sabato 1 giugno 2013

Su una rivendicazione pretestuosa di Porpora Marcasciano nell'articolo di Ilaria Lonigro dal titolo Le grandi escluse dalla Convenzione di Istanbul.

So che questo mio post si attirerà le ire di molte donne trans, persone cioè che sono nate e cresciute come uomini biologici, in una società a loro immagine e somiglianza, e che poi, per i motivi i più diversi e i più rispettabili, hanno deciso di transitare, da maggiorenni, in età adulta, parzialmente o totalmente, verso l'altro sesso.

Queste donne trans sono donne a tutti gli effetti e come tali vanno considerate  e rispettate.

Non capisco però chi pretende una ulteriore distinzione, come fa Porpora Marcasciano che avoca per le donne trans (gli uomini trans, cioè le ex donne che hanno transitato verso il genere maschile, contano anche qui come il due di picche) un primato di discriminazione, addirittura maggiore di quella delle donne biologiche, come leggo su West Wefare Società Territorio in un articolo a firma di Ilaria Lonigro dal titolo  Le grandi escluse dalla Convenzione di Istanbul dove, secondo Lonigro, Marcasciano afferma
sono queste le persone che subiscono più discriminazioni di genere, a partire dall’impossibilità di trovare un lavoro.
Persone che Marcasciano non vuole né donne né uomini se dice 
Il genere è considerato maschile o femminile, non si prevede altro. La definizione del genere in Italia è rimasta ferma a quella che è sempre stata.
Chiedo a Marcasciano come si considera lei, uomo transitato a donna, se donna,  se donna trans o donno o uoma.
Perchè i generi sono e rimangono due, altrimenti le persone trans non transiterebbero verso l'altro sesso, ma pretenderebbero di costituire un terzo sesso, né maschile né femminile, ma trans.

Quindi o le donne trans sono donne e dunque vengono discriminate in quanto donne come tutte le altre donne oppure le donne trans non sono donne e non vengono dunque discriminate in quanto donne ma in quanto trans.

In entrambi i casi non si capisce perchè, secondo Marcasciano, le donne trans sia discriminate di più delle donne biologiche.



La discriminazione delle donne trans non mi sembra riguardi il genere di arrivo. Una donna trans cioè non viene discriminata in quanto donna, viene discriminata perchè piuttosto che essere annoverata al genere di arrivo viene respinta al genere di partenza.
E' l'ex uomo che ha transitato verso il genere femminile a essere discriminato.

Non si tratta allora di discriminazione di genere la cui definizione tanto vituperata nell'articolo da Ilaria Lonigro fa riferimento anche agli stereotipi di genere.

Una donna meccanico può essere percepita meno donna di una donna parrucchiera sia essa trans o meno.

Quella delle persone trans non è una discriminazione di genere ma una discriminazione sul cambiamento di genere.

Un cambiamento non culturale, non cioè riguardante le mansioni o le qualità che culturalmente una società ascrive a uno dei due sessi (fino agli anni 70 del novecento si discuteva se fare pilotare aeroplani alle donne perchè ritenute inaffidabili per via del ciclo mestruale...) ma biofisico: un uomo biologico (una donna biologica) modifica aspetto e fisiologia del corpo per somigliare a una donna (a un uomo).

Una discriminazione di che non ha nulla a che vedere con la discriminazione di genere femminile cui le donne, poco importa se biologiche o trans, subiscono atavicamente da quando il genere umano e donnano ha lasciato tracce di sé.

Per ogni donna trans che avoca per sé una discriminazione più grande rispetto quella delle (altre) donne non posso evitare di pensare che chi parla così è un ex uomo che in questo modo vuole  scalzare comunque le donne biologiche pretendendo di essere più discriminate in quanto donne quando, come donna trans, può solo avvicinarsi al genere femminile per una vocazione spirituale ma non certo per un vissuto natale che è e rimane maschile almeno fino al momento dell'inizio della transizione.

Anche se transitata a donna una donna trans è nata e cresciuta come uomo e come tale ha imparato a pensare e non ha mai vissuto la "normalità" della discriminazione in quanto donna, che pur se non devia dagli stereotipi di genere viene comunque percepita come proprietà maschile.

Le donne trans, come gli uomini trans, vanno tutelate (tutelati) nel loro diritto all'autodeterminazione ma che un ex uomo pretenda di essere discriminato di più in quanto donna di una donna biologica beh questa bestialità misogina e maschilista non me la bevo proprio.

E adesso massacratemi pure!

2 commenti:

Marco ha detto...

Condivido la tua opinione Alessandro. Mi sembra che, e ora generalizzo, spesso chi subisca una discriminazione tenda a rivendicare più attenzione di altri discriminati, come se il senso rivalsa porti ad essere accentratori di un disagio più grande e assoluto. Nel caso specifico poi, la discriminazione nell'essere nati biologicamente di un sesso diverso da quello che si percepisce psicologicamente, emotivamente e quant'altro, da quel che ho letto e visto mi sembra non sia tanto legata al genere di arrivo, ma alla transizione stessa.

Alessandro Paesano ha detto...

Esattamente, con tutto il rispetto per chi intraprende il cammino di transizione...