venerdì 21 febbraio 2014

Le scatole cinesi dell'informazione contengono maschilismo e pregiudizi. Su di un discutibile e mendace video francese sui contagi da HIV.

Leggo un articolo su uno spot francese contro l'hiv.

Lo spot è questo.




La versione internazionale, in lingua inglese, rilancia i numeri e la spara grossa: 650mila persone sono sieropositive e non sanno di esserlo.

Inutile dire che questi numeri sono numeri stimati in base a complessi calcoli che tengono conto del numero di persone che si scoprono sieropositive solamente in aids conclamato o, comunque, con un contagio avvenuto molti anni prima rispetto la diagnosi (depister in francese non significa solamente depistare come in italiano, ma anche diagnosticare).

Lo spot è un po' terroristico ma punta il dito su un fenomeno serio e facilmente risolvibile.

Basta fare un controllo frequente che consenta una diagnosi precoce.

Solo la diagnosi precoce infatti  permette di seguire una terapia retro virale (dove e se richiesta) che può tenere sotto controllo gli effetti del virus hiv (HIV in francese, che è una lingua conservativa, è Ivh così come l'aids è sida) ed evitare l'aids conclamato.

Il video però ha almeno due aspetti problematici.

1) discrimina la persona sieropositiva dipinta come un ibrido tra pinocchio e Big Jim (o Ken) comunque fisicamente diverso rispetto la ragazza sieronegativa.

La non immediata leggibilità dell'aspetto plasticoso del  ragazzo con la marionetta Pinocchio (ben lontano dall'iconografia del personaggio di Collodi, sia dalla versione Disney che da quelle europee) rende ambigua questa caratterizzazione  facendone più un freak che Pinocchio.

Non siamo lontani dallo spirito dell'alone rosa dello spot italiano dei primi anni 90...

2) la deresponsabilizzazione del comportamento a rischio.

Lo spot vuole raccontarci di come può capitare di credere di essere negativi e invece di non esserlo.

Però nessuna persona, anche chi ha fatto sesso protetto, può dirsi certa di essere sieronegativa se non ha fatto almeno due test nell'ultimo anno.

Quando facciamo sesso con una persona della quale ignoriamo la sua condizione sierologica, sia essa conosciuta o sconosciuta, dobbiamo presumere per default che sia non solo sieropositiva ma che abbia anche tutte le malattie a trasmissione sessuale (dalle veneree all'epatite b e c) e comportarsi di conseguenza prendendo le dovute precauzioni: cioè usare il profilattico anche per il sesso orale.

Quindi la ragazza non può fidarsi che lui le dica non ti preoccupare non c'è bisogno a prescindere dal fatto se lui sappia o meno di essere sieropositivo.

E, in ogni caso, anche lui deve preoccuparsi dello stato sierologico di lei.
Cosa che invece lo spot non si preoccupa nemmeno di sottolineare.

Insomma mi sembra che questo spot stigmatizzi le persone sieropositive, anche quelle che non sanno di esserlo, investendo loro di tutta la responsabilità sul possibile contagio inconsapevole di cui possono essere concausa ma mai l'unica causa perchè a fare sesso si è smepre in due (o più...)


Adesso fermo restando che è sicuramente eticamente sbagliato fare sesso non protetto se non si conosce il propri stato sierologico (o, peggio, farlo nonostante si sappia di essere sieropositivi) ciò non esime l'altra persona dall'obbligo morale di proteggersi e di non esporsi al contagio praticando del sesso non protetto.

Se in alcuni stati (come la Germania) chi fa sesso non protetto pur essendo a conoscenza del proprio stato sierologico va in galera, visto che la perosna sieropositiva non ha costretto nessuno a fare sesso con lei senza usare protezione, moralmente prima della sua responsabilità viene la nostra di responsabilità.

Ogni volta che facciamo sesso con una persona della quale ignoriamo lo stato sierologico dobbiamo per forza pensare che sia sieropositiva e comportarci di conseguenza. La responsabilità di un eventuale contagio da questa persona a prescindere se la persona in questione sa o non sa se è sieropositiva o no è nostra.

3) la disinformazione dei numeri
La cifre dei 30mila sieropositivi che non lo sanno che diventa 650 mila in Europa sono cifre stimate non sono dati certi.
Sono cifre dedotte da complessi e discutibili dati matematici a partire dai dati noti.
E questo in una visione omofobica e discriminatoria che pretende che gli uomini che fanno sesso con gli uomini (categoria nella quela si annoverano tutti gli uomini che non fanno sesso esclusivo con donne) siano la categoria più colpita.

Questa etichetta troppo grande che al suo interno mette persone dall'orientamento sessuale vario andrebbe sostituita con una categroia che prende in considerazione le pratiche sessuali  e non l'oeirntamento sessuale o il genere delle persone con cui si fa sesso.

le vie di trasmissione del virus sono infatti in ordine di pericolosità

1) uso di siringhe infette

2) sesso penetrativo anale (per una fisiologia e meccanica più a rischio di microlesioni) insertivo E ricettivo

3) sesso penetrativo vaginale insertivo e ricettivo

4) sesso orale con scambio di sangue (anche il cunnilingus durante le mestruazioni) o sperma e secrezioni vaginali

Poco importa se nel sesso anale io uomo sono inserivo o ricettivo.
Quel che mi contagia è la pratica sessuale non il mio orientamento sessuale e nemmeno il comportamento sessuale (se non l'alto numero di partner) ma solo le pratiche sessuali.

Insomma cercando di informare si continua a disinformare più o meno in buona fede.


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