giovedì 24 gennaio 2013

Dalla mistificazione storica al sessimo... Sulla manifestazione per gli stermini dimenticati organizzata a Roma in occasione della giornata della memoria.

Come ho già avuto modo di dire prolificano le commemorazioni in occasione della giornata della memoria.

Una giornata istituita per legge per ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. 

Una legge scritta con una lingua sessista (solo cittadini e solo italiani, le donne sono comprese nel maschile...) e che dimentica le tante, troppe, altre categorie di persone che nei campi di concentramento hanno a loro volta perso la vita.

Tra le molte iniziative si cerca di ricordare alcune di queste categorie, dimenticandone sempre qualcuna, perpetrando una esclusione che ripete quella ignominiosa della legge di Stato.

Tra le varie iniziative oggi ricevo questo invito




Una iniziativa encomiabile che cerca di restituire giustizia ad alcune delle categorie dimenticate, organizzata da associazioni di alto profilo quali l'Opera Nomadi, l'AVI Associazione Disabili, il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, l'ANPI di Roma, e l'UNIRSI.

Questa manifestazione vuole integrare nella legge 211 tre stermini dimenticati: omosessuali, sinti\rom e disabili.

Viene da chiedersi, con tutta l'onestà intellettuale del caso, senza fare polemiche pro\contro questa o quella associazione,  perchè limitarsi a questi tre stermini e continuare  a dimenticarsi di tutti gli altri stermini, facilmente desumibili dai simboli usati dai nazisti sulle persone internate:
TRIANGOLO ROSSO: indicava le persone imprigionate per motivi politici chi si opponeva al regime, i partigiani e le partigiane arrestate non in armi e i prigionieri di guerra italiani.

TRIANGOLO VERDE: designava i detenuti e le detenute criminali comuni, di origine tedesca tra i quali e le quali venivano spesso scelti e scelte i e le capo-blocco, i e le kapò, e i e le sorveglianti delle squadre di lavoro, col compito di mantenere l’ordine e far funzionare il lager.

TRIANGOLO NERO:
veniva attribuito alle persone “asociali”, un gruppo dai contorni spesso indefiniti nel quale rientravano prostitute, senza fissa dimora, lesbiche profughi e profughe.

TRIANGOLO BLU:
indicava le persone immigrate, apolidi e soprattutto i e le combattenti della Spagna Repubblicana riparati/e all’estero

TRIANGOLO VIOLA:
il viola era il colore che distingueva i e le Testimoni di Geova e i religiosi e le religiose in genere, fatta eccezione per i sacerdoti polacchi. (fonte osservatorio per la pace rivisto e corretto nella forma per espungerne il sessismo)
O tutti gli stermini o nessuno. 
E si che tra i triangoli rossi, esclusi da questa manifestazione, erano annoverati i partigiani e le partigiane eppure l'ANPI è una delle associazioni che vi partecipano...
Per tacer dei triangoli neri dove erano annoverate le lesbiche...

Ignoro i motivi che hanno portato a questa richiesta parziale di reintegrazione.
I motivi che mi vengono in mente sono troppo da realpolitik per poterli anche solo menzionare...

Quello che però mi ferisce di più è il linguaggio e la grafica del manifesto che sono discriminatori, sessisti e revisionisti.


Il sessismo è lo stesso della legge 211, tutte le categorie sono accordate al maschile, i Rom e i Sinti, gli omosessuali e i disabili.

Se nel caso degli omosessuali il maschile ha una ragione storica (l'Articolo 175 che condannava l'omosessualità maschile non prendeva in considerazione quella femminile.  Il lesbismo non era considerato dalle autorità una minaccia o un "sabotaggio socio-sessuale" dei fondamenti del Terzo Reich fonte sito Olokaustos) per gli altri due stermini il maschile è ingiustificabile: ci furono le Rom e le Sinti e le disabili a morire nei campi di concentramento proprio come i Rom\Sinti e i disabili citati nel manifesto.

Ma c'è di peggio.

Ho già fatto notare come nel parlare degli omosessuali (gay) morti nei campi di sterminio nazisti si faccia una forzatura storica annoverando tra i prigionieri anche le  persone transessuali.
Un anacronismo, una invenzione, una rivendicazione posticcia, visto che la parola stessa transessuale verrà coniata solamente nel 1949, e il travestitismo, che riguardava alcune fasce della popolazione omosessuale maschile, nulla aveva a che fare con la disforia di genere.

Il movimento omosessuale ha impiegato decenni per distinguere tra identità di genere e orientamento sessuale.

Adesso le persone trans cercano di scippare alla memoria storica questo equivoco epistemologico che vedeva nei gay delle donne mancate e nelle lesbiche degli uomini mancati appropriandosi del travestitismo per spacciarlo come transessualismo: un posto nella storia che non spetta loro, un vero e proprio atto revisionista. 

Chi ha fatto il manifesto deve essersene reso conto infatti la parola trans è scritta con carattere piccolo in un accostamento che parrebbe buffo se non fosse triste: 

Una rivendicazione piccola in tutti i sensi.

Il sessismo della lingua qui gioca uno scherzo crudele e fa diventare le persone trans dei trans cioè trans f to m, delle donne biologiche diventate uomini...
Al contrario di quel travestitismo al femminile di uomini omosessuali che si pretende fossero donne trans dunque al femminile.

Mi chiedo come si possano criticare i giornali, che continuano a usare trans al maschile riferendosi alle donne trans, anche in questi giorni a proposito del giudice Roberto Staffa, se poi il Mario Mieli partecipa a una manifestazione dove le persone trans vengono indicate al maschile...

E sì che la responsabilità del corretto uso dei termini, che corrisponde  a un corretto uso delle idee cui rimandano, spetta alle associazioni di categoria, che organizzano una manifestazione discriminatoria, storicamente ambigua e sessista sin nel manifesto, giustificando di fatto l'incompetenza che c'è dietro la buona volontà di presenze istituzionali quali l'UNAR – Ministero Solidarietà Sociale). il Dipartimento Libertà Civili Ministero Interno e la Commissione Senato Diritti Civili e anche del primo cittadino di Roma che, pure, dovrebbero saper distinguere tra travestiti e trans o conoscere le altre categorie ancora omesse tra gli stermini dei nazisti invece di cadere in errori così grossolani.

Una manifestazione, un manifesto, sciatta e triste come questo periodo storico in cui viviamo che si distingue per il pressapochismo e il protagonismo di alcune categorie a discapito di tutte quante le altre vittime dell'olocausto.