mercoledì 6 febbraio 2013

Le inesistenti aperture del vaticano alle coppie gay: cosa non si fa per dare in pasto agli elettori del Pd l’immagine di un Vaticano amorevole coi froci.

Il 4 Febbraio si è tenuta presso la Sala Stampa della Santa Sede la conferenza stampa sul tema "Da Milano a Philadelphia: le prospettive del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Presentazione degli Atti di Milano 2012" presieduta da Mons. Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

L'intervento Di Paglia, in linea con le posizioni del Vaticano  sulla famiglia, è consultabile online sul sito ufficiale della santa sede e sul nuovo sito dedicato alla famiglia.

Nel suo intervento Paglia ha difeso la famiglia smentendo chi ne vedeva la sua fine.
Negli anni Settanta si affermava la "morte della famiglia" e il cammino verso una società "senza padre". Certo, sono molti i problemi che riguardano il matrimonio e la famiglia, ma non dobbiamo dimenticare, dati alla mano, che la famiglia resta ancora oggi la "risorsa" fondamentale delle nostre società. 
Forse sarebbe il caso di ricordare a  Paglia che la morte della famiglia cui fa riferimento nel suo intervento è il titolo di un libro di David Cooper pubblicato in Italia da Einaudi nel 1972, nel quale l'antipsichiatra
individuava nella famiglia di quegli anni, tra le altre cose, una delle strutture atte a produrre la "normalità" e le basi del conformismo.

In Italia nel 1972 la famiglia era ancora quella del codice civile del 42 che vedeva nell'uomo il padre-marito cui erano gerarchicamente sottoposti madre e figli legittimi gli unici a godere della tutela giuridica nella trasmissione del cognome e del patrimonio di famiglia.

Bisognerà aspettare il 1975 per un cambiamento del diritto di famiglia che equipara giuridicamente i coniugi senza più alcuna differenza tra uomo e donna.

E' il caso di ricordare che solo grazie a due sentenze della Corte Costituzionale tra il 1968 (sentenza n. 126 del 19 dicembre 1968 illegittimità del primo e del secondo comma) e 1969 (sentenza n. 147 del 3 dicembre 1969 illegittimità del terzo e del quarto comma) verrà abrogato l'articolo 559 del codice penale che puniva l'adulterio della donna e non quello del marito1.

Mentre solo nel 1981 un'apposita legge (442 1981) abroga tre articoli del codice penale:

Il 544 che ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale anche ai danni di una minorenne, con il matrimonio riparatore, tra stupratore e stuprata.
La violenza sessuale era allora considerata un'offesa alla morale e non alla persona. Lo diverrà solamente nel 1996 con la legge n° 66.

il 587 sul delitto delitto d'onore2 e il 592 (Abbandono di un neonato per causa di onore).

La nuova famiglia si avvale del divorzio, grazie a una legge del 1970 ratificata dall'insuccesso del referendum abrogativo del 1974, e dalla legge sull'interruzione volontaria della gravidanza, de 1978, anch'essa ratificata dall'insuccesso del referendum abrogativo del 1982.

Insomma la famiglia  che negli anni 70 da più parti ci si auspicava di vedere sconfitta e distrutta era ben diversa dalla famiglia di oggi che nessuno vuole più cancellare, ma che si è modificata da sola nel tempo assumendo più di una configurazione.

Coppie coniugate o libere, di sesso diverso o dello sesso sesso con figli o senza figli ovvero con figli cresciuti da un solo coniuge (famiglie monogenitoriali).
Non che 40 anni queste  famiglie  non esistessero ma erano ufficiose e prive di qualunque tutela. Oggi qualche tutela c'è ma manca una legge di inquadramento generale. Quel che è cambiato è che all'epoca le ragazze madri le donne divorziate (o più blandamente separate) davano scandalo, oggi nessuno si scandalizza più se una donna ha prole fuori dal matrimonio o se la cresce senza un uomo accanto ovvero accanto a un uomo che non ne è il padre biologico.

La famiglia di oggi è meno maschilista e più egualitaria di quella di allora.
Non per Puglia che così definisce il matrimonio su cui secondo lui la famiglia si fonda ed è riconosciuta come tale.
(...) il bisogno di famiglia è iscritto nel cuore dell’uomo fin da quando Dio disse: "Non è bene che l’uomo sia solo, facciamogli un aiuto che gli sia simile"(Gn 2,18). Adamo era vivente, anzi appena creato, eppure gli mancava qualcosa di vitale, appunto una compagna, una compagnia. L’uomo, da solo, è niente: per lui tutto si gioca nell’interdipendenza, senza di essa non si esiste e non si è liberi.
La donna è un aiuto per l'uomo fattogli da dio.  A voi non viene da vomitare? A me sì.
Per Puglia l’autonomia individuale dell'uomo (sessisticamente usato anche come sinonimo di donne), fa prevalere  l’io  sul noi, il singolo sulla società, e quindi i diritti dell’individuo su quelli della famiglia.
E prosegue
In una società sempre più individualizzata è diventato facile – troppo facile - mettere in discussione sia il matrimonio che la famiglia, magari allargandone a tal punto il significato da far scomparire lo stesso significato dei termini. In effetti, si arriva a non riconoscere più nel matrimonio la radice della famiglia e in quest’ultima il fondamento della società
E' interessante l'inversione di prospettiva della famiglia la cui volontà di accedervi tramite il matrimonio viene vista non come la testimonianza di una voglia di famiglia rinata e diffusa ma come destabilizzazione della stessa.

Paglia rileva come
I dati statistici [senza citarne la fonte] sono unanimi nel rilevare che la famiglia si colloca al primo posto come luogo di sicurezza, di rifugio, di sostegno per la propria vita, e resta in cima ai desideri della stragrande maggioranza dei giovani. In Italia, ad esempio, circa l’80% dei giovani dichiarano di preferire il matrimonio (civile o religioso che sia), solo il 20% opta per la convivenza. Di questo 20% sembra che solo il 3% consideri la convivenza una scelta definitiva, l’altro 17% la pensa transitoria in attesa del matrimonio. E in Francia, i sondaggi rilevano che il 77% desidera costruire la propria vita di famiglia, rimanendo con la stessa persona per tutta la vita. La percentuale arriva all’84% per i giovani dai 18 a 24 anni.
Il neretto è mio.

Insomma tutti hanno voglia di famiglia e di matrimonio ma le coppie dello stesso sesso non possono accedervi.
Nelle diverse epoche storiche ci sono state trasformazioni talora anche profonde nell’istituto familiare, mai però è venuto meno il suo "genoma", la sua dimensione profonda, ossia essere una istituzione formata da uomo-donna e figli.
(...)
Si tratta di liberare il matrimonio e la famiglia da quella che chiamerei l’autosufficienza dei propri sentimenti. Non si possono togliere i confini assimilando il matrimonio e la famiglia a qualsivoglia forma di affetto. Né basta volersi bene per giustificare il matrimonio. Vanno poi smascherate le scelte sbagliate vestite di ragionevolezza. Si ritiene ad esempio che è impossibile pensare alla fedeltà matrimoniale "per sempre". Mi chiedo: perché si può dire for ever per la propria squadra di calcio e non per la propria moglie o il proprio marito? Evidentemente qualcosa non funziona. E che dire poi della consuetudine, non importa se voluta o imposta, della scelta di avere solo un figlio? Fra qualche anno: che ne sarà del termine "fratello" o "sorella"? E se passa la dizione "genitore A" e "genitore B"; mi chiedo: qual è la prima parola che i genitori si aspettano che il bambino dica?
Parole misuratissime nelle quali però emerge chiaramente l'idea antropologica del matrimonio (civile o religioso che sia) per il vaticano.

Per farcene un'idea basta leggere uno dei documenti del sito familia.va La pastorale della famiglia in tempo di secolarizzazione relazione di del Card. Ennio Antonelli Arcivescovo emerito di Firenze, nel quale si può leggere un attacco a tutte le famiglie etero diverse da quella ancora intatta e biologica, della quale  ho già avuto modo di parlare.

Nella relazione Antonelli cita il libro di Paolo Donati (a cura di) Famiglia risorsa della società Il Mulino, Bologna 2012.
Il libro è uno studio scientifico realizzato da un gruppo di esperti sociologi, coordinato dal Prof. Pier Paolo Donati dell’Università di Bologna. Comprende una ricerca di sfondo sui numerosissimi dati statistici raccolti e pubblicati in varie nazioni, quindi già a disposizione, e una nuova ricerca, compiuta in Italia nel periodo marzo-aprile 2011 su un campione di tremila e cinquecento persone adulte (dai trenta ai cinquantacinque anni) (...).

La nuova ricerca mette a confronto quattro situazioni familiari (o
parafamiliari):
l’assenza della coppia uomo-donna (singles; famiglia monoparentale);
la coppia senza figli (eterosessuale o omosessuale);
la coppia uomo-donna con un solo figlio;
la coppia uomo-donna con due o più figli.

Il quarto modello è la famiglia normale: coppia unita in matrimonio e aperta alla procreazione.
Esso risulta essere il più soddisfacente per i coniugi e il più vantaggioso per la società (ricambio generazionale e migliore formazione del capitale umano), a motivo della maggiore ricchezza di beni relazionali e nonostante la minore disponibilità media di risorse economiche, dovuta alla penalizzazione ad opera sia del mercato che dello Stato.
Sebbene il quarto modello sia di gran lunga il più desiderato dalla gente (giovani compresi), viene realizzato solo nel 40% delle case, perché non solo non riceve sostegno, ma viene penalizzato. Ciò fa prevedere gravissimi squilibri economici, sociali e culturali in un futuro abbastanza vicino.
La ricerca smentisce i tanti studiosi che di solito danno per scontato che il cambiamento (crisi del matrimonio, denatalità, pluralismo delle forme familiari) corrisponda alle aspirazioni della gente e perciò sia irreversibile e che le varie forme di far famiglia siano equivalenti per il futuro della società e per l’educazione dei figli.
Invece la ricerca conferma i risultati di molte precedenti indagini in vari paesi del mondo, dalle quali di solito si evita di trarre le logiche e doverose conclusioni per le politiche familiari e per la formazione dell’opinione pubblica.
Nel libro quei risultati sono presi in considerazione in riferimento alla relazione di coppia e in riferimento ai figli. Il matrimonio rende la coppia più stabile: due volte più della convivenza con figli; sei volte più della convivenza senza figli (Francia).
Comporta una migliore situazione finanziaria (guadagno mediamente più alto rispetto ai singles [sic] dal 21% al 24%), mentre la separazione dei coniugi impoverisce sia la donna che l’uomo e va a gravare sulla spesa pubblica (sussidi).
Il matrimonio favorisce la vita ordinata, la prevenzione delle malattie, la buona salute, con conseguente alleggerimento della spesa per sanità e assistenza.
Riduce la criminalità maschile del 35% e l’uccisione delle donne di nove volte rispetto alle convivenze (USA).
Produce maggiore soddisfazione e benessere psichico (16 nazioni su 17 prese in esame).
La coppia uomo-donna uniti in matrimonio è l’ambiente più idoneo per la procreazione e l’educazione dei figli.
In USA i figli cresciuti senza la figura paterna costituiscono il 90% dei senza fissa dimora, il 72% dei giovani omicidi, il 63% degli abusati sessualmente, l’85% dei giovani in carcere.
In Francia i figli dei genitori separati sono il 95% dei collegiali, l’80% dei ricoverati in psichiatria, il 50% dei tossicomani. In generale, i figli che crescono con un solo genitore hanno doppia possibilità di delinquere rispetto a quelli che crescono con ambedue i genitori.
Il 25% dei figli di genitori divorziati non riesce a guarire dal trauma della separazione e a rientrare nella media di adattamento sociale e di rendimento scolastico degli altri ragazzi.
Se si guardasse alla famiglia dalla prospettiva dei figli, cambierebbero la percezione e la valutazione di questioni come il divorzio, la procreazione artificiale, la pretesa al matrimonio e all'adozione da parte degli omosessuali [solo gli uomini le donne non contano], la corsa alla carriera professionale, l’organizzazione del lavoro, l’impiego del tempo, la celebrazione della festa.
Un attacco totale alle donne e agli uomini e a tutte le famiglie non del quarto tipo.
Da notare che le donne che crescono prole da sole sono definite  assenza della coppia uomo donna, dove l'uomo precede la donna nonostante in fatto di role la donna sia le gestatrice.
Insomma la famiglia cattolica è ancora quella del codice Rocco...

Sul sito del Mulino si trova uno schema ancora più pieno di luoghi comuni dei dati sciorinati da Anotnelli.


Notate come il secondo gruppo non annovera affatto le coppie di fatto dello stesso sesso.
Da notare anche le condizioni sociali la famiglia di provenienza e l'orientamento politico delle famiglie di secondo tipo che conferma il luogo comune dei dei luoghi comuni: Le coppie di fatto senza figli sono di prevalenza di estrema sinistra e di laureati. A differenza delle coppie sposate con prole numerosa che hanno una bassa istruzione.

Insomma la chiesa considera famiglie naturale 4 solo quella sposata, con entrambi i genitori biologici e con prole numerosa.

Di tutto questo discorso  la stampa non fa menzione preferendo soffermarsi solamente sulle domande che i giornalisti, presenti alla conferenza, hanno fatto a Paglia.
Interrogato su altri tipi di unione, mons. Paglia ha risposto che questo “è un terreno che la politica deve percorrere con estrema chiarezza, perché il crocevia della società è l'intreccio delle generazioni avviene nel cuore delle famiglie”.
Più nello specifico, parlando di unioni omosessuali, il vescovo ha ricordato “la pari dignità di tutti, poiché tutti sono figli di Dio”, ma al contempo ha ribadito che “la famiglia è formata da un uomo e una donna” e che “non si può chiamare matrimonio un’unione giustificata solo dall'affetto”.
“Se cinque uomini hanno affetto l’uno per l’altro, o se un padre ha affetto per sua figlia, questo non può essere considerato matrimonio” ha detto. Quindi, ha soggiunto,“il rispetto della verità non richiede l'abolizione delle differenze né un egualitarismo malato che abolisce ogni differenza”. (Zenit.org)
Paglia gioca di furbizia perché fa due esempi  che toccano due divieti presenti in tutte le legislazioni anche dei paesi che hanno esteso il matrimonio  alle persone dello stesso sesso: la poligamia e l'incesto.
Il matrimonio «è unicamente quello tra un uomo e una donna». E a dirlo «non c’è solo la Chiesa, ma anche la Costituzione italiana».
Bugia, visto che  l'articolo 29 della nostra Costituzione non parla espressamente di uomini e donne3.
Esiste poi «l’arcipelago delle altre convivenze non familiari», per le quali «è bene che si cerchino soluzioni patrimoniali e nel diritto privato». E questo «senza nulla togliere alla uguale dignità di ogni essere umano».

(...)
non dobbiamo pensare che il matrimonio sia giustificato solo dall'affetto  l’autosufficienza del sentimento non giustifica da solo il matrimonio. Certo, c’è anche l’amore, ma esso ha una struttura pubblica che non può essere allentata. Se poi ci sono diritti individuali da garantire, è bene percorrere altre strade». «Solamente l’uomo e la donna – ha aggiunto monsignor Paglia – possono dar luogo a una famiglia. Gli altri affetti non giustificano il matrimonio, perché quest’ultimo implica generatività. Se per matrimonio intendiamo qualunque affetto, allora abbiamo distrutto tutto e a perderci siamo tutti». (...)
La verità, ha aggiunto, «non richiede l’abolizione delle differenze o una sorta di egualitarismo malato, altrimenti apriamo la strada al diritto al figlio. Ma che siamo al supermercato? Il figlio è anche un dono, non è mica un frutto matematico di due files che si incontrano».
Paglia, ha già anticipato queste considerazioni una intervista del giorno prima della conferenza stampa a radio vaticana.
Ora, ad esempio l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali, porta il bambino ad essere una sorta di merce, cioè: come ho diritto a questo, ho diritto anche a quell’altro. In realtà, il bambino deve nascere e crescere all’interno di quella che – da che mondo è mondo – è la via ordinaria, cioè con un padre e una madre. Il bambino deve crescere in questo contesto. Ora, purtroppo, accade in effetti che a volte ci siano situazioni drammatiche, ma attenzione: la patologia è una cosa, e inficiare questo principio è pericolosissimo, per il bambino anzitutto, ma per l’intera società. (...)

(...)  L’uguaglianza è una cosa, il rispetto della diversità è altro perché proprio per avere un’uguaglianza robusta è necessario rispettare le diversità. Che tristezza sarebbe un mondo tutto grigio! Grazie a Dio, c’è l’arcobaleno che ha, appunto, una serie di colori che fanno la luce.
(...) 
In questo senso, la teoria del gender che appunto vuole dire che le differenze – lo diceva il Papa nel saluto alla Curia – sono solo frutto della cultura, è veramente non saper leggere la realtà nella quale viviamo. Che l’uomo possa ovviamente aiutarsi e promuovere la cultura, è un conto; ma a scapito della natura? Perché allora – mi chiedo – siamo tanto solerti nel combattere le manipolazioni nella natura, a proposito di ecologia e di ambiente, e siamo invece così poco attenti alle manipolazioni  all'interno dell’antropologia? Non è che questo è invece un piegarsi  all'individualismo absolutus, appunto, alla crescita di un ‘io’ senza più nessun legame? E questo è, purtroppo, a mio avviso il rischio che stiamo correndo.
(...) In effetti, gli ultimi “no” che ancora un po’ resistono sono quelli alla poligamia e all'incesto: ma resistono ancora per quanto? E li stiamo già intaccando per una dittatura dell’‘io’ che certamente come prima conseguenza ha la distruzione della famiglia e poi della città, della società e del concerto delle nazioni. Ecco perché la Chiesa, conoscendo – lei, esperta in umanità – la forza anche sociale e antropologica della famiglia, la difende in ogni modo: perché ama l’uomo, ama la donna, ama tutti, e non vuole che venga distrutta la culla dove nasce e si irrobustisce la stessa società.
Ritornando alla conferenza stampa Paglia ha concluso riferendosi alla legge sull'estensione del matrimonio in Francia
«Se un’importante autorità governativa – ha commentato – dice che con una legge approvata dalla maggioranza si vuole cambiare la civiltà, è evidente che si nasconde qualcos’altro». «Onore, dunque, ai vescovi francesi» che hanno avuto «il coraggio di aprire un dibattito e sono a loro volta rimasti sorpresi dalle adesioni di altri, compreso il Gran Rabbino, uomini di cultura per nulla credenti, i rappresentanti dei luterani e dei musulmani francesi. È questa la via: dobbiamo tornare a pensare, prima di decidere per altri motivi».

Infine monsignor Paglia ha tenuto a precisare che per la Chiesa «tutti gli uomini hanno pari dignità», qualunque sia il loro orientamento sessuale. E ricordando che nel mondo ci sono più di 20 Paesi in cui l’omosessualità è un reato ha invitato a fare il possibile per eliminare simili discriminazioni. (Avvenire Paglia: «Il matrimonioè tra uomo e donna»)
Repubblica parla di Apertura della chiesa alle coppie gay.

Come ha ben notato Michele Darling nel suo blog
La sedicente apertura conisterebbe – badate bene – in contratti di diritto privato che non garantirebbero altro che quei pochi diritti, in vario modo, già garantiti grazie allo straordinario lavoro di avvocati e giuristi. Non si tratta di un riconoscimento, bensì di una ricognizione di diritti che sono stati già accertati dai Tribunali! Si tratta di una banale scrittura privata!
Una posizione cui la chiesa non è nuova, come ricorda Michele alla fine del suo post dove propone un florilegio di articoli5 dal 2007 in poi. Prosegue Michele
Non è vero, com'è scritto nel sensazionalistico titolo e ribadito nel testo (perfino con un virgolettato che, in realtà, non è stato mai pronunciato), che la Chiesa apre ai “diritti delle coppie“. Le cd. “soluzioni di diritto privato“, infatti, non riguardano le coppie! Ma solo i diritti individuali di chi si ritrova a convivere. Ripeto: non c’è affatto il riconoscimento di un’unione tra due persone, ma solo la ricognizione di diritti di singoli individui che – per una qualunque ragione, affettiva o amicale – si trovano sotto lo stesso tetto.
C'è un ultimo punto dolente in tutto questo discorso di cui nessuno sembra accorgersi e che solo Michele Darling nota con lucida precisione  che quando Paglia si dice contrario alla criminalizzazione delle persone omosessuali nel mondo, l'articolo di Repubblica non ricorda
al lettore che è proprio il Vaticano ad essersi opposto alla depenalizzazione dell’omosessualità in sede Onu. È cioè anche colpa del Vaticano se – come dice l’esponente del Vaticano – “in oltre venti paesi l’omosessualità è ancora perseguita come un reato“. Con quale coraggio dicono di essere contrari alla criminalizzazione dell’omosessualità? Con quale coraggio Repubblica fa passare come un dato non controvertibile quest’affermazione?
Cavolo, cosa non si fa per dare in pasto agli elettori del Pd l’immagine di un Vaticano amorevole coi froci.
Conclusione degnissima che ho ripreso come titolo del mio post. Spero Michele non me ne voglia.

Insomma questo paese ha un problema di democrazia incontenibile e irredimibile. Non possiamo mettere in discussione ogni singola virgola che vien scritta da questo o quel giornale eppure se vogliamo davvero capirci qualcosa siamo obbligati a farlo. Che Repubblica fosse un giornale di merda lo si sapeva già da tempo ma che per fare propaganda al PD  arrivi a dire il falso beh la dice lunga sugli italiani le italiane il giornalismo e il paese intero.



note

1) La moglie adultera è punita con la reclusione fino a un anno.
Con la stessa pena è punito il correo dell’adultera.
La pena è della reclusione fino a due anni nel caso di relazione adulterina.
Il delitto è punibile a querela del marito.
2) Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona, che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella. Se il colpevole cagiona, nelle stesse circostanze, alle dette persone, una lesione personale, le pene stabilite negli articoli 582 e 583 sono ridotte a un terzo; se dalla lesione personale deriva la morte, la pena è della reclusione da due a cinque anni. Non è punibile chi, nelle stesse circostanze, commette contro le dette persone il fatto preveduto dall'articolo. 

3 [l'articolo 29] non limita l’istituto del matrimonio a persone di sesso diverso. In questo senso, i nostri costituenti, già nel 1945, si sono comportati in modo molto diverso dai costituenti di altri paesi affini al nostro che invece specificavano espressamente che i coniugi dovessero essere di sesso diverso (e che per questo, in anni più recenti, si sono trovati di fronte a difficoltà maggiori di quanto non presenti il nostro testo costituzionale). Naturalmente, sarebbe inutile sostenere che i padri fondatori della nostra costituzione avessero in mente l’eventualità di estendere il matrimonio anche a persone dello stesso sesso o all’eventualità che in un futuro si sarebbe posto al legislatore ordinario questo problema. Essi, semplicemente, non hanno specificato l’esigenza della diversità di sesso perché per essi era naturale che il matrimonio fosse possibile soltanto tra persone di sesso diverso.
(Marco Balboni  La famiglia e l’art. 29 della Costituzione: alcune riflessioni)



4) giocando semanticamente su quell'aggettivo contenuto nella nostra Costituzione all'articolo 29 (La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio) dove naturale non ha il significato comune di unico conforme a una ideologia o religione o etica, propri come fa Antonelli quanto definisce il quarto gruppo di famiglie del libro quella naturale.  Il significato è un altro, naturale è cioè
inteso come dato pregiuridico, che il diritto positivo si limita appunto a riconoscere. La famiglia è un dato sociologico, che la costituzione non crea ma si limita a tutelare (Marco Balboni
La famiglia e l’art. 29 della Costituzione: alcune riflessioni)
5)
  • (Aprile 2007) Mons. Fisichella: “Non vi può essere equiparazione tra la famiglia e altri tipi di unione, poi sta al legislatore trovare, nel diritto privato, le forme necessarie per evitare discriminazioni
  • (Marzo 2007) Comunicato Conferenza Episcopale Italiana: “Siamo consapevoli che ci sono situazioni concrete nelle quali possono essere utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa attenzione non siamo per principio contrari. Siamo però convinti che questo obiettivo sia perseguibile nell’ambito dei diritti individuali, senza ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e alla famiglia
  • (Marzo 2009) Mons. Golser di Bolzano: “[le coppie gay] avranno sicuramente bisogno di una qualche tutela giuridica, che però non può essere definita matrimonio. Penso a un tipo di tutela individuale
  • (Agosto 2012) Bagnasco: “Nessun vuol negare i diritti individuali: assolutamente no! Ma il matrimonio è un’altra cosa