mercoledì 10 dicembre 2014

La maternità omogenitoriale fa capolino in uno spot: le parole con cui lo dice la stampa.

La vodafone lancia la rete 4g con Fabio Volo come testimonial.
Nello spot mentre Volo recita Bisogna avere pazienza, ci vuole tempo, dobbiamo fare un passo alla volta. Ma magari invece no. Magari invece è arrivata l’ora di avere coraggio due amici e un'amica si lanciano da un dirupo nel mare mentre una donna che ha appena partorito viene raggiunta dalla sua compagna che prima guarda il neonato\la neonata e poi la bacia castamente sulla fronte.





Il blog Lez Pop  accoglie lo spot commentando che laddove la politica non arriva ci pensa il marketing ed è il segno che i tempi cambiano. Del resto, come afferma Fabio Volo alla fine del video: «Noi non siamo fatti per aspettare». (il neretto è nel testo)

Lez pop si accontenta di poco...
A vedere bene lo spot la presenza della coppia è un'apparizione fugace e timida, a comincare dal bacio sulla fronte, sororerno e poco da donne innamorate.
D'altronde si sa, la maternità, chiunque sia la persona che la neo-mamma ha accanto come amante, viene presentata come qualcosa di a-sessuato.
Un bacio meno parentale e più sensuale avrebbe legittimato di più l'amore tra due donne mentre così viene semplicemente legittimata la maternità anche di una coppia di donne.

Coppia di donne, non già coppia lesbica.

Perchè due donne che stanno insieme non sono necessarimante lesbiche, possono anche essere bisessuali.
In ogni caso ci interessa davvero stabilire l'orientamento sessuale delle persone partendo dall'assortimento sessuale della coppie?

Due donne stanno insieme.

Il loro stare insieme fa di entrambe due lesbiche?

Non necessariamente. Allora non esprimiamoci su cio che non è certo.


Invece dalla stampa la coppia viene definita lesbica.

Oddio.

Non proprio.

Quasi l'unanimità della stampa alla parola lesbica preferisce un maschilista e odioso donne gay o unioni gay.
 
Lo spot Vodafone con Volo e due mamme gay
titola il giornale


Il corriere titola Mamme lesbiche nello spot Vodafone ma poi ci ripensa nel sottotitolo
Per la prima volta una pubblicità italiana mostra una coppia di genitori gay. 

Adesso, è vero che genitori,  maschile plurale, nella lingua italiana, designa tanto il padre quanto la madre, ma trattandosi nello specifico di due madri e di nessun padre non era forse il caso di usare genitrici? E genitrici lesbiche e non genitrici gay?

C'e dell'altro.

Da un lato un prete sull'Huffigtonpost usa lo spot per chiedere che l'unione tra persone dello stesso sesso non venga chiamata matrimonio, ma venga usato un altro nome perché se no si litiga, ci si insulta, ci si irrigidisce. E, da rigidi, la verità sfugge. 

Secondo la solita supremazia culturale etnocentrica della chiesa cattolica, che fa disgusto e orrore,  si scippa il matrimonio laico, che è l'unico ad avere validità legale in Italia, e lo si attribusice alla chiesa cattolica pretendendo che il matrimonio, che è di tutti e tutte, cambi nome così che il matrimonio cattolico e discriminatorio possa essere solamente delle coppie di sesso diverso.

Un terrorismo culturale insostenibile da rispedire al mittente senza mezzi termini.

Dall'altro lato Queer blog invece fa professione di lesbofobia affermando una deliratente anormalità delle coppie omogenitoriali quando afferma che
qualche italiano che vedrà la pubblicità capirà senz'altro che bisogna avere coraggio anche per superare le diversità e le barriere che dividono ciò che è ordinario da ciò che invece non lo è.
Ordinario cioè: Conforme all'ordine, alla regola, alla norma.

Dal che si deduce che per Mik di Queerblog (che chi legge questo blog già conosce per le sue ecolalie) una famiglia omogenitoriale è fuori dall'ordinario, cioè non consueta, dunque anormale.

Squisito esempio di lesbofobia...

Se invece di pretendere di cambaire il mondo, che cambia benissimo da solo, provassimo prima a cambiare noi stesse e noi stessi...


martedì 9 dicembre 2014

Le accuse gratuite al corpo insegnante in un post del blog il grande colibrì


Parlando di omofobia nelle scuole sul blog il grande colibrì, Gianfranco, niente cognome, afferma con granitica sicurezza che 
In molti casi non vi sono posti più escludenti, discriminanti, volgari della scuola. Inutile sorprendersi. La colpa? Assolutamente non degli adolescenti che, anzi, si prestano a voler percepire ciò che li circonda, ma dei professori che continuano ad essere in molti casi una delle categorie più aberranti che la storia ricordi.
Per corroborare questa affermazione tranchant e troppo generalizzante  Gianfranco porta delle argomentazioni deboli.

Gianfranco è professore (non ci è dato sapere di quale materia) e tanto basta a dare autorevolezza alle sue opinioni. 
Essere un insegnante e vivere ogni giorno tra le mura di una scuola, mi porta a credere che questo nuovo ombelico del mondo della querelle omofoba incentrato nella scuola italiana non sia una forzatura dei media ma una realtà tangibile e terribilmente vera.  

 Quale querelle omofoba?
La cronaca recente ci rimanda alla campagna promossa da Forza Nuova a Milano per segnalare tutti gli insegnanti che dissertano sulle tematiche del gender (repubblica.it), per non parlare dell'aggressione ad Assisi subita da un quattordicenne da parte di un docente dopo che il primo sarebbe stato additato come conoscitore della questione omosessuale. Per aver risposto il giovane sarebbe stato brutalmente malmenato (giornaledellumbria.it). E se non bastasse pensiamo alla docente di religione di Torino che ha sostenuto che l'omosessualità si può curare (repubblica.it), per poi giungere a qualche diocesi (e non solo) che vorrebbe monitorare tutte le scuole dove si continua ad affrontare la questione pericolosa del gender (repubblica.it).
Dei quattro esempi riportati uno riguarda Forza Nuova che invitava a denunciare il corpo docente, un altro una richiesta fatta dalla Diocesi sempre a danno della docenza.
Degli unici due casi imputabili al corpo docente il primo riguarda  un fatto eccezionale, per fortuna molto più che raro nelle nostre scuole, quello di un docente che ha aggredito fisicamente uno studente minorenne, il secondo caso riguarda il contenuto omofobo di una lezione di una docente di religione. 
Un po' poco per corroborare l'affermazione che i  professori continuano ad essere in molti casi una delle categorie più aberranti che la storia ricordi.
Dinanzi ad alcuni e alcune insegnanti  che hanno pensieri e comportamenti omofobi, ma anche maschilisti, sessisti e patriarcali, ci sono altrettanti e altrettante insegnanti che fanno il loro lavoro davvero bene tanto che se quelle persone cui Gianfranco riconosce il merito di sensibilizzazione* 
entrano nelle scuole è solo ed esclusivamente grazie al corpo docente, perché senza l'autorizzazione degli organi di autogoverno delle nostre scuole (dal Collegio Docenti al Consiglio d'Istituto) nessuno e nessuna può entrare a scuola.

La retorica di fondo dalla quale Gianfranco parte per il suo j'accuse è generalista e mette sullo stesso piano responsabilità della singola persona a problemi strutturali  delle scuole alle mancanze dei programmi scolastici ministeriali dai quali il corpo docente non può derogare sensibilmente.

Così l'affermazione che il corpo docente  continua ad essere in molti casi una delle categorie più aberranti che la storia ricordi mal si accorda con la considerazione che 
- mentre le scuole cadono a pezzi, in alcune province nelle classi si resta al freddo e al gelo per mancanza di fondi, noi docenti viviamo la condizione di classe lavoratrice meno considerata a livello planetario, si fanno i conti con la carta e quella igienica sparisce nel momento del bisogno. 
Delle due l'una.

O la classe docente è quella meno considerata (e il primo a considerarla poco è proprio l'autore di questa denuncia) o è una delle categorie più aberranti che la storia ricordi.

Che Gianfranco si decida.

A leggere in tralice il post di Gianfranco  non posso evitare di notare e far notare come tutto il post sia un profluvio di plurali maschili usati come neutri ambigenere.

Gianfranco scrive i professori ma intende anche le professoresse, parla di allievi ma intende anche allieve.
Per chi critica al corpo docente l'imposizone di un insegnamento che fa continuo riferimento a quella distinzione marcata tra ruolo maschile e femminile, in quella esaltazione di ciò che è da uomini o meno non c'è male. 
Per coerenza critica Gianfranco si dovrebbe almeno provare ad affrontare il problema del sessismo linguistico.
Invece il pensiero di Gianfranco è squisitamente, cioè, disgustosamente, maschilista e sessista.
Vediamo.
Il calendario va avanti verso il 2015, mentre alcune mentalità restano ferme ai tempi del libro "Cuore". E poi giammai sia nominata la parola "preservativo" in un discorso. Giammai! Per poi ritrovarsi ad avere allievi malati o allieve in attesa.
Dunque per Gianfranco le infezioni sessualmente trasmesse (non son chiamate più malattie da una decina di anni perché quel che si trasmette sessualmente non è già la malattia ma l'infezione, non lo diciamo noi ma l'Istituto Superiore della Sanità) son prese solo dai maschi, le femmine restano invece incinte...
Naturalmente per ogni ragazza che è in attesa c'è un ragazzo che ha contribuito a quell'attesa mentre le infezioni sessualmente trasmesse non guardano in faccia né al sesso biologico né all'orientamento sessuale.
Visto che parliamo di insegnamento e che Gianfranco mette in ballo le informazioni non si può sottrarre dal vaglio della weltanschauung che emerge dal suo modo di parlare, e scrivere.

Così come non si può tacere dell'italiano stentato di alcuni passaggi del post di Gianfranco:
Provate a manifestare in certi luoghi un desiderio di travalicare il proprio genere alla ricerca di una nuova identità in classi dove si combatte quotidianamente affinché si raggiunga uno sviluppo dell'ormone pari alla quantità di becchime assunto da tante galline che razzolano in un cortile.
Quali luoghi?
Chi combatte per lo sviluppo dell'ormone?
Chi sono le galline?
Cosa è il becchime? 
Che significa travalicare (cioè esagerare, trascendere; superare, oltrepassare o, ancora, trasgredire fonte Dizionario Garzanti online ) il proprio genere ? 

Ancora.
Si impedisce di credere che si possa amare una persona dello stesso sesso non perché si è malati e che contro l'amore non c'è pillola che tenga per guarire ma solo l'amore e l'accettazione verso se stessi.
Infine la pretesa che l'omofobia riguardi solamente il corpo docente e che ristagni nelle scuole e non dal mondo esterno è davvero naïf e tradisce un modo di vedere per compartimenti stagni. Se l'omofobia è nelle scuole non c'è perché lì vi nasce.. Semmai lì vi transita attraverso tutte le persone che a scuola vi lavorano siano esse insegnanti o studenti.

Ivi compresi anche quegli insegnanti che trattano colleghi e colleghe con una prosopopea che attesta un odio di classe davvero insostenibile...


* Le iniziative di discussione, spesso avviate grazie ad associazioni o alla volontà dei singoli, sono poi osteggiate proprio da quei gruppetti di docenti che della rigidità mentale hanno fatto l'unico vessillo in nome dell'elasticità con la quale accettano che certe vite possono essere spente lentamente 

domenica 7 dicembre 2014

Combattere le discriminazioni con una discriminazione? Sui dipendenti "solo gay" di un birrificio gayfriendly

La notizia è semplice e anche abbastanza curiosa.

Espedito Alfano, un imprenditore pugliese di 45 anni,  vice presidente nazionale del Movimento italiano del turismo birra e direttore dell’associazione Mondo Birra nata in Puglia produce da circa un un anno la birra artigianale IDEM sulle cui etichette in due colori diversi, giallo e rosso, riportano i simboli dei pianeti Marte e Venere, accoppiati a due a due.
Una etichetta criptica di non immediata lettura.


Sul sito della birra si legge
 

Le virgolette sulla sola parola diritti fa tremare i polsi perché, pur non volendo, ridicolizza i diritti. Ben diverso sarebbe stato se le virgolette fossero state poste sull'espressione "diritti gay" a indicare l'inapropriatezza di un'espressione usata per brevità di comunicazione. Non esistono infatti "diritti gay" ma solo diritti disattesi alle persone non etero.
Sul sito della birra si legge anche:
Due birre per non dimenticare che ci sono paesi dove l’omosessualità viene punita con la pena di morte;
Due birre per non dimenticare che ci sono Paese dove l’omosessualità viene curata con i trattamenti medici coatti come se fosse una malattia;
Due birre per non dimenticare che l’Italia è tra gli ultimi paesi europei in tema di diritti delle coppie di fatto.
Scopi nobili ma che non si capiscono minimamente dall'etichetta  del prodotto venduto e che non vengono certo combattuti comperando la birra.

La sensibilizzazione sociale fatta dal prodotto è infatti così blanda da ridursi a una operazione pubblicitaria, legittima, che non eccelle però in efficacia comunicativa.

Secondo La Gazzetta del Mezzogiorno (che titola la birra gay" Alfano avrebbe detto (coi quotidiani il condizionale è d'obbligo)
"Noi siamo degli agevolatori di discussione: i giovani vedono l'etichetta, si incuriosiscono, vanno su Internet, si informano, parlano e questo a noi va bene, suggeriamo un tema di discussione".


Sulla pagina facebook della birra si legge un florilegio di articoli ridicoli che pubblicizzano la lotta alla discriminazione con una controdiscriminazione, illegale anche in Italia, delle persone non gay.


Da un punto di vista politico e sociologico è interessante notare come la cultura contro le discriminazioni sia una pratica che ignoriamo se pensiamo di fare davvero lotta contro le discriminazioni assumendo solo persone gay.

Nessuno se ne rende conto, nemmeno il Mario Mieli che riporta la notizia per spirito di corpo senza rendersi conto della discriminazione in atto.
A meno che non si creda che una discriminazione possa risarcirne altre...

Non mettiamo in discussione la buona fede di nessuno.
Ma troviamo sintomatico che questa buona fede creda di sollecitare il discorso contro l'omofobia rivendicando una pratica di discriminazione ridicola e illegale.

Essere gayfriendly non lo si dimostra preferendo nelle assunzioni i gay ma, casomai,  riconoscendo in azienda a tutti di dipendenti e tutte le dipendenti gli stessi diritti delle coppie sposate, per esempio...

E che nessuno se ne accorga accontentandosi del primo maldestro tentativo di sensiblilizzazione la dice lunga sul pressappochismo italiota che non risparmia nessuno. Nemmeno gli amici del Mario Mieli che saranno esperti di "cose gay" ma non di diritti della cittadinanza tutta che dinanzi a una così palese discriminazione dovrebbe gridare "al ridicolo!" e non compiacersi.



Purtroppo si pensa male e si pratica peggio.



giovedì 4 dicembre 2014

Un annuncio di rinascita fatto dalla famiglia di un ragazzo trans diventa per Queer Blog un annuncio di coming out da trans.


Lo so, è un classico esempio di pelo nell'uovo, e sembra che mi accanisca contro Queer Blog.


Però  non posso non far notare il provincialismo culturale nostrano e non dico solamente di Queer Blog ma dell'italico paese tutto, che vuole usare sempre l'inglese (la lingua) anche quando l'inglese (chi lo parla) certe parole non le userebbe mai.


La notizia è molto bella di per sé.


La diciannovenne Elizabeth Anne ha transitato di sesso e da donna è approdata al sesso maschile con il nome di Kai Bogert.

Le persone trans parlano del giorno in cui iniziano a vivere la propria vita con il sesso (o il genere, non sappiamo se Kai ha compiuto una riassegnazione chirurgica del sesso) d'elezione come giorno di nascita o rinascita.


Così sua madre ha pensato bene di pubblicare sulla pagina delle nascite del The Courier-Mail, un giornale Australiano di Brisbaine, un annuncio nel quale ritratta l'annuncio dato 19 anni prima.

Ecco l'annuncio

traduzione letterale

Ritrattazione – Bogert

Nel 1995 abbiamo annunciato l’arrivo della nostra progenie, Elizabeth Anne, come figlia. Lui ci ha informato che ci eravamo sbagliati. Oops! Colpa nostra. Ora ci piacerebbe presentarvi il nostro meraviglioso figlio - Kai Bogert.
Amarti è la cosa più semplice del mondo. Pulisci la tua camera.











Che l'inglese non sia proprio di casa con chi ha fatto la traduzione pubblicata da Queer Blog lo si capisce leggendo la loro traduzione, con parole interpretanti (Retraction non è "correzione" ma ritrattazione, e sprogget non è cicogna ma letteralmente prodotto delle gonadi, io l'ho tradotto con progenie) che nell'annuncio originale non ci sono, ma sorvoliamo...

Cosa dice l'articolo del The Courier Mail che riporta la notizia?

Che una madre per mostrare sostegno a suo figlio che fino a qualche settimana fa era una figlia ha usato un annuncio sul giornale.
Il titolo dell'articolo recita: Mum takes out classified ad to show support for son Kai Bogert who used to be a daughter (Mamma tira fuori annuncio per mostrare il sostegno per il figlio Kai Bogert che è stato una ragazza).

Come riporta la notizia Quuer Blog ?

Fa coming out come transessuale e i genitori pubblicano sul giornale l'annuncio di nascita corretto

Il mario Mieli (dal quale apprendo della notizia) corregge almeno in parte e rimportando il testo integrale del Bolg senza commento alcuno almeno titola

Fa Coming Out come FtM: i genitori reagiscono in modo stupendo!
Titolo nel quale Kai viene giustamente presentato per quello che è un Ragazzo FtM da Femmina a Maschio.

Ma in entrambi casi si usa coming out che in questa circostanza non non c'entra nulla.

Se Kai abita ancora coi gentiori e dall'annuncio crediamo proprio di sì, credo che i suoi genitori si siano accorti della sua transizione da femmina a maschio.

Quindi non si capsice di quale coming out Roberto Russo (autore dell'articolo) vada parlando.

Coming out infatti si fa quando fai dichiarazione pubblica del tuo orientamento sessuale che, non essendo visibile, viene normalmente presunto essere quello etero.

Per quello dici no guardate io sono gay, sono lesbica, sono ...

Fare coming out da trans (ma che pessimo modo di eprimersi) lo si può fare solamente quando si è persone consociute al mondo con un sesso e si rivela il proprio sesso di nascita.

E' quello che ha fatto la modella Geena Roncero, donna trans MtF che ha dichiarato di essere nata maschio.

Ma non si può proprio fare coming out nella famiglia presso la quale si vive!

E' un modo di esprimersi approssimativo non solo di chi non consoce evidentemente la lingua inglese ma di chi ragiona per classificazioni standard, caselle rigide e defintorie (far coming out da trans) e non ha le idee chiare su nulla di quello sul quale, lo stesso, ha laa presunzione di scrivere.


Fare coming out come uomo non significa proprio nulla si tratta di un'approssimazione insostenibile che induce a confusioni presso un pubblico già distratto che potrebbe di nuovo confondere orientamento sessuale con identità di genere...

Eppure nel Courier Mail la parola coming out non viene mai usata perchè loro, che l'inglese lo parlano e in quella lingua pensano sanno bene che in quel contesto non c'entra niente.

Russo, che quando scrive sembra non pensare nemmeno nella sua madre lingua, usa un frasario sensazionalistico, con concetti usati a casaccio, definizioni tranchant sull'orlo della discriminazione e che scadono nel ridicolo involontario come quando Russo scrive: 
Kai, dal canto suo, ha raccontato quello che ha significato per lui fare coming out come uomo transessuale dinanzi alla sua famiglia ad appena 19 anni 
Mi immagino la scena.

Kai: -  Mamma, papà ero donna e mo' so' uomo!
Mamma e Papà: -  Uh caro non ce ne eravamo mica accorti!!!

Però, 'sti genitori, distratti!!!!



 Russo è talmente obnubilato dal cambiamento di sesso che non ha pensato che quella transizione è avvenuta per stadi, passo dopo passo, tutti visibili ed evidenti alla familgia, e che quell'annuncio non era una presa d'atto di un cambaimento del quale rano a consocenza evidenemtente già da tempo ma un omaggio al figlio nel giorno della sua (ri)nascita come maschio.

Vallo a spiegare a Russo che vede solamente coming out...

Il Mario Mieli si limita a riportare quel post senza colpo ferire, rendendosi così complice di uno scempio concettuale imbarazzante, perchè spiegatemi con quale faccia andiamo a dire alla stampa blasonata che deve usare un lessico rispettoso e corretto quando i siti con la parola gay nell'url sono i primi a non farlo.

Allora caro Roberto, prima di scrivere pensaci bene, perchè poi là fuori ti leggono e si disinformano!

Qualche pensiero sulle dichiarazioni criminali di Inga Priede, deputata lettone del partito di governo Unità


Inga Priede, deputata del Consiglio regionale del Kandava (Lettonia) e capo del dipartimento regionale del partito di governo “Unità”, il più grande partito lettone di centro destra, a proposito del matrimonio egualitario ha scritto alcuni tweet nei quale collega il tasso di natalità alla presenza o meno delle persone omosessuali e poi ringrazia i Tedeschi durante l'occupazione Nazista per avere ucciso gli omosessuali facendo così aumentare le nascite nel suo Paese.
Priebe ha prima scritto che i cittadini e le cittadine del Kandava erano sotto shock per l'apertura del matrimonio alle persone gay  e che le persone gay della regione non sono orgogliose perché ci sono dei valori di base (non leggendo il lettone ci rifacciamo alle dichiarazioni riportate del New York Observer e dalla traduzione di google traduttore del tweet di Pirede in lettone). E poi ha ribadito che Grazie a dio i tedeschi, al loro tempo, hanno sparato ai gay. Il tasso di nascita stava così risalendo (Thank God! The Germans shot them in their time. Birth rate was going up).

Il tweet voleva essere una frecciatina contro  Ilse Vinkele, ex ministra del Welfare dello stesso suo partito, promotrice della legge sul riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e la parità dei diritti sociali. Le conseguenze non si sono fate attendere mentre Vinkele  ha minacciato di voler citare in giudizio Priede per istigazione alla violenza il suo partito l'ha costretta a rassegnare le dimissioni.

Le sue dichiarazioni oltre che per la disgustosa omofobia  in un paese il cui ministro degli esteri Edgars Rinkevics ha fatto coming out un mese fa, sono imbarazzanti anche per il riferimento ai nazisti di per sè, visto che la Lettonia ha visto uccidere per mano nazista più di 70,000 persone ebree dii nazionalità lettone, 2000 rom, e un numero sconosciuto di persone omosessuali. Un genocidio compiuto anche grazie al collaborazionismo Lettone che vede la popolazione divisa tra chi ancora li odia e dà loro la caccia e uno sparuto gruppo di veterani che il 16 marzo di ogni anno fanno marcia a Riga (la capitale Lettone) orgogliosi di avere ingrossato le fila delle SS naziste...

Se a questo dato storico si aggiunge la questione del tasso di natalità del paese che è argomento sensibile (l'attuale popolazione di 2 milioni di unità ha visto un calo del 13% dal 2000 e se la tendenza non si inverte altre 500mila persone verrano perse entro il 2050) si capisce quanto l'affermazione di questa omofoba di merda sia entrata a gamba tesa in tante questioni nazionali e non solo in quella dell'omosessualità.


Dietro pressione dei vertici del suo partito Inga Priede è stata per frotuna costretta a chiedere pubblicamente scusa e a rassegnare le dimissioni.

Questa notizia ha tanto da insegnarci.


1) La democrazia lettone è più forte di quella italiana.


Dinanzi a dichiarazioni omofobiche di pari gravità nessuno dei nostri esponenti di partito ha mai rassegnato le dimissioni (e quando le dimissioni ci sono state, per dichiarazioni di disgustoso maschilismo, ci sono stati militanti gay che difendevano il maschio di turno che aveva augurato a una donna di essere stuprata...)


2) Si pretende che le persone omosessuali siano sterili.


In virtù del fatto che due persone dello stesso sesso non possano procreare tra di loro le si considera sterili a priori.
Ignorando che come singole perosne gay  elesbcihe sono fetili come tutte le altre persone e che, oggi, grazie alla tecnologia medica  e al contributo solidale di donatori e donatrici di gameti e di donne che si prestano alla gestazione per conto terzi anche, le coppie dello stesso sesso possono procreare.


Non procreano biologicamente tra di loro, ma questo è un dettaglio.

Quel che conta è che nel momento in cui si forma una coppia questa coppia, se vuole, può procreare.


E' proprio questo il motivo per cui si nega il diritto di procreazione alle coppie dello stesso sesso.


Perché la coppia che procrea contribuisce ancora di più al bene pubblico della comunità e se una coppia dello stesso sesso fa prole si integra ancora di più nel tessuto sociale.


Il fatto che due persone dello stesso sesso non possano procreare tra di loro è un impedimento fisico dello stesso ordine sociale di quello della coppia di sesso diverso sterile o semisterile.

Una coppia di donne risolve il problema nello stesso identico modo di una coppia uomo donna dove è l'uomo a essere sterile.


Solo la coppia di uomini intraprende una via radicalmente diversa.

Ma da un punto di vista tecnico la donna con problemi di feritlità in coppia con un uomo gestisce la gravidanza di un figlio biologicamente non suo proprio come una donna che gestisce la gravidanza per conto terzi.

Se tutti fossimo gay (e lesbiche) ci estingueremmo.

Se tutti intraprendessimo esclusivamente delle relazioni tra persone dello stesso sesso dovremmo solo metterci d'accordo per fare prole. Non ci estingeuremmo nemmeno nel caso di una dittatura gay e lesbica.

Tra l'altro delle due l'una o l'ascesa dei diritti gay sta minando la natalità oppure il paineta sta esplodendo arrivando a 10 miliardi nel 2050.



3)   La retorica della minoranza è ancora dura da morire.


diritti mancati  delle persone non etero non sono diritti ad hoc ma diritti mancati quelli di tutte le altre persone perché le persone non etero sono come tutte le altre persone e godono già degli stessi diritti.

Invece si parla dei diritti delle minoranze sessuali come se le minoranze sessuali avessero bisogno di diritti particolari. Come se le persone non etero fossero una minoranza sessuale.


Minoranza sessuale è infatti una doppia discriminazione.


Non è affatto vero che le persone non etero siano una minoranza.
E' dai tempi di Kinsey che è stato assodato scientificamente che siamo tutte e tutti almeno un po' bisessuali e che dunque le minoranze sono l'eterosessualità e l'omosessualità pure mentre la maggioranza delle persone si attesta su una bisessualità anche se spesso non equidistante ma spostata verso uno dei due poli etero - omo.


In ogni caso non si tratta di una minoranza sessuale perché l'orientamento sessuale non riguarda solo il sesso che facciamo ma anche i sentimenti e le relazioni sentimentali, affettive.

D'altronde non si chiede il diritto di poter scopare con chi ci pare.
Si chiede di poter accedere al matrimonio, no?


Eppure RAI news parla di parità dei diritti sociali delle minoranze sessuali in un  capolavoro discriminatorio disgustoso (perché involontario).


Rai News è in buona compagnia.

L'autore (o l'autrice) anonimo (o anonima) del Blog Gayburg parla di diritti dei gay il cui sessismo della lingua impiegato ha conseguenze grottesche.

L'espressione  diritti dei gay significa solamente uomini omosessuali e lascia fuori le donne.

Diritti delle PERSONE omosessuali, oppure diritti dei gay e delle lesbiche, sono forme davvero inclusive.

L'uso del maschile plurale come neutro è un viziaccio che c'hanno pure i froci (o le lesbiche)...




Queste derive discriminatorie inintenzionali sono una squisita dimostrazione che chi parla male pensa male.


A proposito, Inga Priebe è la donna raffigurata nella foto a destra.
Quella raffigurata sul sito Gayburb è  Ilse Vinkele, ex ministra del Welfare, ma non sono sicuro che a Gayburg lo sappiano...



5) Nesssuno e nessuna si perita di correggere le dichiarazioni di Priede. 

Le persone omosessuali come tutte le altre vittime dei campi di concentramento non sono morte per fucilazione ma sono state gasate. Ma la storia è un'oponione e non interessa a nessuno. Non certo a Rainews nè a Gayburg che nulla ci dicono sulla storia Lettone (a differneza del New York Observer dal quale ho mutuato le informazioni che ho riportato). Da cui possiamo anche dedurre che


6) La storia non abita in Italia.

Senza memoria stroica non c'è popolo e senza poplo non c'è nazione.

La Lettonia lo sa bene e  Priebe viene fatta dimettere.

Da noi si gioca a chi la spara più grossa (Giovanardi e i bambini comprati).

Italia paese di merda.

E buon Natale!

mercoledì 3 dicembre 2014

E' morto Alfredo Cohen


Alfredo D'Aloisio, in arte Alfredo Cohen, Cohen era il cognome della madre, è morto a Tunisi per cause naturali all'età di 72 anni.

Da quasi un paio di decenni si era ritirato a vita privata lontano dall'impegno politico e artistico che lo avevano visto coinvolto sin dalla giovinezza, quando militava nel Fuori!  essendone stato uno dei fondatori, quando scriveva poesie, o pièce teatrali, quando eseguiva canzoni o recitava.


Figura oggi magari poco conosciuta, ma sarei felice di essere smentito, Cohen ha indicato una strada precisa per la militanza, quella dell'attivismo, oggi tanto poco frequentata, e della ricerca politica anche nel teatro e nella canzone.

Nel teatro Cohen debutta nel 1974 con lo spettacolo Dove vai stasera amico? nel quale interpreta una galleria di personaggi gay, animando il dibattito sulla lotta contro il sessismo e il moralismo piccolo-borghese, continuando l'anno successivo con lo spettacolo di monologhi e canzoni Oggi sul giornale e nel 1976 con Salve signori sono normale, dove decostruisce i luoghi comuni feroci della stampa borghese sull'omosessualità con una ironia precisa e implacabile.

L'anno dopo pubblica l'album Come barchette dentro un tram, del quale firma testi e musiche, arrangiato e prodotto da Franco Battiato e Giusto Pio.

Nel disco parla di omosessualità maschile come in Italia nessuno aveva fatto allora e mai farà dopo.
Con ironia precisa e implacabile  Cohen racconta di marchette in Tre mila lire (tremilalire se vuoi
toccare, tremilalire sbrigati ho fretta, vuoi fare l'amore con me? tremilalire)



o di amore non canonizzato secondo i parametri borghesi   in Non ho ricchezze non ho paesi non ho tesori non ho città (un cesso di stazione mi darà più speranze della vostra maledetta tranquillità).





Canzoni da riascoltare o magari ascoltare per la prima volta per basire.


Nel 1978 torna a teatro col monologo Mezzafemmina e za' Camilla, con il quale ottiene un grande successo in tutta Italia.

Nel 79 torna a collaborare con Battiato e Giusto Pio pubblicando un 45 giri che contiene i brani Roma e Valery.

Valery è dedicata all'allora giovanissima transessuale Valérie Taccarelli, attivista del Cassero di Bologna e oggi esponente del MIT (Movimento Identità Transessuale).

 

Rimaneggiata fortemente nel testo ma sorprendentemente con delle sopravvivenze  di quello originale di Cohen Valery nel 1983 diventerà Alexanderplatz portata al successo da Milva.

Il confronto tra il testo originale e le sopravvivenze del testo di Cohen nella versione  pop riscritta da Battiato per Milva (il Battiato fascistissimo sopravvalutatissimo e tanto amato soprattutto a sinistra) rende merito all'impegno di Cohen e getta nuove luci ermeneutiche sul testo della versione di Milva altrimenti ostico.

Valery








La bidella ti fa ripetere una lezione troppo antica:
mi piace di più lavare i piatti, spolverare, fare i letti,
poi starmene in disparte come vera principessa
prigioniera del suo film
che aspetta all'angolo con Marleen...
Hai le borse sotto gli occhi tuoi di Liz Taylor,
e suoni Schubèrt.

Alexanderplatz 

La bidella ritornava dalla scuola
 un pò più presto per aiutarmi, ti vedo
stanca hai le borse sotto gli occhi,
 Come ti trovi a Berlino Est?

(...)

E la sera rincasavo sempre tardi
solo i miei passi lungo i viali
e mi piaceva, spolverare, fare i letti
Poi restarmene in disparte
come vera principessa prigioniera del suo film,
che aspetta all'angolo come
Marlene hai le borse sotto gli occhi,
Come ti trovi a Berlino Est


La denuncia di Cohen del ménage familiare dalla morale sessista della bidella diventa in Battiato una cosa che alle donne piace fare.

Provatevi a dirmi che Battiato non è fascista.

Negli anni successivi Cohen lasciata la critica al sessismo e al moralismo borghese per dedicarsi a spettacoli nei quali analizza la società contemporanea alternando sempre monologhi a canzoni.

Ci sarebbe da citare la sua particina in Parenti Serpenti (Italia, 1992) (dove interpreta Armando  La Fendessa) se il film di Monicelli non fosse così disgustosamente omofobo da glissare.

Ancora uno spettacolo teatrale al teatro 'de Servi di Roma e poi il ritiro dalle scene.

Non so se ad Alfredo Cohen avrebbe fatto piacere questo mio beve excursus. Dato il ritiro a vita privata forse lo avrebbe infastidito.

A me invece infastidisce che di tutti i siti che ho consultato per scrivere queste noterelle solamente uno sia un sito lgbt, quella fonte inesauribile di notizie e dati che è il sito di Giovanni Dall'Orto

Il resto delle mie fonti sono siti di poesia (fondazione Sandro Penna), siti sulle canzoni contro la guerra, siti su dischi poco sconosciuti o riviste online, di diversa caratura ed estrazione politica ma che sanno riconoscere la cultura senza parlarne solo per spirito corporativista, perché Cohen era gay. Se ne parla perché Cohen faceva cultura, senza gai aggettivi di sorta.

Ecco, credo che questa mancanza sulla rete di siti "gay" che parlano di Cohen restituiscano in prospettiva la differenza fondamentale tra la militanza frociarola contemporanea, tutta concentrata sul nome della cosa e poco sulla sostanza, e l'attivismo, quello vero, quello di Cohen che oggi non trova riscontro alcuno.


C'è forse da  meravigliarsi che da quasi vent'anni Alfredo se ne stava in quel di Tunisi ?

venerdì 28 novembre 2014

"Non voglio essere più gay" pubblicato da gay.tv. Quando dietro una lettera di apparente sfogo si cela una strategia denigratoria precisa, oscena e omofoba.

Luis Pabon il 17 novembre u.s. ha pubblicato un post dal titolo Why  I No Longer Want to Be Gay  sul sito thoughtcatalog che si distingue per articoli dal titolo 10 tipi di mamma che fanno schifo, 5 ragioni per cui Wikipedia è meglio che leggere libri.


Il suo post è stato ripreso in traduzione italiana da Gay.tv che lo (ri)pubblica col titolo “Non voglio più essere gay”: la testimonianza di un uomo deluso dalla comunità LGBT omettendo il nome dell'autore e l'origine del post.

Ringrazio il mio amico Sunny che mi ha segnalato il post di gay.tv.



Solo in calce al post si legge Questa testimonianza è stata pubblicata originariamente qui dove il link (come potete vedere se lo cliccate) non riporta direttamente al post ma solo alla home page dei sito...


Mi chiedo del perché questa mancanza di chiarezza e trasparenza nelle fonti usate...
Perché non un link diretto al post?
Perché non riportare il nome dell'autore e del sito originale nel quale il post è stato pubblicato? Perché non riportare che si tratta di una traduzione dall'inglese?

L'articolo è stato scelto perché in linea con la scelta editoriale di gay.tv che vuole proporre dell'omosessualità maschile una immagine granitica, unica, imperante.


Ho scritto a Pabon sperando che abbia tempo per rispondermi. Le osservazioni che seguono non riguardano il suo post ma la traduzione italiana (a tratti molto interpretante, ma questo lo vedremo in un altro post).


Per come è presentato da Gay.tv, e per l'impatto che le parole di questo post hanno in Italia, specialmente oggi, farò conto che si tratta di una articolo di un italiano, anonimo.


Pabon, pardon, l'autore anonimo, si presenta come persona gay che non vuole più essere gay.


Ci spiega cosa vuol dire essere gay? No.

Ci dice solo che dal momento che ha accettato la propria omosessualità è entrato in questa comunità alla ricerca di amore, intimità e fratellanza. Invece ciò che ho trovato è: sospetto, infedeltà, solitudine e mancanza di unione.




Essere gay per Pabon significa fare parte di una comunità.


Sia che la si intenda come significato sociologico che come significato antropologico la parola Comunità  identifica un gruppo di persone che ha delle caratteristiche in comune tali da creare un sentimento di identità attraverso una storia comune, degli ideali condivisi, delle tradizioni e dei costumi che siano la lingua parlata e il correlato sistema di significati, oppure determinate norme di comportamento, dei valori condivisi, una religione o una storia comune.




Qualunque ne sia la definizione la Comunità ha un forte valore regionale e locale. Le persone per essere in una comunità devono vivere nello stesso luogo, in un quartiere o una stessa città.


L'idea di Comunità funziona quando il gruppo comunitario è sensibilmente diverso dal resto del gruppo cittadino o comunque della zona regionale in cui solo la comunità può avere senso e trovare radicamento.



Una Comunità di persone diverse nella lingua nei costumi e nella religione rispetto la maggioranza delle persone che vive in un determinato luogo.


La comunità musulmana della città di Roma, la comunità ebraica, cioè di religione non cattolica,  la comunità gay cioè non eterosessuale.
In questa comunità, c’è talmente tanto disgusto di sé stessi che si incontrano continuamente uomini a pezzi, autodistruttivi, che sanno solo ferire, che sono crudeli e vendicativi gli uni contro gli altri.
Normalmente una comunità è autosolidale...
Ho lottato per adattare il mio codice morale a questi comportamenti, ma mi sembra di essere costretto a spingermi troppo oltre alle mie convinzioni e ai miei valori.
Normalmente la comunità è di persone alla pari. Pabon sente di non avere nulla in comune con gli altri gay dunque non sta parlando alla sua comunità.
Non importa quante volte mi sforzo di non avere una percezione falsata, di non avere preconcetti: ogni volta incappo nel solito stereotipo di uomo gay – che fa sesso con chiunque ed è ossessionato dal sesso; superficiale, incapace di avere una relazione stabile, spaventato dall’intimità, privo di amor proprio; affetto dalla sindrome di Peter Pan, con un odio per chi è più anziano. Tutte cose che pensavo fossero ormai sepolte per sempre, invece vengono fuori subito. Sembra quasi che i gay facciano fatica a superare gli stereotipi e i cliché.
I gay. Non quelli come me, ma loro.

Ammesso e non concesso che essere gay significhi far parte di una comunità Pabon di quella comunità non si è mai sentito davvero facente parte, ci ha provato ma è sempre rimasto estraneo.

Allora un titolo più pertinente al suo post sarebbe stato Perché non sono mai stato omosessuale e non perché non voglio più esserlo.


Pabon intende evidentemente il termine Comunità come sinonimo di tutti i gay, non solo quelli della città in cui vive, ma direttamente i gay tout court.
Nominare una categroia per nome significa sempre indicare tutte le perosne di quella categoria.


Sembra quasi che i gay facciano fatica a superare gli stereotipi e i cliché. Sta diventando sconfortante.
I gay, cioè tutti i gay.
A ben vedere non proprio tutti gay ma solo quelli che lo danno a vedere
Ero orgoglioso di essere orgoglioso, e mi sentivo parte di qualcosa di più grande di me, un movimento di uomini che amano gli uomini e che non hanno paura di mostrarlo. Il nostro amore doveva essere un atto rivoluzionario.
Non tutti  i gay dunque ma solo quelli che non hanno paura di mostrarlo.

Siamo sicuri ?


Tanto indolore questa mostrazione non deve essere se Pabon dice che
Sono passati sette anni da quando ho deciso di vivere la mia vita da gay dichiarato e non è stata una strada facile. E’ stata anzi piena di dolore e miseria che inizialmente ho cercato di mascherare con l’alcol, le droghe, il sesso e le feste.
Dolore e miseria.


Pabon non sente il bisogno di spiegare questo dolore e questa miseria, dà per scontato che sia chiaro a tutti e tutte che i gay della comunità che vivono dichiarati hanno una vita piena di dolore e di miseria e che per non pensare a questo dolore e a questa miseria  si ricorre all'alcol alle droghe al sesso e alle feste che sono espedienti per non pensare a questo dolore e a questa miseria per dissimularle, mascherarle, nasconderle.




Siamo ancora dentro al cliché del gay solo e sofferente che tanto piace alla chiesa cattolica che solo scotomizzandolo in questi termini lo accoglie come individuo che soffre, come un cristo (se Casto) se ricordate le vere parole di Papa Francesco sui gay...


Pabon allude a un sottotesto che non esplicita dandolo per scontato e per comunemente diffuso. Di nuovo pretende che quel che prova lui sia di tutti i gay.




Tutti i gay o solo quelli che fanno le feste?

Cosa è nata prima ? La festa o il dolore?


Ecco l'inganno. Lo scippo. Il ludibrio.




Essere gay è una condizione triste e dolorosa di per sé perché, si sa, se sei gay, se hai il cancro mortale, se sei cieco, paralitico, o focomelico, soffri e cerchi di distrarti con il sesso le droghe e il rock and roll.


Ma che sagra de luogo comune!


Peggio.
Pabon ne fa una questione di razza e insinua che i gay non amino i fratelli gay.
Per Pabon un uomo gay non cerca già un altro uomo come lui ma solamente un altro gay come lui.


Per Pabon quello che ci fa gay non è il fatto di amare altri uomini come noi ma altri gay come noi.

Ed ecco perché entra in ballo la comunità universale.


Tutti gli uomini gay che cercano gli uomini gay.


Quelli etero curiosi o bisex non contano. Peggio, non esistono.
Pur riconoscendo di essere attratto dagli uomini, ho scelto di dissociarmi da uno stile di vita al di fuori della morale e della bontà. Vivere la vita gay è come infatuarsi di un cattivo ragazzo, di cui all’inizio desiderate spasmodicamente l’attenzione e l’amore, ma che alla fine vi fa ribrezzo. Io non ci sto più.
Dunque essere omosessuali significa adottare uno stile di vita.


Una generalizzazione talmente universale da sfiorare il ridicolo. Sarebbe come dire che siccome Berlusconi fa i festini nelle sue ville col Viagra e le minorenni tutti gli etero per essere etero fanno lo stesso.

Immaginatevi un ragazzo etero che dice


pur riconoscendo di essere attratto dalle donne ho scelto di dissociarmi da uno stile di vita al di fuori della morale e della bontà. Vivere la vita etero è come infatuarsi di una cattiva ragazza, di cui all’inizio desiderate spasmodicamente l’attenzione e l’amore, ma che alla fine vi fa ribrezzo. Io non ci sto più.


on stiamo tanto lontani dalla colpa della donna tentatrice (San Paolo docet). Solo che qui i tentatori sono altri uomini come te Beh non propri come te che tu gay non lo vuoi essere più.


Pabon coniuga un odio personale verso certo libertinaggio sessuale con l'odio verso i gay dai quali si smarca con dei giudizi pesantissimi che tradiscono una omofobia interiorizzata profondamente radicata:
Una volta gli uomini erano uomini e ti approcciavano con un minimo di coraggio cavalleresco.
Non bisogna avere vissuto certe cose personalmente per sapere che anche negli anni settanta e prima ancora si vivevano situazioni di sesso selvaggio, di promiscuità assoluta, ferina e feroce...
Oggi si nascondono dietro le maschere elettroniche di Grindr oppure si piazzano vicino a voi nei locali, sperando che siate voi a provarci, in modo da potervi dire di no con arroganza e proiettare così il loro disagio. Ho notato che molti uomini gay vogliono solo una sfida e vivono per essere elusivi. Vogliono uomini che non li vogliono, uomini che ricordano la distanza emotiva o l’assenza dei loro padri.



L'assenza dei padri una delle cause dell'omosessualità nelle teorie eziologiche degli anni 50.






Un redattore di un sito con la parola gay nel titolo avrebbe dovuto trattare questo post per quello che è il vomito disgustoso di un uomo con enormi problemi di omofobia interiorizzata, un razzista che pretende che tutti i gay siano fatti nello stesso modo, che usa i peggiori stereotipi per confermare quello che la comunità etero maggioritaria pensa dell'omosessualità maschile e che solo in quei termini la lascia approdare nel mainstream dell'immaginario collettivo diffuso dai film dai reportage dai libri dalle canzoni, confondendo la causa con l'effetto e trovando conferme nel comportamento dei gay perché vede i gay con la lente deformante del pregiudizio.




Invece Gay.tv pubblica questo post senza problematizzarlo, senza denunciarne lo stigma che riversa copioso, vedendoci solamente la provocazione gratuta che monetizza in una bella discussione sulle sue pagine per avere dei click in più millantando un pubblico selezionato da vendere alla pubblicità.




*Luis Pabon is a Licensed Masters Social Worker (LMSW) who has worked with adults experiencing mental health and also chemical dependency issues. He is also an artist, poet, writer, singer-songwriter who continues to perform throughout the Capital Region sharing stories of hope, transformation and self actualization. .

martedì 14 ottobre 2014

La sottile omofobia di chi insinua che, sotto sotto, le persone omofobe siano omosessuali.

La cronca ha fatto pullulare la rete di commenti sbottonati di gente che gongolava nello scoprire che i peggio omofobi in realtà sono omosessuali.

Ne ha parlato Repubblica, in un articolo pessimo nel linguaggio.
Linguaggio omofobo del quale nessuna persona sembra essersi accorta ma si sa su facebook non usi il cervello usi il mouse per cliccare condividi e mi piace.

L'outing quella pratica di dichiarare pubblicamente 'il comportamento omosessuale di persone che si sono distinte nel dicriminare le persone omosessuali ha una valenza politica chiara ed evidente. 

Si parla della vita privata di queste persone non per pettegolezzo o per un giudizio su di essa ma per evidenziare la palese contraddizione fra quanto detto e fatto pubblicamente e nel privato.

L'articolo di Repubblica non sottolinea la contraddizione politica, nè l'odio, politico e ideologico, non personale di quetse persone, contro il popolo arcobaleno, sottolinea, con un punto di vista degno di Novella 3000, i segreti della loro vita privata com'è detto già nel titolo

La vita segreta degli attivisti anti-gay: erano omosessuali

Perchè erano e non sono? Sono fosse morti? Non lo sono più? No. Ci si riferisce a fatti accaduti qualche anno fa e non si sa usare il presnete storico o il passato prossimo. Si usa l'imperfetto.
Edward Lee Schrock. Ex ufficiale navale e politico repubblicano, senatore dello Stato della Virginia dal 1996 al 2005. Schrock era noto per le sue posizioni anti-gay, e le strenue campagne contro l'omosessualità. Questo fino a quando, nel 2004, venne reso pubblico un filmato in cui il senatore tentava di adescare un ragazzo di strada.
Adescare un ragazzo di strada.

Che bel linguaggio giudicativo!

Ragazzo di strada vuol dire prostituo o escort.

Però per Repubblica ad adescare era il senatore e non il ragazzo.
Adescare, che letteralmente significa tirare con l'esca, in senso traslato significa attirare qualcuno con inviti erotici.

Dunque il ragazzo in questione era un escort o no? Perchè se lo era era lui ad attirare il senatore coninviti erotici e non viceversa.

Evidentemente nella mente di chi ha scritto queste parole se un uomo adulto rimorchia un ragazzo giovane è lui l'adescatore...

In ogni caso basta una scopata con un escort per fare del senatore un omosessuale?
Certo che no!
Se bastasse annoverare il sesso per stabilire l'oreintamento sessuale di chicchessia saremmo tutti e tutte omosessuali.

Ci sono tante persone eterosessuali che hanno un comportamento omosessuale.

Basta il comportamento omosessuale per fare outing a chi ha questo comportamento?

Certamente sì, però bisogna capire bene perchè lo si fa e come lo si fa.

Non con i toni di repubblica!

Basta leggere  l'introduzione dell'articolo per rendersi conto del punto di vista giudcativo e omofobo:

Politici o pastori di comunità religiose, questi uomini sono tutti accomunati da un forte attivismo esercitato per anni contro i diritti delle comunità Glbt del paese. Questo fino a quando scandali e denunce non hanno rivelato le loro reali preferenze sessuali, troncando per sempre le loro carriere. La classifica è di The Richest.com
I neretti sono miei.

Scandali e denunce.

Detto così sembra che le denunce siano legali e non di attivisti che hanno fatto loro outing.
Scandali vuol dire che le attività omosessuali non si sono svolte nella normalità ma in ambiti e contesti scandalosi.

Non solo l'omosessualità viene relegata a preferenza sessuale secondo un punto di vista e un modo di esprimersi squisitamente omofobo, perchè giudicativo, denigratorio e parziale ma viene sempre accostata allo scandalo. Repubblica non perde mai occasione di denigrare le perosne non etero.


Qual è la fonte di questa notizia ?

The richets.com una testata internet statunitense scandalistica, i cui articoli sono tutti nello stile de i 10 ciccioni più grassi d'america (eh no io non sono americano quindi non mi ci trovate...) i 10 assassini a sangue freddo più giovani etc.

Non importa tanto il portato politico di questi outing ma l'aspetto privato, scottante e scandaloso (è repubblica a usare quella parola) di certe persone.

Quello che è scandaloso non è che si predica in un modo e si razzola in un altro ma che si è froci.

Però nonostante il punto di vista scandalistico del sito americano a differenza di repubblica, nell'articolo originale è chiaro  il motivo per cui si parla dell'omosessualità di quelle persone.

Basta fare un confronto tra i deu articoli per rendersi conto delle differenze.

Ed Schrock served two terms in Congress, and was best known for his strong stance against homosexuality.
It didn’t matter whether it was marriage equality, or allow the LGBT community a voice in the military – he was against it.
Was he protesting just a little too much? Yep.
In 2004, a tape was released showing Schrock trying to solicit sex from a gay prostitute. Needless to say, Schrock dropped out of the race for his third term in Congress*.
Edward Lee Schrock. Ex ufficiale navale e politico repubblicano, senatore dello Stato della Virginia dal 1996 al 2005. Schrock era noto per le sue posizioni anti-gay, e le strenue campagne contro l'omosessualità. Questo fino a quando, nel 2004, venne reso pubblico un filmato in cui il senatore tentava di adescare un ragazzo di strada


Le posizioni antigay di repubblica vengono spiegate con maggiori dettagli in quello originale e si capsice che il motivo del suo ritiro dalla vita politica non è lo scandalo ma la contraddizione tra comportamento pubblico e quello privato. Peìr repubblica pare che la vita politica del sneatore sia finità perchè frocio ... 

Anche l'articolo americano usa un termine giudicativo quel gay protitute invece di un più equo male prostitute. Perchè ci sono molti ragazzi che si prostituiscono e sono etero.

E qui veniamo al punto.

Pensare che se un ragazzo fa sesso con uomini per soldi quel ragazzo è necessariamente gay non singnifica solamente vedere l'omosessualità come una questione di sesso. Signfica vedere omosessualità dappertutto.
Mpersone omosessuali hanno avuto o hanno ancora occasionalmente rapporti sessuali con persone dell'altro sesso eppure questo non ne fa delel perosne bisex...

Invece basta che una persna etero abia anche solo una volta un rapporto sessuale con una perosna dellos tesso sesso per annoverarla subito tra le persone omosessuali. Questa  è già omofobia.

Fare sesso è un comportamento. L'orientamento sessuale è altra cosa. Vuol dire amare, provare affetto, desiderio di vivere insieme e costruire un percorso comune di vita, non solo  fare sesso.

Pensare che l'omofobia in realtà celi una voglia di cazzo repressa è ancora un modo maschilsita e omofobo di pensare.

Fa ruotare tutto intorno al sesso (maschile) e non ai snetimenti e all'affettività.

Questa spiegazione dell'omofobia è riduttiva e illogica.

Perchè non vale per tutte le altre forme di discriminazione.

Chi è razzista non è un negro nascosto.

Chi è misogino non è una donna nascosta.

Dire che chi è tanto ossessionato dall'omosesualità lo fa per nascondere la sua voglia di cazzo significa non cogliere il problrma politico cultuale antropologico dell'omoofobia.

L'ossessione di dover dimostrare la propria eterosessualità è la condizione normale di ogni maschio cresciuto in una scoietà patriarcale.

Questo non vuol dire come pensano le persone maliziose che dietro questa ossessione si celi la voglia di.
Al contrario!
Si fa crescere i maschietti in modo che quella voglia lì non possano mai averla nemeno se lo volessero.

Nememno se scoprissero di averla.

E se e l'hanno la risolvono con una fugace scopata  cancellandone il portato affettivo.

Adesso che Repubblica possa crederlo possibile non mi meraviglia dato che la cultura media di chi scrive quel giornalaccio non supera la licenza elementare.

Che lo pensino le persone omosessuali dà un'idea di quando l'omofobia interiorizzata sia diffusa tanto da far sgomitare quando apprendiamo che gli omofobi so froci pure loro.

La rivendicazione non è politica ma è moralista, "tu dici tanto che famo schifo ma sei frocio pure tu". Cioè fai schifo pure tu.

L'omofobia interirozzata è quella di chi crede che gli omofobi siano tutti gay repressi.

Non quella degli omofobi stessi che anche se si fanno scopare da un escorto rimorchiato (e non adescato) per strada non so mica froci.

Lo ha detto bene Harvey Fierstin in Amici complici amanti. Secondo le persone etero i froci scopano non amano.

A sentire i commenti di tanti gay che son contenti di dimsotrare che l'omofobia è solo una voglia di cazzo repressa ci sarebbe quasi da credere che sia così per le stesse perosne omosessuali.







* Ed Schrock è stato Senatore per due mandati al Congresso, ed era ben conosciuto per la sua forte presa di posizione contro l'omosessualità. Non importava se si trattasse delmatrimonio egualitario , o lasciare che la comunità LGBT avesse una voce nell'esercito - Lui era contrario.
Stava protestando solo un po' troppo ? Sì.
Nel 2004, è stato diffuso un filmato che mostra Schrock mentre cerca sollecitare sesso da un prostituto omosessuale. Inutile dire che Schrock ha abbandonato la corsa per il suo terzo mandato al Congresso.

sabato 11 ottobre 2014

La giornata nazionale del coming out

...e mentre la nostra stampa (e non solo) ancora confonde tra outing e coming out, altrove si celebra il coming out con una giornata dedicata. E un video che mi ha fatto venire le lacrime agli occhi. D'altronde , si sa, noi gay siamos sensibili.

Fermo restando che chiunque ha diritto a rimanere nell'armadio per tutto il tempo che crede sono convinto che fare coming out sia una grande opportunità politica, personale, sociale, umana.

E che sia prima di tutto un momento di affermazione di sè irrinunciabile e impagabile.


martedì 2 settembre 2014

The Carrie Diaries o del conformismo made in usa.

Ho conosciuto la serie par hazard, vedendo la pubblicità di Sky alla seconda stagione.
Così mentre la seconda stagione da settembre sarà on air io ho recuperato la prima e quasi finito di vedere la seconda, su internet in streaming.

Se siete fan della serie Warning!!! Spoiler!

Per chi non consocesse la serie The Carrie Diaries è ambientata nel 1984 - 85  e racconta l'adolescenza di Carrie Bradshow, la protagoista di Sex & The City. Non non un prequel della famosa serie ma l'adattamento dell'omonimo romanzo di Candace Bushnell, in Italia pubblicato con il titolo Il diario di Carrie.
La serie, all'inzio interessante, si è subito avvitata su storie di sesso adolescenziale anche quando a farlo sono i protagonisti adulti...

L'unico motivo per cui ho seguito la serie è perchè Walt Reynolds, uno dei personaggi secondari, è gay.

Sempre curioso di vedere cosa la tv statunitense ha da offrire all'immaginario collettivo di autorappresentazione dei giovani gay del terzo millennio, ho seguito la serie dormendo quando è incentrata sull'odiosa, egotistica e viziata protagonista che non dice mai cosa pensa anche se ha la fama di farlo, e mi sono concentrato sulla parabola di Walt che scopre di essere gay, si accetta, si fidanza con Bennet uno dei colleghi di Carrie (un redattore di Interwiew presso la quale Carrie lavora come stagista) si fa immortalare in attegiamenti teneri con lui, la foto gli fa fare outing in casa (non coming out, la madre che scopre della sua omosessualità senza che lui lo voglia) e Walt viene buttato fuori di casa e accolto a casa di Carrie.

Siamo negli anni 80 e la decisione della rigida e fredda madre (il padre non lo vediamo mai), che lo caccia di casa (gli fa trovare le valigie fatte) viene mostrata senza nessuna spiegazione. Si sa le mamme coi figli froci si comportano così.
Ancora oggi, 30 dopo, le madri cattoliche di merda americane si comportano nello stesso modo tanto che il 40 % delle persone homeless d'america sono lgbt...


Il telefilm, che parla di perdita della verginità a 15 anni, e che mostra chiaramente un maggiorenne che fa sesso penetrativo con una minorenne (anche se l'attrice che la interpreta tutto sembra tranne che 17enne) ha per Walt un double standard.

Bennett accetta di mettersi con lui (o meglio di avere una relazione aperta con lui) solo dopo il compimento del suo 18mo anno...

Le ragazze etero sono più emancipate dei ragazzi gay...

Oppure se un ragazzo maggiorenne va a letto con una minore è meno grave che se va a letto con un minore. Non saprei...

Walt e Bennet stanno insieme, la relazione da aperta diventa subito esclusiva (è Bennett a ingelosirsi), e a vederli insieme ti viene  la lacrimuccia (e anche un po' di bava...) anche se non li vediamo mai in atteggiamenti intimi come Carrie con Sebastian, sua sorella Dorrit con Miller, Mouse coi suoi due fidanzati e Maggie con il poliziotto maggiorenne e in procinto di sposarsi... 

Il sesso tra ragazzi è un argomento che la serie non affronta minimamente.

Il massimo che vediamo sono appassionati e romantici baci come questo.




Nell'episodio 10 della seconda (e per fortuna ultima) stagione però succede qualcosa di molto peggio.

Per san Valentino Bennett porta Walt in un locale gay. Walt vorrebbe passare la serata in un ristorante a lume di candela ma vuoi mettere i maschioni vestiti di pelle e i ragazzi col boa rosa? Per tacere delle traveste...

Walt prima si inbroncia, poi dice di non avere nulla in comune con quei ragazzi oltre al fatto di essere gay... Bennet gli dice che visto che la società non concede loro matrimoni e figli che allora matrimonio e figli se ne vadano a farsi fottere e che loro vivano così.
Poi dopo un ballo Walt si diverte e si convince che quel posto è cool, ma ecco che Bennet incontra una mico del suo ex Eric che lo infroma che Eric ce l'ha.

L'aids.
Se Eric ce l'ha forse ce l'ha anche Bennet e dunque forse anche Walt.

Così, per crudele proprietà transitiva.

Per puro culo (ehm) Bennet e Walt sono sieronegativi. Ciononostante  Walt dice a Bennet che vuole il matrimonio i figli e lo steccato bianco e che da gay quelle cose non le può avere.

Lo lascia al bar per gay dove si sono rivisti una settimana dopo la disastrosa festa al locale per gay e Walt chiama sua madre dicendole che vuole tornare a casa, in un bagno di normalità che ha chiuso l'episodio mentre io ho chiuso con la serie.

Con la scusa dell'aids peste dei gay anche in una serie targata 2012 ma ambientata 30 anni prima i froci sono sempre soli e instabili non per pèressioni esterne della società ma perchè sono intrinsecamente così.

Le persone etero invece vivono storie più profonde e complesse e scopano di più e senza aids.

Beh quello almeno finché quando le donne hanno cominciato a contagiarsi più degli uomini non si è scoperto drammaticamente che l'aids non era poi mica tanto la peste gay...

Mi domando come possa sentirsi un adolescente che si vede preconizzare un futuro fatto di madri che ti cacciano di casa, di ex che muoiono di aids (tra l'altro con uno svarione come il virus gli ha invaso il cervello che mi ha fatto cadere dalla sedia...), e di gaiutudine da pagare col prezzo - per qualcuno salatissimo - di rinunciare alla normalità (etero) e la risposta non mi piace per niente.

Se aggiungiamo i clichè del gay che sa tutto di moda ed è sensibile (per tacere delle prove di gaitiudine anche in precoce infanzia) il quadro di questa piccola e misera serie è completo.

Ci sarebbero molte altre cose da dire sul personaggio di Maggie, quella che si fa scopare dal maggiorenne, e che rimasta incinta, rischia la vita per una gravidanza intrauterina (eeeeeh????) in seguito alla quale diventa sterile, forse.

D'altronde non dimentichiamoci che nelle scuole pubblcihe americane l'unica forma di educazione sessuale è la castità altrimenti gli Stati tolgono le sovvenzioni....

L'america, la culla della libertà...

Se sei donna e scopi sei zoccola ed è giusto che diventi sterile così non sarai mai mamma che con una mamma zoccola poi gesù bambino piange.


Sono sempre stato convinto che le rivendicazioni del matrimonio egualitario e l'omogenitorialità fossero dei diritti fondamentali e irrinunciabili per le perosne lgbt.

Dopo lo scempio che ne hanno fatto con questo telefilm di merda inizio ad avere qualche dubbio.

Che abbiano cancellato la serie è una consolazione piccola e magra!

Data la mia stazza non è cosa da poco...


mercoledì 30 luglio 2014

La delibera del consiglio comunale di Verona e l'idelogia della vita




Una delibera del consiglio comunale di Verona ha approvato in data 23 luglio 2014 un documento nel quale si riconosce alla famiglia formata dall'unione di un uomo e una donna un ruolo primario nella trasmissione dei valori etici, culturali, sociali, spirituali e religiosi, tutelandone il diritto al compito educativo con particolare riferimento all'educazione sessuale.

La delibera invita sindaco e giunta di Verona, nelle scuole di competenza comunale,

a vigilare affinché, nelle scuole di competenza comunale, venga data un’adeguata
informazione preventiva ai genitori sul contenuto dei progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sugli eventi ludici, che vengono proposti ai loro figli;

a delegare al Coordinamento Servizi Educativi l’onere della raccolta delle segnalazioni dei genitori e degli insegnanti sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sul materiale didattico, che risultino in contrasto con i loro principi morali e religiosi;

a predisporre uno strumento di raccolta delle segnalazioni di cui sopra, con apposito spazio sul portale del Comune ed eventualmente anche attraverso un numero verde, istituito dal Comune o da qualche altro ente o associazione, che se ne assumesse l’onere;
al Comune spetterebbe comunque il compito di darne adeguata pubblicità;

a riferire periodicamente alla Commissione competente sulle segnalazioni di cui sopra

Lasciando agli altri organi di informazione di restituire il portato politico di questa delibera con relative prese di posizione pro e contro la delibera stessa, qui vogliamo leggere il documento approvato cercando di sviscerarne i valori e le idee che lo sottendono e lo sostengono.


1) La famiglia "naturale"[1] è solo quella fondata da uomo e donna.

Si vuole contrastare l'equiparazione delle famiglie formate da persone dello stesso sesso con quelle di sesso diverso con una considerazione biologica.

Non si dice però che la prole, per essere procreata, ha bisogno di un gamete maschile e un gamete femminile, né che necessita dell'unione fisica biologica di un uomo e una donna. Dando per scontata questa verità biologica si afferma direttamente che
         
La famiglia formata dall'unione di un uomo e una donna è l'unica istituzione           naturale in cui può nascere una vita.

Non già la funzione biologica ma l'istituzione costruita a partire da questa funzione riproduttiva.

Questo è un salto logico che va argomentato e non deriva necessariamente dall'assunto biologico.
Questo salto logico non tiene conto dell'evolversi delle compagini familiari che hanno visto donne single (o vedove) crescere la prole da sole proprio come, uomini single (o vedovi) facevano lo stesso.

Non basta rimanere incinta o mettere incinta per costruire una famiglia.

Ci vuole una volontà e una intenzione che non derivano semplicemente  dall'unione sessuale biologica tra un uomo e una donna.

E' la religione (cattolica e non solo) a pretendere che la creazione di vita in seguito a un atto sessuale significhi l'affermazione  della volontà di mettere su famiglia.

Coerentemente a questa idea totalizzante (e totalitaria) la religione cattolica vieta non solo la dissoluzione del matrimonio, solo all'interno del quale  si può legittimamente procreare, ma anche ogni forma di controllo delle nascite.
Anche per quanto concerne la procreazione assistita la legge 40, fino alla recente sentenza della Consulta, vietava la fecondazione eterologa, per lo stesso principio di purezza biologica dell'unione tra uomo e donna che non consente l'intervento di gameti esterni alla coppia.  

Questa ingerenza nella vita privata delle coppie "etero" dà la misura della ferocia sessuofoba con cui si vuole imporre la propria morale. Una morale che da un lato impone che ci sia una famiglia appena una diciassettenne rimane incinta dopo aver fatto sesso, magari per la prima volta, con il suo ragazzo, ignara persino dei primi rudimenti di profilassi anticoncezionale e di maternità e paternità consapevoli[2] e dall'altro si dice no a quelle coppie che invece vorrebbero tanto un figlio ma non possono averlo per problemi di sterilità, poco importa se congeniti o consustanziali.

L'ideologia della vita propugnata dalla chiesa è uno strumento di controllo dei corpi delle donne e degli uomini, uno strumento di controllo della prole, in violazione di tutti i diritti fondamentali dell'uomo e della donna.

Non solo si delegittimano le coppie dello stesso sesso in quanto sterili, si delegittimano anche le coppie etero in quanto sterili.

L'idea della sterilità si traduce in un divieto per qualunque coppia, anche etero, dell'impiego di gameti terzi, un divieto che discrimina tutte le coppie che, quale che sia il motivo.

Denunciare queste posizioni come meramente omofobe non individua appieno la portata di una ingerenza illegale, incostituzionale e disumana.

Quando, più avanti, nella delibera si asserisce che

          la famiglia è una comunità di affetti e di solidarietà, in cui si apprendono e si           trasmettono valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo       sviluppo e il benessere dei propri membri e dell’intera società; è inoltre il luogo dove le generazioni si incontrano e si aiutano reciprocamente ad affrontare le       difficoltà della vita e a svolgere il loro ruolo nella società  

questa descrizione è valida per ogni compagine familiare, dalle famiglie allargate a quelle ricomposte alle famiglie formate da coppie dello stesso sesso senza prole o con prole. Tutte le coppie che costituiscono famiglia si riconoscono in questi principi (con esclusione dei valori religiosi che valgono solo come diritto ma non come elemento necessario affinché quella compagine venga riconosciuta come familiare). Tutte le coppie che costituiscono una famiglia hanno una (due) famiglie di origine anche due donne e due uomini e anche loro possono avocare delle generazioni precedenti proprio come le famiglie di sesso diverso.

La discriminazione è tra l'unica forma di famiglia prevista dalla religione cattolica, formata dai genitori non divisi biologici della prole, e tutte le altre compagini familiari.

Le persone omosessuali e bisessuali così come le persone trans devono solidarizzare anche con le famiglie non tradizionalmente etero perché sono tutte colpite dalla stessa discriminazione ideologica di una religione patriarcale sessuofoba oscurantista e sadica.

Se si pensa al percorso di liberazione della donna e, anche della famiglia, si è passati dal ludibrio delle ragazze madri e dalla distinzione tra prole legittima (nata nel matrimonio) e prole illegittima (nata fuori dal matrimonio) al diritto della singola donna di gestire la gravidanza da sola, all'equiparazione della prole in qualunque compagine familiare nascano

Dunque l'idea di famiglia naturale formata dall'unione di un uomo e una donna come unica istituzione naturale in cui può nascere una vita è talmente restrittiva da discriminare non solamente le famiglie formate da coppie dello stesso sesso ma anche tutte le altre famiglie "etero", da quelle ricomposte[3] e quelle ricostituite[4] non costituite dall'unione di un uomo e una donna genitori biologici della loro prole.

Il tentativo di far derivare dalla dimensione biologica della procreazione umana un imperativo morale e religiosa è in contrasto con lo stesso articolo 16 della
carta dei diritti dell'uomo,  citato nella delibera, che, in un comma precedente (1) dice chiaramente:

          Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare
          una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione.

L'ideologia della vita, basandosi su un credo religioso e non su un diritto civile costituzionalmente garantito non può essere imposto per legge, dello Stato o morale, all'intera cittadinanza, ma solo a chi liberamente vuole aderire a tale morale.

2)  La famiglia “naturale”, formata dall’unione di un uomo e una donna, è  l’ambito sociale più adatto ad accogliere i minori in difficoltà, anche attraverso l’istituto dell’affidamento e dell’adozione .

Questa affermazione è falsa.

La corte Cassazione nella sentenza 3572 del 14 febbraio 2011 ha aperto verso le adozioni anche a persone single sostenendo che i tempi sono maturi perché si possa provvedere

          ad un ampliamento dell’ambito di ammissibilità dell’adozione di minore da parte di         una singola persona anche con gli effetti dell’adozione legittimante

Moltissime persone a questa sentenza hanno   sostenuto che la prole per  crescere  bene  ha   bisogno   di   una  madre  e  di  un  padre.

l’Associazione Italiana di Psicologia ha emesso allora un comunicato stampa nel quale smentendo questo luogo comune precisa che

le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale sul rapporto fra relazioni familiari e sviluppo psicosociale degli individui. Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psicosociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno. In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori adottivi o no che siano a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano.

Questo vale per genitori e genitrici etero e single, ma anche per single di altri orientamenti sessuali e  per tutte le compagini familiari esistenti nello Stato Italiano famiglie ricomposte e allargate, comprese le famiglie omogenitoriali di prima e seconda costituzione.

Per i consiglieri e le conigliere del comune di Verona anche un padre o una madre etero e single non hanno i requisiti per adottare o avere in affido minori di ambo i sessi propri come un padre e una madre di altro orientamento sessuale.

Anche qui tacciare l'ideologia della vita come omofoba è una accusa vera ma parziale.

3) L'omofobia c'è.

Dire che l'accusa di omofobia alla delibera e all'ideologia per la vita che la sottende sia solo parzialmente omofoba non vuol dire che non lo sia o che la delibera non prenda esplicita pozione contro le compagini familiari formate da persone non etero.

La delibera introduce queste posizioni affermando che

          Da qualche tempo la famiglia “naturale” sta subendo un’aggressione culturale senza
          precedenti, che vorrebbe equipararla alle unioni di persone dello stesso sesso,           riconoscendo loro il diritto all’adozione e alla “produzione” di bambini con l’utero in          affitto.

Riconoscere a nuove compagini familiari (come abbiamo visto non esclusivamente omogenitoriali) la stessa dignità legale e morale di famiglia non costituisce necessariamente un attacco alla famiglia etero indivisa (non divorziata o irsposata) di genitori biologici di prole.

L'integrazione di un diritto non toglie nulla al primo nucleo che dio quel diritto godeva.

Tradurre l'allargamento dei diritti come aggressione culturale è prima ancora che disgustosamente fascista
naïf .

L'idea di famiglia etero con genitori biologici di prole è cambiata nell'arco degli ultimi 70 anni passando dalla famiglia del capofamiglia e della patria potestà del vecchio statuto mussoliniano del 1942 alla nuova famiglia coi coniugi che hanno pari diritti e doveri del nuovo stato di famiglia del 1975.
Anche quella è una aggressione culturale alla famiglia naturale?

Ogni forma di tutela della donna e della prole rispetto la vecchia impostazione patriarcale che concedeva molto di più all'uomo che alla donna (ricordiamo il diritto di riparazione del maschio stupratore che poteva evitare la galera se sposava la donna, abrogata solamente nel 1982) possono essere altrettanti attacchi culturali alla concezione della famiglia naturale quella codificata nei precetti che San Paolo dà nei vangeli…

Ogni volta che le persone cercano di ragionare sull'uso condiviso di parole cercando di sottrarsi a un linguaggio razzista maschilista e sessista si danno dei consigli, si fanno delle raccomandazioni, che certo non hanno valore di legge né arrivare a un obbligo di segure quei cosnigli e quelle raccomandazioni.

In questa delibera si afferma il contrario. Per la delibera l'aggressione culturale

          arriva persino a minacciare i giornalisti (NOTA-1), a condizionare gli
          insegnanti nel loro ruolo educativo (NOTA-2), a indottrinare i bambini con           spettacoli e opuscoli tendenziosi (NOTA-3), a impedire lo svolgimento di convegni       sui temi familiari  (NOTA-4), a proporre la galera per chi dichiara di preferire       l’unione tra un uomo e una donna (NOTA-5) e, in prospettiva, ad insegnare giochi     erotici ai bambini per rimuovere ogni loro futura avversità ai rapporti sessuali di ogni tipo (NOTA-6).

Una serie di menzogne che analizzeremo punto per punto nel prossimo post.



[1] termine preso in prestito dalla nostra costituzione, art 29 La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio dove ha un significato diverso da quello della lingua comune quel naturale significando solamente che la famiglia, come istituzione,  è pre-esistente alla Carta Costituzionale che, dunque, non la istituisce, ma la riconosce.

[2] Ci riferiamo al diritto alla salute e all’autodeterminazione della madre genetica e biologica.
Cfr. Adriana Di Stefano  Tutela del corpo femminile e diritti riproduttivi: biopotere e biodiritto nella vicenda italiana in tema di diagnosi reimpianto
[3] Le famiglie ricomposte sono quelle famiglie che vengono a comporsi progressivamente dopo la separazione e il divorzio, quando più nuclei familiari vengono costituiti dai genitori separati.

[4] Le famiglie ricostituite sono quelle in cui uno o entrambi i partner che formano il nuovo nucleo familiare portano figli da unioni precedenti.