mercoledì 31 luglio 2013

Laicità, democrazia, indipendenza dell'informazione. Ancora sulle parole di apertura ai gay del papa.

Succede che L'espresso, nella persona di Sandro Magister (uno pseudonimo?) per delegittimare la nomina di Monsignor Battista Ricca come prelato dello IOR lo accusa di essere omosessuale.

Le parole che usa per descriverne comportamento e condizione non si riferiscono alla condanna con cui la chiesa liquida l'omosessualità (un'attrattiva sessuale la cui genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Una grave depravazione intrinsecamente disordinata, contraria alla legge naturale che non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale e In nessun caso possono essere approvati. Una tendenza, una inclinazione, oggettivamente disordinata, che chiama le persone omosessuali alla castità Il catechismo della chiesa cattolica). Non accusano Ricca di incoerenza e ipocrisia ma descrivono l'omosessualità con oggettive parole di condanna:

Appena una settimana dopo aver nominato il "prelato" (...) il papa è venuto a conoscenza, da più fonti, di trascorsi di Ricca a lui fin lì ignoti e tali da recare seri danni allo stesso papa e alla sua volontà di riforma.

Dolore per essere stato tenuto all'oscuro di fatti tanto gravi e volontà di rimediare alla nomina da lui compiuta, sia pure non definitiva ma "ad interim": sono stati questi i sentimenti espressi da papa Francesco una volta conosciuti quei fatti.
Il buco nero, nella storia personale di Ricca, è il periodo da lui trascorso in Uruguay, a Montevideo, sulla sponda nord del Rio de la Plata, di fronte a Buenos Aires.

Ricca (...) aveva conosciuto e stretto amicizia con un capitano dell'esercito svizzero, Patrick Haari. I due arrivarono in Uruguay assieme. E Ricca chiese che anche al suo amico fossero dati un ruolo e un alloggio nella nunziatura.
(...)

L'intimità di rapporti tra Ricca e Haari era così scoperta da scandalizzare numerosi vescovi, preti e laici di quel piccolo paese sudamericano, non ultime le suore che accudivano alla nunziatura. Anche il nuovo nunzio, il polacco Janusz Bolonek, arrivato a Montevideo all'inizio del 2000, trovò subito intollerabile quel "ménage" e ne informò le autorità vaticane, insistendo più volte con Haari perché se ne andasse. Ma inutilmente, dati i legami di questi con Ricca.

Nei primi mesi del 2001 Ricca incappò in più di un incidente per la sua condotta sconsiderata. Un giorno, recatosi come già altre volte - nonostante gli avvertimenti ricevuti - in Bulevar Artigas, in un locale di incontri tra omosessuali, fu picchiato e dovette chiamare in aiuto dei sacerdoti per essere riportato in nunziatura, con il volto tumefatto.
Nell'agosto dello stesso 2001, altro incidente. In piena notte l'ascensore della nunziatura si bloccò e di prima mattina dovettero accorrere i pompieri. I quali trovarono imprigionato nella cabina, assieme a monsignor Ricca, un giovane che le autorità di polizia identificarono.

Il nunzio Bolonek chiese l'immediato allontanamento di Ricca dalla nunziatura e il licenziamento di Haari. E ottenne il via libera dal segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano. (...) 
Quanto a Haari, all'atto di lasciare la nunziatura pretese che dei suoi bauli fossero inviati in Vaticano come bagaglio diplomatico. (...) aperti i bauli  vi furono trovate una pistola, consegnata alle autorità uruguayane, e, oltre agli effetti personali, una quantità ingente di preservativi e di materiale pornografico.

In Uruguay i fatti sopra riferiti sono noti a decine di persone: vescovi, sacerdoti, religiose, laici. Senza contare le autorità civili, dalle forze di sicurezza ai vigili del fuoco. Molte di queste persone hanno avuto di quei fatti un'esperienza diretta, in vari momenti.

In Uruguay c'è chi rispetta la consegna del silenzio per scrupolo di coscienza. Chi per dovere d'ufficio. Chi tace perché non vuole mettere in cattiva luce la Chiesa e il papa. Ma in Vaticano c'è chi ha promosso attivamente questa operazione di copertura. Frenando le indagini dall'epoca dei fatti a oggi. Occultando i rapporti del nunzio. Tenendo immacolato il fascicolo personale di Ricca. In tal modo ha agevolato allo stesso Ricca una nuova prestigiosa carriera.

(...) Per le tante persone rette che sapevano dei suoi trascorsi scandalosi, la notizia della promozione è stata motivo di estrema amarezza, ancor più acuta perché vista foriera di danni per l'ardua impresa che papa Francesco ha in corso d'opera, di purificazione della Chiesa e di riforma della curia romana. Per questo alcuni hanno ritenuto doveroso dire al papa la verità. Sicuri che ne trarrà le decisioni conseguenti.

Ci si vuole liberare di Ricca e si inventano passati scandalosi di omosessualità come si è fatto in passato per il direttore di Avvenire.
MA si badi non perchè l'omosessualità sia inconpatibile col magistero dela chiesa ma perchè è scandalosa di per sè.

Qualcuno ha chiesto la testa (metaforica o non ) di questo porco omofobo sul classico piatto d'argento? No.
Qualcuno ha denunciato lo sciacallaggio mediatico del peggior gruppo editoriale italiano (La repubblica/l'espresso) disgustosamente omonegativo e composto da una cricca di ignoranti e analfabeti (basta leggere un qualsiasi loro articolo)? No.


Quando Bergoglio a chi chiedeva donde di Ricca e della lobby gay risponde Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla  invece di contestualizzare quella frase e di denunciare l'uso strumentale diffamatorio dell'omosessualità si è parlato di rivoluzionaria apertura ai gay.

Capisco che un credente omosessuale cerchi disperatamente il perdono del papa e della Chiesa. D'altronde già la fede ne obnubila le capacità di raziocinio figuriamoci il senso di colpa per essere depravato
 Per cui non riesco a prendermela troppo con Andrea Rubera che da credente, si commuove perchè il suo aggressore invece di pugnalarlo a morte si è limitato a fracassargli tutti i denti ma lo ha lasciato in vita e per lui questa è un'apertura.  Fuor di metafora ognuno si sceglie la prigione che vuole e in quela prigione si immagina i giardini lussureggianti che vuole.

Io me la prendo con chi si professa ateo eppure si sente in dovere di riconsocere al papa chissà quali pregi.

Se non fosse per l'ingerenza del vaticano io non mi occuperei del papa.

Trovo le azioni della chiesa come le più criminali della storia del pianeta.

Molto più del nazismo.

Basta leggere la storia per vedere che la chiesa ha sempre lottato contro l'emancipazione dell'uomo e della donna.

Chi pensa il contrario è imbecille o è in malafede. E' tutto scritto. Basta leggere.

D'altronde da una religione che mangia la carne e beve il sangue del figlio maschio del proprio dio maschio per risuscitare col proprio corpo carnale e accedere alla vita eterna cosa ti aspetti?
La religione cattolica è una malattia mentale i malati e le malate vanno prima resi innocui e innocue e poi curati e curate.
Vi sembrano parole dure? Sono quelle che ci sentiamo dire noi gay  e lesbiche e bisex e intersex e transex tutti i giorni.

Per cui, come dire, un po' per uno

ma da oggi in poi tolleranza zero per i malati di mente e le malate di mente che parlano di un dio che non esiste.

Distruzione e sterminio totale di questi zombie della ragione.

Da oggi dichiaro guerra totale alla religione cattolica cancro dell'umanità. Il cancro si combatte si asporta si recide. Per cui...

Paole Concia e scalfarotti di tutto il mondo TREMATE.

I vostri giorni sono contati.

martedì 30 luglio 2013

Forza Nuova e la legge contro l'omofobia

Tappezzano Roma e  la rete e, temo, molte altre città italiane. Sto parlando dell'ennesimo poster omonegativo di Forza Nuova, stavolta contro la proposta di legge in contrasto dell'omofobia.


Il poster è un capolavoro di efficacia comunicativa, quella che noi non siamo proprio capaci di avere.

Una immagine icastica immediatamente riconoscibile quella che da due secoli a questa parte stigmatizza l'opzione omosessuale: se sei un uomo e ami altri uomini sei una femmina mancata.

Venerdì scorso al flash mob in sostegno della legge, un ragazzino giovane (e bellissimo) rivendicava orgogliosamente in questi termini la propria omoaffettività.

Sono una donna imprigionata nel corpo di uomo
.

Quando gli chiedevo spiegazioni scopro che quel che voleva dire in realtà era solo che, amando altri uomini come lui, non si sentiva conforme all'immagine canonica di maschilità.

Non mascolinità. Non è una questione di virilità ma proprio una questione di immagine maschile.

Se non ci sono canzoni, pubblicità, film, programmi tv, fiction e libri che propongono dei modelli positivi di identificazione e costruzione del sé omoaffettivo uno si aggrappa a quel che trova (no non a sto cazzo...).

Ogni ragazzo effeminato (e quel ragazzino di cui vi dicevo non lo è affatto) si effemina per sentirsi (rap)presentato nella società perchè ha solo quegli strumenti del mainstream.

E' inutile teorizzare un transgederismo o una politica queer se non si riesce a dare di diritto la stessa immagine maschile anche alle persone omosessuali.

Se non si considera cioè l'omosessualità come una opzione naturale di default ma la si considera come una scelta antagonista non solo si ammette ma si afferma la differenza teorica tra omo ed eterosessualità e, di fatto, si discrimina.

Così appena vediamo un uomo con il rossetto (e la barba che ne accentua  l'identità sessuale) tutte e tutti capiamo subito di cosa si tratta.

Potrebbe trattarsi di un attore.

Di un costume.

Invece no.

Si tratta di un frocio. Un gay. Una femmina mancata.

Eppure il significato sociale del make-up è qualcosa di storicamente determinato. 

Proprio come l'identità sessuale che è culturale e non biologica. 

Però un uomo che non solo fa sesso con altri uomini ma che ama altri uomini è contronatura esattamente come uno che si mette il rossetto.

Un rossetto scappellato, in un evidente riferimento fallico, ben oltre quello che servirebbe per metterselo davvero, un rossetto-glande che tocca entrambe le labbra i una sublimata volgia di cazzo cui l'omosessualità (maschile) è sussunta.   

Un sesso consumistico, mercenario e anaffettivo.

E poi c'è il capolavoro della scritta:

Pensare che l'omosessualità sia contro natura è ora reato.


Reato di opinione.

Censura del pensiero.

Ma anche oculata scelta comunicativa.

Perchè nessun pensiero in quanto atto del pensare è reato.


Diventa reato quando quel pensiero si fa discrimine, spartiacque, quando crea un noi e un loro, quando diventa discriminatorio.

Io posso vedere due ragazzi che si  baciano e pensare che siano contronatura. Ma finché mi tengo la cosa per me e non lo esterno in nessuna maniera con commenti o azioni aggressive posso pensare quel che mi pare.


Negli Stati Uniti, per esempio, il primo emendamento permette ai manifestanti omofobi di esporre cartelli contro la morte di un soldato gay ringraziando dio per averlo fatto morire, in punizione del suo peccato di omosessualità.

Eppure in quel paese esiste una legge contro gli hate crimes i delitti per odio che punisce le stesse persone che affermano dio ha fatto bene  a far morie quel soldato gay se solo si sostituiscono a dio. Un conto è dire bravo dio. Un conto è far morire di propria mano, magari in suo nome, chicchessia.

E questo che la legge italiana prevedeva (prima che Scalfarotto la svuotasse di ogni valore giuridico).

Ma fa gioco sostenere che se passa la legge non si potrà  più dissentire.

In Italia l'omofobia è vista come cosa negativa e dare dell'omofobo a qualcuno o qualcuna viene percepita come una grave offesa.

Il problema è che la maggior parte delle persone non ha la percezione di cosa sia davvero omofobico.

Come emerso da uno studio recente a livello europeo Citizens in Diversity: A Four-Nation Study on Homophobia and Fundamental Rights, molte persone non percepiscono come omofobici molti pensieri, giudizi, idee e atteggiamenti che in realtà lo sono.


Lo scorso giugno la Pew global research ha chiesto a diverse persone di cittadinanza varie se la società dovrebbe accettare l'omosessualità.
Pochi hanno risposto di no.

Dipende quale domanda fare... Con una domanda così diretta è difficile dire di no (anche se nel caso dell'Italia cè un 18% che è irriducibile).

Ma se si prova a cambiare domanda (come ha fatto l'Istat ) ecco che cambiano i risultati...

Secondo l'Istat il 59,1 % della popolazione ritiene accettabile che un uomo abbia una relazione affettiva e sessuale con un altro uomo e il 59, 5 % che una donna abbia una relazione affettiva e sessuale con un'altra donna.

Quasi  il 60%.

Certamente la maggioranza, ma non la stragrande, un 40 % pensa ancora di no.

Sempre secondo l'Istat il 73% della popolazione è in totale disaccordo con il fatto che non si assuma una persona perché omosessuale [dimenticando che la cosa è illegale persino in Italia] o non si affitti un appartamento per lo stesso motivo.

L'Istat però fa notare anche come quasi la stessa percentuale, il 55,9%

si dichiara d'accordo con l'affermazione se gli omosessuali fossero più discreti sarebbero meglio accettati.
E siamo così al cuore dell'omofobia. Che riguarda molti più pensieri e (pre)giudizi di quanti non si ritenga tali.

Tra questi il principale: se l'omosessualità non fosse così ostentata vivremmo tutti meglio. Perchè a differenza di quello tra un ragazzo  e una ragazza un bacio tra due o tra due ragazze viene percepito come ostentazione. E questa è omofobia bella e buona. Non si vogliono vedere le coppie omosessuali. Poi nel privato della propria camera da letto ognuno fa quel che vuole... Proprio come certi cattolici...


Finché l'omosessualità verrà percepita come accidente da tollerare e difendere e non come opzione standard di pari dignità vivremo sempre in una società omofoba.

Ai poster come quelli di FN si risponde con l'informazione e il ragionamento.

Anche se uno sterminio di massa risolverebbe la situazione in maniera più efficace e radicale.

Ma quello che ignorano quelli di FN è che se io vado a ucciderli perchè sono dei fascisti di merda vado in galera con delle aggravanti per discriminazione per l'orientamento politico.

Invece si  mi uccidono perchè cammino mano nella mano col mio ragazzo (ad averne uno..) nessuna aggravante verrà data al mio assassino.

Nemmeno se passasse questa legge voluta da Scalfarotto (che la storia giudicherà per quello che è un  poitico lgbt piccolo, piccolissimo) la stessa legge che FN avversa paventando di non poter discriminare come continua a fare anche con un poster orribile eppure bellissimo nella sua capacità comunicativa.

Ecco se almeno imparassimo da loro a comunicare meglio...

 

L'apertura del papa sui gay che non c'è...


Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta di identità in Vaticano dei gay, dicono che ce ne sono, credo che qualcuno si trovi. Ma bisogna distinguere tra una persona così e il fatto che esistono delle lobby. Le lobby non sono buone. Se una persona gay e cerca il Signore e ha buona volontà chi sono io per giudicarla? Il catechismo della chiesa cattolica dice che non si devono discriminare queste persone per questo. Il problema non è avere questa tendenza. Sono fratelli. In questo caso il problema è fare lobby, lobby di persone con questa tendenza, ma potrebbero essere lobby di avari, di massoni».
                        (fonte Il Messaggero)

Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta d’identità, in Vaticano. Dicono che ce ne siano. Ma si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby. Se è lobby, non tutte sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte. Il problema non è avere queste tendenze, sono fratelli, il problema è fare lobby: di questa tendenza o d'affari, lobby dei politici, lobby dei massoni, tante lobby...questo è il problema più grave. E la ringrazio tanto per aver fatto questa domanda. Grazie tante
                   (fonte Corriere della sera)


Ecco cosa avrebbe detto Papa Francesco I a proposito delle lobby gay e sui gay secondo messaggero e Corriere (il corriere afferma di pubblicare la trascrizione delle sue risposte).

Piccole significative differenze che però non cambiano il discorso generale.

Tranne una che trovo su Repubblica, su  Libero, La stampa e su Vanity Fair:
Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene.
Dunque essere omosessuali  vuol dire essere persi e anche molto (alla faccia dell'astenersi dal giudizio)  e si devono distinguere i froci per bene da quelli non per bene (chi sarebbero? Magari i pedofili? Vuoi vedere che un pedofilo non è uno stupratore ma un uomo non perbene?)

Nell'audio dell'intervista riportato dal sito di Avvenire di questa frase non c'è traccia.

Ma che il popolo italiano pensi questo del'omosessualità, cioè pensi che è una devianza da tollerare come tolleri il paralitico la quale devi pure levare le barriere architettoniche, quel rompipalle tu che le scale le fai tranquillamente, e non una opzione di defualt, lo si sa e acocmuna tutti e tutte trasversalmente.


Per comprendere questa sortita del papa bisogna ricordare che la domanda sui gay parte da un fatto di cronaca. Monsignor Battista Ricca nominato da Papa Francesco come  prelato ad i interim dello IOR è omosessuale. Una notiza riportata dalla stampa con dei toni delatori come fosse uno stupore o un ladro.

L'espresso (non il giornale o libero ma lo stesso gruppo di Repubblica) parla di  trascorsi di Ricca (...) fin lì ignoti e tali da recare seri danni allo stesso papa e alla sua volontà di riforma.
Dolore per essere stato tenuto all'oscuro di fatti tanto gravi e volontà di rimediare alla nomina da lui compiuta, sia pure non definitiva ma "ad interim": sono stati questi i sentimenti espressi da papa Francesco una volta conosciuti quei fatti.
Il giornalista (sic!) che parla in questi termini omofobici, peggio, delatori, usando l'omosessualità per sottolineare un problema (inesistente) di Papa Francesco si chiama Sandro Magister che arriva addirittura a presentare come segno di delinquenza il fatto che dentro un baule di Ricca siano stati trovati dei preservativi (assieme a materiale pornografico e a una pistola).
Evidentemente per Magister fare del sesso protetto è un crimine...
Oppure un locale gay frequentato da Ricca diventa per Magister in un locale di incontri tra omosessuali.
Così alla domanda su Ricca il papa dà una risposta quella sì esemplare, dicendo:
Per quanto riguarda monsignor Ricca, ho fatto quello che il diritto canonico manda a fare, che è l’investigatio previa. E in questa investigatio non c'è niente di quello che accusano, non abbiamo trovato niente. Questa è la risposta. Ma io vorrei aggiungere un’altra cosa. Io vedo che tante volte nella Chiesa, fuori di questo caso e anche in questo caso, si vanno a cercare i peccati, di gioventù per esempio, e questo si pubblica. Non i delitti, eh, i delitti sono un’altra cosa. L’abuso di minori per esempio è un delitto, non è un peccato. Ma se una persona, laica prete o suora, commette un peccato e poi si converte, il Signore perdona. E quando il Signore perdona, il Signore dimentica. E questo per la nostra vita è importante: quando noi andiamo a confessarci, e diciamo «ho peccato in questo», il Signore dimentica. E noi non abbiamo diritto di non dimenticare, perché corriamo il rischio che il Signore non si dimentichi dei nostri, eh! E’ un pericolo! E' importante una teologia del peccato. Tante volte penso a San Pietro: ha commesso uno dei peccati peggiori, rinnegare Cristo, e dopo questo peccato lo hanno fatto Papa!
Il fatto quotidiano aveva già denunciato la campagna diffamatoria dell'espresso confermata dalla inchiesta del Vaticano.

Insomma si cerca di danneggiare la riforma politica di Bergoglio  usando tutti i mezzi anche l'omosessualità presentata come un delitto e poi l'Italia non è un paese omonegativo...

A quel punto, dopo aver messo i puntini sulle i a proposito di Ricca papa Francesco 
ha detto se uno è gay (le lesbiche e le persone bisessuali non contano...) chi sono io per giudicarlo. E' chiaro il contesto in cui ha rilasciato questa dichiarazione.

Ora a vedere bene le affermazioni papa Francesco incontrano un sentire comune trasversale di moltissime perosne, cattolcihe e non, di destra come di sinistra.

Vediamo.


1) In Vaticano dei gay, dicono che ce ne sono, credo che qualcuno si trovi.

Se lo sei non dirlo.
Visto che se sei gay devi rimanere casto data la tua condizione intrinsecamente disordinata, non dirlo, non ostentarlo.
E' la visibilità che dà fastidio.
Perchè se ne parla.
E se se ne parla la si sdogana, la si legittima, la si sostiene, la si diffonde.

Si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby.
Quindi chi denuncia le discriminazioni omonegative, chi si organizza per denunciare l'omonegativàit endemica di questo paese di fascisti e fasciste di merda fa lobby.



Quante persone avete sentito dirvi che ostentate la vostra condizione?  A me mia sorella lo dice ogni volta che ci vediamo.

Oppure vi dicono che  a loro non interessa quello che fate a letto o con chi.

Quello che facciamo a letto. Come se la questione si risolvesse a letto...

Sei frocio? lo prendi in culo? E che nteressa a me? Basta che non lo ostenti e nessuno ti rompe le scatole.
Poi se me ne vado mano nella mano in giro magari nemmeno col mi ragazzo ma con una amico mi ammazzano di botte perchè da sporco frocio (che magari manco sono) ostento



2) Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte.

Il catechismo. Già. ecco cosa dice il catechismo sull'omosessualità.


Castità e omosessualità
2357 L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, 238 la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». 239 Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
(fonte Il catechismo della chiesa cattolica i neretti sono miei)

Insomma se sei gay (lesbica o bisex) intanto scopi e basta. L'affettività non c'è nella definizione di omosessualità. Compare solo in negativo quando si dice che  non si tratta di una vera complementarietà affettiva.
In ogni caso se sei omosessuale sei oggettivamente disordinato, depravato  e la genesi psichica della tua tendenza, della tua inclinazione sono e restano (devono restare?) in gran parte inspiegabile.

Poi certo, ipocritamente, si  si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione dove quell'aggettivo ingiusta la dice lunga... C'è discriminazione e discriminazione.

Le parole del Papa non si sono discostate (e come avrebbero potuto) da questa dottrina.


Glisso su quanti, non sapendo niente di chiesa e catechismo hanno parlato di svolta epocale fra tutti Vendola il cui profondo atavico cattolicesimo gli fa dichiarare assurdità come questa:

«Papa Francesco ha fatto un'operazione strabiliante: ha separato l'omosessualità dalla pedofilia». Aggiunge il governatore della Puglia: «Ci ha ricordato che la pedofilia è un peccato, un delitto, un reato e ha detto sull'omosessulità “chi sono io per giudicare i gay?”». (fonte l'Unità)
Ma Nichi è in buona compagnia.

Paola concia intervistata da una giornalista (sci!9 di Repubblica che parla di uscita rivoluzionaria parla di rispetto.

Mentre Scalfarotto (sì quello che ha contribuito a svuotare la proposta di legge contro l'omofobia di qualunque significato giuridico) su facebook parla di parole pacate.
Non c'è bisogno di ricordare a Paola e Ivan le parole tutt'altro che di rispetto del catechismo basta leggere la frase tra le dichiarazioni del papa dove Francesco definisce le persone omosessuali perse. Ma tant'è.
Questa è la classe politica che abbiamo.
Questa è la classe polita che ci meritiamo. La prossima volta che li incontrate però ricordate loro che non siamo così fessi come credono che siamo...

Il problema è che in questo paese un atto dovuto viene visto come una scelta coraggiosa. E questo già ci sconfigge in partenza.

domenica 28 luglio 2013

Maschilismo, disinformazione, delirio tutto in una botta sola. Sul'ennesimo articolo di gay.it il peggiore sito italiano gay.



L'articolo è su Valerio Pino (chi?) dal titolo Valerio Pino e l'outing: "La signora bionda? Presidente arcilesbica" firmato da Daniele Nardini che scrive:
La videointervista definitiva con l'ex ballerino di Amici che dalla spiaggia di Barcellona parla di sé e di tutto quello per cui ha fatto discutere in questi mesi. Dall'outing alla "signora bionda" («era la presidentessa di Arcilebica a La Spezia») fino alle foto hot pubblicate su Twitter e in cui si vede mentre fa sesso col fidanzato («non ero mentalmente sereno»). Ma guai a paragonarlo a Sara Tommasi: «Lei si droga, io no». E fra le sue qualità dichiara di averne una in particolare...
Fallocentrico e sessuomane, l'articolo di Nardini  raggiunge il delirio quando afferma che Valerio Pino (chi?) avrebbe fatto outing alla "signora bionda" citando poi le vere parole di Pino «era la presidentessa di Arcilebica a La Spezia».

Qualcuno spieghi a Nardini che outing vuol dire rivelare l'orientamento sessuale (bisex od omosessuale) di qualcuno che non solo lo tiene nascosto, ma che è anche apertamente omonegativo.

Adesso nel caso della signora bionda nessuna delle due cose è vera.

Se la signora era presidente arcilesbica di La Spezia sicuramente non era omonegativa e, altrettanto sicuramente, anche se non necessariamente lesbica, non aveva certo problemi di visibilità qualunque sia il suo orientamento sessuale.

Pur di riempire le pagine del sito più ecolalico d'Italia ci si inventa non si sa quale notizia. Però siccome l'outing è una pratica politica seria e con ben altri portati e spessori, chi usa questa parola così artatamente in maniera errata crea confuzione e fa disinformazione.

Va dunque corretto e censurato.

mercoledì 17 luglio 2013

Un nuovo spot di sensbilizzazione, triste e mal concepito

Così, mentre all'estero si confezionano spot  efficaci e icastici, come quello australiano Stop, Think, Respect prodotto e concepito dall'associazione australiana  lefthand che, assieme a beyondblue vuole sostenere la salute mentale della comunità che vi propongo nella versione sottotitolata dal Quore di  Torino...

...noi italiani e italiane proprio non siamo capaci di pensare a dei video per la comunità e ci attestiamo su compitini modesti come questo.




Il video, amatoriale, nasce dagli e dalle studenti del corso di "Psicologia di comunità" tenuto dal prof. A. Vieno dell'università Università degli studi di Padova (nelle note al video su youtube si parla sessisticamente solo di ragazzi, al maschile...).

Gli perdoneremo così la pessima qualità dell'audio che lo rende quasi indecifrabile (si poteva sopperire all'evidente errore tecnico con dei sottotitoli...) ma non possiamo perdonargli il presupposto e le conclusioni.

Nel video si vedono diverse persone in contesti pubblici e privati che si  scontrano contro la presunzione di eterosessualità che ancora vige nella nostra società, dove devi smepre dichiararti omosessuale, bisessuale, lesbica, transgender altrimenti sei annoverat* nel mare magnum dell'eterosessualità considerata unica opzione (dunque monocratica) di default.

Di fronte a questa sordità sociologica le persone dirette interessate reagiscono con un ti devo dire una cosa detto col tono di chi deve dare una notizia critica, senza mostrare le reazioni di chi, presumendoci etero, già ci discrimina.
Il video si conclude con i coming out di tutte e tutti fatti però non alle persone di prima ma direttamente alla camera cioè a noi che guardiamo in un posto indecifrabile, astratto, per sottolineare il portato definitorio normativo e discriminatorio anch'esso, io so io  e non te, senza annoverarlo invece nello stesso ventaglio di opzioni dell'umanità. E poi quello slogan ridicolo io sono pronto (sempre e solo al maschile...) e tu?

Dunque nel video la cosa importante è che siano i diversi e le diverse a fare coming out e che le altre persone, quelle normali, devono abituarsi alla comparsa come i funghi di queste strane creature di orientamento sessuale o identità sessuale altre.

Uno spot discriminatorio perchè presenta l'orientamento sessuale come un argomento da comunicare con gravosa serietà per un motivo che il video non spiega implicando dunque che sia chiaro a tutti e tutte quale sia un motivo che sembra essere legato alla condizione stessa della propria diversità e non allo stigma con cui questa condizione viene recepita e rifiutata dalla società.

E' ridicolo che queste persone lgbtqi si dicano pronte.
Pronte a fare che?
A esistere?
A dire chi sono?
A dirlo con un proclama definitorio fatto in un luogo astratto che ne enfatizza il potere normativo dell'atto definitorio (io sono non perchè esisto nella società ma perchè lo dico)e non nel quotidiano agire nella società in mezzo alle altre persone. Siamo nel 2013 non nel 1903 il coming out è ormai un dato di fatto anche se viene contrastato da una pressione sociale ancora fortissima.

Noi perosne lgbti siamo pronte da un pezzo!

E' la società che non è pronta a considerarci una sua parte integrante e iniziare ad annoverare tra le opzioni di default oltre all'orientamento etero anche gli altri orientamenti e le altre identità sessuali.

Per essere efficace lo spot avrebbe dovuto invertire prospettiva e mostrare una reazione di accettazione (parola orribile ma tant'è) e normalità ai vari coming out e sarebbero dovute essere loro a dire io sono pronto/a e voi?, invitando le altre persone normali a fare lo stesso.

Così invece si investe del problema solo i diretti interessati come se la loro condizione di svantaggio sia una conseguenza oggettiva della propria condizione esistenziale e non il risultato di una pressione sociale  di uno stigma che induce stress e depressione come mostra bene lo spot australiano. Come se lo stress e la depressione siano consustanziali alla popolazione lgbtqi e non il risultato di uno stigma e una pressione sociali insopportabili.
E che gli e le studenti di un corso in sociologia psicologia di comunità non lo colgano la dice lunga sulla strada che ancora tutte e tutti insieme dobbiamo fare.


It's a long way to Tipperary...


domenica 14 luglio 2013

Ma l'omofobia non è un pretesto. Su un articolo infame di Vera Schiavazzi su Repubblica

La notizia è stata riportata dal sito gay.it.
Quattro ragazzi gay sono stati aggrediti da alcuni ventenni verso le 2:30 del mattino, nel chiosco adiacente al locale "Cacao" nel Parco del Valentino dove si era svolta la selezione di Mister Gay Piemonte durante la serata Queever.
Due dei quattro ragazzi sono riusciti a sottrarsi all'aggressione fisica nella quale sono stati coinvolti anche altri due ragazzi giunti in loro soccorso. Calci schiaffi e cinghiate.  Uno dei ragazzi ha il segno evidente di una fibbia sul braccio destro. Lo mostra una foto scattatta dalla vittima e pubblicata sul sito gay.it, nella quale l'aggredito mostra il volto.
































L'articolo di Repubblica a firma Vera Schiavazzi descrive l'accaduto con un tono, uno stile e una presentazione grafica che influenza surrettiziamente la percezione dell'accaduto dei lettori e delle lettrici del quotidiano romano che si distingue ancora una volta nella sua campagna discriminatoria contro le persone omosessuali.

Una strategia comunicativa precisa e ideologicamente lampante.

1) La foto di uno degli aggrediti, ripresa dal sito gay.it viene ridimensionata,  tagliando  la faccia all'altezza degli occhi, rendendo la vittima, senza volto,  anonima.



Anche il nome viene riportato con il solito accorgimento della iniziale del cognome Paolo T. come se dichiararsi omosessuali, essere aggrediti perchè gay sia qualcosa di cui vergognarsi, da nascondere, qualcosa di sordido, un dato sensibile da tutelare per privacy. Qualcosa da nascondere tanto che, anche se si denuncia l'aggressione, non ci si mette la faccia.
Invece Paolo la faccia ce l'ha messa, ma Repubblica gliel'ha tolta.

La percezione che si vuole dare di questi gay aggrediti è che siano persone anonime, sole, vittime indifese e sprovvedute. 

L'intento dell'articolo è di minimizzare la natura omofoba dell'aggressione. Così anche nel titolo e nel sommario non si chiarisce la natura e le motivazioni dell'aggressione.





L'articolo si apre con un cappello introduttivo che riporta le dichiarazioni di Paolo T.
Schiavazzi fa dire a Paolo che quando hanno sentito i primi insulti de quattro aggressori lui e i suoi amici se ne sono andati perchè l'atmosfera non era buona.

L'atmosfera?

Andandosene, commettono lo stesso errore di molte vittime. Invece di rimanere in mezzo alla gente si allontano permettendo agli aggressori via libera in luoghi meno affollati, se non appartati e solitari.

Un giornale che facesse davvero informazione dovrebbe ricordarlo...


Secondo Schiavazzi Paolo T. e amici si sono allontanati e sono stati seguiti.
Che cosa è successo dopo?
"Ci hanno seguiti. Il nostro gruppetto si è sparpagliato, due erano più avanti, un quinto ragazzo seguiva dietro. All'improvviso ci hanno attaccato alle spalle. Uno di loro, come racconta gay. it, si è tolto la maglietta
e la cintura e ha cominciato a picchiare con quella. Io ho gridato di chiamare la polizia. Sono volati calci e pugni, cinghiate, insulti. Siamo scappati e ci hanno inseguiti ancora".

Non così secondo gay.it dove l'aggressione si è consumata nel chiosco visto che i quattro aggressori hanno preso  a calci anche dei tavoli:
«Eravamo seduti al chioschetto dopo essere usciti dal Queever - ci spiega uno degli aggrediti -. Sono arrivati questi quattro, si vedeva che erano ubriachi. Hanno iniziato a urlare "Ricchioni!" e a lanciare bottiglie, poi a prendere a calci sedie e tavoli. Ci siamo alzati e ce li siamo trovati addosso. Uno di loro si è levato la maglietta e ha sfilato la cintura dai suoi pantaloni. Io e un mio amico siamo stati presi a pugni e cinghiate, ho vistosi lividi addosso. Due dei miei amici sono riusciti a scappare. È poi intervenuto un ragazzo che ha chiamato la polizia e ci ha aiutato a difenderci».
Per Schiavazzi davanti l'aggressione uno scappa sempre e comunque. Anche i due ragazzi che li hanno difesi che,
hanno visto tutto e chiamato la polizia, e poi sono tornati indietro per difenderci e hanno preso botte anche loro.
Mentre secondo gay.it 
«Ero con un amico - spiega il ragazzo intervenuto in loro soccorso -. Dopo il Queever siamo andati a mangiare al chioschetto. Ci siamo seduti. A un tavolo vicino al nostro, quattro persone sulla ventina molto agitati, ubriachi e probabilmente strafatti, hanno iniziato a lanciare bottiglie e tavoli, aggredendo con insulti omofobi alcuni ragazzi seduti lì vicino. Uno degli aggressori si è poi sfilato maglietta e cintura. Per istinto sono intervenuto, ho chiesto se gli aggrediti stavano bene ma ho ricevuto cinghiate in faccia e in testa. Sono per fortuna riuscito a strappare di mano a uno di loro la cinghia. Me li sono trovati tutti e quattro addosso. Mi sono raggomitolato: ho ricevuto anche schiaffi e pugni».

«Abbiamo chiamato la polizia verso le 3.00 - conclude il ragazzo che era con lui -. Sono arrivate tre volanti e un'ambulanza. Hanno sequestrato la cintura. I quattro aggressori avevano anche rubato del cibo dal chioschetto. Erano palesemente drogati. È scattata la denuncia. Sono stati identificati tutti e quattro, erano già noti alle forze dell’Ordine.
Quindi i quattro aggressori erano già noti alle forze dell'ordine ma Schiavazzi preferisce concludere la sua intervista (?) così
Ci sarà un processo?
e Paolo T., risponderebbe
"Me lo auguro, io e la persona che era con me abbiamo firmato una denuncia. Vorrei ringraziare anche i due testimoni che hanno visto tutto e chiamato la polizia, e poi sono tornati indietro per difenderci e hanno preso botte anche loro. Erano dei ragazzi come noi e hanno deciso di non ignorare quello che stava succedendo. Purtroppo anche quelli che ci hanno aggrediti erano ragazzi come noi. Alcol o droga, cercavano un pretesto per attaccare. E l'hanno trovato nell'omofobia".

Secondo Paolo T. i ragazzi erano dunque alterati dall'alcool o dalla droga* (quale? hasish?  eroina? cocaina? Non importa. Per la giornalista tutte le droghe sono uguali secondo una classica mistificazione borghese e fascista).

Così alterati cercavano un pretesto, una scusa qualsiasi per aggredire.

E l'hanno trovato nell'omofobia.

Cioè non nell'omosessualità. Ma nell'omofobia, che diventa un pretesto e ne viene dunque minimizzata la gravità.

Si insinua così che non erano proprio omofobi. Erano ubriachi e alterati e pronti alla rissa hanno trovato l'omofobia ma poteva essere qualcos'altro.

Peggio.
Si insinua  che chi aggredisce, verbalmente o fisicamente che sia, delle persone omosessuali non lo fa per una vera intenzione di odio e discriminazione ma lo si fa per caso, per pretesto.
L'omofobia può essere causata da un pretesto.

Così si insinua che non si picchiano le perone omosessuali perché lo stato assente e la chiesa omofoba alimentano lo stigma e l'odio. No. E' colpa della droga.

Ora ipotizziamo che i quattro ragazzi abbiano aggredito e stuprato due ragazze.


La frase diventerebbe
Purtroppo anche quelli che ci hanno aggrediti erano ragazzi come noi. Alcol o droga, cercavano un pretesto per attaccare. E l'hanno trovato nello stupro.
Dinanzi una dichiarazione del genere orde di donne, femministe e non, ma anche di uomini, io per primo, sarebbero già sotto la sede del giornale a protestare e a chiedere la testa, professionale, di Schiavazzi su un piatto.

Ma con l'omofobia si può. Si può dire che è un pretesto.

Perchè si deve affermare che non c'è odio nei confronti delle persone omosessuali. Che non c'è una discriminazione diffusa che va fermata in tutti i modi.

Sono stati quattro balordi, per giunta drogati, che se la prendono con chiunque capiti loro a tiro con chi ha i capelli lunghi, gli occhiali, i pantaloni a pinocchietto o con chi è frocio.

Ma cos'è questa mania di protagonismo? Mica ce l'hanno sempre con voi. Siete voi che siete vistosi, se non ostentaste...

Capita l'antifona?

Adesso anche se Schiavazzi producesse la registrazione in cui dimostra che le parole di Paolo T. siano esattamente quelle da lei riportate (cosa che dubito fortemente) la giornalista non si sottrae alla responsabilità di avere riportato quelle dichiarazioni così incaute senza fare un commento.

Perchè l'omofobia non è un pretesto.

L'omofobia è una forma di odio e intolleranza alimentata anche da articoli di giornale come questo, incompetenti, morbosi e discriminatori.




*Nelle dichiarazioni di Paolo T. riportate da gay.it Paolo usa altre parole:
A un tavolo vicino al nostro, quattro persone sulla ventina molto agitati, ubriachi e probabilmente strafatti,

venerdì 12 luglio 2013

L'ennesimo atto criminale del governo israeliano, ma la sua posizione nei confronti delle persone lgbt rimane ancora condivisbile.
Contro la ridicola (omofoba, antisionista) teoria del pink washing.

Che il governo israeliano sia colpevole di varie atrocità lo sa anche il mio gatto Gastone.
L'ultima porcata, so far,  è l'arresto illegale (il limite d'età per la responsabilità legale è di 12 anni) di un bambino di 5 anni colpevole di avere lanciato un sasso a un'automobile dei coloni cioè gli invasori autorizzati dal governo israeliano nei territori occupati dal 1967, formalmente autonomi dagli accordi Oslo degli anni '90 invece sempre più colonizzati.

Comunard* italian* (e non solo) pretendono che fatti come questi vengano taciuti o minimizzati per la politica apparentemente gayfriendly del governo israeliano.

In una zona geografica dove l'omosessualità è punita col carcere se non con la morte Israele invece non discrimina israeliani e israeliane per l'orientamento sessuale, * comunard* italian*  accusano il movimento lgbt di attuare la politica del pink washing (già solo il nome è disgustosamente discriminatorio) surrettiziamente sussumendo la politica di riconoscimento dei diritti civili anche alla popolazione lgbt con il finanziamento a qualche festival gay (glissando sul fatto che in medio oriente chi è omosessuale va in carcere o muore). Potete leggere un post sul pink washing sito Un altro genere di comunicazione già da me violentemente attaccato con la speranza di ottenere risposta e invece avendo ottenuto il più lampante dei silenzi.

Questo post vuole ricordare come le persone lgbt non si sognano nemmeno di giustificare checchesia delle porcate del governo di Israele solo perchè in Israele le persone della loro stessa razza (è così che ragionano quest* fascist* ross*) sono trattate bene e che sono a fianco del popolo palestinese occupato invaso e ucciso.

Ciononostante apprezzano il fatto che le leggi di quel Governo non discriminino le persone in base al loro orientamento sessuale. E che le due cose si possono fare senza tema di cadere in contraddizione. Perchè una apprezzamento a una legge non significa abdicare all pensiero critico e accettare tutto senza esitazione. E' un modo strumentale di vedere le cose che serve solo ad attaccare con la stessa argomentazione Israele e il movimento lgbt.

Queste persone che teorizzano il Pink Washing non sono solo ridicole ma sono un pericolo per la storia, perchè la manipolano e la riscrivono a loro piacimento, sono dinosauri di un marxismo mal interpretato che nulla ha a che fare con il marxismo vero.

Vanno zittit* con le argomentazioni (visto che non hanno avuto la decenza di crepare come da me auspicato).

MOLTI ATTI DEL GOVERNO ISRAELIANO SONO CRIMINALI  E NESSUNA PERSONA LGBT SI SOGNA DI MINIMIZZARE SU QUESTI ATTI PER IL TRATTAMENTO FAVOREVOLE RICEVUTO IN ISRAELE DALLE PERSONE LGBT.

IL PINK WASHING E' UN INSULTO ALL'INTELLIGENZA DI TUTTE LE PERSONE QUALUNQUE SIA IL LORO ORIENTAMENTO SESSUALE CHE NON PENSANO PER SLOGAN MA APPLICANO UN PENSIERO CRITICO. A DIFFERENZA DI CHI TRAMITE IL PINK WASHING ATTACCA ISRAELE E L'OMOSESSUALITÀ.

giovedì 4 luglio 2013

Un altro genere di comuncazione: il blog che su facebook censura

Leggo su faccialibro un post del blog un altro genere di comunicazione che si riferisce allo stupro come a una pratica orribile. Critico l'ìuso infelice del sostantivo. ne nasce un confronto. alla fine del quale vengo bloccato e non solo non posso più commentare quel post ma i mie commenti, che qui riporto, sono scomparsi...


Complimenti per lo spirito democratico dell'amministratrice della pagina facebook.

Sul blog contro il sessismo si notano poi delle perle di sessismo come ques'invito a unirsi alla mailing list.

Altri followers, solo al maschile. Per un blog che inneggia alla lotta (sacrosanta!) contro il sessismo non c'è male...

Ma si sa sono dettagli che vedo solo io che sono polemico...


Josh Healey e il coming out delle persone etero

Il video che state per vedere è la registrazione di uno show radiofonico live che va in onda sulla radio NPR.

Il nome dello show è Snap Judgment (t.l. giudizio scattante) uno spettacolo condotto dal nero Glynn Washington nel quale gli e le ospiti raccontano delle storie. In una puntata precedente a quella che vi propongo in video Nello stesso show  Noah St. John ha raccontato del viaggio che ha fatto con le sue due madri.

Josh Healey  ha pensato bene,dopo aver criticato l'idea stessa del coming out che per lui non ha nessuna base razionale (tu sei gay solo se io so che tu sei gay)si è immaginato come potrebbe essere il coming out di una persona etero.
Ne esce fuori una comicità di situazione per me davvero triste e discutibile.
Ecco il video sottotitolato in italiano dal "solito" quore (se non fosse per loro...) con i sottotitoli, stavolta più accurati, di Alessio Oggianu.



Sul coming out Josh manca la questione centrale proprio quella che prende in giro.
In una società etero, fatta da etero pensata per etero dove nell'immaginario collettivo il gay è effeminato e la lesbica camionista, dove sono rare le figure narrative omosessuali e bisessuali positivi e non pittoresche, con le quale identificarsi per esprimersi al mondo, dove la gente liberale, come lo stesso Johsh fa dell'omosessualità una questione di sesso, dunque privata, da non ostentare (a differenza dell'eterosessualità che invece è dappertutto), in una siffatta società c'è bisogno di dire io sono gay altrimenti, semplicemente non esisti.

Non già per te stesso e te stessa ma proprio per quel mondo esterno nel quale Josh non deve dichiararsi perchè siamo tutt* eterosessuali. 

L'eterosessualità è l'unica opzione di default. Tutto il resto un accidente (proprio come il sesso maschile è quello di default e quello femminile un accidente).

Quindi è vero non quello che Josh critica e prende in giro cioè che io sono gay solamente quando so che tu sai che lo sono, è vero il suo reciproco.

E' che per te etero io gay esisto solo quando e se io gay te lo dico.

Che qualcuno possa ridere di queste battute contro più che sul coming out, poco importa il suo orientamento sessuale, la dice lunga sul fatto che il coming out è ancora vissuto come una accessoria forma di ostentazione e non come, prima ancora del suo essere uno strumento politico (quando si dice al mondo che si è gay gli si sta dicendo di essere discriminati in quanto gay), un necessario proclama identitario.  
 
Finché si dà per scontato che si  solamente etero, a meno che qualcuno non dica il contrario, a quel qualcuno (qualcuna) per non essere annoverato (annoverata)  in una categoria della quale non si fa parte non rimane che dire a me piacciono le persone del mio stesso sesso, è di loro che mi innamoro.
Già i sentimenti, quelli che Josh tralascia quando facendo un insopportabile esercizio di retorica si immagina il suo coming out in quanto etero e parla di sessualità e non di affetti.



Il resto dello sketch è tutto uno sfottò sulla famiglia liberal che si dispera di nona avere un figlio almeno bisex e si dispera anche che il figlio sia fidanzato con una ragazza bianca e non nera.
D'altronde bisognava giustificare la disperazione di avere un figlio etero in qualche modo e quello della famiglia iper liberal (da far sembrare Berkeley il West Texas, una delle battute più azzeccate dello sketch) è il più efficace.
Una comicità da destra, reazionaria e piena di discriminanti luoghi comuni come quando Josh dice che ha provato vestire di viola e ad ascoltare Lady Gaga ma a lui piacciono i metallica e il bowling.

Insomma luoghi comuni in salsa etero. Eppure la sala ride e i froci italioti e provinciali qui sulla rete squittiscono impazzite dicendo "che bello che bello"!!!

Ne siamo proprio sicure?