e tutti uguali mentre per Scuccimarra, proprio come per Amelio, i froci devono fare i froci (incularella, niente storie d'amore solo sesso, solitudine disperata perchè è quella la nostra natura di maschi solipsisti e adolescenti a vita) e gli etero gli etero.

Altrimenti se i froci chiedono stessi diritti non stanno compiendo una richiesta sacrosanta si stanno omologando. Parola di ex sessantottino ci dice Scuccimarra.

Adesso potete vomitare.

martedì 18 marzo 2014

Un pregiudizio è un pregiudizio anche al positivo.
Su una ridicola, insostenibile pretesa di superiorità dei gay scritta da Claudio Rossi Marcelli su Internazionale .

E così su pregiudizi al positivi, oltre a quelli razzisti dei neri che hanno il ballo nel sangue o cantano tutti da dio, a quanto pare dobbiamo aggiungere quello che i gay sono superiori agli etero.

Lo so mentre io mio trastullo con la domanda retorica se questo valga davvero solo per gli uomini come sembra da questa frase sessista vuoi mi starete sicuramente dicendo L'autore! L'autore!
Dio solo sa se con la lacrimuccia all'occhio o il machete in mano.
Non lo so mica vi vedo mentre mi leggete forse dovrei hackerare le vostre webcam...

Insomma quell'occhio fino (ehm...) che ha scritto questa enorme cazzata è un certo Claudio Rossi Marcelli che ha una rubrica su Internazionale, mica bruscolini.

Che scrive sta pazza?
Di solito non mi piacciono le statistiche su gay e lesbiche. Perché, andando oltre i dati allarmanti sulle difficoltà che s’incontrano nell’adolescenza, poi i risultati di queste ricerche confermano sempre lo stesso imbarazzante verdetto: noi siamo meglio degli etero. In tutto.
A crescere i figli, a fare carriera, a vivere meglio la nostra sessualità, a far durare i matrimoni, a raggiungere più alti livelli d’istruzione. Siamo perfino più bravi a essere felici. Insomma, secondo i sondaggi da questa superiorità gay non si scappa.

Per me però è un dato allarmante e, ogni volta che leggo uno di questi articoli, sento crescere la mia preoccupazione. Sia ben chiaro: che i gay sono meglio degli etero lo sappiamo tutti da anni. Anzi da secoli, cioè da quando Michelangelo ha passato tutto quel tempo a testa in su a dipingere la cappella Sistina.

Ma poi, vedete, io ho tre figli e devo pensare anche a loro. Statisticamente qualcuno di loro si rivelerà essere eterosessuale, forse perfino tutti e tre. E come padre io ho il sacrosanto dovere di non farli crescere con l’idea di essere svantaggiati.

Alle mie figlie gemelle ripeto continuamente che il fatto di essere donne o uomini non cambia di un millimetro gli obiettivi che possono raggiungere. Allo stesso modo, non appena avremo qualche segnale sul loro orientamento sessuale e quello del fratello, mi toccherà cominciare a dire frasi tipo: “Il fatto che siate etero non significa nulla, voi valete esattamente quanto gli altri”.

Intanto però mi piacerebbe che anche la stampa ci aiutasse a promuovere la parità e la finisse di sottolineare quanto siamo migliori noi gay. Non perché non sia vero, ma per delicatezza verso tutti quelli che non hanno la fortuna di esserlo. Certe cose si sanno senza bisogno di ripeterle ogni momento.
Ok, si intuisce un tantinello di ironia ma l'uomo dal doppio cognome ha la metà del gusto camp necessario per rendere questo post qualcosa di diverso da quello che è.

Intanto perchè l'unico momento nel quale mi sento di dire noi gay, come fa lui, mentre io in realtà cercherei più un termine ombrello che comprenda anche lesbiche, bisessuali, transessuali, intersex, queer e transgender, Guido Allegrezza una volta suggerì popolo Raimbow, a me piacque anche se non lo uso quasi mai... dicevo intanto perchè l'unico momento in cui ha un senso dire noi popolo rainbow è quando si ricorda la comune discriminazione perché oltre quella non c'è nulla che tiene insieme le persone dal punto di vista dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere.
Non una comune visione del mondo, non la politica,
non l'estrazione sociale,
non la cultura. 

Insomma spero di non dover ricordare all'uomo dai due cognomi che il popolo rainbow annovera al suo interno la stessa varia (dis)umanità del popolo etero, e che insomma, ci sono tanti Michelangeli etero nella storia dell'arte proprio come ci saranno sicuramente stati degli Jack The Ripper transgender.

Perchè collegare una qualità o un difetto a una categoria tramite una generalizzazione che è una operazione priva di logica è sempre una forma di discriminazione, un luogo comune, una forma di razzismo.

Anche se lo si dice mezzo per scherzo come mi sembra di capire, se mi sbaglio evincetemi, convincetemi, insomma ditemelo pure non mi offendo mica.

Io di superiorità di un sesso rispetto all'altro, di un orientamento rispetto un altro proprio non ne voglio sentire parlare nemmeno per ischerzo, altrimenti si finisce a fare errori grossolani come fa Rossi Marcelli che dice giustamente alle sue figlie gemelle che il fatto di essere donne o uomini non cambia di un millimetro gli obiettivi che possono raggiungere ma quando deve dire che ha della prole, usa sempre il sessista figli, al maschile, anche se il figlio è uno e le figlie sono due.

Allora forse purtroppo ancora una minima distinzione tra il genere maschile e quello femminile cazzarola se c'è, ANCHE per l'uomo dai due cognomi.


Che poi andando a leggere tutti i link cui Rossi Marcelli rimanda come per dire non mi invento niente lo dicono loro si scopre altro sessismo perchè almeno un paio degli articoli si riferiscono alle lesbiche e l'uomo dal doppio cognome parla di gay.

Ora siccome in Italia gay si riferisce ai maschietti perchè non ha usato il sostantivo lesbica?!?!?




Non so voi ma un articolo del genere letto da uno di quei omofobi della prima ora, quelli che scrivono per tempi.it. o per militano nel pd, che spesso è la stessa cosa, esperienza personale, potrebbero anche prenderla sul serio e convincersi ancora di più del gaysmo gender della cultura lgbt. Perché quando si comunica bisogna sempre essere inequivocabili altrimenti si rischia di sortire l'effetto contrario.
Altrimenti qualche frocia frustrata ci crede davvero e lo pubblica su faccialibro col petto ancora più puntuto e la faccia deformata da un orgoglio che non è quello vero che nasce dal continuo stigma di chi ci vuole malati pedofili diversi mostruosamente freak ma l'orgoglio narciso radical chic.

E poi visto che l'uomo dai due cognomi scrive su un settimanale tra i più colti d'Italia perchè invece di dire mi piacerebbe che anche la stampa ci aiutasse a promuovere la parità presentandosi come sorella non fa il mestiere per cui è pagato, il giornalista e inizia lui a fare una informazione diversa, precisa, puntuale, impeccabile, elegante?

Se i  gay sono migliori allo 'sto giornalsita qua mi sa tanto che è mica gay! E nemmeno ricchione.